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Employment Outlook 2016
Luglio 2016
L'edizione 2016 dell’Employment Outlook presenta un’analisi delle recenti tendenze e delle
prospettive di breve termine nel mercato del lavoro dei paesi dell’OCSE, con un’attenzione
particolare ai giovani in difficoltà. Il rapporto include anche capitoli tematici dedicati all’uso
delle competenze sul posto di lavoro, agli effetti di breve periodo delle riforme strutturali e ai
divari di genere nel mercato del lavoro nelle economie emergenti.
DOI: 10.1787/empl_outlook-2016-en
Evoluzione del mercato del lavoro in Italia
A. Tasso di occupazione
Percentuale della popolazione tra i
15 e i 74 anni
B. Tasso di disoccupazione
Percentuale della popolazione
attiva
C. Incidenza della
disoccupazione di lunga durata
Percentuale della disoccupazione
totale
D. Salari reali
Salari orari indice 2007 Q4 = 100
Proiezoni
Proiezoni
Nota: Media OCSE ponderata.
Fonte: OECD Economic Outlook No 99, Giugno 2016, http://dx.doi.org/10.1787/9572784d-en; OECD Employment database
(www.oecd.org/employment/database); calcoli OCSE basati sui conti nazionali trimestrali.
SVILUPPI RECENTI E PROSPETTIVE DEL MERCATO
DEL LAVORO ITALIANO
Le condizioni del mercato del lavoro nell’area OCSE
continuano a migliorare e, sebbene esistano ancora
numerose differenze tra paesi e gruppi di lavoratori,
il tasso di occupazione medio è previsto tornare ai
livelli pre-crisi nel 2017, quasi 10 anni dopo l’inizio
della crisi finanziaria globale. La crescita dei salari in
termini reali è debole dal 2007 evidenziando il
rischio di una stagnazione salariale duratura.
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Dopo numerosi anni di crisi, il mercato del lavoro
italiano sta lentamente migliorando: il tasso di
occupazione per la popolazione tra i 15 e 74 anni
ha ripreso a crescere dal 1° trimestre 2015 e si
attesta ora al 49,4%; si tratta tuttavia del terzo
valore più basso tra i paesi OCSE dopo la Grecia e
la Turchia ed è previsto essere ancora sotto il
livello pre-crisi nel 2017.
Il tasso di disoccupazione è sceso a 11,5% dal
picco del 12,8% e secondo le previsioni dovrebbe
scendere a 10,5% entro la fine del 2017. Tuttavia
si tratta ancora di un valore molto superiore alla
media dell’area euro.
OECD Employment Outlook 2016 © OECD 2016
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I disoccupati di lunga durata, cioè le persone in
cerca d’impiego da più di un anno, sono il 58,7%
del totale dei disoccupati, una quota tra le più
elevate tra i paesi OCSE, pur se inferiore di 3,5
punti percentuali al picco raggiunto nel 2014.
La crisi ha frenato la crescita reale dei salari orari
che solo nel periodo più recente stanno, seppur
lentamente, risalendo. La crescita della
produttività è piatta da 15 anni ed è uno dei
maggiori ostacoli al rilancio della crescita e dei
salari in Italia.
L’Employment Outlook 2016 analizza in dettaglio
gli effetti sul mercato del lavoro di riforme
strutturali, incluse quelle del mercato del lavoro.
I risultati suggeriscono che se in teoria c’è il
rischio che queste riforme possano avere effetti
indesiderati a breve termine, questi effetti non
sono rilevanti quando le riforme intervengono in
mercati del lavoro fortemente segmentati, come
quello italiano. Questa evidenza internazionale è
corroborata dall’esperienza di diversi paesi
europei come la Spagna, il Portogallo e l’Italia.
Nel caso italiano, in particolare, il Jobs Act ha
incentivato l’uso di contratti a tutele crescenti al
OECD Employment Outlook publication page

posto di contratti temporanei con creazione
netta di occupazione. Inoltre le nuove norme si
applicano solo ai nuovi assunti ed incentivano
quindi le assunzioni senza distruzione di posti
esistenti. Infine, il Jobs Act ha esteso la
copertura dei sussidi di disoccupazione e
rafforzato le politiche attive di sostegno alla
ricerca del posto di lavoro che secondo i risultati
dell’Employment Outlook 2016 sono importanti
strumenti complementari per rafforzare gli
effetti positivi delle riforme.
L’azione di riforma deve continuare, in
particolare per rendere pienamente operativa
l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del
Lavoro (ANPAL). Inoltre, consentire di derogare
dal contratto nazionale in caso di difficoltà
economica permetterebbe alle imprese di usare
altri
margini
di
aggiustamento
oltre
all’occupazione. Infine, ridurre i vincoli alla
concorrenza nelle industrie di rete ai livelli delle
migliori pratiche OCSE, rendendo quindi i loro
servizi più convenienti alle imprese che ne fanno
uso, aumenterebbe l’impiego di circa il 1,7% nel
lungo termine
UTILIZZO DELLE COMPETENZE AL LAVORO
Alcuni paesi riescono a fare un miglior uso delle
competenze dei propri cittadini rispetto ad altri e
questo ha un effetto economico tangibile. A pari
livelli di competenze, un lavoratore che ne fa un uso
maggiore guadagna di più ed è più soddisfatto del
proprio lavoro. Usare al meglio le competenze dei
propri dipendenti è una responsabilità delle imprese,
ma i governi possono aiutarle.
Avere le competenze non significa utilizzarle appieno
Popolazione in età lavorativa 16-65
350
Competenze di lettura (asse sinistro)
Utilizzo delle competenze di lettura (asse destro)

Rispetto ad altri paesi, i lavoratori italiani, infatti,
hanno una minore probabilità di essere
impiegati in posti di lavoro che adottano
pratiche manageriali innovative, in grado di
sfruttare al meglio le loro competenze.
Investire in competenze e nel loro utilizzo è
fondamentale affinché la produttività in Italia
torni a crescere. Per aumentare l’uso delle
competenze, si dovrebbe promuovere il
miglioramento delle pratiche manageriali
attraverso l'individuazione di imprese modello e
di best practice organizzative, finanziare
programmi per aiutare le aziende a identificare
le competenze disponibili e i fattori che ne
frenano l’uso concentrandosi in particolare sulle
PMI con alto potenziale di crescita.

I GIOVANI A RISCHIO SUSCITANO PARTICOLARE
PREOCCUPAZIONE
I giovani che non lavorano, né studiano né sono in
formazione (NEET) sono la categoria più a rischio tra
la popolazione, in particolare se non hanno
terminato gli studi superiori. Favorire l’ingresso dei
giovani in difficoltà nel mercato del lavoro e
migliorarne le opportunità di carriera è quindi di
fondamentale importanza.

Più di un giovane su 4 tra i 15 e i 29 anni è un
NEET, un terzo da più di un anno.

L’aumento del 44% nel tasso di NEET in Italia
durante la crisi è stato determinato soprattutto
da un aumento dei disoccupati. Tuttavia in Italia
più di metà dei NEET sono inattivi e quindi a
rischio di esclusione duratura dal mercato del
lavoro.
 Fra i paesi OCSE i giovani senza diploma
superiore hanno generalmente maggiori
probabilità di essere NEET, ma in Italia più della
media OCSE (10% rispetto al 6%).
3.5
300
3.0
250
2.5
200
2.0
150
1.5
Italia
Germania
OCSE
Competenze in lettura (0-500 punti) and frequenza di lettura al
lavoro (da 1 "Mai" a 5 "Ogni giorno").
Fonte: OECD Employment Outlook 2016, Capitolo 2.

In Italia l’utilizzo delle competenze di lettura sul
posto di lavoro è tra i più bassi fra i paesi OCSE,
ed è inferiore al già modesto livello di
competenze generale.
I NEET senza diploma superiore sono
particolarmente a rischio
Percentuale di giovani tra i 15 e i 29 anni, 2015
%
15
10
5
0
Italia
OCSE
Nota: I NEET poco qualificati sono i giovani che non lavorano né
studiano né sono in formazione e che non hanno finito gli studi
superiori.
Fonte: OECD Employment Outlook 2016, Capitolo 1.
Contatti: Divisione per l’Analisi e le Politiche del Lavoro, Direzione per l’Occupazione e
gli Affari Sociali Stefano Scarpetta (+33 1 45 24 19 88; [email protected]) o
Andrea Garnero (+33 1 45 24 96 92; [email protected]).
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