Lanzone Indicazioni IUI
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Lanzone Indicazioni IUI
INDICAZIONI ALLA IUI Valentina Spadoni, Maria Francesca Gangale, Francesca Moro, Andrea Morciano, Valeria Tagliaferri, Francesca Sagnella,Rosanna Apa, Antonio Lanzone Cattedra Fisiopatologia Riproduzione Umana, UCSC,Roma L’inseminazione intrauterina omologa è una tecnica di procreazione medicalmente assistita di I livello ampiamente utilizzata perché rispettosa delle fisiologiche tappe dei processi di fecondazione dell’ovocita e per i numerosi vantaggi che essa stessa offre, a partire dalla necessità di avere attrezzature minime, di essere una tecnica semplice, poco invasiva e poco costosa, di creare un ridotto disagio psicologico e quindi una buona compliance, fino ad arrivare al limitato rischio di Sindrome da Iperstimolazione Ovarica (OHSS) e di gravidanze multiple grazie a stimolazioni ormonali più blande rispetto alle tecniche di fecondazione in vitro (1). Inoltre l’IUI permette di deporre il liquido seminale più vicino agli ovociti, riducendo così la distanza tra i gameti e bypassando l’acidità vaginale e l’eventuale ostilità del muco cervicale. Perché l’inseminazione intrauterina Il razionale dell’inseminazione intrauterina è quello di aumentare il numero di spermatozoi con alta percentuale di forme normali a livello del sito di fertilizzazione. Condizioni essenziali all’esecuzione di tale procedura sono la presenza di pervietà e buona funzione tubarica, l’assenza di patologie uterine intracavitarie ed un numero adeguato di spermatozoi (almeno 1 milioni mobili progressivamente dopo test di capacitazione). Risulta discutibile se una isterosalpingografia (ISG) sia un esame sufficiente per diagnosticare una “sicura normalità” del canale genitale femminile (2). Alcuni centri preferiscono un’indagine endoscopica (laparoscopia + isteroscopia) (3-4). O’Donovan in una metanalisi del 1993 conclude che in coppie con partner maschile affetto da oligozoospermia, l’inseminazione intra-uterina raddoppia le possibilità di ottenere una gravidanza dopo induzione della superovulazione, se paragonata all’inseminazione intracervicale o a rapporti mirati (5). Gli stessi risultati possono essere dedotti da una metanalisi di Hughes del 1997 (6). Guzick nel 1999 riporta, in un suo studio prospettico e randomizzato, come l’utilizzo dell’inseminazione intra-uterina raddoppi le probabilità di gravidanza rispetto all’inseminazione intracervicale (7). Perché l’induzione dell’ ovulazione La stimolazione ormonale viene associata ad IUI per aumentare il reclutamento follicolare (numero di gameti disponibili), per correggere difetti ovulatori lievi, per incrementare la recettività endometriale e per sostenere la funzione luteale. Questo espone ad un’aumentata incidenza di gravidanze multiple (25-30%) e di OHSS (circa 1% delle pazienti trattate). Nella metanalisi di Hughes (6) l’associazione all’inseminazione intra-uterina di un trattamento per ottenere una super-ovulazione (SO) comporta un incremento di ben 5 volte delle probabilità di successo. Guzick in uno studio randomizzato (7) dimostra che l’associazione induzione della superovulazione e inseminazione intra-uterina triplica le possibilità di successo di una coppia, se paragonata alle sole inseminazioni intra-cervicali e raddoppia le stesse possibilità se paragonata alla sola inseminazione intra-uterina. Anche una Cochraine del 2002 ribadisce che le probabilità di gravidanza sono incrementate dalla stimolazione ovarica rispetto al ciclo spontaneo nei cicli di IUI (8). Inoltre la superovulazione controllata raddoppia la pregnancy rate della IIU in giovani donne senza una pregressa chirurgia pelvica e con una buona qualità del liquido seminale post trattamento. (9) Quali le indicazioni La sterilità viene definita ad eziologia sconosciuta quando il fallimento ad ottenere una gravidanza, a dispetto di frequenti rapporti e di normali indagini diagnostiche (pervietà tubarica, normali parametri del liquido seminale, normali processi ovulatori), persiste per almeno un anno (10). Le principali indicazioni all’IUI sono la sterilità sine causa e la patologia maschile (11). Tuttavia esiste una serie di patologie, sia del versante femminile che maschile, che costituiscono anch’esse un’indicazione all’applicazione di questa tecnica. - Indicazioni femminili: • Disfunzioni ovulatorie (PCOS, insufficienza luteale) • Fattore cervicale, come nei casi di muco cervicale ostile o di eccessiva scarsità dello stesso. • Endometriosi minima (I-II stadio AFS): L’endometriosi cinvolge dal 25 al 40% delle donne con problemi di sterilità (12) ed è ormai chiaro che le donne con endometriosi hanno maggiori difficoltà nell’ottenere una gravidanza rispetto a chi non ne è affetto. I fattori che riducono la fertilità in caso di endometriosi lieve sono tuttora fonte di notevoli controversie. All’endometriosi sono stati associati un’alterazione dell’ambiente follicolare (13), un’alterata qualità ovocitaria (14), una riduzione del tasso d’impianto (15). Martinez nel 1997 suggerì un effetto “gametotossico” dell’endometriosi (16). Una review inerente alla diagnosi di endometriosi e possibilità terapeutiche sostiene che l’inseminazione intrauterina associata ad induzione della superovulazione debba essere considerata appropriata in caso di infertilità da endometriosi minima o moderata (17). Le linee guida dell’ESHRE concludono che IUI associata a stimolazione ovarica migliora la fertilità nell’endometriosi minima, mentre l’effetto dell’IUI da sola non è chiaro (Raccomandazione di grado A, livello di evidenza 1b) (18) • Fattore immunologico (presenza di anticorpi anti-spermatozoo). - Indicazioni maschili: • alterazione dell’eiaculazione. La stessa può essere di natura anatomica (es. ipospadia), neurologica (es. alterazioni a livello del midollo spinale) e psicologica (es. impotenza) o legata a disturbi come l’eiaculazione retrograda, tipica di patologie come, per esempio, la sclerosi multipla. • alterazioni qualitative (oligoastenospermia lieve-moderata) e quantitative (ipospermia) del liquido seminale, non gravi. L’eziologia maschile nell’infertilità di coppia, quando di grado lieve-moderato rimane l’indicazione principale all’inseminazione intrauterina. La “Cochrane review” del 2000, che include 17 studi randomizzati controllati condotti su coppie in cui l’unico problema riscontrato era una subfertilità maschile, per un totale di 3662 cicli completati, riporta un ODDS RATIO di 2.43 (95% CI 1.54-3.83) paragonando in cicli naturali l’inseminazione intra-uterina ai semplici rapporti mirati. Aggiungendo un trattamento per l’induzione della super ovulazione la differenza rimane, con un ODDS RATIO di 2.14 (95% CI 1.30-3.51) (19). Secondo Goverde l’inseminazione intra-uterina dovrebbe essere considerata trattamento di scelta in coppie con infertilità maschile di grado lieve-moderato in quanto i risultati sarebbero paragonabili a quelli della fertilizzazione in vitro, ma a costi nettamente inferiori (20). La definizione di subfertilità maschile e eterogenea nei diversi studi ed i “cut- off” utilizzati per i parametri del liquido seminale analizzati sono variabili ; la maggior parte degli autori sono comunque concordi nel definire come numero minimo indispensabile di spermatozoi mobili progressivi dopo preparazione quello di 1-2 milioni (21-22-23-24) e come percentuale di forme fisiologiche quella del 4% secondo i criteri dell’OMS (2526). - Altre indicazioni: • infertilità sine causa. Le linee guida del Royal College of Obstetricians and Gynecologists (RCOG) pubblicate nel 1998 (27) stabiliscono che l’induzione della superovulazione associata all’inseminazione intra-uterina e un trattamento efficace per le coppie affette da sterilità a causa ignota. Contemporaneamente alla pubblicazione delle linee guida del RCOG, Guzick (28) pubblica su “Fertility and Sterility” una “review” di tutti gli articoli pubblicati tra il 1985 ed il 1995 in merito a questo argomento. Secondo l’autore la scarsità di studi randomizzati e controllati impedirebbe la stesura di linee guida “fortemente supportate dall’evidenza”. Nonostante ciò e lo stesso autore a confermare l’inseminazione intra-uterina un valido trattamento per la sterilità inspiegata. Dai risultati ottenuti da una review del “Cochrane database” la fertilizzazione in vitro (FIVET) comporterebbe un ODDS RATIO di 1.96 (95% CI 0.88-4.36), con un intervallo di confidenza non significativo, nella probabilità di ottenere un concepimento rispetto all’inseminazione intra-uterina in coppie affette da sterilità ad eziologia sconosciuta (8). • ripetuti insuccessi di induzione dell’ovulazione per rapporti mirati: Quando l’anovulazione cronica è il fattore eziologico della sterilità di coppia, l’induzione dell’ovulazione con rapporti mirati rimane il trattamento di scelta. Il tasso di ovulazione raggiunge il 70% per ciclo e il tasso di gravidanza il 30% per tentativo. In coppie in cui nonostante una buona risposta ovarica alla terapia medica non si sia ottenuta una gravidanza dopo un numero minimo di ovulazioni indotte (dai 4 ai 6 cicli) può valere la pena sostituire ai rapporti mirati l’inseminazione intrauterina in considerazione delle più alte probabilità di gravidanza (6), prima di ricorrere a trattamenti più invasivi e costosi quali la fertilizzazione in vitro. • coppie siero-discordanti, ad es. infezioni da HIV (29). • fattori combinati di sterilità. Prevalenza dei diversi fattori di sterilità (Registro nazionale PMA, Anno 2005) Fattori Prognostici I fattori che influenzano l’esito dell’IUI sono: • Nell’ambito della coppia età, durata e causa dell’infertilità; • Nell’ambito delle terapie tecniche di preparazione del liquido seminale e protocollo di induzione dell’ovulazione. Età della paziente Il declino della fertilità femminile in relazione all’avanzare dell’età sembra correlarsi ad una riduzione della riserva ovarica. Sono stati per questo introdotti nella pratica clinica diversi test atti a valutare la riserva ovarica delle pazienti: dosaggio dell’FSH day 3, dosaggio dell’AMH (ormone antimulleriano), test al clomifene citrato, conta dei follicoli antrali presenti in fase follicolare precoce, misurazione del volume ovarico basale. Numerosi sono gli studi che riportano un significativo decremento delle probabilità di gravidanza dopo i 40 anni (21, 30, 31, 32). Le probabilità di successo di un ciclo di inseminazione intrauterina sembrerebbero essere inversamente proporzionali all’età della paziente (33, 34, 35). Il tasso di gravidanze cliniche portate a termine nelle donne di 40 anni varia dall’1.4% al 5.2% (36, 31, 37). Da questi dati si evince come l’inseminazione intra-uterina non sia un opzione di scelta in donne oltre i 40 anni. Anni di infertilità Alcuni studi dimostrano una riduzione significativa delle “chances” di successo all’aumentare del numero di anni di sterilità (38, 39, 40, 32), altri non riescono a dimostrare la stessa correlazione (41, 42). Numero di spermatozoi inseminati Il parametro più frequentemente utilizzato per valutare le correlazioni tra percentuali di successo e caratteristiche del liquido seminale e sicuramente il numero totale di spermatozoi mobili inseminati (NTSM). Campana nel 1996 (21) riporta, dopo l’analisi retrospettiva di 1115 inseminazioni, una riduzione significativa delle probabilità di gravidanza qualora il NTSM sia < 1 milione (percentuale di gravidanze per inseminazione che passa dal 6,7% al 2,1%). Van der Westerlaken (43) riporta gli stessi risultati considerando un NTSM < 2 milioni. Khalil nel 2001 (44) in seguito ad uno studio retrospettivo su 2473 inseminazioni in una popolazione scandinava aumenta questo “cut-off” a 5 milioni (percentuale di gravidanze per inseminazione che passa dal 12,8% al 5,3%). Un parametro preso in considerazione in diversi studi è la percentuale di spermatozoi normali. A tale riguardo una metanalisi del 2001 di van Waart (25) riporta un incremento significativo dei risultati dopo inseminazione intrauterina quando la percentuale di forme fisiologiche supera il 4% (secondo gli stretti criteri dell’OMS). In considerazione dei risultati riportati si ritiene che un numero totale di spermatozoi mobili inseminati di almeno 1- 2 milioni ed una percentuale di forme normali superiore al 4% siano valori soddisfacenti per dare indicazione ad una procedura di inseminazione intra-uterina. Come indicato dall’ESHRE Capri Workshop Group (45) il ricorso a metodiche differenti nella preparazione e capacitazione del liquido seminale non influisce sull’outcome delle IUI. Temporizzazione e numero di inseminazioni nello stesso ciclo La temporizzazione dell’inseminazione intra-uterina sembra essere un fattore cruciale nel determinare le probabilità di successo per ciclo. Lo scopo di tale procedura e infatti quello di mirare correttamente quel breve periodo finestra in cui avviene l’ovulazione e l’oocita permane vitale e fertilizzabile (periodo periovulatorio). Diverse strategie sono state utilizzate a questo scopo: dosaggio dell’LH plasmatico; utilizzo di sticks urinari per la rilevazione del picco dell’LH; somministrazione di hCG esogeno. In relazione alla frequenza con cui eseguire l’inseminazione, una review di Cantineau (46) ha considerato tre studi randomizzati che paragonano la doppia alla singola inseminazione: in due casi si evidenzia un vantaggio della doppia procedura (solo in un caso la differenza e statisticamente significativa) (47, 48) mentre il terzo studio non dimostra differenze (49). Secondo l’ESHRE Capri Workshop Group (45), non ci sono evidenze significative in letteratura circa la somministrazione di h-CG o Progesterone in fase luteale e l’aumento della pregnancy rate. Numero di cicli di trattamento Dalla letteratura scientifica emerge che la probabilità di gravidanza aumenta e raggiunge il plateau entro il 4° ciclo di trattamento per poi rimanere invariato per cicli successivi. Infatti, nella gran parte degli studi il maggior numero di gravidanze (circa l’85%) si verifica entro i quattro cicli (42, 36, 50), giustificando la condotta di molti centri di eseguire quattro tentativi di inseminazione intra-uterina. In letteratura la tendenza ad una riduzione delle possibilità di successo in relazione all’aumentare del numero dei tentativi era già stata evidenziata (51, 32) quindi ulteriori IUI non sono raccomandate (52). Successo e rischi della IUI Dalla letteratura degli ultimi 5 anni emerge un tasso di successo variabile dallo 0% al 26% di gravidanze per ciclo a seconda delle indicazioni. In Europa nel 2005 la pregnancy rate è stata del 12,6% in donne trattate < 40 aa e del 7,4% in donne >40 aa; sovrapponibili sono i dati Italiani (13% nelle donne < 40 aa e 5,5% nelle donne > 40 aa). Per ciò che concerne l’incidenza di gravidanze multiple, in Italia nel 2007 si sono ottenute 8,6% di gravidanze gemellari, 1,1% di trigemine e 0,3% multiple. Gli stessi dati sono riportati da Andersen nel 2008 che, analizzando lo European IVF Monitoring Programme 2004, descrive su 98.388 IUI condotte in 19 paesi una PR per ciclo del 12,3% (12.081 nati vivi, di cui 87% gravidanze singole e 13% gravidanze multiple (53). Quindi, essendo la gravidanza multipla uno dei rischi maggiori della superovulazione (7, 54, 55), esistono comunque indicazioni ad astenersi dall’eseguire l’inseminazione intra-uterina qualora ecograficamente si identifichino più di tre follicoli con diametro superiore ai 16 mm. L’introduzione dell’utilizzo degli antagonisti del GnRH nei protocolli di induzione dell’ovulazione con inseminazione intrauterina avrebbe il razionale di permettere una miglior temporizzazione dell’inseminazione; sarebbe quindi possibile utilizzare blandi schemi di stimolazione ovarica, riducendo il rischio di gravidanze multiple pur mantenendo elevato il tasso di gravidanza anche in cicli monofollicolari. 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