Le finalità globali dell`azione didattica dei docenti dell

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Le finalità globali dell`azione didattica dei docenti dell
Istituto Superiore Statale
“PITAGORA”
PROGETTO CINEMA
“La lanterna magica”
Anno scolastico 2009-„10
Prof. M. Cicala
Recensione
Soldato blu
Soldato blu ( Soldier Blue) di Ralph Nelson con Peter Strauss, Candice Bergen, Donald Pleasence,
John Anderson, Bob Carraway, Dana Elcar; Stati Uniti 1970; Colore,109’. Western.
La trama
Cresta, detta Kathy, è una giovane donna bianca. Dopo essere stata, per due anni, presso la tribù dei Cheyenne
di Lupo Pezzato, viaggia, con un drappello di soldati dell’esercito americano, in direzione del Forte in cui, ad
attenderla, troverà il fidanzato, anch’egli militare. Gli indiani con un violento assalto, si impossessano del
denaro trasportato. All’attacco sopravvivono solo Honus, un soldato federale e Kathy. I due riprendono il
cammino, affrontando le insidie di una terra inospitale e assistono, dopo varie peripezie, al massacro di Sand
Creek avvenuto il 22 novembre 1864. In quel giorno, il colonnello Iverson scrive una delle pagine più
vergognose della storia americana ordinando ad un reparto di settecento cavalleggeri del Colorado cavalleria
di distruggere il pacifico villaggio di Lupo Pezzato nonostante questi abbia presentato la bandiera bianca e
quella americana in segno di resa. Sotto il fuoco dell’artiglieria, vengono trucidati cinquecento indiani di cui,
più della metà, sono donne e bambini. Honus e Kathy arriveranno a destinazione profondamente cambiati. Gli
incontri e le esperienze vissute insieme porteranno Honus a rivedere completamente le idee, i principi su cui si
erano fondati, sino ad allora, la sua educazione e la sua cultura; Kathy supererà il pregiudizio che aveva
animato il suo rapporto con il soldato blu.
Analisi dei contenuti: il tema
Da La grande rapina al treno di E. S. Porter del 1903 a Geronimo di W. Hill del 1992, il cinema ha dedicato
circa 1700 film alla conquista del Far West dandone rappresentazioni diverse in corrispondenza dei contesti
socio-politici che si sono susseguiti nel tempo. 1
Tratto dal romanzo “Arrow in the sun” di Theodore V. Olsen, Soldato blu è una delle prime opere
cinematografiche ( insieme a Piccolo grande uomo di Arthur Penn e a Un uomo chiamato cavallo di Elliott
Silverstein ) in cui l’America fa autocritica riguardo alla conquista del West. Agli inizi degli anni Settanta,
figure come quelle dei Kennedy e di Martin Luther King, eventi come la guerra del Vietnam o le
rivendicazioni del Black Power non potevano non generare profondi cambiamenti nella società americana.
L’industria del cinema non può, dunque, più proporre né la classica commedia degli anni ’40 e ’50 né, nel
genere western, l’epica celebrazione della storia dei pionieri caratterizzata da una rigida tipizzazione dei
personaggi e da una prevedibile demarcazione dei ruoli: il cow-boy buono, da una parte e l’indiano cattivo,
dall’altra.
La narrazione filmica accoglie le nuove istanze socio-culturali che richiedono e incoraggiano una rivisitazione
dell’epopea dell’eroe bianco, quale quella raccontata nei film di John Ford. Alla glorificazione delle sue gesta
si sostituisce una più obiettiva e consapevole riflessione sulla colonizzazione. Hollywood si chiede chi siano i
veri “selvaggi” e avvia una rilettura dei valori che, sino ad allora, hanno definito l’american way of life.
Kathy ed Honus, i protagonisti di Soldato blu, incontrano la Storia anticipando quei mutamenti che ne
avrebbero modificato il corso, cento anni più tardi.
Essi sono, infatti, personaggi che interpretano la contemporaneità anche se vivono entro le coordinate spaziotemporali di metà Ottocento.
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Cfr. G. De Vecchi- G. Giovannetti- E. Zanette, Moduli di storia, Ed. B. Mondadori, vol. 2, p.121.
“I film western possono quindi essere considerati una documentazione indiretta sulla storia della colonizzazione
dell’Ovest avvenuta nell’Ottocento, e una documentazione diretta della storia della società americana del XX secolo”. Ivi
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Il tema centrale del film è la ricerca della verità dentro se stessi, nelle relazioni, nella realtà circostante. Il
pregiudizio, la discriminazione, la sopraffazione, l’abuso nascono da una mancata ricerca della verità.
Honus, un soldato blu, è il simbolo dell’indottrinamento subìto nel sistema socioculturale di appartenenza che
gli impedisce di guardare con senso critico e con oggettività a quanto sta accadendo intorno a lui. Non vive,
imita; non pensa, accetta immagini del mondo adulterate; non sceglie, esegue avanzando nel buio della
retorica e della contraffazione.
Kathy è più indipendente sia sul piano culturale sia sul piano psicologico: è in grado di comprendere con
lucidità e profondità gli eventi, le azioni degli uomini, le intenzioni e le idee che le muovono. Ha condiviso
con i Cheyenne la quotidianità per un certo tempo, ha imparato a conoscerne i riti, le credenze, il modo di
vivere: ha fatto esperienza della diversità.
Lei stessa è diversa: non è una donna del suo tempo né nell’approccio all’universo maschile né nell’approccio
all’esistenza. Sa cacciare, argomenta sulle tecniche di combattimento, misura il territorio con intraprendenza e
competenza; è coraggiosa e decisa, getta via trine e merletti ma anche tabù e preconcetti, vuoti cerimoniali e
consuetudini formali.
Kathy è una persona libera. Possiede quella libertà che solo chi cerca la verità riesce a raggiungere. Nella
moltitudine di uomini che disperatamente credono di trovare libertà illusorie nella predazione di beni e spazi,
Kathy è quella che coglie il vero senso della conquista. Kathy è liberante. Aiuterà Honus a rifiutare la falsa
mitologia del colonizzatore e a cominciare il suo percorso di individuo imparando a porsi delle domande o
imparando semplicemente a guardare. Egli riuscirà, addirittura, a disobbedire.
Analisi formale: le scelte tecnico-espressive
Soldato blu denuncia con forza la violenza che ha contraddistinto il rapporto tra l’”uomo nuovo” americano e i
nativi d’America, riconsidera i concetti di “civiltà” e di “civilizzazione”, promuove un deciso ribaltamento
dell’ottica con cui si è guardato, fino ad allora, all’altro da sé, costruisce una narrazione equidistante ed
equanime, più corretta perché più rigorosamente aderente alla verità storica. E’ stato, giustamente, osservato
che il film si apre con un massacro compiuto dai Pellerossa e si conclude con un massacro ad opera
dell’esercito americano. Si sottolinea, dunque, l’efferatezza sia dall’una che dall’altra parte: è la testimonianza
che il discorso storico si organizza secondo una visione prospettica del tutto nuova.
Le scelte tecnico-espressive attestano il rovesciamento del punto di vista: le inquadrature soggettive
riprendono la scena con gli occhi dei cavalleggeri durante l’assalto degli indiani, nelle sequenze iniziali, ma,
finalmente, anche con gli occhi degli indiani nelle sequenze finali, durante l’attacco all’inerme accampamento
dei Cheyenne.
Vi sono scene che restituiscono un ritratto degli indiani desueto: la capacità dei capi di tener fede agli impegni
presi, il coraggio e la lealtà dei guerrieri, i legami di rispetto e solidarietà all’interno della tribù.
Di contro, si delinea, come mai prima, la figura di un colonnello Iverson infido, a tratti ridicolo, che getta nel
discredito il suo grado violando i patti stabiliti, che tradisce nel profondo i modelli cui deve ispirarsi l’etica
militare.
E’ significativa l’inquadratura della bandiera americana umiliata dagli zoccoli dei cavalli del reggimento.
Da evidenziare anche l’inquadratura del gruppo di soldati federali che, in modo disonorevole, infieriscono su
Lupo Pezzato: lo sguardo della macchina da presa coincide con il suo.
Non vanno trascurate, infine, altre due inquadrature: una, all’inizio del film, chiama un soldato blu a
rappresentare tutti gli altri e ne disegna l’instabile equilibrio morale: è obliqua; la seconda, alla fine del film, il
punto di vista del regista si identifica con l’obiettivo della macchina fotografica che tenta di immortalare il
colonnello: mentre questi si proclama vincitore la sua immagine è capovolta.
Le inquadrature, i movimenti della macchina da presa, la selezione dell’angolo di ripresa sono, pertanto,
elementi di una grammatica cinematografica fortemente intenzionata a verificare l’importanza della
focalizzazione: nell’analisi di dati e informazioni, nella ricostruzione di fatti ed eventi, nell’interpretazione di
fenomeni e situazioni, nello studio di documenti e fonti, lo storico come l’uomo comune, per rendere un
servizio alla società civile, hanno il dovere di procedere in direzione dell’obiettività e della verità, senza
rinunciare ad una rielaborazione personale che, anzi, è indizio di matura valutazione. In un mondo orientato
verso il dialogo interculturale, anche una nuova inquadratura può contribuire ad approfondire il dibattito sui
concetti di rispetto, reciprocità, pluralismo, alterità, confronto rigettando la visione unica delle cose che
uniforma ma non unisce.
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