Bibliografia degli scritti di Giovanni Ansaldo - diraas
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Bibliografia degli scritti di Giovanni Ansaldo - diraas
Università degli Studi di Genova Facoltà di Lettere e Filosofia Scuola di dottorato in Culture classiche e moderne Corso di Filologia, interpretazione e storia dei testi italiani e romanzi (XXIV ciclo) Direttore della Scuola: Prof. Giorgio Bertone Coordinatore del Corso: Prof. Quinto Marini Bibliografia degli scritti di Giovanni Ansaldo (1913-2012) Tutor: Prof. Franco Contorbia Anno Accademico 2010/2011 Candidato: Diego Divano INTRODUZIONE I 1895-1926 Una sera del 1920, autunno, passavo in piazza De Ferrari a Genova. A tutto pensavo, allora fuorché a fare il giornalista: ero tutto preso da generosi propositi di tentare la carriera universitaria. Una libera docenza in diritto pubblico mi appariva una meta possibile e prossima, aureolata di gloria. Ma, per l’appunto quella sera memorabile, d’un tratto, là in piazza De Ferrari, dov’era il carosello dei tram, mi sentii chiamare. Era l’onorevole Giuseppe Canepa, deputato socialdemocratico, che allora dirigeva «Il Lavoro», e che mi conosceva fin dal tempo della guerra. Sì; egli, vedendomi, e avendo in animo di invitarmi ad accompagnarlo al giornale, mi chiamò. Mi chiamò più volte con quel suo vocione, per nome. E qui posso applicare a me la frase semplice e tremenda con cui il Manzoni fissa il momento decisivo nella vita della Monaca di Monza: «L’infelice rispose»1. L’aneddoto con il quale Giovanni Ansaldo, in uno dei quotidiani Mosconi comparso sul «Mattino» di Napoli, fissava il punto di partenza di una carriera professionale destinata a protrarsi per un cinquantennio esatto, individua in modo tutt’altro che effimero, ben al di là delle banali circostanze proprie dell’accenno biografico, le profonde ragioni psicologiche dell’avviamento a un “mestiere” in cui egli seppe raggiungere un livello di assoluta eccellenza nella storia del giornalismo italiano del Novecento, interpretandolo con uno stile, nella scrittura quanto nel contegno personale, del tutto peculiare. E pazienza se, all’atto della frettolosa rievocazione di un ricordo ormai sbiadito, Ansaldo posticipava di un anno l’appuntamento decisivo della sua vita, che risaliva invece all’autunno 1919: reale era infatti l’incontro con Giuseppe Canepa, fondatore e direttore del foglio d’ispirazione socialista «Il Lavoro», come effettivamente compiuta, si deve supporre, la 1 *, Il monaco di Monza (rubrica Mosconi), in «Il Mattino», LXIV, 199, 19 luglio 1961, p. 8 (ora in Giovanni Ansaldo, Ore napoletane, Napoli, Fiorentino, 1996, pp. 138-139). III passeggiata, non proprio lunga per la verità, che da piazza De Ferrari porta alla ripida salita Di Negro, al culmine della quale si trovava, sin dalla nascita (1903), la redazione del quotidiano genovese; vi è, in effetti, una percezione più sottile nel parallelo con il tormentato personaggio manzoniano, quasi il riconoscimento del primo di una lunga serie di “tradimenti”, delle proprie idee non meno che del proprio milieu di appartenenza, da cui l’esistenza del giornalista finirà fatalmente per essere contraddistinta. La famiglia nella quale Giovanni Ansaldo era nato il 28 novembre 1895 apparteneva a quella che oggi si definirebbe l’alta borghesia cittadina: il nonno, suo omonimo, aveva fondato nel 1852 i cantieri navali Ansaldo, mentre il padre, Francesco, nato nel 1857, si era impegnato in una lunga carriera di navigante marittimo che, cominciata sulle navi a vela, lo vide affrontare difficili traversate alla guida dei transatlantici diretti in Estremo Oriente, in Sudamerica e in Nordamerica, facendolo giungere sino al grado di comandante di armamento della «Navigazione generale italiana». Nonostante le forzate assenze del padre, l’educazione ricevuta dal giovane si caratterizzò per l’assoluto rigore imposto dall’austero zio Luigi Ansaldo, dalla madre, dalle devote zie e da altri componenti di un nucleo familiare assai nutrito (personalità raffigurate, negli anni della maturità, in ritratti giornalistici indimenticabili): nasceva in quel periodo, e in quel piccolo mondo di stampo ottocentesco, il rigido sistema di valori al quale Ansaldo avrebbe fatto costante riferimento, non giungendo mai, pure nelle temperie storiche più differenti, a un aperto contrasto con i suoi principi. Va da sé che la professione del giornalista, ancora non completamente codificata e impossibilitata a reggere il confronto, per prestigio personale e riconoscimento economico, con le più rispettabili attività svolte dai giovani della buona borghesia, non potesse costituire l’approdo più soddisfacente per le aspettative e gli sforzi compiuti dal clan familiare; un ambiente che, anzi, nello scorgere il proprio nome stampato a grandi caratteri su un foglio di giornale, ravvisava un’infrazione al decoro di un galantuomo e un esibizionismo poco dignitoso. Eppure, fu proprio la vanità, così soddisfatta nello scorgere la propria firma in calce alle sue prime prove pubblicistiche, a farlo cadere, inerme, nel vortice di un mondo al quale egli si sarebbe altrimenti accostato in forme più occasionali2. Sebbene gli esordi di Ansaldo siano unanimemente ricondotti all’appuntamento col «Lavoro», va ricordato che quella presso il quotidiano genovese non fu la sua prima esperienza giornalistica: seppure in circostanze e in modalità molto intermittenti e rapsodiche il nome di Giovanni Ansaldo era già apparso in alcune pubblicazioni, di spiccato carattere 2 «Errai – si legge in una annotazione diaristica risalente al 30 marzo 1950 – poiché non feci mio l’insegnamento dei vecchi Ansaldo: “Mai sui giornali; il nome di una persona dabbene comparire sui giornali solo in occasione della nascita e della morte”. Precetto genovesamente ristretto. Coagulo di previdenza e di piccineria borghese» (Giovanni Ansaldo, Anni freddi. Diari 1946-1950, Bologna, il Mulino, 2003, p. 437). IV locale, sin dagli anni precedenti alla Prima guerra mondiale. Sul finire del 1913, anno a cui risale il suo primo scritto a oggi conosciuto, Genova settecentesca. Appunti storici3, stampato sulla «Rivista ligure di scienze lettere ed arti» (sorta attorno alla Società di letture e conversazioni scientifiche di piazza Fontane Marose, la cui biblioteca era frequentata assiduamente dal giovane studente, oltre che, qualche anno più tardi, da Eugenio Montale), si data anche una breve collaborazione al quotidiano «Il Cittadino. Gazzetta di Savona», costituita da sei articoli compresi tra il 23 dicembre 1913 e il 23 maggio 1914; e se altri pezzi di Ansaldo comparvero tra il 1914 e l’inizio del 1915 su periodici quali «La Liguria Illustrata» e la “storica” «Gazzetta di Genova» di Giovanni Monleone, sarà dalle colonne del quotidiano «Caffaro» diretto da Luigi Dameri che l’aspirante pubblicista saluterà l’entrata in guerra dell’Italia con tre scritti usciti tra l’aprile e il giugno 1915, tutti informati del vivace e generoso interventismo proprio della generazione che si apprestava a vivere nella drammatica esperienza bellica la suprema prova della propria maturità fisica e intellettuale. A diffondere la sua firma al di fuori dell’angusta realtà provinciale fu però la collaborazione, limitata a una sola circostanza nel periodo immediatamente prebellico, ma proseguita in forma più stabile nel biennio 1919-1920, al settimanale «L’Unità», fondato e diretto da Gaetano Salvemini: e ciò non soltanto perché gli articoli di Ansaldo incontrarono in questo contesto l’attenzione di quella cerchia di intellettuali progressisti che avevano già costituito, ma con interessi più genericamente culturali che politici, il pubblico privilegiato della «Voce» di Giuseppe Prezzolini, ma anche perché il rapporto instaurato con l’illustre storico meridionalista – le cui lezioni presso l’Istituto Superiore di Firenze il giovane genovese aveva ascoltato con un’ammirazione pari soltanto alla profonda impressione che aveva destato in lui la lettura della sua prosa asciutta e nitida assaporata sui numeri dell’«Unità» avidamente compulsati alla Biblioteca Popolare «Giuseppe Mazzini» di via Garibaldi4 – gli consentì di stringere quella rete di rapporti umani e professionali che avrebbe costituito il retroterra politico e civile delle sue attività giornalistiche almeno fino al 1926. Tantopiù che fu proprio Salvemini a segnalare Ansaldo a Giuseppe Canepa, allo stesso modo in cui, qualche anno più tardi, lo avrebbe introdotto presso lo studioso e politico lucano Giustino Fortunato, favorendo un altro dei sodalizi fondamentali della formazione culturale del giovane giornalista. Le figure di Salvemini e Canepa, l’uno massimalista, l’altro riformista, si erano sovrapposte anche in merito all’atteggiamento assunto allo scoppio della 3 Giovanni Ansaldo, Genova settecentesca. Appunti storici, in «Rivista ligure di scienze lettere ed arti», XL, 4, luglio-agosto 1913, pp. 207-215 (ora in La cultura del sapere. Antologia della «Rivista Ligure» (1870-1917), Genova, Costa & Nolan, 1991, pp. 415-423). 4 Ansaldo rievocherà il suo rapporto con Gaetano Salvemini nell’articolo «Coi piedi per aria». Lettera al professor Salvemini, in «il Borghese», V, 45, 31 dicembre 1954, pp. 873-875. V primo conflitto mondiale, per la comune vocazione con la quale, rare voci discordi nel sostanziale pacifismo professato dagli esponenti del socialismo italiano (Benito Mussolini escluso), sostennero, seppure da posizioni differenti, l’intervento dell’Italia in guerra. In quell’occasione «Il Lavoro» si era schierato accanto al «Popolo d’Italia», garantendosi una riconoscenza che il futuro duce del fascismo avrebbe in parte ricambiato consentendo al quotidiano genovese di proseguire le pubblicazioni, benché completamente allineato sulle posizioni fasciste, anche oltre il drastico giro di vite imposto agli organi di stampa dopo l’attentato di Bologna del 31 ottobre 1926. Nel giugno 1915 – il suo primo articolo sull’«Unità» era uscito il 28 maggio sull’ultimo numero della rivista precedente all’interruzione causata dall’arruolamento di Salvemini5 –, un anno dopo l’inizio degli studi universitari nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Genova, intrapresi al conseguimento della maturità classica presso il Liceo Ginnasio «Cristoforo Colombo», giunse l’attesa chiamata alle armi: nominato sottotenente del 125° Reggimento Fanteria «Spezia», nel mese di ottobre era stato inviato al fronte (dove aveva preso il posto dello scrittore Giosuè Borsi, morto durante un assalto a Zagora il 10 novembre 1915) e poi trasferito in Francia, dove svolse servizio logistico a supporto delle truppe italiane ottenendo due promozioni (guadagnò i gradi di tenente il 25 maggio 1916, quelli di capitano il 6 giugno 1918) e due alti riconoscimenti come la Medaglia della Vittoria e quella francese per meriti di guerra6. Collocato in congedo nel 1919, gravato da un’invalidità al ginocchio fratturatosi in conseguenza del calcio di un mulo, Ansaldo concluse gli studi laureandosi alla fine del 1919 e apprestandosi, in accoglimento delle aspirazioni paterne, a intraprendere la carriera accademica. Rieccoci, dunque, all’incontro con Giuseppe Canepa in piazza De Ferrari, e all’inizio di un rapporto di collaborazione destinato, nei suoi alti e bassi, a segnare in profondità i successivi quindici anni della vita di Ansaldo. Un incontro, quello tra il giovane intellettuale e l’“anziano” uomo politico e giornalista che lo sopravanzava di trent’anni esatti – era nato a Diano Marina nel 1865 –, realizzatosi in un clima di piena bagarre elettorale: presentata sulla prima pagina del quotidiano genovese il 19 ottobre 1919, la lista del Partito del Lavoro (in competizione tra le file socialiste con quella dei socialisti ufficiali nel collegio di GenovaPorto Maurizio), composta da Francesco Abba, Ferruccio Ancilotti, Gino Arias, Pietro 5 Giovanni Ansaldo, Austria e Germania, in «L’Unità», IV, 22, 28 maggio 1915, pp. 690-691. Le informazioni sulla carriera militare di Ansaldo sono illustrate con grande dovizia di particolari da Marcello Staglieno nell’introduzione, intitolata Un conservatore tra antifascismo e fascismo, a Giovanni Ansaldo, L’antifascista riluttante. Memorie del carcere e del confino 1926-27, a cura di Marcello Staglieno, Bologna, il Mulino, 1992, pp. 9-104, in particolare p. 14. Al di là dello specifico richiamo, il saggio è ancora oggi il testo critico più competo ed esaustivo, seppur incentrato soprattutto sugli anni del «Lavoro», attorno alla vita e alla carriera giornalistica di Ansaldo. Sulla sua esperienza bellica si veda poi la raccolta di articoli Grigioverde, prefazione di Francesco Perfetti, Firenze, Le Lettere, 2011. 6 VI Bernier, Mario Bettinotti, Giuseppe Canepa, Lodovico Erasmi, Ubaldo Formentini, Luigi Gallo, Giuseppe Giulietti, Giovanni Lerda, Andrea Mangini, Augusto Mombello, Carlo Nardi e Luigi Uttini, si proponeva di svolgere un ruolo da protagonista alle elezioni per la XXV legislatura del 19 novembre 1919, le prime tenute con il sistema proporzionale; socio della sezione genovese dell’Associazione Radicale, Ansaldo, che aveva già incontrato Canepa al fronte, tenente del 90° Fanteria, inviò al «Lavoro» una lettera aperta pubblicata il 29 ottobre 1919 con la quale, respingendo come guidato da ragioni sentimentali e non politiche l’ordine del giorno votato il 24 ottobre dall’assemblea dei radicali in cui si formalizzava l’appoggio all’Associazione dei Combattenti, ufficializzava il proprio sostegno alla lista di Canepa, partecipando altresì alla sottoscrizione per le spese elettorali con un contributo di 25 lire7. L’articolo che comparve il 29 novembre 1919 sotto il titolo Il Mezzogiorno e la vittoria del Socialismo sulla prima pagina del «Lavoro» mostra in tutta evidenza come l’aspirante giornalista, al quale erano state immediatamente concesse le luci della ribalta senza alcuna necessità di profondersi in lunga e faticosa opera di apprendistato, lasciasse già intravvedere qualità non comuni. Dal canto suo Canepa, pur accorgendosi subito delle capacità del nuovo arrivato, non gli concesse consistenti soddisfazioni economiche, invitandolo a far parte della redazione soltanto a partire dal 1921, salvo nominarlo poco dopo, il 1° gennaio 1922, redattore capo; fin dagli esordi Ansaldo fu spronato a fornire una collaborazione sempre più assidua (che già nel 1920 ammontava a una media di quattro articoli mensili), e, al di là 7 Vale forse la pena di riportare alcuni passaggi di questo documento poco noto, come poco nota è la partecipazione al movimento radicale di Ansaldo – non esattamente sovrapponibile alle frequentazioni politiche del padre, che si candidò alle elezioni amministrative del 7 novembre 1920 nella lista del blocco demo-combattente (nata dall’unione tra Associazione nazionale combattenti e Comitato liberale democratico) e fu chiamato a ricoprire la carica di consigliere comunale nella giunta insediatasi il 27 novembre 1920 sotto la guida di Federico Ricci ultimo sindaco di Genova prima della riforma fascista –, la quale dovette comunque protrarsi soltanto per pochi mesi. Vi si scorge infatti una consapevolezza politica matura, già sviluppata in senso liberal-conservatore, ma soprattutto capace di considerare i problemi politici al di sopra delle divisioni partitocratiche: «Caro Canepa, Il Lavoro di domenica ha pubblicato, senza fare seguire alcun commento, il comunicato della Sezione Genovese del Partito Radicale, contenente la decisione di dare il proprio appoggio pieno e incondizionato alla lista della Associazione dei Combattenti. […] Il comunicato in questione consta di due parti: le premesse, e l’ordine del giorno votato. Importanti, obbligatorie, impegnative per tutti i soci, sono soltanto le premesse: e cioè l’Assemblea convenne nel ritenere che condizione precipua per una affermazione vittoriosa delle forze democratiche, debba essere quella di una sana concentrazione loro contro il prevalere di estremismi rossi e neri e contro il non meno dannoso assenteismo delle classi medie ed intellettuali, nelle lotte che decidono del governo della cosa pubblica. In queste parole è espresso veramente il pensiero direttivo e fondamentale del nostro partito: ogni affermazione diversa sarebbe incompatibile col nome e colla qualità di inscritti al Partito Radicale. L’ordine del giorno vero e proprio, invece, non è, a mio parere, una dichiarazione di pensiero politico, ma bensì di tendenze sentimentali. E ragioni sentimentali furono quelle svolte dagli egregi consoci, che sostennero ed acclamarono la adesione alla lista dei combattenti. […] Quando io, non sono molti mesi, mi iscrissi nella Radicale, credetti di entrare in una associazione politica: e che tale essa sia, nonostante distrazioni transitorie, lo credo tuttora. Perciò ritengo che la mia qualità di socio attivo della Radicale sia perfettamente compatibile col proposito, da parecchi altri consoci condiviso, di votare, e di aiutare negli altri modi che mi sono possibili la Lista del Lavoro. Mi pare che la lista del lavoro si avvicini, meglio di ogni altra, a dare la realizzazione completa di tale programma: perciò io, come radicale, le darò il mio voto. Non ritengo – e tale mia opinione forse esorbita dall’esame di un ristretto gruppo politico, e considera tutto uno stato d’animo assai diffuso e assai sfruttato – non ritengo che il mezzo più adatto per dare una prova di riconoscenza a chi ha combattuto, sia quello di mandarne in Parlamento i candidati. […] Abbia pazienza, caro Canepa, di questa non breve spiegazione. Essa vuole essere soltanto una testimonianza (spero non sgradita a Lei e ai suoi amici) indicante che anche in questa benedetta democrazia radicale vi è chi si preoccupa della concreta realtà politica, e non si arresta e non si limita all’espressione di una fede e di un entusiasmo, nobili finché si vuole, ma politicamente vuoti» (Giovanni Ansaldo, Lettera aperta di un radicale genovese, in «Il Lavoro», XVII, 296, 29 ottobre 1919, p. 3). VII dell’effettiva assegnazione degli incarichi, il direttore finì per promuoverlo, complici le forzate assenze da Genova che la sua nomina a deputato al Parlamento comportava e le insistenze dell’amministratore Carlo Bordiga 8, a suo alter ego in redazione, nonostante le già percepibili divergenze di indirizzo politico che, criptiche e insondabili nei primi anni di sodalizio, sfoceranno in aperti momenti di contrasto tra il 1927 e il 1935, conducendo il loro rapporto a una lunga fase di convivenza forzata e mal tollerata, sfociata nella insanabile rottura avvenuta alla fine del 1935. Appare in effetti sin dall’inizio singolare la posizione di Ansaldo, il quale, redattore di un giornale a esplicita vocazione socialista, coinvolto con tutte le sue forze nelle convulse fasi politiche dei primi anni Venti destinate a sfociare nel definitivo consolidamento del partito fascista sigillato dalla marcia su Roma del 28 ottobre 1922, mai si iscrisse al partito socialista, né prese parte a iniziative di ordine politico in cui non fosse ravvisabile una ben definita impronta intellettuale9. Meno singolare, però, se si pensi che la stessa vocazione incarnata dal «Lavoro», eminentemente rappresentata da Giuseppe Canepa, sempre negata e comunque sotterraneamente contrastata da Ansaldo, risentiva poi degli stessi limiti – nel suo essere cioè più di stampo teorico che legata all’attuazione di concrete misure di emancipazione delle classi subalterne – da cui l’intera storia del socialismo riformista sembra nel suo complesso essere gravata. Un equivoco che traspariva fin dalla fondazione del quotidiano, prospettata il 26 aprile 1903 al congresso costitutivo dell’Unione Regionale Mutue, Leghe e Cooperative, e arrivata a compimento il 7 giugno 1903 con l’uscita del primo numero sotto la direzione di Canepa: formalmente indipendente dal Partito Socialista e finanziato da una forma di azionariato popolare in cui spiccavano le leghe dei facchini e degli scaricatori di carbone del porto di Genova – che con la cooperativa di consumo l’Emancipazione versavano circa il 50% delle 60.000 lire previste come capitale iniziale – il giornale si trovava a essere gestito, nella pratica, dai primi componenti del Consiglio di amministrazione, i sindacalisti Lodovico Calda, Gino Murialdi e Pietro Chiesa10. All’epoca dell’ingresso di Ansaldo in redazione erano cambiate alcune delle figure di riferimento (Chiesa era morto nel 1915, Murialdi nel 1920), 8 Membro del Partito Socialista Italiano dalla sua fondazione, Giuseppe Canepa in occasione delle elezioni del 19 novembre 1919 era stato costretto a rinunciare al suo seggio in Parlamento in favore del potentissimo capitano marittimo Giuseppe Giulietti, segretario della Federazione della Gente di Mare e forte azionista del «Lavoro», unico eletto della lista del Partito del Lavoro in quella circostanza, ma ne rientrò in possesso a seguito delle elezioni del 15 maggio 1921, come capolista del Partito Socialista Autonomo. 9 Le stesse iniziative, di cui si dirà in seguito, promosse da Piero Gobetti e da altri intellettuali antifascisti alle quali Ansaldo pure aderirà con convinzione (e tra queste spicca senz’altro l’apposizione della firma in calce al Manifesto degli intellettuali antifascisti del 1925), furono infatti prive di connotazioni legate alle tradizionali formazioni politiche. 10 Sulle origini del «Lavoro» si veda in particolare l’esaustivo saggio di Luca Borzani, Per la storia di un quotidiano singolare. Nacque coi soldi dei portuali «Il Lavoro» riformista, in «Problemi dell’informazione», XIV, 1, gennaio-marzo 1989, pp. 77-98. VIII ma non era per nulla mutata l’impressione di un quotidiano più orientato a rispecchiare le opinioni politiche e gli interessi dei suoi patrocinatori (a Calda e Canepa, si aggiungeva anche la figura di Luigi Uttini) che a rispondere alle effettive esigenze delle rappresentanze operaie. Ma in questa fase ad Ansaldo, praticante appassionato e volenteroso, queste trame dovevano sembrare poco interessanti. Proprio in quegli anni, la trasformazione delle prospettive editoriali di un giornale che, al pari degli altri quotidiani di provincia, cominciava a vedersi garantita la possibilità di aumentare in pianta stabile il numero di pagine stampate da due a quattro o sei11, doveva aprire spazi tali da consentire una trattazione tematica più ampia di quella sinteticamente cronachistico-politica fino a quel momento esercitata e la definitiva affermazione della terza pagina quale capillare strumento di informazione e promozione culturale: e un giovane ambizioso come lui non poteva non individuare, nello schiudersi di queste nuove opportunità, lo strumento per fare del «Lavoro» un foglio autorevole, moderno, politicamente impegnato ma decisamente alleggerito delle scorie attivistiche e propagandistiche proprie dei bollettini di partito. La spinta innovatrice con la quale Ansaldo concepiva la composizione del quotidiano contribuisce ad arricchire il profilo di un giornalista che non fu soltanto un duttile e straripante “produttore” di articoli, ma seppe altresì occuparsi della preparazione delle pagina stampata in tutta la sua interezza, prestando attenzione tanto ai contenuti quanto alla compiuta realizzazione tipografica e osservando analiticamente anche le coeve esperienze giornalistiche, con l’intento di realizzare un prodotto sempre appetibile in ottica commerciale. Vale la pena, a questo proposito, riportare alcuni passi di una lunga lettera indirizzata da Ansaldo a Natalino Sapegno, allora collaboratore della «Rivoluzione Liberale» alla ricerca di informazioni propedeutiche alla stesura di una serie di articoli dedicati a illustrare il panorama della stampa quotidiana delle principali città italiane12, nella quale si offre un quadro chiaro e molto dettagliato del milieu genovese dei primi anni Venti: Credo che il pubblico genovese sia uno dei più misoneisti in materia di giornali. Testimonio l’«Azione» che, nel primo anno di vita fu uno dei giornali più intellettuali d’Italia, con collaborazione abbondante e varia (c’erano i soliti frati zoccolanti A. Crespi, E. Fabietti, R. Murri, ecc. ma c’erano anche Prezzolini, Folgore, e altri buoni): e che sempre finché si pubblicò fu il meglio giornale di Genova: eppure non riuscì mai a toccare le 10.000 copie di tiratura durante 11 Le organizzazioni operaie, interamente proprietarie del giornale a partire dal 9 aprile 1920, arrivarono a finanziare nel dicembre 1920 l’acquisto, presso la Vogtländische Maschinenfabriche di Plauen, di una potente rotativa capace di stampare sedici pagine alla velocità oraria di quarantamila copie, permettendo la stampa di numeri di sei o più pagine. Il nuovo macchinario entrò in funzione il 10 giugno 1921. 12 Sapegno pubblicò a conclusione della sua inchiesta soltanto tre articoli firmati con l’iniziale «S.», nessuno dei tre avente per oggetto i quotidiani genovesi: Del giornalismo in Italia, in «La Rivoluzione Liberale», II, 20, 26 giugno 1923, p. 82; Torino e «La Stampa», in «La Rivoluzione Liberale», II, 24, 28 agosto 1923, pp. 99-100; Il padre nobile del giornalismo italiano, in «La Rivoluzione Liberale», II, 25, 4 settembre 1923, p. 103 (su Luigi Albertini e il «Corriere della Sera»). IX quattro anni. Il pubblico borghese continuava a comperare il «Caffaro» o il «Secolo XIX». […] Il pubblico genovese continuava a leggere il “XIX” fatto, allora come oggi, coi piedi. Si può certo affermare che esso è il giornale fatto peggio d’Italia: lo è talmente che io certe volte dubito che il pubblico, in fondo, abbia una preferenza per i giornali fatti male, con le notizie che ignorano ogni tentativo di coordinamento, con i titoli messi a pie’ di colonna e il corpo del pezzo che gira per conto suo: oppure con titoli che si ripetono di fila tre o quattro giorni come: La situazione politica parlamentare (testuale); oppure: la situazione internazionale, il momento internazionale: mai tre parole che richiamino il lettore sull’avvenimento del giorno, che riassumano in una frase il succo di un decreto legge o di un Consiglio dei Ministri. […] Bisogna tener presente che il Secolo XIX spaccia le sue 30-40.000 copie nella piccola borghesia di piazza Banchi della borsa merci, bottegai: lo si trova sempre dai parrucchieri, nei vagoni di 2ª classe che portano i mariti in campagna al sabato sera, ecc. […] Il «Caffaro» (qualche migliaia di copie: non arriva a 10.000) è, prima di tutto, un giornale livragato dal titolo, ricordo dei tempi per cui i mille lettori di un quotidiano erano tutti dottori, e sapevano tutti perfettamente che Caffaro fu un annalista genovese del XII secolo. Oggi non lo sanno più, e chissà cosa credono che voglia significare quella parola bizzarra. Si rivolge, forse, ad un pubblico borghese un tantino più eletto di quello del «XIX»: ed è, tipograficamente, assai meno male insaccato. […] Ho detto giornali borghesi, ma badi che il «Lavoro», per quanto letto molto dal popolino, va anche nella borghesia, e poi è tutt’altro che socialista. Non commetta, la prego, l’errore di chiamarlo tale. Il «Lavoro» vivacchiò dal 1905 al 1918 come giornale personale dell’on. Canepa, esponente del movimento cooperativo portuario: nel ’19 si costituì una anonima fra le Cooperative portuarie, la Banca Ligure e la Federazione Gente di Mare. Cominciò dopo la guerra la sua diffusione più vasta, sopratutto per la cronaca, abbondante, curata nei fattacci, con buoni capocronaca, abbondanza di titolame, fotografie di delinquenti illustri, ecc. Non si può negare che anche allora era, dal punto di vista delle informazioni politiche, immensamente superiore agli altri giornali cittadini, tranne «L’Azione»: e anche come collaborazione cercò di avere qualcheduno e ebbe difatti, saltuariamente, Salvemini, Prezzolini, Zibordi, Rigola, De Falco, Pietro Silva, e soprattutto gli articoli di Canepa, giornalista principe. […] Oggi «Il Lavoro» è il più diffuso giornale di Genova, tira sulle 80.000 copie: ha una quasi esclusività di vendita nel triangolo Sampierdarena-Voltri-Pontedecimo e delle 80.000, 40.000 copie sono vendute nella città. Ma nessuno vuol credere ad una tale diffusione: apparentemente il più diffuso giornale di Genova è il «XIX». […] Restano a Genova ancora il «Cittadino» e il «Corriere Mercantile» che esce nel pomeriggio: il primo sedicente popolare, in realtà accetta dietro sovvenzioni articoli per il protezionismo dei cuoi, inserzioncelle dell’avv. Gigetto Parodi, cioè dei Perrone, insomma quello che porta il mercato d’ogni giorno. Il «Corriere Mercantile» proprietà dei fratelli Piaggio, armatori, a tinta nazionalista13. Pur gravata da inevitabili aspirazioni autopromozionali, la dichiarazione di Ansaldo è comunque sintomatica di un contesto editoriale multiforme e ad alto tasso concorrenziale, per tali ragioni destinato a essere sottoposto, negli anni successivi, a una nutrita serie di 13 Lettera di Giovanni Ansaldo a Natalino Sapegno, databile alla prima metà del luglio 1923, edita in Natalino Sapegno, Le più forti amicizie. Carteggio 1918-30, a cura di Bruno Germano, Torino, Aragno, 2005, pp. 123-128. X mutamenti. Proprio di lì a pochi giorni, il 1° agosto 1923, un momento di svolta assai significativo sarebbe arrivato con l’irruzione sul mercato del primo quotidiano genovese dichiaratamente fascista, il «Giornale di Genova», posto da Mussolini sotto la direzione dei gerarchi Giovanni Pala e Ferruccio Lantini – incarico che avrebbero ricoperto fino al 1927 – con l’obiettivo di conquistare la supremazia cittadina: a dimostrazione dell’impermeabilità del tradizionalismo ligure, il giornale, nonostante i copiosi finanziamenti ricevuti dal partito e da cordate di industriali e armatori locali, avrebbe varcato di rado la soglia delle 30.000 copie (raggiungerà le 43.000 soltanto nelle ultime fasi della guerra), impensierendo la redazione del «Lavoro» più per motivi di ordine pubblico che per ragioni di rivalità commerciale; alla sua causa valse poco l’assorbimento dello storico «Caffaro», che chiuse le pubblicazioni il 1° gennaio 1930, mentre qualche risultato in più fu ottenuto con l’arrivo alla direzione nel 1930 di Giorgio Pini, che a partire dal 1° agosto 1931 divenne congiuntamente responsabile anche del più antico foglio genovese ancora in vita, il pomeridiano «Corriere Mercantile», appena ceduto dalla famiglia Piaggio alla società editrice del quotidiano fascista. «Il Secolo XIX», di proprietà dei Perrone, molto letto nelle famiglie della buona borghesia, e «Il Lavoro», di impronta più popolare, continuarono comunque a contendersi il primato di vendite assestandosi per tutto il Ventennio su una tiratura doppia rispetto a quella dell’ultimo nato. Va da sé che il più filofascista «Secolo» finì per imporsi cavalcando con maggiore entusiasmo le vittorie del regime negli anni Trenta e approfittando anche del ridimensionamento del quotidiano cattolico «Il Cittadino» (riapparso il 1° gennaio 1929 dopo un semestre di interruzione con la testata mutata in «Il Nuovo Cittadino»)14. Sono tuttavia gli anni tra il 1923 e il 1926, di poco precedenti all’inesorabile processo di omologazione messo in atto da Mussolini nel settore della stampa, a restituire con maggiore vivacità quel senso di appartenenza a movimenti politici o ideali, quella volontà di rappresentare le istanze di specifiche categorie sociali, che si riverberano nelle accese polemiche scoppiate tra le redazioni delle varie testate. Si tratta di un’impostazione editoriale espressa sia sul piano della cronaca politica, dove si esercitano senza esclusione di colpi le rispettive fedi, sia sul côté culturale, ingaggiando una strenua lotta per favorire l’afflusso al proprio giornale delle collaborazioni più prestigiose. 14 Per ulteriori notizie sulle testate liguri nella prima metà del Novecento segnalo, oltre alle note generali contenute nel sempre valido lavoro di Paolo Murialdi, La stampa quotidiana del regime fascista, in La stampa italiana nell’età fascista, a cura di Valerio Castronovo e Nicola Tranfaglia, Roma-Bari, Laterza, 1980, pp. 31-257 (poi riproposto in un’edizione aggiornata e accresciuta con il titolo La stampa del regime fascista, Roma-Bari, Laterza, 1986, al quale d’ora in poi si rinviano le citazioni), il saggio di Stefano Verdino, La cultura tra le due guerre, in La letteratura ligure. Il Novecento, Genova, Costa & Nolan, 1988, vol. I, pp. 269-379, in particolare al par. 2, Giornali e terza pagina, pp. 290-302. Sulla storia del «Secolo XIX» si veda Ombretta Freschi, «Il Secolo XIX». Un giornale e una città (1886-2004), Roma-Bari, Laterza, 2005. XI Emblematico il caso del «Lavoro», segnalatosi in quello specifico arco temporale come uno dei giornali di opposizione più agguerriti dell’intero panorama nazionale, capace di attirarsi le rimostranze degli avversari tanto per il suo esibito anticlericalismo quanto per il suo strenuo antifascismo (e in tal caso le rimostranze varcarono spesso la soglia della pagina scritta), un quotidiano nel quale appare difficile individuare una netta linea di confine tra direttive politiche e orizzonte culturale. Mai come in quel breve volgere di anni, infatti, le due istanze apparivano fuse, mai la risposta civile degli intellettuali, coagulatasi attorno a pochi centri di irradiazione, era stata, di fronte alle violenze fasciste, così ferma a dispetto del clamoroso vuoto politico che di quello stato di emergenza era stato uno delle principali concause: a leggere le pagine del foglio genovese ci si imbatte così non solo negli scritti dei maggiori esponenti del socialismo riformista italiano, da Filippo Turati a Claudio Treves, da Arturo Labriola a Camillo Prampolini, ma anche nelle più importanti firme del panorama culturale antifascista, come Gaetano Salvemini, Giustino Fortunato, Piero Gobetti, Giuseppe Rensi, Pietro Silva, Mario Vinciguerra, Santino Caramella e – per un breve periodo – Giuseppe Prezzolini, uomini con i quali Ansaldo aveva stabilito una consuetudine che andava ben oltre il formalismo dei rapporti tra un redattore capo e la nutrita pattuglia dei collaboratori del suo giornale. Limitata a pochi articoli di critica teatrale e all’attività di traduttore, la collaborazione di Piero Gobetti alle sorti del «Lavoro» dice poco dell’importanza che l’incontro con il torinese, ben testimoniato dal carteggio oggi a disposizione degli studiosi nella sua forma completa e definitiva15, ebbe nella maturazione di Ansaldo, un’importanza tale da ingenerare un vero e proprio sconvolgimento nel suo rigido sistema di pensiero, contribuendo – senza arrivare a sovvertirne fino in fondo le convinzioni politiche – a consolidare attorno alla sua figura un’immagine pubblica e un profilo giornalistico profondamente innestati nella battaglia condotta dagli intellettuali antifascisti. Invitato a scrivere per «Energie Nove» già nel gennaio 1919, Ansaldo, pur non figurando nel novero dei collaboratori della prima rivista gobettiana, entrò immediatamente nel vortice delle iniziative promosse dal giovane intellettuale partecipando alla fondazione della «Lega democratica per il rinnovamento della politica nazionale», costituitasi in occasione del Congresso degli unitari svoltosi a Firenze dal 17 al 19 15 Giuseppe Marcenaro, che tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta ha utilizzato in diversi articoli giornalistici le lettere inviate da Gobetti a Ansaldo, è pervenuto nel 1982 a una loro complessiva sistemazione (Lettere di Piero Gobetti a Giovanni Ansaldo (1919-1926), presentazione di Giuseppe Marcenaro, edizione e note a cura del C.[entro] S.[tudi] P.[iero] G.[obetti] e di G.[iuseppe] M.[arcenaro], in «Mezzosecolo», 3, 1978-1979 [finito di stampare: marzo 1982], pp. 55-109); soltanto quindici anni più tardi il carteggio si è completato con le lettere di Ansaldo a Gobetti, pubblicate a cura di Marco Scavino (Lettere di Giovanni Ansaldo a Piero Gobetti (1923-1925), in «Mezzosecolo», 11, 1994-1996 [finito di stampare: novembre 1997], pp. 73-122); le lettere scritte da Gobetti a Ansaldo dal 1919 al 1922 hanno poi trovato spazio nel Carteggio 1918-1922, a cura di Ersilia Alessandrone Perona, Torino, Einaudi, 2003. XII aprile dello stesso anno quale ideale proseguimento dei «Gruppi di azione degli amici dell’Unità» sorti attorno al periodico salveminiano. È però tra la fine del 1921 e l’inizio del 1922 che Ansaldo stringe un rapporto ancor più stretto con Gobetti, avallando, seppur dopo molte insistenze, la proposta di uno scambio di abbonamenti tra «Il Lavoro» e i periodici dell’amico, acconsentendo alla sua richiesta di scrivere un paio di articoli mensili per il quotidiano genovese e, infine, facendo il suo ingresso sul terzo numero della «Rivoluzione Liberale» nel dibattito – generatosi attorno al Manifesto con il quale il 12 febbraio 1922 la nuova rivista settimanale aveva inaugurato le pubblicazioni – cui presero parte anche Filippo Burzio, Ubaldo Formentini e Domenico Giuliotti. Da quel momento, e pur su posizioni ideologiche ben distinte, Ansaldo divenne un ineludibile punto di riferimento per le ferventi attività editoriali dell’amico, svolgendo una metodica opera di consigliere, e adoperandosi per fornire contributi di carattere pratico: oltre a un rilevante aiuto finanziario con il quale partecipò alla nascita del periodico (il nome di Ansaldo comparve infatti come primo e più munifico dei sottoscrittori con la ragguardevole somma di 500 lire nell’elenco stampato sul primo numero, una pubblicità di cui egli si dolse, al punto da far dubitare dell’autenticità del contributo16), il giornalista profuse un grande impegno insieme a Santino Caramella per reperire sulla piazza genovese un consistente quantitativo di abbonati e inserzionisti. Quanto alla collaborazione strictu sensu, è dal giugno 1922, con il trittico di articoli dedicati alla Conferenza di Genova, che Ansaldo si impose come la «colonna diplomatica» della rivista, incarnando alla perfezione una definizione che dice, insieme, le sue qualità di cronista politico e la sua abilità nello sferzare sarcasticamente il potere senza assumere atteggiamenti di aperta opposizione. Per Genova (al di là dell’aneddoto che vuole l’appuntamento originariamente destinato a Ginevra), per «Il Lavoro», per Ansaldo stesso, la Conferenza economica europea svoltasi tra il 10 aprile e il 19 maggio 1922 rappresentò, con la sua capacità di catalizzare all’ombra della Lanterna l’attenzione dell’intera comunità internazionale, un evento di importanza fondamentale: già presenti alla Conferenza di Cannes del gennaio 1922, nella quale si era prospettata l’organizzazione di un successivo consesso di carattere economico, Canepa e Ansaldo seguirono passo passo i lavori della Conferenza, 16 «Caro Ansaldo, il tuo rimprovero è giusto. Ma anch’io ho ragione. La Riv. Lib. ha bisogno di soldi. Per stimolare a sottoscrivere nulla meglio dell’esempio – perciò l’Elenco. Ti pare che se non si fosse trattato di ciò avrei messo anche la mia quota? Comunica la spiegazione a Caramella che era anche lui seccato» (lettera di Piero Gobetti a Ansaldo del 16 febbraio 1922, edita in Lettere di Piero Gobetti a Giovanni Ansaldo (1919-1926), cit., p. 66). XIII dall’arrivo delle delegazioni straniere allo svolgimento effettivo degli incontri ai quali prese parte il gotha della politica europea, da Lloyd George a Barthou, da von Rathenau a Cicerin17. Se dell’esperienza di Ansaldo alla Conferenza è rimasto celebre soprattutto il burrascoso incontro con Giuseppe Ungaretti, destinato a sfociare in una lite ricompostasi al limite della vertenza cavalleresca per alcune frasi irriguardose del giornalista che il poeta credette rivolte a Gabriele d’Annunzio, la cui effige era stata stampata in un volantino propagandistico avverso allo svolgimento dell’appuntamento internazionale (e che erano indirizzate non già al vate, ma all’anonimo promotore dell’iniziativa)18, la partecipazione a un evento di questa portata consentì al giovane pubblicista di proiettarsi in un orizzonte ben più ampio di quello offerto da un panorama cittadino che, pur amato nei caratteri legati alle sue tradizioni e al suo paesaggio, appariva fin da quegli anni assai angusto per il compiuto spiegarsi delle sue ambizioni. Non per nulla è proprio in questi primi anni di professione che Ansaldo compie i più lunghi viaggi della sua carriera come corrispondente all’estero, esercitando la propria conoscenza delle lingue francese e tedesca e prendendo visione in prima persona dei fermenti politici determinati dal trattato di Versailles: già nel febbraio 1921, da poco membro effettivo della redazione del giornale, partiva per Berlino iniziando un lungo giro nelle principali città tedesche conclusosi soltanto alla fine del mese di maggio. La fitta serie di articoli inviati dalla Germania, comprendenti anche alcune interviste raccolte con personalità politiche di primo piano, comparvero, a testimonianza dell’ormai acquisita riconoscibilità della sua firma a livello nazionale, non soltanto sul «Lavoro» ma anche sul «Popolo Romano», al quale Ansaldo inviò molte delle sue corrispondenze grazie al probabile tramite di Piero Gobetti, che del quotidiano capitolino era assiduo collaboratore. Due anni dopo, all’inizio del 1923, Ansaldo avrebbe trascorso in Germania altri mesi, tornando ad assumere l’incarico di corrispondente estero quando in Italia si era appena determinata una svolta decisiva nella vita politica nazionale. La fiammata prodotta dalla marcia su Roma, consegnando il paese nelle mani di un movimento politico ancora lontano 17 Le tre puntate dedicate all’evento pubblicate sulla «Rivoluzione Liberale», con il titolo La Conferenza di Genova (I, 17, 11 giugno 1922, pp. 63-64; I, 18, 18 giugno 1922, pp. 67-68; I, 19, 25 giugno 1922, pp. 73-74), nonché un quarto lunghissimo articolo (La diplomazia italiana a Genova, I, 26, 10 settembre 1922, pp. 95-97) incentrato sull’analisi del contegno degli uomini politici italiani nei lavori della Conferenza, compendiavano i quotidiani resoconti cronachistici usciti anonimi sul «Lavoro». Nell’impossibilità di stabilire con certezza quali di questi “corsivi” notati da Gobetti all’atto della formulazione della sua offerta («Caro Ansaldo, dopo 40 giorni di “corsivo”, vuoi continuare le tue “insinuazioni” sulla RL sino a trasformarle in un processo alle psicologie politiche (Loyd George, Cicerin, Schanzer, Barthou, ecc.) e agli spiriti nazionali?», si legge in una lettera del 19 maggio 1922, edita in Lettere di Piero Gobetti a Giovanni Ansaldo (1919-1926), cit., p. 70) fossero realmente usciti dalla penna di Ansaldo, si è scelto di escluderli dal regesto bibliografico. 18 Del curioso episodio avvenuto nei giorni della Conferenza presso Palazzo Patroni, dove si era stabilita la «Casa della Stampa», Ansaldo, riconciliatosi con Ungaretti, avrebbe fornito qualche anno più tardi un divertito resoconto nell’articolo La sfuriata di un poeta (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 160, 7 luglio 1933, p. 3 (ristampato in «pietre», IX, luglio-agosto-settembre-ottobre 1983, p. 45). XIV dalla rigida organizzazione gerarchica che lo avrebbe contraddistinto negli anni a venire, aveva lasciato campo libero ai personali regolamenti di conti promossi dalle sezioni locali del partito: da tempo nel mirino degli squadristi, «Il Lavoro» non uscì per i dodici giorni successivi al 28 ottobre, per ripresentarsi ai lettori il 10 novembre 1922 con una lettera di Canepa – le cui dimissioni, accompagnate da quelle di Ansaldo, erano state giudicate indispensabili dal segretario del fascio genovese Giovanni Pala per la rimozione del veto alla pubblicazione – che annunciava di aver ceduto la direzione del giornale a Lodovico Calda19. Consigliato dagli avvenimenti a optare per un momentaneo allontanamento, anche in considerazione dell’ostinazione con la quale alcuni fascisti genovesi, probabilmente animati da una carica di revanscismo sociale determinato dalle sue condizioni di agiatezza economica, parevano averlo preso di mira, Ansaldo rielaborò gli appunti di un viaggio compiuto in Abruzzo nella seconda metà del mese di settembre (pubblicati in cinque puntate sulla «Rivoluzione Liberale» tra il 30 novembre 1922 e il 25 gennaio 1923) e si apprestò a partire valendosi anche di un accordo raggiunto con «La Stampa» di Alfredo Frassati. Lo ritroviamo dunque, tra gennaio e aprile 1923, mentre fornisce i primi resoconti dell’occupazione transalpina della Ruhr: le sue cronache, attente soprattutto a raccogliere le impressioni della popolazione locale, impegnata in una tenace resistenza passiva, e dei militari francesi in azione, compaiono sia sul quotidiano torinese (dove Ansaldo conservava ancora il diritto di firmare), sia, in misura sempre più cospicua, sul «Lavoro», dapprima presentate in veste anonima, successivamente accompagnate dallo pseudonimo «Ultramontano». Il soggiorno in Renania venne così a coincidere con un periodo di relativa tranquillità personale se si pensa a ciò che accadeva in Italia, dove Gobetti (con il padre, il pittore Felice Casorati e il tipografo Armando Pittavino) avrebbe subito l’arresto il 6 febbraio 1923, nell’ambito di un’operazione di polizia indirizzata contro i movimenti che animavano l’opposizione torinese20. 19 Le annotazioni diaristiche di Ansaldo nei giorni della marcia su Roma (in data 28 e 29 ottobre 1922) sono state pubblicate, a cura di Stefano Verdino, sotto il titolo Cotesto giornale non deve essere più pubblicato. Brani inediti di Giovanni Ansaldo, in «L’indice dei libri del mese», XXI, 4, aprile 2004, p. 17. 20 Appresa la notizia da una nota del «Corriere della Sera» del 10 febbraio, Ansaldo scrisse prontamente (il 12) da Colonia al padre dell’intellettuale torinese per ottenere informazioni sulla sua sorte, ignorando come anche lui fosse stato interessato dal fermo giudiziario (Lettere di Giovanni Ansaldo a Piero Gobetti (1923-1925), cit., pp. 74-75). Interessanti in proposito sono anche le apprensioni espresse dal giornalista in una lettera al padre Francesco del 16 febbraio (parzialmente riprodotta da Marcello Staglieno a p. 16 della sua introduzione a L’antifascista riluttante), e soprattutto la lunga missiva di Santino Caramella che, invitando l’amico a trattenersi ancora per qualche tempo lontano da Genova, forniva un realistico quadro della situazione personale di Ansaldo in città: «Che ci fosse per l’aria un mandato di cattura per te, credo di poter escludere: ma l’arresto di Serrati e… Nenni (l’invulnerabile) mi pare che sia un avviso a stare in guardia. Per quel che posso pensare, credo che se tu ritornassi non ti farebbero niente, ma non ti lascerebbero più il passaporto per l’estero: gente che stia fuori a dir male di lui, il Governo non ne vuole. Per questo, se vuoi un consiglio, stattene ancora costì per qualche tempo, dato che ci stai bene, che ti diverti, e che qui avresti poco da fare. […] Quanto a Girardi e C., sta certo che non ti dimenticano» (lettera del 7 marzo 1923 di Santino Caramella a Ansaldo, edita in Lettere al redattore capo. Dalle carte di Giovanni Ansaldo, a cura di Giuseppe Marcenaro, Milano, Archinto, 1994, pp. 28-33, in particolare pp. 29-30; il Girardi cui si allude è Remigio Girardi, che nelle fasi successive alla marcia su Roma costituì, con Giovanni Pala e Giuseppe Olivi, un “triumvirato” posto alla guida del fascio genovese). XV Ristabilita una parvenza di ordine pubblico con l’insediamento del primo governo Mussolini, Ansaldo poté riprendere la sua attività presso la redazione del «Lavoro» riaffacciandosi alle pubblicazioni, da questo momento in poi siglate di preferenza con le sole iniziali, a cominciare proprio da una recensione alla raccolta di critiche teatrali gobettiane La frusta teatrale edita da Corbaccio21. Non ancora giunta la fine del 1923, il giornalista accorse nuovamente, e ancora una volta su invito della «Stampa», in Germania, precisamente a Monaco, nei giorni in cui il putsch di Adolf Hitler e Erich Luddendorf si era appena concluso con un clamoroso fallimento e con l’arresto dei due capi nazionalsocialisti; nel corso della permanenza in Baviera Ansaldo ebbe modo di raccogliere una significativa intervista con la regina Maria Sofia di Borbone, una delle ultime rilasciate dalla “regina di Napoli” scomparsa il 19 gennaio 192522. Risale al maggio 1924, infine, un altro viaggio decisivo nella carriera del giornalista, quello in Corsica, che avrebbe fornito la linfa per occupare, con un lungo e documentato scritto, l’intero numero della «Rivoluzione Liberale» del 22 febbraio 1925, nonché, come ha raccontato Giuseppe Marcenaro, gli articoli dedicati negli anni successivi ai problemi dell’isola23. Il confronto con le condizioni sociali, economiche e politiche degli altri paesi europei fornì senza dubbio ad Ansaldo ulteriori strumenti per comprendere le storture di una realtà italiana 21 G. A., La frusta teatrale, in «Il Lavoro», XXI, 112, 12 maggio 1923, p. 3. Pur senza grande precisione nella riproposizione dei riferimenti bibliografici, il colloquio (o meglio i colloqui, visto che gli incontri furono tre) con Maria Sofia di Borbone, ultima regina di Napoli, è stato più volte oggetto di considerazione da parte degli studiosi. Arrigo Petacco a p. 221 della monografia a lei dedicata (La regina del Sud. Amori e guerre segrete di Maria Sofia di Borbone, Milano, Mondadori, 1992) riporta l’intervista – che trascrive a conclusione del suo volume alle pp. 258-267 – datandola all’autunno 1924 e riferendosi a una pubblicazione del testo sul «Corriere della Sera» nel dicembre dello stesso anno. Un ulteriore brano dell’intervista, all’epoca «censurato per rispetto verso i sovrani regnanti» fu pubblicato da Ansaldo sul «Tempo» di Roma del 12 febbraio 1950 (e Petacco ne riproduce il testo alle pp. 221-222). Ancora più sfumato e fuorviante l’accenno di Giordano Bruno Guerri (Il sangue del Sud. Antistoria del Risorgimento e del brigantaggio, Milano, Mondadori, 2010), che alle pp. 242-243 del suo libro riporta parte del passaggio pubblicato sul «Tempo», apponendo in bibliografia la nota «Ansaldo Giovanni, Intervista alla regina Maria Sofia, in «Corriere della Sera», 3 novembre 1924; pubblicata integralmente sul «Tempo» il 12 febbraio 1950». Ora, soprassedendo sulla presunta ripubblicazione integrale sul quotidiano romano (Il presagio di Maria Sofia sui beni della Casa Savoia, in «Il Tempo», VII, 43, 12 febbraio 1950, p. 3, ora, con lievi modifiche e con il titolo Il presagio di Maria Sofia, in L’Italia com’era, introduzione di Marcello Staglieno, Napoli, Fiorentino, 1992, pp. 423-426), che, come già ricordava Petacco, consiste nella riproduzione di un passaggio dell’intervista non inserito nella pubblicazione originaria, resta il problema di una pubblicazione sul giornale diretto da Luigi Albertini che, nonostante i controlli, sembra non risultare. La prima apparizione del testo è da far risalire, in ogni caso, all’anno precedente, in particolare al 1° dicembre 1923 sulla terza pagina della «Stampa» sotto il titolo Come vive, come giudica il mondo l’ultima regina di Napoli: Maria Sofia (segnalazione non facile a prodursi vista la lacuna da cui sono affetti sia il microfilm posseduto dalle principali biblioteche italiane sia la comunque straordinaria edizione on-line del giornale); con un titolo leggermente difforme, Come e dove vive l’ultima Regina di Napoli: Maria Sofia, l’intervista, che oggi si può leggere anche in L’Italia com’era, cit., pp. 133-142, comparve poco dopo, senza l’autorizzazione di Ansaldo, sul quotidiano napoletano «Il Giorno», XX, 296, 13-14 dicembre 1923, p. 3. 23 Sulla passione di Ansaldo per la Corsica, e sulle vicissitudini giornalistiche che scaturirono da quel primo soggiorno sull’isola, si veda il saggio di Giuseppe Marcenaro, Corsica “mia” isola, “mio” sogno, pubblicato come introduzione all’antologia Corsica l’isola persa, Genova, De Ferrari, 1999, pp. 9-17. Oltre allo scritto sulla rivista di Gobetti (La Corsica, in «La Rivoluzione Liberale», IV, 8, 22 febbraio 1925, pp. 33-36, seguito dalla Bibliografia della Corsica, siglata G. A., in «La Rivoluzione Liberale», IV, 9, 1° marzo 1925, p. 39), Ansaldo pubblicò nell’estate 1924 diversi articoli sul tema sia sul «Lavoro» sia sulla «Stampa»; nondimeno, parecchi anni dopo, il giornalista si servirà nuovamente degli appunti raccolti durante il viaggio del 1924 per una serie di fittizie corrispondenze uscite sul «Lavoro» tra novembre e dicembre 1931 firmate con lo pseudonimo «Boswell». 22 XVI sempre più schiacciata dalla pressione del fascismo, ormai avviato a costituirsi regime. Si è notato più volte come l’antifascismo di Ansaldo si delineasse già allora come un sentimento di natura ben diversa rispetto a quello da cui erano animate le azioni dei principali esponenti del movimento socialista italiano della generazione più anziana, quella dei “maestri” Canepa e Salvemini, ma anche dei giovani intellettuali militanti capeggiati da Gobetti e vicini al gruppo di «Rivoluzione Liberale» (e di «Conscentia», la rivista settimanale di ispirazione protestante diretta da Giuseppe Gangale, alla quale Ansaldo, al pari di Gobetti, prestò la propria collaborazione tra il 1924 e il 1925), la cui ribellione era sì principalmente investita di ragioni etiche, ma presupponeva la vocazione verso reali cambiamenti nell’ordine sociale ed economico: Ansaldo vedeva semmai nel fascismo un movimento atto a sovvertire la disciplina garantita dal vecchio regime liberale, nell’affermazione della violenza e nell’emergere sulla scena politica di veri e propri parvenus di dubbia moralità un inaccettabile sovvertimento del suo ideale di società borghese. Sotto la spinta di questa ripulsa e incitato dagli amici che lo avevano eletto a punto di riferimento della comune lotta contro l’oppressione, Ansaldo si era dunque trovato investito di un ruolo e di una responsabilità che lo avrebbero portato a sostenere tesi e compiere gesti ben al di là di quello che le sue reali convinzioni gli avrebbero intimato di fare. Tra i tanti legami intellettuali instaurati in quei primi anni Venti se ne scorgono alcuni che, oltre alla loro importanza effettiva nell’esperienza di Ansaldo, sembrano assumere (nel biunivoco passaggio tra simpatie e antipatie) un valore altamente esemplificativo nel suo percorso ideologico. Sintomatica, a questo proposito, l’altalena dei rapporti intercorsi con Giuseppe Prezzolini – un’amicizia che, tra alti e bassi, sarebbe durata oltre cinquant’anni –, ammirato per l’“invenzione” della «Voce» e poi conosciuto direttamente al fronte24, che ci consente di comprendere più intimamente l’evoluzione delle sue riflessioni sul significato della storia e degli eventi politici coevi. Assiduo collaboratore della «Rivoluzione Liberale», ma anche del «Lavoro» (tra il dicembre 1921 e il novembre 1923), Prezzolini cominciò ad allontanarsi progressivamente dal gruppo gobettiano ancor prima che Mussolini prendesse in mano le redini del potere nell’ottobre 1922. 24 Così Prezzolini annotava sul suo diario in data 17 novembre 1915 l’incontro con lo studente genovese a Dolegna: «Nell’osteria dove ho dormito è arrivato un di quei mezzi-ufficiali di cui i soldati si burlano, perché non son soldati né ufficiali, e si chiamano “aspiranti”. Me lo son trovato accanto sulla paglia la mattina. Si chiama Giovanni Ansaldo. Gli domando se appartiene alla famiglia dei capitalisti. Mi ha detto che i suoi fondarono quella famosa fabbrica di cannoni, ma che di loro non è rimasto che il nome. È lungo, magro, riservato e pare che abbia letto La Voce e L’Unità» (il ricordo apre l’articolo commemorativo pubblicato da Prezzolini in occasione della morte di Ansaldo con il titolo Memoriale su Giovanni Ansaldo, in «il Borghese», XX, 38, 15 settembre 1969, pp. 138-139, ristampato in Prezzolini alla finestra, Milano, Pan, 1977, pp. 87-93; il brano è riportato anche a p. 184 del Diario 1900-1941, edito da Rusconi nel 1978). Ansaldo aveva descritto il suo rapporto con il direttore della «Voce», dilungandosi parimenti sulla comune esperienza bellica, nella prefazione, intitolata L’uomo sulla terrazza (pp. 9-24), a Il meglio di Giuseppe Prezzolini, edito da Longanesi nel 1957. XVII Se l’invito alla costituzione di una Società degli Apoti rimase emblematico, al cospetto dell’intera compagine degli uomini di cultura progressisti, di un atteggiamento di opportunistico disimpegno tanto più stridente se messo a confronto con la generosità e l’attivismo professati dal direttore della «Rivoluzione Liberale»25, la ricaduta di quelle dichiarazioni nel rapporto con Ansaldo, specialmente dal momento in cui Prezzolini decise di abbandonare la collaborazione con «Il Lavoro» e di passare i suoi articoli al concorrente «Corriere Mercantile», era destinata a dare seguito a numerosi spunti polemici: nel febbraio 1924, quando Prezzolini avanzò, in un articolo pubblicato sull’«Italia che scrive», quell’azzardato paragone tra Giovanni Amendola e Benito Mussolini che avrebbe costituito il nucleo fondante della breve monografia dedicata all’uomo politico liberale stampata l’anno successivo per i tipi dell’editore Formiggini, Ansaldo, a nome degli intellettuali vicini alla rivista torinese, reagì con un affilato corsivo, determinando una risentita reazione epistolare dell’interlocutore, e si concesse un’ulteriore provocazione commentando la missiva ricevuta con l’accusa diretta al suo autore di andare in cerca delle gratificazioni dei potenti di turno e di essere uno scrittore venale adagiato sulla sbiadita gloria letteraria acquisita ai tempi della «Voce». Circoscrivendo la polemica nell’ambito editoriale genovese, Prezzolini, con un vivace articolo uscito sul «Corriere Mercantile», rivendicava con forza il diritto di elogiare Mussolini, un vecchio amico cui aveva fatto pubblicare un libro – Il Trentino veduto da un socialista, uscito per i Quaderni della Voce nel maggio 1911 – e alle dipendenze del quale era stato corrispondente romano del «Popolo d’Italia» e suo collaboratore dal 1915 al 1919, qualora egli lo avesse stimato degno di lode, non ritenendo valida la frettolosa accusa di servilismo indirizzata verso chiunque non si ponesse in un atteggiamento di opposizione perenne contro i regimi politici al potere26. Il contrasto era destinato a tornare di attualità esattamente un anno dopo: oggetto del contendere la valutazione politica da assegnare all’esperienza di governo di Giovanni Giolitti, 25 Il manifesto di Prezzolini comparve, con il titolo Per una Società degli Apoti, in «La Rivoluzione Liberale», I, 28, 28 settembre 1922, pp. 103-104. La descrizione più appropriata dell’antitesi Gobetti-Prezzolini è forse quella fissata da Giovanni Spadolini: «La divisione fra Gobetti, che impegnava la sua religione nell’azione, e Prezzolini, che raccomandava di non scegliere, di difendere i valori della cultura in una specie di turris eburnea inaccessibile alle passioni e agli sconvolgimenti dell’ora, appunto la torre di coloro che non bevono, che non subiscono le opposte intransigenze, che si rifiutano di cedere ai miti comunque deformanti, che quasi identificano l’azione con l’errore. Torino contro Firenze; un residuo protestantico contro lo scetticismo riaffiorante dell’umanesimo; la “rivoluzione liberale” come tensione suprema dell’anima e scelta definitiva della coscienza morale, che è già azione civile, opposta alla versione pragmatica dell’idealismo che cercava di trarre, dalla confusa e limacciosa storia in corso, quanto potesse riuscire a preservare i valori della dignità intellettuale non meno che della comprensione razionale» (Giovanni Spadolini, L’Italia della ragione. Lotta politica e cultura nel Novecento, Firenze, Le Monnier, 1978, pp. 359-360). 26 Redatta in occasione dello scritto di Prezzolini (Giovanni Amendola, in «L’Italia che scrive», VII, 2, febbraio 1924, pp. 2122), la nota anonima, ma certamente di Ansaldo (che ne vantò merito con Gobetti in una lettera del 15 febbraio 1924, edita in Lettere di Giovanni Ansaldo a Piero Gobetti (1923-1925), cit., pp. 80-81), apparsa sotto il titolo La storia e la vita, in «Il Lavoro», XXII, 38, 13 febbraio 1924, p. 3, fu seguita da un più lungo articolo, siglato G. A. e intitolato Il tramonto di Prezzolini, pubblicato in «Il Lavoro», XXII, 45, 21 febbraio 1924, p. 3. Prezzolini chiuse il confronto personale con Ansaldo n. 1 e Ansaldo n. 2, in «Corriere Mercantile», C, 49, 26-27 febbraio 1924, p. 2. XVIII in merito alla quale Ansaldo, aprendo un primo fronte di dissidio con l’insegnamento di Salvemini culminato oltre vent’anni dopo con la pubblicazione del Ministro della buona vita, un’opera che già a partire dal titolo “parodiava” la monografia dell’antico maestro 27, in un trittico di articoli pubblicati sul «Lavoro» nella seconda metà del gennaio 1925, aveva avviato un vero e proprio processo di riabilitazione28. Dal canto suo Prezzolini, istruendo una tassonomia di possibili “giolittiani” all’interno della quale il redattore capo del «Lavoro» figurava come “giolittiano canaglia”, essendo il suo plauso all’uomo di Dronero dialetticamente impostato a detrimento dell’azione mussoliniana, ribadiva in una lunga serie di interventi come le ragioni dell’ostilità di Ansaldo nei suoi confronti fossero da attribuire più a bassi motivi di bottega (la sua uscita dal novero dei collaboratori del giornale) che ad alte motivazioni ideologiche e morali29. Sarebbero tornati amici, Prezzolini e Ansaldo, soprattutto nel secondo dopoguerra, e ciò non pare casuale se si consideri il fatto che l’atteggiamento dell’intellettuale perugino di fronte al fascismo, vero punto nodale del dissidio con Gobetti, sarebbe stato progressivamente rivalutato dal giornalista genovese il quale, in particolare dopo l’amara esperienza del confino, avrebbe quasi finito per farlo proprio: Gli uomini delle mie attitudini, del mio carattere, non devono fare della politica. Essi ne vanno sempre di mezzo: quando va tutto bene, raccolgono messe di diffidenze e di malumori. Insomma, la mia polemica di anni fa col Prezzolini mi appare sballata, sballatissima: aveva ragione lui, e torto io. Il torto suo cominciava quando egli pretendeva di trarre dalla sua tesi principale il diritto di servire praticamente i potenti dell’ora; e la ragione mia quando gli negavo questo diritto, per ragioni di dignità, perché i Clercs non possono trahir. Non altro30. E a proposito della maturazione di questa convinzione, inconscio preludio a quella svolta progressiva che qualche anno più tardi si sarebbe concretizzata nella clamorosa adesione al fascismo, è curioso notare come l’unico legame intellettuale di rilievo capace di sopravvivere all’esperienza del confino – nelle sue memorie Ansaldo accennerà alla tiepida accoglienza riservatagli dagli amici genovesi che si erano compiaciuti della possibilità di un suo martirio come leader dell’opposizione e che ora assistevano al suo ritorno sano e salvo con una punta 27 Giovanni Ansaldo, Il ministro della buona vita. Giolitti e i suoi tempi, Milano, Longanesi, 1949; il volume di Gaetano Salvemini, Il ministro della mala vita, aveva visto la luce nel 1911 per le Edizioni della Voce. 28 G. A., L’uomo Giolitti, in «Il Lavoro», XXIII, 21, 24 gennaio 1925, pp. 1-2; Il cervello di un dominatore, in «Il Lavoro», XXIII, 23, 27 gennaio 1925, p. 1; G. A., La tradizione subalpina, in «Il Lavoro», XXIII, 26, 30 gennaio 1925, pp. 1-2; L’elogiatore del bastone austriaco, in «Il Lavoro», XXIII, 28, 1° febbraio 1925, p. 2. 29 Giuseppe Prezzolini, Energica cura d’un bilioso, in «Corriere Mercantile», CI, 25, 29-30 gennaio 1925, p. 2; Giuseppe Prezzolini, Neogiolittismo, in «Corriere Mercantile», CI, 32, 6-7 febbraio 1925, p. 1; Giuseppe Prezzolini, Pillole, in «Corriere Mercantile», CI, 48, 19-20 febbraio 1925, p. 2. 30 L’antifascista riluttante, cit., pp. 388-389. XIX di dispetto – sia quello con il vecchio uomo politico lucano Giustino Fortunato. Curioso ma non sorprendente, se è vero che lo stesso senatore meridionale, agiato proprietario terriero e membro di quella classe di notabili che visse con imbarazzo e talvolta fastidio – ma non sempre senza cedimenti all’approvazione – la scalata del fascismo al potere cogliendone il portato sostanzialmente sovversivo degli esordi, era in fondo della stessa opinione del giovane giornalista nel biasimare gli eccessi di intransigenza al limite del fanatismo, specialmente se conditi da una visione dei rapporti tra le classi troppo protesa verso la trasformazione dell’ordine sociale costituito, che avevano condotto all’estero il comune amico Salvemini e alla morte Amendola e Gobetti. L’ammirazione per don Giustino, intuibile solo di rimando dagli ultimi due volumi del carteggio curato da Emilio Gentile nei quali le lettere indirizzate ad Ansaldo ricorrono con impressionante frequenza (le risposte inviate da quest’ultimo andarono infatti bruciate alla morte dell’insigne studioso), e confermata dalla diffusione pubblica che di alcuni passaggi epistolari diede lo stesso giornalista in una celebre serie di articoli pubblicati sul «Borghese»31, emerge in modo chiaro anche dai numerosi riferimenti agli scritti e alle parole del vegliardo riscontrabili in alcuni testi di Ansaldo risalenti agli anni del «Lavoro» redatti in parallelo con il consolidamento del loro rapporto di amicizia: ormai anziano e affetto da problemi di salute, Fortunato accoglieva con commozione e un pizzico di vanità le citazioni a lui riservate, andando a caccia delle poche copie del «Lavoro» disponibili a Napoli, dove viveva insieme alla sorella Anna, in occasione dell’uscita dei pezzi che lo riguardavano; e Ansaldo, dal canto suo, apprezzava sinceramente la nobiltà di quella figura d’altri tempi, con il quale condivideva l’analoga consapevolezza che i problemi del Mezzogiorno dipendessero della persistenza delle ragioni di una secolare arretratezza delle plebi agricole poco o nulla scalfita (se non acuita) dalle conquiste risorgimentali. Appare in proposito significativo che in occasione del suo settantacinquesimo compleanno, il 4 settembre 1924, Ansaldo, redigendo l’articolo Memorie ed auspici, parte del quale Fortunato avrebbe ristampato in appendice al secondo volume del suo Pagine e ricordi parlamentari pubblicato da Vallecchi all’inizio del 1927, individuasse nella prefazione alla sua traduzione delle Odi oraziane – uscita soltanto nel 1926 presso l’editore Cuggiani di Roma – una speciale affinità tra i precetti morali del poeta venosino e il solido attaccamento 31 Dei quattro tomi che compongono il carteggio di Giustino Fortunato curato da Emilio Gentile per Laterza tra il 1978 e il 1981 è appunto il caso di ricordare soltanto gli ultimi due, in cui si trovano sparse circa centocinquanta lettere (molte delle quali edite in forma parziale) perlopiù inviate da Giustino Fortunato a Ansaldo (Carteggio 1923-1926, Roma-Bari, Laterza, 1981; Carteggio 1927-1932, Roma-Bari, Laterza, 1981). Buona parte di queste era già stata resa pubblica dallo stesso Ansaldo all’interno dello scritto Le lamentazioni di «Don Giustino», uscito sul «Borghese» in quattro puntate (VII, 21, 25 maggio 1956, pp. 841-844; VII, 22, 1° giugno 1956, pp. 878-880; VII, 23, 8 giugno 1956, pp. 920-922; VII, 24, 15 giugno 1956, pp. 955-957), e ristampato in volume con il titolo Affezionatissimo Giustino Fortunato, introduzione di Arturo Fratta, Sorrento-Napoli, Di Mauro, 1994. XX alle tradizioni, alle genti e alle memorie locali che solo l’alta società meridionale intrisa di umanesimo e poco incline al tecnicismo, di cui l’uomo di Rionero in Vulture era esimio rappresentante, sapeva valorizzare nelle dovute proporzioni rinfocolando la speranza di un possibile riscatto del Meridione postunitario32. Con analogo entusiasmo Fortunato salutò più di un anno dopo La votazione di Palermo, un articolo nel quale Ansaldo, dimostrando grande profondità di veduta, commentava la schiacciante vittoria della lista filofascista alle elezioni amministrative per il Consiglio comunale del capoluogo siciliano del 2 agosto 1925 denunciando come il consenso ottenuto dal fascismo, movimento per nulla estraneo al corso della storia italiana, fosse reale, non indotto da mezzi coercitivi, e motivato dalla abilità di Mussolini nel cogliere e stimolare aspetti da sempre presenti nell’indole popolare33. Ed era soprattutto nella conclusione, in cui si affidavano le sorti del riscatto italiano, così come era avvenuto per il processo di unificazione, a una ristretta élite aristocratica e borghese di grandi uomini capaci di ergersi al di sopra della moltitudine, che Fortunato riconosceva le linee guida della sua condotta politica, ricordata senza troppa gratitudine dai suoi rozzi compaesani. Ansaldo, che avrebbe fatto visita a Fortunato nella sua casa napoletana agli inizi dell’ottobre 1925, si terrà in stretto rapporto epistolare con lui fino alla morte sopraggiunta il 23 luglio 1932. L’individuazione delle reali motivazioni dell’antifascismo di Ansaldo, che avrebbero determinato una sostanziale evoluzione del suo rapporto con il regime fino al suo totale sovvertimento, non deve tuttavia far sottostimare l’opera da lui tenacemente condotta tra il 1922 e il 1925, sebbene si debba rilevare come l’impostazione dei suoi scritti fosse meno incline a opporre un sistema ideologico alternativo a quello vigente di quanto lo fosse a ironizzare sulle personalità protagoniste del nuovo corso politico: ed egli, lungi dal volersi considerare un “ideologo” dell’opposizione, finì soprattutto per farsi coinvolgere in occasioni di contrasto personale determinate dei suoi articoli, non indietreggiando di fronte a una reazione avversaria che, dalle forme più lievi della polemica letteraria fino alle aperte manifestazioni di violenza, non mancò di farsi attendere. L’episodio più noto, di certo quello capace di destare maggiori preoccupazioni, resta senza dubbio quello relativo all’uscita del n. 24 della «Rivoluzione Liberale» del 10 giugno 1924, immediatamente sequestrato – seppur già parzialmente diffuso – per ordine del Prefetto di Torino a causa dell’articolo Il re democratico accusato di contenere espressioni irriguardose 32 Giovanni Ansaldo, Memorie ed auspici, in «Il Lavoro», XXII, 212, 4 settembre 1924, p. 1 (poi, in versione ridotta, in Giustino Fortunato, Pagine e ricordi parlamentari, Firenze, Vallecchi, 1927, vol. II, pp. 320-322). 33 G. A., La votazione di Palermo, in «Il Lavoro», XXIII, 185, 5 agosto 1925, p. 1. XXI nei confronti di Vittorio Emanuele III34. Nel suo scritto Ansaldo ricordava un incontro con l’automobile regale avvenuto in una giornata del 1915 quando, in qualità di sottotenente, marciava alla testa di una disordinata colonna militare, definendo la condotta del sovrano in quell’occasione «moscia e scalcinata» per non aver preteso maggiore compostezza da quei soldati allo sbando ed essersi limitato a incaricare un generale di “pregare” gli ufficiali di ripristinare l’ordine; l’aneddoto introduceva un impietoso ritratto del re, certo dileggiato per la sua scarsa attitudine alle esibizioni in pubblico, per le sue superficiali ambizioni di modernità, per l’inettitudine a indossare in modo dignitoso le divise militari, per la goffaggine con la quale compariva nelle retrovie munito di una gigantesca macchina fotografica, ma accusato, in sostanza, di aver destituito l’istituto monarchico di quella rispettabilità e autorevolezza che, al di là delle considerazioni più banali, erano clamorosamente venute meno anche nell’atteggiamento esibito nei confronti dell’avanzata fascista. Se il vilipendio al sovrano rendeva poco probabile lo scatenarsi di reazioni violente da parte di facinorosi più o meno autorizzati dalle gerarchie a reprimere il dissenso – si era, tra l’altro, nelle movimentate giornate del rapimento del segretario del Partito Socialista Unitario Giacomo Matteotti –, nondimeno apparivano alte le probabilità di incorrere in pesanti conseguenze legali: Gobetti, in qualità di editore, e Ansaldo, come estensore dell’articolo, furono citati in giudizio dal Procuratore del Re presso il Regio Tribunale di Torino il 13 agosto e convocati in udienza per il 14 ottobre 1924. Tre mesi di ansie si risolsero quasi istantaneamente grazie al provvidenziale intervento dell’avvocato Cesare Festa – una figura che il giornalista avrebbe ricordato molti anni più tardi in un celebre articolo35 – il quale, vantando un’amicizia di lunga data con Vittorio Emanuele III cui lo legava anche la comune militanza massonica (che peraltro coinvolgeva lo stesso Ansaldo), si fece accompagnare dal giornalista presso la residenza estiva di San Rossore – probabilmente il 13 settembre – e ottenne, con il perdono del sovrano, l’immediata archiviazione del caso36. 34 Sullo scambio di note informative tra il Prefetto di Torino, Enrico Palmieri e Benito Mussolini, in merito al sequestro del numero della «Rivoluzione Liberale» del 10 giugno 1924 e alla connessa perquisizione dell’abitazione di Gobetti al n. 60 di via XX Settembre effettuata dalla polizia torinese senza un regolare mandato la mattina del 9 giugno 1924, si veda Renzo De Felice, Piero Gobetti in alcuni documenti di Mussolini, in «il cannocchiale», 5-6, dicembre 1965, pp. 61-67, in particolare pp. 66-67. 35 Giovanni Ansaldo, Il bizzarro amico del Re, in «Storia Illustrata», II, 1, gennaio 1958, pp. 22-29 (ora in L’Italia com’era, cit., pp. 389-394). 36 Circa le preoccupazioni di Ansaldo, aggravate dal fatto che all’incombente udienza giudiziaria si era aggiunta una nuova aspra polemica scoppiata attorno a Gobetti – il quale, in un breve commento all’articolo di Guido Mazzali, Come combattere il fascismo, in «La Rivoluzione Liberale», III, 32, 2 settembre 1924, p. 131, aveva associato ad alcune dichiarazioni del mutilato di guerra Carlo Delcroix l’infelice epiteto di «aborto morale» –, si vedano le notazioni diaristiche del giornalista genovese, riferite al mese di ottobre ma quasi certamente da far risalire a settembre, pubblicate da Giuseppe Marcenaro all’interno del saggio Gobetti e Ansaldo. Luci e ombre di un’amicizia, in «Mezzosecolo», 11, 1994-1996 [finito di stampare: novembre 1997], pp. 123-148, in particolare pp. 141-143. Per la rievocazione della felice conclusione dell’episodio, sviluppata da Ansaldo in forma lievemente romanzata, si veda invece, oltre al citato articolo su Cesare Festa, lo scritto comparso in due puntate sull’«Europeo» (Il re dal cappello a cencio, in «L’Europeo», IV, 2, 11 gennaio 1948, p. 3; Il re dal cappello a cencio, in «L’Europeo», IV, 3, 18 gennaio 1948, p. 6). Cesare Festa, studioso di problemi mercantili e XXII Ben più cruenti, gli scontri in cui Ansaldo sarebbe incappato tra la fine del 1924 e la fine 1925, un anno che si sarebbe concluso con la sua cacciata dal «Lavoro» per ordine prefettizio, sono sufficienti a ricostruire un clima che per gli oppositori del regime si era fatto sempre più incandescente. Inviato a Carrara nel dicembre 1924 per seguire la vertenza tra gli industriali e i lavoratori delle cave di marmo i quali, fomentati dal ras della cittadina toscana Renato Ricci – futuro Ministro delle Corporazioni e presidente dell’Opera Nazionale Balilla 37 –, avevano dato vita a uno sciopero che, seppur protrattosi per ben quarantasette giorni, era parso ai giornalisti accorsi sul luogo imposto più dalle motivazioni personali dello squadrismo locale che da reali rivendicazioni sindacali, Ansaldo si trovò coinvolto nella brutale aggressione fascista alla quale alcuni cronisti (insieme con lui erano Giuseppe Sprovieri del «Mondo», Alfredo Ceriani del «Corriere della Sera» e Ettore Soave della «Stampa») furono sottoposti la sera del 19 dicembre nel principale albergo del centro, l’Hotel Carrara. Rimessosi dalla “legnata” ricevuta, all’inizio di febbraio Ansaldo si trovò subito a fronteggiare una polemica con padre Ermenegildo Pistelli, professore dell’Università degli Studi di Firenze da lui accusato – nell’articolo Pistola ad Omero, il cui titolo alludeva allo pseudonimo «Omero Redi» usato dal noto papirologo per firmare la rubrica Pistole di Omero su una delle principali letture giovanili di Ansaldo, il «Giornalino della Domenica» di Vamba – di aver additato a una squadra fascista, nel corso della cerimonia di inaugurazione del rinnovato Ateneo il 20 gennaio 1925, alcuni studenti appartenenti alla Unione goliardica per la libertà da sottoporre a bastonatura. E se questa diatriba fu pazientemente ricomposta grazie alla mediazione di Salvemini, che smentì con forza la fonte del giornalista genovese in una lettera a Gobetti trascritta sul successivo numero della «Rivoluzione Liberale» proprio per evitare che il professore potesse rispondere con una querela per diffamazione dalle buone probabilità di successo38, lo stesso non accadde per la disputa con il giornalista Telesio Interlandi. dell’immigrazione e membro del Consorzio autonomo del porto di Genova, aveva conosciuto Vittorio Emanuele III nella primavera del 1917 ed era stato da questi scelto per comandare la compagnia speciale di mitraglieri addetta a prestare servizio attorno a «Villa Italia», la residenza del re presso Torreano di Martignacco; la leggenda, avallata da Ansaldo – che con lui aveva probabilmente condiviso l’appartenenza alla loggia massonica «Trionfo Ligure-Secolo Nuovo» –, vuole che il Festa avesse rincuorato il sovrano in lacrime di fronte allo sbandamento delle truppe italiane nei giorni di Caporetto. 37 Ansaldo, che curiosamente ritroverà Ricci nel carcere di Procida alla fine del 1945, ricorderà i tumultuosi avvenimenti del dicembre 1924 in un articolo pubblicato sul «Borghese» in occasione della morte dell’ex gerarca (Giovanni Ansaldo, Ricordo di Renato Ricci, in «il Borghese», VII, 5, 3 febbraio 1956, pp. 177-179; ora in Giovanni Ansaldo, Vecchie zie e altri mostri, a cura di Giuseppe Marcenaro, Genova, De Ferrari, 1990, pp. 375-381). 38 La settimana successiva all’uscita di Pistola ad Omero, pubblicato con la sigla G. A. in «La Rivoluzione Liberale», IV, 6, 8 febbraio 1925, p. 27, comparve la lettera di smentita di Salvemini datata 11 febbraio 1925, sotto il titolo Rettifica alla “Pistola ad Omero” (IV, 7, 15 febbraio 1925, p. 29); a questa Ansaldo aggiunse, su sollecitazione degli amici, una personale rettifica (Ancora sulla “Pistola ad Omero”, in «La Rivoluzione Liberale», IV, 8, 22 febbraio 1925, p. 36), nella quale dichiarava di aver tratto la falsa informazione da un bollettino clandestino di propaganda antifascista di cui non svelava il nome (e che era certamente «Non Mollare», come si evince da una lettera di Ansaldo a Gobetti del 24 marzo 1925, edita in Lettere di Giovanni Ansaldo a Piero Gobetti (1923-1925), cit., pp. 111-112). La polemica avrebbe trovato conclusione soltanto alcune settimane più tardi con la pubblicazione, inspiegabilmente ritardata da Gobetti, di una dichiarazione XXIII Alfiere dell’ala estremista del partito fascista, il direttore del «Tevere» aveva promosso nel mese di febbraio una violenta campagna di stampa contro il capitano Ettore Viola, sollevato dall’incarico da Mussolini con l’intero vertice dell’Associazione Nazionale dei Combattenti il 2 marzo 1925 per l’eccesso di autonomia con la quale il movimento era stato fino a quel momento condotto. Nel riferire la notizia, «Il Lavoro», mostrando condiscendenza verso il Viola, pur sempre un reduce decorato con la medaglia d’oro, rilevava con disappunto le intemperanze verbali del «Tevere», suscitando le ire di Interlandi, il quale, negando alla testata socialista il diritto di difendere quegli stessi reduci e decorati di guerra che nel 1919 aveva, a suo avviso, provveduto a denigrare, spostava rapidamente la polemica sul piano personale. Indispettito per il corsivo – anonimo, ma quasi certamente vergato da Ansaldo – pubblicato sotto il titolo Fasolino, il direttore del quotidiano romano inveiva contro il redattore capo del «Lavoro», riservandogli, nella nota intitolata A viso aperto, l’epiteto di “canaglia”; Ansaldo decise così di inviare i propri padrini, Riccardo Raimondo e Mario Zino, in visita a Interlandi, sfidandolo in un duello che, svoltosi il 15 marzo 1925 nel capoluogo ligure, si concluse con una ferita all’avambraccio destro per entrambi i contendenti39. Nella primavera del 1925 l’escalation proseguiva inarrestabile: il 1° maggio 1925 compariva sul quotidiano liberale «Il Mondo» di Giovanni Amendola un primo elenco dei firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Benedetto Croce in opposizione al Manifesto degli intellettuali fascisti promosso da Giovanni Gentile a conclusione dei lavori del Congresso di cultura fascista di Bologna e pubblicato sul «Popolo d’Italia» il 21 aprile: Ansaldo, che dallo stesso Amendola era stato sollecitato nei giorni immediatamente precedenti la pubblicazione affinché raccogliesse «qualche firma genovese di prim’ordine», compare ovviamente tra i suoi firmatari, allo stesso modo in cui egli non avrebbe negato di apporre il suo nome in calce all’appello promosso in favore di Gaetano Salvemini, arrestato l’8 giugno 1925 in seguito alla chiusura del giornale studentesco «Non Mollare», finito con estrema rapidità nel mirino delle autorità prefettizie. In questa occasione il giornalista non si limitò a sottoscrivere il documento pubblicato sui principali quotidiani di opposizione al regime – e tra questi il «Lavoro», dove comparve il 27 giugno –, né a esprimere la propria indignazione verso gli uomini di cultura che, come Ugo Ojetti, congiunta nella quale alla ricostruzione formale della vicenda seguiva l’accettazione della ritrattazione di Ansaldo da parte di Pistelli che, dal canto suo, ritirava la querela (Giovanni Ansaldo-Ermenegildo Pistelli, Dichiarazioni, in «La Rivoluzione Liberale», IV, 14, 5 aprile 1925, p. 60). 39 Questa la successione degli articoli relativi alla polemica tra «Il Lavoro» e «Il Tevere» progressivamente sfociata in un aspro confronto personale tra i due giornalisti: Gli attacchi contro la medaglia d’oro Viola, in «Il Lavoro», XXIII, 46, 22 febbraio 1925, pp. 1-2; Il truffaldino genovese, in «Il Tevere», II, 47, 24 febbraio 1925, p. 1; Fasolino, in «Il Lavoro», XXIII, 49, 26 febbraio 1925, p. 1; A viso aperto, in «Il Tevere», II, 55, 5 marzo 1925, p. 1. Sullo svolgimento del duello si veda il verbale di scontro pubblicato sul quotidiano genovese al quale seguiva una replica definitiva del giornale a proposito delle contestazioni mosse da Interlandi su alcune frasi ingiuriose verso i combattenti tratte da articoli risalenti al 1919 (Vertenza Ansaldo-Interlandi, in «Il Lavoro», XXIII, 65, 17 marzo 1925, p. 1). XXIV assistevano raccolti in un pavido silenzio all’evolversi della vicenda, ma si produsse in una concreta manifestazione di solidarietà: il 13 luglio, nel giorno della prima udienza presso il Tribunale di Firenze conclusasi con il rinvio del processo e con la scarcerazione del suo “maestro”, cui era concessa la libertà provvisoria, Ansaldo si recò personalmente nel capoluogo toscano sfuggendo non senza qualche ammaccatura all’immancabile bastonatura fascista che coinvolse anche il colonnello Raffaele Rossetti e il deputato unitario Enrico Gonzales. Alle stesse convulse giornate si data, infine, la polemica sostenuta da Ansaldo con l’organo ufficiale del partito fascista, «Il Popolo d’Italia»: sollecitato da un editoriale, intitolato Francia Sud-Ovest, nel quale il redattore capo del «Lavoro» si era prodotto in un aperto elogio dell’opera svolta dai contadini italiani emigrati in Francia, lodando il coraggio mostrato nell’abbandono delle miserie del proprio ingrato paese di provenienza, il quotidiano diretto da Arnaldo Mussolini stampava, sotto il poco amichevole titolo Pecore rognose, un trafiletto nel quale Ansaldo veniva attaccato con violenza per la sua condotta palesemente antinazionale. Il tono della replica era tale da indurre il giornalista, ormai avvezzo alle pratiche cavalleresche, a inviare i propri padrini, Gerolamo Morgavi e Federico Delpino, presso il direttore del giornale fascista; nello svolgimento della vertenza, tuttavia, interveniva a rivendicare la paternità del corsivo ingiurioso il redattore Piero Parini – anche se, secondo quanto ha rivelato Marcello Staglieno, l’autore della nota sarebbe da individuare in altro giornalista ancora, Mirko Ardemagni – che si assumeva la responsabilità di incrociare le spade con Ansaldo in un duello svoltosi in una villa del quartiere di Albaro il 2 luglio 192540. Sebbene sia possibile ricondurre molti degli episodi qui brevemente ricostruiti alle ordinarie consuetudini giornalistiche del tempo, tantopiù che spesso le schermaglie scaturivano da polemiche piuttosto datate e capziose, tali avvenimenti risultano comunque indicativi di un clima sempre meno sostenibile per chi non fosse allineato alle direttive del nuovo regime. In questo contesto la lunga serie di attentati che andava coinvolgendo il duce del fascismo, attuati o semplicemente orditi, costituì un pretesto inoppugnabile per perpetrare nuove violenze e smantellare gradatamente le fondamentali libertà personali fino a quel 40 Riporto anche in questo caso gli estremi degli articoli citati: Giovanni Ansaldo, Francia Sud-Ovest, in «Il Lavoro», XXIII, 136, 10 giugno 1925, p. 1; Pecore rognose (rubrica I discorsi del giorno), in «Il Popolo d’Italia», XI, 139, 12 giugno 1925, p. 2. Il quotidiano genovese continuò a fornire aggiornamenti sulla vicenda pubblicando sia il verbale di vertenza con Arnaldo Mussolini (Verbale di vertenza, in «Il Lavoro», XXIII, 142, 17 giugno 1925, p. 1) sia, a cose fatte, quello di scontro con Parini (Duello Ansaldo-Parini, in «Il Lavoro», XXIII, 156, 3 luglio 1925, p. 1). Marcello Staglieno ha ricostruito esaustivamente la polemica tra Ansaldo e «Il Popolo d’Italia» alle pp. 237-239 di Arnaldo e Benito. Due fratelli, Milano, Mondadori, 2003, ascrivendo sulla base delle testimonianze fornitegli da Giorgio Pini (che riportava a sua volta una confidenza di Sandro Giuliani) e da Dino Grandi, le responsabilità della nota contro Ansaldo a «Mirko Ardemagni, trentaquattrenne cremonese che, da Genova, mandava ogni tanto qualche corsivo al “Popolo d’Italia”. In quanto semplice collaboratore (entrerà stabilmente nel quotidiano nel 1927), non aveva però un peso sufficiente per rendere più autorevole, “ufficiale” l’insulto» (p. 238). XXV momento garantite dalle vecchie istituzioni dello Stato liberale: ciò che sarebbe accaduto in seguito alla più eclatante delle aggressioni subite da Mussolini, quella bolognese del 31 ottobre 1926, con la soppressione dei partiti e degli organi di stampa di opposizione, si era già verificato, in forma meno esplicita, anche dopo la scoperta, il 4 novembre 1925, della congiura tramata da Tito Zaniboni e Luigi Capello. Subendo una sorte comune agli altri quotidiani più o meno marcatamente antifascisti, «Il Lavoro», la cui redazione era stata presa d’assalto dalle squadre fasciste, fu costretto a sospendere le pubblicazioni dal 6 al 25 novembre 1925 e, ripresentandosi ai lettori il giorno 26, a esibire in prima pagina un trafiletto nel quale si dava notizia delle dimissioni di Giovanni Ansaldo – che, in ossequio alle nuove disposizioni di legge miranti a individuare il gerente in un effettivo membro della redazione, aveva preso a firmare come redattore responsabile a partire dal 23 luglio 1924 in luogo dello “storico” gerente del giornale Francesco Ghinatti – dall’incarico di redattore capo, pagando il pegno richiesto dalle autorità per il ritorno nelle edicole del quotidiano41. Additato dagli organi repressivi del regime come una minaccia da rimuovere, Ansaldo, che pure continuò a partecipare alla vita del giornale genovese con mansioni di carattere tecnico nonostante gli fosse stata preclusa la possibilità di scrivere e firmare, necessitava dunque di una nuova sistemazione lavorativa: pareva però difficile riuscire a orientarsi e a trovare collocazione in un panorama editoriale ormai completamente sconvolto dal giro di vite impresso dalle autorità negli ultimi mesi del 1925, al punto da coinvolgere le stesse proprietà aziendali. Con l’allontanamento dei fratelli Albertini dal «Corriere della Sera» e quello di Alfredo Frassati e di Luigi Salvatorelli dalla «Stampa» (le cui pubblicazioni furono addirittura sospese per l’intero mese di ottobre42), con l’intimazione a Piero Gobetti, destinata drammaticamente a prefigurare esplicite vie di fatto, di cessare ogni attività editoriale notificata dal Prefetto alla fine di novembre, la stampa italiana si avviava a perdere anche gli ultimi residui spazi di libertà. 41 Il 26 novembre, alla ripresa delle pubblicazioni, sulla prima pagina del «Lavoro» era riportata la lettera di dimissioni di Ansaldo datata 24 novembre 1925: «Con la presente rassegno le dimissioni da redattore capo responsabile del “Lavoro”. Allontanandomi dalla quotidiana fatica del giornale, cui dedicai tutto me stesso, sento il dovere di ringraziarvi per la completa libertà di opinione e di giudizi che mi fu sempre assicurata in queste pagine. Abbiatevi le espressioni della mia amicizia immutata»; segue la replica: «Il Consiglio d’Amministrazione, accettando con vivo rammarico le dimissioni da redattore capo responsabile del dottor Giovanni Ansaldo, gli rivolge, col saluto più affettuoso, il ringraziamento più fervido per l’opera prestata al giornale. A questi sentimenti partecipa, con animo fraterno, tutta la famiglia del “Lavoro”. Come Responsabile del giornale firmerà d’oggi in poi il nostro direttore amministrativo, Carlo Bordiga». In proposito si legga anche la lettera a Piero Gobetti del 5 novembre 1925: «Non so nulla circa il “Lavoro”. I fascisti si sono rifiutati di concedere la ripresa fin che Canepa ed io fossimo al giornale. Contro di me c’era poi anche una specie di rappresaglia, organizzata e preparata da un gruppo di energumeni. Lasciai perciò Bordiga, l’amministratore, sul campo, ed io mi misi da parte. Non ti nascondo che, se fosse un po’ più favorevole la stagione, cercherei di andarmene fuori d’Italia per un po’ di tempo con qualche incarico corrispondenzaio. Vedremo» (Lettere di Giovanni Ansaldo a Piero Gobetti (1923-1925), cit., p. 119). 42 Un articolo di Luigi Ambrosini del 28 settembre 1925, nel quale si accusava l’esercito di aver devastato il paesino di Borgofranco d’Ivrea durante le manovre militari allora in corso di svolgimento, assicurò al quotidiano torinese una seconda diffida prefettizia, in virtù della quale le pubblicazioni furono sospese fino alla nomina di un nuovo gerente in sostituzione di Vittorio Banzatti; «La Stampa» ricomparve soltanto il 3 novembre sotto la responsabilità di Gigi Michelotti, coadiuvato da Gino Pestelli in qualità di condirettore. XXVI Collaboratore della «Stampa» sin dal marzo 1923, specialmente in occasione dei due viaggi compiuti in Germania nel corso di quell’anno, Ansaldo aveva mantenuto vivo il rapporto con la redazione del quotidiano torinese anche negli anni successivi, scegliendo alfine di concentrare esclusivamente in quella sede i suoi articoli dopo l’allontanamento dal «Lavoro». Il mutamento di indirizzo fu comunque totale: privato del passaporto (una limitazione che gli impediva di pensare a un incarico come corrispondente estero) nonché della possibilità di firmare i suoi pezzi, invitato ad astenersi dal commentare gli avvenimenti politici di attualità, Ansaldo fu costretto a reinventare il suo approccio alla professione e a modificare profondamente il suo orizzonte tematico e il suo stile giornalistico. Nacque in quel frangente l’idea di siglare gli articoli con un segno tipografico a forma di stella, che qualche anno più tardi lo avrebbe reso celebre e definitivamente individuabile sulle colonne del «Lavoro» come «Stella Nera», un simbolo così resistente da accompagnare i suoi scritti in tutte le successive avventure editoriali. Per quanto riguarda, invece, la scelta degli argomenti oggetto di trattazione, Ansaldo, sviluppando ulteriormente le sue qualità di narratore di storie minime e remote, si propose di approfondire quegli interessi culturali e storici che andarono a costituire le solide fondamenta di una cifra stilistica di indubbia originalità. Se si escludono infatti i pochi articoli con i quali Ansaldo, appositamente inviato da Gino Pestelli, raccontava da Assisi le cerimonie per il centenario francescano celebrate nelle notti del 31 luglio e del 1° agosto 1926, le sue numerose collaborazioni si muovono in uno spazio molto vasto che si estende dalla rievocazione di episodi di storia ligure e genovese ai ricordi relativi ai viaggi europei e agli avvenimenti vissuti durante l’esperienza sul fronte della Prima guerra mondiale, dalla ricostruzione di personaggi o eventi importanti nella storia nazionale, spesso occasionati dalla compulsiva lettura di libri rari e dimenticati, a intonazioni di indole narrativa legate a figure di emigranti còlte nei loro viaggi sui velieri e sui transatlantici guidati un tempo dal padre. Ad acuire gli sconvolgimenti portati dalle restrizioni politiche della fine del 1925, il 1926 si apriva con due gravi lutti nella vita di Ansaldo: nella notte tra il 14 e il 15 febbraio si spegneva, all’età di sessantanove anni, il padre Francesco, qualche ora prima che Piero Gobetti, partito il 6 febbraio per Parigi per proseguirvi le sue attività editoriali ormai impossibili da condurre in Italia, trovasse la morte in una clinica di Neully-Sur-Seine per una bronchite aggravata da problemi cardiaci e dai postumi delle aggressioni subite nei mesi precedenti. La perdita di due punti di riferimento così importanti nella sua esistenza quotidiana, ma anche nel sistema di valori che aveva guidato le sue azioni fino a quel momento, costituì un vero e proprio momento di svolta, tanto da poter con buona XXVII approssimazione far risalire a questo istante un primo impulso a cercare un distacco dall’ambiente che lo aveva fin lì circondato. Commemorato Gobetti con un brevissimo e asettico corsivo posto in calce alla notizia della sua morte sulla quinta pagina del «Lavoro» del 17 febbraio 1925 (che appare quasi certamente di suo pugno, mentre sarà Santino Caramella a firmare, il giorno successivo, un più ampio profilo dello sfortunato intellettuale torinese), omaggiato il padre con gli ampi articoli di costume usciti sulla «Stampa», nei quali amorosamente trascriveva alcuni degli appunti lasciati sui quaderni di bordo compilati durante le traversate oceaniche, Ansaldo si trovava in uno stato di totale smarrimento di fronte all’aggravarsi della situazione politica italiana nel corso del 1926. E forse in conseguenza di questa incertezza, la sera dell’attentato a Mussolini, avrebbe compiuto un gesto di cui si sarebbe a lungo pentito, fuggendo da Genova in direzione Milano, dove, aiutato dai fitti legami con gli uomini della cooperazione antifascista, avrebbe atteso in clandestinità il momento opportuno per rifugiarsi all’estero. XXVIII II 1926-1935 Diffusasi anche a Genova la notizia che Benito Mussolini, in visita a Bologna, aveva miracolosamente evitato il colpo di pistola di un attentatore, il sedicenne Anteo Zamboni, immediatamente linciato dalla folla inferocita, le squadre fasciste si riversarono nelle strade prendendo di mira i simboli dell’opposizione politica cittadina, prima tra tutte la redazione del «Lavoro», messa a ferro e fuoco e teatro di scontri che avrebbero lasciato sul terreno tre morti (un carabiniere e due fascisti). È significativo notare che al divampare del tumulto – lo avrebbe ricordato lo stesso Ansaldo in un puntuale passaggio delle sue memorie43 –, non furono estranei moventi di natura prettamente personale, se è vero che la devastazione delle rotative del giornale, tra l’altro prive della necessaria tutela assicurativa per ragioni di eccessiva parsimonia amministrativa, fu capeggiata dai redattori del rivale «Giornale di Genova», ansiosi di liberarsi della sua ingombrante concorrenza commerciale. Rientrato da Alessandria in treno e recatosi alla biblioteca della Società di Letture e Conversazioni Scientifiche, Ansaldo, che pure al «Lavoro» era ufficialmente sprovvisto di un impiego già da un anno esatto, riceveva la notizia delle agitazioni in salita Di Negro e, vista la concitazione del momento e l’inarrestabile foga con la quale gli squadristi si stavano scagliando anche verso le abitazioni delle personalità più vicine ai movimenti antifascisti, decideva con Tito Rosina di allontanarsi dal centro a bordo di un taxi, per passare la notte nella casa di campagna dell’amico, nell’immediato entroterra, e ripartire in treno per Milano la mattina del 1° novembre. Ospitato nel capoluogo lombardo dai cugini Vismara, Ansaldo, allarmato dalle notizie provenienti da Genova, dove la sua casa aveva ricevuto la poco gradita visita di una squadra fascista che aveva rovistato tra le sue carte senza però abbandonarsi a più gravi devastazioni, contattò rapidamente le personalità dell’antifascismo militante con le quali era da tempo in stretti rapporti epistolari in virtù della comune partecipazione ai movimenti intellettuali e politici che avevano fino a quel momento avversato il regime. Fu in particolare la casa di 43 L’antifascista riluttante, cit., pp. 254-255. XXIX Carlo Rosselli e della sua giovane sposa inglese Marion Cave, all’ultimo piano di via Borghetto 5, divenuta uno dei centri di maggiore fermento nell’organizzazione degli espatri degli uomini più esposti al pericolo di rappresaglie o dell’arresto, a costituire il più concreto punto di riferimento nell’elaborazione del suo piano di fuga, mirato a raggiungere Parigi e svolgere nella capitale francese la sua attività di giornalista, evitando però di prendere parte alla lotta antifascista promossa dai fuorusciti. Il rapporto con i fratelli Rosselli, e in particolare con Carlo più che con il meno intransigente Nello, assassinati a Bagnoles-de-l’Orne il 9 giugno 1937, meriterebbe senza dubbio una trattazione più approfondita, tanto questo pare segnare in maniera incontrovertibile e con tappe ben riconoscibili il percorso di Ansaldo dall’antifascismo al fascismo, in direzione antitetica rispetto all’evoluzione osservata nel binomio AnsaldoPrezzolini. Conosciuto a Roma nel 1924 e ritrovato a Genova nel biennio 1925-1926, all’epoca del suo incarico di insegnamento in Economia aziendale presso la Scuola Superiore di Commercio, Carlo Rosselli sarebbe diventato per Ansaldo, una volta penetrato a fondo nella conoscenza dell’uomo nel periodo della “clandestinità” e nelle vicissitudini successive nel carcere di Como, il vero paradigma delle tare dell’antifascismo militante44. Già dalla lettura delle memorie, redatte al suo ritorno a Genova, traspare infatti un giudizio di fondo che, premessa la stima per il suo rigore ideologico e morale, riconosce in Rosselli il prototipo 44 Spostandoci poco oltre il discrimine cronologico della prigionia e del confino, con il quale entrambi, seppur in diversa misura, dovettero fare i conti, troviamo un primo punto di attrito già a partire dall’opportunità per Ansaldo di tornare a scrivere sul «Lavoro»: «Ho sentito dire che forse con l’anno nuovo ti rileggeremo in Terza pagina, argomento letterario. Lasciami credere che la voce non sia esatta e che invece Tu sia ben radicato nel proposito comasco: silenzio per un biennio. Non riesco a immaginare quali possano essere stati gli argomenti da indurti a un tale capovolgimento. […] Per lettera e con così monche informazioni non si può evidentemente discutere. Si può solo permettersi di dire in anticipo la propria impressione nella speranza – vorrei dire la certezza – che l’interessato si convinca che viene da un sincerissimo amico che ha lungamente riflettuto sulla questione. Oggi non ci sono garanzie che tengano. Rientrati con tutti gli onori a bandiera spiegata c’è da vedersi licenziati come serve al primo incidente! E allora la liquidazione è melanconica e umiliante. Ti offendi se ti chiedo a nomi di molti che Ti vogliono bene di ripensarci ancora?» (lettera di Carlo Rosselli a Ansaldo del 20 dicembre 1927, parzialmente riprodotta in Marcello Staglieno, Un conservatore tra fascismo e antifascismo, cit., p. 90, nota 144). Ansaldo non solo ignorerà il suggerimento di Rosselli – che pur ben conoscendo le peculiarità dell’antifascismo del giornalista genovese gli aveva prospettato, durante la comune permanenza nel carcere di Como, l’impossibilità di mutare la sua posizione politica nei confronti del fascismo data la sua ormai conclamata compromissione –, ma si avvicinerà sempre di più alle posizioni del regime giungendo alla fine del 1935 ad appoggiare apertamente la guerra etiopica: Rosselli, in risposta a un passaggio dell’articolo Il sinedrio e l’Italia apparso sul «Lavoro» il 15 settembre 1935, gli avrebbe allora indirizzato una nota anonima significativamente intitolata Osceno Ansaldo (in «Giustizia e Libertà», II, 38, 20 settembre 1935, p. 1), nella quale la figura del vecchio compagno di militanza, un anno esatto prima dell’assunzione della direzione del «Telegrafo», era assurta a simbolo dell’abiezione morale della borghesia italiana. Poca commozione mostrò Ansaldo nel commentare l’assassinio dei fratelli Carlo e Nello, al quale probabilmente non fu estraneo Galeazzo Ciano, redigendo un pezzo anonimo in cui attribuiva le responsabilità dell’accaduto a un regolamento di conti interno al gruppo dei fuorusciti (Il fuoruscito Carlo Rosselli e suo fratello Nello trovati trucidati a pugnalate in un bosco dell’Orne, in «Il Telegrafo», LX, 139, 12 giugno 1937, p. 1). Nemmeno nel dopoguerra Ansaldo riuscì a liberarsi dell’ombra di Rosselli, fonte di un costante rovello morale, tanto da riferirsi a lui in più di una circostanza: ricordando la fuga di Turati da Milano (Quando Turati partì, in «Il Tempo di Milano», III, 240, 10 ottobre 1948, p. 3), insisteva sul ruolo del militante antifascista e sulla sua ambizione nel portare a termine l’impresa per diventare il punto di riferimento dell’opposizione in Italia; due anni più tardi avrebbe attirato su di sé le ire di Amalia Rosselli, madre dei due fratelli, in seguito alla pubblicazione di un articolo nel quale esibiva un “blasfemo” paragone tra Carlo e l’amico di gioventù Jean Luchaire, giustiziato in Francia per collaborazionismo il 22 febbraio 1946 (I fantasmi dei Luchaire, in «Il Tempo», VII, 26, 26 gennaio 1950, p. 3, ora, con lievi modifiche, in Il mare e l’ulivo. Racconti dalla Toscana, prefazione di Giuseppe Marcenaro, Livorno, Debatte, 2010, pp. 61-65). XXX psicologico di un contegno troppo incline all’arrivismo e al fanatismo, davvero poco conciliabile con la sua concezione della vita politica: Chiesi al Rosselli perché non espatriava anche lui. Ma il Rosselli, organizzatore animoso di espatri altrui, non ci pensava. Egli, finché era possibile, diceva, voleva restare in Italia; restare, per organizzare qualcosa, per resistere ancora, per mantenere contatti dall’interno coll’estero, eccetera. Il Rosselli, in realtà, guidato dal suo istinto politico, aveva molto bene compreso che il fuoriuscitismo era un «ramo secco», e che ogni fuoruscito sarebbe stato un uomo politicamente morto; perciò egli non intendeva minimamente fuoruscire, e preferiva vessazioni e confino, in Italia; e d’altra parte, incitava quanta più gente poteva ad espatriare, un po’ per accrescere lo scandalo pubblico, la rabbia dei potenti, la esasperazione generale, e un po’ – diciamo tutto – per levarsi di torno concorrenti o predecessori, pesi morti della politica di opposizione, com’egli la intendeva45. L’attesa, consumata con ansia crescente, fu premiata solo alla fine del mese di novembre, vista la priorità pretesa dalla fuga di Claudio Treves e Giuseppe Saragat, che il 20 novembre partirono alla volta di Lugano, e soprattutto dal tentativo di far espatriare Filippo Turati, allontanato dalla sua casa di Piazza Duomo il 24 novembre (la celebre fuga in motoscafo da Savona verso le coste della Corsica, effettuata con il contributo di Carlo Rosselli, Ferruccio Parri e Sandro Pertini – per citare solo i nomi più noti – si sarebbe svolta dopo diverse peripezie soltanto il 12 dicembre): la mattina di domenica 28 novembre insieme a Carlo Silvestri, giornalista del «Corriere della Sera» parimenti intenzionato a espatriare, e sotto la guida di Riccardo Bauer, Ansaldo fu trasportato a bordo di un’auto in direzione di Como, dove, attraverso la Val d’Intelvi, avrebbe dovuto attraversare la frontiera e prendere la via della Svizzera. Vittime di una soffiata, fermati a un posto di blocco della polizia stradale nei pressi di Argegno, i fuggiaschi subirono un breve interrogatorio e furono immediatamente tradotti nel carcere «San Donnino» di Como, dove Ansaldo e Bauer sarebbero rimasti fino alla concessione della libertà provvisoria il 9 aprile 1927. Riassaporata dopo alcuni mesi una libertà destinata a rivelarsi solo momentanea, Ansaldo si precipitò a Genova per curare con maggiore tranquillità la propria difesa giudiziaria affidata alla tutela dell’avvocato Pier Francesco Erizzo, che qualche mese più tardi avrebbe assistito gli imputati del processo di Savona. Ma fece appena in tempo a ricevere, il 28 aprile, l’offerta di Lodovico Calda – il quale, dopo mesi di lunghe ed estenuanti trattative, rientrava da un recente colloquio con Mussolini con in tasca la possibilità di riprendere le sospese 45 L’antifascista riluttante, cit., pp. 119-120. XXXI pubblicazioni del «Lavoro» a partire dal 5 maggio 192746 – di tornare in salita Di Negro, che il 1° maggio la condanna al confino già piombava sul suo capo. Dopo una notte trascorsa nella Torre di Palazzo Ducale e un paio di settimane passate nel carcere di Marassi, Ansaldo fu spedito nell’isola di Lipari con la previsione di trascorrervi i successivi cinque anni della sua vita. Partito da Genova il 18 maggio e giunto sull’isola siciliana dopo tre giorni e una breve sosta nel carcere di Milazzo, Ansaldo si ambientò subito a Lipari dove, adeguandosi alla convivenza con un campionario di casi umani diversissimi tra loro, ritrovò o conobbe per la prima volta molti oppositori del regime, raramente provenienti dalle file dell’intellettualità borghese, più spesso militanti di livello intermedio dei partiti socialista e comunista: osservandoli da vicino, e notando come, accanto a rari esempi di specchiata moralità, molti di questi si distinguessero per la stessa ignoranza, la stessa grettezza che caratterizzava le esibizioni dei fascisti conosciuti dall’altra parte della barricata, cominciò a covare un crescente fastidio per la compagnia in cui si era cacciato 47. Tuttavia, al di là di questa repulsione epidermica, fu un lungo periodo di riflessione personale a indurre Ansaldo a disconoscere le ragioni della lotta antifascista e rientrare nei ranghi dell’ordine borghese al quale peraltro non aveva mai smesso di ispirare le proprie azioni. La consolazione di nuove ed entusiasmanti letture, avidamente compulsate nel corso dell’estate, rese certamente più tollerabile la permanenza al confino, ma non gli impedì di 46 Oggetto di ricostruzioni numerose e non del tutto omologhe, le trattative per il ritorno alle pubblicazioni del «Lavoro» si sono ammantate di mistero soprattutto in merito alle ragioni che spinsero Mussolini a concedere il suo consenso. Sul caso si è soffermato in particolar modo Umberto Vittorio Cavassa che, in due articoli pubblicati all’inizio del 1971, ha riprodotto alcune lettere del carteggio tra Calda e Mussolini (“Caro Mussolini…”, in «Il Secolo XIX», LXXXIV, 25, 30 gennaio 1971, p. 3; E il duce obbediva, in «Il Secolo XIX», LXXXIV, 37, 13 febbraio 1971, p. 3). Paolo Murialdi (Col «Lavoro» Mussolini disse basta soltanto alla vigilia della guerra. Testimonianze inedite sulla cessione del quotidiano genovese ai sindacati fascisti, in «Problemi dell’informazione», XVII, 1, gennaio-marzo 1992, pp. 115-133), ha spiegato l’avvenimento facendo riferimento all’«opportunità di conservare buoni rapporti con quella frangia del sindacalismo riformista che non era del tutto ostile al fascismo e ai suoi disegni corporativi» e alla «battaglia interventista del 1915» che aveva visto il giornale di Canepa schierarsi sulle posizioni del «Popolo d’Italia» (p. 115). Così invece la racconta Ansaldo: «Calda solo, con tenacia e accortezza di cui non lo avrei ritenuto capace, si accinse all’opera, nientemeno, che di far risorgere il “Lavoro”. Come addentellato, egli si valse delle sue antiche relazioni amichevoli con Mussolini, risalenti all’epoca del crimine interventista, perpetrato in comune, e del fatto che mai, in cinque anni, egli aveva assunto un atteggiamento nemico ad personam. Andò a Roma e si accordò col Rigola e coi Confederali; da questi accordi doveva uscire, ed uscì, appunto la mozione dei Confederali, portata per un giorno al posto d’onore dai giornali del regime […]. Il Calda fu ricevuto due volte da Mussolini. Una, pochi giorni dopo l’attentato. In questo colloquio, le accoglienze furono dapprima violente, quasi; però fu data la promessa di lasciar ripubblicare il giornale. Nell’inverno, il Calda si dimenò più che poté a Roma, nelle anticamere dei ministeri, da Suardo, da Bocchini, tutto pieno di una vanità ben dissimulata sotto la schiettezza “operaistica”, per essere ricevuto così in altre sedi; intanto Bordiga, a Genova, cercava di rimettere insieme un “minimum” di tipografia, per poter riprendere. Quando? La data era ancora incerta al mio ritorno a Genova. Verso la metà di aprile, Calda fu di nuovo ricevuto. L’esordio fu questo: “Ti ho promesso che il giornale uscirà, e mantengo la promessa”. Venuta la questione del “quando”, Mussolini decretò che il giornale sarebbe uscito dopo il suo discorso alla Camera; quel discorso che fu poi detto dell’Ascensione. […] Si parlò poi del programma e dell’azione del giornale. La “linea”, quella della mozione confederale; critica, anche, ma nel sistema del regime, accettato come presupposto» (L’antifascista riluttante, cit., p. 255). 47 Rimane celebre la breve descrizione del confino che Montanelli raccolse da Ansaldo e ricordò in occasione dell’articolo dedicato alla scomparsa del collega: «Era un martirio all’italiana, il confino. Vitto e alloggio gratis, e anche un piccolo stipendio per compensarci della fatica di parlar male del duce che non ce ne lesinava i pretesti. Io mi ci sarei trovato benissimo, se non fosse stato pieno di antifascisti. Li sopportai per alcuni mesi. Poi un giorno li adunai e gli dissi che, ora che li avevo conosciuti, non mi restava che rivolgere domanda di grazia al fascismo e mettermi ai suoi ordini» (Indro Montanelli, Ricordo di Ansaldo, in «Corriere della Sera», XCIV, 203, 2 settembre 1969, p. 3). XXXII tentare tutti i possibili passi per arrivare alla revoca di un provvedimento che, a conti fatti, lo costringeva a espiare per un ideale in cui non era più disposto a credere. Attraverso il suo legale e grazie al costante supporto delle sorelle, Ansaldo cercò di perorare la sua causa presso le gerarchie e finì per stendere una vera e propria retractatio della sua condotta anteriore al 1926, promettendo quel deciso mutamento di indirizzo che, dentro di sé, aveva ormai già maturato. Nel ricorso stilato in data 9 giugno 1927, a completamento di quello da poco presentato dal suo avvocato e indirizzato alla Commissione Centrale per le Assegnazioni al Confino presso il Ministero dell’Interno, Ansaldo cercava anzitutto di presentare in una chiave del tutto slegata dall’azione diretta dei partiti politici la sua precedente attività pubblicistica al «Lavoro» e alla «Stampa», motivando il suo allontanamento da Genova con il timore di possibili violenze; richiamando l’attenzione della commissione sulle nobili ascendenze del suo cognome, il giornalista si impegnava formalmente con le autorità sulla sua condotta futura: Prima di chiudere questo mio ricorso, mi siano consentite due precise considerazioni. E cioè: la prima, che io sottoscritto, riconoscendo il Fascismo come fatto compiuto, assumo impegno di non combatterlo più in alcun modo, anzi di non occuparmi più affatto di politica, come ho esposto aver già fatto negli ultimi due anni; la seconda, che mi obbligo a non tentare in alcun modo di uscire dal Regno, senza permesso dell’autorità. Queste due dichiarazioni non sono frutto di un calcolo recente, fatto per l’opportunità del presente ricorso; ma sono le conseguenze, da me facilmente accettate, di quanto ho esposto fin qui48. Trascorsi poco più di due mesi dal suo arrivo sull’isola, il 10 agosto 1927 Ansaldo lasciava Lipari con in tasca il provvedimento di libertà condizionale; il 5 agosto (ma Ansaldo avrebbe ricevuto la relativa notifica soltanto il 7 settembre, a soli due giorni dall’apertura presso il Tribunale di Savona del processo per l’espatrio di Turati), il Tribunale di Como aveva predisposto la sua assoluzione dall’accusa di tentato espatrio clandestino politico per «mancanza del tentativo». Tra i numerosi interessamenti, millantati o effettivamente esercitati, che portarono a una così repentina archiviazione del suo caso, Ansaldo individuerà l’intervento decisivo nel meno altisonante tra quelli possibili: pare infatti che il ruolo di deus ex machina fosse da attribuire a un suo vecchio amico e compagno di università, Mario Bassanelli, un gerarca fascista di sottordine originario della provincia di Bergamo, che aveva chiesto la sua liberazione a Giacomo Suardo, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e al Ministero dell’Interno, e suo diretto superiore nel partito, in cambio di alcuni servigi prestati in favore della causa del regime. 48 L’antifascista riluttante, cit., p. 412. XXXIII Le vicissitudini posteriori al rientro a Genova restano forse una delle zone d’ombra più difficili da illuminare nella biografia di Ansaldo, specialmente se si voglia prendere in esame il suo caso sotto il profilo prettamente bibliografico. Di certo, al suo ritorno da Lipari egli trovava un panorama giornalistico completamente rivoluzionato rispetto a quando, poco meno di un anno prima, lo aveva abbandonato. Riportato in vita il 5 maggio 1927, anche «Il Lavoro» era stato costretto a inserirsi nell’alveo della politica governativa, esordendo con un articolo programmatico steso da Giuseppe Canepa, nel quale, pur riconoscendo il ruolo peculiare del quotidiano genovese tra gli organi di stampa nazionali, si prendeva atto, analogamente a quanto avrebbe fatto qualche mese dopo Ansaldo nel suo ricorso, della definitiva vittoria del regime fascista e dell’annientamento di ogni forma di opposizione49. Difficile per Calda, che pure avrebbe ottenuto già nel 1929 il reinserimento di Ansaldo nell’Albo dei giornalisti50, tentare di riportare in redazione un elemento reduce dal confino e strenuo avversario del regime fino a tutto il 1925; per l’ex redattore capo, invece, nonostante i rapporti non più idilliaci con molti dei dirigenti del suo vecchio giornale, «Il Lavoro» doveva comunque apparire una soluzione quasi obbligata, dopo che anche «La Stampa», con la cessione della proprietà editoriale da Alfredo Frassati a Giovanni Agnelli e l’assunzione alla direzione di Andrea Torre, poteva considerarsi, seppur su posizioni non estremistiche, un giornale compiutamente “fascistizzato”. Prima di riprendere il proprio posto nel quotidiano che lo aveva visto affacciarsi al giornalismo nel 1919, Ansaldo approfittò del periodo di inattività seguito al ritorno a casa per fissare la sua esperienza personale in un manoscritto, aperto dal titolo Memorie del periodo di mia vita comprendente il soggiorno a Milano, la prigione e il confino (31 ottobre 1926-8 settembre 1927), che soltanto molti decenni più tardi avrebbe conosciuto la pubblicazione a cura di Marcello Staglieno e con il titolo L’antifascista riluttante. Memorie dal carcere e dal confino: nella precisa ricostruzione condotta dallo studioso si ipotizza che la stesura del testo sia stata infatti portata a termine tra il settembre 1927 e l’aprile 1928. Meno agevole appare ristabilire con esattezza le effettive modalità del suo rientro in redazione: sebbene siano 49 È importante ricordare il passaggio delle memorie nel quale si espone la storia compositiva dell’editoriale di Canepa, un testo sul quale si sarebbe basata la futura condotta politica del «Lavoro»; la linea di compromesso con il regime che vi si tracciava, da quel momento in poi sotterraneamente combattuta dal direttore, sarà invece assunta e portata alle estreme conseguenze da Ansaldo: «Appena Calda ebbe fissati i “capisaldi” col principale, prese il treno e andò a Diano; e là espose il concluso a Canepa, e gli chiese a faccia franca di stendere l’articolo programmatico. E l’altro – a faccia ancor più franca di lui – gli stese il programma, currenti calamo; non solo, ma un altro articolo sul Cinque Maggio, che anch’esso uscì sul primo numero della nuova serie. Le bozze del programma scritto da Canepa furono poi sottoposte a revisione, in altissimo loco; furono dal “revisore supremo” corrette e modificate: dimodoché il “Lavoro”, nel primo numero, faceva le contorsioni sulla corda» (L’antifascista riluttante, cit., p. 257). 50 Il Regio Decreto n. 384 del 26 febbraio 1928 conteneva le norme per l’istituzione dell’albo professionale dei giornalisti, diviso in tre ordini (professionisti, praticanti e pubblicisti): non si poteva essere iscritti qualora si fosse ricevuta una condanna penale superiore a 5 anni; in caso di condanna inferiore l’iscrizione era a discrezione del comitato (in ogni caso era vietata l’iscrizione a chiunque avesse svolto un’attività contraria agli interessi della Nazione). XXXIV individuabili diversi articoli di carattere storico e culturale pubblicati tra la fine del 1927 e l’inizio del 1928 che lascerebbero pensare al caratteristico stile di Ansaldo, si può far risalire con un certo margine di sicurezza la costante ripresa dell’apparizione dei suoi scritti sul «Lavoro» al 24 giugno 1928, data in cui si pubblicano due anonimi ritratti – quello del capo della frazione socialdemocratica del Reichstag Hermann Müller e quello del poeta tedesco Stefan George – inseriti all’interno della rubrica Figure del giorno, che da quel momento in poi divenne la sede privilegiata dei testi redatti dal giornalista. Si tratta perlopiù di brevissime note, quasi mai superiori alla mezza colonna, nelle quali erano tratteggiati i profili biografici di personalità del mondo politico, nella stragrande maggioranza dei casi straniere, salite agli onori delle cronache nei più recenti avvenimenti di attualità. Considerata indubbia la paternità della rubrica, tutti gli scritti inseriti al suo interno a partire da questa data, seppure mai firmati o siglati, sono stati annoverati nella presente bibliografia, fatto salvo per quelli, rari, esplicitamente redatti da altri e riconoscibili per le sigle che vi appaiono in calce. Per quanto concerne i contenuti, la rubrica si discostava di rado da una linea meramente didascalica, e il suo valore è percepibile soprattutto nell’elevato grado di conoscenza del panorama giornalistico internazionale che ne traspare: erano infatti gli organi della stampa estera, che Ansaldo sfogliava con curiosità e profitto grazie alla sua perfetta conoscenza del tedesco, del francese e dell’inglese, a fornire ininterrotti spunti di riflessione, mentre l’elaborazione dei dati biografici veniva sorretta dall’inesauribile serbatoio di notizie scaturito dai cassetti di un aggiornatissimo schedario. Apparentemente meno caratterizzate dall’impronta stilistica del giornalista rispetto ad altre rubriche successive, le Figure del giorno che valga la pena di ricordare non paiono moltissime, ad eccezione di quella dedicata a Lando Ferretti51, una delle prime circostanze in cui Ansaldo si espone nell’aperto elogio di un gerarca in occasione della sua nomina a capo dell’Ufficio Stampa della Presidenza del Consiglio, e, sul versante letterario, di quella pubblicata a soli cinque giorni dalla morte di Italo Svevo, che nel catalogo allestito in occasione di una mostra dedicata allo scrittore triestino inaugurata a Firenze presso Palazzo Strozzi il 3 febbraio 1979, venne improvvidamente attribuita nientemeno che a Eugenio Montale52. 51 Lando Ferretti (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 215, 9 settembre 1928, p. 3. Italo Svevo (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 222, 18 settembre 1928, p. 2. L’attribuzione dell’articolo a Montale nel catalogo della mostra fiorentina curato da Marco Marchi, trovò una pronta risposta in un articolo di Giorgio Zampa, L’anonimo genovese, in «il Giornale nuovo», VI, 35, 11 febbraio 1979, p. 4, che ristabilì la paternità di Ansaldo testimoniando un certo disappunto del poeta per il fraintendimento (sulla vicenda si veda anche t.[ullio] ci.[cciarelli], E Montale disse quell’articolo l’avrà scritto lei, in «Il Lavoro», LXXVII, 48, 27 febbraio 1979, p. 3, dove si ripubblica anche la puntata incriminata della rubrica Figure del giorno). È curioso notare come un altro degli equivoci che permangono nelle vicissitudini “postume” di un rapporto mai decollato (a partire da quando, nel 1925, Ansaldo cestinò la recensione redatta da Emilio Servadio alla raccolta d’esordio del poeta genovese che pure figurava tra i collaboratori della terza pagina del «Lavoro») riguarda il Calendarietto, siglato , Due ombre, in «Il Lavoro», XXIX, 110, 9 maggio 1931, p. 3 (ora in Vecchie zie e altri mostri, cit., pp. 385-388), dedicato a Remigio Zena e Giovanni Verga: il testo, infatti, è attribuito a Montale sia 52 XXXV Bisognerà attendere il giorno del decimo anniversario della vittoria nella Prima guerra mondiale, il 4 novembre 1928, per vedere la «Stella Nera» di Ansaldo risplendere anche sulle pagine del «Lavoro» – perché la primissima adozione di quell’inconfondibile marchio tipografico risaliva alla collaborazione con «La Stampa» –, dalle cui colonne si sarebbe affermata fino a diventare il simbolo di un appuntamento pressoché quotidiano per i lettori del giornale genovese. In L’annuncio sul mare, per certi versi così simile agli scritti “marinari” pubblicati sul giornale di Alfredo Frassati in memoria del padre nel 1926, si nota, tuttavia, una profonda mutazione di senso nell’impostazione ideologica dell’articolo: il motivo degli emigranti in cerca di fortuna negli Stati Uniti non corrisponde più a una parallela denigrazione dell’ingratitudine del paese di origine, ma si fonde con l’orgoglio, da cui gli occupanti della nave di ogni estrazione sociale si sentono pervasi al momento dell’annuncio radiofonico della vittoria, di appartenere alla nazione che ha appena sconfitto l’impero austroungarico53. La maggiore condiscendenza verso la retorica bellica del regime, impensabile negli anni precedenti al confino, si sarebbe da quel momento in poi progressivamente accentuata, venendo a costituire uno dei cardini del pensiero di Ansaldo negli anni Trenta. Affacciatasi in forme rapsodiche anche nel corso dell’anno successivo, la «Stella Nera» apparve con continuità soltanto a partire dal febbraio 1930 in calce alle rubriche Epiloghi e Calendarietto: se alla prima intestazione, il cui nome riprendeva nel titolo l’opera capitale di uno degli scrittori francesi da lui più ammirati, il Remy de Gourmont autore degli Épilogues, Ansaldo aveva già fatto ricorso in rare occasioni nel 1925, del tutto nuova appariva la seconda, che proprio nel suo accenno alla cadenza quotidiana rivelava l’ambizione del giornalista di imporre i suoi scritti all’attenzione del pubblico come un appuntamento fisso e irrinunciabile in ogni numero del «Lavoro». È indubbio che la sua rubrica, che pure riproponeva costantemente a mo’ di refrain moduli e forme assai riconoscibili e rimasti sostanzialmente immutati per oltre cinque anni, faceva spicco nel contesto di un giornale ormai lontano parente di quello che, nei primi anni Venti, aveva svettato nel milieu cittadino segnalandosi come una delle realtà culturalmente più vive del panorama editoriale nazionale. Comprensibilmente appiattite nel grigiore le notizie politiche e di attualità, perlopiù riprodotte con fedele esattezza dai dispacci dell’Agenzia Stefani, anche la terza pagina, affidata ora a Umberto Vittorio Cavassa, aveva subito un drastico ridimensionamento tra il 1927 e il 1928, salvo risollevarsi in coincidenza con il ritorno all’attività di Ansaldo e con l’ingresso nel novero dei collaboratori di alcuni giovani promettenti legati all’ambiente nella Bibliografia montaliana (Milano, Mondadori, 1977) di Laura Barile, sia in Il secondo mestiere. Prose 1920-1979, a cura di Giorgio Zampa, Milano, Mondadori, 1996, t. I, dove è ristampato alle pp. 440-443. 53 , L’annuncio sul mare, in «Il Lavoro», XXVI, 263, 4 novembre 1928, pp. 1-2. XXXVI culturale fiorentino sorto attorno a «Solaria» (Giansiro Ferrata, Raffaello Franchi, Elio Vittorini) e, qualche anno più tardi, alla novarese «La Libra» (Mario Bonfantini, Mario Soldati, Enrico Emanuelli)54. In questo contesto gli articoli di Ansaldo, il quale continuava a non potersi occupare di politica interna, rimanendo a metà strada tra la nota di costume, l’analisi sociologica e la trouvaille storica, assunsero un carattere del tutto peculiare nella proposta culturale del «Lavoro». A dispetto di una vastità di temi che sembrerebbe scoraggiare la ricerca di analogie oltre il profilo stilistico, nei Calendarietti, occasioni pressoché giornaliere dal 6 febbraio 1930 al 13 novembre 1935, si riconosce una serialità, nel sostrato ideologico che sostiene la trattazione, tale da consentire di sviluppare riflessioni di ordine generale attorno a nuclei ben definiti. La prima grande distinzione individuabile ha carattere “geografico” e si innesta sull’antitesi tra piano locale e piano globale: una parte preponderante dei suoi scritti si riferisce infatti alle immagini di vita genovese e del suo entroterra, profili di figure umili, incontri, aneddoti, piccoli cenni legati alla storia cittadina, in un percorso che dall’attualità conduce a ritroso fino al ricordo dei fasti della Genova del Cinquecento e del Seicento, delle sue ricche famiglie con le loro lussuose dimore, quasi che l’aspetto della Genova degli anni Trenta e il carattere dei suoi abitanti, seppur lontani da quegli esempi gloriosi, fossero in grado di beneficiare del loro riverbero. Una delle chiavi del successo di Ansaldo, in un giornale che trovava nel proletariato e nella piccola borghesia urbana il suo principale bacino di utenza, risedeva senza dubbio nella capacità di comunicare il suo amore per la città e il suo orgoglioso senso di appartenenza anche ai lettori più umili, attribuendo loro un ruolo nella storia cittadina. Analoga ricetta di stampo “nazionalistico” era adottata nei confronti della politica messa in atto dai Paesi europei, e dai loro leaders: pur attribuendo un costante rilievo alle contraddizioni e alle storture degli ordinamenti francese e inglese, Ansaldo osservava con preoccupazione crescente l’ascesa di Hitler, cogliendo immediatamente la potenziale pericolosità di un regime totalitario applicato a un popolo di indole così rigorosa e disciplinata come quello tedesco, e denunciando l’assurdità delle teorie razzistiche e antisemite propugnate dagli scienziati nazisti; si tratta di una campagna che troverà il suo punto culminante nella pubblicazione di un numero speciale dell’«Italiano» di Leo Longanesi nel novembre 1934, quasi interamente redatto dal giornalista genovese, mentre parallelamente – e in apparente contraddizione – crescerà la polemica contro i governi delle democrazie europee 54 Per un’analisi ampia e argomentata sulla terza pagina del «Lavoro», anche in riferimento alle vicende dei primi anni Venti, si veda il saggio di Alberto Beniscelli, La pagina letteraria de «Il Lavoro» (1922-1936), in Studi di filologia e letteratura, vol. V, Scrittori e riviste in Liguria fra ’800 e ’900, Genova, Università degli Studi di Genova-Istituto di Letteratura Italiana, 1980, pp. 251-286. XXXVII nel momento in cui queste si sarebbero prodigate, dapprima solo in forma verbale poi con pesanti sanzioni economiche e commerciali, per tenere a freno le mire coloniali mussoliniane. Al di fuori di questa dirimente classificazione si irradiava la trattazione di tematiche più settoriali, nella quale Ansaldo esibiva comunque uno stile ben riconoscibile: se gli appuntamenti legati all’attualità letteraria, spesso relegati alla periferica rubrica I libri (dove redigeva brevi note siglate «a.»55), vi trovavano uno spazio più occasionale – ma non mancano, in articoli più corposi, lungimiranti segnalazioni come Il castello di Udine di Carlo Emilio Gadda o Sorelle Materassi di Aldo Palazzeschi, recensito alla conclusione della sua pubblicazione sulla «Nuova Antologia»56 –, ben più frequenti erano i contributi relativi a opere storiche e antichità librarie, di cui il giornalista, che in quegli anni portava alle estreme conseguenze la sua inveterata passione di bibliofilo, si serviva come traccia per rendere più documentate le sue rievocazioni o come punto di partenza per approfondire un avvenimento del passato o la biografia di un importante personaggio. Ma è soprattutto nel cogliere particolari aspetti del costume italiano che Ansaldo profondeva con maggiore vigore, e con esiti letterari di sicuro effetto, il portato di un sistema di valori in cui i precetti della rigida educazione borghese ricevuta avevano trovato piena fusione non solo con l’ordine sociale realizzato dal regime, ma anche con la retorica e i principi etici propri di larga parte della propaganda fascista. Tra ironia e moralismo, la vena oraziana del giornalista si posava nella riprovazione verso gli strumenti più avanzati di una falsa e illusoria modernità (di cui il cinematografo americano, infido mezzo di diffusione di mode allettanti e altrettanto pericolose, era l’esempio più lampante), cui si contrapponeva la solidità delle tradizioni ottocentesche; verso le pretese della scienza di interpretare e ordinare con le sue leggi deterministiche lo scorrere della vita umana; verso lo sconvolgimento dei consolidati rapporti di forza all’interno di un ménage familiare minato dalla ribellione di giovani svogliati e incapaci di assumere responsabilità, e soprattutto dalle prime avvisaglie dell’emancipazione femminile; verso il “facilismo”, la poltroneria, la surrettizia ricerca di comodità, lo sperpero di denaro in spese voluttuarie, che distoglievano gli uomini dabbene dal 55 All’Ansaldo “recensore” è legato un gustoso episodio che contribuì ad arricchire la proverbiale fama di avarizia che sempre lo accompagnò: in un corsivo comparso sul numero di marzo 1935 del periodico bolognese «L’Italia giovane» Giovanni Bandini, avendo trovato su una bancarella genovese un volume munito di fascetta editoriale intestata al giornalista, lo aveva accusato di vendere sul mercato dell’usato i libri inviatigli in omaggio dagli editori; Ansaldo non lasciò cadere la provocazione rivendicando, in un divertente Calendarietto (, Il sacco nero, in «Il Lavoro», XXXIII, 106, 4 maggio 1935, p. 3), il diritto di accogliere nella biblioteca personale soltanto i volumi di suo gradimento. Al di là dell’aneddoto, anche in altre occasioni Ansaldo avrebbe mostrato una esplicita preferenza per i grandi classici della letteratura e soprattutto per gli studi dedicati alla storia italiana ed europea, che sottoponeva a frequenti riletture, e una parallela idiosincrasia per le opere creative moderne (un resoconto di questa polemica si trova anche all’interno della Rubrica delle rubriche, in «L’Italia che scrive», XVIII, 6, giugno 1935, p. 167). 56 , “Il Castello di Udine” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 191, 12 agosto 1934, p. 3; , Un grande romanzo (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 265, 8 novembre 1934, p. 3. XXXVIII compimento di quei sacrifici posti come il solo viatico per condurre una vita serena e nel contempo dignitosa. Non si discostavano da questo orizzonte tematico i meno frequenti Epiloghi, distinguibili anzitutto per la loro collocazione, di norma ripartita tra le ultime colonne della prima pagina e le prime colonne della seconda, e per la loro maggiore lunghezza. Sul piano contenutistico, tuttavia, si avverte una maggiore presenza dell’attualità italiana, che emergeva nella stesura di profili dedicati ad alcuni uomini di cultura (tra i più noti quelli riservati a Giuseppe Ungaretti e Salvatore Di Giacomo)57, o nella presentazione di alcuni avvenimenti pubblici nei quali Ansaldo dimostrava la sua abilità nel tenere insieme i dati meramente cronachistici con le radici politiche e culturali della storia italiana, non dimenticando di far risuonare note di approvazione nei confronti del regime fascista che di quella storia era ormai riconosciuto come un degno continuatore. In virtù del quadro finora tracciato non è sorprendente notare come le occasioni di un maggiore e più vario impegno non avrebbero tardato a presentarsi alla porta di un giornalista delle sue qualità che tanto aveva fatto per distogliere da sé le attenzioni del regime: due sono in particolare le collaborazioni a periodici contratte a partire dagli anni Trenta, a loro modo simili nella forma degli scritti che vi appaiono – tanto che alcuni di questi troveranno collocazione su entrambe le testate –, motivati da una maggiore esigenza di approfondimento impossibile da ricercare tra le fitte e quanto mai congestionate colonne del quotidiano, ma nello stesso tempo totalmente agli antipodi per il sistema di rapporti editoriali retrostanti e per il pubblico cui erano destinate: si allude insomma al «Raccoglitore Ligure» e all’«Italiano» di Leo Longanesi. Nato per iniziativa di Mario Umberto Masini, il medico psichiatra dell’Ospedale di Quarto che ne finanziò e diresse le pubblicazioni, e animato da alcuni degli studiosi più noti nel panorama culturale genovese, il mensile «Il Raccoglitore Ligure», uscito tra il maggio 1932 e il dicembre 1935 (ma la cadenza mensile sarà rispettata solo fino alla fine del 1934, mentre nel corso dell’anno successivo vide la luce soltanto il numero di dicembre, al quale peraltro Ansaldo non prestò la sua collaborazione), si proponeva di offrire agli appassionati delle antiche glorie della storia cittadina una ricca rassegna di rievocazioni di taglio saggistico possibilmente non oppresse dai gravami propri dell’erudizione scientifica. Come ha notato Giuseppe Marcenaro, nella sua introduzione all’antologia L’occhio della Lanterna in cui è raccolta gran parte degli scritti redatti da Ansaldo per il mensile, la prosa del giornalista, il suo 57 , Giuseppe Ungaretti (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXI, 198, 22 agosto 1933, pp. 1-2 [I parte], e , Ungaretti, uomo del nostro tempo (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXI, 202, 26 agosto 1933, pp. 1-2 [II parte]; su Di Giacomo si veda invece , Gloria di un poeta (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXII, 82, 6 aprile 1934, pp. 1-2. XXXIX stile nell’impostazione dell’articolo, il suo approccio divulgativo a una tematica solitamente riservata a una ristretta cerchia di amatori del genere, erano caratteristiche così pronunciate e ormai consolidate nelle prove coeve e precedenti apparse sul «Lavoro» da adattarsi perfettamente a quell’intendimento programmatico58. Si trattava di sperimentare, in una veste più ampia del consueto, quella disposizione scrittoria che un ignoto corrispondente dal capoluogo ligure dell’«Italia letteraria» avrebbe definito «particolarissimo gusto per l’erudizione spicciola, e per la trouvaille storicistica» in una piccola nota apparsa all’interno della rubrica Corriera genovese; una segnalazione che non sfuggì all’attenzione di Antonio Gramsci, il quale la annotò sui propri quaderni con qualcosa di più di una punta di biasimo, sebbene a favore del tentativo andasse forse riconosciuto il legame appassionato e non opportunistico con l’oggetto di riferimento – la città di Genova – e l’aspirazione, che sarebbe forse azzardato definire nazional-popolare, all’allargamento degli interessi culturali legati alle tradizioni locali a un pubblico più vasto 59. Dal canto suo Ansaldo, la cui «Stella Nera» compariva in quasi tutti i numeri della rivista, era forse alla ricerca di una sede finalmente sufficiente ad accogliere quelle divagazioni e curiosità storiche, suscitate dall’avida lettura di rarità librarie pescate sul mercato antiquario o riesumate dalla folta biblioteca di famiglia, alle quali la pagina culturale del «Lavoro» non era materialmente in grado di riservare il dovuto spazio, sebbene una certa osmosi tra le due testate finisse in alcuni casi per tradire questo assunto iniziale: ciò non tanto nel caso degli articoli più lunghi, spesso corredati da consistenti documentazioni di archivio, ma per gli scritti più brevi, per i quali si assisteva non occasionalmente a un intervento di riduzione che ne consentisse una contestuale uscita sul quotidiano. Al di là dello specifico rapporto con la rivista diretta da Masini, il primo approccio di Ansaldo alle pubblicazioni periodiche dai tempi della «Rivoluzione Liberale» diede il via, come si vedrà parallelamente per 58 Giovanni Ansaldo, L’occhio della Lanterna, a cura di Giuseppe Marcenaro, Genova, De Ferrari, 1993 (l’introduzione di Marcenaro, priva di titolo e non segnalata a frontespizio, occupa le pp. XI-XXI). 59 Questo, per esteso, il passo di Gramsci: «Giovanni Ansaldo compila a Genova un “Raccoglitore Ligure”, “una pubblicazione di studi e di ricerche non solo folkloristiche ma bene spesso storiche, letterarie, artistiche, compilata con tutti i sacramenti da ‘Stella Nera’, il quale vi mette a partito quel suo particolarissimo gusto per l’erudizione spicciola, e per la ‘trouvaille’ storicistica, coadiuvato da un gruppetto di vere e proprie ‘competenze’” (“Italia Letteraria”, 19 febbraio 1933). Pare sia la giusta conclusione delle tendenze intellettuali dell’Ansaldo questa letteratura di tipo “gesuitico” o da “Giornale dei cretini e dei curiosi”, come avrebbe detto Edoardo Scarfoglio» (Antonio Gramsci, Quaderni dal carcere, edizione critica dell’Istituto Gramsci, a cura di Valentino Gerratana, Torino, Einaudi, 1975, vol. III, p. 1788; la nota citata nella rubrica Corriera genovese, a firma «Il Caravana», in «L’Italia letteraria», IX, 8, 19 febbraio 1933, p. 7). Lo stesso giudizio poco lusinghiero, accompagnato dall’accusa di “gesuitismo”, che forse non sarebbe dispiaciuta ad Ansaldo, torna nelle riflessioni dell’intellettuale sardo nel celebre elenco dei Nipotini di padre Bresciani: «È da ricordare il suo dilettantismo politicoletterario, che gli fece sostenere, in un certo periodo, la necessità di “essere in pochi”, di costituire un’“aristocrazia”: il suo atteggiamento era banalmente snobistico, più che espressione di un fermo convincimento etico-politico, un modo di fare della letteratura “distinta”, da salotto equivoco. Così l’Ansaldo è divenuto la “Stelletta nera” del “Lavoro” […]. Per l’Ansaldo tutto diventa eleganza culturale e letteraria: l’erudizione, la precisione, l’olio di ricino, il bastone, il pugnale; la morale non è serietà morale, ma eleganza, fiore all’occhiello. Anche questo atteggiamento è gesuitico, è una forma di culto del proprio particulare nell’ordine dell’intelligenza, una esteriorità da sepolcro imbiancato. Del resto, come dimenticare che appunto i gesuiti sono sempre stati maestri di “eleganza” (gesuitica) di stile e di lingua?» (Antonio Gramsci, Quaderni dal carcere, cit., vol. III, pp. 2210-2211). XL «L’Italiano», a un personalissimo processo di rielaborazione dei propri scritti condotto su un doppio binario: da una parte la costruzione di nuovi articoli piuttosto lunghi e privi di riferimenti all’attualità che avrebbero costituito un inesauribile serbatoio di materiale da riutilizzare sulla meno esigente stampa quotidiana anche in fasi successive (molti di questi ricompariranno infatti, dopo una prima pubblicazione negli anni Trenta, sia sul «Telegrafo» sia sul «Mattino»), dall’altra cominciava ad avvertirsi la consistenza e il valore non estemporaneo dei pezzi redatti nei precedenti anni di lavoro, al punto, che dei testi pubblicati sul «Raccoglitore Ligure», ben tre risalgono alla sua collaborazione alla «Stampa» del 1926. Se a una simile analisi si presta anche il rapporto con l’«Italiano», è ovviamente un altro il motivo di fondo che rende decisivo l’appuntamento: tale collaborazione segna infatti l’incontro di Ansaldo con Leo Longanesi, prima tappa di un sodalizio che avrebbe contraddistinto le successive esperienze professionali e umane di questi due straordinari “irregolari” della cultura italiana del Novecento. Si ravvisa quasi un segno del destino, acutamente segnalato da Pietro Albonetti, nella datazione del primo contatto epistolare tra i due al 19 aprile 192660: persi qualche mese prima e quasi contemporaneamente il padre e l’amico Gobetti, il giornalista, prontamente abbonatosi alla chiassosa ma innovativa rivista del giovanissimo romagnolo, faceva in quell’occasione la conoscenza dell’editore destinato a lasciare un marchio indelebile sulla sua carriera di pubblicista. Nonostante appaia difficile, per una personalità come quella di Ansaldo, chiamare in causa la parola “amicizia” per designare i suoi rapporti con altri intellettuali o collaboratori professionali, vi è da dire che il legame con Leo Longanesi, al di là del vezzo mostrato nel rivolgersi l’uno all’altro con il “lei” e della vasta aneddotica, per lo più montata ad arte e ostentata come posa, che poco conforta chi vorrebbe penetrarne i caratteri oltre il presunto e ormai conclamato cinismo di entrambi61, fu quello che nella pratica più si avvicinò a questo sentimento ideale. Ciò non soltanto per quanto riguarda la collaborazione che, a partire dall’esperienza della seconda fase dell’«Italiano», si prestarono sempre più di frequente, 60 «Gentilissimo sig. Ansaldo (abbonato), riceve “L’Italiano” regolarmente? Astraendosi dall’opposizione, cosa gliene pare? Non si potrebbe avere un suo scritto? Durante la guerra, i soldati italiani scambiavano pagnotte con cioccolato con i soldati austriaci: scambiamoci anche noi ‘la pagnotta’. Tanto il fascismo quanto l’opposizione permettono sempre di essere intelligenti»; Ansaldo, con altrettanta ironia, rispose qualche settimana più tardi, il 2 maggio, ammonendo Longanesi: «Non tutte le vostre idee sono originali, come voi credete. Sono anche, per esempio, le mie» – e aggiungendo – «Se leggerete, certamente non le leggerete e farete bene, le mie proposte e le mie obiezioni al programma del povero Gobetti, vi troverete press’a poco quello che voi dite con maggior vivacità di me, ma forse con minore rigore ideologico» (Pietro Albonetti, Una linea per dieci testate. Appunti in margine ai giornali di Leo Longanesi (1920-1957), in Longanesi e italiani, a cura di Pietro Albonetti e Corrado Fanti, con scritti di Mariuccia Salvati e Pier Giorgio Zunino, Faenza, Edit Faenza, 1997, pp. 9-60, in particolare pp. 13 e 18; la risposta di Ansaldo era però già edita integralmente in Indro Montanelli e Marcello Staglieno, Leo Longanesi, Milano, Rizzoli, 1984, pp. 205-207). 61 Un esempio per tutti il racconto di Indro Montanelli, amico ed estimatore di entrambi, che ha descritto nei suoi diari l’atteggiamento di Ansaldo ai funerali di Longanesi il 29 settembre 1957, talmente poco toccato dall’accaduto da non esitare ad allontanarsi dal corteo funebre del romagnolo per rientrarvi soltanto dopo aver portato a termine l’acquisto di uno zampone (Indro Montanelli, I conti con me stesso. Diari 1957-1978, a cura di Sergio Romano, Milano, Rizzoli, 2009, pp. 2122). XLI segno di una profonda e non intermittente stima reciproca, ma anche di un’identità di vedute, sulle condizioni sociali del popolo italiano e sulle leggi storiche che le avevano determinate, spinta ben al di là della situazione politica contingente. Se alla fine della Seconda guerra mondiale, con il ritorno alle libertà democratiche e la caduta della monarchia, entrambi si sarebbero arroccati in difesa delle tradizioni e del decoro borghese e aristocratico, sotto il regime e in particolare nella fase in cui, prima del 1936, Ansaldo era da considerarsi ancora, almeno ufficialmente, su un versante politico opposto a quello di Longanesi, i due sembravano in fondo giocare la stessa partita: animato dalla necessità di apparire più omologato il primo, da quella opposta il secondo, Ansaldo e Longanesi ricercavano (e meritavano) una vetrina sulla quale mettere in mostra le proprie doti artistiche e letterarie, professando un credo ideologico perfettamente compatibile con le istituzioni di un regime affidabile garante dell’ordine sociale costituito. Non è superfluo riprodurre in queste pagine alcuni passaggi della lunga lettera – datata 24 novembre 1929 – con la quale Longanesi invitava ufficialmente Ansaldo a partecipare alla nuova serie dell’«Italiano» in preparazione per il 1930: La sua collaborazione, dunque, non è delle più semplici e delle meno difficili; lo comprendo benissimo, ma ci si può intendere ugualmente […]. Ritornando all’Italiano e alla sua collaborazione (per me quanto mai gradita) le dico fin d’ora che tutte le sue ragioni contrarie sono ottime ma nello stesso tempo superabili. Se lei scrivesse qualche articolo o qualche brano intorno a De Maistre, ad esempio, e firmasse G.A. non succederebbe nulla; se lei scrivesse un articolo su Veuillot, come quello pubblicato dalla Ronda, non succederebbe nulla. […] Con l’anno 1930 l’Italiano cambierà la sua veste tipografica; invece di quattro pagine ne stamperò otto in formato più piccolo, e con la nuova veste cambieremo un po’ il tono. […] Pubblicheremo qualche traduzione e una o due pagine di recensioni. […] Lei potrebbe, anche, fare qualcheduna di queste recensioni (il libro serve come spunto e non occorre leggerlo), tradurre o commentare articoli di giornali e riviste straniere e scriver ciò che più le piace. […] Volendo, cambiando la strada, si arriva dove si vuole senza farsi notare. Le polemiche sono inutili ed è meglio far della politica letteraria62. In questa lettera, che prosegue concludendosi con un profluvio di proposte di temi di articoli e lasciando intravvedere un breve spiraglio del vortice di idee con il quale il geniale editore era solito investire tutti i suoi collaboratori, è sintetizzato alla perfezione il tenore degli scritti di Ansaldo che, a partire dall’aprile 1931 e fino al numero di agosto-settembre 1936, compariranno con frequenza sulle pagine del periodico longanesiano, passato, anche tipograficamente – il formato in folio del 1926 si era ora drasticamente ridotto a fronte di un 62 Lettera di Leo Longanesi a Ansaldo del 24 novembre 1929, edita in Lettere al redattore capo, cit., pp. 99-102. XLII consistente aumento del numero di pagine – da bollettino militante della battaglia strapaesana a rivista di gusto moderno animata da molti dei più importanti scrittori della nuova generazione, da Mario Soldati a Giovanni Comisso, da Alberto Moravia a Dino Buzzati. Coagulata soprattutto attorno all’uscita di due particolari numeri monografici – quello “marinaro” dell’agosto 1931 e il già citato fascicolo sul razzismo tedesco del novembre 1934 – redatti quasi interamente da Ansaldo, la collaborazione del giornalista genovese all’«Italiano» non sembra assumere caratteri di maggiore ossequio alle direttive del regime (tanto che anche in questo caso il processo di osmosi con le pubblicazioni coeve funziona a pieno ritmo) e si assesta su forme quasi esclusivamente letterarie; appare invece significativo come Longanesi, convinto ammiratore della sua scrittura, affidi ad Ansaldo anche molte delle recensioni stampate nell’apposita rubrica collocata in fondo a ogni fascicolo della rivista, riconoscendogli immediatamente anche le grandi qualità di “lettore” di cui si sarebbe valso tra il 1946 e il 1949, eleggendolo a consulente principe della sua nuova casa editrice. Pur non eccessivamente connotata nei suoi contenuti di fondo, la collaborazione a un foglio ufficialmente accreditato, nonostante qualche riserva, nel novero delle pubblicazioni ufficiali del regime (che lo finanziava abbondantemente), non poté che giovare all’immagine di Ansaldo, specialmente se accompagnata dai segnali di ravvedimento che egli andava lanciando sempre più insistentemente anche dalle colonne del «Lavoro». Lo aveva d’altra parte confessato a Longanesi lo stesso Ansaldo, in una fase di stallo della sua collaborazione all’«Italiano», nell’attesa di capire in che modo la sua condotta fosse giudicata dal regime: Dal 1927, anno in cui ripresi a scrivere, dopo tutte le mie peripezie, ho fatto molti di quelli che, venendo da persone più importanti di me, si sarebbero chiamati “riconoscimenti al regime”, ma che venendo da me, non sono che costatazioni ovvie. Ne avrei fatte di più, se non mi avesse trattenuto il timore di sembrare un leccapiedi dell’ultima ora. […] Lei, se vuole aiutarmi, cerchi di conoscere che vento tira, a mio riguardo a Roma; cerchi di sapere come in alto, la collaborazione mia all’Italiano è veduta. Ciò è anche nel suo interesse. Se sa qualcosa, mi informi; penserò meglio, rifletterò meglio…63 Non fu dunque un caso che, di lì a poco, alcuni dei principali esponenti del fascismo, e in particolare Mussolini, attento lettore dei pezzi di «Stella Nera», cominciassero a manifestare il proprio compiacimento verso quelle dimostrazioni di simpatia: ricevuti a partire dal 1932 i primi apprezzamenti dal capo dell’ufficio stampa di Mussolini Gaetano Polverelli64, Ansaldo 63 Lettera di Giovanni Ansaldo a Leo Longanesi del 9 marzo 1932, rinvenuta presso l’Archivio Centrale dello Stato, ed edita in Giovanni Sedita, Gli intellettuali di Mussolini. La cultura finanziata dal fascismo, Firenze, Le Lettere, 2010, p. 138. 64 «Mi compiaccio vivamente per il Suo articolo sulle grandi bonifiche nell’Agro Pontino e mi è grato assicurarla che l’ho sottoposto in visione al Capo del Governo. Nell’anno prossimo sarà opportuno che Ella partecipi alla visita insieme con gli XLIII fu incoraggiato a proseguire sulla strada intrapresa e, godendo di una celebrità ormai consolidata, cominciò a sentire che il suo ruolo al giornale, gerarchicamente subordinato rispetto a quello di Canepa, non fosse più confacente alle sue ambizioni. La considerazione di cui, nelle alte sfere, godeva Ansaldo era quindi profondamente mutata rispetto agli anni della sua militanza antifascista, ma per aspirare seriamente a un incarico di responsabilità e farsi largo tra la miriade di “grandi firme” in cerca di una migliore sistemazione professionale non erano sufficienti le indubbie qualità giornalistiche dimostrate sino a quel momento, e neppure l’adesione ormai dichiarata alla politica del regime: appariva infatti di primaria importanza garantirsi l’appoggio e la benevolenza di un uomo politico influente capace di patrocinare e promuovere la sua attività. Una decisione rischiosa, se si pensi ai non improbabili casi di gerarchi – come Leandro Arpinati o Augusto Turati – passati inopinatamente dalla gloria degli incarichi di prestigio all’esclusione dalla vita pubblica con conseguente affossamento dei destini dei membri dei loro entourages, ma che Ansaldo risolse nel più vantaggioso dei modi legandosi a quello che, almeno fino all’inizio del 1943, si sarebbe rivelato un “mecenate” di sicuro affidamento per peso politico e disponibilità finanziarie. Le ascese di Giovanni Ansaldo e di Galeazzo Ciano appaiono così indissolubilmente legate fin dal 1° agosto 1933, quando il genero di Mussolini, rientrato da un triennio trascorso a Shanghai in qualità di console generale, fu assunto dal Presidente del Consiglio come capo del suo ufficio stampa in sostituzione di Polverelli65. Riaccostatosi al mondo del giornalismo già frequentato in gioventù – era stato assiduo delle redazioni romane nei primi anni Venti collaborando, come critico teatrale, alla «Tribuna», al «Nuovo Paese» e all’«Impero», prima di intraprendere la carriera diplomatica –, nel quale vantava numerose conoscenze, Ciano prestò cura e attenzione nello svolgimento del compito affidatogli dal suocero che lo ripagò, per non destare l’impressione di un nepotismo troppo sfacciato, elevando il suo ufficio stampa allo status di sottosegretariato e, poi, di Ministero della Stampa e propaganda il 23 giugno 1935. Non moltissime le attestazioni dei contatti intercorsi con Ansaldo nei due anni della “gestione” Ciano (1° agosto 1933-5 settembre 1935), se si eccettua la ricezione di due telegrammi – manifestazioni di approvazione non rare, si deve supporre –, che, in linea con gli elogi già espressi da altri giornalisti» gli scrisse Polverelli in una lettera del 10 aprile 1932 (edita in Lettere al redattore capo, cit., p. 144, ma già parzialmente citata in Marcello Staglieno, Un conservatore tra antifascismo e fascismo, cit., p. 40) in merito all’articolo La vittoria sul “terrore antico” (in «Il Lavoro», XXX, 85, 8 aprile 1932, pp. 1-2). 65 Sulla costruzione del rapporto tra Ansaldo e Galeazzo Ciano si sofferma diffusamente Giuseppe Marcenaro, nella sua Introduzione a Giovanni Ansaldo, Il giornalista di Ciano. Diari 1932-1943, Bologna, il Mulino, 2000, pp. IX-XXXIV, in particolare ai par. III e IV, pp. XIX-XXXII. XLIV Polverelli, sollecitavano Ansaldo a insistere nel suo atteggiamento accomodante66, e lo svolgimento di una serie di incontri, a cadenza sempre più fitta, che dimostrano come il suo “caso” fosse ormai entrato stabilmente nell’agenda politica del responsabile della stampa fascista. In quelle occasioni Ansaldo dovette intimamente sentire, accanto all’indubbio fascino esercitato da Galeazzo, figura che per eleganza, stile e savoir faire, ma anche per non pedestri doti intellettuali, faceva spicco tra quelle dei gerarchi più rozzi e fanatici, l’avvicinarsi del momento tanto atteso per quel deciso mutamento delle sue condizioni professionali destinato a placare le preoccupazioni di carattere economico rese più pressanti dall’evolversi delle vicende personali: si era sposato, il 16 febbraio 1931, con Maria Luigia Boscoscuro, aveva messo su casa e, apprestandosi a diventare il patriarca di una numerosa famiglia sull’esempio del padre e del nonno, avvertiva la necessità di costruire il benessere suo e dei suoi congiunti su basi più sicure. Anche in considerazione della ricerca di questa stabilità, l’abbandono dell’amata Genova, nonostante l’ormai palese frattura apertasi con gli ambienti intellettuali cittadini, non fu certo una priorità, tanto che Ansaldo tentò in prima istanza di ottenere, attraverso i buoni uffici del corrispondente romano del «Lavoro» Gaetano Tatò e grazie alle trame intessute nella capitale da un vecchio socialista e giornalista faentino, Aldo Parini, che aveva conosciuto Mussolini in gioventù e millantava amicizie altolocate, la direzione del “suo” quotidiano (di cui era diventato anche azionista acquisendo un totale di sessanta titoli per il valore nominale di 30.000 lire) in luogo dell’ormai anziano Canepa. La manovra non riuscì, e neppure valse ad accontentarlo la nomina a vicedirettore – una diminutio rispetto alla vagheggiata ipotesi di una condirezione – avvenuta su ordinanza del Prefetto Umberto Albini il 16 febbraio 1935. In questo contesto, più che le improbabili mediazioni di figure di secondo piano e le frenetiche trattative intavolate in merito alla proprietà e alla direzione del «Lavoro» (nella cui gestione Canepa, Bordiga e soprattutto Lodovico Calda – tutti dotati di appoggi non meno robusti dei suoi – non avevano alcuna intenzione di farsi scavalcare dal rampante giornalista), dovette valere la fiducia apertamente accordatagli da Galeazzo Ciano: nei brani di diario risalenti al biennio 1934-1935 – un diario costituito da un curioso collage di annotazioni coeve, ricostruzioni cronologiche risalenti al 66 L’8 luglio 1934 Galeazzo Ciano esprimeva «a nome Capo del Governo una parola di elogio per il suo articolo Epiloghi. Roma e gli altri» in riferimento al “pezzo” uscito sul «Lavoro», XXXII, 158, 5 luglio 1934, pp. 1-2, all’interno del quale Ansaldo, nei giorni in cui la Germania era sconvolta dalla barbarie dell’epurazione hitleriana passata alla storia come la “notte dei lunghi coltelli”, lodava la «potenza generosa e umana» trasmessa da una visione di Palazzo Venezia illuminato dai riflettori notturni, dichiarando il suo orgoglio di riconoscersi italiano e romano; analoga parola di elogio era inviata per l’articolo Il “bis” del Pantheon del 16 marzo 1935 (entrambi i telegrammi sono riportati, senza specificazione di data, nell’Introduzione di Giuseppe Marcenaro a Il giornalista di Ciano, cit., p. XXIV; il primo dei due è riportato anche da Marcello Staglieno, in Un conservatore tra fascismo e antifascismo, cit., p. 40, il quale però lo attribuisce erroneamente a Polverelli retrodatandolo di due anni). XLV periodo di detenzione nei campi di internamento in Polonia e in Germania, e passi di lettere alla sorella Maria –, Ansaldo attestava un primo incontro con il suo futuro mentore il 24 gennaio 1934, mentre un nuovo colloquio, questa volta più diffuso, si svolse il 29 ottobre 1934, senza che il genero del Duce avanzasse, come doveva evidentemente aver fatto in precedenza, proposte di trasferimento (alla possibilità del «Telegrafo» Ciano accennerà, secondo quanto annotato anni dopo da Ansaldo, solamente il 21 novembre successivo). Al di là del progressivo consolidamento dell’amicizia con Ciano, l’atmosfera attorno al nome di Ansaldo stava cambiando radicalmente. All’inizio del 1935 risalgono due segnali incontrovertibili della sua riabilitazione: approfittando della restituzione del passaporto e del ripristino della facoltà di firmare i suoi pezzi, il giornalista poté compiere il suo primo viaggio all’estero dopo oltre dieci anni di obbligo alla permanenza sul suolo italiano, recandosi in Germania per seguire il plebiscito attraverso il quale, il 13 gennaio 1935, la popolazione del bacino carbonifero e minerario della Saar avrebbe decretato, dopo un quindicennio di sfruttamento francese, la riannessione al Reich; dall’11 al 14 aprile fu chiamato, nuovamente in veste ufficiale, ad assistere alla conferenza di Stresa, dove a margine dell’incontro tra Benito Mussolini, il Ministro degli Esteri francese Pierre Laval e il primo ministro britannico Ramsay MacDonald, Ansaldo fu ricevuto nuovamente da Ciano, che gli annunciava l’offerta di una collaborazione all’«Illustrazione italiana» destinata a non concretizzarsi (soltanto due, negli anni Trenta – uno nell’agosto 1936, l’altro nel luglio 1939 – gli articoli di Ansaldo sullo storico periodico di casa Treves, destinato a passare nelle mani di Aldo Garzanti dopo la promulgazione delle leggi razziali). I rapporti con il neo-ministro apparivano sempre più cordiali: Ansaldo fu ricevuto anche il 15 luglio al termine di un viaggio a Montecatini con la famiglia Longanesi. La guerra d’Africa si profilava all’orizzonte ed egli – è sufficiente leggere alcuni Calendarietti di quel periodo per notarlo67 – appoggiava fermamente le aspirazioni italiane di annessione dell’Etiopia, a differenza di molti elementi della redazione del quotidiano genovese, e in particolare di Canepa, in speranzosa attesa che una disfatta militare analoga a quella di Adua potesse smorzare gli entusiasmi della popolazione italiana e causare uno stravolgimento della situazione politica interna. I rapporti tra il direttore e il suo vice erano viceversa sempre più tesi, mentre quest’ultimo, già dal mese di luglio, andava maturando una delle decisioni più importanti della sua vita: sull’esempio di Galeazzo, entrato nei ranghi dell’aviazione con il grado di capitano e già approdato all’Asmara nel mese di agosto, il giornalista si arruolò volontario e si preparò alla partenza per Civitavecchia dove il 28 ottobre iniziava il corso per ufficiali. Invierà ancora 67 , Lettera a un giovane avanguardista della nuova leva (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXIII, 123, 24 maggio 1935, pp. 1-2; , Lettere dall’Africa (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXIII, 137, 9 giugno 1935, pp. 1-2. XLVI alcuni articoli alla redazione di salita Di Negro, accolti con sempre maggiore freddezza, finché un suo pezzo non pubblicato da Canepa (in cui si denigrava il sovrano greco Giorgio II senza sapere che sarebbe stato ricevuto, al suo ritorno da Londra, anche da Vittorio Emanuele III e da Mussolini a Roma), venisse a costituire l’effimero pretesto che determinò l’interruzione dei suoi rapporti con il giornale. Con la malferma prospettiva di uno stipendio garantito fino a ottobre 1936, Ansaldo si apprestava a vivere la sua esperienza africana con la certezza di essere ormai pronto a giocare un ruolo da protagonista nel panorama giornalistico del regime. XLVII III 1936-1943 Da qualche tempo numerosi lettori chiedono perché mancano dal giornale i consueti articoli (Calendarietto ed Epiloghi) del vice-direttore dott. Giovanni Ansaldo. Mancano perché sin dalla fine dello scorso ottobre egli è stato, dietro sua domanda, richiamato alle armi come capitano di fanteria, ed ieri è partito da Napoli colla sua Divisione. Le nostre vive felicitazioni augurali seguono il nostro carissimo compagno di lavoro che così scrive col fatto il miglior commento ai suoi articoli. Con questa breve nota augurale, la cui clausola finale dice molto del disappunto di Giuseppe Canepa e di Lodovico Calda a proposito dell’evidente deriva filogovernativa già da tempo adottata da Ansaldo nell’estensione delle sue più celebri rubriche, «Il Lavoro» salutava la partenza per l’Africa del suo vicedirettore sulla prima pagina del 15 dicembre 1935. Da Civitavecchia Ansaldo aveva atteso con qualche impazienza di conoscere la sua possibile destinazione, tenendo sempre sotto controllo l’evolversi della sua situazione professionale presso il Ministero della Stampa, dove Dino Alfieri si era appena insediato in seguito all’arruolamento di Ciano; all’inizio di dicembre era stato aggregato, con il grado di capitano, alla divisione motorizzata Trento (116° Fanteria, 1° Battaglione, II Compagnia), imbarcandosi da Napoli per la Cirenaica il 14 dicembre 1935. Dalla Libia, destinazione certo più comoda rispetto a quella assegnata alle truppe italiane dirette al cuore del conflitto sul confine tra Eritrea ed Etiopia (fronte nord) e su quello tra Somalia italiana ed Etiopia (fronte sud), la divisione Trento non si sarebbe però mossa per tutta la durata del conflitto, stabilendo il suo quartier generale a Barce e costringendo al più i suoi ufficiali a brevi spostamenti in direzione di Bengasi o di Tripoli. La noia del servizio in una zona lontana dalla guerra, temperata soltanto dalla consolazione per il mancato coinvolgimento in operazioni belliche più rischiose, si protrasse meno del previsto, grazie alla rapida soluzione del conflitto: la fuga del negus Hailé Selassié, l’occupazione di Addis Abeba da parte delle truppe guidate da Pietro Badoglio, e la conseguente proclamazione dell’Impero, il 9 maggio 1936, accelerarono il rimpatrio di gran XLVIII parte dei soldati italiani e soprattutto degli ufficiali di complemento: sempre più consapevole che il suo destino fosse legato a doppio filo a quello di Galeazzo Ciano, Ansaldo, che aveva usufruito tra la fine di febbraio e la metà di marzo di una lunga licenza in occasione della nascita del primo figlio, Giovanni Battista, fu congedato alla fine di maggio e si preparò ad accogliere istruzioni dal genero del Duce, rientrato a Roma poco prima di lui, nella speranza che il personale coinvolgimento nella campagna africana costituisse una svolta per le sue possibilità di carriera. Un elemento nuovo, emerso con sorprendente coincidenza cronologica, era però giunto a sovvertire i piani elaborati in lunghi mesi di elucubrazioni: da oltre dieci anni alla guida del «Telegrafo» di Livorno – in cui aveva fatto il suo ingresso proprio in corrispondenza dell’acquisizione del giornale da parte di Costanzo Ciano nel 1925 –, Italo Ernesto Torsiello si era spento il 10 maggio 1936 lasciando vacante la poltrona di direttore. Posti di fronte alla impellente necessità di trovare un sostituto, i Ciano, e in particolare Costanzo, che ne stimava le qualità avendo visto comparire la sua firma sul «Lavoro» tra il 1919 e il 1921 quando a Genova dirigeva la compagnia di navigazione «Il mare» di proprietà di Giovanni Agnelli, individuarono nel giornalista genovese il candidato ideale tra i molti papabili e formularono all’interessato il loro invito già al suo rientro dalla Libia68. Si trattava di una via d’uscita meno irta di insidie rispetto a quella che avrebbe dovuto portare, in un futuro non lontano, alla successione a Canepa alla guida del «Lavoro»; così Ansaldo, gratificato dalle larghe condizioni economiche propostegli (il suo stipendio si aggirava inizialmente, secondo quanto lo stesso giornalista ebbe a dichiarare alla Commissione provinciale delle Imposte dirette di Pescia nel 1950, intorno alle 40.000 lire annue)69, si preparò a lasciare Genova e a mettersi a disposizione dei suoi committenti, i quali, 68 Non pochi gli aspiranti a un incarico la cui importanza era certamente commisurata più al potere politico detenuto dalla proprietà che all’effettivo prestigio editoriale della testata: tra questi vi erano senza dubbio Curzio Malaparte (al quale, secondo la testimonianza di Giovanni Battista Ansaldo, Mussolini oppose il suo veto), amico di lunga data di Galeazzo, e l’ex redattore dell’«Impero», all’epoca direttore della «Provincia di Como», Silvio Maurano, che ancora nel 1973 ricordava con una punta di delusione il modo in cui lui stesso, squadrista della prima ora, era stato scavalcato da Ansaldo proprio nell’anticamera del Ministro: «Tornai in Italia e a Como alquanto rinfrancato: con quasi certezza noi non saremmo entrati in guerra prima del 1942, come riservatamente mi aveva detto Galeazzo Ciano (per consolarmi della mancata attribuzione a me della Direzione del “Telegrafo”, che mi aveva promesso fin dal 1935: invece, quando mi chiamò a Roma per darmi l’incarico, nella sua anticamera a Palazzo Chigi vidi Giovanni Ansaldo che usciva dallo studio del Ministro. Ansaldo mi venne incontro sorridendo con 64 denti, e mi indicò la “cimice” fiammante che portava all’occhiello. Chiesi: “È questo il pegno che hai pagato?”. Mi rispose: “Parigi val bene un distintivo!”. Entrai subito dopo da Galeazzo, che mi accolse sull’uscio aprendo le braccia e dicendomi: “Che ti posso dire? Mio padre ha voluto Ansaldo perché conosce il movimento dei porti”. Risposi: “Credevo che l’Ammiraglio mi volesse bene: ma pazienza!”)» (Silvio Maurano, Ricordi di un giornalista fascista, Milano, Ceschina, 1973, pp. 238-239). 69 Riportando i dati emersi dal documento citato, Marcello Staglieno conferma lo stipendio di 40.000 lire annue fino al 1941, che salì a 65.000 lire nel 1942 e a 43.000 lire per i primi sette mesi del 1943 (Marcello Staglieno, Un conservatore tra antifascismo e fascismo, cit., p. 91 nota 148). I compensi appaiono però piuttosto bassi e ben più realistica si mostra la nota trascritta da Ansaldo sul suo diario il 6 marzo 1950 in cui ricopiava la parte più significativa della relazione presentata alla commissione incaricata di valutare i profitti di regime: in quella circostanza il giornalista dichiarò di aver guadagnato, durante gli anni del «Telegrafo» un totale di 1.050.000 lire, di cui 750.000 direttamente dal giornale (poco più di 100.000 lire XLIX a loro volta, si adoperarono per rimuovere l’ultimo ostacolo alla felice conclusione dell’intesa: chiusa da tempo la possibilità di ottenere la tessera fascista in via ordinaria, requisito indispensabile per ambire alla direzione di un grande giornale, a vincere le ultime resistenze burocratiche – che malcelavano l’aperta ostilità nei suoi confronti delle frange più estreme del partito, simbolicamente rappresentate dall’atteggiamento di Achille Starace, appena rinsediatosi trionfalmente a Palazzo Littorio al ritorno dall’Etiopia e poco propenso a mostrare benevolenza nei confronti di un ex confinato70 – contribuirono i meriti acquisiti in guerra, e Ansaldo fu iscritto al Fascio di Roma al termine di un iter durato oltre due mesi71. Inutile sottolineare come a Genova, alla redazione del «Lavoro», presso l’opinione pubblica locale e negli ambienti intellettuali dove pure la sensazione dell’ineluttabilità del passaggio di Ansaldo al servizio della causa fascista aleggiava da tempo, la notizia ebbe un’eco clamorosa e suscitò un’ondata di indignazione, destinata a lasciare un segno profondissimo nel rapporto tra il giornalista e la sua città natale, alla quale si sottrassero soltanto pochi e fidati amici. Se ne fece una questione di opportunismo: e certamente lo fu, ma di natura principalmente professionale, a meno di non voler riconoscere al «Lavoro» degli anni successivi al 1927 – incappando in un’evidente forzatura – lo statuto di quotidiano antifascista tout court; a inasprire la polemica contribuirono poi coloro che, come Giuseppe Canepa e Lodovico Calda, vantavano non irrilevanti interessi economici nella società editrice del giornale di cui anche il neo direttore del «Telegrafo» era azionista e dalla quale attendeva una cospicua liquidazione72. Con grande freddezza, il giornale di cui Ansaldo era stato una annue), 200.000 lire di liquidazione e 100.000 ricevute dall’Eiar per la sua partecipazione alle trasmissioni radiofoniche dall’inizio del 1940 all’inizio del 1943 (Anni freddi, cit., p. 427). 70 In una lettera alla sorella Maria del 25 settembre 1936 Ansaldo lamentava il disinteresse del segretario del Partito Nazionale Fascista e dava conto della forte presa di posizione di Telesio Interlandi, suo avversario di antica data, contro la sua nomina: «Starace, cui avevo mandato un telegramma di omaggio, non ha degnato rispondermi; segno manifesto di ostilità. Ho anche saputo da Longanesi e Maccari che Interlandi andò giorni fa da Alfieri, dicendo apertamente che egli non poteva lasciare passare la cosa, e che mi avrebbe fatto un brutto scherzo» (Il giornalista di Ciano, cit., p. 124). Starace avrebbe fatto giungere un suo segno di riconoscenza soltanto alcuni giorni dopo, forse dietro invito di Galeazzo Ciano, cui Ansaldo aveva fatto cenno dell’episodio, mentre anche le minacce del direttore del «Tevere» erano destinate a dissolversi, dal momento che i vertici della stampa, dal nuovo ministro Dino Alfieri al direttore generale della stampa italiana, Gherardo Casini, orbitavano nell’area di influenza del Ministro degli Esteri. 71 La lettera di Ansaldo alla sorella Maria in cui si descrivono le pratiche per l’iscrizione al partito e la prima visita a Livorno alla redazione del giornale è stata pubblicata con la data 19 settembre 1936, in Il giornalista di Ciano, cit., pp. 123-124, ma è molto probabile che essa risalga al mese precedente. 72 Nonostante avesse tentato di esaurire con rapidità le pendenze finanziarie legate alla sua uscita dal «Lavoro», Ansaldo continuò a nutrire interesse per il destino della testata restando in contatto epistolare con alcuni redattori (come Domenico Traverso e Umberto Vittorio Cavassa) e con Carlo Bordiga; le comunicazioni con l’amministratore del giornale si intensificarono all’inizio del 1940, in corrispondenza delle fasi cruciali della complessa trattativa che avrebbe portato alla cessione del quotidiano alla Confederazione fascista dei lavoratori dell’industria guidata da Pietro Capoferri: la nuova proprietà, subentrata il 5 aprile 1940 – mentre la direzione del giornale passava a partire dal 7 aprile da Lodovico Calda, che il 15 marzo 1938 era subentrato a Canepa, pensionato per limiti di età, nelle mani del giovanissimo “littore” di giornalismo Gianni Granzotto –, doveva aver ben compensato l’“esproprio” messo in atto ai danni dei precedenti azionisti, se è vero che Ansaldo si sarebbe profondamente rammaricato – come prova una lettera inviata ad Aldo Parini il 16 aprile 1941 – della eccessiva leggerezza con la quale pochi anni prima aveva frettolosamente liquidato la sua partecipazione azionaria: «Le azioni del “Lavoro” erano 3.200. Di cinquecento lire ciascuna; il che faceva un capitale nominale di un milione e seicentomila lire. Queste azioni, nella loro grande maggioranza, non erano affatto pagate dai detentori; per esempio, Mangini, l’ex capo degli scaricatori del porto, che era il maggior azionista, le ebbe in regalo dalla Cooperativa al momento del L delle colonne portanti fin dal 1919 ne salutava la partenza pubblicando sulla prima pagina del 15 settembre 1936 la sua lettera di dimissioni, fatta seguire da una stringata nota di Canepa il quale, prendendo atto con orgoglio e una punta di riprovazione delle insanabili divergenze instauratesi nel loro rapporto, augurava al suo vecchio collaboratore le migliori fortune73. Soltanto cinque giorni dopo, la firma di Ansaldo compariva sul «Telegrafo» in calce al Saluto (curiosamente in quarta pagina, all’interno della cronaca livornese, mentre le altre edizioni provinciali risultano prive dell’articolo), con il quale il nuovo direttore si presentava alla città richiamando alla memoria le personalità che lo avevano preceduto nel gravoso incarico. Prima tra tutte quella di Giuseppe Bandi, scrittore e aiutante di campo di Garibaldi durante l’impresa dei Mille, padre della testata inaugurata il 29 aprile 1877 come edizione serale della «Gazzetta livornese», alla quale egli stesso aveva dato i natali e che dirigeva dal 16 gennaio 1872. Una figura leggendaria capace di costituire un perfetto modello di ispirazione, non soltanto per il suo retroterra ideologico ma anche per il suo approccio all’attività giornalistica: conservatore di saldi principi morali – un suo articolo di ferma condanna all’uccisione, il 24 giugno 1894, del Presidente della Repubblica francese Sadi Carnot per mano di Sante Caserio, doveva scatenare contro di lui la reazione degli anarchici italiani concretizzatasi nell’attentato mortale perpetrato ai suoi danni il 1° luglio 1894 da Oreste Lucchesi, che lo pugnalò mentre in carrozza si dirigeva in redazione – il Bandi redigeva un vero e proprio giornale di opinione, la cui popolarità era strettamente connessa all’autorevolezza del commento con il quale il direttore si rivolgeva pressoché quotidianamente ai suoi fedeli lettori74. “patatrac” del 1922; Calda se le era fatte cedere sottocosto dagli eredi dei vari tipografi cooperatori e simile ramazzaglia; gli altri in media, le avevano prese in tempi lontani pagandole, sì e no, una cinquantina di lire. Il solo dottor Ansaldo, io credo, ebbe la dabbenaggine nel 1930, o giù di lì, di comprarne sessanta, sborsando trenta bei biglietti da mille, ed ebbe pure l’altra dabbenaggine, una volta passato al “Telegrafo”, di rivendere le stesse azioni riprendendosi i suoi trenta biglietti da mille, alla vigilia in cui quelle azioni dovevano salire al doppio. Infatti, come tu sai, Capoferri comprò il giornale per una somma tale che consentì di pagare agli azionisti circa tre milioni; il che, tradotto in linguaggio pratico, equivale a dire che Canepa, Calda e compagnia bella presero per premio del loro persistente e irriducibile – seppur sornione – antifascismo, un sovrapprezzo di circa lire quattrocento per azione» (il passaggio della lettera, all’interno di una puntuale analisi delle vicende della testata dalla fine della direzione di Canepa alla svolta dell’aprile 1940, è riportata in Paolo Murialdi, Col «Lavoro» Mussolini disse basta soltanto alla vigilia della guerra, cit., pp. 131-132). 73 Così Canepa sulla prima pagina del «Lavoro» del 15 dicembre 1936: «La determinazione del Dottor Ansaldo di prendere congedo dal Lavoro sinceramente ci rammarica perché sappiamo di perdere una penna di alto valore e un collega di profonda cultura. Ma la chiarezza delle posizioni è una esigenza superiore. In questo momento anche a noi vengono innanzi, non senza emozione, i ricordi del lungo contubernio durante il quale Stella Nera ha dato la sua fervida attività al nostro giornale. Siamo lieti di constatare che questo distacco non ha nulla di personale; esso lascia intatti i sentimenti di amicizia e di stima ed è con tali sentimenti che tanto noi quanto i colleghi tutti del giornale e le maestranze ricambiano, ringraziando, a Giovanni Ansaldo l’augurale saluto». 74 Pare quasi riconducibile a un’idea personale e autobiografica della concezione del ruolo di direttore di un giornale e delle caratteristiche richieste ai suoi articoli di fondo la descrizione che Ansaldo riserverà, parecchi anni più tardi, all’attività di Giuseppe Bandi alla guida della «Gazzetta livornese» e del «Telegrafo»: «In quell’epoca, i giornali avevano prestigio e successo in quanto erano giornali d’opinione. Ognuno di essi era, in sostanza, imperniato sull’attività di un uomo, e di un uomo solo, che faceva un po’ la parte del matador nelle corride: egli doveva, tutti i giorni, o quasi tutti i giorni, “prodursi” dinanzi al suo pubblico col suo “pezzo” sulla questione di attualità […]. E il pubblico dei giornali d’allora, che era tollerantissimo e rassegnatissimo in fatto di servizi, che si sorbiva come miracolo di celerità qualche magro telegrammuccio dalla capitale, era viceversa esigente per l’articolo; voleva che il matador non solo ammazzasse il suo argomento quotidiano, LI Dopo la direzione di Averardo Borsi, padre del poeta Giosuè scomparso nel 1915 sul fronte della Prima guerra mondiale, che guidò il giornale dal 1898 al 1910 mantenendolo sui livelli raggiunti dal formidabile predecessore, «Il Telegrafo» aveva conosciuto un’involuzione nella sua tiratura e nella sua diffusione oltre gli angusti confini cittadini alla quale i successivi responsabili, Pietro Cappello e Alceste Cristofanini, non avevano saputo opporsi efficacemente. Fu tuttavia negli anni che videro la progressiva affermazione del movimento fascista che le sorti della testata conobbero un vero e proprio scossone grazie al provvidenziale incontro con Costanzo Ciano ammiraglio di lungo corso ed eroe di guerra – insignito tra l’altro della Medaglia d’oro al valore militare, e dei titoli di Conte di Cortellazzo e di Buccari per le coraggiose azioni intraprese ai danni della flotta austriaca nell’Adriatico –, tra i più potenti membri dell’alta gerarchia mussoliniana fin dai primi anni Venti, quando era stato chiamato a ricoprire l’incarico di Ministro delle Poste e Telegrafi, presto trasformato in Ministero delle Comunicazioni (dal 5 febbraio 1924 al 30 aprile 1934), per poi passare a dirigere la Camera dei Deputati, di lì a poco rinominata Camera dei Fasci e delle Corporazioni, dal 28 aprile 1934 fino alla morte, che lo avrebbe colto nella sua casa di Ponte a Moriano il 26 giugno 193975. Scelta la città natale come sede privilegiata del suo bacino elettorale e dei suoi interessi economici, Ciano comprese a fondo l’importanza del possesso di un organo di informazione e propaganda per irrobustire il proprio consenso presso l’opinione pubblica e nel 1925 si impadronì definitivamente della testata (che gli fu, in sostanza, regalata), ponendo al timone dell’impresa due fedelissimi gregari: il direttore Torsiello e l’amministratore Umberto Rodinis. Se al primo andava riconosciuto il rigore con il quale aveva condotto il quotidiano coniugando la disciplina di un giornale ordinatamente schierato nei ranghi dell’ortodossia fascista con la promozione e la tutela degli interessi personali del suo proprietario, al secondo, amico di lunga data di Ciano e membro della locale federazione fascista comandata dal ma che lo ammazzasse con tutte le regole dell’arte; voleva che l’opinione sua non fosse espressa nettamente, linearmente, o sciattamente, ma fosse presentata in modo da far colpo, in forma elegante, e, possibilmente letteraria, con un piccolo contorno di citazioni di prima mano che facessero vedere la cultura di chi scriveva e che rendessero insieme omaggio alla cultura di chi leggeva. […] Il Bandi era fatto apposta per corrispondere a queste esigenze del pubblico. Diventato in breve tempo padrone in casa sua […] si buttò al lavoro giornalistico con un vigore, con una larghezza di produzione, e insieme con una vivacità di spunti e di svolgimenti, che ancora oggi meravigliano gli intenditori. La solita idiota domanda: “Quanti articoli avrà scritto?” ammette per lui, meno che per ogni altro, una risposta. Uno, due, talvolta tre al giorno; sotto il suo nome e sotto pseudonimi vari come Don Chicchero, Il piccione viaggiatore, Il dottor Dumont; sulla Gazzetta livornese, che usciva al mattino, e poi sul Telegrafo, che fu pomeridiano; di politica, di letteratura, di storia, di tutto insieme» (Giovanni Ansaldo, La mazza animata, in «il Borghese», II, 16, 15 agosto 1951, pp. 484-490, in particolare pp. 485-486; lo stesso articolo, interamente dedicato alla memoria di Bandi, si può ora leggere in Gianfranco Merli, Ansaldo e Livorno, Livorno, Belforte, 1994, pp. 61-77, e in Giovanni Ansaldo, Gli anarchici della Belle Époque, prefazione di Francesco Perfetti, Firenze, Le Lettere, 2010, pp. 54-79). Per la storia del quotidiano, nonché per un’analisi delle vicende legate alla direzione di Ansaldo si veda Andrea Viani, «Il Telegrafo» di Giovanni Ansaldo (1936-1943), prefazione di Gianfranco Merli, Livorno, Belforte, 1998. 75 Su Costanzo Ciano si veda la monografia di Aldo Santini, Costanzo Ciano. Il ganascia del fascismo, Milano, Camunia, 1993. LII segretario Umberto Ajello, erano da ascrivere i reali meriti organizzativi della rinascita del «Telegrafo»: partita da una tiratura di poco superiore alle 4.000 copie giornaliere – secondo quanto riportato da Ansaldo in un articolo scritto in occasione della morte del vecchio amico e collaboratore76 –, la dura e paziente opera di ricostruzione del consenso attorno alla testata, solo parzialmente coadiuvata da trovate sorprendenti quali lo sfruttamento pubblicitario di uno dei delitti del serial killer Cesare Serviatti, che aveva avvolto nelle pagine del «Telegrafo» il cadavere fatto a pezzi di una delle sue vittime, la concertazione con Ciano, che in qualità di Ministro delle Comunicazioni vantava pieni poteri sull’organizzazione del trasporto pubblico, di un orario ferroviario favorevole alla distribuzione del giornale nelle sedi più distanti, o la conquista dell’esclusiva sulle trasmissioni radio captate dall’Accademia Navale di Livorno ai tempi della sfortunata spedizione al Polo Nord del dirigibile «Italia» di Umberto Nobile, aveva portato il quotidiano livornese a impadronirsi, al momento dell’avvicendamento tra Torsiello e Ansaldo, di una considerevole quota del mercato editoriale toscano. Sebbene lo stesso Galeazzo avesse a suo modo contribuito alla riabilitazione politica di Ansaldo, in particolare nei confronti di Benito Mussolini (il quale, data la sua inveterata abitudine a intervenire in prima persona nell’attribuzione degli incarichi direttivi presso le redazioni dei giornali, ne aveva approvato la domanda di tesseramento e la conseguente nomina), negli affari livornesi e nella gestione del quotidiano di famiglia, le leve del comando erano saldamente nelle mani del sessantenne Ciano, che aveva condotto pazientemente le selezioni per il nuovo direttore lasciando temporaneamente la responsabilità esecutive sulle spalle di Umberto Rodinis. L’unità di vedute e di intenti in merito alle principali direttrici lungo le quali si sarebbe sviluppata la linea editoriale del giornale fu subito totale: attento alle questioni politiche nazionali e internazionali di più stringente attualità, «Il Telegrafo» non avrebbe dovuto smarrire la sua impronta popolare, senza troppi cedimenti al “provincialismo” da cui risultava affetta gran parte della stampa italiana lontana dai bacini di utenza dei grandi centri urbani, ma adoperandosi per proiettare in un contesto sovraregionale la cultura, la storia, la laboriosità di Livorno e dei suoi abitanti. Si trattava, in sostanza, di un programma non dissimile da quello vagheggiato dallo stesso Ansaldo due anni prima, nel settembre 1934, allorché la recente riqualificazione dell’Ufficio stampa di Mussolini in sottosegretariato – e la conseguente promozione di Galeazzo – gli aveva fatto presagire la possibilità di una svolta nella sua carriera: 76 g.[iovanni] a.[nsaldo], Un uomo e un giornale, in «Il Mattino», LXII, 340, 8 dicembre 1959, p. 3 (poi in Gianfranco Merli, Ansaldo e Livorno, cit., pp. 79-81). LIII Il giornale che vorrei fare io sarebbe basato sul binomio: popolo e tradizione. Sarebbe un giornale popolare e conservatore. Il popolo è la classe sociale dove vivono di più gli usi antichi, le antiche religioni, le antiche pietà, gli antichi pudori italiani; dove vi è di più la tradizione. È la classe più nazionalista, quella più immune da snobismo esterofilo. Si tratta di sviluppare questi elementi; di disimpegnare il concetto di popolo da quello di socialismo, che non vi ha niente a che fare 77. Data l’importanza che il giornale aveva rivestito nel progressivo accumularsi delle sue fortune, è certo che Costanzo Ciano non avesse alcuna intenzione di accettare l’imposizione di un semplice funzionario di partito desideroso di un incarico remunerativo, ma che volesse puntare su un giornalista di grande esperienza e di sicuro affidamento. Le aspettative cui Ansaldo andava incontro apparivano dunque assai elevate, tantopiù che la proprietà aveva proprio in quei mesi operato un sostanzioso investimento mettendo a disposizione dell’azienda editoriale una avveniristica struttura tecnica capace di garantire un’equa competizione con i più grandi quotidiani nazionali: trasferite dagli uffici di piazza Carlo Alberto al grande edificio di viale Vittorio Alfieri, la cui ristrutturazione era stata progettata dall’architetto Ghino Venturi e portata a termine dalla impresa costruttrice di Pilade Macelloni – un contributo prestato con la più viva gratitudine vista l’abbondanza di appalti che Costanzo Ciano aveva generosamente concesso alla ditta livornese nel corso del suo decennale mandato ministeriale –, le redazioni del «Telegrafo» e del «Corriere del Tirreno» (giornale del pomeriggio e del lunedì pubblicato a partire dall’agosto 1931 sotto la direzione di Guido Vivarelli), avevano preso possesso dei nuovi impianti già dal giugno 1936, alcuni mesi prima della solenne inaugurazione celebrata nel quattordicesimo anniversario della marcia su Roma78. Nello sviluppo del «Telegrafo», che a partire dall’estate del 1936 raggiunse rapidamente una tiratura di 70.000 copie stampando un’edizione per ognuna delle province toscane, oltre a quelle distribuite a La Spezia, Parma e Civitavecchia, e perfino una mini-edizione dedicata alla Corsica pubblicata a cadenza settimanale79, e apprestandosi a soppiantare nelle sue località di pertinenza i giornali romani, fino a quel momento assai diffusi sul litorale tirrenico, nonché a contrastare efficacemente lo strapotere della «Nazione», alla quale sottrasse un buon 77 L’appunto, edito per la prima volta in Marcello Staglieno, Un conservatore tra fascismo e antifascismo, cit., p. 41, è stato ristampato nel diario Il giornalista di Ciano, cit., p. 75, con l’indicazione della data 24 settembre 1934. 78 Una esauriente descrizione delle caratteristiche della nuova sede del «Telegrafo», corredata da un ricco apparato fotografico, è contenuta in un opuscolo celebrativo pubblicato in occasione dell’inaugurazione dei locali, a cura della società editrice del quotidiano e con il titolo Le origini e gli sviluppi dell'industria giornalistica livornese. Nella dotazione tecnica si annoveravano ventuno macchine per comporre Intertypes, una fonditrice automatica Winkler e due macchine rotative Winkler-Fallert, capaci di una produzione oraria di 120.000 e 60.000 copie, nonché di stampare in quadricromia, peculiarità che avrebbe tra l’altro consentito al «Corriere del Tirreno» di esibire la sua caratteristica testata di colore rosso. 79 Il foglio usciva il mercoledì in due sole pagine e con una numerazione progressiva autonoma: il recto riproduceva esattamente la “prima” del numero del giorno (a meno che non vi fossero articoli che proseguissero nelle pagine successive, in tal caso si ricomponeva l’intero articolo sul foglio), mentre il verso era costituito da una pagina intitolata «Voci dell’isola di Corsica» compilata da una redazione locale corsa. LIV numero di lettori, l’intervento di Ansaldo fu decisivo: al di là del suo apporto nella organizzazione redazionale, nella composizione tipografica e nella costituzione del profilo politico-culturale del giornale, egli ebbe il merito, pagato poi a caro prezzo, di capire immediatamente la peculiarità del rapporto di filiazione tra il «Telegrafo» e la famiglia Ciano, sfruttando fino alle estreme conseguenze i vantaggi che derivavano dallo stretto legame tra la gestione del quotidiano da lui diretto e le alte responsabilità politiche dei suoi proprietari – e in particolare di Galeazzo, le cui quotazioni erano in vertiginosa ascesa – in anni così difficili e tormentati come quelli che precedettero – e seguirono – lo scoppio della Seconda guerra mondiale. A garantire un salto di qualità nelle aspirazioni del giornale, spingendolo ben al di fuori dei tradizionali confini regionali, avrebbe infatti fornito un contributo fondamentale la definitiva consacrazione politica di Galeazzo, il quale, poco prima dell’avvento a Livorno di Ansaldo, aveva ottenuto la nomina a Ministro per gli Affari Esteri il 9 giugno 1936. Già il primo avvenimento internazionale di rilievo affrontato alla guida del dicastero – il 17 luglio 1936 le forze nazionaliste spagnole guidate da Francisco Franco si erano impegnate in un tentativo di colpo di stato ai danni del governo del Fronte popolare, primo passo di una lunga guerra civile destinata a protrarsi per quasi tre anni – aveva palesato come il connubio tra il genero di Mussolini e il giornalista genovese fosse destinato a funzionare come un meccanismo pressoché automatico. E mentre Galeazzo dava il primo impulso a quell’intervento militare che, pur mantenendosi entro i canoni della non ufficialità, avrebbe portato alla fondazione del Corpo Truppe Volontarie in appoggio alle milizie franchiste, Ansaldo realizzava alcuni articoli pubblicati sul settimanale «L’Italia letteraria», qualche mese prima della sua metamorfosi in «Meridiano di Roma»: attraverso le consuete forme della rievocazione storica, il giornalista pronunciava una ferma condanna nei confronti del viscerale “sovversivismo” di marca anticlericale espresso da una parte rilevante della popolazione spagnola, offrendo pieno appoggio alle direttive più aggressive di una politica estera italiana la cui saldezza veniva confermata proprio in quei mesi dalla sostanziale rassegnazione con la quale Francia e Inghilterra avevano finito per accettare la conquista dell’Etiopia80. La promozione di Ciano garantì l’ingresso del «Telegrafo» in una dimensione politica decisamente orientata verso il piano internazionale, permettendo al giornale di conquistare, di pari passo con il consolidamento delle sue posizioni nelle province toscane, un pubblico 80 Questi gli articoli dedicati alla Spagna comparsi sulla rivista romana: Giovanni Ansaldo, Breve storia del sovversivismo spagnolo, in «L’Italia letteraria», XII, 31, 23 agosto 1936, pp. 1-2; Giovanni Ansaldo, La “fiesta espanola”, in «L’Italia letteraria», XII, 35, 20 settembre 1936, p. 1 [I parte], e in «L’Italia letteraria», XII, 36, 27 settembre 1936, p. 1 [II parte]. LV consistente nell’alta società romana e presso le ambasciate straniere81. Le possibilità di successo per un quotidiano sostenuto da tali presupposti, non apparivano però, a dispetto dell’importanza dei suoi committenti, così scontate: negli stessi anni Galeazzo Ciano, acquisita grande consuetudine con il mondo giornalistico nello svolgimento dei suoi precedenti incarichi istituzionali, avrebbe messo il suo «zampino» nelle vicende editoriali di numerose testate82, concedendo generosi finanziamenti e orientando a suo piacimento molte delle nomine direttive: orbitavano attorno alla sua sfera di influenza «Il Giornale d’Italia», diretto da Virginio Gayda, organo tradizionalmente contiguo al Ministero la cui sede era allora ubicata presso Palazzo Chigi, «Il Gazzettino» di Venezia, la cui cessione dalla famiglia Talamini a una società editoriale finanziata dai capitali sottoscritti da Giovanni Agnelli, Giuseppe Volpi e Vittorio Cini fu promossa nel maggio 1939 dal Ministero della Cultura Popolare che confermò alla direzione Nino Cantalamessa, e «Il Popolo di Roma», anch’esso rilanciato economicamente per opera dell’industriale Volpi e provvisto da Ciano di una nutrita pattuglia di collaboratori scelti tra gli intellettuali meno allineati alle direttive del regime, uno sforzo vanificato dalla scelta del direttore, il vecchio squadrista Guido Baroni, considerato dai suoi colleghi un analfabeta83; eppure nessuna di queste esperienze – nemmeno quella del «Giornale d’Italia», che restava comunque il quotidiano più diffuso della capitale e vide aumentare la sua tiratura dalle 260.000 copie del 1939 alle 327.000 del febbraio 1943 – conobbe la fortuna del «Telegrafo», al quale all’inizio del 1943 veniva riconosciuta una tiratura di 119.000 copie, quasi il doppio di quelle stampate nel 1936. Un risultato così eclatante non può prescindere dal riconoscimento dei meriti di Ansaldo, che a differenza della maggior parte dei direttori degli altri quotidiani, di norma piuttosto sedentari e usi valersi delle note spedite dai corrispondenti esteri, si mosse sempre di persona per seguire i viaggi diplomatici che Galeazzo Ciano andava affrontando nel corso del suo mandato in direzione delle principali capitali europee, primo e più stimato dei giornalisti del “codazzo” al seguito delle missioni del Ministro. Molto si è scritto a proposito della loro 81 Così Ansaldo, in un lungo articolo pubblicato a un anno di distanza dal suo approdo alla direzione, sintetizzava le caratteristiche di questa duplice vocazione: «Ed oggi, il “Telegrafo” può dire – noi crediamo – di aver realizzato una combinazione singolare: di riuscire ad essere il giornale provinciale tipo, e di essere insieme un giornale che ha un suo significato nazionale, inconfondibile con quello di qualunque altro. Esso è arrivato – ci sembra – a contentare le esigenze della contadina dell’Appennino, che apre il giornale con mano e sguardi incerti, per cercarvi la cronaca del proprio angolo di mondo e i presagi della guerra e della pace; ed insieme ad interessare il lettore della grande città, e magari il diplomatico e il corrispondente straniero che, nella Capitale, “passano” rapidamente un pacco di giornali per cercare le cose più notevoli della opinione della stampa italiana» (Giovanni Ansaldo, «Il Telegrafo», in «Liburni Civitas», X, 6, [novembre-dicembre] 1937, pp. 229-242). 82 Così si esprime Paolo Murialdi nell’intitolare il par. 5 (Lo zampino di Ciano) del cap. IV del citato La stampa del regime fascista (pp. 183-186), nel quale si analizzano i rapporti di Galeazzo con i quotidiani e i giornalisti a lui più vicini a partire dalla seconda metà degli anni Trenta. 83 Sul rapporto tra Ciano e Guido Baroni, probabilmente beneficato per aver fornito la sua testimonianza a favore della improbabile partecipazione del diciannovenne Ciano alla Marcia su Roma, si veda Giordano Bruno Guerri, Galeazzo Ciano. Una vita 1903/1944, Milano, Bompiani, 1979, pp. 208-211, volume ristampato presso Mondadori nel 2001 (pp. 211-214). LVI amicizia, che venne indubbiamente a rafforzarsi in quelle occasioni di vicinanza, e in particolare sulla funzione di presunto “consigliere” o “confessore” che il giornalista svolse negli incontri privati e negli appuntamenti internazionali. In realtà, si trattò di un rapporto tra due uomini ben consapevoli dei rispettivi ruoli: Ciano, pur nutrendo fiducia nelle capacità professionali di Ansaldo e dimostrando di tenere in grande considerazione le sue riflessioni, era provvisto di un carattere ostinato e caparbio, che la proverbiale vanità, prescindendo dalla necessità di sottostare agli inderogabili ordini impartiti dal suocero, rendeva spesso capriccioso e poco propenso all’accoglimento delle opinioni dei sottoposti; il giornalista, invece, non si permise mai di trascendere dalla sua posizione subalterna, tanto che la maggior parte delle udienze si limitavano alla trasmissione delle direttive politiche da tradurre in atto sulla carta stampata. Anche in virtù di queste considerazioni, la peculiarità del loro accordo, sebbene da una parte suscitasse le invidie dei colleghi trattati con minore confidenza dal potente Ministro, dall’altra rendeva totalmente inconsistenti i margini operativi del direttore del «Telegrafo»: laddove gli altri quotidiani, pur strettamente legati a singoli gerarchi, obbedivano quasi esclusivamente alle generiche norme e alle “veline” dettate dal Ministero della Stampa (dal 27 maggio 1937 trasformato in Ministero della Cultura Popolare), Ansaldo doveva fare parimenti i conti con i diktat della proprietà, vedendo completamente azzerarsi le possibilità di riservare un lieve spazio di autonomia alla sua libertà di espressione. Momento culminante di un’attività giornalistica sempre più condizionata dalle esigenze della propaganda, i viaggi al seguito del Ministro degli Esteri divennero così, negli anni in cui le diplomazie europee affilavano le armi in previsione del conflitto, una costante della vita lavorativa di Ansaldo: nemmeno un mese dopo la sua assunzione, egli era già in partenza per la Germania, dove Ciano avrebbe firmato con il Ministro degli Esteri tedesco Konstantin Von Neurath un trattato di amicizia (i cosiddetti “protocolli di Berlino”, con i quali il Reich riconosceva la conquista italiana dell’Etiopia e poneva le basi per una più stretta alleanza con il governo di Mussolini). Le corrispondenze che Ansaldo inviò telefonicamente alla sua redazione in quella circostanza inauguravano modalità di narrazione degli eventi poi divenute peculiari del suo stile giornalistico, riconoscibili per l’insistenza con la quale, accanto alla ordinaria esaltazione del prestigio internazionale di cui godeva il regime fascista all’estero, si puntava a mettere in luce in toni trionfalistici la figura politica e umana di Galeazzo Ciano; si trattava di due tendenze non sempre coincidenti, non solo per il pericolo di instaurare un dualismo personale tra genero e suocero, ma anche perché le loro visioni politiche, specie in LVII riguardo all’atteggiamento da tenere nei confronti dell’ingombrante alleato tedesco, avrebbero presto imboccato strade divergenti84. Fu proprio a partire da questa prima visita che Ansaldo, e con lui lo stesso Ciano, al quale l’orgoglio delle accoglienze trionfali non impediva di scorgere l’incombenza del pericolo, avvertì con immediatezza il rischio di saldare un legame troppo stringente con un alleato che, se da una parte impressionava per la completezza ed efficienza del suo apparato militare rispecchiata dalla disciplina e dall’abnegazione della popolazione mostrata nelle scenografiche manifestazioni pubbliche, dall’altra appariva assai minaccioso nelle sue cieche brame di conquista. Resta legato al viaggio in Germania dell’ottobre 1936 anche il ricordo dell’incontro con Adolf Hitler nella residenza sulle Alpi bavaresi nei pressi di Berchtesgaden, presso la Landhaus di recente ristrutturazione ritratta con una felice descrizione – una delle rare impennate della prosa di Ansaldo in quegli anni – dalla quale traspariva, dietro lo stile ammiccante degno della miglior guida turistica nella descrizione del paesaggio circostante quanto nella minuta analisi dell’arredamento della villetta di Berghof, con il suo corredo di cuscini a forma di cuore «dono di qualche sezione femminile delle “Hitler Jugend”» e di «seggiole di legno, con la spalliera verde a fiorellini, e un intaglio in mezzo a forma di cuore»85, tutto il grottesco della magnificenza di un regime destinato a trascinare l’Europa in un’immane catastrofe: un esempio tra i tanti – piuttosto frequenti a leggere i quotidiani pubblicati in quel volgere d’anni – di un approccio al potere costituito nel quale, come ricordava l’allora direttore della «Stampa» Alfredo Signoretti, si fa fatica a capire fino a che punto si abbia ancora a che fare con l’applicazione sistematica di un iperbolico zelo encomiastico e dove, viceversa, cominci un poco velato istinto sarcastico e derisorio86. Il viaggio di Ansaldo in Germania inaugurava un triennio, tra l’autunno del 1936 e l’autunno del 1939, vissuto in trasferimenti ininterrotti per raccontare ai lettori da ogni angolo d’Italia e d’Europa i clamorosi successi della diplomazia fascista; e se Ansaldo non mancava di tributare i dovuti ossequi anche alla figura del Duce, sottoponendosi a non meno frequenti uscite al seguito delle sue visite nei territori più decentrati del neonato Impero – non sarebbe 84 Segnali molto indicativi a proposito della singolarità del “caso” del «Telegrafo» sono deducibili anche da episodi in apparenza molto banali. Si veda ad esempio come due anni dopo, in occasione dell’arbitrato di Vienna del novembre 1938, in cui Ciano e Joachim von Ribbentrop pilotarono la ridefinizione dei confini tra Cecoslovacchia e Ungheria, la corrispondenza di Ansaldo, che sul «Telegrafo» del 4 novembre 1938 è corredata dal laconico titolo Successo di Ciano, sia riprodotta il giorno stesso, come consuetudine, dalla «Gazzetta del Popolo», con il ben più ortodosso Successo di Ciano deciso esecutore della politica del Duce. 85 Giovanni Ansaldo, Un colloquio di oltre due ore fra Ciano e Hitler. Le trionfali accoglienze di Monaco al Ministro fascista, in «Il Telegrafo», LIX, 255, 25 ottobre 1936, p. 3. 86 «Per altre esperienze e per più familiare dimestichezza con Giovanni Ansaldo ho tratto la convinzione che egli porti in sé e accentui una sadica voluttà nel servire i padroni: “Il giornale libero e indipendente – Ansaldo pensa – è un ricordo dei tempi lontani se pur mai esistettero; i giornali sono aziende costosissime che hanno dei padroni (persone, partiti, società, etc…); questi padroni vogliono essere serviti. E quanto più vengono elogiati con smaccata evidenza, tanto meglio si affoga nel ridicolo o nell’ironia la necessità di servire» (Alfredo Signoretti, «La Stampa» in camicia nera, Roma, Volpe, 1968, p. 171). LVIII ad esempio mancato alle tournées di Mussolini, tutte contrassegnate da imponenti “bagni di folla”, in Libia nel marzo 1937, in Sicilia nell’agosto 1937, e in Piemonte nel maggio 1939 –, la sua presenza nelle delegazioni guidate da Ciano costituiva un’assoluta priorità, tanto che il giornalista genovese si troverà a presenziare alla quasi totalità degli incontri sostenuti dal Ministro degli Esteri nella seconda metà degli anni Trenta. L’ascesa del prestigio dell’Italia, confermata dalle vive quanto apparenti simpatie riscosse dalla figura di Ciano nelle ambasciate straniere, appariva realmente priva di ostacoli in un frangente storico nel quale Francia e Inghilterra da una parte e Germania dall’altra, sembravano fare a gara per assicurarsi l’appoggio del governo romano, ritenuto strategico nell’eventualità del divampare di un conflitto. Approfittando della generale benevolenza che circondava le sue azioni, Ciano non solo si accostò sempre più pericolosamente al Reich, ma aprì un fronte politico molto attivo nei Balcani rivelando con largo anticipo le mire espansionistiche italiane in quella tormentata area geografica. A leggere le corrispondenze del direttore del «Telegrafo» di quel periodo pare infatti che i destini politici dei Paesi un tempo appartenenti all’Impero asburgico fossero completamente rimessi al patrocinio di una tutela italo-tedesca, innervata da un rapporto diplomatico assolutamente paritario tra Ciano e il ministro tedesco Von Ribbentrop: così fu per l’Austria e l’Ungheria, dove la delegazione italiana si recò nel novembre 1936 e alla fine del 1938 ottenendo, in quest’ultima occasione, un importante successo in appoggio alle rivendicazioni del governo di Horty nelle trattative per la ridefinizione dei confini tra il paese magiaro e la Cecoslovacchia, così per la Polonia, visitata nel febbraio-marzo 1939, o per la Jugoslavia di Stojadinovic (in cui Ansaldo si recò in due occasioni, nell’aprile 1937 e nel gennaio 1939). Si trattava, naturalmente, di una fallace impressione, e mentre la stretta militare nazista si espandeva in tutta l’area alla stessa velocità con la quale l’Italia si scopriva sempre meno affrancata dallo scomodo alleato tedesco – tanto che nel maggio 1939 sarebbe arrivata la definitiva stipula del Patto d’acciaio – e sempre più impreparata dal punto di vista militare, ad Ansaldo, cui l’inconsistenza del ruolo italiano, o se si vuole la subordinazione allo strapotere tedesco, non era minimamente sfuggita, non restava che mettere in risalto i secolari rapporti di comunanza storica tra la popolazione italiana e quella dei paesi dell’Europa orientale, concentrandosi sui lussuosi fasti delle solenni cerimonie nelle quali il Ministro era salutato, rappresentazione emblematica di un prestigio inequivocabilmente fittizio. Restano tuttavia proprio queste corrispondenze, per il loro innegabile valore storico, a costituire, seppur debitamente ripulite dei loro artifici retorici, il documento più interessante dell’attività del giornalista negli anni livornesi; e ciò anche prendendo atto del rammarico, con LIX il quale Ansaldo avrebbe fatto i conti negli anni a venire, di non avere compilato, a causa dell’incedere di impegni sempre più gravosi, sistematiche annotazioni diaristiche degli avvenimenti cui aveva assistito. A prescindere dalla possibilità di una sua influenza sulle opinioni di Ciano, Ansaldo fu un testimone d’eccezione degli sviluppi delle trattative tra l’Italia e gli altri Paesi europei nelle fasi immediatamente precedenti al divampare del conflitto, e di questa sua memorabile esperienza sono rimasti soltanto quegli articoli, inficiati dalle inalterabili ragioni propagandistiche che li dettavano, e le brevi notazioni appuntate sull’onda dei ricordi nel doloroso periodo trascorso all’interno dei campi di internamento polacchi e tedeschi nel biennio 1943-1945: troppo poco, se si escludono le numerose lettere inviate alla sorella Maria (i documenti più attendibili per chi voglia individuare le sue reali opinioni circa il drammatico evolversi degli eventi), per essere in grado di comprendere appieno i suoi convincimenti dell’ora. L’impressione dell’ineluttabilità dei toni e dei contenuti delle corrispondenze di Ansaldo sembra prevalere anche allargando lo spettro di osservazione agli altri interventi di carattere politico: negli innumerevoli editoriali, firmati a cadenza pressoché quotidiana, appare altrettanto difficile individuare un margine di autorialità, tanto tali scritti si rivelano anonimamente assoggettati alle irredimibili contingenze del momento; si potrà dire, volendo allargare il campo di indagine al complesso degli organi di stampa – sebbene il caso di Ansaldo si percepisca come più stridente di altri, non tanto per la platealità del ribaltamento “ufficiale” della sua collocazione politica quanto per lo stravolgimento dell’impostazione e della struttura interna dei suoi testi che, storicamente contraddistinti da una lettura personale degli avvenimenti, mai come negli anni del «Telegrafo» si dimostrarono così scarsamente connotati –, che la fase politica seguente alla proclamazione dell’Impero segni l’affermazione di una concezione del giornalismo quale pedissequo amplificatore di un potere politico apparentemente monolitico, definitivamente emendata dalle prese di posizioni più estremistiche come dalle più timide osservazioni di presunto stampo “frondista”. Ciò tuttavia non limita le responsabilità di Ansaldo, che comprese il meccanismo e vi si adagiò, un po’ perché la sua adesione al fascismo era stata convinta e non determinata da sole ragioni di opportunità, un po’ perché la sensazione di infrangere le prerogative del proprio mestiere era adeguatamente compensata dai benefici della popolarità e di una vita materiale che finalmente arrivava a corrispondere alle sue ambizioni e alle sue attese. A Livorno aveva preso in affitto il piano padronale di villa Massai, la “Casa rossa” vicinissima alla nuova redazione di viale Alfieri alla quale poteva accedere attraverso un passaggio interno creato appositamente attraverso gli orti. In quella casa Ansaldo si stabilì con la moglie e il suo primo figlio, LX trasferendovi la sua biblioteca e vedendo accrescere la sua famiglia con la nascita di Antonia (1937), Carlo (1938) e Francesca (1941). Nonostante le sue capacità scrittorie subiscano un pesante ottundimento in ottemperanza alle imposizioni dell’epoca, l’assunzione della direzione di un quotidiano, e di un quotidiano in fase di espansione come «Il Telegrafo», determinò in Ansaldo l’emergere e il definitivo consolidarsi di capacità organizzative e gestionali poi conservate lungo l’intero corso della sua carriera. Sebbene, in ottica meramente operativa, egli si trovasse a essere investito di mansioni sostanzialmente analoghe a quelle che, soprattutto prima del suo allontanamento nel novembre 1925, aveva svolto al «Lavoro», la sua impronta appare qui più visibile e capillare rispetto a quanto si potesse avvertire sulle pagine del quotidiano genovese, tantopiù che l’investitura diretta della proprietà e la mancata ingerenza sulle questioni editoriali dell’amministratore Rodinis lasciavano il campo completamente sgombro all’affermarsi della sua autorità in redazione. Non fu dunque solo una questione di condiscendenza verso la famiglia Ciano o la necessità di conformarsi alle rigorose direttive emesse dal Ministero della Cultura Popolare se Ansaldo, nell’assemblare «Il Telegrafo» nella forma da lui desiderata, non si risparmiò nell’imporre in maniera massiccia la sua presenza, adottando un approccio tanto generoso nei confronti dei lettori da essergli additato a difetto da alcuni dei suoi più stimati colleghi e forse da precludergli l’approdo alla direzione di un grande quotidiano nazionale87. Se però si sorvola sulla sua scarsa propensione a occuparsi dei contenuti del giornale nel loro complesso e ci si limita all’osservazione della fortuna legata al suo status di scrittore – che era poi il suo vero punto di forza –, vi è da dire che gli articoli di Ansaldo riscossero quasi immediatamente un notevole successo tanto presso le gerarchie fasciste quanto tra il pubblico, al punto che la sua firma cominciò a essere richiesta da altri quotidiani e a diffondersi anche al di fuori delle sedi raggiunte dal «Telegrafo». In ottemperanza a particolari esigenze politiche e di bilancio, i suoi scritti presero così a comparire, già qualche mese dopo la sua nomina a direttore del giornale della famiglia Ciano, su una tribuna importante come la «Gazzetta del Popolo» diretta da Ermanno Amicucci (che il 7 novembre 1939, chiamato ad assumere il 87 È curioso notare come, nelle dichiarazioni di alcuni dei più grandi giornalisti dell’epoca, ricorra lo stereotipo – peraltro più che fondato – della straripante presenza degli scritti di Ansaldo all’interno dei quotidiani da lui diretti («Il Telegrafo» allo stesso modo che «Il Mattino») e della priorità assegnata alla stesura dei suoi testi piuttosto che all’intera costruzione del giornale. Così Giuseppe Prezzolini: «È stato detto giustamente che non fu un bravo direttore di giornale. Sarebbe stato più vero dire che non aveva voluto esserlo di proposito. Un anno era passato dalla sua nomina a direttore del Mattino e mi assicurò che lui non era mai “sceso” in tipografia. Forse avrà esagerato, per darsi l’aria di quel tipo di direttore che voleva essere: cioè il direttore all’antica, che scrive soltanto l’articolo di fondo (e non lo lascia scrivere a nessun altro) e basta quel suo articolo, quella sua firma, perché il giornale vada bene» (Giuseppe Prezzolini, Memoriale su Giovanni Ansaldo, cit., p. 139); analogamente Signoretti: «Giovanni Ansaldo è una delle più forti personalità del giornalismo italiano dal primo dopoguerra in poi e senza eclissi; e ciò al di là dei grossi difetti e di carattere e di tecnica professionale (egli è sempre stato uno dei direttori che vedono il giornale in funzione del proprio articolo, del proprio pezzo)» («La Stampa» in camicia nera, cit., p. 171). LXI sottosegretariato al Ministero delle Corporazioni, avrebbe ceduto il timone al vicedirettore Eugenio Bertuetti), e sulla sua edizione del pomeriggio, la «Gazzetta del Popolo della Sera», secondo un preciso accordo editoriale che stabiliva anche la condivisione tra i due giornali del servizio di corrispondenza dall’estero88; conseguentemente, alcuni degli articoli ristampati a Torino potevano poi essere ulteriormente trasferiti su «Somalia fascista», pubblicato a Mogadiscio sotto la direzione di Alberto Giovannini, uno dei tanti quotidiani realizzati nelle aree coloniali che, a partire dalla sua riorganizzazione all’inizio del 1939 e fino alla conclusione delle pubblicazioni nel 1940, riproduceva a giorni di distanza dalla loro prima uscita buona parte degli articoli comparsi sulla «Gazzetta del Popolo». Incontrollabile nella selva di ripubblicazioni tra loro concatenate – al punto da essere talvolta ignote allo stesso autore –, il profluvio di articoli riversato sul «Telegrafo» appariva, al di là dell’evidenza con la quale Ansaldo amava mettere in bella mostra i suoi scritti all’interno dell’impostazione tipografica del giornale, se non altro rispondente alle esigenze interne di una redazione nella quale non abbondavano le firme di particolare rilievo, neppure tra quelle che cominciarono a collaborare alla testata labronica proprio su sollecitazione del suo nuovo direttore. Egli era dunque chiamato, ma il compito non doveva parergli particolarmente gravoso, a intervenire in quasi tutte le sezioni del quotidiano che, prima del progressivo razionamento degli approvvigionamenti cartacei determinato dall’ingresso dell’Italia in guerra, si stampava regolarmente in numeri di sei o otto pagine. Il contributo di Ansaldo dunque non fu limitato alle corrispondenze dall’estero e dalle più importanti città italiane in occasione delle grandi manifestazioni del regime o dell’arrivo di ospiti politici giunti in visita dall’estero, e nemmeno ai lunghi “fondi” legati all’attualità politica, ma si concretizzò in una costante produzione di note e articoli culturali e di costume destinati a irrobustire l’intera offerta del quotidiano. Particolare interesse desta, a questo proposito, la rubrica I fatti e le idee, anonima ma certamente scaturita dalla sua penna, nella quale Ansaldo commentava gli avvenimenti e le opinioni emerse nel dibattito giornalistico coevo riportando e commentando brevi passi di articoli tratti dai contesti più disparati, dai grandi giornali nazionali fino alle periferiche riviste 88 La collaborazione con la «Gazzetta del Popolo» sembrerebbe scaturire come esito finale di una complessa trattativa ingenerata, secondo quanto affermato dallo stesso Ansaldo in una lettera alla sorella Maria del 27 febbraio 1937, dal desiderio di Mussolini di destinare il giornalista alla direzione della «Stampa»: «Ho avuto da Ciano padre la conferma di quanto avevo già capito: cioè che c’era stata una vera mia designazione, da parte del Duce, per un giornale di Torino, probabilmente la “Stampa”. Questa designazione fu sviata dai Ciano con la combinazione di cui ti parlai. Il vecchio Ciano mi parlò franco, e mi disse che, a parte il suo interesse a tenermi qui, egli, come uomo esperto, mi consigliava a “non avere troppa fretta”. Io lo assicurai che non ne ho nessuna, e che sto benissimo dove sono […]. Cercherò di ridurre il numero dei miei articoli sulla “Gazzetta del Popolo”, per non crearmi gelosie da parte di Amicucci, e per non attirarmi la nomea di quello che vuole strafare, e che è dappertutto. Se potessi, io rinunzierei a questa collaborazione torinese, e conseguente guadagno. Ma non posso, perché c’è interessatissimo Rodinis. Non potendo manderò meno articoli che potrò; comunque non firmerò nessun contratto» (Il giornalista di Ciano, cit., p. 131). LXII settoriali e di provincia, segno di una non comune capacità di lettura e di un’autorevolezza che, pur non permettendogli di animare con eccessivo fervore quelle feroci polemiche ormai bandite dal panorama editoriale italiano, gli consentiva di bacchettare le prese di posizione più inclini a modificare gli aspetti maggiormente conservatori della politica governativa. Innumerevoli anche gli articoli di terza pagina, per lo più siglati con la consueta «Stella Nera» e collocati all’interno delle rubriche che gli avevano garantito la popolarità negli anni del «Lavoro», come Epiloghi e Calendarietto. Anche nella scelta degli argomenti e nelle modalità di stesura non si registravano cambiamenti di grande profondità, tanto che, nonostante gli ammiccamenti nei confronti di Mussolini e del suo regime già largamente presenti negli scritti sul quotidiano genovese fossero inevitabilmente divenuti il sostrato fondamentale di ogni singolo testo, a prevalere restavano i temi della rievocazione storico-letteraria, in articoli nei quali talvolta il ruolo del fascismo non era neppure menzionato. A conferma della sostanziale continuità tra l’esperienza del «Lavoro» e quella del «Telegrafo» e della scarsa fiducia che Ansaldo riponeva nell’utilità di quella politica culturale del regime la cui funzione salvifica era invece propugnata con vigore dalle istituzioni politiche fasciste, vi è la mole di articoli di terza pagina che transitò a distanza di pochissimi anni tra le due testate in un processo di osmosi concretizzatosi nella riproposizione dei medesimi testi, spesso ristampati senza modifica alcuna rispetto alla prima apparizione. Progressivamente, e soprattutto per ovviare alle continue assenze del direttore, il giornale acquisì, sotto l’impulso dell’impegno profuso dal redattore capo Vincenzo Greco, una fisionomia più variamente composita nella quale cominciarono timidamente a trovare spazio firme di un certo rilievo anche nell’ambito del commento politico, lasciato non di rado (ma mai in posizione di editoriale) agli articoli di Carlo Picchio, Aldo Guerrieri e Orlando Danese, o alle corrispondenze romane di Raffaello Nesti (poi sostituito da Gaetano Tatò). Nella pagina culturale si misero in luce soprattutto i critici Luigi Pescetti, Luigi Maria Personé, Arturo Stanghellini, Bianca Flury Nencini e Vittorio d’Aste, che contribuirono ad allargare gli interessi tematici proposti dal quotidiano livornese, in un’ottica culturale molto attenta alla rivalutazione delle ricchezze del patrimonio artistico e letterario nazionale. A partire dal 1939, l’incedere degli eventi era però destinato a imprimere profondi mutamenti anche alla stabile organizzazione trovata dal quotidiano sotto la conduzione di Ansaldo. Inaugurata da un evento doloroso come la morte di Costanzo Ciano, che sconvolse il ménage della tranquilla cittadina toscana rimasta priva del suo capo carismatico, l’estate di quell’anno, ultima stagione del tempo di pace, vedeva Galeazzo Ciano freneticamente impegnato in appuntamenti internazionali sempre più fitti nel disperato tentativo di LXIII contrastare sul piano diplomatico le mire espansionistiche naziste: e mentre ereditava dal padre, con il compito di proseguire nella sua opera, l’ingente patrimonio all’interno del quale erano compresi i tre quarti della proprietà del giornale (il restante quarto apparteneva a Rodinis), il genero del Duce era reduce dalla conquista dei suoi trionfi più importanti: il 7 aprile le truppe italiane avevano fatto il loro ingresso a Tirana determinando la fuga di Re Zog I e l’annessione dell’Albania al Regno d’Italia, instaurando un protettorato al quale il Ministro degli Esteri aspirava da molto tempo; qualche giorno prima, il 28 marzo, la conquista nazionalista di Madrid aveva segnato l’avvento di un nuovo governo filofascista nel panorama europeo, e Ciano, nel corso di un lungo viaggio in Spagna portato a compimento nel luglio 1939, sarebbe stato ricevuto con tutti gli onori dal Caudillo e dal suo omologo Serrano ottenendo il dovuto riconoscimento al contributo fornito dall’Italia di Mussolini alla causa franchista89. Il divampare della guerra scosse profondamente l’opinione pubblica italiana aprendo un lungo periodo di attesa nel corso del quale gli organi di stampa, consapevoli dell’irrimediabile contiguità tra Italia e Germania, furono chiamati a esaltare le fulminee vittorie delle armate tedesche impegnandosi nel contempo in una campagna sempre meno accondiscendente nei confronti delle democrazie occidentali, e in particolare dei governi inglese e francese. Eppure ogni giornale ebbe modo di svolgere le proprie consegne con differenti gradi di partecipazione e intensità, tanto divergevano le opinioni dei gerarchi referenti dei quotidiani in merito alla posizione da assumere nella narrazione delle operazioni militari: e, a proposito di questa scelta, la concordanza di idee tra Galeazzo Ciano e Ansaldo, pienamente consapevoli dei pesanti limiti militari ed economici propri della situazione italiana e per nulla sedotti dalla temeraria retorica bellicista che aveva costituito il sostrato ideologico dell’intera esperienza fascista, doveva essere totale, tantopiù che entrambi, assai sensibili agli umori del pubblico, avevano percepito la scarsa popolarità che quella guerra così poco giustificabile con i consueti sofismi dialettici andava riscuotendo tra i cittadini italiani. Improntati a una rappresentazione quanto mai didascalica e tendenzialmente asettica degli eventi, gli articoli del «Telegrafo» non contribuirono a far pendere l’ago della bilancia in favore delle ragioni della neutralità: e dopo lunghi mesi di attesa nei quali l’opposizione tra Ciano, apertamente schierato per la non belligeranza, e Mussolini, smanioso di affiancare le sue truppe alle vittoriose armate naziste, pareva farsi sempre più acuta, il discorso del Duce del 10 giugno 1940, che annunciava alle piazze gremite di folla l’entrata in guerra dell’Italia, 89 Sul viaggio in Spagna di Ciano, al seguito del quale non mancò il direttore del «Telegrafo», si veda Giovanni Ansaldo, In viaggio con Ciano, prefazione di Francesco Perfetti, Firenze, Le Lettere, 2005, pp. 29-53. Il volume raccoglie, tra gli altri, un trittico di articoli dedicati alla visita del luglio 1939 scritti dal giornalista nel dopoguerra e pubblicati sull’«Illustrazione italiana» nel febbraio 1950 (ristampati anche sul «Borghese» tra marzo e aprile 1958). LXIV spazzava via ogni indugio chiamando il paese ad affrontare un compito impari alle sue forze. Ansaldo, preoccupato per gli esiti della guerra e soprattutto indignato per la bassezza con la quale l’Italia, esponendosi alla riprovazione dell’intera comunità internazionale, si era sollevata contro la Francia ormai agonizzante – tanto da aver prospettato con il placet delle autorità, in un intervento radiofonico trasmesso il 9 giugno, che la dichiarazione dell’Italia in funzione anti-inglese sarebbe stata espressa soltanto dopo la definitiva capitolazione transalpina90 –, rientrò tuttavia ordinatamente nei ranghi partecipando, con piena consapevolezza dell’impegno che lo attendeva, alla opera di propaganda divenuta essenziale per non abbattere ulteriormente il morale di una popolazione che, salutato tiepidamente o con ingenuo entusiasmo l’annuncio mussoliniano, si trovava ora apertamente esposta alle azioni militari dei paesi nemici. Il Ministero della Cultura Popolare appariva l’istituzione meno impreparata di fronte ai nuovi avvenimenti, avendo da tempo affilato le armi in previsione del probabile intervento nel conflitto attraverso un’ulteriore razionalizzazione delle risorse e una concentrazione di mezzi sempre più mirata al raggiungimento dei suoi obiettivi propagandistici. In concomitanza con l’avvicendamento alla sua direzione, dove Alessandro Pavolini aveva rilevato il più moderato Dino Alfieri nell’ambito del sostanzioso “rimpasto” governativo del 31 ottobre 1939, il dicastero era divenuto proprietario (il 27 novembre 1939) di quindici quotidiani locali e di quarantacinque settimanali fino a quel momento facenti capo alla struttura economica del partito e alla responsabilità diretta delle singole federazioni provinciali, avocando ai suoi uffici il controllo delle testate più decentrate. E se con il proclama del 10 giugno le strutture e gli organigrammi ministeriali rimasero inalterati, così non fu per i meccanismi della propaganda, ai quali fu impresso un impulso commisurato alla gravità del momento. Si provvide così a impartire alle redazioni dispacci quotidiani contenenti direttive sempre più capillari e specifiche, al limite del parossismo, mentre si procedeva in parallelo a un cospicuo ampliamento dell’offerta editoriale con rilevanti investimenti (spesso erogati mediante il rilascio del patrocinio istituzionale) nel settore delle pubblicazioni periodiche, e in particolare dei rotocalchi, chiamati, grazie alla loro allettante veste grafica, a raggiungere il duplice obiettivo di distrarre gli italiani dagli orrori dei bombardamenti alleati e tenere alto il morale della popolazione e delle truppe al fronte; nel contempo si tentò uno sfruttamento massiccio delle più moderne forme di comunicazione e intrattenimento, come quella rappresentata dalla radio, che divenne uno strumento essenziale della strategia politica 90 Posta all’interno del programma dedicato alle Forze armate, la radiotrasmissione del 9 giugno 1940 fu pubblicata con il titolo La fase decisiva, in «Corriere del Tirreno», LXIX, 139, 10 giugno 1940, pp. 1-2, e con il titolo Parigi e Londra isolate dinanzi al Reich invitto, in «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera», XXI, 139, 10 giugno 1940, p. 2. LXV governativa. In un contesto vigilato in termini ormai ossessivi, il Ministero si adoperò in una rigida selezione degli intellettuali cui destinare gli incarichi operativi, restringendo ulteriormente il campo delle nomine alle sole firme di comprovato affidamento, non tanto nell’ortodosso rispetto dell’ideologia fascista quanto nella rigorosa applicazione delle direttive emanate. La rete giornalistica in cui Ansaldo si trovò coinvolto sarebbe dunque letteralmente esplosa, allargandosi verso altri quotidiani provinciali e verso i nuovi periodici sorti in quel breve volgere di anni. Mentre proseguiva l’accordo con la «Gazzetta del Popolo» e con la sua edizione del pomeriggio – che tuttavia non prevedeva la riproposizione delle sue conversazioni radiofoniche, ma solo degli articoli stampati in prima istanza sul «Telegrafo» –, sebbene con una frequenza sempre più occasionale che non si spinse, al di fuori di un paio di eccezioni, oltre il febbraio 1942, Ansaldo stabilì un serrato rapporto di collaborazione con i tre giornali triestini posti sotto la direzione di Rino Alessi, «Il Piccolo», «Le ultime notizie. Il Piccolo delle ore diciotto» e «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera»91, entrati a far parte dello stesso “cartello” editoriale al quale appartenevano «Il Telegrafo» e la «Gazzetta del Popolo»: un trust la cui caratteristica più visibile era rappresentata dalla condivisione dei servizi di corrispondenza dai teatri di guerra – che con l’inasprirsi dello scontro vennero a coprire la quasi totalità dell’offerta informativa dei giornali – affidati, sotto la titolarità effettiva dell’amministrazione del quotidiano torinese, a una comune pattuglia di cronisti di cui facevano parte Massimo (Max) Caputo, Ernesto Caballo, Massimo David, Cesare Rivelli, Mario Sobrero, Sandro Volta e Taulero Zulberti. Di assoluta rilevanza appaiono poi le collaborazioni ai settimanali e ai mensili, che in quegli anni si segnalavano sia per la propensione quasi monotematica alla trattazione della 91 L’accordo con i giornali triestini derivò quasi certamente dall’interesse che Galeazzo Ciano aveva posto nel travagliato avvicendamento alla proprietà della società editrice del «Piccolo» tra lo storico fondatore Teodoro Mayer, giornalista di origine ebraica che diresse il foglio dal 1881 al 1915 intraprendendo un’ambiziosa carriera politica culminata con la nomina a senatore nel 1920 e proseguita con l’assunzione della presidenza dell’Istituto mobiliare italiano nel 1931, e Rino Alessi, posto alla guida del quotidiano già a partire dalla ripresa post-bellica del 20 novembre 1919. In data 23 luglio 1938 Ciano annotava sul suo diario: «Mi interesso, a richiesta di Alessi, per il trapasso di proprietà del “Piccolo”. I Mayer, ebrei, vogliono ormai disfarsene» (Galeazzo Ciano, Diario 1937-1938, Bologna, Cappelli, 1948, p. 214), alludendo non tanto alla presenza di una difficoltà interna alla trattativa – Mayer e Alessi, che tra l’altro già deteneva una partecipazione azionaria e sedeva nel consiglio di amministrazione del giornale, avevano fino a quel momento lavorato in piena sintonia, e si trovavano sostanzialmente d’accordo sulla successione – quanto alla complicata posizione di Rino Alessi, fascista della prima ora e intimo di Mussolini sin dall’infanzia, che nei primi giorni del 1938 aveva sostenuto una polemica molto aspra con «il Regime fascista» a proposito della campagna antisemita che Roberto Farinacci, rappresentante dell’ala più radicale del partito, era intenzionato a portare alle estreme conseguenze in ogni città italiana, persino in quelle, come Trieste, provviste di una cospicua e influente comunità ebraica. L’intervento di Mussolini in favore di Alessi contribuì a placare i malumori, tanto che il 5 febbraio 1940 il quotidiano della federazione locale del capoluogo giuliano, «Il Popolo di Trieste», pubblicato a partire dal dicembre 1920 e diretto da Carlo Barbieri, fu assorbito dalla società editrice del «Piccolo» attraverso una fusione con il giornale del pomeriggio «Il Piccolo della Sera», risultando uno dei pochi quotidiani del partito a non passare sotto la tutela amministrativa del Ministero della Cultura Popolare. La rinnovata combinazione portò un mutamento profondissimo nella composizione dei giornali di Alessi, fino a quel momento piuttosto anonimi e animati soltanto da occasionali interventi del direttore o dalle critiche letterarie di Silvio Benco, che cominciarono a esibire, accanto a un aspetto tipografico più moderno, una schiera di collaboratori di prim’ordine tra i quali faceva spicco Ansaldo, con i suoi articoli, perlopiù tratti dalle trasmissioni radiofoniche, e con le sue consuete rubriche. LXVI materia bellica, favorita dall’abbondantissimo uso della fotografia, sia per la spiccata vocazione internazionale di quelle pubblicazioni, spesso stampate in edizioni differenti a seconda del paese di distribuzione. E Ansaldo, la cui firma era ormai pienamente avvolta dall’aura di ufficialità guadagnata in virtù delle sue letture radiofoniche, e la cui perfetta conoscenza della situazione politica e militare di ogni singolo paese europeo era ormai comprovata, appariva il giornalista più adatto per coprire gli spazi che si aprivano sui nuovi prodotti editoriali: i suoi articoli cominciarono così a comparire – in parte originali, in parte frutto di rielaborazione di pezzi già stampati sul «Telegrafo» – su «Legioni e falangi», redatto in lingua italiana e spagnola, su «Tempo», rivista accompagnata da una parallela edizione francese, su «Berlin-Rom-Tokio», lussuoso mensile patrocinato da von Ribbentrop e compilato in tedesco e in italiano; altre collaborazioni sono invece riconducibili a veri e propri corollari dell’attività politica di Ciano come quella al periodico «Albania» o quella, frequentissima ma impossibile da quantificare per l’estrema rarità del documento, al quotidiano «Tomori», stampato a Tirana (in duplice edizione albanese e italiana) in seguito all’ingresso nell’orbita dell’Impero mussoliniano del regno di Re Zog nell’aprile 193992. La più intensa delle collaborazioni prestate negli anni di guerra ci riporta tuttavia a una personalità già incontrata nella lunga carriera giornalistica di Ansaldo: nato sulle pagine dell’«Italiano», il rapporto di amicizia con Leo Longanesi era proseguito senza interruzioni anche nella seconda metà degli anni Trenta. Assorbito completamente dal progetto di «Omnibus» – il rotocalco pubblicato tra il 3 aprile 1937 al 28 gennaio 1939 le cui vicende Ansaldo seguì con trepidazione mantenendo stretti contatti epistolari con l’intellettuale romagnolo, ma probabilmente non prendendovi parte direttamente –, e scottato dalla inappellabile cessazione del settimanale fonte di notevoli grattacapi per le gerarchie fasciste, Longanesi rientrò nelle simpatie del regime ottenendo da Alessandro Pavolini l’incarico «della consulenza tecnico-artistica delle pubblicazioni edite ad iniziativa e spesa del ministero con un assegno mensile di quattromila lire»93. Tra queste faceva spicco «Fronte» (sottotitolo «Giornale del soldato», in quanto gratuitamente distribuita ai combattenti ogni giovedì), pubblicazione edita da Tumminelli (al pari delle coeve «Storia di ieri e di oggi» e «Cronache della guerra» di cui Longanesi si occupava contestualmente) e diretta nominalmente da Paolo Cesarini94, nella quale gli articoli di Ansaldo, generalmente deputati a illuminare un 92 In Italia soltanto la Biblioteca delle Civiche Raccolte Storiche, annessa al Museo del Risorgimento di Milano, pare aver serbato una labile traccia del quotidiano italo-albanese «Tomori»: restano soltanto una ventina di numeri, per lo più compresi tra aprile e maggio 1941, nella quasi totalità dei quali compare la firma di Ansaldo, a testimonianza di una collaborazione tutt’altro che occasionale. 93 Pietro Albonetti, Una linea per dieci testate, cit., p. 37. 94 Lo stesso Cesarini avrebbe più tardi commentato il suo fittizio coinvolgimento nell’impresa in questi termini: «Una notte dell’estate del ’40, piovevano su Torino grappoli fortunatamente modesti di bombe della Raf, ebbi una telefonata dal LXVII particolare aspetto della situazione del conflitto in atto, si presentarono a cadenza settimanale, nella posizione tipica dell’editoriale, dal primo numero dell’8 settembre 1940 fino al luglio 1943. Fu però la partecipazione alle trasmissioni radiofoniche dell’Eiar a costituire il vero punto di svolta nella carriera di Ansaldo, condizionandone pesantemente anche l’attività giornalistica di quegli anni. Impostasi da tempo come uno dei capisaldi del servizio radiofonico, la tradizione del commento politico nel palinsesto dell’ente, che aveva visto un significativo incremento della sua diffusione con la programmazione della rubrica quotidiana Commento ai fatti del giorno affidata nel 1939 a Nino D’Aroma, aveva conosciuto una fase di rallentamento in prossimità dell’avvio dell’offensiva nazista – tanto che la rubrica era stata sospesa e sostituita più saltuariamente, dal novembre 1939 al giugno 1940, dalle Cronache fasciste tenute ancora da d’Aroma e, occasionalmente, da Ezio Maria Gray –, in attesa che gli esperti del Ministero fossero in grado di comprendere a pieno le modalità di utilizzo di un mezzo tecnico che, pur non essendo ancora entrato in forma massiccia nelle case degli italiani, prometteva una più rapida e capillare propagazione delle parole d’ordine delle autorità raggiungendo strati della popolazione meno avvezzi all’abituale lettura dei giornali. Logico, quindi, che le gerarchie fasciste si proponessero di organizzare adeguatamente questo particolare canale propagandistico, mettendo in campo i migliori giornalisti che il regime avesse a disposizione. Con largo anticipo rispetto all’entrata in guerra dell’Italia, Ansaldo fu contattato da Raul Chiodelli, direttore generale dell’Eiar dal 1928 al 1943, già nel marzo 1940, accogliendo la proposta di tenere una trasmissione ogni domenica mattina nella programmazione dedicata alle forze armate. Nonostante la sua candidatura fosse stata debitamente selezionata su segnalazione di Ciano, desideroso di poter contare su un uomo di sua fiducia anche all’interno dell’ente radiofonico di cui il padre Costanzo era stato, da Ministro delle Comunicazioni, uno dei principali promotori, e la larghezza con la quale i dirigenti dello stesso ente avevano soddisfatto le sue richieste economiche, facilitando nel contempo il suo accesso agli strumenti tecnici (gli fu infatti allestita una postazione adatta a compiere il servizio direttamente a Livorno), Ansaldo accolse con scarso entusiasmo l’impegno, ben consapevole delle profonde differenze intercorrenti tra il mestiere che andava svolgendo da oltre vent’anni e il non ancora ministero della Cultura popolare per informarmi che stavano preparando un settimanale destinato ai soldati e che il ministro desiderava lo firmassi io come direttore responsabile. Risposi con una domanda: il ministro non trovava buffo che senza metterci né sale né pepe e così da distanza avessi una direzione fasulla e una responsabilità effettiva? […] Così successe che per almeno tre anni fu distribuito ai soldati il settimanale “Fronte” con la firma. Ma in pratica, chi faceva “Fronte”? Mi bastò vedere il primo numero per scoprirlo. La mano era inconfondibile e feci un gran respiro di sollievo. Sia pure sciocco e ufficiale, il settimanale avrebbe sempre avuto qualche isola di salvataggio fra le sue pagine in rotocalco, perché senza studio e anche non volendo, Longanesi non avrebbe mai licenziato un lavoro mal fatto». (Paolo Cesarini, Italiani cacciate il tiranno ovvero Maccari e dintorni, Milano, Editoriale Nuova, 1978, p. 37). LXVIII codificato ruolo di anchorman offertogli95. Inserite in un contesto di programmazione che aspirava a svolgere un servizio assistenziale in favore dei militari (diffondendo programmi di intrattenimento e facendosi tramite, in appostiti spazi, delle notizie che i familiari intendevano inviare ai loro congiunti al fronte), e, in parallelo, a esporre ai combattenti le necessarie informazioni, debitamente adattate, sulla situazione generale del conflitto, nonché a istruirli sulle intime ragioni e sulle nobili finalità della guerra in corso96, le cronache domenicali di Ansaldo, proseguite fino al novembre 1942, sembravano però non essere molto calibrate sulle specifiche esigenze del pubblico cui erano rivolte, discostandosi tanto poco dai normali articoli inerenti alla politica internazionale e alla descrizione delle fasi del conflitto da essere riprodotte fedelmente sulla prima edizione del lunedì del «Corriere del Tirreno»97. Eppure, nonostante Ansaldo avesse finito per riproporre nelle sue orazioni il consueto stile giornalistico badando semplicemente a non appesantire i dettati con le usuali citazioni dotte e alleggerendo la complessità del suo periodare, le autorità si rivelarono molto soddisfatte delle trasmissioni da lui tenute, se è vero che qualche mese dopo il giornalista, sebbene invitato a presentare in anticipo il testo delle sue letture affinché fosse vidimato direttamente dal Duce, fu esortato a raddoppiare il suo impegno presso l’Eiar entrando a far parte del ristretto gruppo di oratori scelti per alternarsi giornalmente all’interno della rinnovata rubrica Commento ai 95 È possibile ricostruire l’avvicinamento di Ansaldo all’Eiar attraverso le lettere indirizzate alla sorella Maria: il primo contatto risaliva al 9 marzo 1940: «Ieri sono stato dalla mattina alla sera a Roma. Vi ero andato essenzialmente per concludere l’affare delle trasmissioni radio con Chiodelli. Ciano mi aveva detto di tenermi molto alto nelle richieste; ma io non posso fare certe parti e mi accontentai di ciò che il Chiodelli mi offrì. Devo trovare il tono adatto; perché la trasmissione per radio è una cosa totalmente diversa dall’articolo di giornale». Nemmeno una settimana dopo, il 17 marzo, la voce di Ansaldo, venata dall’inconfondibile accento genovese, faceva il suo primo viaggio nell’etere: «Ho finito da poco di fare la “cantatina” alla radio. La trasmissione, dal punto di vista tecnico, pare sia andata benissimo; così almeno mi ha assicurato il direttore regionale dell’Eiar di Firenze. Io avevo una paura terribile che mi venisse un colpo di tosse, dato che sono afflitto da due o tre giorni da una raschietta alla gola» (lettere del 10 marzo e del 17 marzo 1939 edite in Il giornalista di Ciano, cit., pp. 221 e 223). 96 Si insiste con particolare efficacia su questa dicotomia in Alberto Monticone, Il fascismo al microfono. Radio e politica in Italia (1924-1945), con scelta di testi radiofonici a cura di L.[uigi] Parola, Roma, Edizioni Studium, 1978, in particolare nel capitolo La radio del combattente, pp. 345-364. Più in generale si veda Franco Monteleone, La radio italiana nel periodo fascista. Studio e documenti: 1922-1945, Venezia, Marsilio, 1976; si ricorda inoltre che un’ampia selezione delle trasmissioni radiofoniche negli anni di guerra è raccolta nel volume Pagine sulla guerra alla radio, Firenze, Sansoni, 1941 (ristampato in edizione aumentata nel 1942). 97 Le ristampe dei discorsi di Ansaldo per le forze armate presero avvio sul quotidiano diretto da Guido Vivarelli soltanto qualche mese dopo l’inizio della collaborazione con l’Eiar, il 3 giugno 1940 (con l’articolo intitolato Pronti a combattere, trascrizione della trasmissione del 2 giugno), e si protrassero fino al 16 novembre 1942 (Difesa dell’Europa, radiotrasmissione del 15 novembre). Negli stessi giorni, o in quelli di poco seguenti, molti di questi articoli erano a loro volta ripresi sulle pagine dei tre quotidiani triestini posti sotto la direzione di Rino Alessi (in virtù della collaborazione di cui si è detto), ma non sulla «Gazzetta del Popolo» che aveva ottenuto i diritti di stampare soltanto gli articoli ordinari del direttore del «Telegrafo». È probabile che alla base della sollevazione di Ansaldo da questo specifico incarico – al quale si può opporre quale sola eccezione l’articolo Dal “dire” al “fare”, pubblicato sul «Corriere del Tirreno» del 22 marzo 1943 e letto per radio il giorno precedente – vi fosse la disapprovazione delle autorità per la trasmissione del 21 novembre 1942, come il giornalista rivelava alla sorella Maria in una lettera del 28 novembre: «La mia radiotrasmissione di una settimana fa non è piaciuta a Roma; e hanno fatto divieto di riprodurla. Forse l’hanno trovata troppo realista. Vogliono parlare di sfollamento e insieme non parlarne, incoraggiarlo e non incoraggiarlo… Siamo dunque alle solite» (Il giornalista di Ciano, cit., p. 311); tale trasmissione, che infatti non risulta edita sul «Corriere del Tirreno», uscì invece, con il titolo Lo sfollamento, in «Le ultime notizie. Il Piccolo delle ore diciotto», 7141, 24 novembre 1942, pp. 1-2, al quale evidentemente non giunse l’ordine di astensione dalla pubblicazione. LXIX fatti del giorno, messa in onda ogni sera alle 20.20 in un appuntamento della durata di circa dieci minuti che si inseriva tra il giornale radio e la serata radiofonica di intrattenimento. Insieme al corrispondente romano del «Corriere della Sera» Aldo Valori, con tutta probabilità il giornalista che meglio si adattò al nuovo mezzo espressivo, a Ezio Maria Gray, al corrispondente romano del «Telegrafo» e della «Gazzetta del Popolo» Raffaello Nesti, e soprattutto al collaboratore del «Popolo d’Italia» Mario Appelius, che attraverso l’uso di un linguaggio spregiudicato e coinvolgente e con le sue tirate ferocemente antibritanniche si sarebbe distinto dalle ingessate aplombs sfoggiate dagli altri lettori guadagnandosi un’immensa popolarità, Ansaldo entrò nel palinsesto della trasmissione aggiudicandosi la conversazione del giovedì (a partire dal 20 giugno 1940), di norma trascritta nell’edizione del «Telegrafo» pubblicata il venerdì. Anche in questo caso appare difficile individuare una peculiarità radiofonica in testi ancora così legati ai ritmi della scrittura, tanto più che lo spostamento dell’analisi dai temi di carattere strettamente militare all’evolversi della situazione interna rendeva le conversazioni di Ansaldo maggiormente assimilabili alle consuetudini della carta stampata. Quello che accomuna le due distinte collaborazioni radiofoniche e gli altri articoli pubblicati negli anni di guerra, al di là della totalizzante presenza della propaganda orientata a denigrare i governi e le popolazioni degli stati schierati contro l’Italia, è però l’impressione di una crescente impossibilità a fornire una descrizione degli avvenimenti anche lontanamente attinente alla realtà dei fatti. E ciò apparve chiaro al pubblico fin dai giorni successivi al 10 giugno, quando i primi aerei francesi, provocando danni di entità tutto sommato modesta, cominciarono ad affacciarsi nei cieli delle città italiane nella totale indifferenza degli organi di stampa, invitati a minimizzare ogni notizia capace di creare allarmismo o affossare il morale della popolazione. Per qualche tempo allettati dai proclami di vittoria e dagli inviti a resistere alle difficoltà, i cittadini iniziarono a soffrire per i lutti e le difficoltà materiali duramente imposti dalla guerra, persero progressivamente fiducia, e, quando possibile, abbandonarono le città in attesa dell’arrivo di una pace sempre più agognata; nel frattempo i giornali italiani andavano proseguendo nello svolgimento diligente del proprio compito, completamente svuotati della loro funzione informativa, e, pur aumentando a dismisura le proprie tirature (il «Telegrafo» toccò addirittura punte di 130-140 mila copie98), si ostinavano a restituire una rappresentazione della vita quotidiana talmente fittizia da non essere accolta neppure dai lettori più ingenui. 98 Lo dichiara Ansaldo in una lettera alla sorella del 18 giugno 1941, edita in Il giornalista di Ciano, cit., p. 300. LXX Con la certezza che le sorti della guerra andassero ormai irrimediabilmente dirigendosi verso la definitiva disfatta italiana, si dovette assistere a una corsa irrefrenabile alla dismissione degli incarichi che fino a quel momento erano stati fonte di onori, guadagni e popolarità. E se le preoccupazioni erano fondate per i membri della classe dirigente, sulla quale certamente gravava un dolo enorme per la leggerezza con cui avevano condotto l’Italia alla disfatta, tali erano, fatalmente, anche per i cronisti, che agli occhi della cittadinanza apparivano come la più visibile ed esposta delle propaggini di quel potere politico che per tanti anni, e più colpevolmente negli ultimi, avevano contribuito a sostenere e propagandare. Lo scoramento degli ambienti giornalistici era dunque frutto non solo della impossibilità, morale e professionale, di continuare a scrivere e pronunciare frasi nelle quali nessuno avrebbe più potuto credere, tantomeno chi se ne faceva portavoce, ma anche del tentativo di alleggerire il peso del proprio coinvolgimento, temendo, oltre alla immediata reazione di una popolazione esasperata dalla straordinaria durezza delle proprie condizioni, che la sconfitta avrebbe necessariamente provocato un rivolgimento politico interno tale da chiamare, un giorno non lontano, a rendere conto delle proprie responsabilità chi si fosse reso complice della più drammatica fase dell’esperienza fascista. Sintomatico questo sfogo di Ansaldo, che già il 6 febbraio 1941, cogliendo l’estrema pericolosità della visibilità concessa dalle trasmissioni radiofoniche e paventando che la notorietà così acquisita potesse più nuocergli che giovargli, lamentava con la sorella la sospetta latitanza dei colleghi nell’accettazione di incarichi fino a qualche tempo prima assai graditi, al punto da auspicare la possibilità di un richiamo alle armi per sfuggire alla pressione degli impegni: Ho avuto un colloquio con Chiodelli dell’EIAR. Conosci gli argomenti che avevo avanzato io, puoi immaginare quelli avanzati da lui. Naturalmente egli invocò la delicatezza del momento, la gravità della sostituzione, eccetera. Ma io gli confermai a voce quello che gli avevo detto per scritto. Unica concessione, di parlare ancora per un giovedì, oggi. Come difatti ho parlato. Resta ora la questione della domenica, che è la più grave. Io gli ho preannunciato che al primo momento di schiarita (che può venire da qualche mossa tedesca) voglio lasciare anche la domenica. E la lascerò, quali siano le pressioni in senso contrario cui sia sottoposto (e che sono cominciate). Piuttosto che tenermi addosso questa camicia di Nesso, sono deciso a farmi richiamare; […] Oltre a tutto, in questa merdosa faccenda quello che mi accora di più è che io sono vittima di una specie di ingiustizia. L’incarico della radio è grave e pesante: perché lo devo assumere e portare io solo? Perché non si fanno parlare a turno, anche gli altri direttori di giornale, eccetera, che stanno bene attenti a non scrivere e firmare una riga? Risposta di Chiodelli: “Perché voi siete il più capace”. LXXI Ma la capacità non entrava mica in conto quando, anni fa, si trattava di spartirsi le grosse “pacchie”!99 Le rimostranze di Ansaldo erano comunque destinate a non trovare accoglimento ed egli proseguì nel suo settimanale Commento ai fatti del giorno del giovedì sera fino a quando lo stesso Ministero della Cultura Popolare, dal 6 febbraio 1943 guidato da Gaetano Polverelli succeduto a Pavolini, pur avendo tentato di rivitalizzare la rubrica con l’ingresso di nuove personalità tra gli oratori (dall’estate del 1941 vi presero parte, seppur in forma più saltuaria, anche Maurizio Maraviglia, Gherardo Casini e Rino Alessi), non poté che prendere atto dell’incompatibilità tra una propaganda radiofonica condotta in quei termini e la gravità delle condizioni reali del paese, diradando le trasmissioni, a partire dal 2 aprile 1943, alle sole occasioni in cui ci fosse l’effettiva necessità di commentare particolari eventi di attualità100. Le ristampe delle trasmissioni radiofoniche costituirono senza dubbio il principale propellente alla produzione scrittoria di Ansaldo nei tre anni di guerra condotti sotto le insegne del regime, mentre, con la riduzione degli approvvigionamenti di carta per i giornali, che cominciarono ben presto a stampare numeri di sole quattro pagine, con il progressivo restringimento degli spazi tematici, dovuto alla preponderanza dei temi bellici, e con i crescenti disservizi nei collegamenti postali e ferroviari, si rendevano superflue o impossibili a essere praticate le forme giornalistiche adottate in tempo di pace. Capitava infatti, soprattutto a partire dalla seconda metà del 1942, che «Il Telegrafo», al netto dei bollettini d’informazione e della pagina dedicata alla cronaca locale, contenesse un solo articolo di prima pagina (ma non sempre) e uno di terza pagina: e non era raro, in tali occasioni, che entrambi fossero redatti da Ansaldo, il quale, per ovviare alle difficoltà nel reperire eventuali collaborazioni, continuò a fornire i suoi contributi anche alla pagina culturale, limitandosi però sempre più spesso alla rielaborazione o all’integrale riproposizione di alcuni dei Calendarietti già apparsi sul «Lavoro» o, tutt’al più, ad approfondire le tematiche emerse alla lettura – o rilettura – di opere storico-memorialistiche. Con il 1943, persa ogni speranza nelle possibilità di vittoria italiana, Ansaldo, che pure alla radio e nei commenti politici a stampa continuava per dovere professionale a ostentare fiducia sul positivo esito della guerra, non poteva trattenere il suo scetticismo nelle conversazioni private, cominciando, d’altra parte, a far comparire con sempre minore frequenza la sua firma 99 Lettera di Giovanni Ansaldo alla sorella Maria del 6 febbraio 1941, edita in Il giornalista di Ciano, cit., pp. 282-283. Sulla storia della rubrica si veda Alberto Monticone, Il fascismo al microfono, cit., in particolare il capitolo I commenti ai fatti del giorno, pp. 217-276. Ansaldo si esprimeva così a proposito della revisione del palinsesto in una lettera alla sorella Maria del 5 marzo 1943: «Era ormai impossibile andare avanti, ed era facile prevedere che, insistendo, ci saremmo trovati in posizioni sempre più imbarazzanti. Il pubblico, da parte sua, dava segni palesi di intolleranza e di inattenzione» (Il giornalista di Ciano, cit., p. 314). 100 LXXII sulle pagine del «Telegrafo», quasi a difendere il proprio nome dall’impopolarità che ormai serpeggiava diffusamente tra la popolazione stremata dalle incursioni nemiche. D’altronde la rimozione di Ciano dal Ministero degli Esteri, il 6 febbraio 1943, e la nomina del proprietario del «Telegrafo» ad ambasciatore presso la Santa Sede, primo segno tangibile del profondo dissidio tra genero e suocero sfociato qualche mese dopo nella riunione del Gran Consiglio che avrebbe sancito la defenestrazione del Duce, sgravava notevolmente di responsabilità il lavoro di Ansaldo, chiamato ora a condurre un giornale alleggerito dalle insegne dell’ufficialità. I primi mesi dell’anno trascorsero così nella trepida attesa della disfatta, mentre il martellante incedere dei bombardamenti – particolarmente pesanti, per Livorno, quelli del 28 maggio e del 28 giugno 1943 – rendeva più urgenti le preoccupazioni personali rispetto allo svolgimento di mansioni giornalistiche ormai eseguite meccanicamente: Con la stampa, con le chiacchiere, non si muta nulla, mai. Contro i fatti, dirompenti come una bomba, cosa può la stampa? All’indomani del bombardamento, con una cittadinanza sbandata e scorata come questa, fare degli eccitamenti alla resistenza ad oltranza e all’odio combattivo contro il nemico è grottesco e potrebbe essere anche pericoloso. Non si può reagire ad uno stato d’animo così vasto, così diffuso, che è il risultato di tutto un procedimento durato decenni e decenni. Se io pubblicassi articoli violenti, otterrei l’unico risultato di aggravare la mia situazione personale, di accrescere la mia impopolarità già così forte, e di far sorridere i pochi ancora capaci di ragionare. Val meglio astenersi il più che sia possibile dallo scrivere di politica, il far comparire il meno possibile il proprio nome, e il mettere insieme un giornale sciapo, che ripeta i soliti luoghi comuni senza troppa energia. Ed è quanto fanno tutti da quel che vedo 101. Nei pressi di Pescia, sulle colline pistoiesi, dove da qualche tempo aveva affittato una casa, villa Sainati in località La Marsalla, nella quale aveva trasferito la moglie e i figli sfollati da Livorno, Ansaldo apprese domenica 25 luglio una notizia già ampiamente presagita. Precipitatosi a Livorno il giorno seguente, fece in tempo soltanto a redigere un articolo di fondo anonimo, La decisione Sovrana102, con il quale si allineava diligentemente al tentativo del maresciallo Pietro Badoglio, poco prima di trasferirsi a Roma, per prendere contatti con Ciano e consegnare la sua domanda di arruolamento nelle mani di Antonio Sorice, già sottosegretario al Ministero della Guerra nel governo Mussolini, nei quarantacinque giorni promosso al rango di ministro: impossibile, data la sua pesante compromissione con il regime, tentare di aderire al nuovo corso politico mantenendosi in posizione di attesa, tantopiù che lo stretto rapporto con l’ex Ministro degli Esteri lo esponeva ora al rischio delle rappresaglie degli irriducibili sostenitori del Duce, ansiosi di lavare l’onta del tradimento. Non restava 101 102 Annotazione diaristica dell’8 giugno 1943, in Il giornalista di Ciano, cit., pp. 333-334. La decisione Sovrana, in «Il Telegrafo», LXVI, 178, 27 luglio 1943, p. 1. LXXIII dunque, per sottrarsi al duplice rischio, altra possibilità che partire, e proprio nella capitale Ansaldo conobbe il 17 agosto la sua destinazione, il Comando tradotte militari Balcania di Mestre, dal quale sarebbe stato avviato al Comando del VI Corpo d’Armata di stanza a Ragusa, nella Dalmazia meridionale, dove giunse il 28 agosto. Appena pochi giorni per riprendere le abitudini della vita militare e l’armistizio dell’8 settembre avrebbe rivoltato le alleanze belliche scatenando sulle truppe italiane la risentita reazione delle armate tedesche: il 12 settembre la divisione di cui il giornalista faceva parte venne disarmata in blocco dai reparti della «Principe Eugenio» e i prigionieri furono presto tradotti in direzione dei campi di internamento allestiti in Germania e in Polonia. Iniziava così un lungo e doloroso periodo di detenzione dal quale Ansaldo avrebbe potuto riemergere soltanto a guerra abbondantemente conclusa. LXXIV IV 1943-1950 La situazione dei prigionieri italiani trattenuti nei campi controllati dal Reich costituisce una delle pagine più ostiche nella ricostruzione delle vicende legate alla Seconda guerra mondiale. Pur configurandosi a tutti gli effetti come una forma di resistenza passiva alla volontà del nemico, che attraverso le profferte degli emissari della Repubblica sociale periodicamente in visita ai centri di detenzione premeva con insistenza affinché i reclusi tornassero in patria e aderissero al ricostruito governo mussoliniano, il comportamento degli internati italiani raramente trova spazio di rappresentazione storiografica in rapporto alle ben più tragiche condizioni dei prigionieri spediti nei campi di concentramento e all’esperienza del movimento partigiano italiano, immediatamente ammantata di un’aura gloriosa che la pervase anche nei suoi aspetti più opachi. Il destino di Ansaldo non fu dunque dissimile da quello di molti altri soldati italiani, sebbene la sua “celebrità” finisse per conferire alla sua rinuncia un valore aggiunto, avendo egli rilevanti garanzie che il suo rientro in Italia avrebbe significato, oltre all’agognato ritorno in famiglia, l’assunzione di un incarico giornalistico di responsabilità in uno dei quotidiani dell’Italia settentrionale posti sotto la giurisdizione di Salò. Più che il desiderio di una palingenesi, più che la lealtà verso l’istituto monarchico e i governi italiani che si succedettero negli ultimi due anni di guerra, a rafforzare un rifiuto costantemente messo alla prova dai tormenti interiori valsero il rispetto per la memoria di Galeazzo Ciano, giustiziato a Verona il 12 gennaio 1943 su ordine del suocero e dietro l’implacabile sollecitazione di Hitler e dei principali gerarchi tedeschi per il “tradimento” del 25 luglio, e la consapevolezza che la propria figura fosse ormai troppo legata a quella del gerarca defunto per essere riproposta in un’istituzione nella quale non avrebbe più potuto vantare referenti politici di peso. Queste e altre supposizioni, alimentate da un ben più approfondito bilancio della propria esperienza esistenziale, dovevano balenare ossessivamente nella mente di Ansaldo – le cui riflessioni quotidiane sono oggi a completa disposizione degli studiosi grazie al Diario di prigionia LXXV curato da Renzo De Felice103 – nelle interminabili giornate trascorse nell’inedia della vita del campo, alle quali soltanto le conversazioni con i compagni e la inesausta passione per i libri (l’interessante Appendice posposta al diario elenca oltre trecentocinquanta titoli di opere lette e annotate dal giornalista tra l’agosto 1943 e l’agosto 1945) potevano concedere un po’ di sollievo. Tradotto dalla Dalmazia al campo di Bad Orb, in Germania, Ansaldo fu trasferito in Polonia a Tarnopol, e successivamente, nel novembre 1943, a Czestochowa. In corrispondenza dell’inarrestabile avanzata dei russi sul fronte orientale i campi di internamento arretravano gradualmente verso il cuore della Germania, tanto che nell’agosto 1944 Ansaldo fu indirizzato a un campo nei pressi di Norimberga e, dal febbraio 1945, a Gross Hesepe (al confine con l’Olanda), dove, dopo mesi trascorsi nell’attesa che le notizie sull’evolversi degli avvenimenti bellici e sulla situazione italiana dedotte dai pochi ritagli di giornale pervenuti ai prigionieri e dalle trasmissioni radiofoniche captate con apparecchi di fortuna, inducessero a sperare in una rapida sconfitta tedesca, avrebbe assistito all’arrivo delle truppe canadesi, entrate in possesso del campo all’inizio dell’aprile 1945. Questo, in sintesi, il sunto cronachistico di una vicenda personale che, con la fine della guerra, era ancora ben lontana dal giungere alla conclusione: mentre i comandi alleati stabilivano il da farsi sulla destinazione da assegnare ai prigionieri, dall’Italia giungevano le notizie della liberazione delle principali città del Nord, notizie che, se da un lato costituivano un segnale rassicurante della salvezza di amici e familiari, dall’altro intimorivano non poco le personalità più in vista del decaduto regime, preoccupate dalle modalità con cui gli antifascisti al potere andavano regolando i conti con gli avversari ormai vinti. Particolare sgomento suscitarono in Ansaldo, più che la fucilazione di Mussolini, ritenuta per molti aspetti politicamente “vantaggiosa”, la macabra ostensione del suo cadavere a piazzale Loreto e i non pochi episodi di giustizia sommaria, veri o frutto di informazioni errate, che andavano coinvolgendo molti gerarchi – ma anche giornalisti – un tempo impegnati come lui nel sostenere il fascismo negli anni di guerra. Ansaldo decise comunque di rientrare con i suoi commilitoni l’8 settembre 1945 attraverso il Brennero e di tentare di raggiungere Roma in treno, ma il 12 settembre, riconosciuto da un ferroviere a Empoli, fu arrestato a Cecina e portato nel carcere delle Murate di Firenze: sarà la prima di una lunga serie di “tappe detentive” che lo vedranno trasferito il 4 ottobre al Regina Coeli di Roma, il 19 novembre a Procida, nel marzo 1946 a Pisa, dove attese il processo istruito a Livorno per avere «contribuito a sostenere in vigore il regime fascista con atti 103 Giovanni Ansaldo, Diario di prigionia, a cura di Renzo De Felice, Bologna, il Mulino, 1993 (contiene annotazioni diaristiche comprese tra il 29 gennaio 1944 e il 23 agosto 1945). LXXVI rilevanti». Un processo che, con l’amnistia firmata dal Ministro della Giustizia Palmiro Togliatti in favore dei condannati per delitti politici e militari il 22 giugno 1946, non si sarebbe mai tenuto. Ansaldo poté dunque tornare a Pescia e riabbracciare i suoi cari il 27 giugno 1946, apprestandosi ad affrontare le difficoltà del reinserimento nella vita civile. L’analisi dei quattro anni trascorsi in Valdinievole costituisce forse il punto più controverso degli studi dedicati fino a questo momento all’opera di Ansaldo, tanto che il periodo in questione è spesso fatto coincidere con un momento di isolamento e di emarginazione dall’attività giornalistica. Al contrario egli – come sono in grado di testimoniare le pagine, fittissime di avvenimenti, raccolte nel diario Anni freddi pubblicato nel 2003 – in nessun’altra fase della sua lunga carriera professionale lavorò con una intensità pari a quella impiegata negli anni dell’“esilio” pesciatino: assillato dalle preoccupazioni di natura economica, che lo rendevano incerto sulle possibilità di continuare a mantenere lo stile di vita adottato negli anni del «Telegrafo» per la sua numerosa famiglia, Ansaldo, forte della stima e dell’amicizia mostratagli da gran parte dei colleghi, si rigettò quasi immediatamente nel mondo editoriale collezionando una quantità di collaborazioni che, per numero ed entità, lasciano davvero stupiti. Come già aveva previsto nel periodo di detenzione a Pisa104, Ansaldo dovette la sua ripresa lavorativa vera e propria, nonché la parte più consistente di un incasso mensile che non poteva certo fare affidamento sulla sola monetizzazione delle intermittenti collaborazioni giornalistiche, soprattutto all’amicizia di Leo Longanesi, trasferitosi nel gennaio 1946 da Roma a Milano dove aveva provveduto ad avviare un’azienda editoriale autonoma grazie ai capitali messi a disposizione dall’industriale Giovanni Monti, svincolandosi dal rapporto di filiazione con Rizzoli – che nel 1940 gli aveva affidato la direzione della collana «Il Sofà delle Muse» – presso la cui tipografia romana erano stati stampati i primi volumi usciti con la ragione sociale «Longanesi» tra il 1940 e il 1944. Indirizzatagli una delle prime lettere redatte al suo ritorno in libertà, Ansaldo ricevette la risposta dell’editore in data 7 luglio, una comunicazione poco propensa alle sentimentale rievocazione delle vicissitudini trascorse da entrambi negli anni precedenti, ma molto precisa nel prefigurare la preparazione di nuovi progetti, nel tipico impeto longanesiano instancabilmente votato alla creazione: 104 Così si esprimeva Ansaldo in una lettera alla sorella Maria del 25 maggio 1946, dicendosi certo della scarsa propensione di Longanesi ad adoperarsi per cercare dichiarazioni utili alla sua difesa nell’imminente processo, sebbene questi si informasse regolarmente con la sorella sull’evolversi della situazione: «Longanesi deve crepare letteralmente di paura: dopo essere stato riparato a Napoli, è passato da Roma a Milano per sottrarsi agli occhi di tutti coloro che per vent’anni ha canzonato e schernito. E a Milano comincerà in punta di piedi. Quanto al suo stato d’animo nei miei confronti, io lo immagino con sicurezza assoluta, ed è riassumibile nella frase: “Tanto peggio per lui che c’è caduto!”; salvo domani, se uscissi, ad essermi di nuovo amico e ad aiutarmi per farmi lavorare. L’uomo-Leo è fatto così. E bisogna prenderlo com’è» (Anni freddi, cit., p. 25). LXXVII A Milano ho trovato un socio simpatico e molto per bene, ricco, che mi ha messo a disposizione molti soldi ed ho ricostruito la mia casa editrice staccandomi da Rizzoli. Finora le cose non mi vanno male, ma debbo lavorare moltissimo. […] Facendo l’editore sono un datore di lavoro ed ho il coltello per il manico. Ho già visto molti di quelli che ci volevano fucilare venire a chiedermi di pubblicare un libro. E lei immagina con quale gusto abbia detto di no. […] Non so cosa Lei faccia ora, non credo Le convenga ancora scrivere sui giornali. Attenda un po’, non si comprometta con nessuno […]. Però Lei deve guadagnare. Io non posso offrirle gran che, ma diecimila lire mensili posso dargliele. Il lavoro sarebbe questo: consigliere della casa editrice, scrivere dei pezzetti di presentazione su dei volumi, un articoletto o due al mese nel bollettino che facciamo («Il Libraio», sta per uscire), rivedere qualche traduzione, e consigliare qualche volume da pubblicare. Ecco tutto. Se le va possiamo cominciare subito105. Con l’allestimento di una struttura editoriale infinitamente più esile (si può dire, quasi, limitata alla sua persona visto che il suo staff di esordio era in pratica costituito soltanto da Mario Monti, figlio del socio finanziatore, dal giovane Bruno Licitra, direttore amministrativo, e dalla signora Pozzi, segretaria di redazione) rispetto a quella esibita dalle grandi case editrici, Longanesi andava costruendo un’azienda capace di imporsi rapidamente presso un vasto pubblico di lettori106. In questo senso l’eventuale collaborazione di Ansaldo avrebbe certamente colmato un vuoto in quel gruppo di lavoro, ma soprattutto avrebbe fornito all’impresa un sostrato ideologico di indubbia consistenza: nel travagliato passaggio di consegne tra le esperienze politiche derivate dall’antifascismo militante e la graduale affermazione della partitocrazia, personalità di solido stampo conservatore come Ansaldo e Longanesi (e come Indro Montanelli, che in quei mesi diveniva anch’egli una delle colonne portanti delle iniziative dell’editore romagnolo), pur senza avvicinarsi alle rozze manifestazioni qualunquiste o simpatizzare per i primi accenni a dichiarate riproposizioni di stampo neo-fascista, non potevano non coalizzarsi nel tentativo di promuovere l’immediato ripristino di quell’ordine sociale messo a repentaglio dagli entusiasmi rivoluzionari dell’immediato dopoguerra. Così Ansaldo, rassicurato dalla possibilità di poter svolgere i compiti affidatigli direttamente a Pescia, senza la necessità di recarsi stabilmente a Milano 107, si affacciò il 26 agosto 1946 nella sede della casa editrice Longanesi in via Borghetto 5 – al 105 Lettera di Leo Longanesi a Ansaldo del 7 luglio 1946, trascritta in data 11 luglio 1946 in Anni freddi, cit., pp. 39-40. Sull’incontro tra Giovanni Monti e Longanesi e le fasi di avviamento della casa editrice si vedano Enzo Fabiani, Longanesi mi diceva, in «Gente», XXI, 37, 17 settembre 1977, pp. 70-72, e Mario Monti, Alla fine della guerra si incontrarono in via Borghetto 5 a Milano…, in «Millelibri», II, 13, dicembre 1988, pp. 46-47; i punti del contratto stipulato con l’industriale sono trascritti in Giuseppe Appella, Leo Longanesi. Vita, opere e fortuna critica, in Leo Longanesi. Editore scrittore artista 1905-1957, Milano, Longanesi, 1996, pp. 207-320 (in particolare, pp. 286-287). 107 «L’offerta che le facevo di L. 10 mila mensili non includeva affatto la residenza a Milano. Da Pescia Lei può svolgere benissimo la sua attività per la casa editrice. E cioè: leggere quei libri ch’io le manderei o le suggerirei e darmene un breve giudizio; indicarmi quali opere Lei ritiene si possano pubblicare, e scrivere una volta il mese cinque o sei cartelle per il giornaletto pubblicitario che annunzia le nostre novità. Per di più, qualche breve prefazione, s’intende tutto anonimo» (lettera di Leo Longanesi a Ansaldo del 14 luglio 1946, parzialmente edita in Giuseppe Appella, Leo Longanesi. Vita, opere e fortuna critica, cit., pp. 288-289). 106 LXXVIII primo piano di uno stabile, di proprietà di Giovanni Monti, in cui il giornalista, fuggito da Genova per timore delle rappresaglie fasciste nel novembre 1926, si era recato vent’anni prima per cercare aiuto presso l’appartamento, posto all’ultimo piano dell’edificio, in cui Carlo Rosselli era alloggiato con la moglie Marion Cave – per accettare l’offerta al termine di un lungo colloquio. Le proposte della casa editrice milanese nel quadriennio 1946-1949 rispecchiavano pienamente, oltre alla multiforme curiosità e ai molteplici interessi del suo fondatore, gli orientamenti ideologici sin qui delineati, indirizzandosi verso autori e opere di connotazione politica ben definita108. Divisi tra le collane «La Fronda» (interventi critici sul costume, la società e la politica), «Il Cammeo» (memorie, epistolari, biografie, diari, avventure, testimonianze, documenti), «La Gaja Scienza» (letteratura amena universale, romanzi, novelle, racconti), «Piccola Biblioteca» (opere di storia, di politica, di narrativa, di poesia, di filosofia, di arte, non solo di autori classici ma anche di autori moderni e viventi), «Il Labirinto» (opere filosofiche), «Galileo» (metodologia, scienza e tecnica), «La Buona Società» (opere di cultura storica e politica), «Panorami Scientifici» (opere divulgative), «L’Elefante» (letteratura giovanile classica e moderna), «Il Grillo» (libri per l’infanzia illustrati), «Il Mondo Nuovo» (cultura contemporanea), «La Ginestra» (romanzi di grande successo), «I Marmi» (antologie, liriche e saggi di varia letteratura), «La Vostra Via» (guide pratiche, manuali e trattati diversi del vivere civile) – titoli in parte mutuati dalle collezioni stampate dalla Longanesi Editore Roma, ma per lo più inediti –, i volumi posti in catalogo confermavano come le scelte effettuate tendessero, anche in ragione di mirate esigenze commerciali, a soddisfare e nel contempo stimolare le richieste di quel pubblico di lettori che nell’offerta complessiva delle case editrici più rilevanti non trovavano accoglimento: accanto a un proliferare di romanzi stranieri, classici ma soprattutto contemporanei, avvalorato dall’acquisizione dei diritti di stampa di autori inediti in Italia come Bruno Traven e Bruce Marshall, venivano abbracciati settori del tutto inesplorati come quello delle pubblicazioni scientifiche (o pseudoscientifiche), fino alla coltivazione di interessi più specialistici (si pensi agli studi filosofici, anch’essi inediti, di Bertrand Russell); e se non mancano anche romanzi di scrittori italiani assai significativi, come Il cielo è rosso (1946) di Giuseppe Berto, Tempo di uccidere (1947) di Ennio Flaiano e Fuga in Italia (1947) di Mario Soldati, l’effettivo prospetto ideologico della casa era apertamente denunciato dalle pubblicazioni di interesse 108 Si veda in proposito il saggio di Andrea Ungari, Un conservatore scomodo. Leo Longanesi dal fascismo alla Repubblica, Firenze, Le Lettere, 2007, nel quale si prende in esame, dopo un breve excursus che illustra le vicissitudini biografiche di Longanesi a partire dalla caduta del regime, l’attività della casa editrice nei suoi primi anni di vita, dedicando ampio spazio anche a un bilancio complessivo dell’esperienza del «Libraio» (1946-1949), il bollettino mensile in cui si pubblicavano le recensioni ai volumi editi. LXXIX storico e memorialistico, caratterizzate da un’accentuata propensione per la “restaurazione” di valori morali e civili di sapore ottocentesco, o consistenti nella ricostruzione, per nulla aliena dall’avvalersi di un ampio repertorio aneddotico o scandalistico, di episodi o profili biografici tratti dalle esperienze dei regimi instaurati da Hitler e Mussolini, mentre il saggismo politico più attinente all’attualità italiana, talvolta declinato in forme romanzesche, era affidato a giornalisti di area conservatrice, di non immemore militanza fascista e strenuamente anticomunisti come Carlo Silvestri (Contro la vendetta, 1948; Mussolini, Graziani e l’antifascismo, 1949), Vittorio Gorresio (I moribondi di Montecitorio, 1947; I carissimi nemici, 1949), Paolo Monelli (Naja parla, 1947), o agli stessi Longanesi (Parliamo dell’elefante, 1947; In piedi e seduti, 1948) e Montanelli (Morire in piedi, 1949). La scelta dei libri in catalogo, ma ancor più la lettura dei testi e soprattutto degli apparati che ne costituiscono l’indispensabile corredo, offrono poi maggiori delucidazione sulla natura di tali operazioni editoriali: selezionati o promossi grazie alle sollecitazioni dei consulenti (oltre a Montanelli e Ansaldo, si possono citare Alberto Moravia, Emilio Cecchi, Camillo Pellizzi e soprattutto Henry Furst, che consigliò all’editore uno dei più clamorosi successi del dopoguerra, il pamphlet anticomunista Ho scelto la libertà di Victor Kravchenko), i volumi, soprattutto quelli dal basso profilo autoriale – sebbene Longanesi non avesse alcun timore di intervenire anche sugli scrittori più affermati109 –, subivano una pesante opera di riscrittura da parte di Longanesi, quel tanto che bastava non solo a renderli più appetibili dal punto di vista commerciale, ma anche a fare rientrare ogni singola pubblicazione in un più ampio discorso indirizzato a scardinare l’ipocrisia dei canoni e dei modelli storico-sociali incarnati dall’opinione pubblica italiana110. 109 Così Arrigo Cajumi ricostruiva la lunga querelle legata alla pubblicazione di Pensieri di un libertino, ristampato da Einaudi a soli tre anni di distanza dalla sua uscita per i tipi di Longanesi, il quale aveva tagliato il manoscritto dello scrittore a suo piacimento: «Cos’era accaduto? Quatto, quatto, Longanesi aveva fatto coincidere il piombo della composizione con la partita di carta ch’egli possedeva a Bologna, e poiché quest’ultima non avrebbe consentito la stampa integrale dell’opera, l’aveva bellamente amputata sino a raggiunger lo scopo ora enunciato. Senza, si badi, dir verbo all’autore, e illudendosi che questi non se n’accorgesse, o tacesse! […] L’unica spiegazione che ho potuto immaginare, consiste nella natura di Longanesi, incapace di stringer un contatto che non dia luogo a controversie, fatalmente portata a metter le mani nei libri e negli scritti altrui, per rimaneggiarli, les tripatouiller, come dicono benissimo i francesi. Ingegno vivo e petulante, Leo si circonda di gente di ogni risma, tien fede ostinata a compari discussi e discutibili, assume arie napoleoniche che non gli si confanno, e finisce, ahimè, per diventare, lui riottoso, uno dei tanti giullari della buona società conservatrice, che pur odia e disprezza furiosamente per istinto» (Arrigo Cajumi, Prefazione, in Pensieri di un libertino, prima edizione integrale con una nuova prefazione, Torino, Einaudi, 1950, pp. 11-16, in particolare p. 15). 110 Sintomatico il caso delle Memorie del cameriere di Mussolini di Quinto Navarra, pubblicato nel 1946, tal quale lo riporta Ansaldo: «Longanesi fu avvertito a Roma dell’esistenza di questo Navarra, e del suo manoscritto. Vide subito la possibilità dell’affare. Il manoscritto non valeva nulla; ma c’era il vantaggio del nome e della qualifica: “cameriere di Mussolini”. Stipulò quindi un contratto (50.000 più la percentuale) in base a cui il Navarra si impegnava a consegnare il manoscritto e a fare a Longanesi soltanto quelle dichiarazioni e quei racconti de visu che sarebbero serviti a rimpolpare il volume. E Longanesi cominciò, quindi, a far cantare il Navarra, cioè a fargli raccontare tutto ciò che riteneva opportuno per il volume. Il Navarra, il quale, da galantuomo, aveva voluto imporre, nel contratto, che il volume non avesse uno spinto carattere antimussoliniano si impuntava, sospettoso di certe domande di apparenza pettegola o scandalistica. […] Longanesi riuscì a strappare a Navarra, a pezzi e bocconi, qualcosa di interessante. Poi fece fare una prima stesura del volume a un certo Steno; poi con Montanelli lo rimpolpò di aneddoti e battute, conosciute da altre fonti o attribuite, addirittura, fittiziamente al Buonanima. Ne venne fuori un monstrum composito, di cui il Navarra non è affatto l’autore, ma semplicemente il gerente; un LXXX In quest’ottica Ansaldo si presentava, per la sua impressionante duttilità, come un collaboratore ideale, prodigandosi nel suggerire i testi per l’eventuale stampa e rivelandosi altresì un eccezionale correttore nella fase della loro composizione, provvedendo, in casi non isolati, a munirli di scritti introduttivi deputati alla loro contestualizzazione. La lettura delle pagine di diario redatte in quegli anni consente una ricostruzione dei suoi interventi editoriali forse parziale e riduttiva rispetto alla mole di lavoro svolta, ma permette comunque di individuare con precisione alcuni dei contributi prestati: in primo luogo, nel dicembre 1946, Ansaldo preparò l’Appendice al libro del giornalista tedesco Heinrich Hauser Un tedesco risponde, comparsa a firma «[Gli Editori]» in coda al volume stampato il 28 febbraio 1947111; pochi mesi dopo ebbe parte rilevante nella pubblicazione delle lettere tra Marco Minghetti e la regina Margherita curate da Lilla Lipparini: insoddisfatto della prefazione della giovane e poco smaliziata studiosa, Longanesi aveva chiesto ad Ansaldo di intervenire preparando un testo destinato a comparire, ancora a firma «[Gli Editori]», in apertura del volume uscito il 20 maggio 1947112. Ben più impegnativo, e per questo già riconosciuto dai lettori più attenti dell’epoca, fu il personale coinvolgimento nella costruzione dell’antologia Il cimitero dell’Ottocento di Cesare Cantù, che proponeva brani tratti dai tre monumentali volumi Della indipendenza d’Italia. Cronistoria, pubblicati dall’Unione tipografico-editrice torinese tra il 1872 e il 1877. Frutto di una lunga e meditata riflessione (assegnata la curatela alla fine del 1946, Longanesi darà alle stampe Il cimitero dell’Ottocento solo all’inizio del 1948) la corposa introduzione al volume (pp. 9-50), nella quale Ansaldo faceva emergere con chiarezza la sua interpretazione delle cause storiche del Risorgimento italiano, fu considerata anche in anni successivi, «nonostante le sue inesattezze», come uno dei profili più penetranti dello storico e letterato lombardo113. Analogamente commissionate nel febbraio 1947 furono l’introduzione e la revisione testuale della Historia verdadera de la conquista de la Nueva España di Bernal Diaz del volume la cui serietà come “documento” è molto discutibile, ma la cui importanza come tentativo di interpretazione psicologica di Mussolini è notevole» (Anni freddi, cit., pp. 77-78). 111 Heinrich Hauser, Un tedesco risponde, Milano, Longanesi, 1947; «Dopo uno spoglio di giornali tedeschi e svizzeri, scrivo, tra ieri ed oggi, l’appendice allo Hauser» (annotazione diaristica del 23 dicembre 1946, in Anni freddi, cit., p. 127). 112 Lettere fra la regina Margherita e Marco Minghetti [1882-1886], a cura di Lilla Lipparini, Milano, Longanesi, 1947. Ansaldo, trascrivendo in data 1° marzo 1947 una lettera di Longanesi del 27 febbraio («Per l’epistolario MargheritaMinghetti penso che sia necessaria una prefazione molto robusta, molto chiara, che spieghi bene ogni cosa: chi era Marco Minghetti, che età aveva quando scriveva alla Regina, e perché le scriveva, e se tra i due c’era o no un piccolo flirt. […] Lei è maestro in queste cose. Alla Lilla penserò io. Caso mai le faremo firmare la prefazione. Altrimenti la firmerà il signor Monti») ricostruiva la vicenda: «Questa lettera è caratteristica del modo di fare di Longanesi. La Lilla è la figlia di Lipparini, una brava ragazza che ha copiato tutto il carteggio e che ha scritto la prefazione. Lo scritto, che ho sott’occhio, per verità è assai debole. Ora Longanesi la butta via. E la Lilla? Alla Lilla ci pensa lui. Quanto alla firma delle prefazioni mi piacerebbe molto farle firmare al signor Monti. Anzi l’indole mia sarebbe questa: trovare non uno pseudonimo, ma una persona vera, reale, che firmasse al posto mio» (Anni freddi, cit., p. 136). 113 Cesare Cantù, Il cimitero dell’Ottocento, Milano, Longanesi, 1948. Il giudizio riportato è tratto dalla scheda compilata da M.[arino] Berengo, Cantù, Cesare, in Dizionario biografico degli italiani, XVIII, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1975, pp. 336-344 (in particolare p. 344). LXXXI Castillo, preludio alla pubblicazione di La conquista del Messico nella traduzione di Ettore De Zuani (giugno 1948)114; mentre a due anni più tardi risale il brevissimo intervento preposto alla Vita di Giovanna d’Arco raccontata da lei stessa di Omer Englebert tradotto da Orsola Nemi e Henry Furst e uscito nel luglio 1950115. Chiude questa breve e assai provvisoria rassegna (alla quale è poi da aggiungere, la prefazione, debitamente firmata, a Il meglio di Giuseppe Prezzolini, edito nel 1957 da una casa editrice che, pur mantenendo la denominazione legata al suo fondatore, aveva ormai estromesso Longanesi dai vertici societari) il curioso caso del libro di Giulio Andreotti dedicato alla visita resa il 28 maggio 1904 dal cardinale arcivescovo di Bologna Domenico Svampa a Vittorio Emanuele III, Pranzo di magro per il Cardinale (1954), recante una Prefazione (alle pp. 9-29) che Giovanni Battista Ansaldo assicura, sulla base di una lettera di Longanesi rimasta nell’archivio di Ansaldo, essere stata redatta dal padre. Non è azzardato supporre che questa nuova occupazione di specifico carattere editoriale, unita allo stimolo rappresentato dalle necessità economiche e dalle allettanti insistenze di Longanesi, che in quei mesi andava tempestando i suoi collaboratori con un profluvio di proposte e suggerimenti su libri ancora tutti da scrivere, abbia esercitato un oscuro fascino su Ansaldo, facendolo recedere dall’inappellabile decisione, con la quale tanti anni prima si era opposto a più riprese alle profferte di Piero Gobetti, di non legare il suo nome alla stesura di un libro vero e proprio, specialmente nel caso in cui si fosse trattato di dare alle stampe raccolte di articoli strappati alla vita effimera del giornale. Invece, nella tranquillità delle colline della Valdinievole, lontano dal caotico incedere degli impegni redazionali caratteristici di ogni altro periodo della sua carriera lavorativa, Ansaldo scrisse ben tre volumi: Il vero signore. Guida di belle maniere, con lo pseudonimo Willy Farnese, Latinorum. Guida pratica per i genitori dei ragazzi che studiano il latino, a firma Michele Fornaciari, e infine, finalmente con il proprio nome, Il ministro della buona vita. Giovanni Giolitti e i suoi tempi. A presentare le maggiori affinità sono soprattutto i primi testi, redatti in rapida successione (Il vero signore uscì il 10 ottobre 1947, mentre Latinorum reca il finito di stampare 30 dicembre 1947) e pienamente confacenti al tono divulgativo che connotava le pubblicazioni 114 «Le ho spedito i due volumi di Diaz del Castillo. Si ricordi di avvertire nella prefazione che il libro è stato ridotto perché si ripeteva. Non sono del suo avviso sullo stile di De Z.[uani]: “un fracco di legnate!”, non mi va. Veda, se può, di grattarlo un po’, altrimenti ci metto le mani io. Mi sappia dire se Lei firma o no la prefazione. Io direi di sì» (lettera di Longanesi a Ansaldo del 27 febbraio 1947, edita in Anni freddi, cit., p. 135). Questi gli estremi bibliografici del volume: Bernal Diaz del Castillo, La conquista del Messico, traduzione dallo spagnolo di E.[ttore] De Zuani, Milano, Longanesi,1948. 115 Si trattò in effetti di un intervento assai poco meditato, come si legge in una lettera alla sorella Maria trascritta nel suo diario in data 20 luglio 1950 (la stessa data, peraltro, che reca il finito di stampare del libro La vita di Giovanna d’Arco raccontata da lei stessa, traduzione dal francese di O.[rsola] Nemi e H.[enry] Furst, Milano, Longanesi, 1950): «Stamattina, per incarico di Long. ho dovuto fare una prefazione ad un volumetto su Giovanna d’Arco! Un viaggio sulla luna!» (Giovanni Ansaldo, Diario napoletano del 1950, in «Nuova Storia Contemporanea», XI, 6, novembre-dicembre 2007, pp. 91-124, in particolare p. 109). LXXXII della casa editrice Longanesi nei primi anni del dopoguerra. L’apparente leggerezza mostrata nella scelta degli argomenti per i due pamphlets, che rientravano a pieno titolo nei canoni della letteratura d’intrattenimento, non esclude tuttavia la presenza di un chiaro messaggio di fondo riconducibile all’impianto ideologico impostato da Longanesi, ormai strenuo difensore dei valori morali di un’Italia tanto remota da non essere, forse, mai esistita. Appare dunque sintomatico che in una situazione sociale di estrema fluidità, in cui i tradizionali rapporti di forza erano messi a repentaglio dalle non del tutto sopite aspirazioni rivoluzionarie delle masse inquadrate a fatica dagli apparati politici del Partito Comunista, Ansaldo esordisse sul palcoscenico della letteratura con un novello galateo, esaltando l’aspirazione alla “disuguaglianza” del “vero signore”, in piena controtendenza rispetto all’atteggiamento degli stessi membri delle classi più abbienti, i quali, spaventati dalla possibilità di una confisca del proprio patrimonio e della perdita della libertà, andavano esibendo simpatie democratiche e dissimulando ogni simbolo, anche esteriore, di distinzione. Nonostante Ansaldo, nelle vesti di Willy Farnese («un nome ignoto nel campo letterario, ma abbastanza conosciuto nel mondo aristocratico internazionale», come recitava una riuscita réclame longanesiana), ripetesse a più riprese la non coincidenza tra un’elevata condizione di censo e la messa in pratica dei precetti illustrati, l’intento provocatorio del suo trattato era quanto mai evidente, tantopiù che il modello proposto toglieva legittimità alle aspirazioni politiche popolari in tutte le loro forme e in ogni tempo storico, orientandosi tanto verso le rivendicazioni dei militanti comunisti nell’ora presente quanto verso quelle “infiltrazioni” dal basso in ruoli di grande responsabilità che avevano caratterizzato, ad esempio, i vent’anni del fascismo al potere. Descrivendo nei minimi particolari la vita del “vero signore”, dal contegno personale ai rapporti con familiari e conoscenti, seguendone il comportamento nelle occasioni pubbliche e private, a tavola, in viaggio, negli affari e nella vita politica, Ansaldo impreziosiva la sua narrazione con un susseguirsi di aneddoti e citazioni, non facendo mancare alcune puntate ironiche e visibilmente autobiografiche. Così, a proposito, riportava uno dei metodi sconsigliati per affrontare un mutamento di collocazione politica, definendolo «sterzata lenta»: L’interessato, prima di rinnegare apertamente la parte che ha seguito, e aderire a un’altra, lascia trascorrere un periodo più o meno lungo (almeno un sei mesi), durante il quale non si stanca mai di ripetere che ormai egli «è nauseato dalla politica», che «non vede ancora chiaro», che le delusioni subite dal militare per venti anni in un partito sono state troppe per concedergli di «abbracciare una nuova fede». Fa il disgustato, l’uomo che ormai ha visto tout et l’envers de tout, l’uomo finito. Poi, lentamente, mostra di guarire dal suo scetticismo, e di riprendere fede nella vita e nell’avvenire; comincia a dichiarare che il tale o il talaltro uomo politico è «davvero in gamba», che «costituisce LXXXIII una rivelazione inaspettata». Egli accentua gradualmente questi giudizi, dimodoché, a un certo punto tutti trovano naturale ch’egli parli così, e hanno l’impressione ch’egli abbia sempre parlato così116. La tesi di fondo di Il vero signore, e i moventi autobiografici che ne avevano sostenuto la trama, tornavano prepotentemente anche nel volume successivo, Latinorum. Guida pratica per i genitori dei ragazzi che studiano il latino, caratterizzato, in ragione della maggiore specificità del tema prescelto, da un successo inferiore a quello incassato dalla precedente pubblicazione, eppure ancora più esplicito nel ribadire la necessità di costruire i nuovi modelli della società italiana sulle solide basi costituite dalla tradizione culturale. A firmare il volume – scritto in trentaquattro giorni nell’agosto 1947 – era, come si legge nella Premessa, Michele Fornaciari, «un vecchio insegnante» che «ha cercato di dimenticare più che poteva le pubblicazioni dottissime già comparse sull’argomento, ha evitato al massimo i termini difficili, si è sforzato di dare suggerimenti pratici, nel modo più chiaro, a tutti i genitori che hanno i figlioli allo studio del latino»117: una professione di disimpegno, enunciata per aggirare l’eventuale inserimento dell’opera in un contesto accademico, che tuttavia non impediva ad Ansaldo di leggere con lampante chiarezza le problematiche insite nella costruzione del sistema scolastico in cui si sarebbero formate le future generazioni. Così, sullo sfondo dei precetti mediante i quali l’autore, difendendo con forza la presenza dell’insegnamento della lingua e della letteratura latina nelle scuole, istruiva i genitori sulle corrette modalità pedagogiche ed educative da adottare per sostenere gli studi dei propri figli, si profilava il dibattito che da mesi agitava le correnti intellettuali dei partiti di sinistra, scisse sull’opportunità di attribuire, nell’organizzazione dei programmi didattici, un diritto di prelazione alla cultura tecnica (e dunque alle materie scientifiche) o a quella umanistica: un polemica che Ansaldo certo non ignorava, ma che doveva apparirgli in subordine rispetto al rischio ben più grave che le istanze indirizzate a una maggiore apertura dei gradi di istruzione superiore a fasce più ampie della popolazione trovassero traduzione immediata in una minore selettività e, di conseguenza, in un generale decadimento del livello qualitativo del sistema. Acquisita notevole fiducia nelle sue capacità di “scrittore” a tutti gli effetti, Ansaldo decise, nei primi mesi del 1948, di impegnarsi con maggiore intensità puntando su un progetto molto più ambizioso: il percorso che portò alla realizzazione di una delle più complete e godibili biografie giolittiane del Novecento fu assai lungo e tormentato, specie se confrontato con la relativa facilità con la quale le due prove precedenti erano state velocemente portate a 116 Willy Farnese, Il vero signore. Guida di belle maniere, Milano, Longanesi, 1947, p. 444. Michele Fornaciari, Latinorum. Guida pratica per i genitori dei ragazzi che studiano il latino, Milano, Longanesi, 1947, p. 9. 117 LXXXIV termine dietro alle pressanti sollecitazioni di Longanesi. Per l’occasione e data l’estrema serietà del tema, Ansaldo impostò il proprio lavoro in un modo completamente diverso: laddove per Il vero signore e Latinorum aveva fatto appello alle proprie inclinazioni ed esperienze personali, nonché alle inesauribili reminescenze storiche e letterarie utilizzate in trent’anni di attività giornalistica, stendendo la sua prosa senza particolari preoccupazioni stilistiche, Il ministro della buona vita necessitava di un apporto documentario adeguato alle esigenze storiografiche alle quali l’opera si era fin da subito votata118. Ansaldo incontrò più volte Giuseppe Giolitti, figlio dello statista di Dronero, che mise a sua disposizione le carte dell’archivio paterno, mentre una visita a Cavour, sua ultima dimora, fruttò il reperimento del “libro dei conti” della vecchiaia, dal cui rigore Ansaldo, convinto assertore della contiguità tra la gestione dell’amministrazione familiare e quella, su larga scala, delle finanze pubbliche, dedusse preziose informazioni e la consapevolezza delle sue non comuni qualità di uomo di stato. L’approccio a un argomento storico di attualità ancora così sentita, tanto che sulle tracce del leader liberale si era messo anche il giornalista napoletano Gaetano Natale, che nel 1949 avrebbe dato alle stampe presso Garzanti il volume Giolitti e gli italiani – un lavoro che Ansaldo seguì con trepidazione discutendo animatamente con Longanesi sull’opportunità di pubblicare prima per anticipare il concorrente o, viceversa, dopo per servirsi dei documenti inediti da quest’ultimo rivelati – esigeva poi, oltre al rispetto dei canoni della ricerca scientifica, la necessità di affrontare temi delicati e di addentrarsi in riflessioni storiche non prive di insidie, soprattutto nella descrizione dell’ultima fase della carriera politica di Giolitti, il cui tramonto era coinciso con l’affermazione al potere del fascismo. Senza indulgere a valutazioni globali ad usum delle formazioni politiche dell’epoca, foriere di interpretazioni dell’attività giolittiana anticipatrici dei programmi delle rispettive fazioni, e sovvertendo la chiave di lettura proposta più di trent’anni prima da Gaetano Salvemini – seppur legata al solo episodio dello scandalo della Banca Romana – che aveva eletto Giolitti a figura emblematica del malaffare imperante nelle istituzioni, Ansaldo fece della sua opera un modello di buon governo, riconoscendo nella sua azione tutta la misura, la serietà e la dirittura morale della vecchia Italia liberale. Gli interessi editoriali, che si arrestarono soltanto in corrispondenza del rientro a pieno regime all’attività giornalistica, non furono tuttavia il solo terreno sul quale si misurò il proficuo connubio Ansaldo-Longanesi nei primi anni del dopoguerra. Deputato a promuovere 118 Per un analisi della biografia dedicata a Giovanni Giolitti si vedano il saggio di Giuseppe Marcenaro, Giovanni Ansaldo e il Ministro della buona vita, in «Nuova Antologia», CXXXII, 2201, gennaio-marzo 1997, pp. 98-107, che si concentra sull’accoglienza che il mondo giornalistico riservò all’opera, ma soprattutto, e con particolare riferimento alle fasi di preparazione del volume, la lunga e documentata Prefazione (pp. V-XLVI) che Francesco Perfetti ha preposto alla biografia giolittiana ripubblicata a Firenze presso Le Lettere nel 2002. LXXXV le novità offerte dalla casa editrice, il bollettino mensile «Il Libraio», pur limitato nella sua diffusione e distribuito soltanto in abbonamento, si inseriva a pieno titolo sulla scia delle precedenti pubblicazioni periodiche longanesiane (da «Omnibus» a «Fronte») proponendo modalità tipografiche – nell’impaginazione, nella grafica, nell’utilizzo dei caratteri – assai simili a quelle adottate nelle precedenti esperienze. Nei proponimenti che avevano accompagnato l’ideazione dell’agile tabloid – pubblicato dal 15 luglio 1946 al dicembre 1949 – e l’uscita dei suoi primi numeri, Longanesi aveva immaginato di creare uno spazio capace di contenere, oltre ad alcuni articoli di generica impronta culturale, ampie recensioni ai volumi stampati, corredate da alcune rubriche informative. A conferma della serietà e del valore dell’operazione, l’editore allestì allo scopo una folta pattuglia di collaboratori: tra le firme comparivano infatti i nomi di Giovanni Artieri, Luigi Bartolini, Emilio Cecchi, Giovanni Comisso, Henry Furst, Mino Maccari, Indro Montanelli, Mario Monti, Alberto Moravia, Orsola Nemi, Camillo Pellizzi, Bruno Romani e Gino Visentini. Quando però Longanesi capì di poter fare totale affidamento su Ansaldo e di potergli assegnare la gestione complessiva del periodico (ufficialmente intestata a Bruno Licitra come redattore responsabile), le firme dei collaboratori di prestigio si eclissarono rapidamente, sostituite da quelle di Giorgio Bubani, Antonio Caderchi, Augusto Dallari, Willy Farnese, Michele Fornaciari, Stefano Frati, Mario De Fulzi e Carlo Sasso, non appartenenti a oscuri pubblicisti fino a quel momento sconosciuti, ma tutte riconducibili alla paternità del giornalista genovese, il quale in questo modo soddisfaceva la duplice aspirazione a restare nell’ombra e, nel contempo, a dare libero sfogo alla sua fluviale propensione scrittoria. Dopo le prime fasi di assestamento «Il Libraio» assunse una fisionomia definitiva proponendo un articolo introduttivo, una sorta di editoriale posto in posizione di apertura, compilato da Ansaldo e spesso derivato dalla rielaborazione di precedenti scritti di costume tratti dalle collezioni del «Lavoro» e del «Telegrafo» e, a seguire – inframmezzate dalla rubrica Giro del Mondo (normalmente disposta su due pagine affiancate), nella quale Ansaldo adattava in brevi note le informazioni ricavate dalla lettura dei giornali stranieri inaugurando un “genere” che tornerà prepotentemente nella sua bibliografia negli anni del «Mattino» e del «Borghese»119 –, le recensioni (quasi sempre di suo pugno), inserite all’interno delle rubriche tematiche Biografie & Diari, Storia & Politica, Tecnica & Scienza, Miscellanea. 119 Era stato proprio Longanesi, che con Mario Monti aveva curato le prime apparizioni della rubrica, a lanciare un’idea che Ansaldo avrebbe riproposto sia sul «Borghese», all’interno della rubrica Usi e Costumi, sia, di riflesso, sul «Mattino» (nella rubrica Giro del mondo pubblicata con assiduità quasi giornaliera tra il dicembre 1954 e l’aprile 1957): «Il 10 gennaio 1947, dopo aver sollecitato i soliti “pezzi”, il direttore della casa editrice invitò Ansaldo a raccogliere “un po’ di notizie dai giornali tedeschi e inglesi, ravvivandole con qualche commento. Nel numero prossimo vedrà infatti una nuova rubrica: ‘Il giro del mondo’ nella quale raccogliamo fatti e notizie su libri e autori, pettegolezzi eccetera di ogni luogo. I pezzi possono essere lunghi e brevi. Nel numero di febbraio dedicheremo due pagine a questa rubrica, perché il giornale attacca e molti si LXXXVI Furono proprio queste ultime a fare del bollettino longanesiano un prodotto capace di elevarsi qualitativamente ben al di sopra della funzione meramente commerciale cui le fredde indicazioni bibliografiche sono solite ricondurlo, permettendogli di riscuotere ampi consensi e di raggiungere una tiratura che, nonostante le limitazioni di vendita, si attestò intorno alle 15.000 copie. Il termine “recensione” apparirà dunque improprio per chi abbia scorso almeno uno degli articoli redatti in questo contesto da Ansaldo, strutturati in modo da far precipitare il lettore al centro della storia narrata dall’autore, fosse questa di pura fantasia o puntualmente riferita a un singolo personaggio o periodo storico. Se non fosse per i vistosi spazi pubblicitari adiacenti, nei quali si riproducevano molte delle straordinarie sovraccoperte disegnate personalmente da Longanesi a corredo dei suoi volumi, si farebbe persino fatica a riconoscere il titolo dell’opera e il suo autore, tanto tali informazioni vengono dissimulate nei testi (e quasi mai dichiarate nei rispettivi incipit). Il valore non occasionale di queste pubblicazioni – e di riflesso l’importanza che l’autore attribuiva loro – è poi confermato dal fatto che buona parte di queste fu riproposta quasi immutata (si può dire con la sola espunzione dei riferimenti bibliografici) sulle pagine del «Mattino» sia nel periodo della sua direzione (aprile 1950luglio 1965) sia negli anni successivi nei quali, in collaborazione con il figlio Carlo, Ansaldo affidava settimanalmente alle colonne del quotidiano napoletano alcuni degli scritti di carattere culturale più riusciti della sua lunghissima carriera. Inizialmente stampate anonime, poi corredate dalle intestazioni più varie, tali recensioni, di norma non meno di tre o quattro per ogni fascicolo del «Libraio», contribuiscono poi a far luce su un problema assai rilevante nella critica ansaldiana. Si è spesso convenzionalmente fatto ricorso all’individuazione di un non meglio precisato “impedimento” opposto dalle autorità (come era avvenuto, in maniera effettiva, ai tempi del suo rientro dal confino di Lipari) alla esposizione pubblica del suo nome120; se è vero che un campionario delle manifestazioni nei suoi confronti dei leaders politici dell’epoca, specialmente tra quelli che, localizzati nell’area socialista e azionista, avevano condotto al suo fianco le battaglie antifasciste precedenti alla definitiva affermazione del regime mussoliniano, non contribuirebbe a tratteggiare un quadro molto edificante del profilo morale di Ansaldo, alla lettura del suo diario risulta tuttavia evidente come l’oscuramento della firma dalle pubblicazioni da lui curate fosse dovuto non tanto a un preciso imperativo politico quanto a abbonano. È necessario perciò allargare l’interesse con un po’ di varietà» (trascrivo da Andrea Ungari, Un conservatore scomodo, cit., p. 41, il quale trae la citazione da una lettera inedita di Longanesi a Ansaldo del 10 febbraio 1947 conservata presso l’archivio personale del giornalista). 120 Così Indro Montanelli e Marcello Staglieno tratteggiano la ripresa pubblicistica di Ansaldo: «Dopo essere stato deportato in Germania nell’ottobre 1943, ed aver subito il rigore di più lager nazisti in seguito al rifiuto di aderire alla Rsi, appena tornato in Italia era stato prelevato dalla polizia di Parri, e carcerato come fascista a Pisa, Firenze, Procida. Uscito, s’era ritirato (con la proibizione di firmare: la storia si ripete, dopo le “bufere”) presso Pescia, in località detta “La Marsalla”» (Indro Montanelli e Marcello Staglieno, Leo Longanesi, cit., p. 273. LXXXVII elementari ragioni di prudenza e a non meno ovvie norme pubblicistiche, la cui trasgressione avrebbe determinato – caso forse unico nella storia dell’editoria e sogno inconfessabile del giornalista – l’uscita di un periodico interamente occupato dai testi di un solo autore: La faccenda del non firmare, io, con il mio nome tutti gli articoli che sforno dà da pensare a molti sfaccendati. Taluno vi vede la espressione di un timore, e per conseguenza la prova della mia diffidenza verso la maestà di questa repubblica, tutrice della libertà di stampa. […] La verità è invece ch’io non firmo tutto per una ragione molto semplice: per non disperdere la mia firma. Se dovessi, per esempio, firmare tutti i pezzi che scrivo per «Il Libraio», la rivistina sarebbe alquanto monotona… E poi ho sempre più vivo il gusto dell’anonimato, tanto diffuso nel Settecento. Il mio ideale sarebbe quello di trovare una persona vivente che mi servisse da pantin, e mi prestasse il suo nome per firmare i miei scritti121. All’epoca in cui annotava questa riflessione la sua firma era già rientrata a tutti gli effetti nel panorama giornalistico italiano, non già sul «Libraio» (dove comparve per la prima volta il 15 aprile 1948 e, da quel momento in poi, in quasi tutti gli articoli di apertura), ma su due settimanali a diffusione ben più larga rispetto al mensile longanesiano quali «L’Illustrazione italiana» (dal numero speciale del Natale 1947) e «L’Europeo» (dove la quasi totalità delle sue collaborazioni, iniziate nel gennaio 1948, risulta firmata). La lampante coincidenza tra la graduale ricomparsa del nome di Ansaldo sulla carta stampata e la campagna elettorale in vista del voto del 18 aprile 1948, vero spartiacque dei destini della storia italiana del secondo Novecento, non sorprenderà di certo in un contesto nel quale, con le forze politiche impegnate a mettere in campo tutte le risorse disponibili per giungere alla vittoria finale, le divisioni del passato erano ormai completamente riassorbite nell’insanabile antitesi tra Fronte Popolare e Democrazia Cristiana. Dal canto suo Ansaldo, sebbene piuttosto freddo nei confronti degli apparati politici del partito cattolico e per nulla intenzionato a farsi strumento di esplicita propaganda, seguiva con viva preoccupazione la contesa, atterrito dal possibile avvento del regime comunista in Italia, e non mancò di prestare il proprio contributo alla causa provvedendo a inculcare nei lettori quelle paure da cui lui stesso si sentiva tormentato. Furono soprattutto le pagine patinate del periodico più diffuso tra le fasce colte e abbienti della borghesia italiana, passato alla fine degli anni Trenta, con l’acquisizione della casa editrice Treves, sotto la responsabilità di Aldo Garzanti, a costituire la tribuna dalla quale Ansaldo tornò a occuparsi di quei temi di attualità inadatti a una rivista settoriale come «Il Libraio». Già nell’immediato dopoguerra «L’Illustrazione italiana» si era riproposta in veste rinnovata tentando di rinverdire i fasti del passato attraverso l’impossibile conciliazione tra le 121 Annotazione diaristica dell’8 marzo 1948, in Anni freddi, cit., p. 208. LXXXVIII irriducibili aspirazioni restauratrici del suo pubblico abituale e la temperie politica un po’ ipocritamente anticonservatrice del momento. Ne era stato nominato direttore, alla ripresa delle pubblicazioni il 22 luglio 1945, Giovanni Titta Rosa, prolifico critico letterario che con quella nomina toccava forse il punto più alto di una lunga carriera giornalistica iniziata negli anni Dieci e caratterizzata dalle collaborazioni a «Lacerba», alla «Riviera Ligure», alla «Fiera letteraria» (e poi all’«Italia letteraria»), a «Solaria», e a numerosi quotidiani tra i quali «La Stampa» e il «Corriere della Sera». Le tendenze politiche di quest’ultimo, tiepidamente localizzate nell’area comunista, parevano non essere troppo gradite dai lettori della rivista che andavano disdicendo i propri abbonamenti con inesorabile regolarità; Garzanti, attraverso il direttore editoriale della sua casa editrice Orio Vergani, amico di gioventù di Ciano che aveva condiviso con Ansaldo un’infinità di viaggi al seguito del Ministro degli Esteri122, fece contattare il giornalista, il quale, nella stessa trasferta a Milano in cui aveva preso i primi contatti diretti con Longanesi alla fine dell’agosto 1946, aveva finito per aderire anche a questa ulteriore proposta, essendo già a conoscenza della possibilità di conciliare gli impegni assunti (il fatto che fosse stato proprio Vergani a farsi promotore dell’accordo tra Longanesi e Giovanni Monti, dopo che questi aveva inizialmente pensato di legarsi a Elio Vittorini, escludeva infatti l’insorgere di una contesa tra le due aziende), senza tuttavia offrire significative garanzie circa l’entità del proprio coinvolgimento. Cominciata alla fine del 1946 con la pubblicazione di un articolo all’interno del numero speciale natalizio dedicato a La donna italiana123, la collaborazione di Ansaldo sarebbe proseguita per tutto il 1947, consistendo principalmente nella compilazione della rubrica settimanale Diorama (dal 29 giugno 1947 Diorama del mondo), firmata con lo pseudonimo «Il menante» e costituita da note di varietà, cultura, costume e attualità, e nella redazione di alcuni scritti anonimi (di individuazione non sempre facile), legati a eventi di cronaca o dedicati a rilevanti avvenimenti politici, nonché di non poche lettere inserite surrettiziamente nella sezione riservata alla corrispondenza con i lettori. Questo prospetto, tuttavia, non riflette il ruolo preminente nell’allestimento del periodico del giornalista, insistentemente sollecitato da Garzanti ad assumere la direzione in luogo di Titta Rosa, e però mai convinto a compiere un passo così esplicito per il timore di attirarsi le feroci rimostranze dell’opinione pubblica prima e per l’esiguità del compenso prospettatogli dall’editore poi; tant’è vero che quando quest’ultimo si risolse definitivamente a compiere il cambio di direzione nell’ottobre 1947, Ansaldo lasciò che l’incarico andasse all’ex direttore del «Corriere lombardo» Angelo 122 Del legame è rimasta traccia nel volume, pubblicato postumo, Orio Vergani, Ciano. Una lunga confessione, in appendice una biografia fotografica, Milano, Longanesi, 1974. 123 G. B., La donna nel lavoro, in «L’Illustrazione italiana», LXXIII, fascicolo speciale intitolato La donna italiana nel Novecento, Natale e Capodanno 1946-1947, pp. 57-62. LXXXIX Magliano, proseguendo alle sue dipendenze il rapporto con la rivista124. Dal 1948 la collaborazione di Ansaldo, mutato con decisione l’indirizzo politico dell’«Illustrazione italiana», poté dunque orientarsi verso articoli di maggiore consistenza, siglati con l’ormai celebre Stella Nera, firmati con il proprio nome o con quello di Renato Canepa, forse scelto in omaggio all’antico maestro che lo aveva chiamato al «Lavoro», mentre la redazione di una rubrica settimanale, interrotto il Diorama del mondo alla fine del 1947, sarebbe ripresa con le consuete modalità solo a partire dal 28 agosto 1949 con Controcorrente, firmato dapprima «Waverley» e in seguito, per esteso, «Stella Nera». Di rilievo minore appare invece il ruolo di Ansaldo nell’esperienza dell’«Europeo», fondato e diretto da Arrigo Benendetti, che proprio alla fine del 1947 era riuscito a convincere il giornalista a intervenire sulle pagine del settimanale dopo oltre un anno di offerte, alla cui ricusazione non era stato estraneo il disappunto di Longanesi nel riconoscere l’impeto concorrenziale di quei giovani che proprio lui aveva provveduto ad addestrare ai tempi dell’«Italiano» e soprattutto di «Omnibus», l’antecedente capace di esercitare le maggiori influenze sui rotocalchi sorti nell’immediato dopoguerra. Ansaldo, sollecitato a entrare nell’argomento che meno prediligeva – la riproposizione pubblica dei suoi trascorsi fascisti –, ma che più faceva gola alle pubblicazioni dell’epoca, traboccanti di diari (veri o presunti) o di memoriali autobiografici attraverso i quali le personalità protagoniste degli anni del regime, dai più importanti gerarchi fino all’ultimo dei travet, fornivano, per banali ragione di esibizionismo e dietro compensi neppure troppo lauti, la loro versione sugli avvenimenti di vent’anni di storia italiana, non si prestò a stilare una rievocazione del suo impegno alle dipendenze di Galeazzo Ciano, come da più parti gli si chiedeva, ma si limitò a tratteggiare la figura dell’ex Ministro degli Esteri in un più ampio profilo dedicato a Vittorio Emanuele III125. Se nel 1948 la collaborazione sarebbe proseguita con articoli di precipuo contenuto cronachistico, a cadenza pressoché mensile e più frequentemente attinenti alle situazioni politiche di Germania e Russia, nel 1949 Ansaldo avrebbe destinato all’«Europeo» soprattutto un lunghissimo scritto firmato in collaborazione con Franco Bondioli il quale si era valso del suo aiuto per tradurre in una consona prosa giornalistica i documenti compresi nel carteggio tra Vittorio Emanuele III e il suo “precettore militare” Egidio Osio, da lui posseduto in quanto 124 Così Ansaldo annotava il suo rifiuto in data 16 ottobre 1947: «Comunico a Nicoletti e a Garzanti la mia risposta negativa. Ma Nicoletti insiste tanto e Garzanti anche, che, per dare loro qualche soddisfazione, fingo di volere ancora consultare il Longanesi. In realtà, sono ben deciso a rifiutare. Longanesi mi assicura per il ’48, 125.000 lire al mese; e quando mai Garzanti può assicurarmi qui a Milano una casa, che sia l’equivalente di quella di Pescia, e uno stipendio pari a quello che, a Pescia, mi assicura Longanesi?» (Anni freddi, cit., p. 186). 125 Giovanni Ansaldo, Il re dal cappello a cencio, in «L’Europeo», IV, 2, 11 gennaio 1948, p. 3; Giovanni Ansaldo, Il re dal cappello a cencio, in «L’Europeo», IV, 3, 18 gennaio 1948, p. 6. XC genero del colonnello morto nel 1902126. A incrinare i rapporti con Benedetti contribuì però una vicenda legata alla pubblicazione del Ministro della buona vita che il direttore dell’«Europeo», forte di un colloquio risalente al febbraio-marzo 1948, aveva pensato di poter far uscire a puntate sulla propria rivista e che invece Ansaldo aveva ormai da tempo destinato a Longanesi, tanto che la comparsa del volume, nell’ottobre 1949, suscitò il vivo stupore del committente deluso127. Il mutamento impresso dal risultato delle elezioni dell’aprile 1948 determinò un ulteriore riavvicinamento al mondo della stampa da parte di Ansaldo, le cui collaborazioni restarono tuttavia confinate, almeno fino al 1950, all’interno delle terze pagine di un numero non esiguo di quotidiani. Renzo Segàla, tra i primi colleghi a mostrare interesse per la sua sistemazione professionale fin dall’ottobre 1946, ottenne di pubblicare i primi articoli di Ansaldo sulla terza pagina del «Tempo di Milano» (di cui era stato nel frattempo, il 22 dicembre 1946, nominato direttore) soltanto a partire dal 23 maggio 1948. Sorto come edizione milanese del «Tempo» di Roma e divenuto una testata a sé stante, il giornale lombardo avrebbe accolto con scarsa frequenza scritti del giornalista genovese fino all’ottobre 1948, quando la collaborazione assunse un andamento più regolare, con l’uscita della rubrica Lunarietto costituita da brevi note di costume, per terminare esattamente un anno dopo. Se non maggiori nel numero (tra il dicembre 1948 e l’aprile 1950 Ansaldo vi stampò una media di due scritti al mese), di più rilevante consistenza appaiono le pubblicazioni destinate all’omonimo quotidiano diretto da Renato Angiolillo, tornato dopo la scissione con «Il Tempo di Milano» a occuparsi della sola edizione romana del «Tempo», la cui terza pagina era affidata alle cure di Enrico Falqui. Gli stessi scritti comparvero poi, a partire dal dicembre 1949 e grazie all’interessamento del direttore Giulio Caprin, sul quotidiano fiorentino «La Nazione italiana». Per una minore attinenza con l’attualità e per un andamento decisamente più narrativo – tanto da essere quasi tutti oggetto di rielaborazione e ristampa negli anni successivi – si caratterizzano infine alcuni pezzi comparsi a breve distanza l’uno dall’altro tra l’autunno del 1949 e la primavera del 1950 in un gruppo di quotidiani tra i quali si possono annoverare la 126 Giovanni Ansaldo e Franco Bondioli, Confidenze di Vittorio Emanuele III, in «L’Europeo», V, 11, 13 marzo 1949, pp. 1 e 12; La sua croce segreta, in «L’Europeo», V, 12, 20 marzo 1949, p. 9; Si innamora a Venezia, in «L’Europeo», V, 13, 27 marzo 1949, p. 9; I “noti poeti” Carducci e d’Annunzio, in «L’Europeo», V, 14, 3 aprile 1949, p. 11; Per mare con Elena, in «L’Europeo», V, 15, 10 aprile 1949, p. 11; Un terribile colonnello di vent’anni, in «L’Europeo», V, 16, 17 aprile 1949, p. 11; Non ebbe mai il mal d’Africa, in «L’Europeo», V, 17, 24 aprile 1949, p. 11; Fu soprattutto un critico, in «L’Europeo», V, 18, 1° maggio 1949, p. 11. 127 Della vicenda resta traccia in una lettera inviata da Benedetti a Ansaldo il 22 ottobre 1949: «Certamente io non ho prestato quella attenzione che è dovuta alle tue parole quando tu mi hai alluso al fatto che dati gli sviluppi che assumeva la tua opera su Giolitti pensavi di pubblicarla senz’altro in volume. Una cosa però è certa: che, come risulta dalle lettere, l’idea del Giolitti fu nostra. Se può essere considerata un trovata quella di associare la tua penna alla biografia di un singolare uomo politico, io tengo a rivendicarne la paternità. Ecco perché mi sono meravigliato, ecco perché mi sono addolorato» (Da «Omnibus» all’«Europeo»: Arrigo Benedetti e la stagione dei primi rotocalchi, a cura di Giuliano Torlontano, in «Nuova Antologia», CXXVII, 2183, luglio-settembre 1992, pp. 187-206, in particolare pp. 205-206). XCI «nuova Gazzetta del Popolo» di Torino, «Il Risorgimento» di Napoli e il «Giornale di Sicilia» di Palermo. La firma di Ansaldo aveva così ripreso a circolare ogni giorno e capillarmente su tutto il territorio italiano, e le sue qualità di affabulatore erano tornate a incontrare l’apprezzamento del pubblico: scongiurato il pericolo di una sovversione dell’ordine politico con la stabile affermazione della Democrazia Cristiana, consapevole di non potersi più permettere di indugiare nella tranquillità delle colline toscane che avevano costituito il contesto più adatto per una scrittura più meditata e accorta, egli avvertì nuovamente la necessità di respirare la frenetica atmosfera delle redazioni, misurandosi con i risvolti più intricati offerti dagli avvenimenti politici e tornando a rappresentare un punto di riferimento, come per opposte ragioni era stato prima a Genova e poi a Livorno, per un città e per il suo pubblico di lettori. XCII V 1950-1969 Salimmo verso Sant’Anna di Palazzo. Ad un banco di frutti di mare v’era un ragazzetto pallido, tutt’occhi, di quei ragazzetti che nella città del sole hanno avuto, si vede chiaro, troppo poco sole. Egli capì subito che non gli avremmo comprato niente. Ma fu gentile lo stesso, come soltanto a Napoli i poveri sanno essere gentili. Noi gli chiedemmo come si chiamavano in dialetto certe sue telline; ed egli ci disse che si chiamavano tunninule. E poi, con un sorriso patito: «Nun fa niente ca nun ’e cumprate. ’E vulite assaggià?». In quell’istante, Napoli fu più forte, nel nostro spirito, della collina toscana128. Presentandosi il 9 aprile 1950 alla città di Napoli, che lo aveva accolto alla guida della risorta testata «Il Mattino», Ansaldo non tardava a esibire una delle peculiarità salienti della sua prosa, costruendo il suo primo editoriale sulla stridente alternanza tra particolari aneddotici solo in apparenza insignificanti e le grandi tematiche storico-politiche mai come in questo caso affrontate in ottica autobiografica. C’era ovviamente qualcosa di più nella decisione di abbandonare la vita ritirata di Pescia per reinserirsi nel caotico vortice della redazione di un quotidiano, peraltro giunta alla conclusione di trattative lunghe e non prive di punti di contrasto, rispetto alle riflessioni maturate dal dialogo con un giovane venditore ambulante: eppure quell’incontro aveva svelato al giornalista, attento a cogliere i dettagli più banali, eppure decisivi per la nitida messa a fuoco di un carattere, la profonda umanità della popolazione partenopea, stabilendo quel contatto intimo tra lo scrittore e il suo pubblico di lettori destinato a rafforzarsi senza soste o incomprensioni di sorta nei quindici anni trascorsi da Ansaldo alla direzione del prestigioso foglio fondato nel 1892 da Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao. Sono ancora le pagine vergate sul diario a scandire con inequivocabile precisione le tappe di un avvicinamento complicato da un intricato groviglio di ragioni personali e politiche. Era stato con un certo grado di stupore che Ansaldo aveva ricevuto il 17 gennaio 1950 la telefonata di Cristiano Ridomi, capo dell’Ufficio Stampa della Presidenza del Consiglio, 128 Giovanni Ansaldo, Saluto a Napoli, in «Il Mattino», LIII, 1, 9 aprile 1950, p. 1. XCIII tenuta da Alcide De Gasperi, e direttore del «Mattino dell’Italia centrale»129 – il quotidiano fiorentino controllato dalla Democrazia Cristiana –, nella quale era stato informato dell’interesse di un gruppo di “amici” ad affidargli la direzione del «Mattino» di Napoli: una sorpresa che lasciò subito il campo alla forte titubanza determinata non soltanto da ovvie ragioni di prudenza in attesa del concretizzarsi dell’offerta, ma soprattutto dalla consapevolezza della complicata situazione attraversata dall’ambiente giornalistico napoletano che, per ragioni tanto economiche quanto politiche e perfino giudiziarie, ancora faticava, al pari delle altre attività cittadine, a trovare una via d’uscita dal lungo e tormentato dopoguerra. Guidato da Arturo Assante negli ultimi mesi della stagione mussoliniana, e traghettato da Paolo Scarfoglio (figlio dei due fondatori e già direttore della testata per otto anni, dalla morte del padre, avvenuta il 6 ottobre 1917, al 30 dicembre 1925) nel breve interregno badogliano, «Il Mattino» aveva chiuso le pubblicazioni il 15 settembre 1943 fondendosi con gli altri giornali di proprietà del Banco di Napoli, il «Corriere di Napoli» e il «Roma», sotto la comune insegna «Il Risorgimento», pubblicato, a liberazione avvenuta, dal 4 ottobre 1943 sotto l’occhio vigile del Psychological Warfare Branch e mantenutosi in vita nonostante i pesanti disagi imposti dalle difficoltà nel reperimento della carta e il continuo avvicendarsi di direttori (tra il 1943 e il 1950 Floriano Del Secolo, Corrado Alvaro, Alberto Consiglio, Raffaele Cafiero e Carlo Nazzaro). A complicare ulteriormente il quadro era intervenuta, alla fine del 1942, la cessione, ottenuta grazie ai buoni uffici di Galeazzo Ciano e sancita dalla volontà di Mussolini, di metà del pacchetto azionario e della gestione per dieci anni delle tre testate appartenenti al Banco di Napoli all’armatore Achille Lauro, a risarcimento delle gravose perdite subite dalla sua flotta impiegata nelle operazioni militari130: una situazione rimasta sottotraccia durante la presenza degli angloamericani – che per gestire «Il Risorgimento» avevano preso il controllo della Società Editrice Meridionale (S.E.M.) – ma destinata a essere ripristinata non appena si fosse allentato, con la liberazione dell’intera penisola, il patrocinio alleato sugli organi di stampa. Tornarono così nelle edicole il quotidiano serale «Corriere di Napoli», riapparso il 24 maggio 1946 sotto la direzione di Arturo Assante, e il «Roma» – dal 23 settembre 1946 con la 129 Direttore del quotidiano fiorentino tra il 5 febbraio 1947 e il 5 maggio 1951, Ridomi sarà nominato presidente della R.A.I., tenendo l’incarico dal 17 maggio 1951 all’11 marzo 1954. Uomo vicino a Galeazzo Ciano, era stato corrispondente del «Corriere della Sera» nella capitale del Reich tra il 1929 e il 1937 (alcune delle cronache inviate in quegli anni al giornale sono state raccolte in Il Corriere della Sera a Berlino: 1930-1936, Milano, Fondazione Corriere della Sera, 2006) e successivamente addetto stampa delle ambasciate italiane a Vienna e Berlino negli anni di guerra (un’esperienza riportata nel volume La fine dell’ambasciata a Berlino: 1940-1943, Milano, Longanesi, 1972). 130 Su Achille Lauro si segnalano in particolare due biografie di taglio giornalistico che dedicano ampio spazio ai rapporti tra l’imprenditore e il mondo della carta stampata, unanimemente considerato uno dei punti di forza delle sue fortune: Pietro Zullino, Il Comandante, Milano, SugarCo, 1976, e Carlo Maria Lomartire, ’o Comandante. Vita di Achille Lauro, Milano, Mondadori, 2009. XCIV nuova testata «Roma d’oggi», riproponendo solo l’8 luglio 1948 la testata tradizionale –, alla cui direzione si alternarono fino al 2 marzo 1950 Arturo Labriola, Pietro Visconti, Raffaele Cafiero e Carlo Nazzaro. Seppur incompleta, la ristrutturazione della situazione vigente alla caduta del fascismo non era stata accompagnata da una contestuale spartizione proprietaria – determinando, tra l’altro, il frenetico passaggio dei giornalisti da un quotidiano all’altro, come si è visto dalla sovrapposizione degli incarichi direttivi – che continuava a reggersi sul duopolio al comando della S.E.M., reciprocamente poco gradito, tra l’incontenibile Lauro, per il quale il controllo totale di almeno un giornale cittadino costituiva un passaggio ineludibile nell’ambiziosa strategia di rafforzamento di più ampi interessi politici ed economici, e il Banco di Napoli, politicamente contiguo alla Democrazia Cristiana. Sullo sfondo, alla ricomparsa del «Mattino» si opponevano poi gli eredi della famiglia Scarfoglio, e in particolare Paolo (che nel frattempo, estromesso dal «Risorgimento», aveva dato vita tra il 1944 e il 1946 al settimanale filomonarchico «Il Giorno», trasformato in quotidiano nel secondo semestre del 1946, con il sottotitolo «Il Mattino di Napoli», rapidamente rimosso a seguito della contestazione mossagli dalla S.E.M.), rivendicando i propri diritti sull’utilizzo della gloriosa testata. Era stato all’altezza della richiesta formulata ad Ansaldo, nel gennaio 1950, che le parti in causa, sotto gli auspici del democristiano Silvio Gava, sottosegretario al Ministero del Tesoro (dal 27 gennaio 1950 al Ministero del Bilancio), parevano aver trovato un punto di intesa con la volontà di Lauro di riservare per sé solamente il «Roma» e di lasciare il controllo azionario della S.E.M. (con «Il Risorgimento» e il «Corriere di Napoli») al Banco, mentre in parallelo si andava risolvendo ai danni di Paolo Scarfoglio la vertenza legale che avrebbe consentito di riportare finalmente alla luce «Il Mattino»131. Di ancor più ardua decifrazione doveva poi apparire ad Ansaldo il contesto politico nel quale si giocava la partita: caduto in disgrazia economica, reduce da un biennio (dal 9 novembre 1943 al 22 giugno 1945) trascorso nelle carceri e nei campi di internamento di Poggioreale, Padula, Aversa e Terni, dopo vari sondaggi e abboccamenti tentati con tutti i partiti dell’arco parlamentare, Lauro aveva finito per abbracciare la causa qualunquista e, svanita la spinta propulsiva del movimento animato da Guglielmo Giannini, per divenire il principale finanziatore del Partito Nazionale Monarchico, riappropriandosi nel contempo, e con sorprendente rapidità, delle precedenti fortune imprenditoriali. Consapevole della necessità di scendere a patti con l’inusitato consenso popolare ottenuto dal «Comandante» in una città nota per la sua comprovata fedeltà a Casa Savoia (nel referendum del 2 giugno 1946 131 «Il Mattino» avrebbe pubblicato un lungo resoconto della vicenda legale tra Paolo Scarfoglio e la S.E.M. – incentrata sul fatto che quest’ultima, mantenendo il nome della testata come sottotitolo del «Risorgimento», non ne aveva affatto perso i diritti di utilizzo in esclusiva – a seguito del deposito della sentenza presso la Cancelleria del Tribunale di Napoli il 30 maggio 1950 (La proprietà della testata «Il Mattino», in «Il Mattino», LIII, 51, 1° giugno 1950, p. 5. XCV il voto in favore della Monarchia nella circoscrizione Napoli-Caserta aveva sfiorato l’80% dei suffragi), la Democrazia Cristiana, proponendosi di erodere quella base elettorale senza pregiudicare la possibilità di accordi in chiave anticomunista nelle pratiche del Governo nazionale, puntava alla creazione di un organo di stampa di impostazione nettamente conservatrice, capace di contrastare efficacemente l’armatore sul suo terreno. Ansaldo era dunque un candidato appetibile per entrambe le proprietà, ormai divise e in procinto di dare un nuovo assetto ai rispettivi quotidiani, a dispetto del suo noto passato politico: a ben vedere questo costituiva, più che un oggettivo limite alla candidatura avvertito dai suoi possibili datori di lavoro, una preoccupazione di carattere personale poggiata sul timore che un “padrone” ingombrante come il partito di De Gasperi potesse limitarne l’indipendenza ingiungendogli una inderogabile accondiscendenza filogovernativa o, addirittura, un’abiura dei suoi trascorsi fascisti. Le concrete difficoltà del trasferimento da Pescia, la situazione poco chiara nei rapporti tra il Banco di Napoli e la Democrazia Cristiana, la segreta speranza di poter continuare una carriera di scrittore che con il successo della biografia giolittiana pareva potergli riservare nuove soddisfazioni, portarono a un primo rifiuto, che tuttavia non scoraggiò i latori dell’offerta, tornati presto alla carica: ottenute le necessarie garanzie sulla centralità nella gestione del giornale da parte del Banco di Napoli, rassicurato dalla prospettiva di diventare il direttore del risorto «Mattino» – e non di una testata provvisoria destinata a ulteriori mutamenti – affidato a nuova società di gestione, la Compagnia Editrice Napoletana (C.E.N.), Ansaldo si convinse ad accettare, indirizzando già il 30 gennaio 1950 una lunga lettera circolare a Stanislao Fusco, direttore del Banco di Napoli, all’avvocato Giuseppe Graziadei, amministratore delegato della S.E.M., ai democristiani Gava e Giuseppe Arcaini, a Cristiamo Ridomi e a Renato Morelli, politico liberale consigliere del Banco e intimo di Benedetto Croce (che dalla sua casa di via Trinità Maggiore aveva concesso il suo benestare all’operazione), nella quale sottoponeva alle personalità che ne avevano a vario titolo promosso l’assunzione le sue ultime condizioni, di carattere pratico ma soprattutto legate alla futura impostazione politica della testata: Se ho ben compreso, la linea politica del nuovo «Mattino» è stabilita da quel tale articolo del contratto tra la SEM e la costituenda Società di Gestione, che pone al giornale il compito di difendere (cito a memoria) le tradizioni sociali del popolo italiano, i vigenti principi costituzionali, e gli interessi del Mezzogiorno. Amico, come sono per natura, delle cose antiche, e spesso soltanto perché antiche; avversario delle controrivoluzioni per le stesse ragioni che mi fanno detestare le rivoluzioni; ammiratore devoto di Giustino Fortunato, fin dai tempi della giovinezza, e lettore assiduo dei suoi studi sulla rivoluzione meridionale, io posso aderire con piena lealtà a questa XCVI formula, ampia e nello stesso tempo precisa. […] Pur essendo convinto che la osservanza della formula succitata porta oggi, e porterà per un tempo assai lungo, ad appoggiare combinazioni governative imperniate sulla Democrazia cristiana; pur essendo disposto sempre ad ascoltare amichevoli informazioni o suggerimenti dalle persone a ciò qualificate, non sarei per nulla disposto ad accettare istruzioni, indirizzi, pressioni, o come con qualunque altro eufemismo si vogliano chiamare gli ordini, da parte degli organi governativi o della Democrazia cristiana stessa. […] V’è poi da tenere presente il mio passato politico. […] Qualunque sia il giudizio che da altri se ne dà, è certo che per questo passato mio, io debbo avere, ed ho, il massimo rispetto. Libero da ogni vincolo coi movimenti genericamente denominati neo fascisti, anzi libero da ogni conoscenza diretta con gli uomini che li capeggiano; libero altresì da ogni forma di quella che si suol chiamare «nostalgia», io non posso però, senza avvilirmi, rinnegare uomini e principii che un tempo ho servito; e debbo anche evitare l’apparenza di questo rinnegamento. Di conseguenza anche è chiaro che se mi fosse data la direzione del giornale, il giornale stesso dovrebbe essere precluso ad ironie e invettive contro quegli uomini e quei principii. Nessuna apologia, certo, neppure larvata; ma, del pari, nessun vilipendio retrospettivo […]. Del cosiddetto regime e delle sue responsabilità storiche, parlerò, se del caso, criticamente, io132. Anche le ultime pregiudiziali caddero, si chiarirono i rapporti interni alla C.E.N. tra le parti economiche e politiche in causa (la nuova società sorta il 23 marzo 1950 per la gestione congiunta del «Mattino» e del «Corriere di Napoli» divideva il suo capitale tra il 52% di proprietà del Banco di Napoli e il 48% nelle mani della finanziaria democristiana Affidavit), mentre Lauro, compiuto un estremo e infruttuoso tentativo di assicurarsi per il «Roma» i servigi di Ansaldo con un’offerta economica superiore a quella prospettatagli dalla S.E.M., si accordò all’inizio di febbraio con l’ex direttore della «Stampa» Alfredo Signoretti, affidandogli a partire dal 3 marzo 1950 la responsabilità direttiva del suo giornale. Dovrà passare più di un mese perché Ansaldo potesse a sua volta insediarsi nell’ufficio dell’Angiporto Galleria, un solo giorno prima di veder comparire nelle edicole il numero d’esordio del «Mattino», il 9 aprile 1950, domenica di Pasqua133. Al di là della curiosità destata dall’arrivo a Napoli di una firma così celebre e discussa, che nell’immediato fecero guadagnare al «Mattino» un buon numero di lettori fedeli alla fama dell’antica testata, le capacità giornalistiche di Ansaldo sarebbero state subito messe a dura 132 Anni freddi, cit., pp. 412-414. Sull’esperienza di Ansaldo al «Mattino» segnalo il lungo scritto di Arturo Fratta uscito in sei puntate sul quotidiano napoletano (Giornalista per scelta di vita, in «Il Mattino», XCIX, 59, 2 marzo 1990, p. 12; Primo: rinnovare l’azienda, in «Il Mattino», XCIX, 60, 3 marzo 1990, p. 12; Una finestra aperta sul mondo, in «Il Mattino», XCIX, 61, 4 marzo 1990, p. 15; A Lauro disse tre volte «no», in «Il Mattino», XCIX, 66, 9 marzo 1990, p. 17; Da Scarfoglio alla U.S.L. 37, in «Il Mattino», XCIX, 67, 10 marzo 1990, p. 13; Al Chiatamone con nostalgia, in «Il Mattino», XCIX, 68, 11 marzo 1990, p. 15), poi raccolte in volume, con il titolo Il Mattino di Ansaldo, prefazione di Pasquale Nonno, Sorrento-Napoli, Di Mauro, 1991 (dal quale d’ora innanzi si traggono le citazioni), e il capitolo XVI, intitolato “Il Mattino” di Ansaldo e il mito della Galleria, in Piero Antonio Toma, Giornali e giornalisti a Napoli 1799-1999, introduzioni di Antonio Ghirelli e Ermanno Corsi, Napoli, Grimaldi & C., 1999, pp. 221-248. Si veda inoltre, per un bilancio complessivo sui cent’anni di vita del giornale, Il Mattino 1892-1992, supplemento a «Il Mattino del lunedì», CI, 74, 16 marzo 1992. 133 XCVII prova dall’impari confronto con il «Roma», dotato da Lauro, finalmente libero di mettere al servizio dei suoi scopi propagandistici i propri quattrini, di impianti di prim’ordine in grado di sfornare un giornale di qualità tipografica molto elevata. Non sarebbe dunque bastata la presenza di un nuovo direttore a garantire il consolidamento della testata e a vincere la concorrenza degli altri organi di stampa cittadini (oltre al «Roma», al «Corriere di Napoli» e al «Risorgimento», ormai avviato all’estinzione, completavano il quadro «il Giornale», liberale e molto vicino a Croce, fondato nel 1944 e diretto prima da Manlio Lupinacci, poi da Guglielmo Emanuel, infine, dal 1946 al 1957, da Carlo Zaghi, e «Il Mattino d’Italia», quotidiano democratico indipendente vissuto, sotto la direzione di Ugo Amedeo Angiolillo, tra il 10 settembre 1950 e l’11 settembre 1954) se all’opera di Ansaldo non si fosse affiancata, ma solo a partire dalla fine del 1951, la sapiente gestione amministrativa di Egidio Stagno, capace di risanare in pochi anni un bilancio largamente deficitario. L’assunzione del nuovo amministratore fu infatti preceduta da quasi due anni di enormi difficoltà economiche, organizzative, ma soprattutto impiantistiche, delle quali Ansaldo non fece fatica ad avvedersi fin dal suo ingresso nello studio dell’Angiporto Galleria, impreziosito da un busto di Edoardo Scarfoglio e illuminato dalla finestra affacciata su via Toledo, cuore pulsante della Napoli popolare, un ingresso sul quale si è sviluppata un vasta aneddotica destinata a mettere in evidenza il singolare contrasto tra il rigore professionale del direttore e la disponibilità un po’ arruffona e talvolta ingenua degli uomini alle sue dipendenze. Consapevole della sua estraneità all’ambiente e della necessità di inculcare alla redazione e alle maestranze la sua personale concezione del lavoro in tutte le fasi della composizione del giornale, Ansaldo pescò nel mare magnum del giornalismo napoletano pochi ma fidati collaboratori che per un motivo o per l’altro non erano stati cooptati dall’imponente macchina editoriale laurina. È il caso di Carlo Nazzaro, direttore del «Roma» negli anni Trenta e nuovamente tra il 26 agosto 1949 e il 2 marzo 1950, in rotta con il «Comandante» ed entrato in piena sintonia con Ansaldo sin dalle sue prime visite nel capoluogo campano – ma i due si conoscevano da molti anni –, tanto che quest’ultimo arrivò a promuoverne l’assunzione a condirettore già a partire dalla citata lettera ai maggiorenti del giornale: Nazzaro, collaboratore di vasti interessi culturali, ricevette così, dal 3 marzo 1950, la direzione del «Risorgimento» (che proseguirà le sue pubblicazioni come quotidiano del mezzogiorno fino al 31 ottobre 1950, dal 9 aprile sotto la responsabilità della direzione del «Mattino»), passando automaticamente ad assumere l’incarico concordato con Ansaldo all’uscita del nuovo quotidiano, e accompagnando il direttore, in ruoli via via differenti (l’incarico di condirettore terminerà infatti il 5 gennaio 1958), fino alla conclusione della sua carriera. Non XCVIII meno importante fu il contributo di Luigi Mazzacca (redattore capo tra il 1936 e il 1943 del «Roma» di Nazzaro), incaricato delle mansioni di vicedirettore fino al 1964 quando passerà alla direzione del «Corriere di Napoli», e della esigua pattuglia di redattori destinati a costituire il nucleo fondante della compagine giornalistica del «Mattino»: il critico letterario Mario Stefanile, il filosofo e critico musicale Alfredo Parente, il cronista mondano Augusto Cesareo, il critico d’arte Carlo Barbieri, il cronista sportivo Gino Palumbo, i giornalisti incaricati delle note cinematografiche e televisive Vittorio Ricciuti e Angelo Cavallo. Affidando la gestione della costruzione complessiva del quotidiano ai suoi più stretti collaboratori, Ansaldo, a dispetto dei numerosi problemi tecnici che si facevano sempre più pressanti, tentò soprattutto di conferire la giusta dose di autorevolezza alla sua scrittura, confidando che la presenza dei suoi articoli, in un giornale che peraltro poteva allestire un numero di pagine inizialmente piuttosto limitato, sarebbe stata sufficiente a fare del «Mattino» un prodotto capace di imporsi felicemente sul mercato napoletano e meridionale. Nell’era in cui la più capillare diffusione della radio e, di lì a pochi anni, la nascita della televisione avrebbero rivoluzionato le modalità di trasmissione delle informazioni e delle notizie, mentre le nuove tecniche di stampa avrebbero preteso un utilizzo più frequente di illustrazioni e fotografie per accondiscendere ai gusti di un pubblico aumentato per numero, ma decisamente ridottosi per livello qualitativo, Ansaldo trovò significative conferme all’ipotesi che il futuro della stampa fosse destinato a far tornare in auge l’affascinante modello del giornalismo d’opinione di fine Ottocento134: e proprio per questo, in conformità con il suo stile e godendo di un rilevante grado di autonomia per la prima volta nella sua esperienza lavorativa, fu libero di concepire il quotidiano da lui diretto come una tribuna personale dalla quale esprimere ogni giorno il suo punto di vista, elegante e ben argomentato, 134 Tutta informata da questo principio è la relazione sul tema Il giornalismo moderno che Ansaldo tenne al «Circolo Amici dell’arte e della cultura» presso l’Open Gate di Roma il 26 marzo 1952: «Sotto la sferza delle necessità, l’ambizione di arrivare a tirature sempre più vaste, la tendenza del giornalismo moderno è, in generale, quella di seguire l’inclinazione, di seguire la corrente; anzi, quasi quasi di precederla, di anticiparla, di fare un adattamento sempre più completo. […] Oggi in tutto il mondo ci sono giornali i quali assumono il compito di battere la radio e il cinematografo, puntando decisamente sulla nuova sensibilità del pubblico, che è radiofonica e cinematografica. […] La tecnica di questi giornali mira ad eliminare tutto ciò che costituiva la caratteristica e l’ornamento del giornalismo d’un tempo; mira ad eliminare tutto ciò che punta, invece, sulle capacità del lettore di leggere, di ricordare, di ragionare, tutto ciò che piaceva al vecchio pubblico. Quindi, via tutto quello che può impegnare più o meno fortemente il pensiero, via tutto quello che può disturbare la pacifica siesta mentale, via le parole non diciamo raffinate – che le parole raffinate i giornalisti non le conoscono – le parole difficili; testi ridottissimi; quel poco, ridotto col più assoluto schematismo di concetto e di parole. Al posto del testo, illustrazioni, quanto più possibile illustrazioni. […] E mi rendo conto, vedo la necessità, di cercare di far passare in prima pagina quanto più sia possibile di cronaca, di sport anche; vedo la necessità di fare della prima pagina, più che è possibile, un quadro rapido, panoramico della situazione davanti al nuovo pubblico. Vedo la necessità di cercare di agganciare l’attenzione di questo pubblico con l’impiego il più largo possibile di foto, telefoto, sperando che la visione delle figure lo renda più docile al nostro invito. Vedo la necessità di usare tutti gli artifizi, tutti gli espedienti suggeriti dall’esperienza per raggiungere una tiratura sempre più alta. Ma non vedo la necessità, ostinatamente non vedo la necessità, di ridurre il mio giornale ad un campionario di fotografie piccanti o indiscrete; non vedo la necessità di ridurre il mio giornale ad un pourpourì di fattarelli cercati, redatti, composti, ornati, rimpennacchiati unicamente al fine di lusingare, di compiacere l’attenzione della mia stiratrice e della mia lavandaia. […] e soprattutto non vedo, ostinatamente non vedo, la necessità di rinunciare a quella che è stata la gloria, la caratteristica del giornalismo italiano […] di rinunciare cioè alla caratteristica di fare un’opinione, un pensiero, un giudizio, una previsione ragionata» (il dattiloscritto della conferenza, a oggi inedito, mi è stato gentilmente fornito da Giovanni Battista Ansaldo). XCIX sugli eventi proposti dall’attualità, con l’obiettivo di non deludere le attese dei lettori offrendo senza soluzione di continuità meditati spunti di riflessione. Era stato quello, a ben vedere, il programma che agli inizi del secolo aveva consentito a Edoardo Scarfoglio di divenire il giornalista più amato dai napoletani: una lezione, la sua, che nonostante i cambiamenti epocali intercorsi negli ultimi cinquant’anni di storia in Ansaldo continuava a esercitare un’attrazione irresistibile, tanto da rappresentare un antecedente ineludibile per ottenere un’analoga affermazione sulla scena partenopea135. Non rende giustizia all’instancabile lavoro realizzato da Ansaldo l’apparente scarsa frequenza con la quale il suo nome comparve sul «Mattino» nel corso dei primi anni di direzione. Anche tralasciando i frequenti corsivi, le brevi notizie, le informazioni tratte da giornali stranieri o italiani riprodotte in forma consuntiva – un repertorio di sua pertinenza ma consegnato per intero alla categoria dell’anonimato –, perfino gli editoriali mancano in non pochi casi della firma, sebbene tali scritti scaturissero indubitabilmente dalla sua penna, come la loro stessa veste tipografica, una composizione più nitida e spaziata rispetto a ogni altro elemento della pagina, lasciava facilmente supporre. Fu quindi con estrema prudenza che il nuovo direttore si inserì nell’ambiente cittadino, una cautela così dissimulata da essere scambiata per disinteresse, al punto che il presidente della C.E.N. Enzo Bevilacqua – evidentemente poco informato delle sue modalità di conduzione – arrivò a rimproverargli, verso la metà del 1951 e in un pubblico consesso, la penuria della sua produzione scrittoria136. Era, al contrario, quasi totalizzante la sua presenza sulle colonne del «Mattino», come dimostrano, oltre alla pubblicazione degli articoli di fondo, nei quali Ansaldo non si sottrasse a fornire un’analisi pressoché giornaliera degli avvenimenti politici, economici e sociali più rilevanti, la preparazione di una rubrica fissa collocata in seconda o terza pagina, I fatti e le idee (titolo già adottato per un’analoga rassegna stampata sul «Telegrafo»), spazio dedicato a 135 Così si esprimeva Ansaldo in occasione del centenario della nascita dello scrittore di origine abruzzese: «Ogni grande giornale, di solito, si riattacca alla iniziativa di un uomo, il quale o lo fondò, o gli conferì coi suoi scritti celebrità, o gli impresse con la sua attività slancio e diffusione. […] Ora, questa specie di legge del giornalismo per nessun caso si fa sentire così viva, come nel caso del Mattino, perché in nessun caso la identificazione tra l’uomo e il giornale fu, nella sensibilità del pubblico, così completa. Il Mattino fu di Scarfoglio, materialmente, legalmente, nei lunghi venticinque anni in cui egli, dopo averlo fondato, lo diresse, e più propriamente lo animò del suo spirito; e il Mattino è di Scarfoglio ancora oggi in forza di quella specie di legge, che vorremmo dire di proprietà morale» (Giovanni Ansaldo, Scarfoglio: cento anni, in «Il Mattino», LXIII, 272, 29 settembre 1960, pp. 1-2). 136 Il curioso episodio è narrato da Arturo Fratta, che trascrive alcuni stralci di una lettera indirizzata da Ansaldo a Bevilacqua, allorché in una pubblica relazione quest’ultimo aveva lamentato la scarsa prolificità del direttore del «Mattino» negando l’accostamento tra lui e Scarfoglio: «Il raccostamento e il raffronto con un atleta del giornalismo quale fu Edoardo Scarfoglio è un onore cui io non ho mai preteso, che mi ha anzi ispirato un giusto terrore; e la prego di credere che in questi decorsi mesi non mi sono mai lasciato indurre in tentazione dagli amici troppo benevoli o dai lettori troppo ingenui i quali mi hanno più volte assicurato, e hanno più volte stampato, che di Scarfoglio io ero un degno successore. Tanto più quindi l’udire questo raccostamento fatto da lei, e fatto col solo proposito di dimostrare che io sono troppo inferiore al fondatore del Mattino al solo fine di diminuire l’opera mia, le confesso che mi ha doluto. Ma più grave ancora è la doglianza che io ritengo in diritto di muovere, per il suo rimarco, non essendo gli articoli miei – direttoriali e editoriali – abbastanza frequenti. Qui, mi consenta di dirle, ella è occorsa in un’affermazione così palesemente inesatta, che a ripeterla fuor del cerchio di uomini d’affari in cui fu pronunciata, a ripeterla, dico, in qualunque redazione di giornale, susciterebbe commenti sul cui tono non indugio» (Arturo Fratta, Il Mattino di Ansaldo, cit., pp. 44-45). C commenti di costume e non privo di riferimenti al mondo giornalistico e letterario, e i non occasionali interventi in terza pagina – una necessità imprescindibile vista la scarsità di risorse economiche che impedivano il ricorso a collaborazioni esterne –, nella maggior parte dei casi consistenti in rielaborazioni di articoli pubblicati in prima istanza sul «Lavoro» o sul «Telegrafo», ovvero nella riproposizione di recensioni, firmate con gli ormai consueti pseudonimi (e in particolare quello di «Michele Fornaciari»), ai volumi della casa editrice Longanesi uscite poco tempo prima sul «Borghese». La compilazione di una sezione culturale più ricca e articolata, che fosse messa in condizione di non ricorrere con eccessiva frequenza agli interventi riempitivi e che potesse annoverare una più nutrita partecipazione di “grandi firme” si presentava come una preoccupazione non estemporanea: se si escludono i nomi di Marino Moretti e di Giovanni Comisso, i collaboratori più attivi in quegli anni appartenevano infatti quasi esclusivamente al mondo letterario cittadino, come Luigi Compagnone, Giuseppe Marotta, Alberto Consiglio o Edwin Cerio, o partecipavano alla terza pagina in ragione della loro stretta amicizia con il direttore, che ne aveva accolto gli scritti anche sul «Telegrafo», come Luigi Pescetti, Luigi Maria Personè e Paolo Zalum. Al di là del valore dei singoli, Ansaldo avvertiva però l’esigenza di innovare questa sezione inserendovi articoli più brevi e meno occasionali, alternandoli a lunghe pubblicazioni storiche a puntate (molto successo riscossero a questo proposito le serie Così finirono i Borbone di Napoli di Michele Topa dal 28 giugno al 6 agosto 1959 e Garibaldi, passioni e battaglie di Arturo Fratta dal 6 dicembre 1959 al 24 gennaio 1960). Certamente più sentita e fonte di notevoli contrasti fu tuttavia la gestione della linea politica della testata, soprattutto nella fase in cui il consolidamento dei rapporti di forza tra il direttore del «Mattino», i responsabili della C.E.N., quelli del Banco di Napoli e la rappresentanza politica democristiana più vicina al bacino elettorale napoletano ancora doveva conoscere una sua forma di stabilità. Non tanto in politica estera, dove l’aperta propensione filoamericana, accompagnata dall’ovvia e ancor più netta posizione anticomunista, si era incrinata solo in occasione del disinteresse statunitense di fronte alla piena appropriazione da parte delle truppe di Tito della «Zona B» giuliana (aprile 1950), quanto in politica interna, dove il malcelato desiderio dei maggiori esponenti della Democrazia Cristiana di avere a disposizione un giornale “ufficioso” dovevano presto infrangersi contro la provocatoria indipendenza mostrata da Ansaldo, improntata talvolta ad assumere posizioni di eccessiva contiguità con le proposte politiche missine, un po’ per convinzione personale, un po’ per compiacenza verso i sentimenti prevalenti nell’opinione CI pubblica cittadina. Un attrito sempre latente che aveva resistito al singolare atteggiamento tenuto dalla segreteria della Democrazia Cristiana di fronte alle denunce del deputato Ettore Viola, espulso dal partito dopo aver accusato alcuni colleghi, e in particolare il Ministro delle Poste e Telecomunicazioni Giuseppe Spataro, di appropriazioni indebite, o alle reticenze governative sull’uccisione di Salvatore Giuliano, ma che sfociò in un aperto contrasto quando il Ministro dell’Interno Mario Scelba decise di adottare nuove sanzioni contro il Movimento Sociale Italiano, dando avvio a quel lungo iter legislativo che avrebbe portato il 20 giugno 1952 all’istituzione del reato di apologia del fascismo, una proposta che Ansaldo giudicò impraticabile e controproducente137. Le pressioni non erano dunque di scarso rilievo, ma il direttore del «Mattino» seppe muoversi con equilibrio nell’intricata selva degli interessi a lui sovrastanti, dando prova di grande abilità nel mantenere un sostanziale grado di autonomia, ma mitigando nel contempo le sue punte polemiche antigovernative nei casi in cui avesse avvertito particolari motivi di insoddisfazione nei suoi referenti politici. D’altronde il giornalista si era premurato con avvedutezza fin dalla sua assunzione al giornale di riservarsi la ricerca di spazi e occasioni sufficienti per esprimere in libertà le proprie opinioni; non eccedendo nelle richieste economiche – le 400.000 lire del suo mensile erano una cifra inferiore, come lo stesso Ansaldo non mancava di rimarcare con disappunto in più pagine del suo diario, alle 500.000 lire pagate da Lauro a Signoretti –, aveva ottenuto in cambio di poter collaborare, compatibilmente con l’assoluzione dell’impegno al «Mattino», con altre pubblicazioni periodiche. E ciò non tanto in previsione futura quanto per non lasciare al proprio destino Leo Longanesi, che da poco meno di un mese aveva intrapreso a Milano l’ultima e forse la più fortunata delle sue avventure editoriali: desideroso di varare un progetto maggiormente ambizioso rispetto alla stampa di un bollettino settoriale e destinato a una distribuzione limitata come «Il Libraio», l’amico era da anni in trattativa con vari finanziatori (e soprattutto con Angelo Rizzoli) per assicurarsi le garanzie economiche necessarie a impiantare un settimanale di larga diffusione nazionale capace di prendere di petto le ipocrisie e le contraddizioni del potere politico potendo finalmente fare affidamento – 137 La pubblicazione dell’articolo (La proposta Scelba, in «Il Mattino», LIII, 202, 12 novembre 1950, p. 1) suscitò una vasta eco negli ambienti parlamentari democristiani, come si legge in una lettera inviata da Ansaldo a Massimo Caputo, allora direttore della «Gazzetta del Popolo», il 18 novembre 1950: «La pubblicazione del mio articolo venne a coincidere con una titolazione eccessivamente pro-missina del “Corriere di Napoli”. Ciò suscitò le ire di Scelba. Il quale mandò a convocare Vanzi, presidente del Banco di Napoli, e gli chiese ragioni del come un giornale “governativo” (sic) osasse criticare un provvedimento da lui proposto. Non so esattamente che cosa abbia risposto il Vanzi; avrà, suppongo, risposto che “Il Mattino” e il “Corriere di Napoli” non dipendono dal Banco, ma dalla S.E.M. Fatto sta che giovedì scorso partì da Roma per Napoli l’on. Arcaini, latore delle espressioni di riprovazione e di minaccia dell’on. ministro. […] Purtroppo, come ho detto, io non c’ero, e quindi mi tocca scrivergli il mio pensiero, che è questo: io sono libero di dirigere il giornale come credo, e di pubblicare ciò che voglio, nei termini degli accordi intercorsi tra me e la S.E.M., nell’aprile scorso; che ogni contestazione sull’argomento delle direttive del giornale, cioè del mantenimento, da parte mia, di quell’accordo, dev’essermi rivolta unicamente dal Comitato Esecutivo della C.E.N., collegialmente riunito; e che mi rifiuto di ricevere direttive da altri» (Diario napoletano del 1950, cit., p. 118). CII del tutto tramontata la via di una transizione “democratica” al comunismo e venuta meno l’esigenza di costituire quel blocco compatto con la Democrazia Cristiana che aveva trionfato nelle elezioni del 18 aprile 1948 – sulla facoltà di indirizzare le proprie sferzanti invettive contro tutti gli schieramenti dell’arco parlamentare. Da questi intenti programmatici era scaturito «il Borghese» – inizialmente quindicinale, e solo a partire dal n. 8 del 15 aprile 1954 pubblicato a cadenza settimanale e impreziosito dalle celebri copertine patinate e illustrate disegnate dall’editore romagnolo – che avrebbe rappresentato la vera summa dell’anima conservatrice incarnata da Longanesi e Ansaldo (e da Indro Montanelli, la terza colonna “ideologica” del periodico): una rivista che ancora oggi affascina per la modernità, l’intraprendenza, l’aggressività talvolta irridente, talvolta più ragionata e finemente argomentata, verso un potere ingessato e fortemente intimorito di fronte agli attacchi provenienti da un pulpito così “irregolare” e non direttamente riconducibile a una specifica fazione politica. Se questo atteggiamento settario danneggiava gli esiti numerici raggiunti dal «Borghese», che ovviava alla necessità di un contenimento rigorosissimo dei costi di gestione con l’utilizzo della carta di colore paglierino comunemente adottata per i volumi stampati dalla casa editrice, con l’assoluta mancanza di fotografie, pure care alle strategie comunicative longanesiane (un inserto fotografico comparirà infatti solo negli ultimi mesi della direzione di Longanesi, a partire dal n. 16 del 19 aprile 1957), e con il mantenimento di una tiratura relativamente bassa, oscillante tra le 10.000 e le 15.000 copie, nemmeno paragonabile alle cifre raggiunte dai più importanti rotocalchi, allora attesissimi dal pubblico e venduti in centinaia di migliaia di copie come «L’Europeo», «Tempo», «Oggi» o «Epoca», è pur vero che il periodico, limitando il campo di osservazione ai fascicoli usciti tra il 1950 e il 1957, offre agli studiosi odierni un quadro ben assortito dell’intellettualità italiana anticomunista di quel particolare momento storico. In questo senso la riuscita del «Borghese» – allora poco evidente dato il sostanziale fallimento del tentativo di farsi modello di una classe dirigente sorda alle sue sollecitazioni – è sorprendente, soprattutto se si pensa alla penuria di collaboratori transitati sulle sue pagine nei sette anni e mezzo contraddistinti dalla direzione di Longanesi, acuita dall’ostracismo esercitato ai suoi danni dal mondo giornalistico più ortodosso138: una penuria che, tuttavia, predispone la linea politica della testata – così 138 Decisamente poco gradito alle istituzioni politiche di governo, «il Borghese» subì l’ostracismo degli organi di stampa “politicamente corretti”, che si attivarono immediatamente per impedire ai propri collaboratori di pubblicare i loro scritti anche sulla rivista diretta da Longanesi. Il primo a reagire fu il «Corriere della Sera», chiedendo a Montanelli e a Gaetano Baldacci di astenersi dalla collaborazione, come si legge in una lettera di Longanesi a Ansaldo del 13 aprile 1950: «Il Corriere ha imposto a Montanelli e Baldacci di non scrivere più sul Borghese perché il giornale è di tendenza antidemocratica […]. Tutte sciocchezze, ma che hanno il loro peso. Non si vuole che la gente ci legga: è una questione di concorrenza, non di liberalismo. Fatto sta che la sua nomina a direttore del Mattino ha riversato sul Borghese l’ira di questi quattro cialtroni. Per fortuna Montanelli scriverà sotto falso nome, altrimenti non saprei come riempire il giornale» (Diario napoletano del 1950, cit., p. 93). Anche Giovanni Spadolini, che con Longanesi aveva pubblicato proprio all’inizio del 1950 CIII poco frammentata da far apparire spesso difficile il corretto riconoscimento degli autori della miriade di contributi anonimi o celati dietro pseudonimo – alla possibilità di una valutazione di carattere complessivo. Pare davvero arduo, in virtù di questa considerazione, poter quantificare il contributo di Ansaldo in questo nuovo progetto, sebbene di certo egli non possa non essere considerato come uno dei principali artefici del «Borghese», tanto nell’impostazione teorica quanto nella realizzazione pratica. La sua collaborazione si concretizzò, anzitutto, nella compilazione delle rubriche fisse concentrate nelle ultime pagine della rivista: a lui (con la partecipazione di Franco Grassi) era assegnata la ricerca dei “pezzi”, estrapolati da vari organi di stampa, inseriti nella rubrica Giardino dei Supplizi; a lui era affidata la redazione delle note, brevi o brevissime, raccolte nelle due pagine dedicate alla rubrica Usi e Costumi (una riproposizione del Giro del Mondo pubblicato sul «Libraio»), che ricostruivano episodi curiosi avvenuti nelle più svariate località straniere e tratti dalla lettura dei principali quotidiani esteri, dando vita a un notiziario così apprezzato che lo stesso Ansaldo ristamperà molti di questi brani in una analoga rubrica, intitolata Giro del mondo, uscita sul «Mattino» tra il dicembre 1954 e l’agosto 1957. Alle pagine dedicate agli Usi e Costumi cominciò a seguire, a partire dal 15 dicembre 1950, la rubrica, ancora in forma rigorosamente anonima, intitolata Dizionario degli italiani illustri e meschini (Dal ’70 ad oggi), una raccolta di schede biografiche dedicate a personalità capaci, per le peculiarità delle loro esistenze, di rappresentare un piccolo tassello della storia del costume italiano tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. Si trattava in realtà dell’esito definitivo di un vecchio e ambizioso piano di lavoro elaborato in previsione di una pubblicazione in volume per la casa editrice Longanesi già a partire dall’autunno del 1947, sul quale Ansaldo si era impegnato con una certa assiduità giovandosi del solo contributo dell’amico Luigi Pescetti per compiere la parte più consistente degli spogli sui repertori biografici esistenti139. Terminata la prima serie alfabetica di oltre duemila nomi il Il papato socialista, uno dei libri fondamentali di quella stagione storico-politica, fu presto costretto ad abbandonare «il Borghese», data l’incompatibilità della sua collaborazione con quella prestata al «Mondo» di Mario Pannunzio (si veda in proposito la lettera di Spadolini a Longanesi del 12 maggio 1950, trascritta da Ansaldo in data 18 maggio 1950, ed edita alle pp. 97-98 del citato Diario napoletano del 1950; sul rapporto tra Ansaldo e Spadolini, senza dubbio il più stimato tra i giovani intellettuali dell’epoca, si veda il saggio di Arturo Fratta, Ansaldo e Spadolini un’amicizia incompiuta, in «Nuova Antologia», CXXXVII, 2221, gennaio-marzo 2002, pp. 232-247). 139 Del progetto si trova traccia già in un’annotazione diaristica del 20 settembre 1947: «Andrò a Milano, per discutere a fondo con Longanesi […] del Dizionario. Io vi ho dedicato una quindicina di giorni ed ora vedo meglio la complessità del lavoro. Ho capito che per far bene, bisogna che lo scriva tutto io. Ma bisogna che Longanesi allarghi i cordoni della borsa e spenda qualche migliaio di lire per dizionari» (Anni freddi, cit., p. 181); e, ancora più concretamente, il 16 ottobre 1947: «Porto le schede del Dizionario a Longanesi che resta soddisfattissimo. Credo non si attendesse tanto. Mi ha incitato a proseguire, promettendomi da parte sua aiuti bibliografici, collaboratori, eccetera. La vista delle schedine certo lo ha rinfocolato più che mai; egli vede già il nuovo volume, grosso e rilegato. L’ho dovuto richiamare alla realtà, spiegandogli la difficoltà dell’impresa. Capisco anch’io che, a poter redigere tutto il Dizionario sul tono con cui ho redatto queste prime centinaia di schede, si avrebbe un lavoro singolarissimo; ma le schede che io ho messo giù sono poche centinaia e il Dizionario dovrebbe essere di quindicimila» (pp. 186-187). Fu probabilmente la mole di schede preparate da Ansaldo, CIV 22 aprile 1955, poco meno di un mese dopo (sul n. 18 del 6 maggio 1955) cominciò, con il nuovo titolo Dizionario degli italiani illustri e oscuri (Dal 1900 ad oggi), una nuova e ancor più sostanziosa serie di “voci” la cui pubblicazione sarebbe terminata soltanto il 4 agosto 1960, a due anni di distanza dalla sostanziale conclusione del rapporto di collaborazione tra Ansaldo e «il Borghese». A testimonianza del successo della rubrica, in grado di colmare un effettivo vuoto informativo sulle vicende di personaggi appartenuti a categorie sociali o a settori della vita pubblica generalmente poco esplorati, e, nel contempo, di illuminare particolari singolari o ignoti delle esistenze di personalità celebri, va ascritta la selezione antologica di questi profili curata da Marcello Staglieno ed edita con il titolo Dizionario degli italiani illustri e meschini dal 1870 a oggi presso Longanesi nel 1980, la prima pioneristica pubblicazione degli scritti di Ansaldo successiva alla morte, inserita addirittura, un po’ avventatamente, tra i repertori registrati nelle schede dell’«Archivio biografico italiano». Non mancavano infine, almeno fino al distacco di Longanesi dalla sua casa editrice, le recensioni ai volumi in uscita, segno più visibile della prosecuzione dell’incarico di “lettore” detenuto dal giornalista assieme a pochi altri collaboratori, come Pietro Gerbore, Antonietta Drago e Henry Furst, che tanta popolarità avevano riscosso facendo guadagnare, specie grazie alle loro riproposizioni seriali sui più periferici quotidiani di provincia (tra il 1948 e il 1950 se ne trovano esempi sulle terze pagine della «Gazzetta padana», della «Nuova Sardegna» e del «Secolo XIX»), sensibili aumenti nelle percentuali di vendita. Se le citate rubriche coinvolgevano in forma apparentemente automatica le responsabilità di Ansaldo, ben più complicato si rivela cimentarsi nelle attribuzioni degli articoli veri e propri, tanto «il Borghese» si presenta come il prodotto finale di un lavoro collettivo amalgamato dal sapiente estro di Longanesi, il quale, riproponendo le pratiche con cui era solito applicarsi alle edizioni librarie, pur scrivendo relativamente poco in prima persona non mancava di far sentire la propria presenza in ogni singola pagina della rivista, mettendo mano a tutti i testi destinati alla pubblicazione. Si trattava tuttavia di pratiche consolidate che, a conti fatti, finivano per non indispettire nessuno: al di là dei collaboratori fissi come Giuseppe Prezzolini – che tuttavia, vista la sua residenza americana, influì poco sul profilo ideologico della rivista – Henry Furst, Guglielmo Peirce, Pietro Gerbore, Giovanni Artieri e di alcuni scrittori come Luigi Compagnone o Elena Canino, cooptati dal direttore del «Mattino» direttamente dalla realtà giornalistica napoletana, erano Longanesi, Ansaldo e Montanelli (presente soprattutto con gli pseudonimi «Antonio Siberia» e «Adolfo Coltano») a dettare la difficile da collocare interamente all’interno di un unico volume, a far differire la stesura del lavoro in previsione della pubblicazione a puntate sul «Borghese». CV linea editoriale in modo pressoché univoco, al punto da redigere alcuni articoli a quattro o sei mani. Per quanto concerne i criteri della presente ricerca bibliografica non è parso certo sufficiente, in un contesto così mimetizzato, confidare nella stabilità di pseudonimi collaudati e già presenti in precedenti pubblicazioni come Stefano Frati, Giorgio Bubani, Michele Fornaciari, Stellanera (per esteso), o limitarsi a registrare nuovi nomes de plume come Waverley, Carlo e Enzo Bacicia, Franco Dazzi, Marco Basso, anche perché alcuni di questi, come Andrea Vesalio e Carlo Laderchi, appaiono chiaramente utilizzati in condominio con altri collaboratori. Anche in considerazione della nutrita presenza di testi anonimi, non resta dunque che affidarsi a un’attenta lettura delle pagine del periodico alla ricerca di quegli elementi che consentano di compiere le attribuzioni degli articoli con un buon margine di sicurezza. Alla luce dello spoglio effettuato – che si è valso della consultazione della collezione personale del «Borghese» appartenuta al giornalista e delle preziose segnalazioni di Giovanni Battista Ansaldo – il complesso degli articoli stampati da Ansaldo sulla rivista appare sostanzialmente ripartito in tre grandi categorie: alcuni scritti, molta parte dei quali anonimi, sono frutto di una rielaborazione di pezzi già comparsi sulle pagine del «Lavoro» e riproposti da Longanesi per riempire spazi rimasti scoperti all’ultimo istante; vi sono poi numerose analisi dedicate alla storia italiana ed europea a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, con particolare risalto alle vicende legate alla monarchia sabauda, agli uomini politici dell’Italia liberale e fascista, temi trattati con maggiore confidenza (e più ricchi di particolari autobiografici) con il loro progressivo avvicinarsi all’attualità: è in quest’ambito che Ansaldo dà forma compiuta all’utopia, condivisa con Longanesi, della restaurazione di un’ideale società ottocentesca, un sogno che non si limitava alla contemplazione dei fasti delle aristocrazie dei tempi antichi, ma che si diffondeva nella descrizione di una borghesia austera, sobria, parsimoniosa e lavoratrice esibita come inattingibile modello di fronte a quella moderna, di cui si percepiva al contrario il carattere sguaiato e incolto, segno più evidente di una selezione della classe dirigente avvenuta non già sulle solide basi della tradizione familiare ma determinata dell’accumularsi improvviso di ricchezze guadagnate discutibilmente e spese in forme esibizioniste e ineleganti. In terzo luogo, il rapporto con l’attualità si declinava di conseguenza nelle modalità consuete del commento politico – e qui le punte polemiche di Ansaldo nei confronti della Democrazia Cristiana si facevano ovviamente più affilate di quanto gli fosse concesso sul «Mattino» –, ma si concentrava soprattutto in una feroce satira del costume italiano, nella quale la borghesia, in cui peraltro si collocava il non numerosissimo pubblico della rivista, lungi dall’essere blandita e difesa CVI dall’emancipazione delle classi popolari, finiva per essere stigmatizzata in tutti gli aspetti deteriori che la modernità le aveva conferito, riassumibili nella viltà con cui questa rifiutava di incaricarsi delle responsabilità confacenti al proprio ruolo. Il lungo percorso politico compiuto dalla Democrazia Cristiana negli anni Cinquanta (dai tentativi di alleanza con le destre in chiave anticomunista fino al graduale transito verso il centrosinistra) finirà tuttavia per modificare anche i sottili equilibri sottesi al mondo della stampa: dopo aver optato per il mantenimento di una posizione di netta autonomia, seppur mai esplicitamente neofascista di certo ferocemente ostile al comunismo, arrivando a ideare un foglio surrettiziamente socialista come «il Garofano Rosso», edito a Parigi da una fantomatica «Lega Internazionale per la difesa dei diritti dell’Uomo» tra il 1° giugno 1952 e il 1° marzo 1953, ma in realtà realizzato nell’ufficio milanese di via Borghetto 5 grazie al finanziamento di Enrico Mattei, con l’onnipresente collaborazione di Ansaldo e, come ha svelato Raffaele Liucci, di Giorgio Torelli e di Gaetano Afeltra140, Longanesi si spinse fino a promuovere la fondazione di un movimento politico, la «Lega Fratelli d’Italia» – inaugurata al Teatro Odeon di Milano il 12 giugno 1955 in una memorabile assemblea nella quale il direttore del «Borghese» arringò i rappresentanti dei «Circoli» sorti nelle settimane precedenti attorno alla rivista –, nel momento in cui comprese che la morte di Alcide De Gasperi nell’agosto 1954 aveva determinato un deciso slittamento a sinistra dell’asse politico del principale partito italiano, scontentando e privando di rappresentanza quel blocco conservatore, nel quale egli stesso si riconosceva accanto alla maggioranza dei suoi lettori, favorevole a un’alleanza di governo che includesse monarchici e missini. Il tentativo si rivelò naturalmente velleitario, e anzi Longanesi, che pure andava prendendo quelle iniziative in forma del tutto istintiva e senza concrete aspirazioni parlamentari, pagò la strumentalizzazione esercitata su di lui dalle forze di destra, alla quale contribuirono non poco i nuovi ingressi di giornalisti esplicitamente politicizzati come Mario Tedeschi, responsabile della redazione romana (e poi senatore del M.S.I. tra il 1972 e il 1979) e Gianna Preda, che acquisirono un grande peso nell’economia del periodico, prendendone in mano le redini alla morte del suo fondatore – Tedeschi ne sarà direttore dal 1957 fino alla morte nel 1993 – per farne un foglio apertamente schierato con i partiti neofascisti. L’infittirsi delle incrinature tra la compagine governativa e «il Borghese» fu probabilmente alla base della manovra finanziaria che, all’inizio del 1956, costrinse l’editore romagnolo ad abbandonare la casa 140 Per la ricostruzione delle vicende legate al «Garofano Rosso», rotocalco di 8 pagine stampato in circa 40.000 copie e distribuito gratuitamente agli operai per appoggiare le rivendicazioni delle masse popolari in chiave anticomunista, Liucci si serve di una testimonianza orale di Gaetano Afeltra (Raffaele Liucci, L’Italia borghese di Longanesi. Giornalismo politica e costume negli anni ’50, Venezia, Marsilio, 2002, pp. 111-112). Sulla storia del periodico si sofferma più diffusamente Pietro Albonetti, Una linea per dieci testate, cit., pp. 51-53. CVII editrice nelle mani di Giovanni Monti (tra l’altro poco soddisfatto del ruolo subalterno cui Longanesi costringeva il figlio Mario), accollandosi da solo la gestione amministrativa della rivista141: una decisione presa per orgoglio ma che rese senz’altro più amari i due ultimi anni della sua vita. L’arco cronologico nel quale il «Borghese» viveva la sua stagione più fortunata – se non per i numeri delle vendite, certamente per la qualità dei suoi contenuti – veniva tra l’altro a coincidere con precisione sul palcoscenico napoletano con l’apogeo dell’impero di Achille Lauro, sindaco del capoluogo campano tra il 9 luglio 1952 e il 19 dicembre 1957: è a Napoli che la Democrazia Cristiana definisce i suoi rapporti con la destra italiana, venendo dapprima a patti con uno dei suoi esponenti più popolari e liquidandolo nel momento in cui la sua epopea appariva matura per giungere al termine, in concomitanza con l’assunzione di scelte politiche sul piano nazionale meno disponibili a un rapporto di contiguità con i movimenti monarchici e neofascisti. La presenza di un quotidiano come «Il Mattino» e di un personalità giornalistica come quella di Ansaldo era dunque in quegli anni un elemento fondamentale nello scacchiere campano per blandire, contenere e talvolta contrastare apertamente, l’operato del «Comandante» all’interno di un feudo elettorale in apparenza inattaccabile in virtù del fitto groviglio clientelare, creato attorno alle istituzioni pubbliche locali, e del consenso popolare garantito all’armatore dalla proprietà del «Roma» e della squadra di calcio del Napoli (di cui fu presidente dal 1936 al 1940 e dal 1952 al 1963). Tanto più sorprendente appare dunque, in un contesto di così schiacciante sproporzione di mezzi, il rilevante successo del «Mattino», che dopo un inizio difficile e stentato si avviò verso una rapida ascesa grazie all’arrivo di Egidio Stagno. Originario di Taranto, dove era nato nel 1911, Stagno si era avvicinato al giornalismo fondando nella città natale il «Corriere del Giorno» e nel dicembre 1951 era stato chiamato dal presidente della C.E.N., Enzo Bevilacqua, per ricoprire l’incarico di amministratore delegato della nuova società editrice del quotidiano. A partire da un drastico ridimensionamento del personale di redazione, amministrazione e tipografia, in precedenza soprannumerario e spesso inidoneo a compiere gli incarichi a ciascuno affidati, Stagno elaborò un vasto piano di rinnovamento degli impianti e adottò strategie di gestione delle risorse capaci di determinare un progressivo decremento del deficit di bilancio (da 230 milioni di lire del 1951 si passò a 117 milioni nel 1952 e a 79 141 Lo rivela Ansaldo in una lettera inviata a Giuseppe Prezzolini il 19 agosto 1956 che chiarisce le vere ragioni della dissociazione: «Non si tratta di risse in famiglia; si tratta di peggio. Gronchi ce l’ha a morte con il “Borghese”. Me l’ha fatto chiaramente capire anche a me. Egli quindi per far tacere il “Borghese”, ed evirarlo e farlo cantare come un cantore della Sistina, fece preparare da [un] socio di Monti […] una manovra finanziaria per cui L[onganesi] sarebbe stato privato di quella libertà di gomiti che ha attualmente. Longanesi si sottrasse per tempo alla minaccia, trovò un po’ di soldi a Roma (credo presso la Confindustria) e prese il “B[orghese]” tutto sulle proprie spalle: il “B[orghese]” soltanto, non la Casa Editrice. […] Tu continua a collaborare come continuo io. Per me il rischio è molto maggiore; ma non pianto Longanesi» (Raffaele Liucci, L’Italia borghese di Longanesi, cit., p. 119 nota 99). CVIII milioni nel 1953) favorito dall’aumento delle entrate pubblicitarie (da 250 milioni del 1951 a 365 milioni del 1953) e dal raddoppio del numero degli abbonati, innescando un percorso virtuoso che avrebbe portato nel giro di soli sei anni a un aumento delle vendite vicino al 100% in quasi tutte le aree di distribuzione142. Le innovazioni tecniche apportate in ragione di una situazione finanziaria finalmente sostenibile, offrirono l’opportunità di stampare un giornale più razionale e appetibile facendo risaltare con maggiore evidenza i contenuti, migliorati in qualità e ampliati in proporzione al costante aumento del numero di pagine. Ansaldo aveva poi acquisito la dovuta dimestichezza con il pubblico ed era ormai diventato un personaggio noto e amato, a dispetto del suo carattere così distante dall’indole napoletana. Gli atteggiamenti di affetto paternalistico e nel contempo di signorile distacco, l’incedere imponente e i modi cortesi, la scelta di dimorare stabilmente, dopo alcuni mesi passati come ospite presso l’abitazione dell’amico libraio Gaspare Casella al Calascione (una sistemazione che aveva dato corso a una curiosa vertenza giudiziaria con Curzio Malaparte143), in un prestigioso (e assai costoso) appartamento all’ultimo piano di Palazzo Cellammare, avevano ormai creato attorno alla sua figura un’aura di rispetto difficile da scalfire, nonostante egli non avesse mai risparmiato le sue critiche a un uomo dalla popolarità così radicata come Achille Lauro. Condotta con impegno la campagna elettorale per le elezioni amministrative del 25 maggio 1952 al fianco della Democrazia Cristiana, Ansaldo riconoscerà lealmente lo straripante successo della lista monarchica (29,5% dei voti) che con l’appoggio del M.S.I. (11,8%) si guadagnava la maggioranza assoluta nel consiglio comunale. Sarà l’inizio di una stagione nefasta per il capoluogo campano, vissuta nella contemplazione della dorata apparenza di un’amministrazione prospera e generosa verso le classi popolari, nella realtà assurta a punto nevralgico di un gigantesco sistema di corruzione e malaffare responsabile del dissanguamento, spinto oltre ogni misura sostenibile, delle casse comunali e della devastazione delle ricche risorse territoriali, a cominciare dalle bellezze paesaggistiche, deturpate da quella selvaggia corsa alla speculazione edilizia che Le mani sulla città di Francesco Rosi avrebbe pochi anni dopo illuminato con la lampante evidenza delle immagini cinematografiche. La prudenza di Ansaldo, insospettito da ragioni più epidermiche che politiche nei confronti della discussa figura del «Comandante» (alle cui 142 A tal proposito Arturo Fratta riporta i dati emersi da una relazione di Stagno del 1958 nella quale figurano le esatte percentuali degli aumenti di vendita avvenute negli anni del suo mandato: 84% a Napoli e provincia, 99% a Benevento, 101% a Caserta, 109% ad Avellino, 126% a Salerno, 76% nelle altre regioni, con un aumento complessivo dei ricavi pubblicitari da 250 milioni a 664 milioni di lire (Arturo Fratta, Il Mattino di Ansaldo, cit., p. 46). 143 Saltuario ospite della casa di Casella dal 1944, Malaparte citò in giudizio il direttore del «Mattino», suscitando l’ilarità dell’intero mondo giornalistico, per rivendicare la proprietà del letto che aveva provveduto ad allestire comprando materasso e corredo, e che era stato abusivamente occupato da Ansaldo al momento del suo arrivo a Napoli. Della vicenda ha fornito un’ironica descrizione Marcello Staglieno, Il letto di Malaparte, in «Millelibri», II, 3, febbraio 1988, pp. 52-55. CIX lusinghe rifiutò di cedere in almeno tre occasioni 144), fu forse più accentuata di quella tenuta dalla Democrazia Cristiana verso il nuovo sindaco, il cui mandato fu accompagnato, meno di un anno dopo dalla sua elezione, dalla legge speciale del 9 aprile 1953 che concedeva all’amministrazione napoletana uno stanziamento straordinario per coprire parte del deficit e intraprendere una vasta campagna di edilizia pubblica, ma raggiunse i toni dell’esplicita accusa solo quando, nell’agosto 1957, il Ministro dell’Interno Fernando Tambroni decise, su sollecitazione di Amintore Fanfani, di liquidare Lauro, inviando gli ispettori a verificare le gravi irregolarità di gestione commesse dalla giunta e decretando il commissariamento del Comune il 13 febbraio 1958. L’armatore sarebbe stato ancora sindaco (tra il 4 febbraio e il 29 novembre 1961) e più volte deputato, ma il suo consenso elettorale era destinato a un forte ridimensionamento, come certificano le elezioni politiche del 25 maggio 1958 in cui il Partito Monarchico Popolare (che il «Comandante» aveva fondato il 2 giugno 1954 staccandosi dal Partito Nazionale Monarchico) ottenne alla Camera il 2,6% dei suffragi, un risultato ben lontano dal 6,9% conquistato cinque anni prima dalla lista unica monarchica. Ragioni politiche e giornalistiche si fondevano dunque nell’aperta battaglia concorrenziale combattuta negli anni Cinquanta tra «Il Mattino» e il «Roma»: còlta la peculiarità del consenso di Lauro, e conseguentemente dei lettori del quotidiano di sua proprietà, la direzione dell’Angiporto Galleria si sforzò di mettere in campo iniziative più vicine ai sentimenti popolari come “Bontà di Napoli”, una sottoscrizione aperta in prossimità del Natale (e per la prima volta nel 1956), destinata a raccogliere fondi per i più bisognosi, e di approfondire maggiormente le cronache sportive, promuovendo la pubblicazione di un ricco inserto del lunedì stampato su carta rosa e l’organizzazione di eventi ciclistici come il Giro della Campania. Per i lettori più smaliziati a fare la differenza contribuiva poi il più ampio respiro nazionale e internazionale conferito da Ansaldo alla prima pagina del «Mattino», frutto di una propensione informativa meno influenzata dalle esigenze propagandistiche proprie del «Roma». Non per nulla negli anni Cinquanta gli editoriali di Ansaldo riscuotevano 144 A rivelarlo è Arturo Fratta, che precisa le circostanze dei tre abboccamenti: il primo, di cui si è detto, risale all’inizio del 1950 e precede di poco l’assunzione di Signoretti quale direttore del «Roma» e l’avvento di Ansaldo a Napoli, già in parola con la società editrice del «Mattino»; il secondo tentativo fu messo in atto all’indomani delle elezioni amministrative del 27 maggio 1956, nelle quali a Napoli il Partito Monarchico Popolare guidato da Lauro aveva ottenuto un successo strabiliante con il 51,8% dei voti; il terzo si data al 24 novembre 1959, in un momento nel quale le fortune politiche del «Comandante» si avviavano ormai al declino; non cambiavano, tuttavia, le motivazioni del rifiuto del giornalista, espresse in quest’ultima occasione all’amministratore del «Roma» e nipote di Lauro, Giovanni Gatti, e annotate il giorno dopo sulle pagine del suo diario: «So benissimo che Il Mattino, proprietà del Banco, è naturalmente, per definizione, giornale governativo. Però devo dirle che ciò, finora, non mi ha mai pesato, e che i limiti cui accennavo non li ho mai reputati imbarazzanti; essendo io per primo convinto – senza essere democristiano – che l’attuale formula politica, pur con i suoi inconvenienti, è la sola che possa assicurare la pace del Paese. Io sono un uomo d’ordine, un conservatore, e così, nelle grandi linee, finora la Dc ha corrisposto a questa mia impostazione mentale. […] In fondo la ragione vera per cui le dico di no è un’altra ancora. Ed è questa. Io, un vero padrone ce l’ho. E non è né il Banco, né la Dc, come dice il Roma, né nessuno. È il mio pubblico, che è il mio appoggio e il mio padrone insieme. Perché lei lo sa: io ho un pubblico. È di questo padrone che io temo. Ed è a lui che debbo rendere i conti. Ora, che cosa direbbe questo pubblico se sapesse che io, di punto in bianco, lascio Il Mattino e passo al Roma?» (Arturo Fratta, Il Mattino di Ansaldo, cit., pp. 58-59). CX l’approvazione di numerose testate provinciali, che li riproponevano a pochi giorni di distanza dall’uscita sul «Mattino» inaugurando lunghi rapporti di collaborazione che, per quanto in apparenza poco significativi e ancor meno remunerativi per il suo autore (il quale spesso riceveva compensi del tutto simbolici), favorirono una capillare diffusione della sua firma in varie regioni italiane, consacrando il prestigio di un giornalista la cui fortuna appare troppo spesso limitata al suo rapporto con uno specifico ambito locale: la regolare comparsa dei suoi scritti su quotidiani quali «La Provincia» di Como (dal 1951 al 1969), «Il Piccolo» di Trieste (dal 1955 – anno della ripresa del giornale sotto la direzione di Chino Alessi, figlio di Rino – al 1966), «Il Tirreno»-«Il Telegrafo» (dal 1957 al 1963, sotto le direzioni di Vincenzo Greco e Lucio De Caro), o il «Giornale del Popolo»-«Giornale di Bergamo» (dal 1962 al 1969) spiega invece concretamente l’assoluta considerazione di cui Ansaldo godette all’apice della sua carriera. Fu soprattutto a partire dall’ascesa alla Presidenza della Repubblica di Giovanni Gronchi, inizialmente accolta con scarso entusiasmo per il decisivo contributo di voti socialisti e comunisti alla sua elezione del 29 aprile 1955, che Ansaldo spostò più al centro l’asse della linea politica del «Mattino», tenendo a distanza le pretese dei partiti di sinistra di esercitare la loro pressione nei confronti del Quirinale, ma riconoscendo al vecchio militante del Partito Popolare – con il quale, come ha sottolineato Gianfranco Merli, intercorreva una identità generazionale e una sintonia culturale capace di sovrastare le differenti estrazioni sociali e le lampanti divergenze politiche145 – una dirittura morale assai rara nel panorama politico del tempo. Durante il suo settennato Ansaldo seguirà spesso le visite del Capo dello Stato nelle principali città italiane, testimoniando le manifestazioni di simpatia e approvazione riscosse presso le masse popolari, non mancando di accompagnarlo anche in alcuni viaggi all’estero, in particolare in Iran (settembre 1957), in Turchia (novembre 1957) e in Russia (febbraio 1960), considerati (al pari delle molte altre visite compiute da Gronchi) appuntamenti determinanti per restituire all’Italia un prestigio commisurato alla sua storia e per aiutarla a emanciparsi dalla condizione di totale subordinazione venutasi a stabilire negli sviluppi della politica estera dell’immediato dopoguerra. In quei frangenti Ansaldo si dimostrava un commentatore di rilievo nell’analisi delle vicende internazionali, descritte in conformità con un orientamento più che filoamericano decisamente anticomunista (si vedano a questo proposito i lucidissimi editoriali pubblicati in occasione della invasione sovietica dell’Ungheria nell’ottobre 1956, còlta per il suo carattere di rivoluzione “popolare” sebbene letta tra le righe della polemica interna contro il Partito 145 Gianfranco Merli, Ricordo di un amico, in Ansaldo e Livorno, cit., pp. 13-24. CXI Comunista e contro gli organi di stampa che a questo facevano capo), ma giudicate con obiettività, nella prospettiva della necessità di un dialogo, condotto con fermezza ma con altrettanta costanza, tra le principali potenze mondiali; sarà questo un percorso che lo porterà a spendere parole rispettose anche nei confronti delle maggiori personalità del mondo comunista, alle quali non lesinerà l’onore delle armi (le riflessioni suscitate dalla morte di Stalin, in un articolo che gli valse un elogio di Alberto Mondadori, si sarebbero ripetute undici anni più tardi per la scomparsa di Togliatti146), e a tenere in grande considerazione le rivendicazioni delle nazioni emergenti impegnate nella lotta per l’emancipazione (tanto da pronunciarsi, ad esempio, a favore del movimento per l’indipendenza della Tunisia guidato da Habib Bourguiba, e da condannare, allo stesso modo, l’attacco delle forze franco-inglesi a Nasser nel novembre 1956). Si trattava di impressioni scaturite da una lunga conoscenza delle popolazioni e dei governi internazionali, suffragate dalle informazioni dirette raccolte in gioventù che proprio in quegli anni avevano modo di aggiornarsi negli ulteriori e numerosissimi viaggi all’estero compiuti tra il 1954 e il 1960, raccontati negli approfonditi reportages pubblicati sul «Mattino» (che Giuseppe Marcenaro ha recentemente raccolto nelle Stenografie di viaggio147), e in lunghi articoli pubblicati sull’«Illustrazione italiana» con il corredo di ampi servizi fotografici. Considerate nel loro complesso, queste esperienze realizzano una perfetta sovrapposizione di piani cronologici, nell’alternanza tra i viaggi vissuti sul filo della memoria (in Germania, visitata nel 1921, nel 1923 e in più occasioni negli anni del «Telegrafo» al seguito di Galeazzo Ciano; negli Stati Uniti, dove si era recato per accompagnare il padre, comandante di transatlantico, quasi cinquant’anni prima) e immersioni in paesi sconosciuti ma destinati a raggiungere livelli di assoluta competitività sugli scenari dell’economia mondiale come l’Egitto (visitato nel dicembre 1951) o l’India (dove sarebbe giunto nel marzo 1959). Sono queste le occasioni in cui si avvertono con maggiore vigore la curiosità del giornalista e la sua prontezza nel cogliere la complessità di nuovi orizzonti storici, spingendosi ben oltre la consolidata concezione dei rapporti di forza globali e confidando nelle sole capacità di osservazione diretta e nella fascinazione esercitata da luoghi esotici e da popolazioni assai diverse nei costumi rispetto a quelle occidentali. Sembra anzi che siano proprio queste 146 Il lunghissimo articolo che commemora Stalin fu pubblicato, con il titolo La statura dell’uomo, in «Il Mattino», LVI, 65, 6 marzo 1953, p. 1; la lettera di Alberto Mondadori a Ansaldo in data 17 marzo 1953 è edita in Alberto Mondadori, Lettere di una vita 1922-1975, a cura e con un saggio introduttivo di Gian Carlo Ferretti, Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, 1996, pp. 433-434. La morte di Togliatti a Yalta fu invece annunciata nell’editoriale L’ultimo segreto, in «Il Mattino», LXXIII, 221, 22 agosto 1964, p. 1. 147 Giovanni Ansaldo, Stenografie di viaggio, prefazione di Giuseppe Marcenaro, Torino, Aragno, 2008; il volume contiene le annotazioni diaristiche relative ai viaggi in Egitto (dal 1° al 28 dicembre 1951), in Germania (dal 18 luglio al 30 luglio 1954), negli Stati Uniti (dal 23 ottobre al 24 novembre 1954), in Portogallo (dal 1° al 19 febbraio 1955), in India (dal 3 al 17 marzo 1959), in Russia (dal 3 all’11 febbraio 1960), e in Inghilterra (dal 18 maggio al 2 giugno 1960), oltre alla trascrizione di molte delle corrispondenze inviate a Napoli. CXII circostanze a far sorgere inaspettati stimoli a un’apertura mentale del suo sistema di pensiero, conferendogli quell’aura di saggezza pacata e tutto sommato bonaria che contraddistinse gli ultimi anni della sua carriera giornalistica. È nei mesi che intercorrono tra la fine del 1957 e l’inizio del 1958 (precisamente intorno alla metà del suo mandato al «Mattino») che si attesta una nettissima svolta nel suo percorso professionale, che è, insieme, biografica, editoriale e politica. Il 27 settembre 1957 moriva improvvisamente nel suo studio milanese Leo Longanesi, una figura fondamentale nell’esperienza di Ansaldo, che, commemorandolo con parole scritte di getto – e per questo forse ancor più profonde –, avvertì con immediatezza la natura eminentemente creativa di quella perdita, testimoniando la sensazione (che solo dopo riflessioni più meditate insorgerà negli altri “storici” collaboratori delle iniziative dell’editore) che la maggiore opera dell’intellettuale romagnolo fosse consistita non tanto nelle personali realizzazioni quanto negli spunti e negli stimoli artistici generosamente elargiti agli scrittori a lui più vicini148. La scomparsa del direttore del «Borghese» segnò il distacco pressoché definitivo da una rivista ormai divenuta apertamente antigovernativa, proprio nell’epoca in cui Ansaldo si preparava, se non proprio a riconoscere la necessità politica di un governo di centrosinistra – tanto da esprimere profondo scetticismo di fronte alla nascita del secondo governo Fanfani (1° luglio 1958) appoggiato dai socialdemocratici, e perplessità ancora maggiori al termine di quel primo esperimento durato soltanto sette mesi –, senza dubbio a comprendere l’esigenza di un sistema di governo impegnato a isolare gli estremismi di matrice monarchico-missina da una parte e comunista dall’altra: era ancora la sua lucida visione della società italiana e la conoscenza degli intimi umori della popolazione a fargli assumere una posizione che, pur saldamente ancorata a rigidi convincimenti conservatori, riconosceva l’esigenza di evitare l’esplosione di quegli esasperati conflitti, inaugurati dalle sanguinose contestazioni del luglio 1960 al governo Tambroni e al tentativo del M.S.I. di rafforzare il proprio potere all’interno delle istituzioni democratiche, destinati a segnare profondamente i decenni successivi. Abbandonata alla fine del 1957 anche «L’Illustrazione italiana», una partecipazione diradatasi già in prossimità del passaggio della rivista alla periodicità mensile nel gennaio 1951, Ansaldo cambiò decisamente l’orientamento dei suoi rapporti di collaborazione legandosi alle pubblicazioni stampate da Aldo Palazzi, a partire dal rotocalco di larga 148 «Dire che cosa Longanesi sia stato per me, attraverso un sodalizio che durava da ormai trent’anni, analizzare quanto Egli abbia influito sul corso delle mie idee e dei miei giudizi in tutti i campi, rievocare quale pungolo Egli sia stato per la mia attività, quale suscitatore infaticabile di spunti e di occasioni per lavorare, ricordare insomma quanto io Gli debba intellettualmente, è per me, ora, impossibile. Del resto, se coloro che oggi apprendono la notizia della Sua morte si ripiegheranno un po’ su se stessi, e rifletteranno, vedranno che, anche per loro, Longanesi contò moltissimo; contò, se non altro, come suscitatore di contraddizioni, come incitatore a vagliare meglio e più seriamente le proprie posizioni ideali, ed a liberarsi di tutti i pigri luoghi comuni» (G. A., Improvvisa morte di Leo Longanesi, in «Il Mattino», LX, 269, 28 settembre 1957, pp. 1-2). CXIII diffusione «Tempo», che l’editore, lasciato l’incarico di direttore amministrativo del «Corriere della Sera» detenuto dal 1940, aveva rilevato nel 1946 mantenendo alla direzione Arturo Tofanelli, già redattore capo del settimanale negli anni di guerra, che con «Tempo nuovo» aveva tentato il rilancio della testata negli otto numeri usciti tra gennaio e marzo 1946149. Il 19 luglio 1957, poco più di due mesi prima di Longanesi, era morto presso la clinica Sanatrix di Roma Curzio Malaparte, ammalatosi durante un viaggio in Russia e in Cina, che teneva con assiduità su «Tempo» dal 1953 la rubrica Battibecco, una raccolta di brevi prose polemiche parzialmente confluite nei volumi Due anni di Battibecco 1953-1955 (Milano, Garzanti, 1955) e Battibecco 1953-1957 (edito contestualmente nel 1957 a Milano da Palazzi e a Firenze da Vallecchi). Per sostituire lo scrittore pratese Palazzi pensò di fare ricorso a un nome di grande richiamo, offrendo ad Ansaldo la conduzione della nuova rubrica Il serraglio che esordì sul n. 43 del 24 ottobre 1957. Attraverso questa ulteriore tribuna, nella quale gli era consentita ampia libertà di scelta tra i temi di attualità, il giornalista rafforzava la sua predilezione per una modalità di scrittura caratterizzata da quell’estrema frammentazione che sul «Mattino» avrebbe segnato la stagione dei Mosconi, pubblicati con assiduità soltanto a partire dal novembre 1957, e della rubrica Costume, appuntamento assai frequente sul foglio napoletano a partire dal dicembre 1960: occasioni di giornaliero e informale confronto con i lettori (è questo il caso del breve o brevissimo scritto – il cosiddetto “capomoscone” – collocato nelle ultime pagine del giornale in testa al notiziario mondano, che riportava in auge un’invenzione di Matilde Serao), o raccolte di brevi note raggruppate in numero variabile, le rubriche compilate da Ansaldo negli ultimi anni della sua esperienza giornalistica, alimentando la caratteristica reduplicazione degli scritti che le compongono e che rendono così intricato il regesto bibliografico di questa fase creativa, denotano qualcosa di più profondo di una comprensibile stanchezza, lasciando intravvedere un vero e proprio mutamento di indole, e soprattutto una ridefinizione del suo rapporto con il pubblico. Raggiunto il riconosciuto status di giornalista “principe” – non mancano, tra l’altro, negli ultimi anni di carriera, affermazioni importanti come l’assegnazione del Premio Marzotto per il giornalismo nel 1963 e del Premio Saint Gobain nel 1965150 –, Ansaldo non aveva più 149 Sul rapporto di collaborazione tra Tofanelli e Palazzi sorto con l’acquisizione della testata «Tempo» nel maggio 1946 da parte dell’editore, si veda il ricordo lasciato dal giornalista in Memore imperfette. Con i grandi del secolo terribile, Milano, Gei, 1986, pp. 165-168. 150 L’8 settembre 1963 a Valdagno Ansaldo avrebbe ricevuto dalle mani di Giovanni Spadolini il Premio Marzotto per il giornalismo di un milione di lire, ex-aequo con Manlio Lupinacci, Alberto Cavallari e Nino Longobardi; ben più importante economicamente – dieci milioni di lire, tanto da determinare il titolo di un ironico ritratto realizzato in quell’occasione da Paolo Monelli (Dieci milioni a Giovanni Ansaldo, in «Tempo», XXVII, 43, 27 ottobre 1965, pp. 14-15) –, si rivelerà l’assegnazione, il 7 ottobre 1965, del Premio Saint Gobain, decretato da una commissione guidata da Mario Missiroli in qualità di Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana. CXIV bisogno di dilungarsi in descrizioni minuziose e riccamente argomentate degli avvenimenti del giorno, quando i lettori ormai attendevano da lui semplicemente un’opinione, una battuta o un aforisma, magari scaturito dal racconto di un episodio banale, eppure capace di aprire la strada a riflessioni più profonde sui reali valori dell’esistenza umana. È dunque una fase scrittoria, quella corrispondente grosso modo all’ultimo quinquennio trascorso alla direzione del «Mattino», di carattere marcatamente divulgativo, secondo modalità che si rafforzano grazie alla collaborazione con periodici di interesse storico, ma di largo consumo, come «Storia Illustrata» di Mondadori o «Historia» di Cino Del Duca, e al consolidamento del rapporto con le riviste della Aldo Palazzi editore (sopravvissuta al suo fondatore, morto prematuramente l’8 dicembre 1961) come il periodico femminile «Marie Claire», dove Ansaldo compilò con piglio un po’ imbarazzato ma autorevole la rubrica Vi introduciamo nei grandi problemi (poi I grandi problemi) dal 19 aprile 1962 al 20 febbraio 1965, o il mensile «Successo», sulle cui pagine descrisse i suoi incontri con grandi personalità della politica e del giornalismo italiano del passato, da Enrico De Nicola a Giovanni Porzio, da Arturo Labriola a Luigi Federzoni, da Luigi Einaudi ad Alberto Bergamini. Insieme alla consueta uscita del Serraglio su «Tempo» (pubblicato sino al 27 luglio 1966), tali appuntamenti determinarono la diffusione degli articoli di Ansaldo in un orizzonte più vasto di quello napoletano e, soprattutto, consentirono alla sua firma di circolare presso un pubblico più ampio di quello “colto” normalmente legato alla lettura dei quotidiani. La maggiore “facilità” di questa produzione non impediva ad Ansaldo di soffermarsi puntualmente sulle pagine del «Mattino», e in particolare sul suo numero domenicale, che con la sua larga tiratura venne a costituire nei primi anni Sessanta un pulpito privilegiato per quei lunghi editoriali ormai diradatisi nel corso della settimana, sugli eventi storici più importanti di un mondo avviato verso cambiamenti sempre più repentini e incontrollabili. Si fa in effetti fatica a valutare nelle debite proporzioni il pensiero di un uomo di educazione così peculiarmente ottocentesca di fronte a imprese fantascientifiche come il volo orbitale di Yuri Gagarin, il 12 aprile 1961, o di portata così tragica e complessa come l’assassinio a Dallas di John Fitzgerald Kennedy, il 22 novembre 1963, a pochi mesi dalla visita che il Presidente degli Stati Uniti, il 2 luglio dello stesso anno, aveva compiuto a Napoli al termine di un viaggio che aveva toccato alcune delle principali città europee: Ansaldo non si sottrasse alla necessità di fornire una interpretazione di questi e di altri avvenimenti, affidandosi alla fermezza delle sue reminescenze culturali e alla probità dei suoi principi morali, e tuttavia le sue riflessioni appaiono di volta in volta più smarrite non tanto in relazione alla specificità dei singoli episodi quanto di fronte all’incomprensibilità di un universo nel quale i rapporti tra CXV individui, classi sociali, intere popolazioni si conformavano a presupposti ormai troppo lontani da quelli incarnati dagli uomini della sua generazione. D’altronde anche la vita di redazione, in un giornale lanciato verso gli orizzonti della modernità, stava profondamente mutando, al punto da rendere necessario un piano di allestimento di nuove strutture tecniche e operative: si concretizzò così anche l’opportunità di un cambiamento di sede, soprattutto su sollecitazione di Egidio Stagno, il quale, pochi mesi prima di assumere il prestigioso incarico di direttore amministrativo del «Corriere della Sera» alla fine del 1962 (portando con sé a Milano il valente cronista sportivo Gino Palumbo), aveva fatto in tempo a portare a termine, il 1° maggio di quell’anno, il trasferimento del giornale dall’Angiporto Galleria a un grande edificio su tre piani situato in via Chiatamone 65, ancora oggi occupato dal quotidiano napoletano. Si può immaginare quali malinconici pensieri accompagnarono il trasloco di Ansaldo dall’ufficio in cui aveva lavorato per dodici anni sulla scia dei suoi illustri predecessori, mentre gradualmente, e soprattutto a partire dalla nomina alla condirezione di Giacomo Ghirardo (1° gennaio 1961), uomo di orientamento socialdemocratico e convinto sostenitore del centrosinistra già a capo della redazione romana del «Mattino», il suo contributo alle colonne del giornale andava progressivamente restringendosi. Afflitto da una malattia degenerativa, il morbo di Parkinson, Ansaldo lasciò a Ghirardo la direzione del «Mattino» il 3 luglio 1965, ritirandosi a vita privata e collaborando ancora al quotidiano fino alla fine dell’anno con brevi articoli di attualità, mentre a partire dal 1966 e fino all’estate del 1969 il suo contributo al giornale si concretizzerà nell’invio, a cadenza pressoché settimanale, di una articolo di terza pagina tratto dalla sterminata produzione composta nell’intero arco della sua carriera. Rielaborati con l’aiuto del figlio Carlo, i pezzi scelti per la pubblicazione non appaiono frutto di una strumentale operazione di riproposizione (tanto che Ansaldo aveva orgogliosamente rifiutato la proposta di Montanelli di collaborare al «Corriere della Sera»), ma finirono per realizzare una sorta di corposa antologia nella quale si riaffacciavano i più felici momenti del memorialista storico e del prosatore di costume, in estratti che, anche a distanza di molti anni dalla loro prima stesura, non sembravano avvertire i segni del tempo, proponendosi di tracciare il solco su cui si sarebbero innestate le raccolte postume dei suoi scritti uscite a grande distanza dalla sua morte, avvenuta a Napoli il 1° settembre 1969. E anche alla luce del legame tra gli ultimi anni della vita di Ansaldo e il giudizio assegnato alla sua produzione scrittoria dalla posterità, non si può non concludere questo excursus biobibliografico senza riservare almeno un cenno alla scarsa fortuna critica che, perlomeno CXVI inizialmente, ne circondò la figura intellettuale. Superata l’ora delle commemorazioni occasionate dalla scomparsa, rare ed estemporanee forse anche in considerazione dell’orgoglioso isolamento che aveva contraddistinto i lunghi anni della malattia, e nello stesso tempo già severe nello stabilire un argine invalicabile tra estimatori e detrattori, l’attenzione intorno all’opera del giornalista scemò con inesorabile rapidità, rotta soltanto dai saltuari ricordi affidati da pochi vecchi colleghi alle terze pagine dei quotidiani, nella indifferenza quasi totale della generazione più giovane. Al di là di coloro che avevano lavorato accanto a lui o alle sue dipendenze, imparando a pesarne pregi e difetti con equità d’animo, agli occhi del mondo culturale degli anni Settanta Ansaldo non poteva che rappresentare una personalità ingombrante, evidentemente sgradita tanto a sinistra, per il suo mai archiviato passato fascista e la sua irrevocabile fede conservatrice, quanto a destra, dove non gli si perdonavano le sue oscillazioni, giudicate opportuniste, conclusesi con il sempre più convinto appoggio in favore della Democrazia Cristiana e la conseguente presa di distanza dal Movimento Sociale Italiano, che aveva determinato anche la decisione di abbandonare «il Borghese», divenuto, a partire dall’assunzione della direzione di Mario Tedeschi, un settimanale esplicitamente, talvolta in forme poco eleganti, antigovernativo151. Bisognerà attendere la metà degli anni Settanta perché due giovani studiosi, i giornalisti e scrittori Marcello Staglieno e Giuseppe Marcenaro, si proponessero di riportare in auge il nome di Ansaldo cominciando ad attingere al ricco patrimonio documentario e bibliografico conservato dagli eredi. Si trattò di un’attenzione non intermittente, che coinvolse Marcenaro nella riemersione del rapporto epistolare con Piero Gobetti, rendendo meno facilmente etichettabile il percorso politico del giornalista genovese, mentre Staglieno, redattore culturale del «Giornale» di Indro Montanelli dal 1974 al 1992, si concentrò soprattutto sui contatti intrattenuti da Ansaldo con le eminenti personalità intellettuali di Leo Longanesi, Curzio Malaparte e Giuseppe Prezzolini. All’inizio degli anni Ottanta, in seguito all’uscita del 151 Sono sufficienti a sintetizzare i due stati d’animo le parole che, ricordando la scomparsa di Ansaldo, lasciarono due personalità agli antipodi dell’orizzonte politico nazionale come Ferruccio Parri e Mario Tedeschi: «Devo dire io che da Rosselli e dal gruppo degli amici genovesi il repentino voltafaccia di quell’uomo fu considerato come uno dei casi più dolorosi, ed in certo modo inspiegabili, della nostra generazione, il tradimento ed il vilipendio delle idee di cui egli stesso ci aveva persuaso fu giudicato dei più imperdonabili. Qualche conversazione con lui, del 1925 salvo errore, al tempo della prima crisi, qualche confidenza di amici genovesi, mi suggerirebbero qualche interpretazione personale della sua condotta, e di certo tormento interno. Il suo cinismo credo fosse anche una orgogliosa difesa ed una evasione da un antico rimorso, da una umiliazione ancor cocente. Ma egli è morto, ed è meglio non insistere» (F.[erruccio] P.[arri], Ricordo di Ansaldo, in «L’Astrolabio», VII, 35, 7 settembre 1969, p. 34); «Ansaldo continuò a scrivere per il nostro giornale, con varî pseudonimi, anche dopo la morte del suo amico Longanesi, avvenuta nel 1957. La sua collaborazione cessò soltanto quando la politica di centrosinistra divenne chiaramente una “scelta” di regime: ad Ansaldo, infatti, non si poteva chiedere di mettersi contro un regime ed egli ce lo aveva onestamente avvertito allorché, morto Longanesi, lo avevamo pregato di continuare a lavorare per il Borghese. Giovanni Ansaldo apparteneva infatti al numero di coloro i quali, nonostante la grande intelligenza e la cultura vastissima, finiscono per subire gli avvenimenti. Era sgradito a molti antifascisti, che non gli perdonavano il passaggio al fascismo, avvenuto dopo l’arresto e il confino del 1925. Era sgradito a molti fascisti, che non gli perdonavano la riconversione alla democrazia, avvenuta nel dopoguerra» (M.[ario] T.[edeschi], [corsivo introduttivo a] Giovanni Ansaldo, Nord e Sud, in «il Borghese», XX, 37, 11 settembre 1969, pp. 75-77). CXVII Dizionario degli italiani illustri e meschini dal 1870 a oggi curato da Staglieno, l’interesse fu ravvivato dalla riscoperta delle ormai dimenticate opere letterarie, grazie alla ripubblicazione per i tipi di Longanesi del Vero signore (che uscì alla fine del 1982 con una prefazione di Montanelli) e del Ministro della buona vita, comparso un anno dopo con presentazione di Giovanni Spadolini. Sono però gli anni Novanta, in cui si assiste alla caduta delle ideologie e all’emergere di una generazione di studiosi ormai libera da coinvolgimenti diretti con quel mondo ormai sommerso dall’oblio, a imporre Ansaldo come una delle personalità più importanti del panorama della cultura italiana del Novecento, in un percorso che, grazie all’instancabile e meritoria operazione di valorizzazione promossa da Giovanni Battista Ansaldo, attento custode delle memorie paterne, si è sviluppato lungo due direttrici principali: da una parte l’uscita dei quattro volumi di “diari”, editi tra il 1992 e il 2003 presso la casa editrice il Mulino, pure circoscritti a periodi molto limitati della vita del giornalista e ancora insufficienti ad assicurare una ricostruzione biobibliografica che possa aspirare a definirsi completa, ha garantito agli storici (su tutti Renzo De Felice) uno strumento indispensabile per chiarire alcuni dei passaggi fondamentali della storia italiana del secolo scorso, e agli studiosi di letteratura e di storia del giornalismo un termine di confronto essenziale per accostarsi ai protagonisti della vita intellettuale del tempo; dall’altra parte, la pubblicazione di numerose antologie (a partire da Vecchie zie e altri mostri del 1990) in appuntamenti che si sono susseguiti a cadenza quasi annuale ha riportato alla luce le grandi doti di scrittore di Ansaldo, concentrandosi però quasi esclusivamente sul recupero degli articoli di carattere culturale e storico – i quali peraltro continuano a esercitare il loro innegabile fascino sui lettori moderni – e mettendo decisamente in secondo piano le sue prove di opinionista e commentatore politico, certamente meno astraibili dalla temperie in cui erano state concepite, ma ben più determinanti per tracciare la parabola dei suoi rapporti con il potere e, in ultima analisi, per fornire un giudizio complessivo sul valore della sua esperienza. La tipologia delle raccolte antologiche, molto orientate alla rivalutazione del legame tra Ansaldo e le singole realtà di riferimento quelle pubblicate da Ecig e De Ferrari a Genova e dalla casa editrice Fiorentino a Napoli, più brevi e di taglio tematico quelle edite in anni più recenti da Le Lettere su sollecitazione di Francesco Perfetti, e l’insistenza degli studiosi nel rilevare il viscerale rapporto del giornalista con le sue città di elezione – Genova, Livorno e Napoli – hanno poi finito per “provincializzare” eccessivamente il profilo di un giornalista che deve, sì, gran parte delle sue fortune alla capacità di interiorizzare e sublimare le memorie, i paesaggi, i costumi cari alla tradizione popolare, guadagnandosi così un pubblico fedele più di quanto le citazioni CXVIII colte e l’eleganza della prosa potessero fare breccia nei cuori dei lettori più avveduti, ma che certamente non può essere sottratto a una critica svolta su un livello di confronto più ambizioso. È quello che, negli ovvii limiti imposti dall’enorme mole di documentazione posta sotto osservazione e dalle indubbie difficoltà incontrate nel reperimento e nella consultazione dei materiali (non sempre attribuibili al solo scorrere del tempo), si è tentato di fare con la presente ricerca, fornendo un regesto bibliografico che, pur nella sua apparente vastità e articolazione, certamente non esaurisce (soprattutto per quanto concerne le riprese degli scritti su vari fogli di provincia, alcune individuate con certezza e seguite nel loro evolversi negli anni, altre probabilmente ancora sconosciute) l’immenso contributo fornito da Ansaldo alla carta stampata nel corso della sua più che cinquantennale attività. È però un primo e significativo passo in direzione di una quantificazione numerica che, al netto della non ancora esaustiva classificazione dei brevi corsivi e delle note non firmate di malcerta attribuzione, appare non del tutto inutile, fornendo un quadro delle collaborazioni a quotidiani e periodici che, finalmente approcciato nella sua globalità, contribuisce a non racchiudere la firma del giornalista all’interno della consueta triade composta da «Il Lavoro», «Il Telegrafo» e «Il Mattino», e lascia intravvedere le ragioni di una popolarità largamente diffusa e consolidata su tutto il territorio nazionale. Sarà anche alla luce di questo lungo percorso bibliografico, solo in apparenza freddo strumento di consultazione, che si comprenderanno le profonde ragioni della non occasionale stima e ammirazione tributatagli dai più celebrati tra i colleghi appartenenti alla sua generazione, contribuendo a collocare il nome di Ansaldo tra i primissimi giornalisti del Novecento italiano. CXIX CXX AVVERTENZA SEZIONE A – VOLUMI D’AUTORE E POSTUMI Si raccolgono in questa sezione i volumi e gli estratti dati alle stampe da Ansaldo nel corso della sua vita, oltre ai diari e alle antologie di scritti postumi. Le schede bibliografiche, disposte in ordine cronologico secondo le indicazioni del “finito di stampare” (in assenza del quale il riferimento è collocato convenzionalmente al termine dell’anno di stampa), sono contrassegnate da un numero univoco (preceduto dalla lettera A) e contengono per esteso gli estremi della pubblicazione. Nel caso delle raccolte di articoli, o di parti di essi, si elenca in corpo più piccolo la lista dei titoli degli scritti contenuti nella pubblicazione; per ognuno di questi si segnala per esteso, entro parentesi quadre e dopo il segno grafico «←», il riferimento alla pubblicazione precedente su quotidiano o periodico all’interno della sezione C (a quella esplicitamente dichiarata dai curatori o, in assenza di informazioni specifiche, alla più antica delle pubblicazioni precedenti). All’interno della sezione C, invece, il relativo rinvio comparirà soltanto nella scheda relativa alla più antica delle pubblicazioni precedenti, che reca l’intera storia editoriale del testo. SEZIONE B – PREFAZIONI, INTRODUZIONI, CONTRIBUTI IN VOLUME Sono schedati in questa sezione le prefazioni, le introduzioni, i contributi comparsi in volumi collettanei o in libri di altro autore. Per quanto concerne, in particolare, i testi ristampati postumi e in libri di altro autore, sono entrati a far parte della bibliografia soltanto le ristampe di articoli in forma integrale ed esplicitamente dichiarata. Le schede bibliografiche, disposte in ordine cronologico secondo le indicazioni del “finito di stampare” (in assenza del quale il riferimento è collocato convenzionalmente al termine dell’anno di stampa), sono contrassegnate da un numero univoco (preceduto dalla lettera B) e contengono per esteso gli estremi della pubblicazione. Con le stesse modalità impiegate nella sezione A, si segnala in corpo più piccolo, per esteso e dopo il segno grafico «←», il riferimento alla pubblicazione precedente dell’articolo su quotidiano o periodico individuabile all’interno della sezione C. CXXI Nel caso in cui la pubblicazione inserita in questa sezione costituisca la prima attestazione a stampa del contributo, si segnala in corpo più piccolo, per esteso e dopo il segno grafico «→» (e dopo le lettere minuscole dell’alfabeto nel caso di più occorrenze) il riferimento alle successive ripubblicazioni del contributo, o di parti di esso, su quotidiano o periodico all’interno della sezione C. SEZIONE C – PUBBLICAZIONI IN PERIODICI Sono raccolti in questa sezione tutti gli articoli pubblicati in lingua italiana dal 1913 al 2012 disposti in ordine cronologico. A parità di giorno si antepongono i quotidiani (in ordine alfabetico) ai periodici (in ordine alfabetico). Nel caso di riviste che contengano soltanto l’indicazione del mese o dell’anno di pubblicazione le relative schede sono collocate convenzionalmente dopo l’ultimo giorno del mese o dell’anno di riferimento. Sono considerate singole unità bibliografiche gli articoli stampati sui principali quotidiani ai quali Ansaldo prestò la sua collaborazione («Il Lavoro», «Il Telegrafo», «Il Mattino»), quelli usciti sui quotidiani nel periodo di attività 1946-1950 (nel quale Ansaldo non fu direttamente impiegato nella redazione di un giornale) e quelli comparsi su periodici. Sono invece privi della titolarità di una scheda tutti gli articoli usciti su quotidiani “secondari” (specificati nelle singole sottosezioni) che, per particolari accordi di collaborazione con il giornalista o con l’amministrazione delle testate nelle quali egli era direttamente impiegato, ristampavano pedissequamente lo stesso giorno o a pochi giorni di distanza l’articolo uscito sul quotidiano “principale”: tali informazioni sono recuperate sia nella scheda del quotidiano “principale” sia, nel caso in cui il testo provenga a sua volta da una precedente pubblicazione, nella scheda che descrive la prima uscita dell’articolo (dove sono sempre legati alla testata da cui derivano, anche in relazione alle variazioni delle informazioni di titolazione). Soltanto nel caso in cui non sia stato possibile individuare un collegamento con la testata “principale”, o nel caso in cui la sua uscita preceda quella sulla testata “principale”, la pubblicazione “secondaria” diviene titolare di una propria scheda. Ogni scheda, preceduta da un numero univoco, è composta dalla firma o dalla sigla da cui l’articolo è contrassegnato (nel caso di assenza del riferimento il contributo è anonimo), dalle informazioni relative alla titolazione in corsivo (nell’ordine: “titolo”, e se presenti, tra parentesi tonde, “rubrica”, “occhiello”, “sottotitolo”, “sommario”, eventualmente numerati se superiori a uno e seguiti dall’aggettivo “principale” nel caso in cui l’articolo sia compreso insieme ad altri sotto un titolo comune), che conservano di norma la grafia originale (sia nei segni di interpunzione sia nell’utilizzo delle virgolette), dal titolo della testata, dagli estremi cronologici (annata, numero, giorno di pubblicazione del quotidiano o del periodico) e dalle indicazioni di pagina. Possono seguire, tra CXXII parentesi quadre, informazioni utili a una maggiore fruibilità della scheda (ad esempio i riferimenti bibliografici di una pubblicazione, nel caso di una rubrica di recensioni librarie, o il nome della persona cui è stato dedicato un articolo commemorativo se il titolo non lo rivela esplicitamente). In corpo più piccolo e preceduto dal segno grafico «←» si segnala per esteso il riferimento alla più antica delle pubblicazioni precedenti dell’articolo o di parti di esso (alla cui scheda, che contiene l’intera storia editoriale del testo, si rimanda per eventuali occorrenze intermedie o successive). In corpo più piccolo e preceduto dal segno grafico «→» (e dalle lettere minuscole dell’alfabeto nel caso di più occorrenze, ad eccezione delle pubblicazioni “secondarie” che si associano al raggruppamento della loro testata “principale”) si segnalano per esteso i riferimenti alle successive pubblicazioni dell’articolo o di parti di esso (specie nel caso di rubriche composte da più “pezzi”). Le variazioni delle informazioni di titolazione sono segnalate in relazione alla lezione del corpo principale della scheda, ad eccezione delle pubblicazioni “secondarie” che si rifanno direttamente alla testata “principale” da cui dipendono. Nell’individuare le relazioni tra gli articoli ripubblicati si è scelto di adottare un criterio poco rigido, conservando l’indicazione del legame (specie negli articoli di terza pagina, mentre si è omesso il legame quando lo scritto sia recuperato all’interno di un più lungo articolo di attualità) anche quando la rielaborazione appariva molto pronunciata. Vi sono due possibili livelli di descrizione delle modifiche attuate (“lievi” o “profonde”), come di eventuali tagli o accrescimenti di un singolo testo (“in versione ridotta” o “in versione più ampia”), mentre non sono stati considerati sottoposti a cambiamenti (salvo rare eccezioni) gli articoli stampati nei quotidiani “secondari”, che pure presentano una lieve patina di revisione tale da renderli adatti a un’uscita di poco posticipata. SOTTOSEZIONE I (1913-1935) Quotidiani: «Caffaro» [Genova] (1915), «Il Cittadino. Gazzetta di Savona» [Savona] (1913-1914), «Il Giorno» [Napoli] (1923), «Il Lavoro» [Genova] (1919-1935), «il mattino d’Italia» [Buenos Aires] (1934), «Il Popolo Romano» [Roma] (1921), «La Stampa» [Torino] (1923-1926). Periodici: «Il Baretti» [Torino] (1926), «Il Caffè» [Milano] (1924), «Circoli» [Roma] (1935), «Conscientia» [Roma] (1924-1925), «Gazzetta di Genova» [Genova] (1914-1915, 1919), «L’Italiano» [Bologna] (1931-1935), «La Liguria Illustrata» [Genova] (1915), «Il Nuovo Patto» [Roma] (1919), «Quaderni di Giustizia e Libertà» [Bruxelles-Parigi] (1933), «Il Quarto Stato» [Milano] (1926), «Il Raccoglitore Ligure» [Genova] (1932-1935), «Rinascita liberale» [Roma] (1925), «Rivista d’Italia» [Roma] (1926), «Rivista ligure di scienze lettere ed arti» [Genova] (1913-1914), «La Rivoluzione Liberale» [Torino] (1922-1925), «La Ronda» [Roma] (1922), «La tipografia è un’arte» [Genova] CXXIII (1924-1925), «L’Unità» [Firenze] (1915, 1917, 1919-1920), «Verde e Azzurro della conca d’oro» [Palermo] (1914). Note di sottosezione: - Accade sovente, soprattutto sul «Lavoro», che l’indicazione del numero del giornale (stampato sulle manchettes insieme all’annata e al giorno di pubblicazione) sia incongruente rispetto al reale ordine di pubblicazione. In questi casi il criterio adottato (qui come altrove), è stato quello di correggere la serie numerica quando l’errore viene emendato entro pochi giorni con il ripristino della numerazione effettiva, di trascrivere il numero stampato quando l’errore diviene norma e condiziona tutta la successiva numerazione dell’annata. - Si sono convenzionalmente attribuite ad Ansaldo, anche quando non esplicitamente siglate (e salvo diversa indicazione all’interno del quotidiano) le rubriche Calendarietto, Creature e destini, Epiloghi, Figure del giorno comparse sul «Lavoro». SOTTOSEZIONE II (1936-1943) Quotidiani: «Il Telegrafo» [Livorno] (1936-1943). Quotidiani “secondari”: «Gazzetta del Popolo» [Torino] (1937-1942), «Gazzetta del Popolo della Sera» [dal 30-31 gennaio 1937 «Il Popolo. Gazzetta della Sera»; dall’1-2 dicembre 1938 «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera»] [Torino] (1936-1941), «Il Piccolo» [Trieste] (1940-1943), «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera» [Trieste] (1940-1943), «Somalia fascista» [Mogadiscio] (1938-1940), «Tomori» [Tirana] (1941-1942), «Le ultime notizie. Il Piccolo delle ore diciotto» [Trieste] (19401943). Periodici: «Albania» [Roma] (1940-1943), «Alexandria» [Alessandria] (1939), «Beltempo» [Roma] (1940), «Berlin-Rom-Tokio» [Berlino] (1940, 1942-1943), «Circoli» [Roma] (1939), «Fronte» [Roma] (1940-1943), «L’Illustrazione italiana» [Milano] (1936, 1939), «L’Italia letteraria» [Roma] (1936), «L’Italiano» [Bologna] (1936), «Legioni e falangi» [Milano] (1940-1943), «Il Libro Italiano nel mondo» [Roma] (1941), «Liburni Civitas» [Livorno] (1937, 1939), «Meridiano di Roma» [Roma] (1937), «Gli oratori del giorno» [Roma] (1938-1939, 1942), «Rassegna internazionale di documentazione» [Città del Vaticano] (1937), «Realtà» [Milano] (1937), «Relazioni internazionali» [Milano] (1941), «Storia di ieri e di oggi» [Roma] (1940), «Tempo» [Milano] (1939-1940, 1942). CXXIV Note di sottosezione: - Si sono convenzionalmente attribuiti ad Ansaldo (salvo diversa indicazione all’interno del quotidiano) gli editoriali anonimi e, anche quando non esplicitamente siglate, le rubriche Calendarietto, Epiloghi, I fatti e le idee comparsi sul «Telegrafo». SOTTOSEZIONE III (1946-8 aprile 1950) Quotidiani: «Corriere Ligure» [Genova] (1949), «Gazzetta padana» [Ferrara] (1948-1949), «nuova Gazzetta del Popolo» [Torino] (1949-1950), «Giornale di Sicilia» [Palermo] (1949-1950), «Il Globo» [Roma] (1948), «L’Indipendente» [Roma] (1946), «La Nazione italiana» [Firenze] (1949-1950), «La Nuova Sardegna» [Sassari] (1948, 1950), «Il Risorgimento» [Napoli] (1949-1950), «Il Secolo XIX» [Genova] (1948), «Il Tempo» [Roma] (1948-1950), «Il Tempo di Milano» [Milano] (1948-1949). Periodici: «L’Europeo» [Milano] (1948-1949), «L’Illustrazione italiana» [Milano] (1946-1950), «La lettura del medico» [Cusano Milanino] (1949), «Lettura per famiglie» [Milano] (1949), «Il Libraio» [Milano] (1946-1949), «Risorgo» [Milano] (1948). Note di sottosezione: - Sulla «Gazzetta padana», «La Nuova Sardegna» e «Il Secolo XIX» compaiono le ripubblicazioni di alcune delle recensioni stampate sul «Libraio». - Un gruppo di articoli di terza pagina compare, senza un preciso ordine di prelazione, sui quotidiani «nuova Gazzetta del Popolo», «Il Risorgimento» e «Giornale di Sicilia». - A partire dal 14 dicembre 1949 e fino al 9 aprile 1950 «La Nazione italiana» stampa, quasi sempre nello stesso giorno, gran parte degli articoli che appaiono sul «Tempo»; come si evince dall’attribuzione dei segni grafici di rimando, tali pubblicazioni, pur titolari di una scheda propria, sono state considerate “secondarie” rispetto a quelle del quotidiano romano. SOTTOSEZIONE IV (9 aprile 1950-1969) Quotidiani: «Corriere d’informazione» [Milano] (1957, 1959-1960), «Corriere lombardo» [Milano] (1964), «Corriere Mercantile» [Genova] (1961), «Gazzetta del lunedì» [Genova] (1952), «Il Mattino» [Napoli] (1950-1969), «La Notte» [Milano] (1959). CXXV Quotidiani “secondari”: «Giornale del popolo» [dal 12 aprile 1962 «Giornale di Bergamo»] [Bergamo] (1962-1969), «Il Piccolo» [Trieste] (1955-1966), «La Provincia» [Como] (1950-1969), «Il Tirreno» [dall’8 aprile 1961 «Il Telegrafo»] [Livorno] (1957-1963). Periodici: «Il Baretti» [Napoli] (1963), «il Borghese» [Milano] (1950-1960, 1969), «il Borghese Illustrato» [Milano] (1953, 1956), «La Brigata degli Amici del Libro Italiano» [Napoli] (1960), «Civiltà delle macchine» [Roma] (1953), «Il Convegno» [Cagliari] (1958), «Echi d’Italia» [Roma] (1960), «Epoca» [Milano] (1957, 1962), «Esteri» [Roma] (1958-1959), «La Fiera letteraria» [Roma] (1963), «il Garofano Rosso» [Parigi (ma Milano)] (1952-1953), «Historia» [Milano] (1962-1963), «L’Illustrazione italiana» [Milano] (1950-1957), «Marie Claire» [Milano] (1962-1965), «Nuova Rossano» [Rossano] (1964), «Gli oratori del giorno» [Roma] (1951-1953, 1955-1959), «Selezione assicurativa» [Milano] (1957), «Sguardi sul mondo» [Milano] (1955-1960), «Storia Illustrata» [Milano] (1958, 1962-1963), «Successo» [Milano] (1959-1962), «Tempo» [Milano] (1957-1966), «tuttitalia» [Milano] (1961-1962), «Vita italiana» [Roma] (1953). Note di sottosezione: - L’edizione del «Mattino» spogliata per la redazione della bibliografia è quella distribuita a Napoli e consultata presso la Biblioteca-Emeroteca «Tucci» di Napoli (per gli anni 19501953) e presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (1954-1969). Un’ulteriore edizione, contrassegnata dal segno tipografico «» sul margine destro della testata (consultata presso la Biblioteca Comunale Centrale Sormani di Milano per gli anni 1954-1969), era stampata in anticipo e distribuita di prima mattina nelle città dell’Italia settentrionale. Laddove le due edizioni differiscano (specie per quanto riguarda la collocazione o la titolazione della rubrica Mosconi), si è segnalata entro parentesi quadra la discrepanza in quella che si è convenzionalmente definita “edizione del mattino”, duplicando la scheda nel caso di difformità non superficiali. - Si sono convenzionalmente attribuiti ad Ansaldo (salvo diversa indicazione all’interno del quotidiano) gli editoriali anonimi e, anche quando non esplicitamente siglate, le rubriche Calendarietto, Costume, Epiloghi, I fatti e le idee, Giro del mondo, Mosconi comparse sul «Mattino»; le rubriche Dizionario degli italiani illustri e meschini (Dal ’70 ad oggi) (poi Dizionario degli italiani illustri e oscuri (Dal 1900 ad oggi)) e Usi e Costumi comparse sul «Borghese». - La rubrica anonima Usi e costumi tenuta sul «Borghese» da Ansaldo a partire dal 15 marzo 1950, è stata registrata sino al 26 dicembre 1957. Non è infatti sicuro che la collaborazione del giornalista a questa specifica rubrica sia proseguita oltre l’anno della morte di Leo Longanesi. - Tra il 1964 e il 1966 la maggior parte della produzione di Ansaldo si concentra nelle brevi note pubblicate all’interno delle rubriche Mosconi e Costume sul «Mattino», e Il serraglio su CXXVI «Tempo» (riprese in «La Provincia» e soprattutto sul «Giornale di Bergamo»). Accade talvolta che alcuni di questi brevi pezzi, pubblicati a gruppi eterogenei, compaiano in prima istanza proprio sul «Giornale di Bergamo» e solo successivamente sul «Mattino» o su «Tempo», le due testate gerarchicamente dominanti. In questo esclusivo caso la pubblicazione precedente non genera una scheda a sé stante, ma viene trattata alla stregua di una ripubblicazione con la sola inversione del segno grafico (da «→» a «←»), e l’introduzione della dicitura “anticipato/i in”. SOTTOSEZIONE V (1970-2012) Quotidiani: «Corriere Mercantile» [Genova] (1983), «Il Lavoro» [Genova] (1979), «Il Mattino» [Napoli] (1982). Periodici: «blue» [Genova] (2009), «L’indice dei libri del mese» [Torino] (2004), «Nuova Storia Contemporanea» [Firenze] (2003, 2007), «pietre» [Genova] (1982-1983), «la Regione Liguria» [Genova] (1982), «Resine» [Savona] (2008). SEZIONE D – LETTERE E CARTEGGI Sono raccolte all’interno di questa sezione le lettere, scritte da Ansaldo o a lui inviate, raccolte all’interno di pubblicazioni in volume, in periodici o trascritte all’interno dei diari editi. Sono entrate a far parte della bibliografia soltanto le missive stampate in forma integrale ed esplicitamente dichiarata e non i frammenti di lettere editi all’interno di saggi. Le schede bibliografiche, disposte in ordine cronologico secondo le indicazioni del “finito di stampare” (in assenza del quale il riferimento è collocato al termine dell’anno di stampa), sono contrassegnate da un numero identificativo (preceduto dalla lettera D) e contengono per esteso gli estremi della pubblicazione. Per ogni singola scheda si segnala in corpo più piccolo ed entro parentesi quadre il regesto delle lettere contenute nella pubblicazione relativa, indicando il nome del mittente, del destinatario, la data della missiva e la pagina (o le pagine) in cui è collocata. CXXVII TAVOLA DELLE ABBREVIAZIONI ABE Gli anarchici della Belle Époque, prefazione di Francesco Perfetti, Firenze, Le Lettere, 2010. AFF Affezionatissimo Giustino Fortunato, introduzione di Arturo Fratta, Sorrento-Napoli, Di Mauro, 1994. AL Gianfranco Merli, Ansaldo e Livorno, Livorno, Belforte, 1994. CIP Corsica l’isola persa, Genova, De Ferrari, 1999. DIZ Dizionario degli italiani illustri e meschini dal 1870 a oggi, a cura di Marcello Staglieno, centodiciannove illustrazioni nel testo, Milano, Longanesi, 1980. DP Il Duce in Piemonte, documentario numero uno a cura del Ministero della Cultura Popolare, Roma-Milano, Tumminelli, 1939. ERO L’eroe di Caprera, prefazione di Francesco Perfetti, Firenze, Le Lettere, 2008. ED Gli eredi di una duchessa, a cura di Giuseppe Marcenaro, Genova, ECIG, 1992. EMG Escursione in Magna Grecia, a cura di Giuseppe Appella, Roma, Edizioni Della Cometa, 1997. FAM Alberto Monticone, Il fascismo al microfono. Radio e politica in Italia (1924-1945), con scelta di testi radiofonici a cura di L.[uigi] Parola, Roma, Edizioni Studium, 1978. FR Il fiore del ricordo, a cura di Giuseppe Marcenaro, Genova, De Ferrari, 1995. GI2 Giornalismo italiano, vol. II, 1901-1939, a cura e con un saggio introduttivo di Franco Contorbia, Milano, Mondadori, 2007. GI3 Giornalismo italiano, vol. III, 1939-1968, a cura e con un saggio introduttivo di Franco Contorbia, Milano, Mondadori, 2009. GRI Grigioverde, prefazione di Francesco Perfetti, Firenze, Le Lettere, 2011. IFC L’Italia di fronte al conflitto. Discorso del Conte Galeazzo Ciano Ministro degli Affari Esteri 16 dicembre 1939-XVIII, con appendice di documenti, seconda edizione accresciuta e illustrata, Milano, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, 1940. ICM L’Italia com’era, introduzione di Marcello Staglieno, Napoli, Fiorentino, 1992. MA I magnifici anni ’50, prefazione di Mario Tedeschi, Roma, il Borghese, 1979. CXXVIII MU Il mare e l’ulivo. Racconti dalla Toscana, prefazione di Giuseppe Marcenaro, Livorno, Debatte, 2010. OL L’occhio della Lanterna, a cura di Giuseppe Marcenaro, Genova, De Ferrari, 1993. ON Ore napoletane, Napoli, Fiorentino, 1996. PGR Pagine sulla guerra alla radio, Firenze, Sansoni, 1941. PN Passeggiata napolitana, con una nota di Atanasio Mozzillo, Sorrento-Napoli, Di Mauro, 1998. RL Antologia della «Rivoluzione Liberale», a cura di Nino Valeri, Torino, De Silva, 1948. RPG Le riviste di Piero Gobetti, a cura di Lelio Basso e Luigi Anderlini, Milano, Feltrinelli, 1961. SG Sovrani e generali, Prismi, Ariccia, 1996. STE Stenografie di viaggio, prefazione di Giuseppe Marcenaro, Torino, Aragno, 2008. UNI «L’Unità» di Gaetano Salvemini, a cura di Beniamino Finocchiaro, Venezia, Neri Pozza, 1958. UJ L’ultimo Junker. L’uomo che consegnò la Germania a Hitler, prefazione di Francesco Perfetti, Firenze, Le Lettere, 2007. VCC In viaggio con Ciano, prefazione di Francesco Perfetti, Firenze, Le Lettere, 2005. VZ Vecchie zie e altri mostri, a cura di Giuseppe Marcenaro, Genova, De Ferrari, 1990. CXXIX CXXX BIBLIOGRAFIA DEGLI SCRITTI DI GIOVANNI ANSALDO (1913-2012) A VOLUMI D’AUTORE E POSTUMI A[1] Giovanni Ansaldo, Confronto fra due guerre, Roma, De Carlo, [novembre] 1942. ← «Fronte», III, 41, 6 ottobre 1942, p. 3. A[2] Willy Farnese, Il vero signore. Guida di belle maniere, Milano, Longanesi, [10 ottobre] 1947 [successiva edizione: Willy Farnese (Giovanni Ansaldo), Il vero signore. Guida pratica di belle maniere, prefazione di Indro Montanelli e postfazione di Marcello Staglieno, Milano, Longanesi, (dicembre) 1982]. A[3] Michele Fornaciari, Latinorum. Guida pratica per i genitori dei ragazzi che studiano il latino, Milano, Longanesi, [30 dicembre] 1947. A[4] Giovanni Ansaldo, Il ministro della buona vita. Giolitti e i suoi tempi, Milano, Longanesi, [29 ottobre] 1949 [successive edizioni: con presentazione di Giovanni Spadolini, Milano, Longanesi, (febbraio) 1983; con prefazione di Francesco Perfetti, Firenze, Le Lettere, (aprile) 2002]. A[5] , Un libraio misantropo, Genova, Artigiana Tipografia Genovese, 1952. ← A[6] Giovanni Ansaldo, Gesù Bambino tra gli Enciclopedisti, Napoli, D’Agostino, [Natale] 1964 [successiva edizione: con una introduzione di Federico Roncoroni, Roma, Benincasa, (Natale) 2002]. ← A[7] «Il Libraio», I, 3, 15 settembre 1946, pp. 1-2. «Il Libraio», II, 12, 15 dicembre 1947, pp. 1-2 e 5. Giovanni Ansaldo, Dizionario degli italiani illustri e meschini dal 1870 a oggi, a cura di Marcello Staglieno, centodiciannove illustrazioni nel testo, Milano, Longanesi, [novembre] 1980. Contiene: Abba Giulio Cesare, p. 13 [← «il Borghese», I, 19, 15 dicembre 1950, p. 587]; Abbate Onofrio, p. 13 [← «il Borghese», I, 19, 15 dicembre 1950, p. 587]; Acciarito Pietro, pp. 13-14 [← «il Borghese», VI, 18, 6 maggio 1955, p. 714]; Ac- quarone Piero, pp. 14-15 [← «il Bo rghese», VI, 18, 6 maggio 1955, pp. 714-715]; Acton Alfredo, p. 15 [← «il Borghese», VI, 18, 6 maggio 1955, p. 715]; Acton Guglielmo, pp. 15-16 [← «il Bo rghese», I, 19, 15 dicembre 1950, p. 587]; Acton Laura, p. 16 [← «il Borghese», I, 19, 15 dice mbre 1950, p. 587]; Adamoli Giulio, p. 16 [← «il Borghese», I, 19, 15 dicembre 1950, p. 587]; Aganoor Pompili Vittoria, pp. 16-17 [← «il Borghese», VI, 19, 13 maggio 1955, p. 754]; Agliardi Antonio, p. 17 [← «il Borghese», I, 19, 15 dicembre 1950, p. 587]; Agliardi Luigi, pp. 17-19 [← «il Borghese», VI, 19, 13 maggio 1955, p. 754]; Agnelli Edoardo, p. 19 [← «il Borghese», VI, 19, 13 maggio 1955, p. 754]; Agnelli Giovanni, pp. 19-20 [← «il Borghese», VI, 19, 13 maggio 1955, pp. 754-755]; Albertario Davide, pp. 20-21 [← «il Borghese», VI, 19, 13 maggio 1955, p. 755]; Albertini Alberto, pp. 21-22 [← «il Borghese», VI, 20, 20 maggio 1955, p. 794]; Albertini Luigi, pp. 22-24 [← «il Borghese», VI, 20, 20 maggio 1955, p. 794]; Alboni Marietta, p. 24 [← «il Borghese», I, 19, 15 dicembre 1950, p. 587]; Algranati Cesare, p. 25 [← «il Borghese», VI, 21, 27 maggio 1955, pp. 834-835]; Alinari Vittorio, p. 25 [← «il Borgh ese», VI, 21, 27 maggio 1955, p. 835]; Allegri Gino, p. 25 [← «il Borghese», VI, 21, 27 maggio 1955, p. 835]; Almirante-Manzini Italia, p. 26 [← «il Borghese», VI, 21, 27 maggio 1955, p. 835]; Ambrosini Luigi, p. 26 [← «il Borghese», VI, 22, 3 giugno 1955, p. 874]; Andò Flavio, pp. 26-27 [← «il Borghese», VI, 22, 3 giugno 1955, p. 875]; Anile Antonino, pp. 27-28 [← «il Borghese», VI, 23, 10 giugno 1955, p. 915]; Annaratone Angelo, p. 28 [← «il Borghese», VI, 23, 10 giugno 1955, p. 915]; Ansaldo Giovanni, p. 28 [← «il Borghese», VI, 23, 10 giugno 1955, p. 915]; Antinori Federico, p. 28 [← «il Borgh ese», VI, 24, 17 giugno 1955, p. 954]; Antoniotti Paolo, p. 28 [← «il Borghese», VI, 24, 17 gi ugno 1955, p. 955]; Appelius Mario, pp. 29-30 [← «il Borghese», VI, 24, 17 giugno 1955, p. 955]; Ardigò Roberto, pp. 30-31 [← «il Borghese», VI, 25, 24 giugno 1955, pp. 994-995]; Argnani Federico, p. 31 [← «il Borghese», VI, 25, 24 giugno 1955, p. 995]; Arias Gino, pp. 31-32 [← «il Borghese», VI, 25, 24 giugno 1955, p. 995]; Arienti Francesco, p. 32 [← «il Borgh ese», VI, 25, 24 giugno 1955, p. 995]; Arioli Giosuè, p. 32 [← «il Borghese», VI, 25, 24 giugno 1955, p. 995]; Armenise Giovanni, pp. 32-33 [← «il Borghese», VI, 26, 1° luglio 1955, p. 1034]; Arpinati Leandro, pp. 33-34 [← «il Borgh ese», VI, 26, 1° luglio 1955, pp. 1034-1035]; Arrighi Cletto, p. 34 [← «il Borghese», II, 1, 1° gennaio 1951, p. 25]; Artom Alessandro, p. 34 [← «il Borghese», VI, 26, 1° luglio 1955, p. 1035]; Artom Ernesto, p. 34 [← «il Borghese», II, 1, 1° gennaio 1951, p. 25]; Artom Isacco, p. 35 [← «il Borghese», VI, 26, 1° luglio 1955, p. 1035]; Artusi Pellegrino, pp. 35-36 [← «il Borghese», II, 1, 1° gennaio 1951, p. 25]; Azzurri Francesco, p. 36 [← «il Borghese», II, 1, 1° gennaio 1951, p. 25]; Bacchelli Giuseppe, p. 37 [← «il Borghese», VI, 28, 15 luglio 1955, p. 75]; Bacchi della Lega Alberto, p. 37 [← «il Borghese», VI, 28, 15 luglio 1955, p. 75]; Bacci Iti, p. 38 [← «il Borghese», VI, 28, 15 luglio 1955, p. 75]; Baci- 5 galupo Nicola, p. 38 [← «il Borghese», VI, 29, 22 luglio 1955, p. 114]; Badaloni Nicola, pp. 3839 [← «il Borghese», VI, 29, 22 luglio 1955, p. 114]; Bailo Luigi, p. 39 [← «il Borghese», VI, 29, 22 luglio 1955, p. 114]; Baisini Jacopo, pp. 39-40 [← «il Borghese», VI, 29, 22 luglio 1955, p. 114]; Baldini Nullo, p. 40 [← «il Borghese», VI, 30, 29 luglio 1955, p. 154]; Baldissera Antonio, pp. 40-41 [← «il Borghese», II, 3, 1° febbraio 1951, p. 78]; Balestra Pietro, p. 41 [← «il Borghese», VI, 29, 22 luglio 1955, p. 115]; Balestrino Emanuele, p. 41 [← «il Borghese», II, 3, 1° febbraio 1951, p. 78]; Balladoro Arrigo, p. 41 [← «il Borghese», VI, 30, 29 luglio 1955, p. 154]; Bandi Giuseppe, pp. 41-42 [← «il Borgh ese», II, 3, 1° febbraio 1951, p. 78]; Banzi Leo, pp. 42-44 [← «il Borghese», VI, 30, 29 luglio 1955, pp. 154-155]; Baracca Francesco, pp. 4445 [← «il Borghese», VI, 30, 29 luglio 1955, p. 155]; Baracco Giovanni, p. 45 [← «il Borgh ese», II, 3, 1° febbraio 1951, p. 78]; Baratieri Oreste, pp. 45-46 [← «il Borghese», VI, 30, 29 luglio 1955, p. 155]; Baratono Adelchi, p. 46 [← «il Borghese», II, 3, 1° febbraio 1951, p. 78]; Barbarani Berto, pp. 46-48 [← «il Borghese», VI, 31, 5 agosto 1955, p. 194]; Barbera Piero, p. 48 [← «il Borghese», VI, 31, 5 agosto 1955, p. 195]; Barbieri Marianna, p. 48 [← «il Borghese», II, 3, 1° febbraio 1951, p. 79]; BarbielliniAmidei Bernardo, p. 48 [← «il Borghese», VI, 31, 5 agosto 1955, p. 195]; Barelli Armida, pp. 48-49 [← «il Borgh ese», VI, 32, 12 agosto 1955, p. 235]; Barion Attilio, p. 49 [← «il Borghese», VI, 32, 12 agosto 1955, p. 235]; Barone Domenico, p. 49 [← «il Borghese», VI, 33, 19 agosto 1955, p. 274]; Barrili Antongiulio, pp. 49-50 [← «il Borghese», VI, 33, 19 agosto 1955, p. 274]; Bartoli Angiolino, p. 50 [← «il Borghese», VI, 32, 12 agosto 1955, p. 235]; Barzini Luigi, pp. 50-51 [← «il Borgh ese», VI, 34, 26 agosto 1955, p. 314]; Bastogi Piero, p. 52 [← «il Borghese», II, 3, 1° febbraio 1951, p. 79]; Battistelli Libero, p. 52 [← «il Borghese», VI, 35, 2 settembre 1955, p. 354]; Battisti Cesare, pp. 52-53 [← «il Borghese», VI, 35, 2 settembre 1955, pp. 354355]; Bava Beccaris Fiorenzo, pp. 53-55 [← «il Borghese», VI, 35, 2 settembre 1955, p. 355]; Bavassano Pietro, p. 56 [← «il Borghese», VI, 36, 9 settembre 1955, p. 394]; Bechi-Luserna Alberto, p. 56 [← «il Borghese», VI, 36, 9 se ttembre 1955, p. 395]; Bellomo Nicola, pp. 56-57 [← «il Borghese», VI, 37, 16 settembre 1955, p. 434]; Beltrame Achille, p. 58 [← «il Borghese», VI, 37, 16 settembre 1955, p. 434]; Beltrami Luca, pp. 58-59 [← «il Borghese», VI, 37, 16 settembre 1955, p. 435]; Beltrami Luigi, p. 59 [← «il Borghese», VI, 37, 16 settembre 1955, p. 435]; Benamozegh Elia, pp. 59-60 [← «il Borghese», VI, 37, 16 settembre 1955, p. 435]; Benco Silvio, pp. 60-61 [← «il Borghese», VI, 37, 16 settembre 1955, p. 435]; Benedetti Pietro, p. 61 [← «il Borghese», VI, 39, 30 settembre 1955, p. 514]; Benini Dondini Amelia, p. 61 [← «il Borghese», VI, 39, 30 settembre 1955, p. 514]; Benini Ferruccio, p. 62 [← «il Borghese», VI, 38, 23 settembre 1955, p. 473]; Bentini Genunzio, pp. 62-64 [← «il Borghese», VI, 39, 30 settembre 1955, p. 515]; Bergamini Carlo, pp. 6465 [← «il Borghese», VI, 3 9, 30 settembre 1955, 6 p. 515]; Berio Paolo, p. 65 [← «il Borghese», VI, 40, 7 ottobre 1955, p. 554]; Bernardini Capuana Adelaide, pp. 65-66 [← «il Borghese», VI, 40, 7 ottobre 1955, p. 554]; Bernasconi Antonio, p. 66 [← «il Borghese», VI, 40, 7 ottobre 1955, p. 554]; Berteleoni Paolo, p. 66 [← «il Borghese», II, 4, 15 febbraio 1951, p. 120]; Bertelli Achille, pp. 66-68 [← «il Borghese», VI, 40, 7 ottobre 1955, p. 555]; Bertelli Luigi, pp. 68-69 [← «il Borghese», II, 4, 15 febbraio 1951, p. 120]; Bertini Giulio, p. 69 [← «il Borghese», VI, 40, 7 ottobre 1955, p. 555]; Bertolini Francesco, p. 69 [← «il Borghese», VI, 41, 14 ottobre 1955, p. 595]; Besana Enrico, pp. 69-70 [← «il Borghese», II, 4, 15 febbraio 1951, p. 121]; Bevilacqua Quinto, p. 70 [← «il Borghese», VI, 41, 14 ottobre 1955, p. 595]; BevilacquaCarducci Beatrice, p. 70 [← «il Borghese», VI, 42, 21 ottobre 1955, p. 634]; Biadene Giovanni, p. 70 [← «il Borghese», VI, 42, 21 ottobre 1955, p. 634]; Biagi Guido, pp. 70-72 [← «il Borghese», VI, 42, 21 ottobre 1955, pp. 634-635]; Bianchi Michele, pp. 72-73 [← «il Borghese», VI, 43, 28 ottobre 1955, p. 674]; Biasi Giuseppe, pp. 73-74 [← «il Borghese», VI, 43, 28 ottobre 1955, pp. 674-675]; Bibolini Giovanni Battista, p. 74 [← «il Borghese», VI, 43, 28 ottobre 1955, p. 675]; Biggini Carlo Alberto, pp. 74-75 [← «il Borghese», VI, 44, 4 novembre 1955, p. 714]; Bignami Enrico, pp. 75-76 [← «il Borghese», VI, 44, 4 novembre 1955, p. 714]; Bignoli Giuseppe, p. 76 [← «il Borghese», VI, 44, 4 n ovembre 1955, p. 715]; Biseo Cesare, p. 76 [← «il Borghese», VI, 45, 11 novembre 1955, p. 754]; Bisi Albini Sofia, p. 76 [← «il Borghese», VI, 44, 4 novembre 1955, p. 715]; Bisio Attilio, p. 76 [← «il Borghese», II, 5, 1° marzo 1951, p. 144]; Bisleri Felice, pp. 76-78 [← «il Borghese», VI, 45, 11 novembre 1955, p. 754]; Bissolati Leonida, pp. 78-79 [← «il Borghese», VI, 45, 11 novembre 1955, pp. 754-755]; Bixio Parodi Adelaide, pp. 79-80 [← «il Borghese», VI, 45, 11 novembre 1955, p. 755]; Boccasile Gino, p. 80 [← «il Borghese», VI, 47, 25 novembre 1955, p. 834]; Bocchini Arturo, pp. 80-81 [← «il Borghese», VI, 47, 25 novembre 1955, pp. 834835]; Bocconi Ettore, p. 81 [← «il Borghese», VI, 47, 25 novembre 1955, p. 835]; Bocconi Ferdinando, pp. 81-83 [← «il Borghese», VI, 47, 25 novembre 1955, p. 835]; Boer Luigi, p. 83 [← «il Borghese», VI, 48, 2 dicembre 1955, p. 874]; Boltri Enrico, p. 83 [← «il Bo rghese», VI, 48, 2 dicembre 1955, pp. 874-875]; Bombacci Nicola, p. 84 [← «il Borghese», VI, 49, 9 d icembre 1955, p. 914]; Bombrini Raffaele, p. 84 [← «il Borghese», VI, 49, 9 dicembre 1955, p. 914]; Bompiani Giorgio, pp. 84-85 [← «il Bo rghese», VI, 49, 9 dicembre 1955, p. 914]; Bonamici Diomede, pp. 85-86 [← «il Borghese», VI, 50, 16 dicembre 1955, p. 954]; Bonaparte principessa Carlotta vedova Primoli, p. 86 [← «il Borghese», VI, 50, 16 dicembre 1955, p. 954]; Bonaventura Arnaldo, pp. 86-87 [← «il Borghese», VI, 50, 16 dicembre 1955, p. 955]; Bonci Alessandro, p. 87 [← «il Borghese», VI, 51, 23 dicembre 1955, p. 994]; Boncompagni Ludovisi Ugo, p. 87 [← «il Borghese», VI, 50, 16 dicembre 1955, p. 955]; Bondi Massimo o Max, pp. 87-88 [← «il Borghese», VI, 51, 23 d i- cembre 1955, p. 994]; Bonelli Luigi (Cetoff), pp. 88-89 [← «il Borghese», VI, 51, 23 dicembre 1955, p. 994]; Bonomi Ivanoe, pp. 89-90 [← «il Borghese», VI, 51, 23 dicembre 1955, p. 995]; Borghese Salviati Scipione, p. 90 [← «il Borghese», II, 6, 15 marzo 1951, p. 182]; Borghese Scipione, p. 90 [← «il Borghese», II, 6, 15 ma rzo 1951, p. 182]; Borgognoni Narciso, p. 90 [← «il Borghese», VI, 52, 30 dicembre 1955, p. 1043]; Borsa Mario, pp. 90-91 [← «il Borgh ese», VI, 52, 30 dicembre 1955, p. 1043]; Borsalino Giuseppe, p. 91 [← «il Borghese», VII, 1, 6 gennaio 1956, p. 34]; Borsi Giosuè, pp. 91-92 [← «il Borghese», VII, 1, 6 gennaio 1956, p. 34]; Bosco Alfonso, p. 92 [← «il Borghese», VII, 1, 6 gennaio 1956, p. 34]; Bottecchia Ottavio, pp. 92-93 [← «il Borghese», VII, 1, 6 gennaio 1956, p. 35]; Bove Giacomo, p. 93 [← «il Borghese», II, 6, 15 marzo 1951, p. 183]; Bovio Libero, pp. 93-94 [← «il Borghese», VII, 2, 13 gennaio 1956, p. 75]; Bracci-Testasecca Giuseppe, p. 94 [← «il Borghese», II, 6, 15 marzo 1951, p. 183]; Braglia Alberto, pp. 94-96 [← «il Borghese», VII, 5, 3 febbraio 1956, pp. 194195]; Brambilla Maria, p. 96 [← «il Borghese», VII, 5, 3 febbraio 1956, p. 195]; Brambilla Pietro, p. 96 [← «il Borghese», II, 6, 15 marzo 1951, p. 183]; Branca Giuseppe, p. 96 [← «il Borghese», II, 6, 15 marzo 1951, p. 183]; Breda Ernesto, p. 96 [← «il Borghese», II, 6, 15 marzo 1951, p. 183]; Bresci Gaetano, pp. 96-98 [← «il Borghese», VII, 5, 3 febbraio 1956, p. 195]; Brettauer Giuseppe, p. 99 [← «il Borghese», II, 6, 15 marzo 1951, p. 183]; Brighenti-Boni Maria, p. 99 [← «il Borghese», VII, 6, 10 febbraio 1956, p. 234]; Brignole Benedetto, p. 99 [← «il Borghese», VII, 6, 10 febbraio 1956, p. 234]; Brioschi Luigi, pp. 99-100 [← «il Borghese», VII, 6, 10 febbraio 1956, pp. 234-235]; Buffarini-Guidi Guido, pp. 100-101 [← «il Borghese», VII, 7, 17 febbraio 1956, p. 275]; Buitoni Giovanni, pp. 101-102 [← «il Borghese», VII, 8, 24 febbraio 1956, p. 314]; Buozzi Bruno, pp. 102104 [← «il Borghese», VII, 8, 24 febbraio 1956, p. 314]; Buscaroli Corso, p. 104 [← «il Borghese», VII, 8, 24 febbraio 1956, p. 315]; Cabella Cesare, p. 105 [← «il Borghese», II, 7, 1° aprile 1951, p. 214]; Cabianca Vincenzo, p. 105 [← «il Borghese», VII, 9, 2 marzo 1956, p. 354]; Cabrini Angiolo, p. 105 [← «il Borghese», II, 7, 1° aprile 1951, p. 214]; Cabrini Francesca, pp. 105-106 [← «Il Libraio», III, 6, 15 giugno 1948, pp. 3 e 9]; Cagiati Memmo, p. 106 [← «il Borghese», VII, 10, 9 marzo 1956, p. 395]; Cagnoni Enrico, pp. 106-107 [← «il Borghese», VII, 10, 9 marzo 1956, p. 395]; Calamandrei Rodolfo, p. 107 [← «il Borghese», VII, 10, 9 marzo 1956, p. 395]; Calcaterra Carlo, p. 107 [← «il Borgh ese», VII, 10, 9 marzo 1956, p. 395]; Caldara Emilio, pp. 107-108 [← «il Borghese», VII, 11, 16 marzo 1956, p. 434]; Calefano Aniello, pp. 108-109 [← «il Borghese», VII, 12, 23 marzo 1956, p. 474]; Cambiaghi Giovanni Battista, p. 109 [← «il Borghese», VII, 12, 23 marzo 1956, p. 474]; Camerlengo Marietta, pp. 109-110 [← «il Borghese», VII, 12, 23 marzo 1956, p. 475]; Campari Davide, pp. 110-111 [← «il Borghese», VII, 12, 23 marzo 1956, p. 475]; Camperio Giuseppe Francesco, p. 111 [← «il Borghes e», VII, 13, 30 marzo 1956, p. 514]; Campi Annetta, pp. 111-112 [← «il Borghese», VII, 13, 30 marzo 1956, p. 514]; Campioni Inigo, 112-113 [← «il Borghese», VII, 13, 30 marzo 1956, pp. 514515]; Campioni-Venini Luisa, p. 113 [← «il Borghese», II, 8, 15 aprile 1951, p. 250]; Camporeale von Bülow Maria, pp. 113-114 [← «il Borghese», VII, 14, 6 aprile 1956, p. 554]; Cane Domenico, p. 114 [← «il Borghese», VII, 14, 6 aprile 1956, p. 554]; Canepa Giuseppe, pp. 114115 [← «il Borghese», II, 8, 15 aprile 1951, p. 250]; Cannizzaro Stanislao, p. 115 [← «il Bo rghese», VII, 14, 6 aprile 1956, p. 555]; Cantoni Carlo, p. 115-116 [← «il Borghese», VII, 14, 6 aprile 1956, p. 555]; Capece Galeota Carlo, p. 116 [← «il Borghese», VII, 17, 27 aprile 1956, p. 674]; Cappelletti Licurgo, p. 116 [← «il Borghese», VII, 17, 27 aprile 1956, p. 674]; Caracciolo di Feroleto Mario, pp. 116-117 [← «il Borghese», VII, 18, 4 maggio 1956, p. 715]; Caraceni Domenico, pp. 117-118 [← «il Borghese», VII, 19, 11 maggio 1956, p. 778]; Cardini Massimiliano, p. 118 [← «il Borghese», VII, 19, 11 maggio 1956, p. 779]; Carducci Gnaccarini Laura, p. 118 [← «il Borghese», VII, 20, 18 maggio 1956, p. 818]; Carducci Valfredo, pp. 118-119 [← «il Borghese», VII, 19, 11 maggio 1956, p. 779]; Caruso Enrico, pp. 119-120 [← «il Borghese», VII, 22, 1° giugno 1956, p. 898]; Casati Alessandro, pp. 120-122 [← «il Borghese», VII, 23, 8 giugno 1956, p. 939]; Caselli Alfredo, pp. 122-123 [← «il Borghese», VII, 24, 15 giugno 1956, p. 978]; Cattermole-Mancini Eva, p. 123 [← «il Borghese», II, 9, 1° maggio 1951, p. 283]; Cavalieri Lina, pp. 123-124 [← «il Borghese», II, 9, 1° maggio 1951, p. 283]; Cavestro Giordano, p. 124 [← «il Borghese», VII, 27, 6 luglio 1956, p. 34]; Caviglia Enrico, pp. 124-126 [← «il Borghese», VII, 26, 29 giugno 1956, p. 1059]; Cazzanti Oliva, p. 126 [← «il Borghese», VII, 27, 6 luglio 1956, p. 34]; Cenciarelli Amalia, p. 126 [← «il Borghese», II, 10, 15 maggio 1951, p. 312]; Cerrotta Carmela, pp. 126-127 [← «il Borghese», VII, 28, 13 luglio 1956, p. 74]; Cervi Gelindo, pp. 127-128 [← «il Borghese», VII, 28, 13 luglio 1956, p. 75]; Cevasco Filippo, p. 128 [← «il Borghese», II, 10, 15 maggio 1951, p. 313]; Chiarella Daniele, pp. 128-129 [← «il Borgh ese», VII, 29, 20 luglio 1956, pp. 114-115]; Chiesa Eugenio, p. 129 [← «il Borghese», II, 10, 15 maggio 1951, p. 313]; Cinzano Enrico, pp. 129-130 [← «il Borghese», VII, 30, 27 luglio 1956, p. 155]; Cipolletti Cesare, p. 130 [← «il Borghese», II, 11, 1° giugno 1951, p. 344]; Cirio Francesco, p. 130 [← «il Borghese», II, 11, 1° giugno 1951, p. 345]; Clerici Alessandro, p. 130 [← «il Borgh ese», II, 11, 1° giugno 1951, p. 345]; Comparetti Domenico, p. 130 [← «il Borghese», VII, 34, 24 agosto 1956, p. 314]; Copelli Lodovico, pp. 130131 [← «il Borghese», VII, 34, 24 agosto 1956, p. 315]; Coppedé Gino, pp. 131-132 [← «il Bo rghese», VII, 34, 24 agosto 1956, p. 315]; Cordigliani Nicola, p. 132 [← «il Borghese», II, 12, 15 giugno 1951, p. 378]; Cortese Giacomo, p. 132 [← «il Borgh ese», II, 12, 15 giugno 1951, p. 379]; D’Acquisto Salvo, p. 133 [← «il Borghese», VII, 41, 12 ottobre 1956, p. 594]; Dalser Ida Irma, pp. 133-134 [← «il Borghese», VII, 7 41, 12 ottobre 1956, p. 595]; D’Ambra Lucio, p. 134 [← «il Borghese», VII, 41, 12 ottobre 1956, p. 595]; D’Amora Ferdinando, p. 134 [← «il Borghese», VII, 44, 2 novembre 1956, p. 722]; D’Annunzio Hardouin (dei Duchi di Gallese) Maria, pp. 134-136 [← «il Borghese», VII, 43, 26 ottobre 1956, p. 683]; Da Verona Guido, pp. 136-137 [← «il Borgh ese», VII, 44, 2 novembre 1956, p. 722]; Da Zara Alberto, p. 137 [← «il Borghese», VII, 43, 26 ottobre 1956, p. 683]; De Bosis Lauro, pp. 137-138 [← «il Borghese», VII, 45, 9 novembre 1956, p. 762]; De Felice Giuffrida Giuseppe, p. 138 [← «il Borghese», II, 14, 15 luglio 1951, p. 441]; De Ferrari Brignole Sale Filippo, pp. 138-139 [← «il Borghese», VII, 44, 2 novembre 1956, p. 723]; De La Penne (Durand) Renzo, pp. 139-140 [← «il Borgh ese», VII, 45, 9 novembre 1956, pp. 762-763]; De Pinedo Francesco, p. 140 [← «il Borghese», VII, 48, 30 novembre 1956, p. 882]; De Rosa Fernando, pp. 140-141 [← «il Borghese», VII, 48, 30 novembre 1956, p. 883]; De-Vit Vincenzo, pp. 141-142 [← «il Borghese», II, 15, 1° agosto 1951, p. 471]; Di Lorenzo Tina, p. 142 [← «il Borghese», VII, 50, 14 dicembre 1956, p. 963]; Dinale Ottavio, p. 142 [← «il Borghese», II, 15, 1° agosto 1951, p. 471]; Dodi Pietro, p. 143 [← «il Borghese», VII, 52, 28 dicembre 1956, p. 1042]; Dossena Alceo, pp. 143-144 [← «il Bo rghese», VIII, 1, 4 gennaio 1957, p. 39]; Draghi Angelo, p. 144 [← «il Borghese», VIII, 3, 18 gennaio 1957, p. 118]; Drucker Enrico, p. 144 [← «il Borghese», VIII, 3, 18 gennaio 1957, p. 118]; Edel Alfredo, p. 145 [← «il Borghese», VIII, 3, 18 gennaio 1957, p. 118]; Ederle Carlo, p. 145 [← «il Borghese», VIII, 3, 18 gennaio 1957, p. 118]; Emanuel Giovanni, pp. 145-146 [← «il Borghese», VIII, 3, 18 gennaio 1957, pp. 118-119]; Embriaco Giovambattista, p. 146 [← «il Borghese», VIII, 3, 18 gennaio 1957, p. 119]; Endrici Celestino, p. 146 [← «il Borghese», VIII, 3, 18 gennaio 1957, p. 119]; Errante Vincenzo, p. 146 [← «il Borghese», VIII, 3, 18 ge nnaio 1957, p. 119]; Fabbri Luigi, p. 147 [← «il Borghese», VIII, 4, 25 gennaio 1957, p. 158]; Fabbri Sileno, p. 147 [← «il Borghese», VIII, 4, 25 gennaio 1957, p. 158]; Fabbricotti Carlo, pp. 147-148 [← «il Borghese», VIII, 4, 25 gennaio 1957, pp. 158-159]; Facchinetti Cipriano, pp. 148-149 [← «il Borghese», VIII, 4, 25 gennaio 1957, p. 159]; Faina Zeffirino, p. 149 [← «il Borghese», VIII, 5, 1° febbraio 1957, p. 199]; Falcetano Domenico, pp. 149-150 [← «il Bo rghese», VIII, 5, 1° febbraio 1957, p. 199]; Falck Enrico, p. 150 [← «il Borghese», VIII, 5, 1° febbraio 1957, p. 199]; Fanciulli Giuseppe, pp. 150-151 [← «il Borghese», VIII, 6, 8 febbraio 1957, p. 238]; Farinacci Roberto, pp. 151-152 [← «il Borghese», VIII, 6, 8 febbraio 1957, p. 239]; Farinata degli Uberti Tolosetto, p. 152 [← «il Borghese», VIII, 6, 8 febbraio 1957, p. 239]; Feltrinelli Antonio, p. 152 [← «il Borghese», VIII, 11, 15 marzo 1957, p. 439]; Feltrinelli Carlo, pp. 152-153 [← «il Borghese», VIII, 11, 15 marzo 1957, p. 439]; Feltrinelli Giuseppe, p. 153 [← «il Borghese», VIII, 11, 15 marzo 1957, p. 439]; Felugo Pietro, pp. 153-154 [← «il Borghese», VIII, 9, 1° marzo 1957, p. 358]; Ferrari Giovan Bono, p. 154 [← «il Borghese», VIII, 9, 8 1° marzo 1957, p. 358]; Ferraro Francesco, p. 154 [← «il Borghese», VIII, 9, 1° marzo 1957, p. 358]; Ferravilla Edoardo, pp. 154-155 [← «il Borghese», VIII, 10, 8 marzo 1957, pp. 398399]; Ferrero Guglielmo, pp. 156-157 [← «il Borghese», VIII, 9, 1° marzo 1957, p. 359]; Ferrero Leo, p. 157 [← «il Borghese», VIII, 9, 1° marzo 1957, p. 359]; Ferri Enrico, pp. 157-159 [← «il Borghese», VIII, 10, 8 marzo 1957, p. 399]; Fillak Walter, p. 159 [← «il Borghese», VIII, 12, 22 marzo 1957, p. 479]; Fontana Carlo, pp. 159-160 [← «il Borghese», VIII, 14, 5 aprile 1957, pp. 558-559]; Formiggini Antonio Fortunato, pp. 160-161 [← «il Bo rghese», VIII, 15, 12 aprile 1957, p. 598]; Forzano Maria Maddalena, p. 161 [← «il Borghese», VIII, 15, 12 aprile 1957, p. 599]; Franci Adolfo, p. 162 [← «il Borghese», VIII, 17, 26 aprile 1957, p. 678]; Frassati Pier Giorgio, p. 162 [← «il Borghese», VIII, 17, 26 aprile 1957, pp. 678-679]; Frizzi Arturo, pp. 162-164 [← «il Borghese», VIII, 19, 10 maggio 1957, pp. 758-759]; Frua Angelo, p. 164 [← «il Borghese», II, 19, 1° ott obre 1951, p. 593]; Fusco Giordani Teresa, pp. 164-165 [← «il Borghese», VIII, 19, 10 maggio 1957, p. 759]; Gabrielli Lina, p. 166 [← «il Borghese», VIII, 20, 17 maggio 1957, p. 798]; Galbani Egidio, p. 166 [← «il Borghese», VIII, 24, 14 giugno 1957, p. 958]; Galdieri Rocco, pp. 166-167 [← «il Borghese», VIII, 21, 24 maggio 1957, p. 838]; Galeati Paolo, p. 167 [← «il Borghese», VIII, 20, 17 maggio 1957, p. 798]; Galimberti Tancredi, pp. 167-168 [← «il Borghese», VIII, 21, 24 maggio 1957, p. 839]; Garavaglia Alfonso, p. 168 [← «il Borghese», VIII, 20, 17 maggio 1957, p. 799]; Garaventa Nicolò, p. 168 [← «il Borghese», VIII, 22, 31 maggio 1957, pp. 878-879]; Garibaldi Armosino Francesca, pp. 168-169 [← «il Borghese», II, 21, 1° novembre 1951, p. 664]; Garibaldi Bruno, p. 169 [← «il Borghese», VIII, 22, 31 maggio 1957, p. 879]; Garibaldi Costante, pp. 169-170 [← «il Borghese», VIII, 22, 31 maggio 1957, p. 879]; Garibaldi Gemma, p. 170 [← «il Borghese», II, 21, 1° novembre 1951, p. 664]; Garibaldi Giuseppe (Peppino), pp. 170-171 [← «il Bo rghese», VIII, 23, 7 giugno 1957, p. 918]; Garibaldi Menotti (I), pp. 171-172 [← «il Borghese», VIII, 23, 7 giugno 1957, pp. 918-919]; Garibaldi Menotti (II), p. 172 [← «il Borghese», VIII, 23, 7 giugno 1957, p. 919]; Garibaldi Ricciotti (I), p. 173 [← «il Borghese», VIII, 23, 7 giugno 1957, p. 919]; Garibaldi Ricciotti (II), p. 174 [← «il Borghese», VIII, 23, 7 giugno 1957, p. 919]; Garrone Dino, pp. 174-175 [← «il Borghese», VIII, 24, 14 giugno 1957, p. 959]; Gianni Alberto, pp. 175-176 [← «il Borghese», VIII, 28, 12 luglio 1957, p. 74]; Giannini Amedeo Pietro, pp. 176-177 [← «il Borghese», VIII, 28, 12 luglio 1957, pp. 74-75]; Gordigliani-Mendelssohn Giulietta, pp. 177-178 [← «il Borghese», VIII, 33, 16 agosto 1957, p. 275]; Gori Pietro, pp. 178179 [← «il Borghese», VIII, 34, 23 agosto 1957, p. 314]; Gorresio Gaspare, p. 179 [← «il Borghese», II, 24, 15 dicembre 1951, p. 758]; Grieco Ruggero, pp. 179-180 [← «il Borghese», VIII, 36, 6 settembre 1957, p. 395]; Guidi Giacomo, p. 180 [← «il Borghese», VIII, 39, 27 settembre 1957, p. 515]; Halbherr Federico, p. 181 [← «il Borghese», VIII, 44, 31 ottobre 1957, p. 714]; Hazon Azzolino, p. 181 [← «il Borghese», VIII, 43, 24 ottobre 1957, p. 674]; Hidalgo Stefano, pp. 181-182 [← «il Borghese», VIII, 43, 24 ottobre 1957, p. 674]; Jacobini Domenico, p. 183 [← «il Borghese», VIII, 44, 31 ottobre 1957, p. 714]; Jaconis Eufemia, p. 183 [← «il Borghese», VIII, 44, 31 ottobre 1957, p. 714]; Jacopozzi Ferdinando, p. 183 [← «il Bo rghese», VIII, 44, 31 ottobre 1957, pp. 714-715]; Janfolìa Vincenzo, pp. 183-184 [← «il Borghese», VIII, 43, 24 ottobre 1957, pp. 674-675]; Jannucci Marino, p. 184 [← «il Borghese», VIII, 43, 24 ottobre 1957, p. 675]; Illica Luigi, p. 184 [← «il Borghese», III, 1, 1° gennaio 1952, p. 25]; Issel Arturo, p. 184 [← «il Borghese», III, 2, 15 gennaio 1952, p. 58]; Kambo Luigi, p. 185 [← «il Borghese», VIII, 45, 7 novembre 1957, p. 754]; Kanzler Rodolfo, p. 185 [← «il Borghese», VIII, 45, 7 novembre 1957, p. 754]; Keller Guido, pp. 185-186 [← «il Borghese», III, 3, 1° febbraio 1952, p. 88]; Kock Pietro, p. 186 [← «il Borghese», VIII, 45, 7 novembre 1957, pp. 754-755]; La Crociera Raffaella, p. 187 [← «il Borghese», VIII, 47, 21 novembre 1957, p. 834]; La Lumia Gioacchino, p. 187 [← «il Borghese», IX, 4, 23 gennaio 1958, p. 194]; Lamberti Giambattista, p. 187 [← «il Borghese», III, 3, 1° febbraio 1952, p. 89]; Lancia Vincenzo, pp. 187-188 [← «il Borghese», VIII, 48, 28 novembre 1957, p. 874]; Lanino Giuseppe, pp. 188-189 [← «il Borghese», VIII, 48, 28 novembre 1957, p. 874]; Lanzillo Agostino, p. 189 [← «il Borghese», VIII, 50, 12 dicembre 1957, p. 954]; Laterza Giovanni, p. 189 [← «il Borghese», III, 3, 1° febbraio 1952, p. 89]; Lavarello Prospero, pp. 189-190 [← «il Borghese», III, 4, 15 febbraio 1952, p. 120]; Lecaldane di Sassolaterza Franz, p. 190 [← «il Borghese», III, 4, 15 febbraio 1952, p. 120]; Lepetit Roberto, pp. 190-191 [← «il Bo rghese», VIII, 52, 26 dicembre 1957, p. 1032]; Liberti Oreste, p. 191 [← «il Borghese», IX, 1, 2 gennaio 1958, p. 34]; Lo Faro Vittorio, p. 191 [← «il Borghese», IX, 1, 2 gennaio 1958, p. 34]; Maccari Cesare, p. 192 [← «il Borghese», IX, 6, 6 febbraio 1958, p. 274]; Mafalda di SavoiaAssia, pp. 192-193 [← «il Borghese», IX, 6, 6 febbraio 1958, p. 274]; Maffei Clara, p. 193 [← «il Borghese», III, 7, 1° aprile 1952, p. 216]; Magrini Luciano, pp. 193-194 [← «il Borghese», IX, 7, 13 febbraio 1958, p. 314]; Malatesta Errico, pp. 194-196 [← «il Borghese», IX, 8, 20 febbraio 1958, pp. 354-355]; Mantegazza Paolo, pp. 196-197 [← «il Borghese», III, 8, 15 aprile 1952, p. 250]; Manzotti Luigi, pp. 197-198 [← «il Borghese», IX, 12, 20 marzo 1958, p. 512]; Marchesi Concetto, pp. 198-199 [← «il Borgh ese», IX, 13, 27 marzo 1958, p. 554]; Marzotto Gaetano, p. 199 [← «il Borghese», III, 10, 15 maggio 1952, p. 314]; Marzotto Vittorio Emanuele, p. 199 [← «il Borghese», III, 10, 15 ma ggio 1952, p. 314]; Mochi Giovanni, p. 199 [← «il Borghese», IX, 29, 17 luglio 1958, p. 114]; Mussolini Benito, p. 199 [← «il Borghese», III, 17, 1° settembre 1952, p. 539]; Nadi Nedo, p. 200 [← «il Borghese», IX, 36, 4 se ttembre 1958, p. 395]; Nalato Ugo (Gian Dàuli), pp. 200-201 [← «il Borghese», IX, 37, 11 settembre 1958, p. 434]; Natali Filomena, p. 201 [← «il Borghese», IX, 37, 11 settembre 1958, p. 435]; Navarra Quinto, pp. 201-202 [← «il Borghese», IX, 37, 11 settembre 1958, p. 435]; Nenni Vittoria, p. 202 [← «il Borghese», IX, 38, 18 settembre 1958, p. 474]; Novelli Ermete, pp. 202-203 [← «il Borghese», IX, 40, 2 ottobre 1958, p. 552]; Novello in Gigliucci Clara, p. 203 [← «il Borghese», IX, 40, 2 ottobre 1958, p. 552]; Nunziante Alessandro, pp. 203-204 [← «il Borgh ese», III, 19, 1° ottobre 1952, p. 603]; Oddone Andrea, p. 205 [← «il Borghese», IX, 40, 2 ottobre 1958, p. 553]; Ojetti Ugo, pp. 205-206 [← «il Borghese», III, 20, 15 ottobre 1952, p. 634]; Olivari Giacomo, p. 206 [← «il Borgh ese», IX, 42, 16 ottobre 1958, p. 626]; Olivetti Camillo, pp. 206-207 [← «il Borghese», III, 20, 15 ottobre 1952, pp. 634-635]; Omarini Giuseppe, pp. 207-208 [← «il Borghese», IX, 42, 16 ottobre 1958, p. 626]; Orano Paolo, pp. 208-209 [← «il Borghese», IX, 43, 23 ottobre 1958, p. 674]; Ottolenghi Salvatore, p. 209 [← «il Borghese», III, 22, 15 novembre 1952, p. 698]; Oxilia Nino, p. 209 [← «il Borghese», III, 22, 15 novembre 1952, p. 698]; Pagani Andrea, p. 210 [← «il Borghese», III, 22, 15 novembre 1952, p. 698]; Paglia Giulio, p. 210 [← «il Bo rghese», III, 22, 15 novembre 1952, p. 699]; Palermi Raoul, pp. 210-211 [← «il Borghese», III, 22, 15 novembre 1952, p. 699]; Palma Luigi, p. 211 [← «il Bo rghese», III, 23, 1° dicembre 1952, p. 730]; Panzacchi Enrico, p. 211 [← «il Borghese», III, 23, 1° dicembre 1952, p. 731]; Passanante Giovanni, pp. 211-212 [← «il Borghese», IV, 1, 1° gennaio 1953, p. 26]; Patti Adelina, p. 212 [← «il Borghese», IV, 1, 1° gennaio 1953, p. 27]; Pellas Pietro, p. 212 [← «il Borghese», IV, 2, 15 gennaio 1953, p. 57]; Perrone Ferdinando Maria, p. 213 [← «il Borghese», IV, 3, 1° febbraio 1953, p. 89]; Petacci Claretta, pp. 213-214 [← «il Borghese», IV, 4, 15 febbraio 1953, p. 120]; Pirelli Giovanni Battista, pp. 214-215 [← «il Borghese», IV, 6, 15 marzo 1953, p. 184]; Quadrio Maurizio, p. 216 [← «il Borghese», IV, 11, 1° giugno 1953, p. 346]; Quadrone Giovanni Battista, p. 216 [← «il Borghese», IV, 11, 1° giugno 1953, p. 346]; Quaglia Angelo, p. 216 [← «il Borghese», IV, 11, 1° giugno 1953, p. 346]; Quattrini Antonio, pp. 216-217 [← «il Borghese», IV, 11, 1° giugno 1953, p. 346]; Quilici Nello, p. 217 [← «il Borghese», IV, 11, 1° giugno 1953, p. 347]; Randaccio Giovanni, p. 218 [← «il Borghese», IV, 13, 1° luglio 1953, p. 410]; Ranieri Antonio, pp. 218-219 [← «il Bo rghese», IV, 13, 1° luglio 1953, p. 410]; Rapisardi Mario, p. 219 [← «il Borghese», IV , 13, 1° luglio 1953, pp. 410-411]; Ricchieri Giuseppe, pp. 219-220 [← «il Borghese», IV, 17, 1° se ttembre 1953, p. 539]; Ricci Berto, p. 220 [← «il Borghese», IV, 17, 1° settembre 1953, p. 539]; Ricordi Giulio, p. 220 [← «il Borghese», IV, 18, 15 settembre 1953, p. 571]; Sabbatini Leopoldo, p. 221 [← «il Bo rghese», V, 1, 1° gennaio 1954, p. 27]; Sacchi Ercole, p. 221 [← «il Borghese», V, 1, 1° gennaio 1954, p. 27]; Sacco Nicola, pp. 221-222 [← «il Borghese», V, 1, 1° gennaio 1954, p. 27]; Salandra Gaspare, p. 222 [← «il Borghese», V, 2, 15 gennaio 1954, p. 59]; Sapeto Giuseppe, p. 222 [← «il Borghese», V, 6, 15 marzo 1954, p. 186]; Saragat Giovanni, pp. 222- 9 223 [← «il Borghese», V, 6, 15 marzo 1954, p. 186]; Savorgnan di Brazzà Pietro Paolo, p. 223 [← «il Borghese», V, 8, 15 aprile 1954, p. 259]; Scarpetta Edoardo, pp. 223-224 [← «il Borghese», V, 12, 14 maggio 1954, p. 419]; Sègre Guido, p. 224 [← «il Borghese», V, 10, 30 aprile 1954, p. 331]; Serao Matilde, pp. 225-226 [← «il Borghese», V, 15, 4 giugno 1954, p. 538]; Spadolini Guido, p. 226 [← «il Borghese», V, 21, 16 luglio 1954, p. 779]; Stacchini Ulisse, pp. 226-227 [← «il Borghese», V, 23, 30 luglio 1954, p. 857]; Staglieno Marcello, p. 227 [← «il Borghese», V, 23, 30 luglio 1954, p. 857]; Starace Achille, pp. 227-228 [← «il Borghese», XI, 3, 21 gennaio 1960, p. 114]; Tamagno Francesco, p. 229 [← «il Borghese», V, 27, 27 agosto 1954, p. 154]; Tartufari Clarice, p. 230 [← «il Borghese», V, 28, 3 settembre 1954, p. 195]; Ticchi Riccardo, p. 230 [← «il Borghese», V, 32, 1° ottobre 1954, p. 355]; Togni Ercole, pp. 230-231 [← «il Borghese», XI, 7, 18 febbraio 1960, p. 275]; Torelli Viollier Eugenio, pp. 231232 [← «il Borghese», V, 37, 5 novembre 1954, p. 555]; Torrigiani Domizio, p. 233 [← «il Borghese», V, 40, 26 novembre 1954, p. 673]; Torrigiani-Guadagni Filippo, p. 234 [← «il Bo rghese», V, 40, 26 novembre 1954, p. 673]; Torrigiani-Guadagni Piero, p. 234 [← «il Borghese», V, 40, 26 novembre 1954, p. 673]; Tubino Libero, p. 234 [← il Borghese», XI, 10, 10 marzo 1960, p. 394]; Untersteiner Alfredo, p. 235 [← «il Borghese», V, 45, 31 dicembre 1954, p. 890]; Urbini Giulio, p. 235 [← «il Borghese», V, 45, 31 dicembre 1954, p. 890]; Usiglio Emilio, p. 235 [← «il Borghese», V, 45, 31 d icembre 1954, p. 890]; Usuelli Celestino, pp. 235-236 [← «il Borghese», V, 45, 31 dicembre 1954, p. 890]; Utveggio Michele, p. 236 [← «il Borghese», XI, 14, 7 aprile 1960, pp. 554-555]; Uva Giuseppe, pp. 236-237 [← «il Borghese», XI, 14, 7 aprile 1960, p. 555]; Uzielli Gustavo, p. 237 [← «il Borghese», V, 45, 31 dicembre 1954, p. 890]; Uzzielli Leonardo, p. 237 [← «il Borghese», V, 45, 31 dicembre 1954, p. 890]; Valenti Osvaldo, p. 238 [← «il Borghese», XI, 13, 31 marzo 1960, p. 515]; Valera Paolo, pp. 238239 [← «il Borghese», VI, 1, 7 gennaio 1955, p. 34]; Valiani Angelo, pp. 239-240 [← «il Bo rghese», VI, 1, 7 gennaio 1955, p. 34]; Vallecchi Attilio, p. 240 [← «il Borghese», VI, 1, 7 gennaio 1955, p. 34]; Vassallo Luigi Arnaldo, pp. 240241 [← «il Borghese», VI, 3, 21 gennaio 1955, p. 114]; Vezzani Faliero, pp. 241-242 [← «il Borghese», VI, 5, 4 febbraio 1955, p. 195]; Viani Lorenzo, pp. 242-243 [← «il Borghese», VI, 6, 11 febbraio 1955, pp. 234-235]; Zacconi Ermete, p. 244 [← «il Borghese», VI, 13, 1° aprile 1955, p. 515]; Zibordi Giovanni, pp. 244-245 [← «il Borghese», VI, 15, 15 aprile 1955, p. 595]; Zingarelli Nicola, p. 245 [← «il Borgh ese», VI, 15, 15 aprile 1955, p. 595]; Zoli Adone, pp. 245-246 [← «il Borghese», XI, 28, 14 luglio 1960, p. 74]. A[8] 10 Giovanni Ansaldo, Vecchie zie e altri mostri, a cura di Giuseppe Marcenaro, Genova, De Ferrari, [aprile] 1990. Contiene: L’ovrar del genoes, pp. 57-62 [← «tuttitalia», vol. Liguria, 64, 25 aprile 1962, pp. 73-76]; Bellezza di Caffaro, pp. 63-66 [← «Il Lavoro», XXX, 168, 15 luglio 1932, p. 3]; Una lettera d’affari, pp. 67-73 [← «Il Mattino», LXXVI, 215, 6 agosto 1967, p. 3]; La prima luce, pp. 7477 [← «Il Mattino», LXXVI, 74, 16 marzo 1967, p. 3]; Il primo italiano in Florida, pp. 7882 [← «Il Libraio», IV, 3, 15 marzo 1949, pp. 12]; Il Principe, pp. 83-86 [← «Il Mattino», LXV, 167, 17 giugno 1962, pp. 1-2]; La vera gloria, pp. 87-96 [← «Il Raccoglitore Ligure», I, 4, 10 agosto 1932, pp. 4-5]; Il diavolo a Murta, pp. 97-104 [← «Il Lavoro», XXIX, 169, 17 luglio 1931, pp. 1-2]; Un mangiatore di funghi, pp. 105-110 [← «Il Raccoglitore Ligure», III, 8 -9, 30 settembre 1934, pp. 1-3]; Il mezzaro, pp. 111114 [← «Il Lavoro», XXX, 225, 21 settembre 1932, p. 3]; L’elleboro, pp. 115-117 [← «Il L avoro», XXVIII, 209, 3 settembre 1930, p. 3]; Il colera, pp. 118-152 [← «Il Raccoglitore Ligure», III, 12, 31 dicembre 1934, pp. 8-15]; Il piacere degli umili, pp. 153-157 [← «Il Lavoro», XXX, 175, 23 luglio 1932, p. 3]; I fuochi di San Giovanni, pp. 158-166 [← «Il Lav oro», XXVII, 150, 23 giugno 1929, pp. 1-2]; Le ventiquattro bellezze della torta pasqualina, pp. 167-174 [← «Il Lavoro», XXVIII, 95, 20 aprile 1930, pp. 12]; Le «gioie» perdute, pp. 175-179 [← «il Borghese», VII, 42, 19 ottobre 1956, pp. 608 e 610]; Il fondatore, pp. 183-187 [← «il Borghese», I, 16, 1° novembre 1950, pp. 494-496]; Il primo viaggio di capitan Fravega, pp. 188-200 [← «L’Italiano», VI, 6, agosto 1931, pp. 73-83]; Un affare di contrabbando, pp. 201-222 [← «L’Italiano», VIII, 24, dicembre 1933, pp. 409422]; Un garibaldino pudico, pp. 223-229 [← «Il Libraio», IV, 6, 15 giugno 1949, pp. 1-2]; Imbrogli di donne, pp. 230-232 [← «Tempo», XIX, 44, 31 ottobre 1957, p. 10]; Le vecchie zie, pp. 233-234 [← «il Borghese», V, 5, 1° marzo 1954, p. 137]; La zia Eugenia, pp. 234-235 [← «il Borghese», V, 5, 1° marzo 1954, pp. 137138]; Sant’Anna e… Missiroli, pp. 236-237 [← «Il Mattino», LXXII, 204, 26 luglio 1963, p. 8]; I sorcetti in Chiesa, pp. 237-239 [← «Tempo», XXVII, 11, 17 marzo 1965, p. 12]; I monogrammi della zia Eugenia, pp. 240-246 [← «L’Illustrazione italiana», LXXV, 24, 13 giugno 1948, pp. 828-829]; Le Madri Somasche, pp. 247-248 [← «Il Mattino», LXXVIII, 238, 2 settembre 1969, p. 3]; La donna nuda, pp. 249-251; Il denaro della noce, pp. 252-257 [← «Il Lav oro», XXIX, 306, 25 dicembre 1931, pp. 1-2]; Onestà, pp. 258-262 [← «Il Tempo», VI, 8, 8 gennaio 1949, p. 3]; I rami di cucina, pp. 263264 [← «Il Telegrafo», LXII, 309, 30 dicembre 1939, pp. 1-2]; La «señora» Marietta, pp. 265268 [← «nuova Ga zzetta del Popolo», CIII, 52, 2 marzo 1950, p. 3]; Giornali e tappeti, pp. 269274 [← «Il Libraio», IV, 2, 15 febbraio 1949, pp. 1-2]; L’«Uebi Gestro», pp. 275-281 [← «L’Italiano», XI, 40-41, marzo-aprile 1936, pp. 100-104]; Storia di una libreria, pp. 282-313 [← «L’Italiano», IX, 28, agosto 1934, pp. 161-181]; Un libraio misantropo, pp. 314-319 [← «Il Libraio», I, 3, 15 settembre 1946, pp. 1-2]; Gesù Bambino tra gli Enciclopedisti, pp. 320-329 [← «Il Libraio», II, 12, 15 dicembre 1947, pp. 1-2 e 5]; Un militare modello, pp. 330-335 [← «Il Libraio», IV, 4, 15 aprile 1949, pp. 1-2]; Il cranio di d’Annunzio, pp. 336-338 [← «Tempo», XXVII, 21, 26 maggio 1965, p. 20]; Due gesti, pp. 339-345 [← «Il Telegrafo», LXI, 142, 16 giugno 1938, pp. 1-2]; Lectura Dantis in Germania, pp. 346-363 [← «L’Italiano», VIII, 23, novembre 1933, pp. 351-363]; Il tempo più felice, pp. 364-368 [← «Il Mattino», LVI, 194, 14 luglio 1953, p. 3]; L’esaminatore, pp. 369-374 [← «Il Libraio», IV, 10, 15 ottobre 1949, pp. 1 e 7-8]; Una legnata, pp. 375-381 [← «il Borgh ese», VII, 5, 3 febbraio 1956, pp. 177-179]; Due ombre, pp. 385-388 [← «Il Lavoro», XXIX, 110, 9 maggio 1931, p. 3]; Giuseppe Canepa, pp. 389-393 [← «L’Illustrazione italiana», LXXVI, 1, 2 gennaio 1949, pp. 12-13]; Anna Kuliscioff, pp. 394-399 [← «Il Mattino», LXXVIII, 141, 25 maggio 1969]; Lettera a un amico, pp. 400-405 [← «L’Illustrazione italiana», LXXVIII, 11, novembre 1951, pp. 34-36]; Uno scrittore, pp. 406-409 [← «Il Lavoro», XXX, 215, 9 settembre 1932, p. 3]; Pascoli e la mostarda, pp. 410-413 [← «Il Lavoro», XXVIII, 104, 2 maggio 1930, p. 3]; Difesa di una giuria, pp. 414-417 [← «Il Lavoro», XXX, 154, 29 giugno 1932, p. 3]; I licheni di Sbarbaro, pp. 418421 [← «Il Lavoro», XXVIII, 121, 22 maggio 1930, p. 3]; Lo spiedo di Baldini, pp. 422-425 [← «Il Lavoro», XXX, 117, 17 maggio 1932, p. 3]; Simpatie: Serbati, pp. 426-428 [← «Il Lavoro», XXVIII, 91, 16 aprile 1930, p. 3]; Lettera aperta a Panseri, pp. 429-432 [← «Il Lav oro», XXVIII, 222, 18 settembre 1930, p. 3]; Il luogo comune, pp. 433-436 [← «Il Lavoro», XXIX, 89, 14 aprile 1931, p. 3]; Colori d’Occidente e d’Oriente, pp. 437-443 [← «Il Lavoro», XXX, 128, 29 maggio 1932, p. 3]; Il cardinalino di Retz, pp. 444-447 [← «Il Lavoro», XXX, 198, 20 agosto 1932, p. 3]; Risposta alla «Columbia University», pp. 448-451 [← «Il Lavo ro», XXX, 286, 1° dicembre 1932, p. 3]; Letteratura, pp. 455-456 [← «Il Lavoro», XXVIII, 36, 11 febbraio 1930, p. 3]; Un tafàno, pp. 457-459 [← «La Stampa», LX, 224, 19 settembre 1926, p. 3]. A[9] Giovanni Ansaldo, Gli eredi di una duchessa, a cura di Giuseppe Marcenaro, Genova, ECIG, [marzo] 1992. Contiene: L’avventura di un’imperatrice, pp. 17-24 [← «il Borghese», IV, 10, 15 maggio 1953, pp. 297299]; Una questione di alcova, pp. 25-39 [← «il Borghese», IV, 14, 15 luglio 1953, pp. 426-429]; Domanda di una colonna infame, pp. 40-48 [← «il Borghese», IV, 17, 1° settembre 1953, pp. 521-523]; Dialogo a Washington, pp. 49-62 [← «il Borghese», VI, 11, 18 marzo 1955, pp. 410412]; Una domanda, pp. 63-66 [← «il Borghese», VI, 27, 8 luglio 1955, p. 19]; Il «nido» di un amatore d’arte, pp. 67-77 [← «il Borghese», VI, 31, 5 agosto 1955, pp. 165-167]; Lo stemma mancante, pp. 78-86 [← «il Borghese», IV, 9, 1° maggio 1953, pp. 259-260]; Le delusioni di un nonagenario, pp. 87-91 [← «il Borghese», IV, 18, 15 settembre 1953, pp. 556-557]; Il monumento a Mameli, pp. 92-96 [← «il Borghese», IV, 24, 15 dicembre 1953, p. 748]; Le delusioni di Baciccia Parodi, pp. 97-107 [← «il Borghese», V, 14, 28 maggio 1954, pp. 481-483]; I poveri libri «sporchi», pp. 108-115 [← «il Borgh ese», V, 22, 23 luglio 1954, pp. 803-804]; Le punte di ferro, pp. 116-122 [← «il Borghese», VI, 9, 4 marzo 1955, pp. 330-332]; I fuochi di San Giovanni, pp. 123-131 [← «il Borghese», VI, 26, 1° luglio 1955, pp. 1018-1019]; Maria Santissima o il Sacro Cuore di Gesù?, pp. 132-140 [← «il Borghese», VI, 45, 11 novembre 1955, pp. 737-738]; Risposta al «Cafard», pp. 141-146 [← «il Borghese», VI, 48, 2 dicembre 1955, pp. 859-860]; Le azioni dei «paolotti», pp. 147-154 [← «il Borghese», VII, 36, 7 settembre 1956, pp. 367-368]; Lapidi e spazzatura, pp. 155-162 [← «il Borghese», VIII, 10, 8 marzo 1957, pp. 378-379]. A[10] Giovanni Ansaldo, L’antifascista riluttante. Memorie del carcere e del confino 1926-27, a cura di Marcello Staglieno, Bologna, il Mulino, [ottobre] 1992. A[11] Giovanni Ansaldo, L’Italia com’era, introduzione di Marcello Staglieno, Napoli, Fiorentino, 1992. Contiene: Un dolce incantamento, pp. 21-25 [← «L’Illustrazione italiana», LXXV, 1, 4 gennaio 1948, pp. 9-10]; La povera storia di cento franchi, pp. 27-32 [← «Il Rac coglitore Ligure», III, 2, 28 febbraio 1934, pp. 10-12]; Le due “austriache”, pp. 33-37 [← «Il Lavoro», XXXI, 250, 21 ottobre 1933, pp. 1-2]; Oporto, pp. 3943 [← «Il Mattino», LXXVI, 241, 2 settembre 1967, p. 3]; Marina subalpina, pp. 45-49 [← «Il Lavoro», XXIII, 217, 12 settembre 1925, pp. 12]; La “trafila toscana”, pp. 51-62 [← «pietre», IX, 1-2-3, gennaio-febbraio-marzo 1983, pp. 1113]; Garibaldi vincitore, pp. 63-67 [← «Il Mattino», LXXVIII, 179, 4 luglio 1969, p. 3]; Il nipote di Murat, pp. 69-76 [← «Il Lavoro», XXX, 265, 6 novembre 1932, pp. 1-2]; La spigolatrice di Sapri, pp. 77-81 [← «Il Mattino», LX, 226, 15 agosto 1957, p. 3]; Le “minchionerie”, pp. 83-87 [← «Il Mattino», LXI, 200, 20 luglio 1958, pp. 1-2]; Molto rumore per nulla, pp. 8993 [← «Il Mattino», LXXVII, 328, 7 dicembre 1968, p. 3]; Il “fosco figlio di Ortensia”, pp. 9599 [← «Il Mattino», LXII, 134, 15 maggio 1959, pp. 1-2]; Destini di re, pp. 101-103 [← «Il Lav oro», XXXII, 60, 11 marzo 1934, p. 3]; L’ultimo colloquio, pp. 105-109 [← «Il Lavoro», XXXII, 93, 19 aprile 1934, pp. 1-2]; La “eroina di Gaeta”, pp. 111-123 [← «Il Mattino», LXIV, 43, 12 febbraio 1961, p. 3]; Una lettera da Gaeta, pp. 125-131 [← «Il Mattino», LXIII, 356, 24 d icembre 1960, p. 3]; Come vive, come giudica il mondo l’ultima regina di Napoli: Maria Sofia (dal nostro inviato speciale), pp. 133-142 [← 11 «La Stampa», LVII, 286, 1° dicembre 1923, p. 3]; “’O punto”, pp. 143-151 [← «Il Mattino», LXIII, 298, 25 ottobre 1960, p. 3; «Il Mattino», LXIII, 299, 26 ottobre 1960, p. 1]; Un umile ignoto, pp. 153-157 [← «Il Mattino», LXIV, 76, 17 marzo 1961, p. 1]; Firenze capitale, pp. 159190 [← La Nazione nei suoi cento anni (18591959), Bologna, il Resto del Carlino, (luglio) 1959, pp. 209-235]; Gli zuavi pontifici, pp. 191194 [← «Il Lavoro», XXIII, 225, 22 settembre 1925, pp. 1-2]; La terza Roma, pp. 195-201 [← «Il Lavoro», XXX, 284, 29 novembre 1932, pp. 1-2]; La rete per farfalle, pp. 203-209 [← «L’Illustrazione italiana», LXXV, 2, 11 gennaio 1948, pp. 68-70]; Castel Porziano, pp. 211-215 [← «Il Mattino», LXII, 25, 25 gennaio 1959, pp. 1-2]; Il mondo umbertino nel diario di Farini, pp. 217-239 [← «il Borghese», IV, 17, 1° settembre 1953, pp. 530-531; «il Borghese», IV, 18, 15 settembre 1953, pp. 559-561; «il Borghese», IV, 19, 1° ottobre 1953, pp. 590-592]; Margherita e Minghetti, pp. 241-251 [← «Il Libraio», II, 6, 15 giugno 1947, pp. 1-2 e 11-12]; Il ritorno, pp. 253-257 [← «Il Mattino», LXXVII, 144, 26 maggio 1968, p. 3]; “Cuore”, pp. 259264 [← «Il Mattino», LXXVII, 182, 7 luglio 1968, p. 3; «Il Mattino», LXXVI, 227, 19 agosto 1967, p. 1]; Il vecchio Depretis, pp. 265-268 [← «Il Lavoro», XXX, 222, 17 settembre 1932, pp. 1-2]; L’ultima rassegna, pp. 269-272 [← «Il Mattino», LIII, 98, 19 luglio 1950, p. 1]; La notte di Monza, pp. 273-277 [← «Il Mattino», LIII, 108, 29 luglio 1950, p. 1]; Il re e l’anarchico, pp. 279-291 [← «il Borghese», I, 10, 1° agosto 1950, pp. 293-297]; Il primo carnevale del secolo, pp. 293-300 [← «L’Illustrazione italiana», LXXVIII, 2, febbraio 1951, pp. 54-55]; Francesco Crispi, pp. 301-304 [← «Il Mattino», LIV, 221, 11 agosto 1951, p. 1]; Vittorio Emanuele, Principe di Napoli, pp. 305-322 [← «Il Mattino», LVI, 338, 13 dicembre 1953, p. 3; «Il Mattino», LVI, 340, 15 dicembre 1953, pp. 3-4]; Un idillio di mezzo secolo, pp. 323-331 [← «L’Illustrazione italiana», LXXX, 1, gennaio 1953, pp. 37-38 e 86]; Il poeta nazionale, pp. 333-337 [← «Il Mattino», LX, 47, 16 febbraio 1957, pp. 1-2]; Il terremoto di Messina, pp. 339344 [← «Il Mattino», LXXVII, 348, 29 dice mbre 1968, p. 3]; Hélène, pp. 345-349 [← «il Borghese», II, 3, 1° febbraio 1951, pp. 69-71]; Antonio Salandra, pp. 351-356 [← «Il Mattino», LVI, 244, 13 agosto 1953, p. 1]; La Grande Guerra, pp. 357-361 [← «Corriere Mercantile», CXXXVII, supplemento fuori commercio al n. 122 del 24 maggio 1961, p. 15]; D’Annunzio militare, 363-368 [← «Il Mattino», LXXVII, 55, 25 febbraio 1968, p. 3]; Diaz, il napoletano, pp. 369-373 [← «Il Mattino del lunedì», LXI, 305, 3 novembre 1958, p. 1]; Il re democratico, pp. 375-388 [← «La Rivoluzione Liberale», III, 24, 10 giugno 1924, pp. 93-94]; “L’amico del re”, pp. 389-394 [← «Il Mattino», LXXIV, 196, 18 luglio 1965, p. 3]; Nitti, l’incerto, pp. 395-404 [← «il Borghese», IV, 6, 15 marzo 1953, pp. 164-168]; “Villa Savoia”, pp. 405-408 [← «Il Mattino», LXI, 332, 30 novembre 1958, pp. 12]; Il vero Vittorio Emanuele III, pp. 409-413 [← «L’Illustrazione italiana», LXXV, 2, 11 gennaio 1948, p. 60]; La fine di un Regno nei ri- 12 cordi del presidente De Nicola, pp. 415-422 [← «Corriere d’informazione», XV, 101, 28-29 aprile 1959, p. 3]; Il presagio di Maria Sofia, pp. 423-426 [← «Il Tempo», VII, 43, 12 febbraio 1950, p. 3]; Le lacrime della regina, pp. 427-430 [← «Il Te mpo», VI, 227, 18 agosto 1949, p. 3]; Non toccatelo, pp. 431-435 [← «Il Mattino», LIV, 357, 29 dicembre 1951, p. 1]. A[12] Giovanni Ansaldo, L’occhio della Lanterna, a cura di Giuseppe Marcenaro, Genova, De Ferrari, [settembre] 1993. Contiene: L’occhio della Lanterna, pp. 3-13 [← «L’Illustrazione italiana», LXXX, 5, maggio 1953, pp. 42-44 e 86]; Un dialogo su Caffaro ovvero: del genovesismo, pp. 14-21 [← «Il L avoro», XXI, 306, 27 dicembre 1923, p. 3]; La fiammella miracolosa, pp. 22-27 [← «Il Mattino», LXXVII, 97, 7 aprile 1968, p. 3]; Un genovese del Duecento, pp. 28-36 [← «Il Lavoro», XXXI, 110, 10 maggio 1933, pp. 1-2]; Gloria comune, pp. 37-41 [← «Il Mattino», LXXVI, 116, 28 aprile 1967, p. 3]; Il palazzo Reale della Serenissima e una pianta inedita dell’Accinelli, pp. 42-65 [← «Il Raccoglitore Ligure», I, 5, 15 settembre 1932, pp. 1-3]; I «capitoli» di monte Albano, pp. 66-77 [← «Il Raccoglitore Ligure», I, 6, 15 ottobre 1932, pp. 3-6]; La villeggiatura di Filippo Sauli, pp. 78-89 [← «Il Raccoglitore Ligure», I, 8, 20 dicembre 1932, pp. 2-4]; La fortuna di un uomo, pp. 90-93 [← «Il Lavoro», XXVIII, 172, 20 luglio 1930, p. 3]; I feudi imperiali di Liguria e la relazione di Paolo Garzweiler, pp. 94-104 [← «Il Raccoglitore Ligure», II, 11, 25 novembre 1933, pp. 1-3]; Uno «scotizzo» del Seicento (La congiura del medico Leveratto), pp. 105-112 [← «Il Raccoglitore Ligure», II, 2, 20 febbraio 1933, pp. 3-4]; Da arciduca… a cioccolataio, pp. 113-118 [← «Il Raccoglitore Ligure», III, 1, 31 gennaio 1934, pp. 1-2]; Una brutta passeggiata del dottor Montemerlo, pp. 119-126 [← «Il Raccoglitore Ligu re», II, 1, 20 gennaio 1933, pp. 4-5]; La colonna infame, pp. 127-135 [← «Il Raccoglitore Ligure», II, 4, 20 aprile 1933, pp. 2-3]; Le «strade nuove», pp. 136-143 [← «Gazzetta di Genova», LXXXVII, 9, 30 settembre 1919, pp. 4-7]; Degli aggettivi, pp. 144-149 [← «Il Lavoro», XXXI, 234, 3 o ttobre 1933, pp. 1-2]; L’originale della capitolazione sottoscritta dal Senato genovese il 6 settembre 1746, pp. 150-165 [← «Il Raccoglitore Ligure», I, 2, 10 giugno 1932, pp. 4-7]; L’oligarchia genovese, pp. 166-170 [← «Il Lavoro», XXXII, 172, 21 luglio 1934, p. 3]; La carmagnola, pp. 171-177 [← «Il Lavoro», XXIX, 74, 27 marzo 1931, pp. 1-2]; Minime, pp. 177-179 [← «Il Lavoro», XXIX, 76, 29 marzo 1931, p. 3]; Il saccheggio degli archivi di Genova sotto la dominazione napoleonica, pp. 180196 [← «Il Raccoglitore Ligure», II, 5, 20 maggio 1933, pp. 5-8]; Il primo giornale illustrato genovese, pp. 197-205 [← «Il Raccoglitore L igure», III, 4, 30 aprile 1934, pp. 4-6]; Una famiglia della piccola borghesia a Genova, un secolo fa, pp. 206-221 [← «Il Raccoglitore Ligure», II, 7, 20 luglio 1933, pp. 2-4]; Detti e fatti memorabili di Pietro Pantoni, boja, pp. 222-248 [← «Il Raccoglitore Ligure», III, 6, 30 giugno 1934, pp. 1-5]; Cavour a Banchi, pp. 249-253 [← «Il Lavoro», XXXI, 185, 5 agosto 1933, pp. 1-2]; La soglia di porfido, pp. 254-262 [← «Il Lavoro», XXVII, 102, 28 aprile 1929, pp. 1-2]. A[13] Giovanni Ansaldo, Diario di prigionia, a cura di Renzo De Felice, Bologna, il Mulino, [novembre] 1993. A[14] Giovanni Ansaldo, Affezionatissimo Giustino Fortunato, introduzione di Arturo Fratta, Sorrento-Napoli, Di Mauro, [febbraio] 1994. ← «il Borghese», VII, 21, 25 maggio 1956, pp. 841-844; «il Borghese», VII, 22, 1° giugno 1956, pp. 878-880; «il Borghese», VII, 23, 8 giugno 1956, pp. 920-922; «il Borghese», VII, 24, 15 giugno 1956, pp. 955-957. 1931, p. 3]; Il tempo delle chimere, pp. 168-172 [← «Il Mattino», LIII, 203, 4 nove mbre 1950, p. 1]; “Il Mario”, pp. 173-176 [← «L’Illustrazione italiana», LXXV, 48, 28 novembre 1948, p. 739]; Il senatore Rolandi-Ricci, pp. 177-182 [← «il Borghese», II, 14, 15 luglio 1951, pp. 425427]; Il “signor Pio”, pp. 183-185 [← «Il Mattino», LV, 18, 18 gennaio 1952, p. 1]; Capitan Menada, pp. 186-188 [← «L’Illustrazione italiana», LXXX, 12, dicembre 1953, p. 15]; Un poeta dimenticato, pp. 189-191 [← «L’Illustrazione italiana», LXXXI, 1, gennaio 1954, p. 13]; Un parlamentare onesto, pp. 192-194 [← «Il Mattino», LIX, 175, 27 giugno 1956, pp. 1-2]; Due lettere, pp. 195-205 [← «Il Mattino», LIX, 198, 20 luglio 1956, p. 3; «Il Mattino», LXII, 242, 1° settembre 1959, p. 3]; Il fiore del ricordo, pp. 206-212 [← «Il Lavoro», XXXII, 260, 2 novembre 1934, p. 3]. A[16] Giovanni Ansaldo, Le ventiquattro bellezze della torta pasqualina, a cura di Giuseppe Marcenaro, Genova, Sagep, 1995. ← A[15] Giovanni Ansaldo, Il fiore del ricordo, a cura di Giuseppe Marcenaro, Genova, De Ferrari, [ottobre] 1995. A[17] Contiene: L’epopea della vela, pp. 31-37 [← «Il Mattino», LXXVI, 187, 9 luglio 1967, p. 3]; Profilo dei camogliesi, pp. 38-46 [← «La Stampa», LX, 133, 5 giugno 1926, p. 3]; I naufraghi del Tristan, pp. 47-65 [← «Il Lavoro», XXVIII, 252, 23 ottobre 1930, pp. 1-2; «Il Lavoro», XXVIII, 261, 2 novembre 1930, pp. 1-2]; Il conte e lo scaricatore, pp. 66-69 [← «Il Mattino», LVIII, 165, 15 giugno 1955, p. 3]; “Arriva-e-parti”, pp. 70-75 [← «Il Lavoro», XXXII, 65, 17 marzo 1934, p. 3]; Per il vasto mondo, pp. 76-96 [titoli interni: Una ragazza siciliana, pp. 76-83 (← «La Stampa», LX, 8, 9 gennaio 1926, p. 3); Un ragazzo veneto, pp. 83-88 (← «La Stampa», LX, 8, 9 gennaio 1926, p. 3); Un bottegaio, pp. 88-96 (← «La Stampa», LX, 10, 12 gennaio 1926, p. 3)]; Una santa fra i grattacieli, pp. 97-102 [← «Il Mattino», LV, 190, 10 luglio 1952, p. 3]; Un italiano, pp. 103-106 [← «Il Telegrafo», LIX, 232, 29 settembre 1936, pp. 1-2]; La vittoria del «Rex», pp. 107-115 [← «Il Lavoro», XXXI, 203, 27 agosto 1933, pp. 1-2]; Uragano da ponente maestro, pp. 116-129 [← «il Borghese», VI, 52, 30 dicembre 1955, pp. 1013-1016]; Commemorazione di Ellis Island, pp. 130-135 [← «il Bo rghese», V, 27, 27 agosto 1954, pp. 125-126]; Storia di un giornale, pp. 139-144 [← «Il Mattino», LXXII, 155, 7 giugno 1963, p. 3]; La santa menzogna, pp. 145-149 [← «Il Lavoro», XXXII, 141, 15 giugno 1934, pp. 1-2]; Il «custode onorario», pp. 150-153 [← «Il Mattino», LXIII, 86, 26 marzo 1960, p. 3]; L’elegia della signora Evelina, pp. 154-158 [← «Il Lavoro», XXXIII, 190, 11 agosto 1935, p. 3]; Villa Eleonora, pp. 159-167 [← «Il Lavoro», XXIX, 123, 24 maggio «Il Lavoro», XXVIII, 95, 20 aprile 1930, pp. 1-2. Giovanni Ansaldo, Sovrani e generali, Prismi, Ariccia, [gennaio] 1996. Contiene: Francesco Crispi, pp. 7-12 [← «Il Mattino», LIV, 221, 11 agosto 1951, p. 1]; Vittorio Emanuele, Principe di Napoli, pp. 13-39 [← «Il Ma ttino», LVI, 338, 13 dicembre 1953, p. 3; «Il Mattino», LVI, 340, 15 dicembre 1953, pp. 3-4]; Diaz, il napoletano, pp. 40-47 [← «Il Mattino del lunedì», LXI, 305, 3 novembre 1958, p. 1]. A[18] Giovanni Ansaldo, Ore napoletane, Napoli, Fiorentino, 1996. Contiene: Omaggio a Napoli, pp. 15-16 [← «Il Mattino», LIX, 137, 20 maggio 1956, p. 1]; La timidezza, pp. 16-17; Gli scalini, pp. 17-18 [← «Il Mattino», LIX, 289, 20 ottobre 1956, p. 5]; Un epigramma, pp. 18-19; Claretta, pp. 19-20 [← «Il Mattino», 76, 16 marzo 1956, p. 3]; Avventura in Patagonia, p. 23 [← «Il Mattino», LX, 117, 27 aprile 1957, p. 5]; Napoletano a Genova, pp. 2425 [← «Il Mattino», LX, 144, 25 ma ggio 1957, p. 5]; Il battutista, p. 25 [← «Il Mattino», LX, 136, 17 maggio 1957, p. 5]; Gli ozii di Capua, pp. 26-27 [← «Il Mattino», LX, 165, 15 giugn o 1957, p. 5]; Petrarca e il pubblico, p. 27 [← «Il Mattino», LX, 207, 27 luglio 1957, p. 5]; Scena italiana, p. 28 [← «Il Mattino del lunedì», LX, 209, 29 luglio 1957, p. 8]; Donne, pp. 28-29 [← «Il Mattino», LX, 213, 2 agosto 1957, p. 5]; La scritta, pp. 29-30 [← «Il Mattino», LX, 233, 23 agosto 1957, p. 5]; Il biglietto da visita, pp. 3031 [← «Il Mattino», LX, 258, 17 settembre 1957, p. 5]; Alba tragica, pp. 31-32 [← «Il Mat- 13 tino», LX, 259, 18 settembre 1957, p. 5]; La targhetta, pp. 32-33 [← «Il Mattino», LX, 260, 19 settembre 1957, p. 7]; Puericoltura, pp. 33-35 [← «il Borghese», V, 5, 1° marzo 1954, p. 136]; Appunti longanesiani, p. 35 [← «Il Mattino», LX, 300, 29 ottobre 1957, p. 5]; Il giovane in tuta, pp. 35-36 [← «Il Mattino», LX, 309, 7 novembre 1957, p. 8]; Stile, pp. 36-37 [← «Il Ma ttino», LX, 312, 10 novembre 1957, p. 8]; Stile borbonico, pp. 37-38 [← «Il Lavoro», XXXII, 56, 7 marzo 1934, p. 3]; Adulazione, pp. 38-39 [← «Il Mattino», LX, 337, 5 dicembre 1957, p. 7]; Le lapidi, pp. 39-40 [← «Il Mattino», LX, 343, 11 dicembre 1957, p. 5]; Arte e morale, pp. 40-41 [← «Il Mattino» (edizione del mattino), LX, 345, 13 dicembre 1957, p. 3]; Le palme, p. 42 [← «Il Mattino», LX, 346, 14 d icembre 1957, p. 6]; La faziosità italiana, p. 43 [← «Tempo», XXVI, 8, 22 febbraio 1964, p. 22]; La bottiglia di inchiostro, pp. 43-44 [← «Il Mattino», LX, 345, 13 dicembre 1957, p. 3]; «Manon Lescaut», p. 47 [← «Il Mattino», LXI, 8, 8 gennaio 1958, p. 5]; Trasfigurazioni, pp. 47-48 [← «Il Matt ino», LXI, 40, 9 febbraio 1958, p. 9]; Ritorno in prigione, pp. 48-49 [← «Tempo», XX, 8, 20 febbraio 1958, p. 10]; Il napoletano verace, pp. 49-50 [← «Tempo», XX, 9, 27 febbraio 1958, p. 10]; Gli avi, pp. 50-51 [← «Il Mattino», LXI, 77, 18 marzo 1958, p. 5]; Nord e Sud, pp. 51-52 [← «Tempo», XX, 17, 22 aprile 1958, p. 10]; L’emigrazione meridionale, pp. 52-53 [← «Tempo», XX, 20, 13 maggio 1958, p. 12]; Il desiderio segreto, pp. 53-55 [← «Tempo», XX, 22, 27 maggio 1958, p. 18]; Peccato di omissione, pp. 55-56 [← «Il Mattino», LXI, 150, 31 maggio 1958, p. 7]; «Calcolo Sublime», pp. 5657 [← «Il Mattino», LXI, 151, 1° giugno 1958, p. 8]; Compromesso storico, pp. 57-58 [← «Tempo», XX, 24, 10 giugno 1958, p. 18]; L’impronta sul marmo, p. 58 [← «Tempo», XX, 25, 17 giugno 1958, p. 6]; La soluzione, p. 59 [← «Tempo», XX, 25, 17 giugno 1958, p. 6]; Confessioni, p. 59 [← «Il Mattino», LXI, 170, 20 giugno 1958, p. 7]; La Merlin, pp. 59-60 [← «Il Mattino», LXI, 171, 21 giugno 1958, p. 5]; Barbieria napoletana, pp. 60-61 [← «L’Illustrazione italiana», LXXVII, 21, 28 maggio 1950, p. 4]; Alto stile, p. 61 [← «Il Mattino», LXI, 200, 20 luglio 1958, p. 8]; Il loculo, p. 62 [← «Tempo», XX, 30, 22 luglio 1958, p. 17]; I «mummarari», pp. 62-63 [← «Il Mattino», LXI, 212, 1° agosto 1958, p. 5]; Il giornalista, pp. 6364 [← «Il Mattino del lunedì», LXI, 222, 11 agosto 1958, p. 9]; Il Professore imprevedibile, pp. 65-66 [← «Il Mattino», LXI, 268, 27 se ttembre 1958, p. 7]; Citazione cinquecentesca, p. 66 [← «Tempo», XX, 44, 28 ottobre 1958, p. 12]; Il Conclave e le previsioni, pp. 66-68 [← «Tempo», XX, 44, 28 ottobre 1958, p. 12]; La risposta a Montgomery, pp. 68-69 [← «Tempo», XX, 47, 18 novembre 1958, p. 18]; Mattinata romana, pp. 69-71 [← «Il Mattino», LXI, 345, 14 dicembre 1958, p. 13]; Una malattia, p. 71 [← «Il Mattino», LXI, 343, 12 dicembre 1958, p. 7]; Il segreto di Napoli, pp. 71-72 [← «Tempo», XX, 51, 16 dicembre 1958, p. 18]; La tribuna, pp. 72-73 [← «Il Mattino», LXI, 361, 31 dicembre 1958, p. 9]; L’ombra, pp. 73-74 [← «Il Mattino», LXIII, 361, 30 dicembre 1960, p. 8]; 14 La mela, p. 77 [← «Il Mattino», LXII, 10, 10 gennaio 1959, p. 7]; Diciott’anni, pp. 77-78 [← «Il Mattino», LXII, 24, 24 gennaio 1959, p. 7]; Calze colorate, pp. 78-79 [← «Il Mattino», LXII, 59, 28 febbraio 1959, p. 5]; I vecchi Ligne, pp. 80-81 [← «Il Mattino», LXII, 94, 4 aprile 1959, p. 9]; Il cappotto rivoltato, pp. 81-82 [← «Tempo», XXI, 19, 12 maggio 1959, p. 10]; Bellezze, pp. 82-83 [← «Il Mattino», LXII, 143, 24 maggio 1959, p. 10]; Le lodi difficili, pp. 83-84 [← «Tempo», XXI, 21, 26 maggio 1959, p. 18]; Il siluro, pp. 84-85 [← «Tempo», XXI, 21, 26 maggio 1959, p. 18]; Una dedica, p. 86 [← «Il Mattino», LXII, 146, 27 maggio 1959, p. 7]; Umori napoletani, pp. 86-87 [← «Il Mattino», LXII, 149, 30 maggio 1959, p. 7]; Il suggerimento, pp. 87-88 [← «Tempo», XXI, 24, 16 giugno 1959, p. 10]; Progetti ferragostani, pp. 88-89 [← «Il Mattino», LXII, 226, 15 agosto 1959, p. 8]; Le rondini, pp. 89-90 [← «Il Matt ino», LXII, 229, 19 agosto 1959, p. 7]; Le salsicce, p. 90 [← «Il Mattino», LXII, 237, 27 agosto 1959, p. 9]; «Grazie, no», p. 91 [← «Tempo», XXI, 37, 15 settembre 1959, p. 14]; L’autore di «Lolita», p. 92 [← «Il Mattino», LXII, 294, 23 ottobre 1959, p. 7]; La coscienza, p. 93 [← «Il Mattino», LXII, 312, 10 novembre 1959, p. 7]; Il raglio dei senatori, pp. 93-94 [← «Tempo», XX, 33, 12 agosto 1958, p. 10]; Ministri, p. 97 [← «Tempo», XXII, 3, 19 gennaio 1960, p. 8]; Citazioni, p. 97 [← «Il Mattino», LXIII, 17, 17 gennaio 1960, p. 9]; Il portiere di albergo, pp. 97-98 [← «Il Mattino», LXIII, 2 2, 22 gennaio 1960, p. 5]; I “gabinettisti”, p. 98 [← «Tempo», XXII, 4, 26 gennaio 1960, p. 8]; «Tu» e «Lei», p. 99 [← «Il Mattino», LXIII, 30, 30 gennaio 1960, p. 8]; La felicità, p. 99 [← «Il Mattino del lunedì», LXIII, 32, 1° febbraio 1960, p. 12]; Giudizii sui re, p. 100 [← «Tempo», XXII, 6, 9 febbraio 1960, p. 18]; Epigrafi, pp. 100-101 [← «Il Ma ttino del lunedì», LXIII, 60, 29 febbraio 1960, p. 2]; Bellezza e bruttezza, p. 102 [← «Il Mattino», LXIII, 79, 19 marzo 1960, p. 5]; Procedura, pp. 102-103 [← «Tempo», XXII, 14, 2 aprile 1960, p. 18]; Ordinamento professionale, p. 103 [← «Il Mattino», LXIII, 125, 4 maggio 1960, p. 7]; Gli antichi re, pp. 103-104 [← «Il Mattino», LXIII, 132, 11 maggio 1960, p. 7]; Il grido, pp. 104-105 [← «Tempo», XXII, 22, 28 maggio 1960, p. 18]; Gli aranci, p. 105 [← «Il Mattino», LXIII, 155, 3 giugno 1960, p. 10]; La piazza, pp. 105-106 [← «L’Illustrazione italiana», LXXVII, 23, 11 giugno 1950, p. 4]; Troppo bella…, p. 107 [← «Il Mattino», LXIII, 178, 26 giugno 1960, p. 13]; Il dinosauro, pp. 107-108; La finestra illuminata, pp. 108-109 [← «Il Mattino», LXIII, 197, 15 luglio 1960, p. 7]; Le grandi pedate, p. 110 [← «Il Mattino», LXIII, 212, 30 l uglio 1960, p. 7]; Definizione, pp. 110-111 [← «Il Mattino», LXIII, 220, 7 agosto 1960, p. 9]; Rimpianto notturno, pp. 111-112 [← «Il Mattino», LXIII, 227, 14 agosto 1960, p. 9]; L’autobus, p. 112 [← «Tempo», XXII, 33, 13 agosto 1960, p. 8]; Il vecchio Bovio, p. 113 [← «Tempo», XXII, 37, 10 settembre 1960, p. 8]; La potenza del ritmo, pp. 113-114 [← «Il Mattino», LXIII, 260, 17 settembre 1960, p. 8]; Sfumature, p. 115 [← «Il Mattino», LXIII, 268, 25 settembre 1960, p. 14]; Ore napoletane, p. 115 [← «Il Mattino del lunedì», LXIII, 269, 26 settembre 1960, p. 13]; Politica estera, p. 116 [← «Tempo», XXII, 41, 8 ottobre 1960, p. 18]; Il grammofono, p. 116 [← «Il Lavoro», XXXII, 15, 18 gennaio 1934, pp. 12]; La musa segreta, p. 117 [← «Tempo», XXII, 47, 19 novembre 1960, p. 18]; È vero! È vero!, pp. 117-118 [← «Tempo», XXII, 50, 10 dicembre 1960, p. 10]; I principi politici, p. 118 [← «Tempo», XXII, 50, 10 dicembre 1960, p. 10]; Avventure della memoria, pp. 118-120 [← «Il Mattino», LXIII, 355, 23 dicembre 1960, p. 8]; L’esperienza, p. 120 [← «Il Mattino del lunedì», LX, 348, 16 dicembre 1957, p. 11]; Le parole e i fatti, p. 123 [← «Il Mattino del lunedì», LXIV, 9, 9 gennaio 1961, p. 13]; La Patria con la maiuscola, p. 124 [← «Il Mattino», LXIV, 139, 20 maggio 1961, p. 10]; Canzoni, pp. 125-126 [← «Il Mattino», LXXII, 44, 14 febbraio 1963, p. 8]; Filologia, pp. 126-127 [← «Il Mattino», LXIV, 46, 15 febbraio 1961, p. 8]; Due regine, pp. 127-128 [← «Il Mattino del lunedì», LXIV, 51, 20 febbraio 1961, p. 13]; Il dubbio, p. 129 [← «Il Mattino», LXIV, 69, 10 marzo 1961, p. 8]; Vicorotto, pp. 129-130 [← «Il Mattino», LXIV, 88, 29 marzo 1961, p. 8]; Fortuna delle parole, pp. 130-131 [← «Il Mattino», LXIV, 112, 22 aprile 1961, p. 3]; Un ammonimento, p. 132 [← «Il Mattino», LXIV, 105, 15 aprile 1961, p. 10]; Un bruto, pp. 133-134 [← «Il Mattino», LXIV, 106, 16 aprile 1961, p. 15]; La parietaria, pp. 134-135 [← «Il Mattino», LXIV, 124, 5 maggio 1961, p. 8]; Mattinata napoletana, pp. 135-136 [← «Il Mattino», LXIV, 137, 18 maggio 1961, p. 8]; Attico a Mezzocannone, pp. 136-137 [← «Il Matt ino», LXIV, 157, 7 giugno 1961, p. 8]; I misteri di Napoli, pp. 137-138 [← «Il Mattino», LXIV, 158, 8 giugno 1961, p. 8]; Attenzioni regali, p. 138 [← «Tempo», XXIII, 27, 8 luglio 1961, p. 18]; Il monaco di Monza, pp. 138-139 [← «Il Mattino», LXIV, 199, 19 luglio 1961, p. 8]; Tutto spettacolo, p. 140 [← «Il Mattino del lunedì», LXIV, 218, 7 agosto 1961, p. 9]; Appuntamento con l’inverno, pp. 140-141 [← «Il Mattino», LXIV, 227, 17 agosto 1961, p. 8]; Un libro di poesia, pp. 141-143 [← «Il Mattino», LXIV, 244, 3 settembre 1961, p. 13]; Resoconti cinegetici, pp. 143-144 [← «Il Mattino del lunedì», LXIV, 245, 4 settembre 1961, p. 13]; Ricordo di Marpicati, pp. 144-146 [← «Il Mattino», LXIV, 251, 10 settembre 1961, p. 11]; Madre e figlia, p. 146 [← «Il Mattino del lunedì», LXIV, 252, 11 settembre 1961, p. 13]; Ricordi mascagnani, pp. 146-147 [← «Il Mattino», LXIV, 267, 26 settembre 1961, p. 8]; Un parco, pp. 148-149 [← «Il Mattino», LXIV, 272, 1° o ttobre 1961, p. 13]; Le generazioni, pp. 149-150 [← «Il Matt ino», LXIV, 275, 4 ottobre 1961, p. 8]; L’elogio della campagna, pp. 150-151 [← «Il Mattino», LXIV, 276, 5 ottobre 1961, p. 13]; Invettive, p. 152 [← «Il Mattino», LXIV, 279, 8 ottobre 1961, p. 13]; Il testamento di Frassati, pp. 152-153 [← «Il Mattino», LXIV, 291, 20 ottobre 1961, p. 3]; Il maestro del Maestro, pp. 154-155 [← «Il Mattino», LXIV, 310, 8 novembre 1961, p. 1]; Rivoluzioni, p. 155 [← «Tempo», XXIII, 45, 11 novembre 1961, p. 18]; Il vignaiolo francese, pp. 155-156 [← «Il Mattino», LXIV, 327, 25 novembre 1961, p. 10]; Autografo regale, pp. 156-157 [← «Il Mattino», LXIV, 340, 8 dicembre 1961, p. 10]; Un aversano, pp. 157-158 [← «Il Mattino», LXIV, 334, 2 dicembre 1961, p. 7]; Donna Matilde, pp. 161-162 [← «Il Mattino», LXV, 17, 17 gennaio 1962, p. 7]; Il parroco di Beltiglio, pp. 162-163 [← «Il Mattino», LXV, 19, 19 gennaio 1962, p. 7]; Gli inesorabili, p. 164 [← «Tempo», XXIV, 2-3, 20 gennaio 1962, p. 18]; Il cappotto, pp. 164-165 [← «Il Mattino», LXV, 31, 31 gennaio 1962, p. 7]; Risposta al telefono, pp. 165-166 [← «Il Mattino», LXV, 41, 10 febbraio 1962, p. 8]; Il diritto di dormire, p. 166 [← «Il Mattino», LXV, 46, 15 febbraio 1962, p. 7]; L’OAS a Chiaia, p. 167 [← «Tempo», XXIV, 7, 17 febbraio 1962, p. 18]; Ricevimento nuziale, pp. 167-169 [← «Il Mattino», LXV, 51, 20 febbraio 1962, p. 8]; «Delli pari mia…», p. 169 [← «Tempo», XXIV, 9, 3 marzo 1962, p. 6]; «A prescindere…», pp. 169-170 [← «Il Mattino», LXV, 68, 9 marzo 1962, p. 8]; La fama, p. 170 [← «Tempo», XXIV, 12, 24 marzo 1962, p. 18]; La devozione, pp. 170-171 [← «Il Mattino», LXV, 86, 27 marzo 1962, p. 2]; Un Witz viennese, pp. 171-172 [← «Il Mattino», LXV, 119, 29 aprile 1962, p. 13]; L’ultima volta, pp. 172-173 [← «Il Mattino», LXV, 122, 3 maggio 1962, p. 8]; Le belle risposte, p. 174 [← «Il Mattino», LXV, 129, 10 maggio 1962, p. 8]; Un sogno profumato, pp. 174-175 [← «Il Mattino», LXV, 160, 10 giugno 1962, p. 13]; Anniversario, pp. 175-176 [← «Il Mattino», LXV, 171, 23 giugno 1962, p. 8]; Nicola Puthod, pp. 176-177; Liber amicorum, p. 178 [← «Il Mattino», LX, 197, 17 luglio 1957, p. 5]; Memorie di famiglia, p. 179 [← «Il Mattino», LXV, 192, 25 luglio 1962, p. 2]; Un verso, p. 180 [← «Il Mattino», LXV, 210, 14 agosto 1962, p. 8]; Un ragazzino ammodo, pp. 180-181 [← «Il Mattino», LXV, 212, 17 agosto 1962, p. 8]; Teatro all’aperto, pp. 181-182 [← «Il Mattino», LXV, 213, 18 agosto 1962, p. 8]; Rimpianto del castagno, pp. 182-183 [← «Il Mattino del lunedì», LXV, 236, 10 settembre 1962, p. 11]; Esperienze architettoniche, p. 184 [← «Il Mattino», LXV, 240, 14 settembre 1962, p. 8]; I fiori funebri, pp. 184-185 [← «Il Mattino del lunedì», LXV, 250, 24 settembre 1962, p. 13]; Modi di dire, pp. 185-186 [← «Il Mattino», LXV, 254, 28 settembre 1962, p. 9]; I viaggi dei vecchi Papi, p. 186 [← «Tempo», XXIV, 39, 29 settembre 1962, p. 6]; I cannibali di Firenze, pp. 186-187 [← «Tempo», XXIV, 39, 29 settembre 1962, p. 6]; Un fatto doloroso, pp. 187-188 [← «Il Mattino», LXV, 262, 6 ottobre 1962, p. 8]; Il tetto crollato, p. 188 [← «Il Mattino», LXV, 275, 19 ottobre 1962, p. 3]; Niente eufemismi, p. 189 [← «Il Mattino», LXV, 281, 25 ottobre 1962, p. 9]; La “sciantosa” di Russo, pp. 189-190 [← «Il Mattino», LXV, 284, 28 ottobre 1962, p. 11]; Il cartello, pp. 190-191 [← «Il Mattino del lunedì», LXV, 285, 29 ottobre 1962, p. 14]; Ritrattino, pp. 191-192 [← «Il Mattino», LXV, 286, 30 ottobre 1962, p. 8]; La verità ultima, pp. 192193 [← «Il Mattino», LXV, 288, 1° novembre 1962, p. 8]; I morti dimenticati, pp. 193-194 [← «Il Mattino», LXV, 289, 2 novembre 1962, p. 12]; Fortunato Aponte, p. 195 [← «Il Mattino», LXV, 290, 3 novembre 1962, p. 8]; Il trionfo della filosofia, p. 196 [← «Il Mattino del lunedì», LXV, 313, 26 novembre 1962, p. 14]; 15 L’ultimo verde, p. 196 [← «Il Mattino», LXV, 318, 1° dicembre 1962, p. 8]; Ritorsione, pp. 197-198 [← «Il Mattino», LXV, 322, 5 dicembre 1962, p. 10]; “La Dogliotti”, pp. 198-199 [← «Il Mattino», LXV, 323, 6 dicembre 1962, p. 9]; Una gallina avventurosa, pp. 199-200 [← «Il Mattino», LXV, 337, 23 dicembre 1962, p. 11]; «Fanciul di Pirra…», pp. 200-201 [← «Il Mattino», LXV, 340, 28 dicembre 1962, p. 8]; Smaterializzazione, pp. 201-202; La polenta, p. 205 [← «Il Mattino», LXXII, 32, 2 febbraio 1963, p. 8]; Gli alti esempi, pp. 206-207 [← «Il Mattino», LXXII, 49, 19 febbraio 1963, p. 8]; Moda maschile, p. 207 [← «Il Mattino», LXXII, 50, 20 febbraio 1963, p. 8]; Cu cu tio, tio, tio…, pp. 208-209 [← «Il Mattino», LXXII, 52, 22 febbraio 1963, p. 8]; Osservazioni pedagogiche, p. 209 [← «Il Mattino del lunedì», LXXII, 69, 11 marzo 1963, p. 14]; Un anno e un giorno, pp. 210211 [← «Il Mattino», LXXII, 98, 9 aprile 1963, p. 8]; Precisazione, pp. 211-212 [← «Il Mattino», LXXII, 122, 5 maggio 1963, p. 11]; Eterna Italia, p. 212 [← «Il Mattino», LXXII, 138, 21 maggio 1963, p. 3]; Anonimi, pp. 212-213 [← «Il Mattino», LXXII, 147, 30 maggio 1963, p. 8]; Un indizio, pp. 213-214 [← «Il Mattino», LXXII, 152, 4 giugno 1963, p. 8]; Stile pleonastico, pp. 214-215 [← «Il Mattino», LXXII, 153, 5 giugno 1963, p. 3]; «D’ordine del Re…», pp. 215-216 [← «Il Mattino», LXXII, 153, 5 giugno 1963, p. 3]; «Nelle mani di Dio», pp. 216-217 [← «Il Mattino», LXXII, 153, 5 giugno 1963, p. 8]; Oh finalmente, pp. 217-218 [← «Il Mattino del lunedì», LXXII, 158, 10 giugno 1963, p. 12]; I carabinieri e Giolitti, pp. 218-219 [← «Il Mattino», LXXII, 161, 13 giugno 1963, p. 5]; Sor Pacioso, pp. 219-220 [← «Il Mattino», LXXII, 189, 11 luglio 1963, p. 8]; Nonno e nipote, pp. 221-222 [← «Il Mattino», LXXII, 213, 4 agosto 1963, p. 8]; Sempre la paura, pp. 222-223 [← «Il Mattino», LXXII, 266, 27 settembre 1963, p. 8]; Formule consacrate, p. 223 [← «Il Mattino del lunedì», LXXII, 276, 7 ottobre 1963, p. 13]; «Mors», pp. 224-225 [← «Il Mattino», LXXII, 345, 15 dicembre 1963, p. 10]; Discrezione, pp. 225-226 [← «Il Mattino», LXXII, 355, 27 dicembre 1963, p. 5]; Sintesi, p. 226; Certi titoli…, p. 229 [← «Il Mattino», LXXIII, 3, 4 gennaio 1964, p. 8]; L’amore familiare, p. 230 [← «Il Mattino del lunedì», LXXIII, 5, 6 gennaio 1964, p. 13]; Una citazione di De Nicola, pp. 230-231 [← «Tempo», XXVI, 2, 11 gennaio 1964, p. 8]; Il parmigiano e Molière, p. 231 [← «Tempo», XXVI, 3, 18 gennaio 1964, p. 28]; La mia democrazia, p. 232 [← «Tempo», XXVI, 3, 18 gennaio 1964, p. 28]; Nicolini e la domestica, pp. 233-234 [← «Il Mattino», LXXIII, 28, 29 gennaio 1964, p. 8]; Una conferenza, pp. 234235 [← «Il Mattino», LXXIII, 31, 1° febbraio 1964, p. 8]; Saluto a Bocca, pp. 235-237 [← «Il Mattino», LXXIII, 35, 5 febbraio 1964, p. 8]; Incontro con De Gaulle, p. 237 [← «Tempo», XXVI, 6, 8 febbraio 1964, p. 8]; Italietta, p. 238 [← «Il Mattino», LXXIII, 58, 28 febbraio 1964, p. 8]; Un maestro di morale, p. 239 [← «Il Mattino», LXXIII, 62, 3 marzo 1964, p. 8]; Canonizzato dal popolo, p. 240 [← «Tempo», XXVI, 15, 11 aprile 1964, p. 12]; Un destino doloroso, pp. 240-241 [← «Il Mattino del lunedì», 16 LXXIII, 157, 8 giugno 1964, p. 13]; L’acquazzone, pp. 242-243 [← «Il Mattino», LXXIII, 162, 13 giugno 1964, p. 8]; Non era il tipo…, pp. 243-244 [← «Il Mattino», LXXIII, 171, 23 giugno 1964, p. 8]; Il pruno fiorito, pp. 245-246 [← «Il Mattino», LXXIII, 198, 29 luglio 1964, p. 8]; “Le Italie”, pp. 246-247 [← «Il Mattino», LXXIII, 221, 22 agosto 1964, p. 8]; Il vecchio Olivetti, pp. 247-248 [← «Tempo», XXVI, 39, 26 settembre 1964, p. 18]; Il piacere del ritorno, pp. 248-249 [← «Il Mattino», LXXIII, 257, 27 settembre 1964, p. 9]; Il temperino, pp. 250-251 [← «Il Mattino», LXXIII, 271, 11 ottobre 1964, p. 9]; Simpatie, p. 251 [← «Il Mattino», LXXIII, 274, 14 ottobre 1964, p. 8]; Illusioni d’autore, pp. 251-252 [← «Tempo», XXVI, 43, 21 ottobre 1964, p. 14]; La morte, per gioco…, pp. 252-253 [← «Il Mattino», LXXIII, 283, 23 ottobre 1964, p. 8]; Un amico, pp. 253254 [← «Il Mattino», LXXIII, 317, 26 novembre 1964, p. 9]; Un dubbio, p. 254 [← «Tempo», XXVI, 51, 16 dicembre 1964, p. 16]; Un dono, p. 257 [← «Il Mattino», LXXIV, 26, 27 gennaio 1965, p. 8]; I colombi, pp. 257-258 [← «Il Mattino del lunedì», LXXIV, 31, 1° febbraio 1965, p. 13]; Le ultime parole, p. 259 [← «Tempo», XXVII, 7, 17 febbraio 1965, p. 16]; Il valore del tempo, pp. 259-260 [← «Il Mattino», LXXIV, 64, 6 marzo 1965, p. 9]; «Documentum intellige», pp. 260-261 [← «Il Mattino», LXXIV, 65, 7 marzo 1965, p. 9]; Imbarazzi di casa, pp. 261262 [← «Il Mattino», LXXIV, 78, 20 marzo 1965, p. 9]; Il vero autocrate, pp. 262-263 [← «Il Mattino», LXXIV, 106, 17 aprile 1965, p. 9]; L’ippocastano, pp. 263-264 [← «Il Mattino del lunedì», LXXIV, 114, 26 aprile 1965, p. 13]; Lacrymae rerum, pp. 264-265 [← «Il Mattino», LXXIV, 124, 7 maggio 1965, p. 8]; Incontri pericolosi, p. 265 [← «Tempo», XXIII, 23, 10 giugno 1961, p. 6]; Le «mozze», p. 266 [← «Il Mattino», LXXIV, 159, 11 giugno 1965, p. 8]; L’illusione dei padri, p. 267 [← «Tempo», XXVII, 35, 1° settembre 1965, p. 20]; Incontro con Nenni, pp. 267-269 [← «Tempo», XXVII, 48, 1° dicembre 1965, p. 16]; Nostalgie tedesche, pp. 269-270 [← «L’Illustrazione italiana», LXXIV, 40, 5 ottobre 1947, p. XXIV]; La quercia di Goethe, p. 273 [← «Tempo», XXVIII, 4, 26 gennaio 1966, p. 16]; Attenti alle foto!, pp. 273-277 [← «Tempo», XXVIII, 8, 23 febbraio 1966, p. 8]; Il Podestà, pp. 277-278 [← «Tempo», XXVIII, 10, 9 marzo 1966, p. 20]; Una fucilazione al rallentatore, pp. 278-280 [← «Tempo», XXVIII, 11, 16 marzo 1966, p. 29]; Il cervello di Mussolini, p. 280 [← «Tempo», XXVIII, 17, 27 aprile 1966, p. 18]; Il saluto di un polacco, pp. 281-282 [← «Tempo», XXVIII, 19, 11 maggio 1966, p. 28]; L’“Indice”, p. 283 [← «Tempo», XXVIII, 24, 15 giugno 1966, p. 20]; Profilo di un uomo, pp. 283-284 [← «Tempo», XXVIII, 24, 15 giugno 1966, p. 20]. A[19] Giovanni Ansaldo, Escursione in Magna Grecia, a cura di Giuseppe Appella, Roma, Edizioni Della Cometa, [30 luglio] 1997. Contiene: 38, 21 settembre 1956, pp. 454-455; «il Borghese», VII, 39, 28 settembre 1956, p. 507; «L’Illustrazione italiana», LXXXIII, 9, settembre 1956, pp. 16-21, 80 e 86]. Escursione in Magna Grecia, pp. 5-42 [← «il Borghese», IV, 1, 1° gennaio 1953, pp. 3-9]; I Sassi di Matera, pp. 43-58 [← «il Borghese», IV, 9, 1° maggio 1953, pp. 263-266]. A[20] Giovanni Ansaldo, Passeggiata napolitana, con una nota di Atanasio Mozzillo, Sorrento-Napoli, Di Mauro, [dicembre] 1998. Contiene: A[22] Giovanni Ansaldo, Il giornalista di Ciano. Diari 1932-1943, Bologna, il Mulino, [marzo] 2000. A[23] Giovanni Ansaldo, Una vera signora in libreria, con una testimonianza di Gaetano Afeltra, Roma, Benincasa, 2000 [successiva edizione: Milano, Henry Beyle, (febbraio) 2011]. Il sogno e la realtà, pp. 21-33 [← «tuttitalia», vol. Campania I, 44, 29 novembre 1961, pp. 8891]; Passeggiata napolitana, pp. 35-101 [← «tuttitalia», vol. Campania I, 47, 20 dicembre 1961, pp. 198-200; «tuttitalia», vol. Campania I, 48, 27 dicembre 1961, pp. 201-220]. A[21] Giovanni Ansaldo, Corsica l’isola persa, Genova, De Ferrari, [maggio] 1999. ← A[24] Contiene: Dal “Diario” di Giovanni Ansaldo (1924), pp. 19-37 [annotazioni diaristiche relative al primo viaggio in Corsica di Ansaldo comprese tra l’8 e il 21 maggio 1924]; Lettere, pp. 37-40 [si veda la sezione D]; Re Teodoro, pp. 43-62 [← «L’Italiano», IX, 29, novembre 1934, pp. 263275]; Un grande italiano, pp. 63-67 [← «Il Lavoro», XXIII, 84, 8 aprile 1925, p. 1]; Il custode della casa di Napoleone, pp. 68-98 [← «L’Italiano», VII, 16, dicembre 1932, pp. 313330]; Paesaggi sparati col revolver e città mistero, pp. 99-106 [← «La Stampa», LVII I, 153, 27 giugno 1924, p. 5]; “Il mucchio della mala morte”, pp. 107-114 [← «La Stampa», LVIII, 163, 9 luglio 1924, p. 3]; La più fedele colonia di Genova, pp. 115-133 [← «Il Raccoglitore Ligure», II, 3, 20 marzo 1933, pp. 1-5]; “Banditu di l’onore”, pp. 134-143 [← «La Stampa», LX, 237, 5 ottobre 1926, p. 3]; Esilio, pp. 144-148 [← «Il Lavoro», XXII, 127, 28 maggio 1924, p. 3]; Arrivo ad Ajaccio, pp. 151-157 [← «Il Lavoro», XXIX, 271, 14 novembre 1931, pp. 1-2]; La realtà di tutti i giorni, pp. 158-164 [← «Il Lavoro», XXIX, 273, 17 novembre 1931, p. 3]; Passioni e battaglie, pp. 165-172 [← «Il Lavoro», XXIX, 277, 21 novembre 1931, p. 3]; Una perquisizione, pp. 173-176 [← «Il Lavoro», XXIX, 278, 22 novembre 1931, p. 1]; Il banditismo corso, pp. 177-183 [← «Il Lavoro», XXIX, 281, 26 novembre 1931, p. 3]; Grandezze e miserie di un popolo di emigranti, pp. 184-188 [← «Il Lavoro», XXIX, 287, 3 dicembre 1931, p. 3]; Un dramma della coabitazione, pp. 189-193 [← «Il Lavoro», XXIX, 275, 19 novembre 1931, pp. 12]; Un’altra storia di Corsica, pp. 194-197 [← «Il Lavoro», XXIX, 14, 16 gennaio 1931, p. 3]; Il fucile di Ettorri, pp. 198-201 [← «Il Lavoro», XXX, 187, 6 agosto 1932, p. 3]; Corsica ritrovata, pp. 205-210 [← «il Borghese», VII, 37, 14 settembre 1956, pp. 412-413; «il Borghese», VII, 39, 28 settembre 1956, p. 508]; Un saluto da Ajaccio, pp. 211-227 [← «il Borghese», VII, «il Borghese», I, 11, 15 agosto 1950, pp. 350-351. Giovanni Ansaldo, Anni freddi. Diari 1946-1950, Bologna, il Mulino, [novembre] 2003. Contiene: Saluto a Napoli, pp. 442-445 [← «Il Mattino», LIII, 1, 9 aprile 1950, p. 1]. A[25] Giovanni Ansaldo, In viaggio con Ciano, prefazione di Francesco Perfetti, Firenze, Le Lettere, [gennaio] 2005. Contiene: In Spagna con Ciano, pp. 29-53 [← «L’Illustrazione italiana», LXXVII, 6, 12 febbraio 1950, pp. 9-11; «L’Illustrazione italiana», LXXVII, 7, 19 febbraio 1950, pp. 20-21; «L’Illustrazione italiana», LXXVII, 8, 26 febbraio 1950, pp. 21-22]; Ricordo di Moscardò, pp. 55-64 [← «il Borghese», VII, 16, 20 aprile 1956, pp. 617-619]; Perché l’ha scritto, pp. 6581 [← «L’Illustrazione italiana», LXXV, 25, 20 giugno 1948, pp. 865-868]; La vera storia del mobile di Ciano, pp. 83-88 [← «L’ Illustrazione italiana», LXXIV, 36, 7 settembre 1947, p. I]; Mussolini e gli intellettuali, pp. 89-103 [← «L’Illustrazione italiana», LXXV, 12, 21 marzo 1948, pp. 423-426]. A[26] Giovanni Ansaldo, Un tàfano, a cura di Federico Roncoroni, Napoli, Arte tipografica Rossi, [marzo] 2006. ← A[27] «La Stampa», LX, 224, 19 settembre 1926, p. 3. Giovanni Ansaldo, L’ultimo Junker. L’uomo che consegnò la Germania a Hitler, prefazione di Francesco Perfetti, Firenze, Le Lettere, [luglio] 2007. Contiene: 17 Un vecchio signore, pp. 17-22 [← «Il Lavoro», XXX, 205, 28 agosto 1932, pp. 1-2]; L’ultimo degli Junker, pp. 23-31 [← «Il Lavoro», XXXII, 183, 3 agosto 1934, pp. 1-2]; I ritratti di Hindenburg, pp. 32-36 [← «Il Lavoro», XXXIII, 108, 7 maggio 1935, pp. 1-2]; Il segreto di un testamento, pp. 37-42 [← «Il Lavoro», XXXII, 196, 19 agosto 1934, pp. 1-2]; Radio e parlamentarismo, pp. 43-47 [← «Il Lavoro», XXXI, 30, 4 febbraio 1933, pp. 1-2]; Il cugino di Hindenburg, pp. 48-74 [← «il Borghese», IV, 7, 1° aprile 1953, pp. 203-204; «il Borghese», IV, 8, 15 aprile 1953, pp. 237-239; «il Borghese», IV, 9, 1° maggio 1953, pp. 271-273]; La villa all’Ardenza, pp. 75-83 [← «il Borghese», VII, 33, 17 agosto 1956, pp. 260-261]. A[28] Santità di Benares, pp. 332-337 [← «Il Mattino», LXII, 84, 25 marzo 1959, p. 3]; Una giornata movimentata, pp. 362-369 [← «Il Mattino», LXIII, 40, 9 febbraio 1960, p. 1]; Affari e tradizioni, pp. 388-393 [← «Il Mattino», LXIII, 147, 26 maggio 1960, pp. 1-2]; Avventure della memoria, pp. 425-426 [← «Il Mattino», LXIII, 355, 23 dicembre 1960, p. 8]. A[30] Contiene: Anarchici francesi e italiani, pp. 23-53 [← «il Borghese Illustrato», I, giugno 1953, pp. 31-43; «Il Mattino», LXXV, 246, 18 settembre 1966, p. 3]; La mazza animata, pp. 54-79 [← «il Borghese», II, 16, 15 agosto 1951, pp. 484-490]; Il re e l’anarchico, pp. 80-96 [← «il Bo rghese», I, 10, 1° agosto 1950, pp. 293-297]; La maglia d’acciaio, pp. 97-101 [← «Il Mattino», LXXVIII, 57, 28 febbraio 1969, p. 3]; Il picnic degli anarchici, pp. 102-107 [← «Il Mattino», LXXVI, 3, 4 gennaio 1967, p. 3]. Giovanni Ansaldo, L’eroe di Caprera, prefazione di Francesco Perfetti, Firenze, Le Lettere, [febbraio] 2008. Contiene: La “anabasi” di Garibaldi, pp. 23-33 [← «Il Mattino», LXXVIII, 174, 29 giugno 1969, p. 3]; Garibaldi vincitore, pp. 34-40 [← «Il Mattino», LXXVIII, 179, 4 luglio 1969, p. 3]; Cavour e Garibaldi, pp. 41-55 [← «Successo», II, 6, giugno 1960, pp. 28-33]; Garibaldi vecchio, pp. 5677 [← «il Borghese», VI, 17, 29 aprile 1955, pp. 653-657]; L’isola, pp. 78-88 [← «L’Illustrazione italiana», LXXVI, 4, 23 gennaio 1949, pp. 116118 e 142]; Ricordo di donna Clelia, pp. 89-93 [← «Il Mattino», LXXVII, 168, 22 giugno 1968, p. 3]. A[29] Giovanni Ansaldo, Stenografie di viaggio, prefazione di Giuseppe Marcenaro, Torino, Aragno, [febbraio] 2008. [Annotazioni diaristiche relative ai viaggi in Egitto, dal 1° al 28 dicembre 1951 (con il titolo Fuga in Egitto, pp. 29-96), in Germania, dal 18 luglio al 30 luglio 1954 (con il titolo Ritorno in Germania, pp. 99-128), negli Stati Uniti, dal 23 ottobre al 24 novembre 1954 (con il titolo A New York con mio padre, pp. 133-235), in Portogallo, dal 1° al 19 febbraio 1955 (con il titolo Lisbona reale, pp. 253-279), in India, dal 3 al 17 marzo 1959 (con il titolo I misteri della jungla nera, pp. 281-344), in Russia, dal 3 all’11 febbraio 1960 (con il titolo In Russia con Gronchi, pp. 345-379), e in Inghilterra, dal 18 maggio al 2 giugno 1960 (con il titolo Come to England this years, pp. 381-425)]. Contiene inoltre gli articoli: Il consiglio di Fortunatus, pp. 128-132 [← «Il Mattino», LVI, 310, 15 novembre 1953, pp. 12]; Traversata atlantica, pp. 235-251 [← «il Borghese», V, 40, 26 novembre 1954, pp. 653657]; La battaglia contro la miseria, pp. 296302 [← «Il Mattino», LXII, 77, 18 marzo 1959, pp. 1-2]; Maestà di Delhi, pp. 307-311 [← «Il Mattino», LXII, 79, 20 marzo 1959, pp. 1-2]; Crudeltà del Taj Mahal, pp. 316-321 [← «Il Mattino», LXII, 83, 24 marzo 1959, pp. 1-2]; 18 Giovanni Ansaldo, Gli anarchici della Belle Époque, prefazione di Francesco Perfetti, Firenze, Le Lettere, [gennaio] 2010. A[31] Giovanni Ansaldo, Il mare e l’ulivo. Racconti dalla Toscana, prefazione di Giuseppe Marcenaro, Livorno, Debatte, [novembre] 2010. Contiene: Arguta Livorno, pp. 17-29 [← «L’Illustrazione italiana», LXXX, 10, ottobre 1953, pp. 35-42 e 85]; Brevi da Livorno, pp. 31-35 [← Diario napoletano del 1950 (occhiello: Appendice), in «Nuova Storia Contemporanea», XI, 6, novembre-dicembre 2007, p. 94; «Il Mattino», LXI, 361, 31 dicembre 1958, p. 9; «Tempo», XXI, 21, 26 maggio 1959, p. 18; «Il Mattino», LXII, 229, 19 agosto 1959, p. 7; «Il Mattino», LXIV, 267, 26 settembre 1961, p. 8; «Il Mattino», LXV, 41, 10 febbraio 1962, p. 8; «Il Mattino», LXIV, 279, 8 ottobre 1961, p. 13]; Tutti in piazza, pp. 37-41 [← «L’ Illustrazione italiana», LXXV, 8, 22 febbraio 1948, p. 274]; Riandar nel tempo, pp. 4347 [← «Il Tempo», VI, 28, 28 gennaio 1949, p. 3]; La casa delle chiocciole, pp. 49-53 [← «Il Globo», IV, 251, 24 ottobre 1948, p. 3]; Firenze fiorita, pp. 55-60 [← «L’Illustrazione italiana», LXXIV, 21, 25 maggio 1947, p. 434; «L’Illustrazione italiana», LXXIV, 44, 2 novembre 1947, p. 360]; I fantasmi di Luchaire, pp. 61-66 [← «Il Tempo», VII, 26, 26 gennaio 1950, p. 3; «Il Mattino», LXIV, 276, 5 ottobre 1961, p. 13]; Le colpe dei padri, pp. 67-73 [← «Il Libraio», II, 8, 15 agosto 1947, pp. 1-2]; La libreria di Luisa, pp. 75-80 [← «L’Illustrazione italiana», LXXV, 45, 7 novembre 1948, pp. 628629]; Un “villano”, pp. 81-86 [← «Il Libraio», III, 2, 15 febbraio 1948, pp. 1-2]; Le delizie del parlar toscano, pp. 87-91 [← «Il Libraio», III, 10, 15 ottobre 1948, pp. 1-2]; Ambai, pp. 93-98 [← «L’ Illustrazione italiana», LXXV, 10, 7 marzo 1948, pp. 353 e 368-370]; L’asino e le rose, pp. 99-104 [← «Il Libraio», III, 6, 15 giugno 1948, pp. 1-2]; Armi sulla collina, pp. 105-108 [← «L’Illustrazione italiana», LXXVI, 18, 1° maggio 1949, p. 606]; Singsing, pp. 109-113 [← «L’Illustrazione italiana», LXXIX, 11, novembre 1952, pp. 46-49 e 67]; Dafni e Cloe, pp. 115118 [← «Il Mattino», LIV, 334, 5 dicembre 1951, p. 1]; Gli uccelli toscani, pp. 119-125 [← «La lettura del medico», VII, 12, dicembre 1949, pp. 3-12]; L’esperienza del signor Boyer, pp. 127-129 [← «L’Illustrazione italiana», LXXIV, 31, 3 agosto 1947, p. 80]; Passo di addio, pp. 131-133; Così va il mondo, pp. 135-141 [← «il Borghese Illustrato», I, giugno 1953, pp. 43-46]. A[32] Giovanni Ansaldo, Grigioverde, prefazione di Francesco Perfetti, Firenze, Le Lettere, [luglio] 2011. Contiene: Due ragazzi triestini, pp. 15-20 [← «il Borghese», IV, 22, 15 novembre 1953, pp. 676-678]; I primissimi, pp. 21-23 [← «Il Mattino», LXXIII, 220, 21 agosto 1964, pp. 1-2]; Un militare modello, pp. 25-29 [← «Il Libr aio», IV, 4, 15 aprile 1949, pp. 1-2]; Sguardi, pp. 30-33 [← «Tempo», XXVII, 21, 26 maggio 1965, p. 20; «Tempo», XXVII, 22, 2 giugno 1965, p. 16]; Quel 24 maggio, pp. 34-43 [← «Storia Illustrata», II, 5, maggio 1958, pp. 15-21; «Il Mattino», LVIII, 143, 24 maggio 1955, p. 3]; Un italiano in Francia, pp. 44-56 [← «L’Italiano», VIII, 19, aprile 1933, pp. 122-133]; I cinesi di Château Thierry, pp. 57-60 [← «Il Lavoro», XXXI, 269, 12 novembre 1933, pp. 1-2]; I denti d’oro, pp. 61-66 [← «La Stampa», LX, 27, 31 gennaio 1926, p. 3]; “Celta ferox”, pp. 67-72 [← «Il Lavoro», XXVII, 282, 26 novembre 1929, p. 3]; I giorni del Piave, pp. 73-76 [← «Il Mattino», LXI, 165, 15 giugno 1958, p. 1]; Due gesti, pp. 77-81 [← «Il Matt ino», LXXVI, 318, 18 novembre 1967, p. 3]; Intermezzo, pp. 82-85 [← «Il Lav oro», XXII, 268, 7 novembre 1924, p. 1]; La testa più grossa della compagnia, pp. 86-91 [← «L’Italiano», XI, 42-43, giugno-luglio 1936, pp. 113-118]; I denari dei soldati, pp. 92-96 [← «L’Italiano», XI, 4445, agosto-settembre 1936, pp. 178-182]; La «meschina», pp. 97-101 [← «Il Libr aio», IV, 9, 15 settembre 1949, pp. 1-2]; Un principe romano, pp. 102-105 [← «Il Mattino», LIII, 236, 16 dicembre 1950, p. 1]; Ombre, pp. 106-108 [← «Il Mattino», LIII, 204, 5 novembre 1950, p. 1]; L’inventore del Lager, pp. 109-112 [← «Il Mattino», LXXV, 291, 2 novembre 1966, p. 3]; Una birretta a Bad Orb, pp. 113-115 [← «Il Mattino», LXXV, 232, 4 settembre 1966, p. 3]; «Ti ricordi…», pp. 116-118 [← «Il Mattino», LXXV, 322, 3 dicembre 1966, p. 3; «Tempo», XXVIII, 24, 15 giugno 1966, p. 20]; I tre russi, pp. 119-122 [← «Il Mattino», LXXVI, 104, 16 aprile 1967, p. 3]; La reliquia, pp. 123-125 [← «il Borghese», III, 20, 15 ottobre 1952, p. 639]; Congedo, pp. 126-132 [← «il Borghese», III, 20, 15 ottobre 1952, pp. 616-619]. 19 20 B PREFAZIONI, INTRODUZIONI, CONTRIBUTI IN VOLUME B[1] Giovanni Ansaldo, Richiesta di informazioni su Mahatma Gandhi, in Che cos’è l’Inghilterra, Torino, Gobetti, 1924, pp. 47-54. ← B[2] B[5] Francesco Ernesto Morando, Studi di letteratura e di storia, prefazione di Giovanni Ansaldo [con il titolo F. Ernesto Morando, pp. 7-20], Firenze, La Nuova Italia, [5 gennaio] 1937. → Le grandi linee, pp. 233-236 [← «Il Telegrafo», LXII, 298, 16 dicembre 1939, p. 1]; Il momento più alto, pp. 244-247 [← «Il Telegrafo», LXII, 299, 17 dicembre 1939, p. 1]; Il testo e i commenti [← «Il Telegrafo», LXII, 301, 20 dicembre 1939, p. 1]. B[10] «Il Lavoro», XXX, 176, 24 luglio 1932, pp. 1-2. «Il Lavoro», XXX, 85, 8 aprile 1932, pp. 1-2. in versione ridotta e con il titolo L’ultimo cronista del Risorgimento. F. E. Morando, i Mazziniani e i Garibaldini, in «Il Telegrafo», LX, 7, 8 gennaio 1937, p. 3. L’Italia di fronte al conflitto. Discorso del Conte Galeazzo Ciano Ministro degli Affari Esteri 16 dicembre 1939XVIII, con appendice di documenti, seconda edizione accresciuta e illustrata, Milano, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, [27 gennaio] 1940. Contiene: «Il Lavoro», XXVIII, 91, 16 aprile 1930, p. 3. Giovanni Ansaldo, “Terrore antico”, in L’indice. Almanacco critico delle lettere italiane. L’annata letteraria 19311932. Rassegne critiche e antologia, a cura di Gino Saviotti, pp. 95-98. ← B[7] B[9] «Il Lavoro», XXII, 212, 4 settembre 1924, p. 1. Giovanni Ansaldo, [commemorazione di Giustino Fortunato], in In memoria di Giustino Fortunato, Città di Castello, Società Anonima Tipografica «Leonardo da Vinci», [15 marzo] 1933, pp. 4044. ← B[6] Del naturale de’ piemontesi, pp. 34-35 [← «Corriere del Tirreno», LXVIII, 114, 15 maggio 1939, p. 3]; Ispezione alpina, pp. 47-48 [← «Il Telegrafo», LXII, 116, 17 maggio 1939, p. 1]; Pioggia battente, pp. 58-59 [← «Il Telegrafo», LXII, 117, 18 maggio 1939, pp. 1-2]; Elogio dei biellesi, pp. 71-72 [← «Il Telegrafo», LXII, 118, 19 maggio 1939, p. 1]; Il canto sulla roccia, pp. 77-79 [← «Il Telegrafo», LXII, 119, 20 maggio 1939, p. 1]. Angelo Serbati, Questo è quello che io dono al popolo degli esseri, prefazione di Giovanni Ansaldo [pp. II-V], Genova, Tip. Annuari Val, [22 luglio] 1930. ← Il Duce in Piemonte, documentario numero uno a cura del Ministero della Cultura Popolare, Roma-Milano, Tumminelli, 1939. Contiene: «La Stampa», LX, 21, 24 gennaio 1926, p. 3. Giovanni Ansaldo, Memorie ed auspici, in Giustino Fortunato, Pagine e ricordi parlamentari, Firenze, Vallecchi, 1927, vol. II, pp. 320-322. ← B[4] «La Rivoluzione Liberale», III, 13-14, 25 marzo-1° aprile 1924, p. 56. Giovanni Ansaldo, La vocazione, in Anna Kuliscioff. In memoria, Milano, Lazzari, [30 giugno] 1926, pp. 123-132. ← B[3] B[8] Giovanni Ansaldo, Il vincitore, in Legionari di Roma in terra iberica (1936 XIV-1939 XVII), presentazione di S.A.R. Adalberto di Savoia Genova Duca di Bergamo, proemio del comandante la legione volontari d’Italia “Giulio Cesare” luogotenente Eugenio Coselschi, Milano, Sagdos, [aprile] 1940, pp. 185-186. ← B[11] Giovanni Ansaldo, L’avventura di Gordon, in Walter von Hollander, Teresa della montagna, Milano-Verona, Mondadori, [29 maggio] 1940, pp. 83-84. ← B[12] «Il Telegrafo», LXII, 76, 30 marzo 1939, p. 1. «Il Telegrafo», LXIII, 88, 12 aprile 1940, p. 3. Giovanni Ansaldo, La casa di campagna, in Costanzo Ciano. Commemorazione del Duce e dei presidenti del Senato e della Camera dei Fasci, a cura e 23 con prefazione del senatore Angelo Chiarini, Roma, Pinciana, [8 giugno] 1940, pp. 35-42. ← B[13] B[14] Lettere fra la regina Margherita e Marco Minghetti [1882-1886], a cura di Lilla Lipparini, [Introduzione di Giovanni Ansaldo a firma «[Gli Editori]», pp. 1-24], Milano, Longanesi, [20 maggio] 1947. B[18] Cesare Cantù, Il cimitero dell’Ottocento, [introduzione di Giovanni Ansaldo a firma «Gli Editori» e con il titolo Cesare Cantù, pp. 9-50], Milano, Longanesi, [15 febbraio] 1948. «Il Telegrafo», LXII, 152, 28 giugno 1939, pp. 3-4. Giovanni Ansaldo, La primavera che viene…, in Fianco a fianco fino alla vittoria. Il discorso del Duce del 23 febbraio XIX, a cura di V.[inicio] Araldi, Roma, Latium, [15 maggio] 1941, pp. 39-48. ← B[17] «Il Telegrafo», LXIV, 48, 25 febbraio 1941, p. 1. → Pagine sulla guerra alla radio, Firenze, Sansoni, [9 giugno] 1941 [seconda edizione aumentata, Firenze, Sansoni, 1942 (ma 22 dicembre 1941)]. Contiene: Hitler a Compiègne (radiotrasmissione del 23 giugno 1940), pp. 24-28 [← «Corriere del Tirr eno», LXIX, 151, 24 giugno 1940, pp. 1-2]; Italo Balbo nel cielo della gloria (radiotrasmissione del 30 giugno 1940), pp. 29-33 [← «Corriere del Tirreno», LXIX, 157, 1° luglio 1940, p. 3]; Elenco glorioso (radiotrasmissione del 18 luglio 1940), pp. 46-49 [← «Il Telegrafo», LXIII, 172, 19 luglio 1940, p. 3]; Ritorno dell’Italia sugli oceani (radiotrasmissione del 15 settembre 1940), pp. 81-85 [← «Corriere del Tirreno», LXIX, 222, 16 settembre 1940, pp. 1-2]; Il Duce tra i soldati e il popolo (radiotrasmissione del 10 ottobre 1940), pp. 114-118 [← «Il Telegrafo», LXIII, 243, 11 ottobre 1940, p. 1]; I padri (radiotrasmissione del 12 gennaio 1941), pp. 182187 [← «Corriere del Tirreno», LXX, 11, 13 gennaio 1941, pp. 1-2]; Ritorno nelle isole Jonie (radiotrasmissione del 1° maggio 1941), pp. 250-255 [← «Il Telegrafo», LXIV, 105, 2 maggio 1941, pp. 1 e 3]. B[15] Giovanni Ansaldo, Come si arrivò all’intervento, in Due anni di guerra (10 giugno 1940-1942), Roma, Ministero della Cultura Popolare, [giugno] 1942, pp. 77-87. ← B[16] 24 B[19] Antologia della «Rivoluzione Liberale», a cura di Nino Valeri, Torino, De Silva, [9 marzo] 1948. Contiene: Politica e storia. Polemica sul “Manifesto” (III), pp. 34-44 [← «La Rivoluzione Liberale», I, 3, 25 febbraio 1922, pp. 10-11]; Il caso Soffici (ossia la lirica pura sacrificata sull’altare della Patria), pp. 295-308 [← «La Rivoluzione Liberale», II, 36, 20 novembre 1923, pp. 147-148]; Ritratto degli italiani d’oggi, pp. 309-325 [← «La Rivoluzione Liberale», III, 41, 4 novembre 1924, pp. 167-168]; Ojetti imbronciato. Cose mai viste, pp. 326-337 [← «La Rivoluzione Liberale», III, 47, 16 dicembre 1924, p. 191]; Spiegazioni al lettore troppo candido, pp. 338340 [← «La Rivoluzione Liberale», IV, 2, 11 gennaio 1925, p. 8]; Ansaldo: il fascismo come odio piccolo-borghese, pp. 345-362 [← «La Rivoluzione Liberale», I, 30, 19 ottobre 1922, pp. 111-112]; La piccola borghesia analizzata da Ansaldo, pp. 417-422 [← «La Rivoluzione Liberale», II, 18, 12 giugno 1923, p. 75]. B[20] Bernal Diaz del Castillo, La conquista del Messico, traduzione dallo spagnolo di E.[ttore] De Zuani, [introduzione di Giovanni Ansaldo a firma «Gli Editori», pp. 9-40], Milano, Longanesi, [9 giugno] 1948. B[21] La vita di Giovanna d’Arco raccontata da lei stessa, traduzione dal francese di O.[rsola] Nemi e H.[enry] Furst, [Introduzione anonima, ma di Giovanni An- «Il Telegrafo», LXV, 138, 11 giugno 1942, pp. 1 e 4 [ripresa parziale]. Heinrich Hauser, Un tedesco risponde, [Appendice di Giovanni Ansaldo a firma «[Gli Editori]», pp. 289-319], Milano, Longanesi, [28 febbraio] 1947. con lievi modifiche, a firma Giovanni Ansaldo e con il titolo I liberi giudizi di Cesare Cantù (occhiello: Dall’alto seggio della storia; sottotitolo: “Vide con limpidità che per combattere lo straniero, non bastava fare giuramenti e congiure; ma che si trattava, essenzialmente, di essere più su, come intelletto e come operosità, dello straniero”), in «Historia», VII, 65, aprile 1963, pp. 24-33. saldo, pp. 5-8], Milano, Longanesi, [20 luglio] 1950. B[22] Giovanni Ansaldo, La fine del mondo, in Annuario del Liceo Scientifico Statale “Luigi Siciliani” 1953-1954, a cura di Renato Caligiuri, Catanzaro, Scuola Tipografica Sordomuti, [10 settembre] 1954, pp. 115-120. ← B[23] B[24] B[25] B[29] «Il Mattino», LIX, 198, 20 luglio 1956, p. 3. Giuseppe Prezzolini, Il meglio di Giuseppe Prezzolini, prefazione di Giovanni Ansaldo [con il titolo L’uomo sulla terrazza, pp. 9-24], Milano, Longanesi, [10 giugno] 1957. Giovanni Ansaldo, Giosuè Carducci. Il poeta nazionale, in Annuario del Liceo Scientifico Statale “Luigi Siciliani” 1956-1957, a cura di Renato Caligiuri, Catanzaro, Scuola Tipografica Sordomuti, [30 novembre] 1957, pp. 11-18. ← B[30] B[31] «Il Mattino», LX, 47, 16 febbraio 1957, pp. 1-2. Giovanni Ansaldo, [commemorazione di Giovanni Papini], in Papini vivo, Firenze, Vallecchi, 1957, pp. 29-30. ← «L’Illustrazione italiana», LXXXIII, 8, agosto 1956, pp. 49 e 81. «L’Unità» di Gaetano Salvemini, a cura di Beniamino Finocchiaro, Venezia, Neri Pozza, [febbraio] 1958. Contiene: Italia vecchia, pp. 563-566 [← «L’Unità», VIII, 40, 2 ottobre 1919, p. 201]; Crampi allo stomaco, pp. 620-624 [← «L’Unità», IX, 46, 11 n ovembre 1920, p. 187]. B[32] Giovanni Ansaldo, Firenze capitale, in La Nazione nei suoi cento anni (18591959), Bologna, il Resto del Carlino, [luglio] 1959, pp. 209-235. → «Il Mattino», LVIII, 8, 8 gennaio 1955, p. 3. Mario Marconi, Note di viaggio, con una lettera di Giovanni Ansaldo [pp. IX-XVI], 1956. ← B[27] «Corriere di Napoli», pp. 73-74; «Il Mattino», pp. 76-77. Giulio Andreotti, Pranzo di magro per il cardinale, [Prefazione anonima, ma di Giovanni Ansaldo, pp. 9-29], Milano, Longanesi, 1954. Giovanni Ansaldo, “Il primo dei medici”, in Annuario del Liceo Scientifico Statale “Luigi Siciliani” 1954-1955, a cura di Renato Caligiuri, Catanzaro, Scuola Tipografica Sordomuti, [20 settembre] 1955, pp. 13-19. Annuario della stampa italiana 19571958, a cura della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Milano, Garzanti, [6 settembre] 1957. Contiene: «Il Mattino», LVII, 143, 25 maggio 1954, p. 1. Giuseppe Morgavi, Rievocazioni genovesi. Cinque conversazioni di storia nostra tenute alla Società Ligure di Storia Patria in Genova, prefazione di Giovanni Ansaldo [pp. VII-XII], Genova, Bozzi, 1954 [seconda edizione aumentata: Rievocazioni genovesi. Sei conversazioni di storia nostra tenute alla Società Ligure di Storia Patria in Genova, prefazione di Giovanni Ansaldo (identica alla precedente, pp. VII-XIV), Genova, Bozzi, (febbraio) 1961]. ← B[26] B[28] in ICM, pp. 159-190. B[33] Domenico Sorrentino, Voci di Pantelleria, prefazione di G. Ansaldo [pp. 711], Sala Consilina, Cantarella, 1959. B[34] Le riviste di Piero Gobetti, a cura di Lelio Basso e Luigi Anderlini, Milano, Feltrinelli, [marzo] 1961. Contiene: Politica e storia. Polemica sul “Manifesto”, pp. 118-131 (intervento di Ansaldo pp. 123-128) [← «La Rivoluzione Liberale», I, 3, 25 febbraio 1922, pp. 10-11]; O la proporzionale o il polizzino del parroco, pp. 175-183 [← «La Rivoluzione Liberale», II, 21, 3-10 luglio 1923, pp. 8586]; Un rimorso, p. 253 [← «La Rivoluzion e Li- 25 berale», IV, 5, 1° febbraio 1925, p. 22]; Nota alla cronaca, pp. 308-311 [← «La Rivoluzione Liberale», II, 23, 24 luglio 1923, p. 96]; Ceti medi e operai, pp. 540-549 [← «La Rivoluzione Liberale», I, 30, 19 ottobre 1922, pp. 111-112]; La piccola borghesia, pp. 551-554 [← «La R ivoluzione Liberale», II, 18, 12 giugno 1923, p. 75]; “Servirsi della Chiesa”, pp. 554-557 [← «La Rivoluzione Liberale», II, 27, 18 settembre 1923, p. 110]; Il caso Soffici, pp. 558-564 [← «La Rivoluzione Liberale», II, 36, 20 novembre 1923, pp. 147-148]; Affinità elettive, pp. 565-566 [← «La Rivoluzione Liberale», III, 4, 22 gennaio 1924, p. 14]; Grandezza e decadenza del perfetto italiano, pp. 566-587 [← «La Rivoluzione Liberale», III, 6, 5 febbraio 1924, pp. 21-24]; Il re democratico, pp. 588-597 [← «La Rivoluzione Liberale», III, 24, 10 giugno 1924, pp. 9394]; Cose mai viste. Ojetti imbronciato, pp. 601607 [← «La Rivoluzione Liberale», III, 47, 16 dicembre 1924, p. 191]. B[35] Giovanni Ansaldo, Il fascismo e la piccola borghesia tecnica, in Il Fascismo. Antologia di scritti critici a cura di Costanzo Casucci, Bologna, il Mulino, [ottobre] 1961, pp. 206-210. ← B[36] B[37] 26 con lievi modifiche e con il titolo Il Memoriale di Sant’Elena (occhiello: A duecento anni dalla nascita di Napoleone; sottotitolo: Maria Giuseppe Emanuele Augusto Deodato di Las Cases pensava alla posterità – Un ciambellano che prende servizio dopo la caduta del padrone – Le ambizioni e i crucci di un autore separato dalla sua opera – La freschezza dei ricordi in tutti i più minuti particolari della campagna d’Italia – La fortuna di un libro che ha risvegliato il nostro Paese), in «Il Mattino», LXXVIII, 216, 10 agosto 1969, p. 3; con il titolo Napoleone due se- Giovanni Ansaldo, Il patriarca della Grand-Terre, in L’Illustrazione italiana. 90 anni di storia, a cura di Flavio Simonetti, prefazione di Domenico Bartoli, Milano, Garzanti, [21 novembre] 1963, pp. 360-362. ← B[39] «L’Illustrazione italiana», LXXX, 12, dicembre 1953, pp. 57-58. Gruppo Labronico, XXVª mostra d’arte. Casa comunale della cultura – Livorno – 1-30 giugno 1963, [prefazione di Giovanni Ansaldo, pp. 5-7], Livorno, Debatte, [1963]. → a) a firma Giovanni Ansaldo e con il titolo Ricordi, in «Il Mattino», LXXVI, 145, 28 maggio 1967, p. 3. → b) in AL, pp. 57-58. B[40] «Il Mattino», LXIV, 71, 12 marzo 1961, p. 1. Las Cases, Il memoriale di Sant’Elena, introduzione di Giovanni Ansaldo [pp. V-XVII], Roma, Casini, 1962 [successiva edizione, con introduzione (pp. 2334) e cura di Giovanni Ansaldo, Roma, Avanzini e Torraca, (settembre) 1967]. → B[38] «Il Lavoro», XXI, 131, 3 giugno 1923, p. 1. Giovanni Ansaldo, Vita di maestro, in Il conferimento della laurea “honoris causa” in economia ad Epicarmo Corbino. Napoli, 11 marzo 1961, Napoli, Giannini, 1961 [supplemento al n. 1 (anno 1961) della «Rassegna economica»], pp. 51-54. ← coli dopo (occhiello: Si celebrano oggi i duecent’anni dalla nascita del grande corso: attualità di un mito; sottotitolo: La personalità complessa del rivoluzionario divenuto imperatore si rivela per intero nelle pagine famose del «Memoriale di Sant’Elena»: ed è lì che la ritroviamo intatta, così vicina a noi nello sfuggire alle definizioni, nel sottrarsi all’incasellamento di ogni ideologia – L’opera di Las Cases – Dalla campagna d’Italia al triste esilio), in «La Provincia», LXXVII, 190, 15 agosto 1969, p. 3. Giovanni Ansaldo, [“Il Presidente”], in Al servizio del Paese. Cosa hanno scritto del Presidente della Camera Giovanni Leone Iacobelli, Ansaldo, Madia, Mattei, Somma, Tilgher, Della Giovanna, Montanelli, Marotta, Napoli, D’Agostino, [1964], p. 9. ← B[41] Giovanni Ansaldo, Visione di Napoli, in Antonio Segni, a cura di Matteo De Monte, Roma, C.E.I., [25 marzo] 1965, pp. 43-50. ← B[42] «Il Mattino», LX, 215, 4 agosto 1957, p. 1. «Tempo», XXV, 23, 8 giugno 1963, pp. 44-51. Lytton Strachey, Elisabetta e il conte di Essex, traduzione di Marcella Hannau, nota introduttiva di Giovanni Ansaldo [con il titolo Lo specialista delle regine, (1924-1945), con scelta di testi radiofonici a cura di L.[uigi] Parola, Roma, Edizioni Studium, [marzo] 1978. pp. III-VII], Milano, Longanesi, [febbraio] 1966 [seconda edizione]. ← «Il Libraio», IV, 7, 15 luglio 1949, p. 3. Contiene: B[43] ← B[44] «Il Libraio», IV, 11, 15 novembre 1949, p. 3. B[49] Giovanni Ansaldo, Le ventiquattro bellezze della torta pasqualina, in Itinerari della buona tavola 1970. Annuario dell’Accademia Italiana della Cucina, Milano, Artis, [dicembre] 1969, pp. 1422. ← B[45] Mercato nero (radiotrasmissione del 1° aprile 1943), pp. 272-276 [← «Il Telegrafo», LXVI, 79, 2 aprile 1943, pp. 1 e 4]; Auspici di primavera (radiotrasmissione del 21 marzo 1943), pp. 360-364 [← «Corriere del Tirreno», LXXII, 69, 22 marzo 1943, p. 3]. Hilaire Belloc, Napoleone, traduzione di Vezio Melegari, [Presentazione di Giovanni Ansaldo, pp. 5-8], Milano, Longanesi, [ottobre] 1967 [seconda edizione]. ← Contiene: Il «mammismo», pp. 29-35 [← «il Borghese», VII, 50, 14 dicembre 1956, pp. 936-938]; Il cadavere senza pace (a firma Carlo Laderchi), pp. 112-118 [← «il Borghese», II, 18, 15 settembre 1951, pp. 551-553]; Le manette, pp. 359-365 [← «il Borghese», IV, 24, 15 dicembre 1953, pp. 741-743]. «Il Lavoro», XXVIII, 95, 20 aprile 1930, pp. 1-2. [Le scarpe con l’elastico], in Armando Sapori, Armando Sapori ricorda, vol. II, Cose che capitano, Milano-Varese, Cisalpino, [ottobre] 1971. I magnifici anni ’50, prefazione di Mario Tedeschi, Roma, il Borghese, [gennaio] 1979. B[50] «il Borghese», VIII, 14, 5 aprile 1957, pp. 531-533. Giovanni Ansaldo, Richiesta d’autorizzazione, in Il ministro della buona vita. Giolitti e i suoi tempi, presentazione di Giovanni Spadolini, Milano, Longanesi, [febbraio] 1983, pp. XVII-XII. ← B[46] Giovanni Ansaldo, Le ventiquattro bellezze della torta pasqualina, in Ma se ghe penso…, testi di Giovanni Ansaldo, Mario Bettinotti, Costanzo Carbone, Umberto V.[ittorio] Cavassa, Orlando Grosso, Arturo Salucci, Camillo Sbarbaro, album fotografico di Michelangelo Dolcino, Genova, Realizzazioni Grafiche Artigiana, [dicembre] 1972, pp. 923. ← B[47] Giovanni Ansaldo, [radiotrasmissione dell’11 febbraio 1943], in Franco Monteleone, La radio italiana nel periodo fascista. Studio e documenti: 19221945, Venezia, Marsilio, [febbraio] 1976, pp. 354-357. ← B[48] «Il Lavoro», XXVIII, 95, 20 aprile 1930, pp. 1-2. «Il Telegrafo», LXVI, 37, 12 febbraio 1943, pp. 1 e 4. Alberto Monticone, Il fascismo al microfono. Radio e politica in Italia B[51] Giovanni Ansaldo, Un futuro santo borghese, in Marcello Staglieno, Un santo borghese. Pier Giorgio Frassati, Milano, Bompiani, [giugno] 1988, pp. 197-203. ← B[52] «il Borghese», VII, 42, 19 ottobre 1956, pp. 618-619. Giovanni Ansaldo, Genova settecentesca. Appunti storici, in La cultura del sapere. Antologia della «Rivista Ligure» (1870-1917), Genova, Costa & Nolan, [novembre] 1991, pp. 415-423. ← B[53] «Il Libraio», IV, 11, 15 novembre 1949, p. 10. «Rivista ligure di scienze lettere ed arti», XL, 4, luglio-agosto 1913, pp. 207-215. Giovanni Ansaldo, La casa dello studente, in Tullio Cicciarelli, Poesia & politica, Genova, Pirella, [marzo] 1992, pp. 182-186. ← «Il Lavoro», XXXII, 280, 25 novembre 1934, pp. 1-2. 27 ← B[54] [Come vive, come giudica il mondo l’ultima regina di Napoli: Maria Sofia], in Arrigo Petacco, La regina del Sud. Amori e guerre segrete di Maria Sofia di Borbone, Milano, Mondadori, [aprile] 1992, pp. 258-267. ← B[55] B[60] «La Stampa», LVII, 286, 1° dicembre 1923, p. 3. Celeste Galilei, Lettere al padre, [introduzione di Giovanni Ansaldo, pp. 712], Genova, Ecig, [luglio] 1992. Giovanni Ansaldo, Perché Napoli si fa amare, in Carlo Nazzaro, Napoli sempreviva, a cura di Arturo Fratta, con una pagina di Giovanni Ansaldo, Napoli, Edizioni Del Delfino, 2002, pp. 11-14. ← B[61] [Scritto inedito tratto dal Quaderno di letture del 1927]. Gianfranco Merli, Ansaldo e Livorno, Livorno, Belforte, [settembre] 1994. Contiene: B[62] Arguta Livorno, pp. 29-44 [← «L’ Illustrazione italiana», LXXX, 10, ottobre 1953, pp. 35-42 e 85]; Le ampie vie di Livorno, pp. 45-54 [← «Echi d’Italia», VII, 3, 1960, pp. 139-142]; Ricordi, pp. 57-58 [← «Il Mattino», LXXVI, 145, 28 maggio 1967, p. 3]; La mazza animata, pp. 6177 [← «il Borghese», II, 16, 15 agosto 1951, pp. 484-490]; Un uomo e un giornale, pp. 79-81 [← «Il Mattino», LXII, 340, 8 dicembre 1959, p. 3]. B[57] [Giovanni Ansaldo], Due ombre, in Eugenio Montale, Il secondo mestiere. Prose 1920-1979, a cura di Giorgio Zampa, Milano, Mondadori, [giugno] 1996, t. I, pp. 440-443 [erroneamente attribuito a Eugenio Montale]. ← B[58] ← B[59] 28 Giornalismo italiano, vol. II, 19011939, a cura e con un saggio introduttivo di Franco Contorbia, Milano, Mondadori, [settembre] 2007. Il re democratico, pp. 1113-1126 [← «La Riv oluzione Liberale», III, 24, 10 giugno 1924, pp. 93-94]; Il ritorno del Rex, pp. 1411-1420 [← «Il Lavoro», XXXI, 203, 27 agosto 1933, pp. 1-2]; «The King», pp. 1544-1549 [← «Il Telegrafo», LIX, 290, 5 dicembre 1936, p. 3]. B[63] Giornalismo italiano, vol. III, 19391968, a cura e con un saggio introduttivo di Franco Contorbia, Milano, Mondadori, [ottobre] 2009. Contiene: Un maestro di vita, pp. 707-712 [← «Il Mattino», LV, 324, 21 novembre 1952, p. 1]; Riflessioni, pp. 1038-1041 [← «Il Mattino», LXI, 46, 15 febbraio 1958, p. 1]. B[64] Giovanni Ansaldo, Le ventiquattro bellezze della torta pasqualina, in Sergio Rossi, Le ventiquattro bellezze della torta pasqualina. Quattro ricette fondamentali per un capolavoro, Genova, Sagep, [aprile] 2011, pp. 51-61. ← «Il Mattino del lunedì», LIX, 305, 5 novembre 1956, p. 1. Giovanni Ansaldo, «Un vero sardo», in Gianfranco Murtas, Michele Saba, Cagliari, Litotipografia Trudu, [novembre] 1999, pp. 65-66. «Il Libraio», I, 3, 15 settembre 1946, pp. 1-2. Contiene: «Il Lavoro», XXIX, 110, 9 maggio 1931, p. 3. Giovanni Ansaldo, Marx spiegato col ferro e col fuoco, in Eugenio Marcucci, Giornalisti grandi firme, prefazione di Gaetano Afeltra, Roma, RAI, [marzo] 1998, pp. 48-51 [successiva edizione: Giornalisti grandi firme. L’età del mito, presentazione di Gaetano Afeltra, Soveria Mannelli, Rubbettino, (aprile) 2005, pp. 46-48]. «Il Mattino», LXXII, 26, 27 gennaio 1963, p. 3. Stella Nera, Un libraio misantropo, in Tonino Bozzi, Piccola storia di una libreria genovese, Genova, Bozzi, [settembre] 2004, pp. 9-19. ← B[56] «Il Mattino», LX, 275, 4 ottobre 1957, p. 2. B[65] «Il Lavoro», XXVIII, 95, 20 aprile 1930, pp. 1-2. Giovanni Ansaldo, Le dieci bellezze di Carloforte, in Giovanni Panella, Carloforte e i suoi battelli, Sassari, Delfino, [settembre] 2011, pp. 69-77. ← «L’Illustrazione italiana», LXXXII, fascicolo speciale dedicato alla Sardegna, Natale 1955, pp. 98-101. 29 30 C PUBBLICAZIONI IN PERIODICI SOTTOSEZIONE C I (1913-1935) [8] Giovanni Ansaldo, Nazionalisti a congresso, in «Il Cittadino. Gazzetta di Savona», XLV, 116, 23 maggio 1914, p. 1. [9] Giovanni Ansaldo, Guide di Genova antiche e recenti (sottotitolo: (Note bibliografiche)), in «Gazzetta di Genova», LXXXII, 9, 30 settembre 1914, pp. 8-10. [10] Giovanni Ansaldo, La missione di Genova, in «Gazzetta di Genova», LXXXII, 10, 31 ottobre 1914, pp. 1-2. [11] Giovanni Ansaldo, Il nostro regionalismo, in «Gazzetta di Genova», LXXXII, 11, 30 novembre 1914, pp. 12. [12] Giovanni Ansaldo, La forza alemanna, in «Verde e Azzurro della conca d’oro», II, 23, 18 dicembre 1914, pp. 12. 1913 [1] Giovanni Ansaldo, Genova settecentesca. Appunti storici, in «Rivista ligure di scienze lettere ed arti», XL, 4, luglioagosto 1913, pp. 207-215. → [2] [3] in La cultura del sapere. Antologia della «Rivista Ligure» (1870-1917), Genova, Costa & Nolan, [novembre] 1991, pp. 415-423. Giovanni Ansaldo, Soprattutto, sincerità, in «Il Cittadino. Gazzetta di Savona», XLIV, 295, 23 dicembre 1913, pp. 1-2. Giovanni Ansaldo, Una situazione falsa, in «Il Cittadino. Gazzetta di Savona», XLIV, 300, 31 dicembre 1913, pp. 1-2. 1915 1914 [4] [5] Giovanni Ansaldo, Il nostro criterio, in «Il Cittadino. Gazzetta di Savona», XLV, 28, 3 febbraio 1914, pp. 1-2. Giovanni Ansaldo, La nostra emigrazione e l’America del Sud, in «Il Cittadino. Gazzetta di Savona», XLV, 48, 27 febbraio 1914, p. 1. [6] Giovanni Ansaldo, Novatori genovesi (1798-1799) (sottotitolo: Appunti storici), in «Rivista ligure di scienze lettere ed arti», XLI, 1, gennaio-febbraio 1914, pp. 28-41. [7] Ans., Crisi ministeriale, in «Il Cittadino. Gazzetta di Savona», XLV, 58, 12 marzo 1914, p. 1. [13] Giovanni Ansaldo, L’individualismo dei Genovesi, in «Gazzetta di Genova», LXXXIII, 1, 31 gennaio 1915, pp. 1-2. [14] Giovanni Ansaldo, Italia e Serbia, in «Caffaro», XLI, 98, 8 aprile 1915, p. 3. [15] Giovanni Ansaldo, Il possibile mediatore, in «Caffaro», XLI, 105, 16 aprile 1915, p. 3. [16] Giovanni Ansaldo, Il Bombardamento di Genova nel 1684, in «La Liguria Illustrata», III, 3, marzo-aprile 1915, pp. 139-143. [17] Giovanni Ansaldo, Austria e Germania, in «L’Unità», IV, 22, 28 maggio 1915, pp. 690-691. 33 [18] [19] Giovanni Ansaldo, Italia al Brennero!, in «Caffaro», XLI, 159, 10 giugno 1915, p. 5. [28] Giovanni Ansaldo, Il militarismo in Francia e in Italia, in «Il Lavoro», XVII, 333, 6 dicembre 1919, p. 1. 1917 [29] Giovanni Ansaldo, L’invasione e la unità nazionale, in «L’Unità», VI, 48, 29 novembre 1917, p. 307. Giovanni Ansaldo, I combattenti, in «Il Lavoro», XVII, 341, 14 dicembre 1919, p. 3. [30] Giovanni Ansaldo, Il partito della sventura, in «Il Lavoro», XVII, 351, 24 dicembre 1919, p. 1. 1919 [20] [21] [22] [23] Giovanni Ansaldo, L’elegia di Albaro, in «Gazzetta di Genova», LXXXVII, 6, 30 giugno 1919, pp. 4-6. [31] Giovanni Ansaldo, Pensiero e Socialismo, in «Il Lavoro», XVIII, 2, 2 gennaio 1920, p. 1. [32] Giovanni Ansaldo, Liquidazione del sindacalismo, in «Il Lavoro», XVIII, 8, 9 gennaio 1920, p. 1. Giovanni Ansaldo, I combattenti, in «L’Unità», VIII, 29, 17 luglio 1919, pp. 149-150. [33] Giovanni Ansaldo, Scuola e carattere, in «L’Unità», IX, 3, 15 gennaio 1920, pp. 10-11. Giovanni Ansaldo, Le “strade nuove”, in «Gazzetta di Genova», LXXXVII, 9, 30 settembre 1919, pp. 4-7. [34] Giovanni Ansaldo, I consigli di fabbrica, in «Il Lavoro», XVIII, 16, 18 gennaio 1920, p. 1. [35] Giovanni Ansaldo, Caliban e Prospero, in «Il Lavoro», XVIII, 26, 30 gennaio 1920, p. 1. [36] Giovanni Ansaldo, La visione di S.E. Chimienti, in «Il Lavoro», XVIII, 38, 13 febbraio 1920, p. 1. [37] Giovanni Ansaldo, “Panopticon”, in «Il Lavoro», XVIII, 48, 25 febbraio 1920, p. 1. [38] g. a., Un esempio per i democratici, in «Il Lavoro», XVIII, 55, 4 marzo 1920, p. 2. Giovanni Ansaldo, Il pensiero politico di Cesare Balbo, [pubblicato come Appendice n. 1 di] «Il Nuovo Patto», II, 6, giugno 1919, pp. 1-51. → [24] [26] [27] 34 in OL, pp. 136-143. Giovanni Ansaldo, Italia vecchia, in «L’Unità», VIII, 40, 2 ottobre 1919, p. 201. → [25] 1920 in UNI, pp. 563-566. Giovanni Ansaldo, Lettera aperta di un radicale genovese, in «Il Lavoro», XVII, 296, 29 ottobre 1919, p. 3. Giovanni Ansaldo, La Costituente, in «L’Unità», VIII, 48, 27 novembre 1919, p. 234. Giovanni Ansaldo, Il Mezzogiorno e la vittoria del Socialismo, in «Il Lavoro», XVII, 327, 29 novembre 1919, p. 1. [39] [40] [41] [42] Giovanni Ansaldo, Due propagande, in «Il Lavoro», XVIII, 56, 5 marzo 1920, p. 1. [52] Giovanni Ansaldo, Empiastri militari, in «L’Unità», IX, 32, 5 agosto 1920, pp. 131-132. [53] Giovanni Ansaldo, Il progetto Modigliani, in «Il Lavoro», XVIII, 190, 10 agosto 1920, p. 2. Giovanni Ansaldo, Meda, in «Il Lavoro», XVIII, 115, 14 maggio 1920, p. 1. [54] Giovanni Ansaldo, Commenti alla Lega delle Nazioni, in «Il Lavoro», XVIII, 126, 27 maggio 1920, p. 1. Giovanni Ansaldo, Il cavallo e il cavaliere, in «Il Lavoro», XVIII, 192, 12 agosto 1920, p. 1. [55] Giovanni Ansaldo, Moralmente (titolo principale: Tra Russia e Polonia), in «Il Lavoro», XVIII, 197, 18 agosto 1920, p. 1. [56] Giovanni Ansaldo, La ritirata (titolo principale: I russi ripiegano sotto l’avanzata polacca), in «Il Lavoro», XVIII, 201, 22 agosto 1920, p. 1. [57] Giovanni Ansaldo, La trasmissione del comunicato di Lucerna a Cicerin (titolo principale: L’invito alla Russia di precisare le clausole per l’armistizio), in «Il Lavoro», XVIII, 204, 26 agosto 1920, p. 1. [58] Giovanni Ansaldo, Diplomazia bolscevica, in «Il Lavoro», XVIII, 208, 31 agosto 1920, p. 1. [59] Giovanni Ansaldo, Comunismo aristocratico, in «Il Lavoro», XVIII, 213, 5 settembre 1920, p. 1. [60] Giovanni Ansaldo, Confronto, in «Il Lavoro», XVIII, 216, 9 settembre 1920, p. 1. [61] Giovanni Ansaldo, Il sacco di patate, in «Il Lavoro», XVIII, 224, 18 settembre 1920, p. 1. [62] Giovanni Ansaldo, Un po’ di teoria, in «Il Lavoro», XVIII, 228, 23 settembre 1920, p. 1. Giovanni Ansaldo, Le vie di penetrazione, in «Il Lavoro», XVIII, 62, 12 marzo 1920, p. 1. [43] g. a., Pietro Cristofoli, in «Il Lavoro», XVIII, 132, 3 giugno 1920, p. 1. [44] Giovanni Ansaldo, Perché Giolitti ritorna, in «Il Lavoro», XVIII, 140, 12 giugno 1920, p. 1. [45] g. a., Labriola (titolo principale: Due ministri nuovi), in «Il Lavoro», XVIII, 143, 16 giugno 1920, p. 1. [46] Giovanni Ansaldo, I Filistei e i Profeti, in «Il Lavoro», XVIII, 145, 18 giugno 1920, p. 1. [47] Giovanni Ansaldo, Bandiera nera, in «Il Lavoro», XVIII, 156, 1° luglio 1920, p. 1. [48] Giovanni Ansaldo, La vocazione, in «Il Lavoro», XVIII, 163, 9 luglio 1920, p. 1. [49] Giovanni Ansaldo, Giolitti e lo Stato, in «Il Lavoro», XVIII, 170, 17 luglio 1920, p. 1. [50] Giovanni Ansaldo, Dietro ai nomi, in «Il Lavoro», XVIII, 178, 27 luglio 1920, p. 2. [51] Giovanni Ansaldo, L’onore, in «Il Lavoro», XVIII, 180, 29 luglio 1920, p. 1. 35 [63] [73] Giovanni Ansaldo, Incarnazione, in «Il Lavoro», XVIII, 291, 8 dicembre 1920, p. 1. [74] Giovanni Ansaldo, Il mistico agnello (titolo principale: La vicenda di Fiume), in «Il Lavoro», XVIII, 295, 12 dicembre 1920, p. 1. [75] Giovanni Ansaldo, Il sangue dei martiri, in «Il Lavoro», XVIII, 308, 29 dicembre 1920, p. 1. Giovanni Ansaldo, La Repubblica… di Ancona, in «Il Lavoro», XVIII, 233, 29 settembre 1920, p. 1. [64] Giovanni Ansaldo, Epurazione, in «Il Lavoro», XVIII, 246, 14 ottobre 1920, p. 1. [65] Giovanni Ansaldo, Aussenpolitik, in «Il Lavoro», XVIII, 252, 21 ottobre 1920, p. 1. [66] Giovanni Ansaldo, I deputati comunisti, in «Il Lavoro», XVIII, 258, 29 ottobre 1920, p. 1. [67] Giovanni Ansaldo, Crampi di stomaco, in «Il Lavoro», XVIII, 261, 2 novembre 1920, p. 1. 1921 [76] Giovanni Ansaldo, La caduta di Simon Mago, in «Il Lavoro», XIX, 1, 1° gennaio 1921, p. 1. [77] Giovanni Ansaldo, La tattica non basta, in «Il Lavoro», XIX, 10, 12 gennaio 1921, p. 1. Giovanni Ansaldo, Crampi di stomaco, in «L’Unità», IX, 46, 11 novembre 1920, p. 187. [78] Giovanni Ansaldo, Deserto, in «Il Lavoro», XIX, 21, 25 gennaio 1921, p. 1. ← [79] Giovanni Ansaldo, “L’Italia in rissa” (rubrica L’attualità nel libro), in «Il Lavoro», XIX, 33, 8 febbraio 1921, p. 4 [recensione a Francesco Ciccotti, L’Italia in rissa, prefazione di Filippo Turati, Roma, Rassegna internazionale, 1921]. [80] G. A., Sale e Pepe in viaggio, in «Il Lavoro», XIX, 38, 13 febbraio 1921, p. 1. [81] Giovanni Ansaldo, Berlino indifesa (occhiello: Lettere dalla Germania; sottotitolo: (Dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XIX, 40, 16 febbraio 1921, p. 1. [82] Giovanni Ansaldo, La pace russopolacca e il plebiscito in Alta Slesia, in «Il Popolo Romano», XLIX, 41, 17 febbraio 1921, p. 3. → a) in «L’Unità», IX, 46, 11 novembre 1920, p. 187. → b) con il titolo Crampi allo stomaco, in UNI, pp. 620-624. [68] «Il Lavoro», XVIII, 261, 2 novembre 1920, p. 1. [69] Giovanni Ansaldo, Per la ratifica e l’esecuzione del Trattato (sottotitolo: E il re?), in «Il Lavoro», XVIII, 274, 17 novembre 1920, p. 1. [70] Giovanni Ansaldo, Piccola edizione, in «Il Lavoro», XVIII, 278, 21 novembre 1920, p. 1. [71] Giovanni Ansaldo, Politica inglese, in «Il Lavoro», XVIII, 285, 30 novembre 1920, p. 1. [72] Giovanni Ansaldo, Cola o Gianni?, in «Il Lavoro», XVIII, 287, 3 dicembre 1920, p. 1. 36 [83] Teatri berlinesi (rubrica Sale e pepe), in «Il Lavoro», XIX, 44, 20 febbraio 1921, p. 1. [84] Giovanni Ansaldo, Le elezioni prussiane, in «Il Popolo Romano», XLIX, 44, 20 febbraio 1921, p. 3. [85] Giovanni Ansaldo, Rosacroce (occhiello: Lettere dalla Germania; sottotitolo: (Dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XIX, 47, 24 febbraio 1921, p. 1. [86] Giovanni Ansaldo, I disegni della grossa industria tedesca e l’intransigenza di Von Simons, in «Il Popolo Romano», XLIX, 55, 5 marzo 1921, p. 1. [87] G. A., Sale e pepe berlinese, in «Il Lavoro», XIX, 56, 6 marzo 1921, p. 1. [88] Giovanni Ansaldo, Quelli di Potsdam (occhiello: Lettere dalla Germania; sottotitolo: (Dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XIX, 57, 8 marzo 1921, p. 1. [89] G. A., Il ponte sospeso (occhiello: Lettere dalla Germania), in «Il Lavoro», XIX, 59, 10 marzo 1921, p. 1. [90] Giovanni Ansaldo, Potenze occulte (occhiello: L’Intesa contro la Germania), in «Il Lavoro», XIX, 60, 11 marzo 1921, p. 1. [91] Giovanni Ansaldo, I partiti socialisti tedeschi, in «Il Lavoro», XIX, 63, 15 marzo 1921, p. 3. [92] Giovanni Ansaldo, Trusts e propositi delle grandi industrie tedesche (occhiello: Lettere berlinesi), in «Il Popolo Romano», XLIX, 64, 16 marzo 1921, p. 3. [93] Giovanni Ansaldo, La socialdemocrazia dopo le trattative di Londra (sottotitolo: Intervista con l’ex-Cancelliere Hermann Muller), in «Il Popolo Romano», XLIX, 65, 17 marzo 1921, p. 1. [94] Giovanni Ansaldo, Giudici e prigioni (occhiello: Lettere dalla Germania), in «Il Lavoro», XIX, 66, 18 marzo 1921, p. 1. [95] G. A., Nikita buon’anima e il Tesoro imperiale russo, in «Il Lavoro», XIX, 70, 23 marzo 1921, p. 1. [96] Giovanni Ansaldo, Nelle Università germaniche (sottotitolo: (Intervista col ministro prussiano Haenisch)), in «Il Popolo Romano», XLIX, 71, 24 marzo 1921, p. 3. [97] g. a., Sale e pepe berlinese, in «Il Lavoro», XIX, 73, 26 marzo 1921, p. 1. [98] G. A., Dopo il plebiscito dell’Alta Slesia (occhiello: Lettere dalla Germania), in «Il Lavoro», XIX, 75, 29 marzo 1921, p. 1. [99] Giovanni Ansaldo, Fra i comunisti di Sassonia (occhiello: Lettere dalla Germania), in «Il Lavoro», XIX, 79, 2 aprile 1921, p. 1. [100] Giovanni Ansaldo, Le fila dell’intrigo ungherese, in «Il Lavoro», XIX, 82, 6 aprile 1921, p. 1. [101] Giovanni Ansaldo, Pasqua non fiorita (occhiello: Lettere dalla Germania), in «Il Popolo Romano», XLIX, 82, 6 aprile 1921, p. 3. [102] Giovanni Ansaldo, Pacifisti tedeschi (sottotitolo: Discorrendo con Edoardo Bernstein), in «Il Popolo Romano», XLIX, 86, 10 aprile 1921, p. 3. [103] Giovanni Ansaldo, La mediazione americana (occhiello: Lettere dalla Germania), in «Il Lavoro», XIX, 87, 12 aprile 1921, p. 1. 37 [104] [105] [106] [115] G. A., Il conflitto Russo-Georgiano (sottotitolo: Quello che dice l’inviato della Georgia a Berlino), in «Il Lavoro», XIX, 88, 13 aprile 1921, p. 1. G. A., Gli italiani nell’Alta Slesia, in «Il Lavoro», XIX, 112, 13 maggio 1921, p. 4. [116] Giovanni Ansaldo, Le gru di Ibico, in «Il Popolo Romano», XLIX, 91, 16 aprile 1921, p. 3. G. A., Volontari tedeschi e insorti polacchi, in «Il Lavoro», XIX, 113, 14 maggio 1921, p. 4. [117] Giovanni Ansaldo, Il Partito cattolico tedesco ed il nuovo Presidente del Consiglio, in «Il Popolo Romano», XLIX, 97, 23 aprile 1921, p. 2. Giovanni Ansaldo, Il Reichstag (occhiello: Lettere dalla Germania), in «Il Popolo Romano», XLIX, 116, 15 maggio 1921, p. 3. [118] Giovanni Ansaldo, Un colloquio con Korfanthy (occhiello: L’insurrezione nell’Alta Slesia), in «Il Popolo Romano», XLIX, 118, 18 maggio 1921, p. 3. [119] Giovanni Ansaldo, Korfanthy e Le Rond, in «Il Lavoro», XIX, 117, 19 maggio 1921, p. 2. [120] Giovanni Ansaldo, Le Rond e la “gloire coquette”, in «Il Popolo Romano», XLIX, 121, 21 maggio 1921, pp. 1-2. [121] Giovanni Ansaldo, Non un soldato in Alta Slesia, in «Il Lavoro», XIX, 123, 26 maggio 1921, p. 1. [122] Giovanni Ansaldo, Il processo di Lipsia (sottotitolo 1: Contro i colpevoli delle atrocità di guerra; sottotitolo 2: (Nostra corrispondenza particolare)), in «Il Lavoro», XIX, 107, 7 maggio 1921, p. 1. Giovanni Ansaldo, La “ricostruzione” e i sindacati operai tedeschi, in «Il Popolo Romano», XLIX, 125, 26 maggio 1921, p. 3. [123] Giovanni Ansaldo, Il rivale di Guglielmo, in «Il Popolo Romano», XLIX, 109, 7 maggio 1921, p. 3. Giovanni Ansaldo, Serve e padrone, in «Il Lavoro», XIX, 134, 10 giugno 1921, p. 1. [124] Giovanni Ansaldo, Il colpo di mano polacco sull’Alta Slesia, in «Il Lavoro», XIX, 109, 10 maggio 1921, p. 1. Giovanni Ansaldo, Postilla etimologica, in «Il Lavoro», XIX, 138, 15 giugno 1921, p. 1. [125] G. A., Oppeln di notte (occhiello: Impressioni di viaggio), in «Il Lavoro», XIX, 111, 12 maggio 1921, p. 4. G. A., Il poema di Costantino, in «Il Lavoro», XIX, 139, 16 giugno 1921, p. 1. [126] g. a., Baroni antichi e nuovi, in «Il Lavoro», XIX, 143, 21 giugno 1921, p. 1. [107] G. A., Sale e pepe berlinese, in «Il Lavoro», XIX, 98, 24 aprile 1921, pp. 1-2. [108] Giovanni Ansaldo, Morta e sepolta (occhiello: Lettere dalla Germania), in «Il Popolo Romano», XLIX, 101, 28 aprile 1921, p. 3. [109] [110] [111] [112] [113] [114] 38 G. A., Il plebiscito nel Tirolo, in «Il Lavoro», XIX, 103, 30 aprile 1921, p. 1. Giovanni Ansaldo, Studenti e scuole, in «Il Lavoro», XIX, 104, 3 maggio 1921, p. 3. [127] [128] [129] [140] g. a., Da Carlo Alberto all’on. Giunta, in «Il Lavoro», XIX, 145, 23 giugno 1921, p. 1. Giovanni Ansaldo, Foch, in «Il Lavoro», XIX, 192, 17 agosto 1921, p. 1. [141] g. a., Per una protesta di sardi, in «Il Lavoro», XIX, 146, 24 giugno 1921, p. 3. Giovanni Ansaldo, Il bel tenebroso, in «Il Lavoro», XIX, 197, 23 agosto 1921, p. 1. [142] G. A., La disfatta dei principii, in «Il Lavoro», XIX, 204, 31 agosto 1921, p. 1. [143] G. A., L’invasione dei gatti, in «Il Lavoro», XIX, 207, 3 settembre 1921, p. 1. G. A., Sfollamento e… voli, in «Il Lavoro», XIX, 147, 25 giugno 1921, p. 1. [130] G. A., Chiesa, il paladino, in «Il Lavoro», XIX, 150, 29 giugno 1921, p. 1. [131] Giovanni Ansaldo, Il Congresso di Mosca, in «Il Lavoro», XIX, 151, 30 giugno 1921, p. 1. [144] Giovanni Ansaldo, La crisi tedesca, in «Il Lavoro», XIX, 218, 16 settembre 1921, p. 1. [132] G. A., Giolitti francofilo, in «Il Lavoro», XIX, 155, 5 luglio 1921, p. 1. [145] [133] Giovanni Ansaldo, Le antiche case, in «Il Lavoro», XIX, 156, 6 luglio 1921, p. 1. Giovanni Ansaldo, La breccia (occhiello: La commemorazione del XX Settembre), in «Il Lavoro», XIX, 222, 21 settembre 1921, p. 1. [146] G. A., Eulemburg (occhiello: La tavola rotonda), in «Il Lavoro», XIX, 222, 21 settembre 1921, p. 1. [147] G. A., Guardia regia, in «Il Lavoro», XIX, 230, 30 settembre 1921, p. 1. [148] G. A., Improperium, in «Il Lavoro», XIX, 235, 6 ottobre 1921, p. 1. [149] Giovanni Ansaldo, Lo spirito di una mozione (titolo principale: La grande assise si inizierà domani a Milano; occhiello principale: Alla vigilia del XVIII Congresso Socialista), in «Il Lavoro», XIX, 238, 9 ottobre 1921, p. 1. [150] Ansaldo, Impressioni. Alcune dichiarazioni di Turati, in «Il Lavoro», XIX, 239, 11 ottobre 1921, p. 2. [151] G. A., Il fenomeno Lazzari (sottotitolo: (Dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XIX, 242, 14 ottobre 1921, p. 2. [134] Giovanni Ansaldo, Hiro Hito, in «Il Lavoro», XIX, 161, 12 luglio 1921, p. 1. [135] Giovanni Ansaldo, Un discorso…, in «Il Lavoro», XIX, 168, 20 luglio 1921, p. 1. [136] G. A., Città e contado, in «Il Lavoro», XIX, 175, 28 luglio 1921, p. 1. [137] G. A., Il santo manganello, in «Il Lavoro», XIX, 178, 31 luglio 1921, p. 1. [138] G. A., Carità, in «Il Lavoro», XIX, 183, 6 agosto 1921, p. 1. [139] G. A., Lettera a Lloyd George (titolo principale: La Conferenza di Parigi), in «Il Lavoro», XIX, 186, 10 agosto 1921, p. 1. 39 [152] G. A., Il processo Barattieri (occhiello: Episodii di vita italiana), in «Il Lavoro», XIX, 248, 21 ottobre 1921, p. 1. [154] G. A., La chiusura del Congresso Popolare. La collaborazione dei sindacati, in «Il Lavoro», XIX, 251, 25 ottobre 1921, p. 1. Giovanni Ansaldo, La difesa degli assassini (occhiello: Il delitto di via Casaregis), in «Il Lavoro», XIX, 253, 27 ottobre 1921, p. 4. [156] G. A., Dialogo accademico, in «Il Lavoro», XIX, 257, 1° novembre 1921, p. 1. [157] Giovanni Ansaldo, Il culto dei morti (titolo principale: Oggi il popolo italiano depone la salma del Milite Ignoto sull’altare della patria, in Roma), in «Il Lavoro», XIX, 260, 4 novembre 1921, p. 1. [158] Giovanni Ansaldo, L’arca nell’uragano, in «Il Lavoro», XIX, 268, 13 novembre 1921, p. 1. [159] Giovanni Ansaldo, Il fascismo giudicato da un aristocratico, in «Il Lavoro», XIX, 274, 25 novembre 1921, p. 1. [160] [161] [162] 40 Giovanni Ansaldo, L’impero di Robinson, in «Il Lavoro», XIX, 292, 17 dicembre 1921, p. 1. [164] G. A., Asiatica (occhiello: Nuove incognite nel vecchio mondo), in «Il Lavoro», XIX, 298, 24 dicembre 1921, p. 1. G. A., I rapporti commerciali con la Russia, in «Il Lavoro», XIX, 246, 19 ottobre 1921, p. 1. [153] [155] [163] 1922 [165] G. A., A che punto siamo (titolo principale: Mentre si apre il Convegno di Cannes), in «Il Lavoro», XX, 5, 6 gennaio 1922, p. 1. [166] G. A., La giornata (titolo principale: Il Convegno di Cannes abbatte le barriere tra popoli vincitori e popoli vinti. Una conferenza economica a Genova con la partecipazione della Germania e della Russia), in «Il Lavoro», XX, 6, 7 gennaio 1922, p. 1. [167] G. Ansaldo, Parlando con Bonomi, in «Il Lavoro», XX, 7, 8 gennaio 1922, p. 1. [168] G. Ansaldo, La Conferenza in veste da camera (sottotitolo: Lenin viene davvero… – Gesù e Barabba – Briand “rasé”… non soltanto dal suo barbiere – La metafisica degli esperti – Il vermouth del sindaco di Genova), in «Il Lavoro», XX, 8, 10 gennaio 1922, p. 1. [169] G. A., Gli epigoni di Ulisse. Gounaris e Baldazzi, in «Il Lavoro», XX, 11, 13 gennaio 1922, p. 1. [170] Ansaldo, Il primo errore del ministro Bonomi, in «Il Lavoro», XX, 12, 14 gennaio 1922, p. 1. [171] Giovanni Ansaldo, Chantecler invecchiato, in «Il Lavoro», XX, 15, 18 gennaio 1922, p. 1. G. A., La mano… nera, in «Il Lavoro», XIX, 276, 27 novembre 1921, p. 1. G. A., Riflessioni su Washington, in «Il Lavoro», XIX, 278, 1° dicembre 1921, p. 1. G. A., L’Italia annessa al Tirolo, in «Il Lavoro», XIX, 289, 14 dicembre 1921, p. 1. [172] G. A., La montatura di Bologna (occhiello: Episodii di vita italiana), in «Il Lavoro», XX, 23, 27 gennaio 1922, p. 1. [173] G. A., Il profumo di Roma. Riflessioni sul Conclave, in «Il Lavoro», XX, 30, 4 febbraio 1922, p. 1. [174] G. A., L’Italia, l’Islam, la Libia. La voce di un sottufficiale e quella di un ministro, in «Il Lavoro», XX, 33, 8 febbraio 1922, p. 1. [175] [176] G. A., Impressioni e pareri di uno che sa (titolo principale: L’avventura della “Sconto”. Come fu accolto il progetto Gidoni), in «Il Lavoro», XX, 39, 15 febbraio 1922, p. 1. [182] Giovanni Ansaldo, In margine al processo di Torino, in «La Rivoluzione Liberale», I, 6, 26 marzo 1922, pp. 21-22. [183] Giovanni Ansaldo, L’apocalisse di Caillaux, in «Il Lavoro», XX, 77, 1° aprile 1922, p. 1. [184] g. a., La favola del Bestento…, in «Il Lavoro», XX, 85, 11 aprile 1922, p. 3. [185] G. A., Insinuazioni contro Lloyd George, in «Il Lavoro», XX, 117, 19 maggio 1922, p. 1. [186] G. Ansaldo, Fra ceti medi e operai (occhiello: Una analisi necessaria), in «Il Lavoro», XX, 127, 31 maggio 1922, p. 1. Unito ai due articoli successivi Reazione inglese e reazione italiana («Il Lavoro», XX, 129, 2 giugno 1922, p. 1), e I medii ceti e l’Industria («Il Lavoro», XX, 138, 13 giugno 1922, p. 3), è ripubblicato: Giovanni Ansaldo, III (titolo principale: Politica e storia (Polemica sul “Manifesto”)), in «La Rivoluzione Liberale», I, 3, 25 febbraio 1922, pp. 10-11. → a) con il titolo Ceti medi e operai, in «La Rivoluzione Liberale», I, 30, 19 ottobre 1922, pp. 111-112. → a) in RL, pp. 34-44. → b) in RPG, pp. 123-128. [177] Giovanni Ansaldo, Il vecchio artista, in «Il Lavoro», XX, 49, 26 febbraio 1922, p. 1. [178] Giovanni Ansaldo, Dante, le fate, la politica (occhiello: In margine al “De Monarchia”), in «Il Lavoro», XX, 52, 2 marzo 1922, p. 3. [179] G. A., Prinzess Mary (occhiello: Le favole delle figlie dei Re), in «Il Lavoro», XX, 55, 5 marzo 1922, p. 3. [180] [181] Giovanni Ansaldo, “Perché il mondo è povero” di Gino Baldesi, in «Il Lavoro», XX, 62, 15 marzo 1922, p. 1. → b) con il titolo Ansaldo: il fascismo come odio piccolo-borghese, in RL, pp. 345-362. → c) con il titolo Ceti medi e operai, in RPG, pp. 540-549. [187] Giovanni Ansaldo, Note su Veuillot e sulla reazione (rubrica Incontri e scontri), in «La Ronda», IV, 5, maggio 1922, pp. 51-59. [188] Giovanni Ansaldo, Reazione inglese e reazione italiana (occhiello: Una analisi necessaria), in «Il Lavoro», XX, 129, 2 giugno 1922, p. 1. [per la storia editoriale si veda «Il Lavoro», XX, 127, 31 maggio 1922]. [189] Giovanni Ansaldo, La Conferenza di Genova, in «La Rivoluzione Liberale», I, 17, 11 giugno 1922, pp. 63-64 [I parte]. [190] Giovanni Ansaldo, I medii ceti e l’Industria (occhiello: Le conclusioni di Giovanni Ansaldo, Delitto di folla? (occhiello: Il processo di Torino), in «Il Lavoro», XX, 70, 24 marzo 1922, p. 1. 41 una analisi), in «Il Lavoro», XX, 138, 13 giugno 1922, p. 3. [per la storia editoriale si veda «Il Lavoro», XX, 127, 31 maggio 1922]. [191] [192] [193] [194] [195] [196] [197] Giovanni Ansaldo, La Conferenza di Genova, in «La Rivoluzione Liberale», I, 18, 18 giugno 1922, pp. 67-68 [II parte]. Giovanni Ansaldo, La Conferenza di Genova, in «La Rivoluzione Liberale», I, 19, 25 giugno 1922, pp. 73-74 [III parte]. G. A., Politica inglese, in «Il Lavoro», XX, 166, 15 luglio 1922, p. 1. Giovanni Ansaldo, Il regime di Bridau, in «Il Lavoro», XX, 179, 30 luglio 1922, p. 3. [201] G. A., Canova, in «Il Lavoro», XX, 239, 15 ottobre 1922, p. 3. [202] Giovanni Ansaldo, Ceti medi e operai, in «La Rivoluzione Liberale», I, 30, 19 ottobre 1922, pp. 111-112. ← [203] ***, Il Congresso socialista, in «La Rivoluzione Liberale», I, 30, 19 ottobre 1922, pp. 113-114. [204] Giovanni Ansaldo, Gorki, in «Il Lavoro», XX, 246, 24 ottobre 1922, p. 3. [205] G. A., Fascismo e Mezzogiorno, in «Il Lavoro», XX, 248, 26 ottobre 1922, p. 1. La parte conclusiva dell’articolo è ripubblicata: Giovanni Ansaldo, Novità tedesche, in «Il Lavoro», XX, 199, 30 agosto 1922, p. 1. Giovanni Ansaldo, Avvocati e guerrieri (occhiello: Sotto il velame dei partiti), in «Il Lavoro», XX, 205, 6 settembre 1922, p. 1. → → [206] Giovanni Ansaldo, La diplomazia italiana a Genova, in «La Rivoluzione Liberale», I, 26, 10 settembre 1922, pp. 95-97. Giovanni Ansaldo, La crisi dei guerrieri (occhiello: Sotto il velame dei partiti), in «Il Lavoro», XX, 216, 19 settembre 1922, p. 3. [200] Giovanni Ansaldo, Gli avvocati e la democrazia, in «La Rivoluzione Liberale», I, 28, 28 settembre 1922, pp. 105106. 42 con il titolo Sindacalismo fascista, in «La Rivoluzione Liberale», I, 34, 23 novembre 1922, p. 130. G. A., Fascismo e Mezzogiorno, in «La Rivoluzione Liberale», I, 34, 23 novembre 1922, p. 130. ← G. A., Ciò che dicono le rondini. Chanson d’automne, in «Il Lavoro», XX, 211, 13 settembre 1922, p. 1. [199] in «La Rivoluzione Liberale», I, 34, 23 novembre 1922, p. 130. Altri paragrafi dell’articolo sono ripubblicati: [207] [198] «Il Lavoro», XX, 127, 31 maggio 1922, p. 1; «Il Lavoro», XX, 129, 2 giugno 1922, p. 1; «Il Lavoro», XX, 138, 13 giugno 1922, p. 3. «Il Lavoro», XX, 248, 26 ottobre 1922, p. 1. G. A., Sindacalismo fascista, in «La Rivoluzione Liberale», I, 34, 23 novembre 1922, p. 130. ← «Il Lavoro», XX, 248, 26 ottobre 1922, p. 1. [208] G. Ansaldo, Viaggio in Italia, in «La Rivoluzione Liberale», I, 35, 30 novembre 1922, p. 134 [I parte]. [209] G. Ansaldo, Viaggio in Italia, in «La Rivoluzione Liberale», I, 36, 7 dicembre 1922, p. 138 [II parte]. [210] Giovanni Ansaldo, Viaggio in Italia, in «La Rivoluzione Liberale», 38-39, 28 dicembre 1922, p. 148 [III parte]. [219] I conquistatori della Ruhr (sottotitolo: I capi francesi e i loro quartieri generali – “Welsche Tüche” – Le miniere ben custodite – I doganieri di Degoutte (Dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XXI, 37, 13 febbraio 1923, p. 3. [220] La “resistenza passiva” nella Ruhr (sottotitolo: Lo sport nazionale tedesco – “Avventure da romanzi indiani” – Il latte andato a male – La “Flotte du Rhin” e i marinai d’acqua dolce (Dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XXI, 38, 14 febbraio 1923, p. 1. [221] Ultramontano, Il duomo di Colonia e le sentinelle britanniche (occhiello: Il “Lavoro” in Germania; sottotitolo: (Dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XXI, 39, 15 febbraio 1923, p. 3. [222] Ultramontano, I belgi in Aquisgrana (sottotitolo: Una semplice e numerosa occupazione militare – Il “Rathaus” spartito a metà fra belgi e tedeschi – La messa grande del Duomo – L’ultimo beneficio dell’Intesa (Dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XXI, 45, 22 febbraio 1923, p. 1. [223] Aquisgrana (senza i belgi) (sottotitolo: I “tiepidi lavacri” – Differenze fra Enrico l’Uccellatore e Guglielmo II – La corona, lo scettro, il corno da caccia (Dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XXI, 48, 25 febbraio 1923, p. 3. [224] Ultramontano, I bottegai e la baionetta (sottotitolo: Mangio per ordine di Poincaré – I soldati negli Hôtels di Essen – Compratori e provocatori – La razzia delle automobili (Dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XXI, 50, 28 febbraio 1923, p. 1. [225] Ultramontano, Magonza, città di guarnigione (occhiello: Sul Reno contrastato; sottotitolo: (Dal nostro inviato spe- 1923 [211] Giovanni Ansaldo, Viaggio in Italia, in «La Rivoluzione Liberale», II, 1, 11 gennaio 1923, p. 4 [IV parte]. [212] ***, I casi della Regia Guardia, in «La Rivoluzione Liberale», II, 2, 18 gennaio 1923, p. 8. [213] Giovanni Ansaldo, Viaggio in Italia, in «La Rivoluzione Liberale», II, 3, 25 gennaio 1923, p. 12 [V parte]. [214] Giovanni Ansaldo, La democrazia tedesca nel pensiero di Max Weber, in «La Rivoluzione Liberale», II, 4, 1° febbraio 1923, pp. 13-15. [215] Dalla leggenda alla storia (titolo principale: L’accerchiamento militare della Ruhr. La risposta alla nuova violenza francese la daranno i minatori tedeschi; sottotitolo: (Dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XXI, 29, 3 febbraio 1923, p. 1. [216] Aspetti e figure della Ruhr (occhiello: Nella Germania invasa; sottotitolo: (Dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XXI, 33, 8 febbraio 1923, p. 3. [217] Il generale delle espulsioni (sottotitolo: (Dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XXI, 34, 9 febbraio 1923, p. 1. [218] Il militarismo francese inasprisce nella Ruhr. Nuovi mezzi di resistenza del Governo tedesco (sottotitolo: (Dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XXI, 35, 10 febbraio 1923, p. 4. 43 ciale)), in «Il Lavoro», XXI, 52, 2 marzo 1923, p. 3. [226] [227] [228] [229] [230] [231] [232] 44 Ultramontano, Il rimpianto degli americani (occhiello: Il “Lavoro” in Germania; sottotitolo: (Dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XXI, 54, 4 marzo 1923, p. 3. Ultramontano, Quando il marco sale… Manovre di borsa e di ristorante (occhiello: Il Lavoro in Germania; sottotitolo: (Dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XXI, 55, 6 marzo 1923, p. 4. Giovanni Ansaldo, A colpi di “cravache” con spiegazioni… (occhiello: “Colonizzazione” francese sul Reno; sottotitolo: Nostra corrispondenza particolare), in «La Stampa», LVII, 57, 8 marzo 1923, p. 3. [233] Ultramontano, Il nostro carbone della Ruhr. Fra le chiatte e i kipper di Duisburg, in «Il Lavoro», XXI, 69, 22 marzo 1923, p. 1. [234] Giovanni Ansaldo, L’attentato contro il separatista Smeets (sottotitolo: (Dal nostro inviato speciale)), in «La Stampa», LVII, 74, 28 marzo 1923, p. 3. [235] Ultramontano, I mangiatori di prussiani (sottotitolo: Gli Urfranken e il loro giuramento – L’attentato contro Smeets – Il separatismo di Smeets e la sua pretesa spontaneità – Gli agenti francesi all’opera (Dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XXI, 75, 29 marzo 1923, p. 3. [236] Ultramontano, Le idee di un “traditore” (occhiello: Il “Lavoro” in Germania; sottotitolo: Gli antiprussiani della Renania – Il riordinamento territoriale del Reich – Dorten e i suoi propositi (Dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XXI, 77, 31 marzo 1923, p. 3. [237] Ultramontano, La casa dell’eroe Beethoven (Intermezzo quasi musicale), in «Il Lavoro», XXI, 78, 1° aprile 1923, p. 3. [238] Ultramontano, Pasqua di sangue nella Ruhr (sottotitolo: Il Legato papale – Le lavagne della stazione – Fanfare e sirene – Come si arrivò all’eccidio di Krupp – Tre scudisciate (Dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XXI, 81, 5 aprile 1923, p. 3. [239] Giovanni Ansaldo, Gli operai della Ruhr (occhiello: Dopo il massacro di Essen; sottottitolo: Nostra corrispondenza particolare), in «La Stampa», LVII, 81, 5 aprile 1923, p. 3. [240] Ultramontano, Perché la Renania resiste (sottotitolo: Come i francesi vedono la Renania – I vignaioli di Heine – Gross Duisburg – Un’altra scoperta della Commissione di Coblenza: la politica prussiana dei canali fluviali – Un Ultramontano, La guardia al Reno (occhiello: Sul fiume contrastato; sottotitolo: (Dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XXI, 63, 15 marzo 1923, p. 3. Ultramontano, Frusta e zuccherini nel Palatinato (occhiello: “Il Lavoro” in Germania; sottotitolo: Secondo gli imperatori morti, questa è Germania – Secondo i generali vivi, è mezza Francia – La opinione del sacrestano del duomo di Spira), in «Il Lavoro», XXI, 66, 18 marzo 1923, p. 3. Ultramontano, Il “nostro” carbone della Ruhr. Donde viene, come viene, quanto ne viene (sottotitolo: (Dal nostro inviato speciale in Germania)), in «Il Lavoro», XXI, 67, 20 marzo 1923, p. 1. Giovanni Ansaldo, Borgomastri e Principi dinanzi ai Consigli di Guerra francesi (sottotitolo: (Dal nostro inviato speciale)), in «La Stampa», LVII, 67, 20 marzo 1923, p. 3. po’ tardi!... (Dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XXI, 82, 6 aprile 1923, p. 1. ← [249] [241] [242] [243] [244] [245] Giovanni Ansaldo, La Sarre vista di scorcio (sottotitolo: (Dal nostro inviato speciale)), in «La Stampa», LVII, 88, 13 aprile 1923, p. 3. G. A., La frusta teatrale (sottotitolo: Dove si parla di Zacconi, della Melato, di De Sanctis, di Gandusio, e di un critico), in «Il Lavoro», XXI, 112, 12 maggio 1923, p. 3. G. A., L’ultimo diamante, in «Il Lavoro», XXI, 121, 23 maggio 1923, pp. 12. → [246] [247] [248] → b) con il titolo La piccola borghesia analizzata da Ansaldo, in RL, pp. 417-422 [vers. a)]. → c) con il titolo La piccola borghesia, in RPG, pp. 551-554 [vers. a)]. → d) in versione ridotta, a firma Giovanni Ansaldo e con il titolo Il fascismo e la piccola borghesia tecnica, in Il Fascismo. Antologia di scritti critici a cura di Costanzo Casucci, Bologna, il Mulino, [ottobre] 1961, pp. 206-210. [250] Giovanni Ansaldo, I colloqui di Metternich, in «La Rivoluzione Liberale», II, 17, 5 giugno 1923, pp. 69-71. [251] G. A., Franche parole su un abile discorso, in «Il Lavoro», XXI, 137, 10 giugno 1923, p. 1. [252] Giovanni Ansaldo, La piccola borghesia, in «La Rivoluzione Liberale», II, 18, 12 giugno 1923, p. 75. a firma Giovanni Ansaldo, in «La Rivoluzione Liberale», II, 16, 29 maggio 1923, p. 66. G. A., L’apocalissi di Spengler (occhiello: Un profeta è salito sui tetti…), in «Il Lavoro», XXI, 122, 24 maggio 1923, p. 3. G. A., Il museo dei cuochi (sottotitolo: Gli obbrobri della cucina tedesca – Il cuoco di Guglielmo I – La più grande collezione di “menu” – I gusti delle Corti di Europa), in «Il Lavoro», XXI, 125, 27 maggio 1923, p. 3. Giovanni Ansaldo, L’ultimo diamante, in «La Rivoluzione Liberale», II, 16, 29 maggio 1923, p. 66. G. A., La piccola borghesia e un suo critico (occhiello: Tra la politica e la vita), in «Il Lavoro», XXI, 131, 3 giugno 1923, p. 1. → a) in versione ridotta, a firma Giovanni Ansaldo, privo dell’occhiello e con il titolo La piccola borghesia, in «La Rivoluzione Liberale», II, 18, 12 giugno 1923, p. 75. Ultramontano, Il figlio unico della Società delle Nazioni (sottotitolo: Lo sciopero dei minatori della Sarre – I rimedii del signor Drault: 5000 soldati francesi – Il trattato di Versailles applicato nei conti della trattoria – Il figlio unico è trattato… come un figlio bastardo), in «Il Lavoro», XXI, 91, 17 aprile 1923, p. 3. G. A., Krupp von Bohlen, in «Il Lavoro», XXI, 111, 11 maggio 1923, p. 1. «Il Lavoro», XXI, 121, 23 maggio 1923, pp. 1-2. ← «Il Lavoro», XXI, 131, 3 giugno 1923, p. 1. [253] G. A., Balletto russo, in «Il Lavoro», XXI, 142, 16 giugno 1923, pp. 1-2. [254] G. A., Regime plebiscitario, in «Il Lavoro», XXI, 143, 17 giugno 1923, p. 1. → [255] il paragrafo conclusivo dell’articolo è ripubblicato, a firma Giovanni Ansaldo e sotto il titolo principale Postille, in «La Rivoluzione Liberale», II, 20, 26 giugno 1923, p. 82. Giovanni Ansaldo, Esortazione al pessimismo, in «La Rivoluzione Liberale», II, 19, 19 giugno 1923, p. 77. 45 [256] g. a., Von Unruh: Patria e libertà (titolo principale: In Libreria), in «Il Lavoro», XXI, 148, 23 giugno 1923, p. 3. [257] G. A., La proporzionale ci aspetta!, in «Il Lavoro», XXI, 149, 24 giugno 1923, p. 1. [258] Giovanni Ansaldo, Regime plebiscitario (titolo principale: Postille), in «La Rivoluzione Liberale», II, 20, 26 giugno 1923, p. 82. ← [259] «Il Lavoro», XXI, 143, 17 giugno 1923, p. 1. Giovanni Ansaldo, L’armata della Madelon (occhiello: Studi sulla Francia), in «La Rivoluzione Liberale», II, 20, 26 giugno 1923, p. 83. [260] G. A., Americanismo e fascismo, in «Il Lavoro», XXI, 155, 1° luglio 1923, p. 1. [261] Giovanni Ansaldo, O la proporzionale o il polizzino del parroco, in «La Rivoluzione Liberale», II, 21, 3-10 luglio 1923, pp. 85-86. → G. A., “Gentiluomo di Piemonte”, in «Il Lavoro», XXI, 167, 15 luglio 1923, p. 3. [263] Giovanni Ansaldo, Cittadini o gladiatori?, in «La Rivoluzione Liberale», II, 22, 17 luglio 1923, p. 89. [264] G. A., Gli errori dell’opposizione, in «Il Lavoro», XXI, 169, 18 luglio 1923, p. 1. [265] Giovanni Ansaldo, La fine di un demagogo, in «La Rivoluzione Liberale», II, 23, 24 luglio 1923, pp. 93-94. Nota alla cronaca, in «La Rivoluzione Liberale», II, 23, 24 luglio 1923, p. 96. → 46 G. A., Il segreto del regime, in «Il Lavoro», XXI, 175, 25 luglio 1923, p. 1. [268] G. A., Lucera (occhiello: Un episodio), in «Il Lavoro», XXI, 185, 5 agosto 1923, p. 1. [269] G. A., L’erede, in «Il Lavoro», XXI, 191, 12 agosto 1923, p. 1. [270] Giovanni Ansaldo, La mia letteradenunzia alla Regina di Romania, in «La Stampa», LVII, 192, 14 agosto 1923, p. 3. [271] G. A., “Salon Cassirer” (titolo principale: La mobilitazione degli excancellieri: Wirth va in Russia; occhiello principale: Faticoso ristabilimento dell’ordine in Germania; sottotitolo principale: La politica antieuropea di Poincaré ha trovato finalmente un avversario), in «Il Lavoro», XXI, 195, 17 agosto 1923, p. 1. [272] Giovanni Ansaldo, Strasburgo (occhiello: Profili di città), in «La Stampa», LVII, 196, 18 agosto 1923, p. 3. [273] G. A., Un fatto singolare, in «Il Lavoro», XXI, 197, 19 agosto 1923, pp. 1-2. [274] G. A., Gli inconvenienti della maniera forte, in «Il Lavoro», XXI, 198, 21 agosto 1923, p. 1. [275] G. A., La portata di un Convegno (titolo principale: Oggi si inizia a Milano il Convegno confederale che deciderà sulla posizione della Confederazione di fronte al Governo), in «Il Lavoro», XXI, 200, 23 agosto 1923, p. 1. [276] G. A., Dove sono i conservatori?, in «Il Lavoro», XXI, 208, 1° settembre 1923, p. 2. in RPG, pp. 175-183. [262] [266] [267] in RPG, pp. 308-311. [277] [278] [279] Giovanni Ansaldo, La casa di Carlotta (occhiello: Itinerari goethiani), in «La Stampa», LVII, 210, 4 settembre 1923, p. 3. G. A., La processione, com’io la vidi, in «Il Lavoro», XXI, 218, 13 settembre 1923, p. 3. [287] Giovanni Ansaldo, Protetto dai reticolati von Kahr domina la situazione bavarese (sottotitolo 1: Una dichiarazione di Ludendorff – L’arresto di Hitler; sottotitolo 2: (Dal nostro inviato speciale)), in «La Stampa», LVII, 270, 13 novembre 1923, p. 1. [288] Giovanni Ansaldo, Mussolinismo, in «La Rivoluzione Liberale», II, 35, 13 novembre 1923, p. 141. [289] Giovanni Ansaldo, Il nostro inviato speciale a colloquio con Ludendorff, in «La Stampa», LVII, 271, 14 novembre 1923, p. 5. [290] Giovanni Ansaldo, Verso un riaccostamento Kahr-Ludendorff-Ehrhard contro Berlino? (sottotitolo: (Dal nostro inviato speciale)), in «La Stampa», LVII, 272, 15 novembre 1923, p. 1. [291] Giovanni Ansaldo, Commosso appello del Governo bavarese al Palatinato scisso dalla madre patria (sottotitolo 1: A colloquio con Ehrhardt – Ripresa antisemita a Monaco; sottotitolo 2: (Dal nostro inviato speciale)), in «La Stampa», LVII, 273, 16 novembre 1923, pp. 1-2. [292] Giovanni Ansaldo, L’antimarxista Von Kahr (sottotitolo: Nostra corrispondenza speciale), in «Il Lavoro», XXI, 274, 20 novembre 1923, p. 3. [293] Giovanni Ansaldo, Il caso Soffici (ossia la lirica pura sacrificata sull’altare della patria), in «La Rivoluzione Liberale», II, 36, 20 novembre 1923, pp. 147148. in RPG, pp. 554-557. Giovanni Ansaldo, Politica e tori (Variazioni su una gita in Spagna), in «La Rivoluzione Liberale», II, 30, 9 ottobre 1923, pp. 121-122. [281] G. A., I giudizi degli stranieri, in «Il Lavoro», XXI, 250, 21 ottobre 1923, p. 1. [282] G. A., Orgoglio operaio (titolo principale: La Germania è sicura della fedeltà renana. I separatisti isolati negli edifici pubblici, sotto la protezione francese), in «Il Lavoro», XXI, 256, 28 ottobre 1923, p. 1. [283] G. A., Contro gli “uomini savi”, in «Il Lavoro», XXI, 260, 2 novembre 1923, p. 1. [284] Giovanni Ansaldo, Il caso Soffici, ovvero: “Rivogliamo la vacca!”, in «Il Lavoro», XXI, 260, 2 novembre 1923, p. 3. → a) con lievi modifiche e con il titolo Il caso Soffici (ossia la lirica pura sacrificata sull’altare della patria), in «La Rivoluzione Liberale», II, 36, 20 novembre 1923, pp. 147-148. → b) con il titolo Il caso Soffici (ossia la lirica pura sacrificata sull’altare della Patria), in RL, pp. 295-308 [vers. a)]. → c) con il titolo Il caso Soffici, in RPG, pp. 558-564 [vers. a)]. [285] Giovanni Ansaldo, Le giornate di Monaco descritte dal nostro inviato speciale, in «La Stampa», LVII, 269, 11 novembre 1923, p. 6. Giovanni Ansaldo, “Servirsi della Chiesa”, in «La Rivoluzione Liberale», II, 27, 18 settembre 1923, p. 110. → [280] [286] G. A., La puzza del negro, in «Il Lavoro», XXI, 264, 7 novembre 1923, p. 3. ← «Il Lavoro», XXI, 260, 2 novembre 1923, p. 3. 47 [294] Giovanni Ansaldo, L’artista del putsch (sottotitolo: (Nostra corrispondenza speciale)), in «Il Lavoro», XXI, 275, 21 novembre 1923, p. 3. [295] G. A., Valuta, in «Il Lavoro», XXI, 280, 25 novembre 1923, p. 3. [296] Giovanni Ansaldo, Il particolarismo bavarese (titolo principale: Vita internazionale), in «La Rivoluzione Liberale», II, 37, 27 novembre 1923, p. 152. [297] G. A., Contorsioni, in «Il Lavoro», XXI, 282, 28 novembre 1923, p. 1. [298] Giovanni Ansaldo, La distribuzione della zuppa ovvero la fondazione di una repubblica (titolo principale: Scene e figure della Germania d’oggi), in «La Stampa», LVII, 283, 28 novembre 1923, p. 3. [299] Giovanni Ansaldo, I lanzichenecchi del separatismo renano (sottotitolo: (Dal nostro inviato speciale)), in «La Stampa», LVII, 284, 29 novembre 1923, p. 3. [300] Giovanni Ansaldo, Come vive, come giudica il mondo l’ultima regina di Napoli: Maria Sofia, in «La Stampa», LVII, 286, 1° dicembre 1923, p. 3. → a) con il titolo Come e dove vive l’ultima Regina di Napoli: Maria Sofia, in «Il Giorno», XX, 296, 13-14 dicembre 1923, p. 3. → b) privo di titolo, in Arrigo Petacco, La regina del Sud. Amori e guerre segrete di Maria Sofia di Borbone, Milano, Mondadori, [aprile] 1992, pp. 258-267. → c) in ICM, pp. 133-142. [301] [302] 48 Giovanni Ansaldo, La repubblica dei generali (sottotitolo: Sistemi di governo e costumi del Messico), in «Il Lavoro», XXI, 287, 4 dicembre 1923, p. 3. G. A., Luciano Magrini (occhiello: Nel giornalismo italiano), in «La Rivoluzione Liberale», II, 39, 11 dicembre 1923, p. 159. [303] Giovanni Ansaldo, Come e dove vive l’ultima Regina di Napoli: Maria Sofia, in «Il Giorno», XX, 296, 13-14 dicembre 1923, p. 3. ← [304] «La Stampa», LVII, 286, 1° dicembre 1923, p. 3. Giovanni Ansaldo, Un vile libellista ossia: l’utilità della censura, in «Il Lavoro», XXI, 296, 14 dicembre 1923, p. 3. → con il titolo Un vile libellista, in «La Rivoluzione Liberale», III, 30, 22 luglio 1924, pp. 121-122. [305] G. A., In libreria, in «Il Lavoro», XXI, 301, 20 dicembre 1923, p. 3 [recensione a Roberto Suster, La Germania repubblicana, prefazione di Benito Mussolini, Milano, Alpes, 1923; Elsa Roncali, Theodor Storm, Genova, Tipografia del Commercio, 1923]. [306] Giovanni Ansaldo, Un dialogo su Caffaro ovvero: del genovesismo, in «Il Lavoro», XXI, 306, 27 dicembre 1923, p. 3. → in OL, pp. 14-21. 1924 [307] G. A., L’ultima di Gentile, in «Il Lavoro», XXII, 3, 3 gennaio 1924, p. 1. [308] Giovanni Ansaldo, Mahatma Gandhy e gli inglesi in India, in «Il Lavoro», XXII, 4, 4 gennaio 1924, p. 3. [309] G. A., Il filo d’oro, in «Il Lavoro», XXII, 6, 6 gennaio 1924, p. 1. [310] Giovanni Ansaldo, La Prussia e il federalismo, in «La Rivoluzione Liberale», III, 1-2, 1°-8 gennaio 1924, pp. 1-3. [311] G. A., Il borgo delle cornacchie socialiste ovvero l’esperienza della Sassonia, in «La Rivoluzione Liberale», III, 1-2, 1-8 gennaio 1924, p. 5. [312] G. A., Roma e Londra, in «Il Lavoro», XXII, 10, 11 gennaio 1924, p. 1. [313] Giovanni Ansaldo, Petizione al senato per il ripristino dei combattimenti di gladiatori, in «La Rivoluzione Liberale», III, 3, 15 gennaio 1924, pp. 11-12. [314] [315] [316] Giovanni Ansaldo, Il sultano bianco, in «Il Lavoro», XXII, 14, 16 gennaio 1924, p. 3. Le vittime del bel tenebroso, in «La Rivoluzione Liberale», III, 4, 22 gennaio 1924, pp. 13-14. [318] [319] [320] [321] in RPG, pp. 565-566. in RPG, pp. 566-587. [323] G. A., Wilson, in «Il Lavoro», XXII, 32, 6 febbraio 1924, p. 1. [324] La storia e la vita, in «Il Lavoro», XXII, 38, 13 febbraio 1924, p. 3. [325] Giovanni Ansaldo, L’avventura di un filosofo, in «Il Lavoro», XXII, 41, 16 febbraio 1924, p. 3. [326] G. A., Delizie scolastiche (sottotitolo: La Diocesi), in «La Rivoluzione Liberale», III, 8, 19 febbraio 1924, p. 30. ← «Il Lavoro», XXII, 30, 3 febbraio 1924, p. 1. [327] G. A., Il tramonto di Prezzolini, in «Il Lavoro», XXII, 45, 21 febbraio 1924, p. 3. [328] G. A., Delizie indigene, in «Il Lavoro», XXII, 47, 23 febbraio 1924, p. 3. Giovanni Ansaldo, L’offensiva contro Lutero, in «Conscientia», III, 4, 26 gennaio 1924, [p. 1]. [329] Giovanni Ansaldo, La scuola dei giornalisti, in «Il Lavoro», XXII, 48, 24 febbraio 1924, p. 1. Giovanni Ansaldo, Le esperienze tipografiche di un giornalista, in «La tipografia è un’arte», numero unico, gennaio 1924, pp. 17-18. [330] G. A., Gambe in fuori a destra… (occhiello: Le gioie dell’educazione fisica), in «Il Lavoro», XXII, 55, 4 marzo 1924, p. 3. Giovanni Ansaldo, Una vita di papalino (Dedicato ai professori universitari d’Italia), in «Il Lavoro», XXII, 28, 1° febbraio 1924, p. 3. [331] Giovanni Ansaldo, L’ingegnere Rossetti, in «La Rivoluzione Liberale», III, 10, 4 marzo 1924, pp. 39-40. [332] Giovanni Ansaldo, Il bagno caldo, in «La Stampa», LVIII, 57, 6 marzo 1924, p. 3. [333] Giovanni Ansaldo, Lo sport nella scuola dei chierici, in «Conscientia», III, 10, 8 marzo 1924, [p. 2]. Giovanni Ansaldo, Un re modello, in «Il Lavoro», XXII, 21, 24 gennaio 1924, p. 3. G. A., Birrocrazia gentiliana, in «Il Lavoro», XXII, 30, 3 febbraio 1924, p. 1. → [322] → ***, Affinità elettive, in «La Rivoluzione Liberale», III, 4, 22 gennaio 1924, p. 14. → [317] voluzione Liberale», III, 6, 5 febbraio 1924, pp. 21-24. la seconda parte dell’articolo è ripubblicata, con il titolo Delizie scolastiche (sottotitolo: La Diocesi), in «La Rivoluzione Liberale», III, 8, 19 febbraio 1924, p. 30. Giovanni Ansaldo, Grandezza e decadenza del perfetto italiano, in «La Ri49 [334] Giovanni Ansaldo, A. M. Trucco fondatore dell’Hallesismo (occhiello: La vita di un “progettista”), in «Il Lavoro», XXII, 64, 14 marzo 1924, p. 3. [335] Giovanni Ansaldo, Calvinismo e regime di produzione, in «Conscientia», III, 11, 15 marzo 1924, [p. 2]. [336] G. A., La fede dei cattolici italiani è davvero così ferma come quella dei cattolici francesi? (occhiello: Una domanda ai clericali), in «Il Lavoro», XXII, 68, 19 marzo 1924, p. 1. [337] G. A., Rabula clericale, in «Il Lavoro», XXII, 73, 25 marzo 1924, p. 3. [338] Giovanni Ansaldo, La fortuna di Trucco (occhiello: Tra la politica e la vita), in «Il Lavoro», XXII, 79, 1° aprile 1924, p. 3. [339] Giovanni Ansaldo, Richiesta di informazioni su Mahatma Gandhi, in «La Rivoluzione Liberale», III, 13-14, 25 marzo-1° aprile 1924, p. 56. → [340] [341] [342] [343] 50 in Che cos’è l’Inghilterra, Torino, Gobetti, 1924, pp. 47-54. Giovanni Ansaldo, Baltasar Gracián (occhiello: Un gesuita terribile), in «Il Lavoro», XXII, 81, 3 aprile 1924, p. 3. G. A., La libertà di credere, in «La Rivoluzione Liberale», III, 15, 8 aprile 1924, p. 57. G. A., Contributo alla storia d’Italia, in «La Rivoluzione Liberale», III, 15, 8 aprile 1924, p. 58. G. A., Una “gaffe” del Papa (occhiello: Come per poco Pio XI non andò a troneggiare fra gli amici di Palazzo Giustiniani), in «Il Lavoro», XXII, 88, 11 aprile 1924, p. 3. [344] Giovanni Ansaldo, La testa di Stinnes, in «Il Lavoro», XXII, 89, 12 aprile 1924, p. 3. [345] Giovanni Ansaldo, L’ultima dei Rothschild, in «La Stampa», LVIII, 90, 13 aprile 1924, p. 3. [346] G. A., Le dita di Voronoff (titolo principale: La Conferenza di Voronoff agli Istituti Biologici. L’illustrazione dell’innesto delle ghiandole interstiziali), in «Il Lavoro», XXII, 94, 18 aprile 1924, p. 5. [347] G. A., L’ultimo canto di Aroldo (Commemorazione di Lord Byron), in «Il Lavoro», XXII, 96, 20 aprile 1924, pp. 12. [348] G. A., Contributi alla storia d’Italia, in «La Rivoluzione Liberale», III, 17, 22 aprile 1924, p. 67. [349] Giovanni Ansaldo, Un ulano pacifista, in «Il Lavoro», XXII, 102, 29 aprile 1924, p. 3. [350] G. A., Un calabrese “correct”, in «La Rivoluzione Liberale», III, 18, 29 aprile 1924, p. 71. [351] G. A., Tesi di laurea, in «Il Lavoro», XXII, 104, 1° maggio 1924, pp. 1-2. [352] G. A., Questioni di cerimoniale, in «Il Lavoro», XXII, 107, 4 maggio 1924, p. 1. [353] Giovanni Ansaldo, “Corre Cavallo” ovvero: “Il novissimo Principe”, in «La Stampa», LVIII, 107, 4 maggio 1924, p. 3. [354] Giovanni Ansaldo, Viaggio attorno a Gobineau, in «La Rivoluzione Liberale», III, 19, 6 maggio 1924, p. 75 [I parte]. [355] [356] [357] G. A., Una nazione moderna (occhiello: Dopo le elezioni tedesche), in «Il Lavoro», XXII, 109, 7 maggio 1924, p. 1. Giovanni Ansaldo, Viaggio attorno a Gobineau, in «La Rivoluzione Liberale», III, 20, 13 maggio 1924, p. 78 [II parte]. [359] con lievi modifiche, in CIP, pp. 144-148. [366] Giovanni Ansaldo, La vernice del Cinquecento, in «Conscientia», III, 26, 28 giugno 1924, [p. 2]. [368] Giovanni Ansaldo, L’apologia di Lorenzino, in «Il Lavoro», XXII, 160, 5 luglio 1924, p. 1. [369] G. A., La rivolta morale, in «La Rivoluzione Liberale», III, 28, 8 luglio 1924, p. 109. [370] Giovanni Ansaldo, “Il mucchio della mala morte” (occhiello: Viaggio di Corsica), in «La Stampa», LVIII, 163, 9 luglio 1924, p. 3. → b) in RPG, pp. 588-597. → d) in ICM, pp. 375-388. → e) in GI2, pp. 1113-1126. [360] [361] [362] [363] [364] Giovanni Ansaldo, La forza delle minoranze (titolo principale: Note parlamentari), in «La Rivoluzione Liberale», III, 25, 17 giugno 1924, p. 97. G. A., Lacrymae rerum, in «Il Lavoro», XXII, 145, 18 giugno 1924, p. 3. G. A., Il tenebroso Federzoni, in «Il Lavoro», XXII, 149, 22 giugno 1924, p. 1. G. A., Condoglianze, in «La Rivoluzione Liberale», III, 26, 24 giugno 1924, p. 104. → la parte conclusiva dell’articolo è ripubblicata, con il titolo Più in fondo, in «Conscientia», III, 26, 28 giugno 1924, [p. 1]. in CIP, pp. 107-114. [371] G. A., Abbasso la rivoluzione!, in «Il Lavoro», XXII, 167, 13 luglio 1924, p. 1. [372] Giovanni Ansaldo, I fascisti dissidenti, in «La Rivoluzione Liberale», III, 29, 15 luglio 1924, p. 113. [373] Giovanni Ansaldo, Bonifacio (occhiello: Viaggio in Corsica), in «Il Lavoro», XXII, 169, 16 luglio 1924, p. 3. [374] Giovanni Ansaldo, Colloqui con Don Scamarroni (occhiello: Viaggio in Corsica), in «Il Lavoro», XXII, 173, 20 luglio 1924, p. 3. [375] G. A., Diversivi, in «Il Lavoro», XXII, 174, 22 luglio 1924, p. 1. Giovanni Ansaldo, Un elogio dubbio, in «Il Lavoro», XXII, 152, 26 giugno 1924, p. 1. → «Il Lavoro», XXII, 152, 26 giugno 1924, p. 1. [367] Giovanni Ansaldo, Il re democratico, in «La Rivoluzione Liberale», III, 24, 10 giugno 1924, pp. 93-94. → c) in «Historia», VI, 60, novembre 1962, pp. 20-25. in CIP, pp. 99-106. G. A., Più in fondo, in «Conscientia», III, 26, 28 giugno 1924, [p. 1]. ← G. A., Le voci moleste, in «Il Lavoro», XXII, 137, 8 giugno 1924, p. 1. → a) in «Quaderni di Giustizia e Libertà», 6, marzo 1933, pp. 59-68. Giovanni Ansaldo, Paesaggi sparati col revolver e città mistero (occhiello: Viaggio di Corsica), in «La Stampa», LVIII, 153, 27 giugno 1924, p. 5. → Giovanni Ansaldo, Esilio, in «Il Lavoro», XXII, 127, 28 maggio 1924, p. 3. → [358] [365] 51 [376] Giovanni Ansaldo, Un vile libellista, in «La Rivoluzione Liberale», III, 30, 22 luglio 1924, pp. 121-122. ← «Il Lavoro», XXI, 296, 14 dicembre 1923, p. 3. [377] G. A., Secolo XV, in «Il Lavoro», XXII, 177, 25 luglio 1924, p. 1. [378] G. A., Il vascello e la remora, in «Il Lavoro», XXII, 189, 8 agosto 1924, p. 1. [379] Giovanni Ansaldo, Il custode della casa di Napoleone (occhiello: La vita degli uomini oscuri), in «Il Lavoro», XXII, 193, 13 agosto 1924, p. 3. [385] G. A., La differenza fondamentale, in «Il Lavoro», XXII, 206, 28 agosto 1924, p. 1. [386] G. A., La coalizione dei caratteri, in «Il Lavoro», XXII, 208, 30 agosto 1924, p. 1. [387] G. A., Linguaggio improprio (titolo principale: Le manifestazioni e gli atteggiamenti dell’on. Mussolini. Dal discorso ai minatori ai colloqui di Palazzo Chigi), in «Il Lavoro», XXII, 210, 2 settembre 1924, p. 1. [388] Giovanni Ansaldo, Memorie ed auspici, in «Il Lavoro», XXII, 212, 4 settembre 1924, p. 1. → a) con lievi modifiche, a firma Stella Nera e privo dell’occhiello, in «L’Italiano», VII, 16, dicembre 1932, pp. 313-330. → → b) in CIP, pp. 68-98 [vers. a)]. [380] [381] [382] [383] [384] 52 G. A., Il fallimento di De Maistre, in «Il Lavoro», XXII, 195, 15 agosto 1924, p. 1. G. A., La “legislazione rivoluzionaria” ovvero la macchina per raddrizzare i gobbi, in «Il Lavoro», XXII, 197, 17 agosto 1924, p. 2. Giovanni Ansaldo, I figli (titolo principale: La salma di Matteotti accolta nella pace della casa paterna; occhiello principale: Il viaggio del triste convoglio che ieri notte attraversò gli Apennini), in «Il Lavoro», XXII, 200, 21 agosto 1924, p. 1. Giovanni Ansaldo, Il nostro ricorso ai Probiviri dell’Associazione ligure dei giornalisti (occhiello: Per la dignità e la correttezza della Stampa), in «Il Lavoro», XXII, 200, 21 agosto 1924, p. 4. Giovanni Ansaldo, La Legion d’Onore di Ciatoni (occhiello: Costumi di Corsica), in «Il Lavoro», XXII, 205, 27 agosto 1924, p. 3. in versione ridotta, in Giustino Fortunato, Pagine e ricordi parlamentari, Firenze, Vallecchi, 1927, vol. II, pp. 320-322. [389] G. A., Questione di stile, in «Il Lavoro», XXII, 214, 6 settembre 1924, p. 1. [390] Giovanni Ansaldo, [riduzione dal tedesco di] Danze a Potsdam, in «Il Lavoro», XXII, 248, 15 ottobre 1924, p. 3. [391] G. A., L’allarmista Salandra, in «Il Lavoro», XXII, 251, 18 ottobre 1924, p. 1. [392] G. A., Invito ad una Sagra, in «Il Lavoro», XXII, 252, 19 ottobre 1924, p. 1. [393] Giovanni Ansaldo, Di alcune opinioni personali di Mario Missiroli e dei suoi amici, in «Il Lavoro», XXII, 256, 24 ottobre 1924, p. 3. [394] Giovanni Ansaldo, Barrère, in «Il Lavoro», XXII, 261, 30 ottobre 1924, p. 1. [395] Giovanni Ansaldo, Ritratto degli italiani d’oggi, in «La Rivoluzione Liberale», III, 41, 4 novembre 1924, pp. 167168. → in RL, pp. 309-325. [396] → b) con il titolo Ojetti imbronciato. Cose mai viste, in RL, pp. 326-337. Giovanni Ansaldo, Storia di un italiano, in «Il Lavoro», XXII, 268, 7 novembre 1924, p. 1. → con il titolo Intermezzo, in GRI, pp. 82-85. → c) con il titolo Cose mai viste. Ojetti imbronciato, in RPG, pp. 601-607. [408] G. A., Le oscure ragioni dello sciopero fascista di Carrara. Lotta tra il “ras” e gli industriali per il predominio locale, in «Il Lavoro», XXII, 302, 17 dicembre 1924, p. 1. [397] Magrini, in «Il Lavoro», XXII, 269, 8 novembre 1924, pp. 1-2. [398] Giovanni Ansaldo, La Quartarella, in «Il Lavoro», XXII, 272, 12 novembre 1924, p. 1. [409] Giovanni Ansaldo, Colloqui con Abbatemaggio, in «La Stampa», LVIII, 301, 17 dicembre 1924, p. 3. G. A., Il processo di Mantova, in «Il Lavoro», XXII, 275, 15 novembre 1924, p. 1. [410] G. A., La triste fine dello sciopero fascista di Carrara (sottotitolo: Dopo 50 giorni gli operai riprendono il lavoro alle stesse condizioni eccezion fatta di due categorie che hanno ottenuto un leggero aumento), in «Il Lavoro», XXII, 303, 18 dicembre 1924, p. 2. [411] G. A., Brutale aggressione di giornalisti a Carrara (occhiello: I postumi d’uno sciopero fascista fallito; sottotitolo: La conferma della diagnosi), in «Il Lavoro», XXII, 305, 20 dicembre 1924, p. 1. [412] G. A., Una interpretazione, in «Il Lavoro», XXII, 307, 23 dicembre 1924, pp. 1-2. [413] Giovanni Ansaldo, L’errore di Erode, in «Il Lavoro», XXII, 309, 25 dicembre 1924, p. 1. [399] [400] Giovanni Ansaldo, Lettera aperta a Miss Isabel Ramsay, in «Il Lavoro», XXII, 279, 19 novembre 1924, p. 1. [401] G. A., Caricatura del Medio Evo, in «Il Lavoro», XXII, 281, 22 novembre 1924, pp. 1-2. [402] G. A., Il Conte Attilio, in «Il Lavoro», XXII, 288, 30 novembre 1924, pp. 1-2. [403] g. a., Sensibilità morale, in «Il Caffè», I, 11, 1° dicembre 1924, p. 1. [404] G. A., I vivi e i morti, in «Il Lavoro», XXII, 289, 2 dicembre 1924, p. 1. [405] G. A., Per l’onore d’Italia, in «Il Lavoro», XXII, 296, 10 dicembre 1924, p. 1. [406] Giovanni Ansaldo, Il delatore, in «Il Lavoro», XXII, 301, 16 dicembre 1924, p. 3. [407] G. A., Ojetti imbronciato (occhiello: Cose mai viste), in «La Rivoluzione Liberale», III, 47, 16 dicembre 1924, p. 191. → a) a firma Giovanni Ansaldo, privo dell’occhiello e con il titolo Cose mai viste, in «L’Indipendente», II, 192, 20 agosto 1946, p. 3. 1925 [414] G. A., Spiegazioni al lettore troppo candido, in «La Rivoluzione Liberale», IV, 2, 11 gennaio 1925, p. 8. → [415] in RL, pp. 338-340. Giovanni Ansaldo, Visita a Siena, in «La Rivoluzione Liberale» [seconda edizione], IV, 3, 18 gennaio 1925, p. 10. 53 [416] [417] Il romanzo di una regina, in «Il Lavoro», XXIII, 17, 20 gennaio 1925, p. 1 [commemorazione di Maria Sofia di Baviera]. Giovanni Ansaldo, Un italiano del Cinquecento, in «Rinascita liberale», II, 2, 20 gennaio 1925, pp. 6-9. → a) con lievi modifiche e con il titolo Due sicarii del Cinquecento, in «Il Lavoro», XXIII, 139, 13 giugno 1925, p. 3. [422] G. A., La tradizione subalpina (occhiello: L’uomo Giolitti), in «Il Lavoro», XXIII, 26, 30 gennaio 1925, pp. 1-2. [423] L’elogiatore del bastone austriaco, in «Il Lavoro», XXIII, 28, 1° febbraio 1925, p. 2. [424] Giovanni Ansaldo, Un rimorso, in «La Rivoluzione Liberale», IV, 5, 1° febbraio 1925, p. 22. → b) con ulteriori modifiche e con il titolo Memoriale di un sicario (occhiello: Fantasie del tempo labile), in «L’Indipendente», II, 145, 23 giugno 1946, p. 3. → c) con ulteriori modifiche e con il titolo Due sicari del Cinquecento, in «il Borghese», VI, 25, 24 giugno 1955, pp. 971-973. → [425] → d) con ulteriori modifiche e con il titolo Due 007 del Cinquecento, in «Il Mattino», LXXV, 267, 9 ottobre 1966, p. 3, e in «Giornale di Bergamo», CLIV, 272, 12 ottobre 1966, p. 3; con l’occhiello Luci ed ombre della storia, in «La Provincia», LXXIV, 235, 13 ottobre 1966, p. 3. [418] G. A., Vini di Spagna (sottotitolo: (Al signor Blasco Ibanez, Mentone)), in «Il Lavoro», XXIII, 18, 21 gennaio 1925, p. 3. → a) con profonde modifiche, anonimo e privo del sottotitolo, in «il Borghese», VI, 18, 6 maggio 1955, pp. 700-701. → b) con ulteriori modifiche, a firma Giovanni Ansaldo e privo del sottotitolo, in «Il Mattino», LXXVII, 211, 11 agosto 1968, p. 3; con l’occhiello Spigolature, in «La Provincia», LXXVI, 186, 15 agosto 1968, p. 3; con l’occhiello Dal “Rioja” al “Codornin”, in «Giornale di Bergamo», CLVI, 220, 18 agosto 1968, p. 3. [419] G. A., L’uomo Giolitti, in «Il Lavoro», XXIII, 21, 24 gennaio 1925, pp. 1-2. [420] G. A., Nibelunghi offembachiani, in «Conscientia», IV, 4, 24 gennaio 1925, [p. 1]. [421] 54 G. A., Il cervello di un dominatore (occhiello: L’uomo Giolitti), in «Il Lavoro», XXIII, 23, 27 gennaio 1925, p. 1. in RPG, p. 253. G. A., Il centenario di Vasco de Gama e la giustizia del mondo – La polizia universitaria dell’ex ministro Gentile (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 32, 6 febbraio 1925, pp. 1-2. Il centenario di Vasco de Gama e la giustizia del mondo è ripubblicato: → in versione ridotta, fuor di rubrica e con il titolo Vasco de Gama, in «Conscientia», IV, 7, 14 febbraio 1925, [p. 1]. [426] G. A., Le ultime grida di Nazario Sauro – L’uomo Gentile (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 33, 7 febbraio 1925, pp. 1-2. [427] Giovanni Ansaldo, Teorie dell’assassinio politico, in «Conscientia», IV, 6, 7 febbraio 1925, [p. 1]. [428] G. A., La giovinezza di un popolo (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 34, 8 febbraio 1925, p. 1. [429] G. A., Pistola ad Omero, in «La Rivoluzione Liberale», IV, 6, 8 febbraio 1925, p. 27. [430] G. A., Proposta di un Mandarino (sottotitolo: (Dedicato all’on. Amicucci)), in «Il Lavoro», XXIII, 35, 10 febbraio 1925, pp. 1-2. [431] G. A., Quadretto romano, in «Il Lavoro», XXIII, 37, 12 febbraio 1925, p. 1. [432] [433] Giovanni Ansaldo, L’assassinio di Fra Paolo Sarpi (occhiello: Un tenebroso affare), in «Il Lavoro», XXIII, 38, 13 febbraio 1925, p. 3. [442] G. A., I costituzionali del “Cova”, in «Il Lavoro», XXIII, 51, 28 febbraio 1925, p. 1. [443] G. A., Un uomo di buon senso (titolo principale: Ebert, presidente della Repubblica Germanica, è morto. La carriera politica e l’azione dell’antico apprendista-sellaio di Heidelberg), in «Il Lavoro», XXIII, 52, 1° marzo 1925, p. 1. [444] G. A., Bibliografia della Corsica, in «La Rivoluzione Liberale», IV, 9, 1° marzo 1925, p. 39. G. A., Un Martire contemporaneo, in «Il Lavoro», XXIII, 42, 18 febbraio 1925, pp. 1-2. [445] Il tramonto della nobiltà terriera (occhiello: La nuova Europa), in «Il Lavoro», XXIII, 54, 4 marzo 1925, p. 3. G. A., Le idee di un piccolo borghese sulla nobiltà italiana, in «Il Lavoro», XXIII, 43, 19 febbraio 1925, pp. 1-2. [446] Giovanni Ansaldo, Due ministri, in «Rinascita liberale», II, 5, 5 marzo 1925, pp. 8-10. G. A., Vasco de Gama, in «Conscientia», IV, 7, 14 febbraio 1925, [p. 1]. ← [434] [435] [436] «Il Lavoro», XXIII, 32, 6 febbraio 1925, p. 1. Giovanni Ansaldo, Saluto ai caduti (occhiello: Dopo la catastrofe di Dortmund), in «Il Lavoro», XXIII, 40, 15 febbraio 1925, p. 3. → a firma Giovanni Ansaldo e con il titolo Idee piccolo borghesi sulla nobiltà italiana, in «L’Indipendente», II, 106, 7 maggio 1946, p. 3. [437] Giovanni Ansaldo, La Corsica, in «La Rivoluzione Liberale», IV, 8, 22 febbraio 1925, pp. 33-36. [438] Giovanni Ansaldo, Ancora sulla “Pistola ad Omero”, in «La Rivoluzione Liberale», IV, 8, 22 febbraio 1925, p. 36. [439] Giovanni Ansaldo, Le vite parallele di due ministri in disgrazia, in «Il Lavoro», XXIII, 47, 24 febbraio 1925, p. 3. → ← [447] G. A., Ancora della nobiltà italiana – La cultura italiana all’estero – Il senso della storia (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 56, 6 marzo 1925, pp. 1-2. [448] Giovanni Ansaldo, “Excentric Girl”, in «Il Lavoro», XXIII, 60, 11 marzo 1925, p. 3. [449] G. A., L’infanzia e la giovinezza di un illustre italiano contemporaneo, in «Il Lavoro», XXIII, 68, 20 marzo 1925, p. 3. [450] G. A., “Abito grigio da viaggio” (occhiello: La “toilette” di un Re), in «Il Lavoro», XXIII, 70, 22 marzo 1925, pp. 1-2. [451] G. A., La democrazia e la guerra (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 71, 24 marzo 1925, p. 1. con il titolo Due ministri, in «Rinascita liberale», II, 5, 5 marzo 1925, pp. 8-10. [440] Fasolino, in «Il Lavoro», XXIII, 49, 26 febbraio 1925, p. 1. [441] G. A., Filippo Tommaso Marinetti – Due generazioni (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 50, 27 febbraio 1925, pp. 1-2. «Il Lavoro», XXIII, 47, 24 febbraio 1925, p. 3. 55 [452] G. A., La rivolta dei Curdi – La guerra come industria (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 74, 27 marzo 1925, pp. 1-2. [453] G. A., Un filosofo che si rovina il sistema per colpa di Stenterello (occhiello: Cose mai viste), in «Il Lavoro», XXIII, 75, 28 marzo 1925, p. 3. [454] Giovanni Ansaldo, Germania (rubrica Chiose), in «Conscientia», IV, 13, 28 marzo 1925, [p. 1]. [455] G. A., L’Antirisorgimento in piazza – La crisi delle Università (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 78, 1° aprile 1925, pp. 1-2. [456] Giovanni Ansaldo – Ermenegildo Pistelli, Dichiarazioni, in «La Rivoluzione Liberale», IV, 14, 5 aprile 1925, p. 60. [457] [458] Salotti e motori – Una scritta (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 83, 7 aprile 1925, pp. 1-2. [460] [461] [462] 56 G. A., “Rotary Club” – Boyer-Orano (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 94, 19 aprile 1925, pp. 1-2. [464] G. A., Ferdinando a Boris (occhiello: Epistolari balcanici), in «Il Lavoro», XXIII, 98, 24 aprile 1925, p. 1. [465] G. A., Misticismo e industria – La Croce al Colosseo (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 99, 25 aprile 1925, pp. 1-2. [466] G. A., In libreria [rubrica], in «Il Lavoro», XXIII, 103, 1° maggio 1925, p. 3 [recensione a Jean Baptiste Marcaggi, Mer Belle aux Iles Sanguinaires, Ajaccio, Rombaldi, 1925]. [467] G. A., Contadini delle Murgie – Ancora le “Girls” (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 104, 2 maggio 1925, pp. 1-2. [468] Giovanni Ansaldo, Le maniche di Arias, in «La Rivoluzione Liberale», IV, 18, 3 maggio 1925, p. 75. Giovanni Ansaldo, Un grande italiano, in «Il Lavoro», XXIII, 84, 8 aprile 1925, p. 1. → [459] [463] con lievi modifiche, in CIP, pp. 63-67. L’errore di Pilato (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 86, 10 aprile 1925, pp. 1-2. G. A., La passeggiata di Pasqua (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 88, 12 aprile 1925, pp. 1-2. G. A., Il “Generale Filareti” (rubrica In libreria), in «Il Lavoro», XXIII, 92, 17 aprile 1925, p. 3 [recensione a Carlo Alberto Alemagna, In margine del fascismo, Milano, Unitas, 1925]. Giovanni Ansaldo, I bandi, in «Il Lavoro», XXIII, 93, 18 aprile 1925, p. 3. → all’interno della rubrica Epiloghi, in «Il Lavoro», XXIII, 119, 21 maggio 1925, pp. 1-2. [469] G. A., Santorre di Santarosa, in «Il Lavoro», XXIII, 105, 5 maggio 1925, pp. 1-2. [470] G. A., Democrazia e Scienza (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 107, 7 maggio 1925, pp. 1-2. [471] G. A., Tom Mix e Omero (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 109, 9 maggio 1925, p. 1. [472] Giovanni Ansaldo, Quiete provinciale, in «Il Lavoro», XXIII, 111, 12 maggio 1925, pp. 1-2. [473] G. A., L’Escuriale e le Piramidi (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 112, 13 maggio 1925, pp. 1-2. [485] Giovanni Ansaldo, Due sicarii del Cinquecento, in «Il Lavoro», XXIII, 139, 13 giugno 1925, p. 3. ← [474] [475] [476] [477] [478] [479] [480] Giovanni Ansaldo, Il generale dei negri, in «Il Lavoro», XXIII, 113, 14 maggio 1925, pp. 1-2. [486] G. A., Temperamento, in «Il Lavoro», XXIII, 142, 17 giugno 1925, p. 1. G. A., Una onorificenza meritata (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 114, 15 maggio 1925, pp. 1-2. [487] G. A., Il Congresso dell’Unione Nazionale, in «Il Lavoro», XXIII, 143, 18 giugno 1925, p. 1. G. A., Pessimismo sterile, in «Il Lavoro», XXIII, 115, 16 maggio 1925, pp. 1-2. [488] G. A., [riduzione da Flaubert di] Il grido di Jaokannan, in «Il Lavoro», XXIII, 147, 23 giugno 1925, p. 3. G. A., La vera ragione (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 116, 17 maggio 1925, pp. 1-2. [489] Giovanni Ansaldo, Le basi dell’Impero, in «Il Lavoro», XXIII, 149, 25 giugno 1925, pp. 1-2. G. A., Ad un imprudente, in «Il Lavoro», XXIII, 116, 17 maggio 1925, p. 3. [490] Giovanni Ansaldo, Il pane quotidiano, in «La Stampa», LIX, 118, 19 maggio 1925, p. 3. G. A., Il papà dei giornalisti, in «Il Lavoro», XXIII, 150, 26 giugno 1925, p. 1. [491] Giovanni Ansaldo, Le maniche di Arias (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 119, 21 maggio 1925, pp. 1-2. G. A., A quelli dell’“Unità”, in «Il Lavoro», XXIII, 152, 28 giugno 1925, p. 2. [492] G. A., Affinità elettive, in «Il Lavoro», XXIII, 153, 30 giugno 1925, p. 2. [493] G. A., Un legislatore cortese, in «Il Lavoro», XXIII, 156, 3 luglio 1925, pp. 12. [494] Giovanni Ansaldo, I barbari dell’Arena (sottotitolo: Lettera aperta a Charles Maurras), in «La Stampa», LIX, 157, 3 luglio 1925, p. 3. [495] G. A., Roma (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 157, 4 luglio 1925, pp. 1-2. [496] Giovanni Ansaldo, La vita in provincia (occhiello: L’emigrazione in Francia), in «Il Lavoro», XXIII, 159, 7 luglio 1925, p. 1. ← [481] «Rinascita liberale», II, 2, 20 gennaio 1925, pp. 6-9. «La Rivoluzione Liberale», IV, 18, 3 maggio 1925, p. 75. Giovanni Ansaldo, La beffa del Trissino (occhiello: Rievocazioni storiche), in «Il Lavoro», XXIII, 128, 31 maggio 1925, p. 3. [482] Giovanni Ansaldo, Parabola, in «La tipografia è un’arte», numero unico, maggio 1925, pp. 11-12. [483] Giovanni Ansaldo, Francia Sud-Ovest, in «Il Lavoro», XXIII, 136, 10 giugno 1925, p. 1. [484] G. A., Un paese solido, in «Il Lavoro», XXIII, 137, 11 giugno 1925, p. 1. 57 [497] [498] [499] [500] [501] [502] [503] [504] [505] [506] [507] [508] G. A., Le illusioni dei plutocrati, in «Il Lavoro», XXIII, 182, 1° agosto 1925, p. 1. [509] Giovanni Ansaldo, I mezzadri e le loro avventure (occhiello: L’emigrazione in Francia), in «Il Lavoro», XXIII, 162, 10 luglio 1925, pp. 1-2. Giovanni Ansaldo, Profilo dei Siciliani, in «Il Lavoro», XXIII, 183, 2 agosto 1925, p. 3. [510] G. A., La firma che manca, in «Il Lavoro», XXIII, 163, 11 luglio 1925, pp. 12. G. A., La votazione di Palermo, in «Il Lavoro», XXIII, 185, 5 agosto 1925, p. 1. [511] G. A., … Chiaro?, in «Il Lavoro», XXIII, 187, 7 agosto 1925, p. 1. [512] G. A., L’esaltazione di Masaniello (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 165, 14 luglio 1925, pp. 1-2. G. A., La vecchia Prussia nelle memorie di un “fedelissimo suddito”, in «Il Lavoro», XXIII, 187, 7 agosto 1925, p. 3. [513] G. A., Descrizione di Firenze, in «Il Lavoro», XXIII, 166, 15 luglio 1925, p. 1. Giovanni Ansaldo, Il solito suggerimento, in «Il Lavoro», XXIII, 189, 9 agosto 1925, p. 1. [514] Giovanni Ansaldo, Un cattolico artista, in «Il Lavoro», XXIII, 169, 18 luglio 1925, p. 3. G. A., La maniera forte (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 193, 14 agosto 1925, pp. 1-2. [515] Giovanni Ansaldo, Le mie giornate di Guascogna, in «La Stampa», LIX, 196, 19 agosto 1925, p. 3. [516] Giovanni Ansaldo, Gli Etruschi (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 197, 20 agosto 1925, pp. 1-2. [517] G. A., Villeggiature, in «Il Lavoro», XXIII, 198, 21 agosto 1925, p. 1. [518] G. A., L’imperialismo spirituale, in «Il Lavoro», XXIII, 201, 24 agosto 1925, p. 1. [519] G. A., Panorama americano, in «Il Lavoro», XXIII, 204, 28 agosto 1925, pp. 1-2. G. A., I “Fioretti” e il Codice, in «Il Lavoro», XXIII, 161, 9 luglio 1925, p. 1. Giovanni Ansaldo, Gaetano Salvemini, in «Il Lavoro», XXIII, 164, 12 luglio 1925, p. 1. G. A., Guerra d’Africa, in «Il Lavoro», XXIII, 170, 19 luglio 1925, p. 3. G. A., Uno storico: Gatti, in «Il Lavoro», XXIII, 171, 21 luglio 1925, pp. 12. G. A., Il regno di Sicilia, in «Il Lavoro», XXIII, 176, 26 luglio 1925, p. 1. G. A., Una povera, in «Il Lavoro», XXIII, 178, 29 luglio 1925, p. 3. → 58 con profonde modifiche, a firma Giovanni Ansaldo e con il titolo Una povera dorme sulla soglia di marmo, in «L’Illustrazione italiana», LXXVII, 35, 3 settembre 1950, pp. 20 e 36. [520] G. A., Cuneo (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 205, 29 agosto 1925, pp. 1-2. [529] G. A., Parole di Giovanni Bovio a suo figlio Corso, in «Il Lavoro», XXIII, 223, 19 settembre 1925, p. 1. [521] Giovanni Ansaldo, La Tarasca di Tarascona, in «Il Lavoro», XXIII, 207, 1° settembre 1925, p. 3. [530] G. A., La piazza (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 224, 20 settembre 1925, pp. 1-2. [522] G. A., Milton alla berlina (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 208, 2 settembre 1925, pp. 1-2. [531] G. A., Gli zuavi pontifici, in «Il Lavoro», XXIII, 225, 22 settembre 1925, pp. 1-2. [523] [524] → a) con profonde modifiche, siglato e con il titolo L’ultimo zuavo di Castelfidardo (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 143, 16 giugno 1932, p. 3. G. A., Oviglio (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 211, 5 settembre 1925, pp. 1-2. → b) con ulteriori modifiche e a firma Giovanni Ansaldo, in «Il Mattino», LXXV, 288, 30 ottobre 1966, p. 3, e in «Giornale di Bergamo», CLIV, 295, 4 novembre 1966, p. 3. G. A., Due concezioni (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 212, 6 settembre 1925, pp. 1-2. → c) in versione ridotta, in ICM, pp. 191-194 [vers. orig.]. [525] G. A., Municipii e podestà, in «Il Lavoro», XXIII, 214, 9 settembre 1925, pp. 1-2. [532] G. A., La fine dell’Aventino, in «Il Lavoro», XXIII, 229, 26 settembre 1925, pp. 1-2. [526] G. A., La piazza, in «Il Lavoro», XXIII, 216, 11 settembre 1925, p. 1. [533] [527] G. A., Aristocrazia navale (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 217, 12 settembre 1925, pp. 1-2. G. A., Il principe di Galles (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 231, 29 settembre 1925, pp. 1-2. [534] Giovanni Ansaldo, La rivoluzione meridionale, in «Il Lavoro», XXIII, 233, 1° ottobre 1925, pp. 1-2. [535] G. A., Martirio, in «Il Lavoro», XXIII, 233, 1° ottobre 1925, p. 2. [536] G. A., A un critico, in «Il Lavoro», XXIII, 234, 2 ottobre 1925, p. 1. [537] G. A., Il segreto della fioraia (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 235, 3 ottobre 1925, pp. 1-2. [538] Giovanni Ansaldo, Preludio domenicale (sottotitolo: La banchiera di Chiasso coi capelli alla garçonne – Le scarpe di coccodrillo – L’edificio bianco – Briand, il cocotto di tutte le Conferenze – Contributo alla salvezza dell’Europa; → a) con profonde modifiche, a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Marina subalpina, in «Il Mattino», LXXVII, 126, 8 maggio 1968, p. 3; all’interno della rubrica Epiloghi, in «La Provincia», LXXVI, 112, 11 maggio 1968, p. 3; con l’occhiello Italia di ieri, in «Giornale di Bergamo», CLVI, 130, 12 maggio 1968, p. 3. → b) con profonde modifiche e con il titolo Marina subalpina, in ICM, pp. 45-49 [vers. orig.]. [528] G. A., “Infantas de Espana” (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIII, 222, 18 settembre 1925, pp. 1-2. → con lievi modifiche e a firma Giovanni Ansaldo, in «Il Mattino», LXXVI, 6, 7 gennaio 1967, pp. 1-2, in «La Provincia», LXXV, 8, 11 gennaio 1967, p. 3, e in «Giornale di Bergamo», CLV, 11, 12 gennaio 1967, p. 3. 59 [539] [540] [541] [542] titolo principale: La seduta inaugurale della Conferenza di Locarno; occhiello principale: Alla ricerca della pace europea; sottotitolo principale: Dal nostro inviato speciale), in «Il Lavoro», XXIII, 237, 6 ottobre 1925, p. 1. [546] G. A., “American bar”, in «Il Lavoro», XXIII, 261, 3 novembre 1925, p. 1. [547] G. A., “American bar”, in «Il Lavoro», XXIII, 262, 4 novembre 1925, p. 3. G. A., Il Convegno visto dalle alture di Orseline (sottotitolo: Nostro fonogramma), in «Il Lavoro», XXIII, 237, 6 ottobre 1925, p. 1. [548] , Poema epico in nove canti, in «La Stampa», LIX, 261, 6 dicembre 1925, p. 3. [549] , Il Petrarca e Laura, in «La Stampa», LIX, 270, 17 dicembre 1925, p. 3. [550] , Kurhaus svizzero, in «La Stampa», LIX, 279, 29 dicembre 1925, p. 3. G. A., La Conferenza di Locarno e il patto di sicurezza (sottotitolo: Il “punto nevralgico” tra Francia e Germania: i trattati di garanzia per i confini della Polonia e della Cecoslovacchia – Vandervelde e il Congresso di Marsiglia – Scialoia e Grandi sotto l’ombrello – Lo stile di Chamberlain – Stresemann sta bene malgrado… l’attentato dei piselli), in «Il Lavoro», XXIII, 238, 7 ottobre 1925, p. 1. G. A., Un colloquio tra Briand e Stresemann (occhiello: La Conferenza di Locarno; sottotitolo: L’intransigenza di Benès (Dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XXIII, 239, 8 ottobre 1925, p. 1. G. A., Riassunto (titolo principale: La partecipazione italiana al progetto di patto di garanzia è stata annunciata ufficialmente ieri a Locarno), in «Il Lavoro», XXIII, 242, 11 ottobre 1925, p. 1. [544] Giovanni Ansaldo, Tramonto a Capri, in «Il Lavoro», XXIII, 257, 29 ottobre 1925, pp. 1-2. 60 Giovanni Ansaldo, Il “Gesù nuovo”, in «Il Lavoro», XXIII, 260, 1° novembre 1925, pp. 1-2. a firma Waverley, in «il Borghese», VIII, 9, 1° marzo 1957, pp. 336-338. 1926 [551] , Una ragazza siciliana – Un ragazzo veneto (titolo principale: Due emigranti; occhiello principale: Il vasto mondo), in «La Stampa», LX, 8, 9 gennaio 1926, p. 3. L’intero articolo è ripubblicato: → con il titolo Per il vasto mondo, in FR, pp. 76-88. Una ragazza siciliana è ripubblicato: Giovanni Ansaldo, I frutti del Sud ovvero come non intervistai Stresemann (titolo principale: La Conferenza di Locarno), in «Il Lavoro», XXIII, 241, 10 ottobre 1925, p. 1. [543] [545] → → a) con lievi modifiche, a firma Giovanni Ansaldo e all’interno della rubrica Epiloghi, in «Il Mattino», LXII, 337, 5 dicembre 1959, p. 3. → b) con ulteriori modifiche, a firma Giovanni Ansaldo e con l’occhiello Personaggi, in «Il Mattino», LXXV, 103, 15 aprile 1966, p. 3; con l’occhiello Personaggi in cornice, in «La Provincia», LXXIV, 92, 19 aprile 1966, p. 3; con l’occhiello Personaggi di cornice, in «Giornale di Bergamo», CLIV, 111, 23 aprile 1966, p. 3. [552] , Un bottegaio e un soldato (occhiello: Il vasto mondo), in «La Stampa», LX, 10, 12 gennaio 1926, p. 3. → [553] la prima parte dell’articolo è ripubblicata, con il titolo Un bottegaio (titolo principale: Per il vasto mondo), in FR, pp. 88-96. , La vocazione, in «La Stampa», LX, 21, 24 gennaio 1926, p. 3. → a) a firma Giovanni Ansaldo, in Anna Kuliscioff. In memoria, Milano, Lazzari, [30 giugno] 1926, pp. 123-132. → b) con profonde modifiche, a firma Giovanni Ansaldo e con il titolo Una signora (rubrica Epiloghi), in «Il Mattino», LXXVIII, 141, 25 maggio 1969, p. 3, e in «Giornale di Bergamo», CLVII, 147, 31 maggio 1969, p. 3. → c) a firma Giovanni Ansaldo e con il titolo Una signora, in «pietre», VIII, 3-4, marzo-aprile 1982, p. 29 [vers. b)]. [561] , La traversata di un transatlantico, in «La Stampa», LX, 90, 15 aprile 1926, p. 3. [562] *, Il ròccolo, in «Il Baretti», III, 4, 16 aprile 1926, pp. 83-84. [563] , La traversata di un veliero, in «La Stampa», LX, 94, 20 aprile 1926, p. 3. [564] , Africa antica, in «La Stampa», LX, 99, 27 aprile 1926, pp. 1-2. [565] , La vera gloria, in «La Stampa», LX, 104, 2 maggio 1926, p. 3. → d) in VZ, pp. 394-399 [vers. b)]. [554] , I denti d’oro, in «La Stampa», LX, 27, 31 gennaio 1926, p. 3. → [555] [556] [557] [558] con lievi modifiche, in GRI, pp. 61-66. La morte improvvisa di Piero Gobetti, in «Il Lavoro», XXIV, 41, 17 febbraio 1926, p. 5. , La giustizia sul mare (occhiello: Il vasto mondo), in «La Stampa», LX, 60, 11 marzo 1926, p. 3. → b) con lievi modifiche, a firma Giovanni Ansaldo e con il sottotitolo Nell’anno 1746 il Senato di Genova riempì di firme e di stemmi un documento che il patrizio Giacomo Doria, dopo centocinquant’anni, ebbe il riguardo d’ignorare, in «Storia Illustrata», II, 3, marzo 1958, pp. 15-22 [vers. a)]. → c) in OL, pp. 150-165 [vers. a)]. [560] → b) in VZ, pp. 87-96 [vers. a)]. [566] , Nostalgie, in «La Stampa», LX, 80, 3 aprile 1926, p. 3. , Una levantina, in «La Stampa», LX, 87, 11 aprile 1926, p. 3. , La Colonna Infame, in «La Stampa», LX, 110, 9 maggio 1926, p. 3. → a) in «Il Raccoglitore Ligure», II, 4, 20 aprile 1933, pp. 2-3. → b) in OL, pp. 127-135 [vers. a)]. [567] Giovanni Ansaldo, [risposta all’inchiesta Problemi e conseguenze degli accordi di Locarno], in «Rivista d’Italia», XXIX, 5, 15 maggio 1926, pp. 582-585. [568] , Paolo Diacono, in «La Stampa», LX, 118, 19 maggio 1926, p. 3. [569] , La Polonia (sottotitolo: Liberum veto), in «La Stampa», LX, 122, 23 maggio 1926, p. 1. [570] , Profilo dei Camogliesi, in «La Stampa», LX, 133, 5 giugno 1926, p. 3. , L’ultimo doge, in «La Stampa», LX, 77, 31 marzo 1926, p. 3. → a) con profonde modifiche e con il titolo L’originale della capitolazione sottoscritta dal Senato Genovese il 6 settembre 1746, in «Il Raccoglitore Ligure», I, 2, 10 giugno 1932, pp. 4-7. [559] → a) in «Il Raccoglitore Ligure», I, 4, 10 agosto 1932, pp. 4-5. *, Il roccolo, in «Il Baretti», III, 1, gennaio 1926, pp. 71-72. → [571] in FR, pp. 38-46. , Una notte a Weimar, in «La Stampa», LX, 140, 13 giugno 1926, p. 3. → a firma Giovanni Ansaldo, in «Il Mattino», LXXVII, 129, 11 maggio 1968, p. 3; con l’occhiello Goethe «vivo», in «La Provincia», LXXVI, 117, 17 maggio 1968, p. 3. 61 [572] [573] [574] , Il processo di Salomè, in «La Stampa», LX, 149, 24 giugno 1926, p. 3. [582] *, Lettera aperta a un “ami de l’Italie”, in «Il Baretti», III, 6, giugno 1926, p. 93. g. a., Note marginali sulla svalutazione, in «Il Quarto Stato», I, 20, 7 agosto 1926, p. 2. [583] , Goethe vecchio, in «La Stampa», LX, 194, 15 agosto 1926, p. 3. , L’Adelina, in «La Stampa», LX, 155, 1° luglio 1926, p. 3. [584] → b) con lievi modifiche e con il titolo Un italiano del Plata, in «Il Mattino», LXIV, 106, 16 aprile 1961, p. 3. , Un viaggio qualunque, in «La Stampa», LX, 206, 29 agosto 1926, p. 3. [585] , La corona ferrea, in «La Stampa», LX, 217, 11 settembre 1926, p. 3. , Incontri, in «La Stampa», LX, 161, 8 luglio 1926, p. 3. [586] , Il villano di Rivotorto – Il mio vecchio confessore – Un tafàno (titolo principale: Incontri), in «La Stampa», LX, 224, 19 settembre 1926, p. 3. → a) a firma Waverley, in «il Borghese», VIII, 42, 24 ottobre 1957, pp. 659-660. [575] [576] , Il regno delle bocce – Una toga – Ispirazione – Due versi – Heu pudor! – Imitazione da Esiodo (titolo principale: American Bar), in «La Stampa», LX, 171, 20 luglio 1926, p. 3. Il mio vecchio confessore è ripubblicato: → Una toga è ripubblicato: → [577] [578] [579] [580] Un tafàno è ripubblicato: a firma Stellanera, privo del titolo principale e con il titolo La toga di tutti (rubrica Arte e Mondanità), in «il Borghese», VIII, 11, 15 marzo 1957, p. 431. → a) all’interno della rubrica Calendarietto e privo del titolo principale, in «Il Mattino», LX, 116, 26 aprile 1957, p. 3. → b) siglato * e privo del titolo principale, in «il Borghese», VIII, 18, 3 maggio 1957, p. 704. , Il segreto del Reame, in «La Stampa», LX, 176, 25 luglio 1926, p. 3. → c) a firma Giovanni Ansaldo e privo del titolo principale, in «Il Mattino», LXXVII, 104, 14 aprile 1968, p. 3; con l’occhiello Fogli di diario, in «Giornale di Bergamo», CLVI, 110, 21 aprile 1968, p. 3. , La serena vigilia di Assisi (sottotitolo: (Dal nostro inviato speciale)), in «La Stampa», LX, 181, 31 luglio 1926, p. 3. , Notturno francescano (sottotitolo: (Dal nostro inviato ad Assisi)), in «La Stampa», LX, 182, 1° agosto 1926, p. 1. , Dal Sacro Convento alla Basilica del Perdono (sottotitolo 1: La mirifica processione al cader della notte; sottotitolo 2: (Dal nostro inviato ad Assisi)), in «La Stampa», LX, 182, 2 agosto 1926, p. 1. → d) in VZ, pp. 457-459 [vers. orig.]. → e) Giovanni Ansaldo, Un tàfano, a cura di Federico Roncoroni, Napoli, Arte tipografica Rossi, [marzo] 2006. [587] , Un pessimista, in «La Stampa», LX, 230, 26 settembre 1926, p. 1. [588] , Un uomo di Corsica, in «La Stampa», LX, 237, 5 ottobre 1926, p. 3. → [589] [581] 62 , Il perdono di Assisi (sottotitolo: (Dal nostro inviato)), in «La Stampa», LX, 183, 3 agosto 1926, p. 3. a firma Stellanera e privo del titolo principale, in «il Borghese», VIII, 18, 3 maggio 1957, pp. 703-704. con il titolo “Banditu di l’onore”, in CIP, pp. 134-143. , La danza macabra, in «La Stampa», LX, 252, 22 ottobre 1926, p. 3. [601] Hermann Müller – Stefan George (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 150, 24 giugno 1928, p. 2. Ofori Atta – Piacentini (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 165, 12 luglio 1928, p. 2. [602] Gustave Téry – Fritjof Nansen (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 154, 29 giugno 1928, p. 3. Il Sultano del Marocco (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 167, 14 luglio 1928, p. 2. [603] Ciang-Hsueh-Liang – Bela Kun (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 155, 30 giugno 1928, p. 3. Miss France – Protogeroff (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 168, 15 luglio 1928, p. 2. [604] Lujo Brentano – Il principe Yussupoff (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 156, 1° luglio 1928, p. 2. Charcot (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 173, 21 luglio 1928, p. 2. [605] Francesco Perri – Alfred Smith (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 157, 3 luglio 1928, p. 2. La signora Osuska – Woldermaras (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 174, 22 luglio 1928, p. 2. [606] Mistress Pankhurst – Nahas Pascià (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 158, 4 luglio 1928, p. 3. Mahmoud Pascià (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 175, 24 luglio 1928, p. 2. [607] Il “fiacre” e l’automobile ovvero: Quel che avvenne a “Gustavo di ferro” per avere all’ultimo momento sostituito il suo umile cavallo con una sontuosa macchina, in «Il Lavoro», XXVI, 176, 25 luglio 1928, p. 1. [608] Margherita Carosio (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 176, 25 luglio 1928, p. 2. [609] I funerali di Ofelia – Il principe di Metternich (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 177, 26 luglio 1928, p. 2. [610] “Dopo sepolto Giolitti” (sottotitolo: Ricordi personali di un parlamentare), in «Il Lavoro», XXVI, 178, 27 luglio 1928, p. 2. [611] Anita Biagi (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 178, 27 luglio 1928, p. 2. 1928 [590] [591] [592] [593] [594] [595] [596] Von Seekt – Obregon (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 159, 5 luglio 1928, p. 3. [597] Azzolini (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 160, 6 luglio 1928, p. 3. [598] Algernon-Fitzroy – Castruccio (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 162, 8 luglio 1928, p. 2. [599] L’arcivescovo di Canterbury – Eckener (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 163, 10 luglio 1928, p. 2. [600] Molier (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 164, 11 luglio 1928, p. 2. 63 [612] Il Maharajah di Patiala – Max Holz (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 179, 28 luglio 1928, p. 2. [624] Un Re in esilio (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 192, 12 agosto 1928, p. 2. [613] Leo Frobenius – Un bel salto (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 180, 29 luglio 1928, p. 2. [625] La reginetta di Leiquitio (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 193, 14 agosto 1928, p. 3. [614] Balfour (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 181, 31 luglio 1928, p. 3. [626] L’inventore del tassametro (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 194, 15 agosto 1928, p. 2. [615] Irigoyen – La cantatrice russa (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 182, 1° agosto 1928, p. 2. [627] Un impresario di religione (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 195, 17 agosto 1928, p. 2. [616] Schulthess – Murphy (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 183, 2 agosto 1928, p. 2. [628] Hu-Han-Min – Ponsot (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 196, 18 agosto 1928, p. 3. [617] Tardieu (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 184, 3 agosto 1928, p. 2. [629] Le candidate (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 197, 19 agosto 1928, p. 2. [618] Il “Valentino” cinese (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 185, 4 agosto 1928, p. 2. [630] Hainisch – Rosembach (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 198, 21 agosto 1928, p. 2. [619] Il “custode della Corona” – L’abate Korocez (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 186, 5 agosto 1928, p. 2. [631] Lord Haldane (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 199, 22 agosto 1928, p. 2. La Regina dell’Ermellino (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 188, 8 agosto 1928, p. 2. [632] [620] Ahmed Zogu (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 200, 23 agosto 1928, p. 2. Vaillant-Cuturier – Americani a Parigi (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 189, 9 agosto 1928, p. 2. [633] [621] Volkoff (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 202, 25 agosto 1928, p. 2. Stefano Radic (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 190, 10 agosto 1928, p. 3. [634] [622] Il barone Tanaka (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 203, 26 agosto 1928, p. 2. Il principe Chichibu (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 191, 11 agosto 1928, p. 2. [635] [623] L’arcivescovo Lang (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 204, 28 agosto 1928, p. 2. 64 [636] [637] [638] Il Duca di Spoleto (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 205, 29 agosto 1928, p. 2. [648] Il Maresciallo Fayolle (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 206, 30 agosto 1928, p. 3. Martinez Anido – La senorita Manzano (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 220, 15 settembre 1928, p. 3. [649] Poincaré… comunicando (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 207, 31 agosto 1928, p. 2. La Czarina Madre (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 221, 16 settembre 1928, p. 2. [650] Italo Svevo (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 222, 18 settembre 1928, p. 2. [639] Re Michele I (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 208, 1° settembre 1928, p. 2. [640] Gilbert Parker (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 209, 2 settembre 1928, p. 2. [651] Thomas Mooney (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 224, 20 settembre 1928, p. 2. [641] Stinnes figlio (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 212, 6 settembre 1928, p. 3. [652] Pola Negri (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 225, 21 settembre 1928, p. 3. [642] Soederblom – La signora Lunaciarski (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 214, 8 settembre 1928, p. 3. [653] Maurice Rostand (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 226, 22 settembre 1928, p. 3. [654] Un predicatore – Sarwat Pascià (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 231, 28 settembre 1928, p. 3. [655] Tedesco – Il detenuto Picard (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 232, 29 settembre 1928, p. 3. [656] Portès Gil – La Commissaria Peyron (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 233, 30 settembre 1928, p. 2. [657] Laurent-Eynac (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 234, 2 ottobre 1928, p. 2. [658] Carol e il poliziotto (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 235, 3 ottobre 1928, p. 2. [643] [644] Lando Ferretti – Franz Stuck (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 215, 9 settembre 1928, p. 3. Il Principe di Galles (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 216, 11 settembre 1928, p. 3. [645] Ae (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 217, 12 settembre 1928, p. 3. [646] Brockdorff Rantzau – Il fachiro di Lione (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 218, 13 settembre 1928, p. 2. [647] → Liapceff (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 219, 14 settembre 1928, p. 2. in «Il Lavoro», LXXVII, 48, 27 febbraio 1979, p. 3. 65 [659] [660] [661] [662] Stefanik (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 236, 4 ottobre 1928, p. 3. Von Pastor (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 236, 4 ottobre 1928, p. 3. Serre (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 237, 5 ottobre 1928, p. 3. Maria Kousnetzoff – La pantera “Cartouche” (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 238, 6 ottobre 1928, p. 3. [663] Maurizio Rotschild – Casella (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 239, 7 ottobre 1928, p. 2. [664] André Citroën – La moglie del forzato (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 241, 10 ottobre 1928, p. 2. [665] Amedeo Giannini (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 246, 16 ottobre 1928, p. 3. [666] Hearst (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 247, 17 ottobre 1928, p. 2. [667] Soleilland (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 250, 20 ottobre 1928, p. 2. [668] Il Nunzio Pacelli (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 251, 21 ottobre 1928, p. 3. [669] Denissoff – Il postino di Marte (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 253, 24 ottobre 1928, p. 2. [670] Coty (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 254, 25 ottobre 1928, p. 3. 66 [671] Il generale Malmberg (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 255, 26 ottobre 1928, p. 2. [672] Haegy (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 257, 28 ottobre 1928, p. 3. [673] Visconti di Modrone (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 258, 30 ottobre 1928, p. 3. [674] Combes (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 259, 31 ottobre 1928, p. 3. [675] , L’annuncio sul mare, in «Il Lavoro», XXVI, 263, 4 novembre 1928, pp. 1-2. [676] Il fachiro Diebel (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 264, 6 novembre 1928, p. 3. [677] La pronipote di Racine (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 265, 7 novembre 1928, p. 3. [678] Due dinastie (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 266, 8 novembre 1928, p. 3. [679] Enzo Frateili – Hans Delbrüch (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 271, 14 novembre 1928, p. 2. [680] Curtis (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 272, 15 novembre 1928, p. 3. [681] Jan Welzl (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 274, 17 novembre 1928, p. 3. [682] La dinastia dei Booth (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 281, 25 novembre 1928, p. 2. [683] Von Bode (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 282, 27 novembre 1928, p. 3. [684] Francesca di Francia (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 284, 29 novembre 1928, p. 2. [685] [686] [687] [688] [695] Napoleone per ridere – De Coubertin (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 305, 23 dicembre 1928, p. 3. [696] , Il “discorso del Bambino”, in «Il Lavoro», XXVI, 306, 25 dicembre 1928, p. 1. → a) con profonde modifiche, a firma Giovanni Ansaldo e con il titolo Il discorso del Bambino, in «Il Libraio», III, 12, 15 dicembre 1948, pp. 1-2. L’ammiraglio Scheer (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 285, 30 novembre 1928, p. 3. Il presidente Ibanez (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 290, 6 dicembre 1928, p. 3. La “Infanta” Isabella (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 292, 8 dicembre 1928, p. 2. Miklas (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 294, 11 dicembre 1928, p. 3. [689] Mac Donald (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 295, 12 dicembre 1928, p. 3. [690] Klotz (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 296, 13 dicembre 1928, p. 3. → b) con ulteriori modifiche e a firma Giovanni Ansaldo, in «Il Mattino», LVI, 360, 25 dicembre 1953, p. 1. [697] L’abate Haegy (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 310, 27 dicembre 1928, p. 2. [698] Il Cardinale Dubois (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 311, 28 dicembre 1928, p. 3. [699] El Conde de San Rafael (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 313, 30 dicembre 1928, p. 3. 1929 [700] , Virgilio in “Main Street”, in «Il Lavoro», XXVII, 1, 1° gennaio 1929, pp. 1-2. Byrd (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 299, 16 dicembre 1928, p. 3. → a) a firma Giovanni Ansaldo, in «L’Illustrazione italiana», LXXVI, 44, 30 ottobre 1949, pp. 506 e 525. [692] Il Re Amanullah (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 301, 19 dicembre 1928, p. 3. → b) a firma Giovanni Ansaldo e con il titolo Lo sciame sperduto (rubrica Epiloghi), in «Il Mattino», LXXV, 165, 19 giugno 1966, p. 3, e in «Giornale di Bergamo», CLIV, 168, 22 giugno 1966, p. 3. [693] Anna Freud (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 302, 20 dicembre 1928, p. 3. [701] L’affondatore del “Lusitania” (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 2, 2 gennaio 1929, p. 2. [694] Il Principe di Monaco (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVI, 303, 21 dicembre 1928, p. 3. [702] Loubet (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 3, 3 gennaio 1929, p. 2. [691] 67 [703] [704] [705] [706] [707] [708] Borms (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 20, 23 gennaio 1929, p. 3. [715] Guglielmo (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 20, 23 gennaio 1929, p. 3. [716] Coty in tribunale (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 21, 24 gennaio 1929, p. 2. [717] Macek (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 23, 26 gennaio 1929, p. 3. [718] Il principe Sisto (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 32, 6 febbraio 1929, p. 2. [719] , Il palazzo sul mare, in «Il Lavoro», XXVII, 35, 9 febbraio 1929, p. 1. [720] Il Cardinale Cerretti (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 36, 10 febbraio 1929, p. 1. [721] La fidanzata di Lindberg (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 41, 16 febbraio 1929, p. 3. [722] Una volontaria della ghigliottina (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 43, 19 febbraio 1929, p. 3. [723] Il Bey di Tunisi (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 44, 20 febbraio 1929, p. 3. [724] Amedeo P. Giannini (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 45, 21 febbraio 1929, pp. 1-2. [725] Samoilovic (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 46, 22 febbraio 1929, p. 2. La figlia di Rasputin (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 5, 5 gennaio 1929, p. 2. Oberkirch (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 6, 6 gennaio 1929, p. 2. Steeg (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 8, 9 gennaio 1929, p. 2. Evangelina Booth (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 9, 10 gennaio 1929, p. 3. Il magnetizzatore Gailllard – Lady Bailey (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 10, 11 gennaio 1929, p. 3. L’occultista Unger – La spia Lembourn (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 11, 12 gennaio 1929, p. 2. [709] Lucien Saint (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 12, 13 gennaio 1929, p. 3. [710] La “Granduchessa Olga” (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 13, 15 gennaio 1929, p. 2. [711] Re Anayatoullah – Lawrence (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 16, 18 gennaio 1929, p. 3. [712] Booth detronizzato (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 18, 20 gennaio 1929, p. 2. [713] Steed (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 19, 22 gennaio 1929, p. 2. 68 [714] [726] Antonetti (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 47, 23 febbraio 1929, p. 2. [738] Due negri (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 75, 28 marzo 1929, p. 3. [727] Le Bon (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 50, 27 febbraio 1929, p. 3. [739] La Marescialla (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 77, 30 marzo 1929, p. 3. [728] Von Bode (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 55, 5 marzo 1929, p. 3. [740] Sotto il martello (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVII, 78, 31 marzo 1929, p. 2. [729] Emil Ludwig (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 56, 6 marzo 1929, p. 3. [741] Un gran contrabbandiere (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 78, 31 marzo 1929, p. 3. [730] Trotzki profugo (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 60, 10 marzo 1929, p. 2. [742] “Annibale alle porte” (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVII, 80, 3 aprile 1929, pp. 1-2. [731] Sanchez Guerra (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 61, 12 marzo 1929, p. 3. [743] Le staffilate (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVII, 84, 7 aprile 1929, pp. 1-2. → [732] [733] [734] [735] Schacht (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 63, 14 marzo 1929, p. 3. Chiappe (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 65, 16 marzo 1929, p. 3. Nahas Pascià (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 66, 17 marzo 1929, p. 3. Il Principe Carol (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 67, 19 marzo 1929, p. 3. [736] La morte di Foch, in «Il Lavoro», XXVII, 69, 21 marzo 1929, pp. 1-2. [737] Sarrail (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 73, 26 marzo 1929, p. 2. con lievi modifiche, a firma Giovanni Ansaldo e fuor di rubrica, in «Il Tempo», VI, 309, 11 novembre 1949, p. 3. [744] Bartel (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 85, 9 aprile 1929, p. 2. [745] Paderewski (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 86, 10 aprile 1929, p. 3. [746] La “Dama bionda” (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 87, 11 aprile 1929, p. 3. [747] Sir V. I. Patel (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 88, 12 aprile 1929, p. 3. [748] La Poesia e la Spada (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVII, 90, 14 aprile 1929, pp. 1-2. 69 [749] Conan Doyle spiritista (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 90, 14 aprile 1929, p. 2. [761] , La battaglia delle Termopili (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVII, 108, 5 maggio 1929, pp. 1-2. → [750] [751] [752] Il Bey di Tunisi (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 93, 18 aprile 1929, p. 3. Il “baronetto” mago (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 94, 19 aprile 1929, p. 3. con lievi modifiche, a firma Stefano Frati e fuor di rubrica, in «Il Libraio», IV, 11, 15 novembre 1949, pp. 1-2. [762] Il nuovo Cancelliere austriaco (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 110, 8 maggio 1929, p. 1. [763] , Il matrimonio di Xantia Foceo (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVII, 111, 9 maggio 1929, pp. 1-2. Roma (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVII, 96, 21 aprile 1929, pp. 1-2. → a) a firma Giovanni Ansaldo e fuor di rubrica, in «Lettura per famiglie», II, 2, febbraio 1949, pp. 17-23. [753] Il cane poliziotto (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 97, 23 aprile 1929, p. 3. [754] “Madame Séverine” (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 98, 24 aprile 1929, p. 3. [764] La signora “Presidente” (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 113, 11 maggio 1929, p. 3. [755] Enrico di Prussia (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 99, 25 aprile 1929, p. 3. [765] , Mizzi e il “Comintern” (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVII, 114, 12 maggio 1929, pp. 1-2. [756] Un Cancelliere mancato (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 100, 26 aprile 1929, p. 3. [766] Crowley: il Raspoutine inglese (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 114, 12 maggio 1929, p. 3. [757] , La soglia di porfido (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVII, 102, 28 aprile 1929, pp. 1-2. [767] Giovanna d’Arco (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 116, 15 maggio 1929, p. 3. [768] Il principe Jussupoff (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 117, 16 maggio 1929, p. 3. [769] , Il tubetto di cenere (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVII, 138, 9 giugno 1929, pp. 1-2. [770] Dalla Terra alla Luna (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 138, 9 giugno 1929, p. 2. → [758] [759] [760] 70 → b) a firma Giovanni Ansaldo e fuor di rubrica, in «Historia», VI, 57, agosto 1962, pp. 54-57. in OL, pp. 254-262. Il Voivoda Stepanovic… – … e il generale Popovic (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 105, 2 maggio 1929, p. 2. Il Capitano Lyon (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 106, 3 maggio 1929, p. 3. Il “Colonnello” Barker (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 107, 4 maggio 1929, p. 2. [771] Boncour, Varenne Fiancette (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 139, 11 giugno 1929, p. 3. [783] Lindberg… clandestino (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 159, 4 luglio 1929, p. 3. [772] Einstein (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 140, 12 giugno 1929, p. 3. [784] Forzano e il “Carro di Tespi” (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 161, 6 luglio 1929, p. 3. [773] Ospiti di Parigi (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 142, 14 giugno 1929, p. 3. [785] Alfredo Trombetti (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 162, 7 luglio 1929, p. 2. [774] “Miss Austria” (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 143, 15 giugno 1929, p. 3. [786] Il vescovo avvocato (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 163, 9 luglio 1929, p. 3. [775] Chiappe (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 145, 18 giugno 1929, p. 3. [787] Il cocchiere sotto l’Arco di Trionfo (occhiello: La nuova Germania), in «Il Lavoro», XXVII, 165, 11 luglio 1929, pp. 1-2. [776] Il “Generale” Booth (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 146, 19 giugno 1929, p. 3. [788] Rockefeller (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 167, 13 luglio 1929, p. 3. Il metropolitano “bianco” (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 147, 20 giugno 1929, p. 2. [789] Eva Lavallière (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 168, 14 luglio 1929, p. 2. Il “clandestino” (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 149, 22 giugno 1929, p. 1. [790] , Lettera a una regina di Oriente ospite di Roma (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVII, 168, 14 luglio 1929, p. 3. [791] La donna nuda (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 170, 17 luglio 1929, p. 3. [777] [778] [779] , I fuochi di San Giovanni (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVII, 150, 23 giugno 1929, pp. 1-2. → in VZ, pp. 158-166. [780] I cavilli di Coty (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 150, 23 giugno 1929, p. 3. [792] Hugo von Hofmannsthal (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 172, 19 luglio 1929, p. 3. [781] Roos (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 151, 25 giugno 1929, p. 2. [793] Erich Maria Remarque (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 173, 20 luglio 1929, p. 3. [782] Sinclair (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 153, 27 giugno 1929, pp. 1-2. [794] , Veliero sul mare (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVII, 174, 21 luglio 1929, pp. 1-2. 71 [795] Il barone Empain (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 179, 27 luglio 1929, p. 1. [807] La Regina di Svezia (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 203, 25 agosto 1929, p. 3. [796] La bambola viaggiatrice (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 180, 28 luglio 1929, p. 3. [808] Maria Orska (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 212, 5 settembre 1929, p. 3. [797] Alain Gerbault (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 181, 30 luglio 1929, p. 3. [809] Eckener (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 214, 7 settembre 1929, p. 3. [798] Marisa Bastiè (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 183, 1° agosto 1929, p. 1. [810] Lunciarski (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 218, 12 settembre 1929, p. 3. [799] Seipel redivivo (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 185, 3 agosto 1929, p. 1. [811] La Ministressa (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 220, 14 settembre 1929, p. 3. [800] Calles (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 187, 6 agosto 1929, p. 3. [812] Il barbiere Arico (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 222, 17 settembre 1929, p. 3. [801] Una donna “lupo di mare” (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 193, 13 agosto 1929, p. 3. [813] Chajm Weizmann (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 223, 18 settembre 1929, p. 3. [802] Baden-Powell (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 194, 14 agosto 1929, p. 3. [814] Wilkins sposo (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 225, 20 settembre 1929, p. 2. [803] Il Maharajah di Jhabua (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 197, 18 agosto 1929, p. 3. [815] Shearer (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 228, 24 settembre 1929, p. 1. [804] Tuka (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 199, 21 agosto 1929, pp. 1-2. [816] Un legislatore messicano (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 231, 27 settembre 1929, p. 2. [805] Un ospite dell’Italia (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 200, 22 agosto 1929, p. 3. [817] Langwerth von Simmern (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 232, 28 settembre 1929, p. 3. [806] L’americana “standard” (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 201, 23 agosto 1929, p. 3. [818] Il barone Tanaka (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 235, 2 ottobre 1929, p. 3. 72 [819] Aga Khan (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 236, 3 ottobre 1929, p. 1. [831] William Loth (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 266, 7 novembre 1929, p. 3. [820] Lo statista, in «Il Lavoro», XXVII, 237, 4 ottobre 1929, p. 1 [commemorazione di Gustav Stresemann]. [832] Il fisico De Broglie (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 274, 16 novembre 1929, p. 3. [821] Il taumaturgo Kovan (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 239, 6 ottobre 1929, p. 3. [833] Ortiz Rubio (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 280, 23 novembre 1929, p. 1. [822] Upton Sinclair (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 241, 9 ottobre 1929, p. 1. [834] , “Celta ferox” (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVII, 282, 26 novembre 1929, p. 3. → [823] [824] [825] [826] [827] [828] [829] [830] in GRI, pp. 67-72. Maniu (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 243, 11 ottobre 1929, p. 3. [835] Lord Irving (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 284, 28 novembre 1929, p. 1. Edmondo di Rotschild (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 245, 13 ottobre 1929, p. 1. [836] Il nipote di Luigi XVII (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 286, 30 novembre 1929, p. 3. Miss Isabel MacDonald (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 246, 15 ottobre 1929, p. 1. [837] Hungenberg (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 288, 3 dicembre 1929, p. 1. Il dottor Dixon (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 247, 16 ottobre 1929, p. 3. [838] Steidle (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 289, 4 dicembre 1929, pp. 1-2. Coudenhove-Kalergi (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 248, 17 ottobre 1929, p. 3. [839] Un guaritore misterioso (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 290, 5 dicembre 1929, p. 3. Bessedowski (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 250, 19 ottobre 1929, p. 3. [840] Georges Bernanos (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 292, 7 dicembre 1929, p. 1. Nadir Khan (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 251, 20 ottobre 1929, p. 3. [841] La principessa Di Broglie (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 293, 8 dicembre 1929, p. 3. Radoslawoff (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 256, 26 ottobre 1929, p. 3. [842] Ciang-Kai-Chek (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 295, 11 dicembre 1929, p. 1. 73 [843] Udrzal (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 296, 12 dicembre 1929, p. 1. [853] , Revisioni (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVIII, 37, 12 febbraio 1930, pp. 1-2. [844] Björn Biörnson (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 297, 13 dicembre 1929, p. 3. [854] [845] Il presidente Musy (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVII, 299, 15 dicembre 1929, p. 1. x, Cento progetti e disegni per un milione per dare alla Spezia la sua Cattedrale (occhiello: Fare una chiesa è difficile), in «Il Lavoro», XXVIII, 39, 14 febbraio 1930, p. 3. [855] , Un Bizantino (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 41, 16 febbraio 1930, p. 3. → 1930 [846] [847] [848] [849] [850] , Tutta l’America (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 32, 6 febbraio 1930, p. 3. Il governatore dell’Indocina (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 42, 18 febbraio 1930, p. 3. [857] Foujita (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 44, 20 febbraio 1930, p. 3. [858] Marcel Arland (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 45, 21 febbraio 1930, p. 2. [859] , “Proibizione” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 45, 21 febbraio 1930, p. 3. [860] Ancora la “proibizione” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 47, 23 febbraio 1930, p. 3. [861] L’usciere Courtieu (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 47, 23 febbraio 1930, p. 3. [862] Josph Klem (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 49, 26 febbraio 1930, p. 3. , I “buoni borghesi” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 33, 7 febbraio 1930, p. 3. Ileana di Rumenia (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 34, 8 febbraio 1930, p. 2. , La Pisana (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 34, 8 febbraio 1930, p. 3. con profonde modifiche e con il titolo Trionfo della Pisana, in «Il Mattino», LX, 192, 12 luglio 1957, p. 3; a firma Giovanni Ansaldo e fuor di rubrica, in «Il Piccolo», LXXVI, 3322, 16 luglio 1957, p. 3. [851] , Concorso virgiliano (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVIII, 35, 9 febbraio 1930, pp. 1-2. [852] , Letteratura (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 36, 11 febbraio 1930, p. 3. → 74 [856] Il Generale Butler (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 32, 6 febbraio 1930, p. 3. → in VZ, pp. 455-456. con profonde modifiche, fuor di rubrica e con l’occhiello Diarii e memorie, in «Il Telegrafo», LXVI, 119, 19 maggio 1943, p. 3; a firma Giovanni Ansaldo, in «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera», 1058, 22 maggio 1943, p. 3. [863] Un centenario (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 50, 27 febbraio 1930, p. 2. [864] , Un passo di Tacito (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 50, 27 febbraio 1930, p. 3. [865] , Patriarchi e Papi (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVIII, 51, 28 febbraio 1930, p. 3. [866] [867] [868] [869] Il generale Dawes (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 52, 1° marzo 1930, p. 3. Un fondatore di religioni (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 54, 4 marzo 1930, p. 1. , “K. und K.” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 56, 6 marzo 1930, p. 3. , Il romanzo di Tomaso Masaryk (occhiello: Un vecchio di ottanta anni nell’antica reggia di Praga…), in «Il Lavoro», XXVIII, 57, 7 marzo 1930, pp. 1-2. Unito ai tre articoli successivi Quattro anni di esilio e di viaggi attraverso l’Europa in guerra e la Russia in rivoluzione («Il Lavoro», XXVIII, 58, 8 marzo 1930, p. 3), Fuochi di gioia a NewYork… («Il Lavoro», XXVIII, 59, 9 marzo 1930, p. 1), e Il segno delle Legioni («Il Lavoro», XXVIII, 60, 11 marzo 1930, p. 1), è ripubblicato: → [870] in versione ridotta, a firma Giovanni Ansaldo e con il titolo Tommaso Masaryk e il suo segreto (occhiello: Vita aneddotica di un grande patriota cèco), in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 219, 14-15 settembre 1937, p. 6; privo dell’occhiello e con il titolo Una esistenza avventurosa, in «Il Telegrafo», LX, 220, 15 settembre 1937, p. 3. , Quattro anni di esilio e di viaggi attraverso l’Europa in guerra e la Russia in rivoluzione (occhiello: Il romanzo di Masaryk), in «Il Lavoro», XXVIII, 58, 8 marzo 1930, p. 3. [per la storia editoriale si veda «Il Lavoro», XXVIII, 57, 7 marzo 1930]. [871] , Fuochi di gioia a New-York… (occhiello: Il romanzo di Masaryk), in «Il Lavoro», XXVIII, 59, 9 marzo 1930, p. 1. [per la storia editoriale si veda «Il Lavoro», XXVIII, 57, 7 marzo 1930]. [872] , Il segno delle Legioni (occhiello: Masaryk: epilogo), in «Il Lavoro», XXVIII, 60, 11 marzo 1930, p. 1. [per la storia editoriale si veda «Il Lavoro», XXVIII, 57, 7 marzo 1930]. [873] Il taumaturgo Zeileis (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 61, 12 marzo 1930, p. 2. [874] Panaït Istrati (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 62, 13 marzo 1930, p. 3. [875] Pangalòs (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 67, 19 marzo 1930, p. 3. [876] Il barone De Bildt (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 68, 20 marzo 1930, p. 2. [877] Stalin e la sua casa chiusa (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 71, 23 marzo 1930, p. 3. [878] Cuno (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 73, 26 marzo 1930, p. 2. [879] , Marconi e i poeti, in «Il Lavoro», XXVIII, 74, 27 marzo 1930, p. 2. [880] Elezione americana (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 77, 30 marzo 1930, p. 3. [881] Due regicidi (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 78, 1° aprile 1930, p. 3. 75 [882] Ibrahim Tewfik (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 78, 1° aprile 1930, p. 3. [892] , Il sillogismo di Epimenide (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 94, 19 aprile 1930, p. 3. [883] , L’ospite di America (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVIII, 79, 2 aprile 1930, p. 3. [893] , Le ventiquattro bellezze della torta pasqualina (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVIII, 95, 20 aprile 1930, pp. 1-2. [884] “Zi Pascale” – 112 anni! (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 81, 4 aprile 1930, p. 3. [885] , Ezechiele e il formaggio (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 84, 8 aprile 1930, p. 3. [886] Sir Conan Doyle (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 85, 9 aprile 1930, p. 2. [887] , La morte della “Germania” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 90, 15 aprile 1930, p. 3. [888] → a) siglato g. a., all’interno della rubrica Arte e Mondanità e con il sottotitolo Alla «scia’ Carlotta» ostessa in Sottoripa – Genova, in «il Borghese», VIII, 17, 26 aprile 1957, pp. 671-673. → b) in Itinerari della buona tavola 1970. Annuario dell’Accademia Italiana della Cucina, Milano, Artis, [dicembre] 1969, pp. 14-22. → c) in Ma se ghe penso…, testi di Giovanni Ansaldo, Mario Bettinotti, Costanzo Carbone, Umberto V.[ittorio] Cavassa, Orlando Grosso, Arturo Salucci, Camillo Sbarbaro, album fotografico di Michelangelo Dolcino, Genova, Realizzazioni Grafiche Artigiana, [dicembre] 1972, pp. 9-23. → d) in VZ, pp. 167-174. → e) Giovanni Ansaldo, Le ventiquattro bellezze della torta pasqualina, a cura di Giuseppe Marcenaro, Genova, Sagep, 1995. → f) in Sergio Rossi, Le ventiquattro bellezze della torta pasqualina. Quattro ricette fondamentali per un capolavoro, Genova, Sagep, [aprile] 2011, pp. 51-61. , Simpatie: Serbati (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 91, 16 aprile 1930, p. 3. → a) in Angelo Serbati, Questo è quello che io dono al popolo degli esseri, prefazione di Giovanni Ansaldo [pp. II-V], Genova, Tip. Annuari Val, [22 luglio] 1930. [894] Pasquier contro Nguyen (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 97, 24 aprile 1930, p. 3. [895] , Il monumento a Democrito (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 98, 25 aprile 1930, p. 3. [896] , Orarii di lavoro (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 99, 26 aprile 1930, p. 1. [897] , Il Po e il Volga (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 100, 27 aprile 1930, p. 3. [898] , Voci d’argento (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 101, 29 aprile 1930, p. 3. → b) in VZ, pp. 426-428. [889] Majakowski (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 92, 17 aprile 1930, p. 1. [890] Storia di vecchie case (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 92, 17 aprile 1930, p. 3. [891] , Il cero pasquale (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 93, 18 aprile 1930, p. 3. → 76 con lievi modifiche, a firma Renato Canepa e fuor di rubrica, in «L’Illustrazione italiana», LXXVI, 17, 24 aprile 1949, p. 573. [899] Il colonnello Macia (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 102, 30 aprile 1930, p. 1. [911] , Un ministro dello Czar (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 113, 13 maggio 1930, p. 3. [900] , L’êra del microbo (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 102, 30 aprile 1930, p. 3. [912] La morte di Fridtjof Nansen. “L’ultimo dei Wikinghi”, in «Il Lavoro», XXVIII, 114, 14 maggio 1930, p. 1. [901] , “Charlot” all’Indice (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 103, 1° maggio 1930, p. 3. [913] , Mistero italiano (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVIII, 116, 16 maggio 1930, pp. 1-2. [902] , Pascoli e la mostarda (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 104, 2 maggio 1930, p. 3. → [903] [904] [905] [906] [907] [908] [909] [910] → a) con profonde modifiche, a firma Giovanni Ansaldo e con il titolo Le “Tavole Amalfitane”, in «Il Telegrafo», LXV, 224, 20 settembre 1942, pp. 1 e 3. → b) con ulteriori modifiche, a firma Giovanni Ansaldo e con il titolo Le Tabulae Amalphitanae, in «Il Mattino», LXXVIII, 198, 23 luglio 1969, p. 3. in VZ, pp. 410-413. , Un originale (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 105, 3 maggio 1930, p. 3. Lydia Seyfullina (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 106, 4 maggio 1930, p. 2. , “Il testamento di un codino” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 106, 4 maggio 1930, p. 3. , Il brodetto spartano (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 109, 8 maggio 1930, p. 1. , Viaggio in ascensore (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 110, 9 maggio 1930, p. 3. , Oro e grano (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 111, 10 maggio 1930, p. 3. Il giudice Parker (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 112, 11 maggio 1930, p. 1. , Soffietto per Pancrazi (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 112, 11 maggio 1930, p. 3. [914] , Il capo berbero (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 118, 18 maggio 1930, p. 3. [915] , “Rilegature gianseniste” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 119, 20 maggio 1930, p. 3. [916] , Il filo d’oro (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 120, 21 maggio 1930, p. 3. [917] , I licheni di Sbarbaro (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 121, 22 maggio 1930, p. 3. → in VZ, pp. 418-421. [918] , Il tesoro delle sentenze (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 122, 23 maggio 1930, p. 3. [919] , La puzza del negro (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 126, 28 maggio 1930, p. 3. [920] Giorgio Cortes, Tricolori francesi ammainati sul Reno… (occhiello: I preparativi per lo sgombro del 30 giugno; sottotitolo 1: Battaglioni che partono da tutta la zona renana – Magonza, città di guarnigione francese, ridiventa 77 tedesca – L’ultima parata al suono della “Marsigliese”; sottotitolo 2: (Dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XXVIII, 129, 31 maggio 1930, pp. 1-2. [921] [922] [923] [924] [925] [926] [927] [928] , I “dessous” di un cavaliere (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 129, 31 maggio 1930, p. 3. , “Lu cumandu in manu…” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 131, 3 giugno 1930, p. 3. con profonde modifiche, a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Elegia di Abbatemaggio, in «Il Tempo di Milano», IV, 223, 18 settembre 1949, p. 3. [931] , Yen-Bay (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 147, 21 giugno 1930, p. 3. [932] , “Fréderic” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 148, 22 giugno 1930, p. 3. [933] , Un miracolo del Battista (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVIII, 149, 24 giugno 1930, p. 3. Pittori del Settecento (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVIII, 133, 5 giugno 1930, p. 3. → con profonde modifiche, a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo I miracoli, in «il Borghese», II, 12, 15 giugno 1951, pp. 358-360. , “Il cavaliere innamorato” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 135, 7 giugno 1930, p. 3. [934] , “King’s College” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 138, 11 giugno 1930, p. 3. , Tre isolette (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVIII, 157, 3 luglio 1930, pp. 1-2. [935] , Il tatuaggio del forzato (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 139, 12 giugno 1930, p. 3. Ottone di Absburgo (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 169, 17 luglio 1930, p. 3. [936] , “Il 22 Agosto” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 140, 13 giugno 1930, p. 3. , Il “torero” cinese (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 170, 18 luglio 1930, p. 3. [937] , Una vecchia lettera (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 143, 17 giugno 1930, p. 3. Kubelick (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 170, 18 luglio 1930, p. 3. [938] , La fortuna di un uomo (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 172, 20 luglio 1930, p. 3. → siglato *, in «Il Mattino», LX, 325, 23 novembre 1957, p. 3; a firma Giovanni Ansaldo e fuor di rubrica, in «Il Tirreno», XIII, 280, 24 novembre 1957, p. 3. [929] , Il frate portinaio (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 144, 18 giugno 1930, p. 3. [930] , Il ritorno di Abbatemaggio (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVIII, 145, 19 giugno 1930, pp. 1-2. 78 → → in OL, pp. 90-93. [939] , Incubo africano (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 173, 22 luglio 1930, p. 3. [940] , La vendetta di Lorely (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVIII, 175, 24 luglio 1930, pp. 1-2. [941] Sigfrido Wagner (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 177, 26 luglio 1930, p. 3. [952] , Catene (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 193, 14 agosto 1930, p. 3. [942] Ahrun-al-Rashid (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 177, 26 luglio 1930, p. 3. [953] , La legge della Jungla (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 196, 19 agosto 1930, p. 3. [943] , Il “Principato di Melfi” (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVIII, 179, 29 luglio 1930, pp. 1-2. [954] , Il diritto dei pedoni (occhiello: La strada tragica), in «Il Lavoro», XXVIII, 199, 22 agosto 1930, pp. 1-2. con profonde modifiche e a firma Giovanni Ansaldo, in «Il Mattino», LXXV, 198, 31 luglio 1966, p. 3. [955] La morte di Camillo Prampolini, in «Il Lavoro», XXVIII, 181, 31 luglio 1930, pp. 1-2. Maria Rossetti (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 199, 22 agosto 1930, p. 3. [956] , Le dune (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVIII, 183, 2 agosto 1930, pp. 1-2. , I curdi (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 201, 24 agosto 1930, p. 3. [957] F. J. Bennett (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 185, 5 agosto 1930, p. 1. , La serva del prete (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 202, 26 agosto 1930, p. 3. [958] L’ultimo Einstein (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 187, 7 agosto 1930, p. 1. L’orefice taumaturgo (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 205, 29 agosto 1930, p. 1. [959] , Le proposte degli automobilisti (occhiello: La “strada tragica”), in «Il Lavoro», XXVIII, 206, 30 agosto 1930, pp. 1-2. [960] , Una vita (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 207, 31 agosto 1930, p. 3. [961] , L’orgoglio del povero (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 208, 2 settembre 1930, p. 3. [962] , L’elleboro (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 209, 3 settembre 1930, p. 3. → [944] [945] [946] [947] [948] [949] [950] [951] Una principessa convertita (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 189, 9 agosto 1930, p. 3. , “Teologia y toros” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 190, 10 agosto 1930, p. 3. , Oligarchia (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 191, 12 agosto 1930, p. 3. , La “strada tragica” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 192, 13 agosto 1930, p. 3. → a) con profonde modifiche, a firma Giovanni Ansaldo e all’interno della rubrica Il serraglio, in «Tempo», XIX, 49, 5 dicembre 1957, pp. 10 e 79. → b) in VZ, pp. 115-117 [vers. orig.]. 79 [963] , Le righe bianche (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 211, 5 settembre 1930, p. 3. [975] , Le parole rivelatrici (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 226, 23 settembre 1930, p. 3. [964] , Mistral (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVIII, 213, 7 settembre 1930, pp. 1-2. [976] Emil Ludwig (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 227, 24 settembre 1930, p. 3. [965] Stahrenberg (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 215, 10 settembre 1930, p. 3. [977] Frederick Roop (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 228, 25 settembre 1930, p. 2. [966] La questione delle patenti (occhiello: La strada tragica), in «Il Lavoro», XXVIII, 216, 11 settembre 1930, p. 1. [978] , L’apologia di Robespierre (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 228, 25 settembre 1930, p. 3. [967] Miss Maddalena Slad (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 216, 11 settembre 1930, p. 3. [979] , Un uomo forte (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 229, 26 settembre 1930, p. 3. → [968] [969] [970] [971] a firma Stella Nera, in «L’Illustrazione italiana», LXXX, 11, novembre 1953, p. 73. Hitler (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 218, 13 settembre 1930, p. 1. [980] La questione delle patenti (occhiello: La strada tragica), in «Il Lavoro», XXVIII, 220, 16 settembre 1930, p. 3. L’ammiraglio Hughes (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 230, 27 settembre 1930, p. 2. [981] , La “mentalità” degli italiani (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 221, 17 settembre 1930, p. 3. Incubo (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 230, 27 settembre 1930, p. 3. [982] , Lettera aperta a Panseri (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 222, 18 settembre 1930, p. 3. , La Chiesa e la radio (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 232, 30 settembre 1930, p. 3. [983] Re Cristiano X (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 233, 1° ottobre 1930, p. 3. → in VZ, pp. 429-432. [972] Re Feysal (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 223, 19 settembre 1930, p. 1. [984] Il ministro Thomas (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 234, 2 ottobre 1930, p. 1. [973] , Due sculture (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 223, 19 settembre 1930, p. 3. [985] , Rivarol (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 237, 5 ottobre 1930, p. 3. [974] , Storia di banditi (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 224, 20 settembre 1930, p. 3. [986] , “Liquor” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 238, 7 ottobre 1930, p. 3. 80 → [987] [988] [989] con profonde modifiche, in «Il Telegrafo», LXV, 23, 27 gennaio 1942, pp. 1 e 3. lo della Sera», 886, 3 novembre 1942, pp. 1-2. → b) con ulteriori modifiche, a firma Giovanni Ansaldo e all’interno della rubrica Il serraglio, in «Tempo», XIX, 45, 7 novembre 1957, p. 10. , Patalakha (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 250, 21 ottobre 1930, p. 3. , Il sogno di Enea (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 251, 22 ottobre 1930, p. 3. , I naufraghi di Tristan (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVIII, 252, 23 ottobre 1930, pp. 1-2. [996] → con profonde modifiche, a firma Michele Fornaciari e fuor di rubrica, in «Il Mattino», LV, 305, 2 novembre 1952, p. 3. [997] , Mister Babbit (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 265, 7 novembre 1930, p. 3. [998] , Il pudore del maggiore (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 268, 11 novembre 1930, p. 3. Unito all’articolo successivo L’idillio di Tristan («Il Lavoro», XXVIII, 261, 2 novembre 1930, pp. 1-2), è ripubblicato: → a) con lievi modifiche, a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Gli italiani di Tristan de Cunha, in «il Borghese», III, 21, 1° novembre 1952, pp. 646651. , Tombe di San Dionigi (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 264, 6 novembre 1930, p. 3. → → b) con il titolo I naufraghi del Tristan, in FR, pp. 47-65 [vers. orig.]. con lievi modifiche e con il titolo Il pudore britannico, in «Il Telegrafo», LXV, 111, 9 maggio 1942, pp. 1 e 3. [990] , Il più grande mistero (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 252, 24 ottobre 1930, p. 3. [999] Mario Chini (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 268, 11 novembre 1930, p. 3. [991] , Il nuovo “saper vivere” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 254, 26 ottobre 1930, p. 3. [1000] , Lettera ad Ottone di Absburgo (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVIII, 269, 12 novembre 1930, pp. 12. [992] , I gesuiti del Paraguay (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 257, 29 ottobre 1930, p. 3. [1001] , Una vita (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 271, 14 novembre 1930, p. 3. , “O Cicciollâ” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 259, 31 ottobre 1930, p. 3. [1002] , La Signora delle Camelie (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 272, 15 novembre 1930, p. 3. , L’idillio di Tristan (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVIII, 261, 2 novembre 1930, pp. 1-2. [1003] , Un genovese del Quattrocento (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVIII, 274, 18 novembre 1930, pp. 12. [993] [994] [per la storia editoriale si veda «Il Lavoro», XXVIII, 252, 23 ottobre 1930]. [995] , Tombe di Corsica (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 262, 4 novembre 1930, p. 3. → a) con lievi modifiche e a firma Giovanni Ansaldo, in «Il Popolo di Trieste. Il Picco- → a) con profonde modifiche, fuor di rubrica e con il titolo Un esploratore del Quattrocento (occhiello: Diarii e memorie), in «Il Telegrafo», LXV, 123, 24 maggio 1942, p. 3; a firma Giovanni Ansaldo, in «Il Piccolo», 6981, 24 maggio 1942, p. 3. 81 → b) con ulteriori modifiche, a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Una lettera d’affari, in «Il Mattino», LXXVI, 215, 6 agosto 1967, p. 3; con l’occhiello Antoniotto Usodimare, navigatore, in «Giornale di Bergamo», CLV, 219, 13 agosto 1967, p. 3. [1014] , Il cervello di Lenin (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 293, 10 dicembre 1930, p. 3. [1015] , Un vicolo di Genova (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 294, 11 dicembre 1930, p. 3. → c) con il titolo Una lettera d’affari, in VZ, pp. 67-73 [vers. b)]. [1004] , Dialogo (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 275, 19 novembre 1930, p. 3. [1016] , I martiri veri… e gli altri (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 295, 12 dicembre 1930, p. 3. [1005] Steidle (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 283, 28 novembre 1930, p. 3. [1017] Erich Remarque (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 298, 16 dicembre 1930, p. 1. [1006] Söderblom. Premio Nobel per la pace (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 284, 29 novembre 1930, p. 3. [1018] , “Come vi piace” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 298, 16 dicembre 1930, p. 3. , Un nuovo sport (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 286, 2 dicembre 1930, p. 3. [1019] [1007] , I diritti degli incompetenti (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 300, 18 dicembre 1930, p. 3. , La moglie del Kronprinz (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 287, 3 dicembre 1930, p. 3. [1020] [1008] , L’onor di Aragona (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 302, 20 dicembre 1930, p. 3. [1021] , L’ultimo “Fioretto” di San Francesco (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXVIII, 304, 23 dicembre 1930, p. 3. [1022] Lord Willingdon (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 305, 24 dicembre 1930, p. 3. [1023] Molotoff (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 305, 24 dicembre 1930, p. 3. [1024] , Il pandolce (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 306, 25 dicembre 1930, p. 3. [1025] Edoardo David (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 308, 28 dicembre 1930, p. 1. [1009] Il dott. Hender (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXVIII, 288, 4 dicembre 1930, p. 1. [1010] , Una frase di Hoover (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 288, 4 dicembre 1930, p. 3. [1011] , “Quo vadis, America?” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 289, 5 dicembre 1930, p. 3. [1012] , L’inflazione dei cervelli (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 290, 6 dicembre 1930, p. 3. [1013] , Ancora l’abate Turmel (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 291, 7 dicembre 1930, p. 3. 82 [1026] [1027] [1028] [1029] [1030] [1031] [1032] [1033] [1034] , Della gloria (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXVIII, 308, 28 dicembre 1930, p. 3. [1036] , Una sera del Gennaio 1904… (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 17, 20 gennaio 1931, p. 3. 1931 [1037] , Il bilancio di Robinson (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 5, 6 gennaio 1931, p. 3. , Un ingiuriatore dell’Italia (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 23, 27 gennaio 1931, p. 3. [1038] , Oggi e un secolo fa (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 7, 8 gennaio 1931, p. 3. , “Grande tiro vandalico” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 24, 28 gennaio 1931, p. 3. [1039] Borms (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXIX, 8, 9 gennaio 1931, p. 3. Ludwig cinquantenne (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXIX, 25, 29 gennaio 1931, p. 1. [1040] , 47, morto che parla (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 9, 10 gennaio 1931, p. 3. , Napoleone in russo (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 26, 30 gennaio 1931, p. 3. [1041] , L’isola sconosciuta (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 10, 11 gennaio 1931, p. 3. , Antichità dell’Italia (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIX, 28, 1° febbraio 1931, pp. 1-2. [1042] Ludendorff profeta (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXIX, 11, 13 gennaio 1931, p. 3. , Franklin bolscevico? (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 30, 4 febbraio 1931, p. 3. [1043] , Sublimazione (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 13, 15 gennaio 1931, p. 3. , La storia e i desinari (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 31, 5 febbraio 1931, p. 3. [1044] , Un’altra storia di Corsica (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 14, 16 gennaio 1931, p. 3. Il Principe Lennart (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXIX, 32, 6 febbraio 1931, p. 1. [1045] , La moglie di Bismark (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 33, 7 febbraio 1931, p. 3. [1046] , La “ruota” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 34, 8 febbraio 1931, p. 3. [1047] , Un quesito (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 35, 10 febbraio 1931, p. 3. → [1035] in CIP, pp. 194-197. , Il Padre Battista (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 16, 18 gennaio 1931, p. 3. → con lievi modifiche, a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Il confessore dello Spielberg (occhiello: Personaggi), in «Il Mattino», LXXV, 92, 3 aprile 1966, p. 3; con l’occhiello Personaggi della storia, in «La Provincia», LXXIV, 82, 7 aprile 1966, p. 3. 83 [1048] [1049] [1058] , Infelicità dei letterati (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 75, 28 marzo 1931, p. 3. [1059] , Minime (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 76, 29 marzo 1931, p. 3. , Un luogo comune (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 37, 12 febbraio 1931, p. 3. , Parla Snowden (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 38, 13 febbraio 1931, p. 3. → in OL, pp. 177-179. [1050] Weygand (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXIX, 39, 14 febbraio 1931, p. 1. [1060] , L’Abbazia di Thelème (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 79, 2 aprile 1931, p. 3. [1051] , Le crete senesi (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 39, 14 febbraio 1931, p. 3. [1061] , Sguardi all’indietro (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 81, 4 aprile 1931, p. 3. [1052] Il Maestro Weingartner (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXIX, 68, 20 marzo 1931, p. 3. [1062] , Sequenze pasquali (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 82, 5 aprile 1931, p. 3. [1053] Charlot a Venezia (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXIX, 69, 21 marzo 1931, p. 3. [1063] , Piccola Posta (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 85, 9 aprile 1931, p. 3. [1054] , Sapienza antica (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 71, 24 marzo 1931, p. 3. [1064] , “Venite all’ombra dei gran gigli d’oro…” (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIX, 86, 10 aprile 1931, pp. 12. [1065] , Grano e libri (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 88, 12 aprile 1931, p. 3. [1066] , Il luogo comune (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 89, 14 aprile 1931, p. 3. → [1055] [1056] [1057] con lievi modifiche e a firma Stella Nera, in «L’Illustrazione italiana», LXXXI, 8, agosto 1954, pp. 77-78. , “Helvetia” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 72, 25 marzo 1931, p. 3. , Un padre esemplare (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 73, 26 marzo 1931, p. 3. , La Carmagnola (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIX, 74, 27 marzo 1931, pp. 1-2. → a) con profonde modifiche, a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo La «Carmagnola», in «Il Libraio», IV, 5, 15 maggio 1949, pp. 1-2. → b) in OL, pp. 171-177 [vers. orig.]. 84 → in VZ, pp. 433-436. [1067] , Il profeta disarmato (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 92, 17 aprile 1931, p. 3. [1068] , Il Samaritano dell’anima (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 93, 18 aprile 1931, p. 3. [1069] [1070] [1071] [1072] [1073] [1074] , I “pantaloni rossi” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 94, 19 aprile 1931, p. 3. , I ricordi di un negriero (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 96, 23 aprile 1931, p. 3. [1080] , Un ospite di Roma (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 113, 13 maggio 1931, p. 3. [1081] , Dell’amore (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 114, 14 maggio 1931, p. 3. , Le mura di Gerico (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIX, 97, 24 aprile 1931, pp. 1-2. Unito all’articolo successivo Dell’ambizione («Il Lavoro», XXIX, 116, 16 maggio 1931, p. 3), è ripubblicato: → a) con profonde modifiche, fuor di rubrica e con il titolo La “Medicina delle passioni” (occhiello: Libri dell’Ottocento), in «Il Telegrafo», LXV, 301, 19 dicembre 1942, p. 3; a firma Giovanni Ansaldo, in «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera», 929, 23 dicembre 1942, p. 3. , Le origini del Risorgimento (occhiello: A proposito di un “Calendarietto”), in «Il Lavoro», XXIX, 98, 25 aprile 1931, p. 3. → b) con ulteriori modifiche, anonimo, fuor di rubrica e con il titolo La medicina delle passioni, in «il Borghese», II, 17, 1° settembre 1951, pp. 525-527. , I Dardanelli, o del caso (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 100, 28 aprile 1931, p. 3. → c) con ulteriori modifiche, a firma Michele Fornaciari, fuor di rubrica e con il titolo La medicina delle passioni, in «Il Mattino», LIV, 264, 26 settembre 1951, p. 3 [vers. b)]. Deutsche Treue und Welsche Listigkeit, in «L’Italiano», VI, 2, aprile 1931, pp. 59-67. [1082] [1075] , Vecchie porcellane (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 105, 3 maggio 1931, p. 3. [1076] , “Mirabile monstrum” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 108, 7 maggio 1931, p. 3. [1077] , Una esecuzione capitale (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 109, 8 maggio 1931, p. 3. [1078] , Due ombre (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 110, 9 maggio 1931, p. 3. [per la storia editoriale si veda «Il Lavoro», XXIX, 114, 14 maggio 1931]. [1083] , Colloquio coi morti (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 117, 17 maggio 1931, p. 3. [1084] , “Pickwick Club” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 118, 19 maggio 1931, p. 3. [1085] , Supplica per sei “Magnifici” senza tetto (rubrica Epiloghi; sottotitolo: (Lettera aperta al signor Podestà)), in «Il Lavoro», XXIX, 120, 21 maggio 1931, p. 3. [1086] , E il povero Polleri? (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 121, 22 maggio 1931, p. 3. → a) in VZ, pp. 385-388. → b) erroneamente attribuito a Eugenio Montale, in Il secondo mestiere. Prose 19201979, a cura di Giorgio Zampa, Milano, Mondadori, [giugno] 1996, t. I, pp. 440443. [1079] , L’uomo è buono (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 112, 12 maggio 1931, p. 3. , Dell’ambizione (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 116, 16 maggio 1931, p. 3. 85 [1087] , Una visita a “Villa Eleonora”, la storica casa di Taggia dove Eleonora Ruffini pianse il figlio martire, e attese i figli esiliati (occhiello: Nel cinquantenario della morte di Giovanni Ruffini), in «Il Lavoro», XXIX, 123, 24 maggio 1931, p. 3. → , Ancora delle statue dell’ex Ospedale dei Cronici, in «Il Lavoro», XXIX, 123, 24 maggio 1931, p. 4. [1089] , La boxe e i medici (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 124, 26 maggio 1931, p. 3. , Foot-ball ebraico (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 127, 29 maggio 1931, p. 3. [1092] , Sillabe ed ombre (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIX, 129, 31 maggio 1931, pp. 1-2. [1093] , Farfalle sotto l’Arco (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIX, 130, 2 giugno 1931, p. 1. [1094] , Un salvagente del “Titanic” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 132, 4 giugno 1931, p. 3. → [1096] 86 [1098] , “Ludwig-Cohn” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 138, 11 giugno 1931, p. 3. [1099] La puzza del negro, in «L’Italiano», VI, 4, giugno 1931, pp. 205-214. [1100] , Il Diavolo a Murta (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIX, 169, 17 luglio 1931, pp. 1-2. → a) con lievi modifiche, a firma Stellanera, fuor di rubrica e con il titolo Il diavolo dell’abate Maggiolo, in «il Borghese», V, 17, 18 giugno 1954, pp. 594-597. , La volpe e l’uva (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 126, 28 maggio 1931, p. 3. [1091] [1095] , Il dramma del divano (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 136, 9 giugno 1931, p. 3. con lievi modifiche e con il titolo Villa Eleonora, in FR, pp. 159-167. [1088] [1090] [1097] con lievi modifiche, siglato *, fuor di rubrica e con il titolo Il salvagente del Titanic, in «L’Italiano», VI, 6, agosto 1931, pp. 105-117. , Parla il vecchio maestro (occhiello: A proposito di un “Epilogo”), in «Il Lavoro», XXIX, 133, 5 giugno 1931, pp. 1-2. , Vecchie fotografie… (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 134, 6 giugno 1931, p. 3. → b) a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo L’indemoniato, in «Il Mattino», LXXVII, 269, 9 ottobre 1968, p. 3, e in «Giornale di Bergamo», CLVI, 276, 13 ottobre 1968, p. 3; con il titolo Come un pio abate posseduto dal demonio Asmoneo venne esorcizzato da un prete dal nome… caprino (occhiello: Un episodio del Settecento che ha il sapore e la grazia di una favola; sottotitolo: Accadde in Liguria nell’estate del 1778: il diavolo s’era impadronito dell’anima e del corpo del povero sacerdote tanto da farlo parlare in lingue sconosciute e da insinuare persino nei discorsi strampalati certi accenni di colore “sinistrorso”… – Tutti gli emissari fallirono il loro compito: ma un giorno al vescovo venne in mente Padre Becco), in «La Provincia», LXXVI, 236, 13 ottobre 1968, p. 3. → c) in VZ, pp. 97-104 [vers. orig.]. [1101] , Costumi americani (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 170, 18 luglio 1931, p. 3. [1102] , Il paracarro di gomma (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 173, 22 luglio 1931, p. 3. [1103] , Il cliente americano (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 174, 23 luglio 1931, p. 3. [1104] , Le malattie e la legge (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 175, 24 luglio 1931, p. 3. [1115] , “Quatsch” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 194, 15 agosto 1931, p. 1. [1105] , I “Maestri Cantori” nello scenario di pietra dell’“Arena” di Verona (occhiello: Le grandi rappresentazioni all’aperto), in «Il Lavoro», XXIX, 177, 26 luglio 1931, p. 3. [1116] , Dolore (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIX, 197, 20 agosto 1931, pp. 1-2. [1117] *, Il primo viaggio del Capitano Fravega, in «L’Italiano», VI, 6, agosto 1931, pp. 73-83. [1106] [1107] [1108] [1109] , “Partita di giro” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 180, 30 luglio 1931, p. 3. , Ciminiere e campane (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 181, 31 luglio 1931, p. 3. [1111] [1112] [1113] [1114] [1118] , La tomba di Ovidio (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 187, 7 agosto 1931, p. 3. in «Il Telegrafo», LXIV, 201, 23 agosto 1941, p. 3, e in «Il Piccolo», 6749, 26 agosto 1941, p. 3. , Un grande reclamista (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 188, 8 agosto 1931, p. 3. privo della parte finale e con il titolo Il primo viaggio di capitan Fravega, in VZ, pp. 188-200. *, Simone Gulì, in «L’Italiano», VI, 6, agosto 1931, pp. 89-92. → , “Chi sa?” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 182, 1° agosto 1931, p. 3. → [1110] → con lievi modifiche, siglato e all’interno della rubrica Calendarietto, in «Il Lavoro», XXX, 192, 12 agosto 1932, p. 3. [1119] *, Nomi, in «L’Italiano», VI, 6, agosto 1931, p. 92. [1120] *, Il marinaio a terra, in «L’Italiano», VI, 6, agosto 1931, pp. 99-104. → [1121] , Filosofia della sterlina (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 189, 9 agosto 1931, p. 3. a firma Giovanni Ansaldo e con il titolo Il marinaio di terra, in «Il Mattino», LXXVI, 256, 17 settembre 1967, p. 3. *, Il salvagente del Titanic, in «L’Italiano», VI, 6, agosto 1931, pp. 105-117. ← «Il Lavoro», XXIX, 132, 4 giugno 1931, p. 3. [1122] *, Breve biografia della nave da carico, in «L’Italiano», VI, 6, agosto 1931, pp. 117-118. [1123] , Una lettera dalla Russia (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 191, 12 agosto 1931, p. 3. *, Lo scalandrone, in «L’Italiano», VI, 6, agosto 1931, pp. 118-119. [1124] , La borsetta dell’americana (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 192, 13 agosto 1931, p. 3. , Un gesuita e il Risorgimento (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 211, 5 settembre 1931, p. 3. [1125] , I propositi degli uomini (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 212, 6 settembre 1931, p. 3. , Rivoluzione e tori (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 190, 11 agosto 1931, p. 3. 87 → con lievi modifiche, a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Latino a Brooklin, in «Il Mattino», LVII, 137, 19 maggio 1954, pp. 1 e 6, e in «La Provincia», LXII, 123, 25 maggio 1954, p. 3. [1126] , Due tipi di ladri (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 213, 8 settembre 1931, p. 3. [1127] Una dattilografa paracadutista (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXIX, 213, 8 settembre 1931, p. 3. [1138] , “Hôtel Metropol” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 227, 24 settembre 1931, p. 3. [1128] , Le boccie sul sagrato (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 214, 9 settembre 1931, p. 3. [1139] , Conversazione finanziaria (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 228, 25 settembre 1931, p. 3. [1129] , Storia e stile (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIX, 215, 10 settembre 1931, pp. 1-2. [1140] , Due soldi di verità (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 229, 26 settembre 1931, p. 3. [1130] , Tecnica del giornalismo (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 216, 11 settembre 1931, p. 3. [1141] , Un caritatevole avvertimento (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 230, 27 settembre 1931, p. 3. [1131] , Il giornalista Mallet du Pan (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 217, 12 settembre 1931, p. 3. [1142] , Lo sciopero bianco delle rondini (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 231, 29 settembre 1931, p. 3. [1132] → , Fantasia olimpionica (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIX, 218, 13 settembre 1931, p. 1. [1143] [1133] [1134] , “Putsch” e letteratura (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIX, 220, 16 settembre 1931, pp. 1-2. , Fiore di cortesia (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 222, 18 settembre 1931, p. 3. [1136] , Un equivoco? (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 223, 19 settembre 1931, p. 1. [1137] 88 , America dolceloquente (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIX, 224, 20 settembre 1931, pp. 1-2. , Un mangiatore di funghi contemporaneo della Rivoluzione francese (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIX, 232, 30 settembre 1931, p. 3. → a) con lievi modifiche, fuor di rubrica e con il titolo I funghi e la caduta della Repubblica, in «Il Raccoglitore Ligure», III, 8-9, 30 settembre 1934, pp. 1-3. , La giustizia pneumatica (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 221, 17 settembre 1931, p. 3. [1135] con profonde modifiche, a firma Stella Nera e con il titolo Programmi delle rondini, in «L’Illustrazione italiana», LXXVII, 42, 22 ottobre 1950, p. 4. → b) a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Un mangiatore di funghi, in «Il Mattino», LXXV, 330, 13 dicembre 1966, p. 3, e in «Giornale di Bergamo», CLIV, 336, 17 dicembre 1966, p. 3; all’interno della rubrica Epiloghi, in «La Provincia», LXXIV, 293, 20 dicembre 1966, p. 3 [vers. a)]. → c) in VZ, pp. 105-110 [vers. a)]. [1144] Grzesinski (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXIX, 232, 30 settembre 1931, p. 3. [1145] Wilamowitz-Moellendorff (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXIX, 233, 1° ottobre 1931, p. 3. [1153] , Il Catoblepa (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 242, 11 ottobre 1931, p. 1. [1146] , Punti di vista (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 233, 1° ottobre 1931, p. 3. [1154] , L’impero di Robinson (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIX, 243, 13 ottobre 1931, pp. 1-2. [1147] , L’uovo elettrico (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 235, 3 ottobre 1931, p. 3. [1155] Sir Eric Drummond (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXIX, 245, 15 ottobre 1931, p. 3. [1148] , Auto e “Casaccie” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 236, 4 ottobre 1931, p. 3. [1156] , La scienza e il sogno (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 245, 15 ottobre 1931, p. 3. [1149] , Funerali della vecchia Spagna (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIX, 237, 6 ottobre 1931, p. 3. [1157] , Gualino e la quaglia (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 246, 16 ottobre 1931, p. 3. [1158] Ernesto Mahaim (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXIX, 247, 17 ottobre 1931, p. 3. → c) con ulteriori modifiche, a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Storia di un copricapo, in «Legioni e falangi», II, 2, 1° dicembre 1941, pp. 12-14 [vers. a)]. [1159] , Il “genio dell’organizzazione” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 247, 17 ottobre 1931, p. 3. → d) con ulteriori modifiche, a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Storia di un copricapo, in «Il Mattino», LXXVII, 11, 12 gennaio 1968, p. 3; all’interno della rubrica Epiloghi, in «La Provincia», LXXVI, 14, 17 gennaio 1968, p. 3; con il titolo Storia della “boina” basca (occhiello: Europa di ieri), in «Giornale di Bergamo», CLVI, 20, 21 gennaio 1968, p. 3 [vers. a)]. [1160] , Byroniana (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 248, 18 ottobre 1931, p. 1. [1161] Thomas Lipton (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXIX, 248, 18 ottobre 1931, p. 3. [1162] , Gli Edison preistorici (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 251, 22 ottobre 1931, pp. 1-2. → a) con profonde modifiche, a firma Stella Nera, fuor di rubrica e con il titolo Storia della “boina” basca, in «L’Italiano», VII, 12, giugno 1932, pp. 91-110. → b) con ulteriori modifiche e con il titolo Storia di un copricapo, in «Il Telegrafo», LIX, 241, 9 ottobre 1936, p. 3 [vers. a)]. [1150] [1151] [1152] Un architetto sovietico (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXIX, 238, 7 ottobre 1931, p. 3. Lord Reading (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXIX, 240, 9 ottobre 1931, p. 1. Sarojini Naidu (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXIX, 241, 10 ottobre 1931, p. 1. → [1163] con lievi modifiche, a firma Michele Fornaciari e fuor di rubrica, in «Il Mattino», LVII, 38, 7 febbraio 1954, p. 3. , Tolstoiana (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 252, 23 ottobre 1931, pp. 1-2. 89 [1164] [1165] [1166] [1167] [1168] [1169] Groener (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXIX, 253, 24 ottobre 1931, p. 1. , Ammonimento a Serbati (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 253, 24 ottobre 1931, p. 3. , I sandali di Gandhi (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIX, 255, 27 ottobre 1931, pp. 1-2. , Fitognomonica (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 256, 28 ottobre 1931, p. 3. “May and Henry” (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXIX, 257, 29 ottobre 1931, p. 3. , Pane per terra (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 257, 29 ottobre 1931, p. 3. → , Un villaggio di Francia (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 265, 7 novembre 1931, p. 3. [1177] , Ancora i mercanti nel Tempio (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 266, 8 novembre 1931, p. 3. [1178] , La sapienza degli uomini (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 267, 10 novembre 1931, p. 3. [1179] , Il delitto di Calmette (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIX, 269, 12 novembre 1931, p. 3. [1180] , Letteratura cinematografica (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 270, 13 novembre 1931, pp. 1-2. [1181] J. Boswell, Arrivo ad Ajaccio (occhiello: Alla ricerca dell’“Isola persa”), in «Il Lavoro», XXIX, 271, 14 novembre 1931, pp. 1-2. con lievi modifiche e a firma Stella Nera, in «L’Illustrazione italiana», LXXXI, 2, febbraio 1954, p. 78. [1170] , Il Principe Donchisciotte (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 258, 30 ottobre 1931, p. 3. [1171] , Il padrone del toro, in «L’Italiano», VI, 8, ottobre 1931, pp. 16-29. [1172] J. H. Thomas (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXIX, 261, 3 novembre 1931, p. 2. [1173] , I vivi e i Morti (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 261, 3 novembre 1931, p. 3. [1174] , Chiarezza di idee (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 262, 4 novembre 1931, pp. 1-2. [1175] , I mercanti nell’atrio del tempio (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 264, 6 novembre 1931, p. 3. 90 [1176] → [1182] in CIP, pp. 151-157. J. Boswell, La realtà di tutti i giorni in un paese di Corsica (occhiello: Alla ricerca dell’“Isola persa”; sottotitolo: Calcatoggio: un paese qualunque – Case che paion fortezze e uomini taciturni – Lavoro agricolo: pressoché zero – Le “rimesse” degli emigrati e le speranze dei rimasti a casa), in «Il Lavoro», XXIX, 273, 17 novembre 1931, p. 3. → a) a firma J. Boswell Junior, privo dell’occhiello e del sottotitolo e con il titolo Un paese di Corsica, in «il Borghese», VI, 33, 19 agosto 1955, pp. 245-247. → b) con il titolo La realtà di tutti i giorni, in CIP, pp. 158-164. [1183] Pu Yi (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXIX, 274, 18 novembre 1931, p. 1. [1184] J. B., La rete si stringe attorno ai “fuori legge” rifugiati sui monti, nelle capanne da pastore (occhiello: La situazione in Corsica), in «Il Lavoro», XXIX, 274, 18 novembre 1931, p. 3. [1185] [1192] Il banditismo in Corsica (sottotitolo: Quale sarebbe la situazione dei briganti. I fratelli Spada in piena macchia. Si spera in una resa per fame), in «Il Lavoro», XXIX, 279, 24 novembre 1931, p. 3. [1193] , Civismo o cattivo gusto? (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 281, 26 novembre 1931, p. 1. [1194] J. Boswell, Il banditismo corso e la forza della razza e del sangue (occhiello: Alla ricerca dell’“Isola persa”; sottotitolo: Quali sono le regioni di Corsica “produttrici” di banditi – Le due eccezioni: Capo Corso e Bonifacio – La storia isolana corre tutta su un filo di rasoio tra banditismo ed eroismo – Sampiero e Spada), in «Il Lavoro», XXIX, 281, 26 novembre 1931, p. 3. , Un dramma della coabitazione (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 275, 19 novembre 1931, pp. 1-2. → a) con lievi modifiche e con il titolo Una villa di Corsica (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXV, 296, 13 dicembre 1942, p. 3, e in «Il Piccolo», 7156, 16 dicembre 1942, p. 3. → b) con lievi modifiche, in CIP, pp. 189-193 [vers. orig.]. [1186] L’ultima avventura di Spada (occhiello: Nelle macchie di Corsica), in «Il Lavoro», XXIX, 275, 19 novembre 1931, p. 3. [1187] , Il frutto del sangue (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 276, 20 novembre 1931, p. 1. [1188] J. Boswell, Passioni e battaglie nelle pievi di Corsica (occhiello: Alla ricerca dell’“Isola persa”; sottotitolo: La lotta per impadronirsi dei Comuni – Le urne elettorali buttate nella macchia – La politica municipale – Tutto concesso agli amici, tutto negato ai nemici – La seminagione delle vendette: 13.405 contravvenzioni, 13.405 dispetti in un anno), in «Il Lavoro», XXIX, 277, 21 novembre 1931, p. 3. → [1195] , Gli Etruschi non c’entrano… (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIX, 282, 27 novembre 1931, pp. 1-2. [1196] , Due inquisitori (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 283, 28 novembre 1931, p. 3. con il titolo Passioni e battaglie, in CIP, pp. 165-172. [1197] J. B., Una perquisizione a Guitera nella casa del bandito Bornea (occhiello: Scene vissute in Corsica), in «Il Lavoro», XXIX, 278, 22 novembre 1931, p. 1. , Un padrino scelto bene (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIX, 284, 29 novembre 1931, pp. 1-2. [1198] , La ciotola di legno (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 285, 1° dicembre 1931, pp. 1-2. → [1189] → [1190] [1191] con il titolo Il banditismo corso, in CIP, pp. 177-183. → con il titolo Una perquisizione, in CIP, pp. 173-176. , Il “capretto cerchiato” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 278, 22 novembre 1931, p. 3. , Le brutte chiese (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 279, 24 novembre 1931, p. 3. [1199] all’interno della rubrica Epiloghi, in «Il Telegrafo», LXV, 278, 22 novembre 1942, p. 3; a firma Giovanni Ansaldo, in «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera», 904, 24 novembre 1942, p. 3. , Cifre (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 286, 2 dicembre 1931, pp. 1-2. 91 [1200] Boswell, Grandezze e miserie di un popolo di emigranti (occhiello: Alla ricerca dell’“Isola persa”; sottotitolo: I côrsi al servizio della Francia – I sergenti arruolatori lavorano nei paesetti dell’Isola – Ufficiali, sottufficiali, caporali e soldati… – I côrsi che han fatto fortuna – Il ritorno dei pensionati), in «Il Lavoro», XXIX, 287, 3 dicembre 1931, p. 3. → [1201] [1202] con il titolo Grandezze e miserie di un popolo di emigranti, in CIP, pp. 184-188. [1208] Federico Eberson (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXIX, 298, 16 dicembre 1931, p. 3. [1209] , Il teatro e il divertimento (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 298, 16 dicembre 1931, p. 3. [1210] , Frau Wiese (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIX, 299, 17 dicembre 1931, pp. 1-2. → a) con profonde modifiche, anonimo, fuor di rubrica e sotto il titolo principale Due tedeschi, in «il Borghese», V, 1, 1° gennaio 1954, pp. 9-10. , Coriolano (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIX, 289, 5 dicembre 1931, pp. 1-2. → b) a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Una coppia berlinese, in «Il Mattino», LXXVII, 16, 17 gennaio 1968, p. 3; all’interno della rubrica Epiloghi, in «La Provincia», LXXVI, 18, 21 gennaio 1968, p. 3; con l’occhiello Mondo di ieri, in «Giornale di Bergamo», CLVI, 27, 28 gennaio 1968, p. 3 [vers. a)]. , “Mio marito” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 290, 6 dicembre 1931, p. 1. → con lievi modifiche, in «Il Mattino», LVIII, 72, 13 marzo 1955, p. 3. [1203] , Per una inserzione (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 291, 8 dicembre 1931, pp. 1-2. [1211] Saint-Ex (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXIX, 300, 18 dicembre 1931, p. 1. [1204] , Fatti personali (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 292, 9 dicembre 1931, p. 3. [1212] , “Affari di cuore” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 300, 18 dicembre 1931, p. 3. [1205] , Lo stile di Salandra (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIX, 294, 11 dicembre 1931, pp. 1-2. [1213] Giuseppe Motta (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXIX, 301, 19 dicembre 1931, p. 1. [1214] , La Repubblica ideale (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 301, 19 dicembre 1931, p. 3. [1215] , “Neapolis” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 302, 20 dicembre 1931, p. 3. [1216] Margherita Nelken (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXIX, 305, 24 dicembre 1931, p. 1. [1217] , Il Natale di due inglesi (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 305, 24 dicembre 1931, pp. 1-2. → [1206] [1207] 92 con lievi modifiche e a firma Giovanni Ansaldo, in «Il Mattino», LX, 244, 3 settembre 1957, pp. 1-2; fuor di rubrica, in «Il Piccolo», LXXVI, 3367, 7 settembre 1957, p. 3. Otto Rygh – Jane Addams e Murray Buttler premii Nobel per la pace – Il Principe Nicola di Romania (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXIX, 296, 13 dicembre 1931, p. 3. , La malattia dell’Inghilterra (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 296, 13 dicembre 1931, p. 3. → [1218] [1219] 1932 anonimo e fuor di rubrica, in «il Borghese», VI, 51, 23 dicembre 1955, pp. 965966. [1224] , Articolo di giornale (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXX, 1, 1° gennaio 1932, pp. 1-2. [1225] , Attorno a un’“Epopea” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 3, 3 gennaio 1932, pp. 1-2. [1226] , Da Cicerin a Stravoguine (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 4, 5 gennaio 1932, pp. 1-2. [1227] Bata (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXX, 5, 6 gennaio 1932, p. 1. [1228] , Dopo la galera (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 6, 7 gennaio 1932, pp. 1-2. [1229] , Posillipo (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 7, 8 gennaio 1932, pp. 1-2. [1230] , Sul campo di Satory (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 8, 9 gennaio 1932, p. 3. [1231] Giorgio Stribrny (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXIX, 308, 29 dicembre 1931, p. 1. , Gli uomini e la Storia (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 9, 10 gennaio 1932, p. 3. [1232] , “Banca Ciapparatt e C.” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 308, 29 dicembre 1931, p. 3. , Teatro e “teater” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 10, 12 gennaio 1932, p. 3. [1233] Monsieur Rateau (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXIX, 310, 31 dicembre 1931, p. 1. , Garibaldi e la letteratura (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 12, 14 gennaio 1932, pp. 1-2. [1234] , Avventura degli Italici (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 13, 15 gennaio 1932, pp. 1-2. [1235] , Siamo tutti così… (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 14, 16 gennaio 1932, p. 3. J. M. Lyons (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXIX, 306, 25 dicembre 1931, p. 1. , Il “denaro della noce” (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXIX, 306, 25 dicembre 1931, pp. 1-2. → a) con profonde modifiche e con il titolo Le strenne, in «Il Mattino», LXXII, 352, 22 dicembre 1963, pp. 1-2. → b) con ulteriori modifiche, a firma Giovanni Ansaldo e fuor di rubrica, in «Il Mattino», LXXVI, 95, 7 aprile 1967, p. 3; con il titolo Il salvadanaio (occhiello: Italia di ieri), in «La Provincia», LXXV, 88, 14 aprile 1967, p. 3; con l’occhiello Italia di ieri, in «Giornale di Bergamo», CLV, 104, 16 aprile 1967, p. 3. → c) in VZ, pp. 252-257 [vers. orig.]. [1220] , Una principessa liberata (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXIX, 307, 27 dicembre 1931, pp. 1-2. → a) a firma Michele Fornaciari e fuor di rubrica, in «Il Mattino», LVI, 230, 30 luglio 1953, p. 3. → b) a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con l’occhiello Personaggi, in «Il Mattino», LXXV, 112, 24 aprile 1966, p. 3; con il titolo Una principessa (occhiello: Personaggi in cornice), in «La Provincia», LXXIV, 99, 27 aprile 1966, p. 3. [1221] [1222] [1223] 93 [1236] [1237] [1238] , La marcia dei lebbrosi (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 21, 24 gennaio 1932, pp. 1-2. [1241] , “De senectute” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 22, 26 gennaio 1932, p. 3. [1242] , La croce uncinata (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 24, 28 gennaio 1932, p. 3. [1246] , Un motto di Briand (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 25, 29 gennaio 1932, p. 3. , Il côrso Scipioni (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 26, 30 gennaio 1932, p. 3. , Una “gaffe” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 27, 31 gennaio 1932, pp. 1-2. , Detti e fatti memorabili di Pietro Pantoni boja, in «L’Italiano», VII, 9, gennaio 1932, pp. V-XXIV. → a) in «Il Raccoglitore Ligure», III, 6, 30 giugno 1934, pp. 1-5. → b) in OL, pp. 222-248 [vers. a)]. 94 , “Portofino Kulm” all’asta (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 29, 3 febbraio 1932, p. 3. [1249] , Siberia e Solowski (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 30, 4 febbraio 1932, p. 3. , “El Agente Viajero” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 18, 21 gennaio 1932, p. 3. [1240] [1245] [1248] , Lysistrata in U.S.A. (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXX, 17, 20 gennaio 1932, pp. 1-2. , Goethe in U.R.S.S. (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 19, 22 gennaio 1932, p. 3. [1244] , Calciatori e professori (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 28, 2 febbraio 1932, p. 3. , La Germania e le nascite (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 16, 19 gennaio 1932, p. 1. [1239] [1243] [1247] → con profonde modifiche e con il titolo La vecchia Siberia (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXV, 161, 8 luglio 1942, p. 3; a firma Giovanni Ansaldo, in «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera», 793, 16 luglio 1942, p. 3. [1250] , Il dramma di Benedetto XV (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 31, 5 febbraio 1932, pp. 1-2. [1251] , Gli iniziatori (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 32, 6 febbraio 1932, p. 3. [1252] , Pitture di battaglie (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 33, 7 febbraio 1932, pp. 1-2. → con profonde modifiche, a firma Giovanni Ansaldo e all’interno della rubrica Epiloghi, in «Il Telegrafo», LXIII, 26, 31 gennaio 1940, pp. 1 e 3. [1253] , Critica teatrale (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 34, 9 febbraio 1932, p. 3. [1254] , I numeri e la vita (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXX, 37, 12 febbraio 1932, p. 3. [1255] , Cose di Sciangai e di sempre (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 38, 13 febbraio 1932, p. 3. [1256] , La “Signoria” del Quattrocento (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 40, 16 febbraio 1932, p. 3. [1257] , La luce del sole (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXX, 41, 17 febbraio 1932, pp. 1-2. [1266] , Trecento salvadanai (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 62, 12 marzo 1932, p. 3. [1258] Il signor Bernadotte (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXX, 41, 17 febbraio 1932, p. 3. [1267] , La potenza del demonico (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 63, 13 marzo 1932, p. 3. [1259] , Sedia elettrica (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 44, 20 febbraio 1932, p. 3. [1268] , Come un fiammifero… (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 64, 15 marzo 1932, pp. 1-2. [1260] , La vetrata di Vico del Duca (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXX, 45, 21 febbraio 1932, pp. 1-2. [1269] , La rosellina di macchia (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 65, 16 marzo 1932, p. 3. [1261] , Il padre di Goethe (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 51, 28 febbraio 1932, p. 3. [1270] , A un Mefistofele finanziario (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 66, 17 marzo 1932, pp. 1-2. [1271] , Le palme (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 69, 20 marzo 1932, p. 3. → con profonde modifiche, a firma Giovanni Ansaldo e fuor di rubrica, in «Il Mattino», LXXVI, 134, 17 maggio 1967, p. 3; con l’occhiello Viaggio in Italia, in «Giornale di Bergamo», CLV, 145, 29 maggio 1967, p. 3. [1262] , L’America e le nascite (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 53, 2 marzo 1932, p. 3. [1263] , La figura dell’uomo (titolo principale: La morte del capitano D’Albertis), in «Il Lavoro», XXX, 55, 4 marzo 1932, p. 4 [commemorazione di Enrico D’Albertis]. [1264] [1265] , “Hora pacis” (titolo principale: In morte di Enrico D’Albertis; sottotitolo principale: L’omaggio del Podestà alla salma – La donazione del superbo Castello di Montegalletto alla città – I funerali fissati per domani a cura del Comune), in «Il Lavoro», XXX, 56, 5 marzo 1932, p. 4. Pu-Yi (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXX, 62, 12 marzo 1932, p. 1. → a) con lievi modifiche e all’interno della rubrica Epiloghi, in «Il Telegrafo», LXV, 76, 29 marzo 1942, p. 3. → b) con ulteriori modifiche, a firma Renato Canepa, fuor di rubrica e con il titolo Incontri “in die palmarum” (sottotitolo: La liturgia della Chiesa incorona la storia patetica del Vangelo di Matteo, il racconto dell’ingresso di Colui che viene nel nome del Signore), in «L’Illustrazione italiana», LXXVI, 15, 10 aprile 1949, p. 512. → c) con ulteriori modifiche, a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Le palme, in «Il Mattino», LIV, 77, 18 marzo 1951, p. 1. [1272] , Goethe. Per il primo centenario della sua morte (22 marzo 1832-22 marzo 1932), in «Il Lavoro», XXX, 70, 22 marzo 1932, p. 3. [1273] , Difesa di un poeta (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 72, 24 marzo 1932, p. 3. [1274] , Le uova di Pasqua (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 75, 27 marzo 1932, p. 3. 95 [1275] [1276] [1277] , Il panorama di una impresa e il ritratto di un uomo (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXX, 76, 29 marzo 1932, pp. 1-2. L’accademico Gen. Crocco (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXX, 77, 30 marzo 1932, p. 3. , I genii incompresi (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 86, 9 aprile 1932, p. 3. [1279] , La tragedia dell’architettura (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 87, 10 aprile 1932, p. 3. , La “farm” venduta (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 89, 13 aprile 1932, p. 3. [1281] , Il delitto della Bricicca (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 90, 14 aprile 1932, p. 3. [1282] , Delle lepri (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 91, 15 aprile 1932, p. 3. → a) con lievi modifiche e con il titolo I segreti delle lepri, in «Il Telegrafo», LXIV, 217, 11 settembre 1941, p. 3. → b) con ulteriori modifiche e con il titolo Il leprone suicida, in «Il Mattino», LXIV, 276, 5 ottobre 1961, p. 3; a firma Stella Nera, fuor di rubrica e con il titolo Per amore della lepre in salmì, in «Il Telegrafo», LXXXV, 248, 17 ottobre 1961, p. 3. 96 [1285] , Maria Teresa di Savoia-Lucca (rubrica Creature e destini), in «Il Lavoro», XXX, 100, 27 aprile 1932, pp. 1-2 [I parte]. Unito alla puntata successiva del 28 aprile 1932, è ripubblicato: → a firma Giovanni Ansaldo e con il titolo “Terrore antico”, in L’indice. Almanacco critico delle lettere italiane. L’annata letteraria 1931-1932. Rassegne critiche e antologia, a cura di Gino Saviotti, pp. 9598. [1278] [1283] , L’idea di Roma (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXX, 96, 21 aprile 1932, p. 3. , La vittoria sul “terrore antico” (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXX, 85, 8 aprile 1932, pp. 1-2. → [1280] [1284] , Il Petrarca e la Natura (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 93, 17 aprile 1932, p. 3. [1286] con profonde modifiche, fuor di rubrica e con il titolo L’ultima Duchessa di Lucca (occhiello: Diarii e memorie), in «Il Telegrafo», LXVI, 99, 25 aprile 1943, p. 3; con il sottotitolo Nata per essere «timido fiore», le toccò di figurare in un mazzo vistoso, tra le rose regali e i garofani rivoluzionari, in «Il Piccolo», 7268, 27 aprile 1943, p. 3. , Maria Teresa di Savoia-Lucca (rubrica Creature e destini), in «Il Lavoro», XXX, 101, 28 aprile 1932, p. 3 [II parte]. [per la storia editoriale si veda «Il Lavoro», XXX, 100, 27 aprile 1932]. [1287] , La fortuna di un frate (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 103, 30 aprile 1932, p. 3. [1288] *, 1893 teste a bordo (sottotitolo: Diario del comandante del «Liguria» in una traversata dell’anno 1906, quando gli italiani dovevano emigrare), in «L’Italiano», VII, 11, aprile 1932, pp. 21-34. [1289] , Aleardo Aleardi (rubrica Creature e destini), in «Il Lavoro», XXX, 108, 6 maggio 1932, p. 3 [I parte]. [1290] , Aleardo Aleardi (rubrica Creature e destini), in «Il Lavoro», XXX, 109, 7 maggio 1932, p. 3 [II parte]. [1291] , Un “ossesso” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 111, 10 maggio 1932, p. 3. [1292] [1293] , Il salto dal treno (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 112, 11 maggio 1932, p. 3. [1295] [1296] [1303] Von Schleicher (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXX, 124, 25 maggio 1932, p. 1. , Invocazione alle Eumenidi (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXX, 116, 15 maggio 1932, pp. 1-2. [1304] , Il monumento a Clemenceau (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 125, 26 maggio 1932, p. 3. , Lo “spiedo” di Baldini (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 117, 17 maggio 1932, p. 3. [1305] , Fatto e Mito (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 127, 28 maggio 1932, p. 1. [1306] , Colori d’Occidente e d’Oriente (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXX, 128, 29 maggio 1932, p. 3. → [1297] [1298] con il titolo Lo spiedo di Baldini, in VZ, pp. 422-425. , Ragazza al “match” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 118, 18 maggio 1932, p. 3. , Le riflessioni di Phtahhotpou (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 119, 19 maggio 1932, p. 3. → [1299] → b) a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Un distico latino (titolo principale: Cose d’Asburgo), in «Il Mattino», LXXVIII, 155, 10 giugno 1969, p. 3, in «La Provincia», LXXVII, 139, 17 giugno 1969, p. 3, e in «Giornale di Bergamo», CLVII, 174, 29 giugno 1969, p. 3. anonimo, fuor di rubrica e con l’occhiello Curiosità, in «Il Raccoglitore Ligure», I, 1, maggio 1932, p. 8. , Axel Munthe il medico dei Sovrani (rubrica Creature e destini), in «Il Lavoro», XXX, 115, 14 maggio 1932, p. 3 [I parte]. , Un fallace distico latino (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 123, 24 maggio 1932, pp. 1-2. → a) con profonde modifiche, a firma Waverley e con il titolo Un distico latino (rubrica Controcorrente), in «L’Illustrazione italiana», LXXVI, 41, 9 ottobre 1949, p. 455. , Enea a Genova (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 113, 12 maggio 1932, p. 3. → [1294] [1302] con profonde modifiche e con il titolo Il consiglio di Phtahhotpou, in «Il Telegrafo», LXI, 21, 25 gennaio 1938, pp. 1-2. → in VZ, pp. 437-443. [1307] , Avventure dei Mennoniti (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 129, 31 maggio 1932, p. 3. [1308] , Il padrone della mia libreria, in «Il Raccoglitore Ligure», I, 1, maggio 1932, pp. 5-8. , Axel Munthe il medico dei sovrani (rubrica Creature e destini), in «Il Lavoro», XXX, 120, 20 maggio 1932, p. 3 [II parte]. → a) con profonde modifiche, a firma Stella Nera e con il titolo Storia di una libreria, in «L’Italiano», IX, 9, agosto 1934, pp. 161-181. → b) in VZ, pp. 282-313 [vers. a)]. [1300] [1301] , Lo studioso in fiera (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 121, 21 maggio 1932, p. 3. , Il “leppego” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 122, 22 maggio 1932, p. 3. [1309] Enea a Genova (occhiello: Curiosità), in «Il Raccoglitore Ligure», I, 1, maggio 1932, p. 8. ← «Il Lavoro», XXX, 113, 12 maggio 1932, p. 3. 97 [1310] [1311] [1312] , Scuola e vita (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 132, 3 giugno 1932, p. 3. , Una necrologia di D’Annunzio (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 133, 4 giugno 1932, p. 3. , L’originale della capitolazione sottoscritta dal Senato Genovese il 6 settembre 1746, in «Il Raccoglitore Ligure», I, 2, 10 giugno 1932, pp. 4-7. ← [1313] [1314] [1315] , La leggenda di Turandot (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 148, 22 giugno 1932, p. 3. [1321] , Ceneri ed oro (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXX, 150, 24 giugno 1932, pp. 1-2. [1322] , Colloqui con Unamuno (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 152, 26 giugno 1932, p. 3. [1323] , Il viaggio delle reliquie (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 153, 28 giugno 1932, p. 3. [1324] , Difesa d’una giuria (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 154, 29 giugno 1932, p. 3. «La Stampa», LX, 77, 31 marzo 1926, p. 3. , La “bottega da caffè” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 141, 14 giugno 1932, p. 3. , “Il privilegio inglese” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 142, 15 giugno 1932, p. 3. , L’ultimo zuavo di Castelfidardo (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 143, 16 giugno 1932, p. 3. ← → [1325] «Il Lavoro», XXIII, 225, 22 settembre 1925, pp. 1-2. [1316] , L’Alfieri e la crisi (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 145, 18 giugno 1932, p. 3. [1317] , “Bavaria” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 146, 19 giugno 1932, p. 3. [1318] , Un eroe da romanzo (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 147, 21 giugno 1932, p. 3. [1319] a., Fra libri e riviste [rubrica], in «Il Lavoro», XXX, 147, 21 giugno 1932, p. 3 [recensione a François Joseph de Hoenzollern, L’incrociatore Emden, prefazione di Michele Vocino, Milano, Marangoni, 1932; Achille Geremicca, Amore mattutino, Napoli, ITEA, 1932; Gioacchino Volpe, I fatti degli italiani e dell’Italia, Milano, Mondadori, 1931]. 98 [1320] con il titolo Difesa di una giuria, in VZ, pp. 414-417. Stella Nera, Storia della “boina” basca, in «L’Italiano», VII, 12, giugno 1932, pp. 91-110. ← «Il Lavoro», XXIX, 237, 6 ottobre 1931, p. 3. [1326] , Alba apuana (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 163, 9 luglio 1932, p. 3. [1327] , Il soldato Menotti (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 164, 10 luglio 1932, p. 3. [1328] , Una celebre esecuzione capitale nella Genova del Cinquecento. La Relazione del Padre Gesuita che assistette Giovan Stefano Lercaro negli ultimi quattro giorni di sua vita, in «Il Raccoglitore Ligure», I, 3, 10 luglio 1932, pp. 3-4. [1329] , Un colono del Fogazzaro (rubrica Creature e destini), in «Il Lavoro», XXX, 166, 13 luglio 1932, p. 3. [1330] , Un caso da novella (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 167, 14 luglio 1932, p. 3. [1340] , L’attentato di Rennes (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 190, 10 agosto 1932, p. 3. [1331] , Bellezza di Caffaro (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 168, 15 luglio 1932, p. 3. [1341] , La vera gloria, in «Il Raccoglitore Ligure», I, 4, 10 agosto 1932, pp. 4-5. → ← in VZ, pp. 63-66. «La Stampa», LX, 104, 2 maggio 1926, p. 3. [1332] , Bata, o la malattia del secolo (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 169, 16 luglio 1932, pp. 1-2. [1342] , Napoli estiva (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 191, 11 agosto 1932, p. 3. [1333] , Il pensiero della morte (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 170, 17 luglio 1932, p. 3. [1343] , Simone Gulì (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 192, 12 agosto 1932, p. 3. ← [1334] [1335] , Spensley o della gloria (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 174, 22 luglio 1932, p. 3. [1344] , I piaceri degli umili (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 175, 23 luglio 1932, p. 3. , Il risveglio di Aligi (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 193, 13 agosto 1932, p. 3. [1345] , La casa di D’Annunzio (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXX, 194, 14 agosto 1932, pp. 1-2. [1346] , Il Ferragosto di Lucera (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 195, 17 agosto 1932, p. 3. [1347] L’imperatore Bao Daï (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXX, 196, 18 agosto 1932, p. 1. → [1336] «L’Italiano», VI, 6, agosto 1931, pp. 8992. con il titolo Il piacere degli umili, in VZ, pp. 153-157. , La morte di Giustino Fortunato, in «Il Lavoro», XXX, 176, 24 luglio 1932, pp. 1-2. → a firma Giovanni Ansaldo e privo di titolo, in In memoria di Giustino Fortunato, Città di Castello, Società Anonima Tipografica «Leonardo da Vinci», [15 marzo] 1933, pp. 40-44. [1337] , Napoleone e i suoi collaboratori (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 176, 24 luglio 1932, p. 3. [1348] , La genealogia di un imbroglione (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 197, 19 agosto 1932, p. 3. [1338] , Il fucile di Ettorri (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 187, 6 agosto 1932, p. 3. [1349] , Il cardinalino De Retz (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 198, 20 agosto 1932, p. 3. → [1339] in CIP, pp. 198-201. , I ragazzi delle “ruote” (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXX, 188, 7 agosto 1932, pp. 1-2. → [1350] in VZ, pp. 444-447. , Carità e giustizia (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 200, 23 agosto 1932, p. 3. 99 [1351] [1352] [1353] [1354] [1355] [1356] , La fortuna di Villon (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 201, 24 agosto 1932, p. 3. Justo Sanjurio (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXX, 202, 25 agosto 1932, p. 1. ste. Il Piccolo della Sera», 809, 4 agosto 1942, p. 3. → b) con ulteriori modifiche, a firma Michele Fornaciari, fuor di rubrica e con il titolo Murat al Pizzo, in «Il Mattino», LIV, 244, 4 settembre 1951, p. 3. [1362] , Difesa degli scapaccioni (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 202, 25 agosto 1932, p. 3. → in VZ, pp. 406-409. 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[1361] , L’agonia di Murat (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 214, 8 settembre 1932, p. 3. → a) con profonde modifiche, fuor di rubrica e con il titolo Murat al Pizzo (occhiello: Diarii e memorie), in «Il Telegrafo», LXV, 183, 2 agosto 1942, p. 3; a firma Giovanni Ansaldo, in «Il Popolo di Trie- 100 → [1370] con lievi modifiche e con il titolo Il mezzaro, in VZ, pp. 111-114. , Un equivoco (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 226, 22 settembre 1932, p. 3. [1371] , I sacri Poeti (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 227, 23 settembre 1932, pp. 1-2. [1382] , I «Capitoli» di Monte Albano, in «Il Raccoglitore Ligure», I, 6, 15 ottobre 1932, pp. 3-6. → [1372] [1373] [1374] [1375] [1376] [1377] [1378] [1379] in OL, pp. 66-77. , La truffatrice di Bolzaneto (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 228, 24 settembre 1932, p. 3. 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[1389] , Una supplica di villici (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 253, 23 ottobre 1932, pp. 1-2. [1390] , Per una espulsione (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 254, 25 ottobre 1932, p. 3. [1391] , [corsivo di replica in calce a Edoardo Scarfoglio. Una lettera di A. Consiglio], in «Il Lavoro», XXX, 256, 27 ottobre 1932, p. 3. [1392] , Enzo Zerboglio (rubrica Creature e destini), in «Il Lavoro», XXX, 257, 28 ottobre 1932, pp. 1-2. [1393] , Nozze in carcere (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 259, 30 ottobre 1932, p. 3. a., Federico II di Svevia (occhiello: Rievocazioni storiche), in «Il Lavoro», XXX, 233, 30 settembre 1932, pp. 1-2 [recensione a Eucardio Momigliano, Federico II di Svevia, Milano, Cogliati, 1932]. Stella Nera, Cittadina sul colle, in «L’Italiano», VII, 14, settembre 1932, pp. 196-213. , Il confidente di Pio II (rubrica Creature e destini), in «Il Lavoro», XXX, 238, 6 ottobre 1932, p. 3. [1380] Titulesco (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXX, 244, 13 ottobre 1932, p. 3. [1381] , Edoardo Scarfoglio (rubrica Creature e destini), in «Il Lavoro», XXX, 246, 15 ottobre 1932, pp. 1-2. 101 [1394] , Il Novecentismo e il Papa (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 260, 1° novembre 1932, p. 3. [1395] , Piante grasse (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 261, 2 novembre 1932, p. 3. [1396] , Boni de Castellane (rubrica Creature e destini), in «Il Lavoro», XXX, 262, 3 novembre 1932, pp. 1-2. → [1397] [1398] con profonde modifiche, a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Il “Maestro di eleganze” della Terza Repubblica (occhiello: Diarii e memorie), in «Il Telegrafo», LXVI, 57, 7 marzo 1943, p. 3; con il sottotitolo Le singolari avventure di Boni de Castellane, il marchese “piumino di cipria” di cui la Francia amò compiacersi, in «Il Piccolo», 7228, 11 marzo 1943, p. 3. , L’“Epitafio” di Lisia (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXX, 263, 4 novembre 1932, pp. 1-2. , Gioacchino-Napoleone Murat (rubrica Creature e destini), in «Il Lavoro», XXX, 265, 6 novembre 1932, pp. 1-2. → a) con profonde modifiche, a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Il nipotino di Murat, in «Il Mattino», LXXV, 131, 14 maggio 1966, p. 3, e in «Giornale di Bergamo», CLIV, 134, 17 maggio 1966, p. 3; con l’occhiello Ombre e luci della storia, in «La Provincia», LXXIV, 117, 19 maggio 1966, p. 3; in «Il Piccolo», LXXXV, 6026, 20 maggio 1966, p. 3. → b) con il titolo Il nipote di Murat, in ICM, pp. 69-76 [vers. a)]. [1399] Il romanzo della piccola ateniese (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXX, 267, 9 novembre 1932, p. 3. [1400] Norman Davis (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXX, 269, 11 novembre 1932, p. 3. [1401] , Il “Piano Nobile” del Palazzo Ducale (occhiello: Tra toghe curiali e to- 102 ghe senatorie), in «Il Raccoglitore Ligure», I, 7, 20 novembre 1932, pp. 1-3. [1402] , Roma 1932 (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXX, 284, 29 novembre 1932, pp. 1-2. → con lievi modifiche e con il titolo La terza Roma, in ICM, pp. 195-201. [1403] , Il pudore del silenzio (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 285, 30 novembre 1932, p. 3. [1404] , Risposta alla “Columbia University” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 286, 1° dicembre 1932, p. 3. → in VZ, pp. 448-451. [1405] , I fiori (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 287, 2 dicembre 1932, p. 3. [1406] Il nuovo Cancelliere del Reich (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXX, 288, 3 dicembre 1932, p. 1. [1407] , Un’avventura di viaggio (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 288, 3 dicembre 1932, p. 3. [1408] , “Il Premio Mediterraneo” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 289, 4 dicembre 1932, p. 3. [1409] , Donna all’albergo (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 290, 6 dicembre 1932, p. 3. [1410] , I poveri al Santuario (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 291, 7 dicembre 1932, p. 3. [1411] , Sassate polceverasche (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 292, 8 dicembre 1932, pp. 1-2. [1412] , La notizia più importante (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 293, 9 dicembre 1932, p. 3. [1424] , L’Inquisizione (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 305, 23 dicembre 1932, p. 3. [1413] , All’ombra del Santuario (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 294, 10 dicembre 1932, pp. 1-2. [1425] , Incantesimo natalizio (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 306, 24 dicembre 1932, p. 3. [1414] , Epistola sulla gloria (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 295, 11 dicembre 1932, p. 3. [1426] , I “monti” del Presepio (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXX, 307, 25 dicembre 1932, pp. 1-2. [1415] [1416] [1417] , La scomparsa del binoccolo (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 296, 13 dicembre 1932, p. 3. [1419] , Un’accusa di plagio (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 301, 18 dicembre 1932, p. 3. [1420] , Leggende Liguri (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 302, 20 dicembre 1932, p. 3. , La villeggiatura di Filippo Sauli, in «Il Raccoglitore Ligure», I, 8, 20 dicembre 1932, pp. 2-4. → [1423] → c) con ulteriori modifiche, a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Racconto di Natale, in «Il Mattino», LVIII, 357, 25 dicembre 1955, p. 1. , “Confiteor…” (occhiello: La posta del “Calendarietto”), in «Il Lavoro», XXX, 299, 16 dicembre 1932, p. 3. , “Polenta e osei” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 300, 17 dicembre 1932, p. 3. [1422] → b) con profonde modifiche, a firma Stefano Frati, fuor di rubrica e con il titolo Gesù Bambino tra gli Enciclopedisti, in «Il Libraio», II, 12, 15 dicembre 1947, pp. 1-2 e 5. , Il Santo accattone (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 298, 15 dicembre 1932, p. 3. [1418] [1421] → a) con il titolo La costruzione del Presepio, in «Il Telegrafo», LXV, 306, 25 dicembre 1942, p. 3, e in «Il Popolo di Trieste. 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[1428] , Le triremi di Salamina (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXX, 310, 29 dicembre 1932, p. 3. [1429] Stella Nera, Il custode della casa di Napoleone, in «L’Italiano», VII, 16, dicembre 1932, pp. 313-330. ← «Il Lavoro», XXII, 193, 13 agosto 1924, p. 3. 103 [1441] 1933 , Il Cid (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 13, 15 gennaio 1933, p. 3. → con profonde modifiche, in «Il Mattino», LVIII, 361, 30 dicembre 1955, p. 3, e in «La Provincia», LXIV, 2, 3 gennaio 1956, p. 3. [1430] , Una profezia di Renan (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 2, 3 gennaio 1933, pp. 1-2. [1431] , Concorso di poesia (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 3, 4 gennaio 1933, p. 1. [1442] , “Rattoppo invisibile” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 15, 18 gennaio 1933, p. 3. [1432] , Il “covo” del Settecento (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 4, 5 gennaio 1933, p. 3. [1443] , Un bambino promettente (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 16, 19 gennaio 1933, pp. 1-2. [1433] , Il Bavarese sull’Acropoli (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 5, 6 gennaio 1933, pp. 1-2. [1444] , Una brutta passeggiata del dottor Montemerlo, in «Il Raccoglitore Ligure», II, 1, 20 gennaio 1933, pp. 4-5. [1434] , La “girl” in S. Pietro (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 6, 7 gennaio 1933, p. 3. [1435] , Il segreto dei fatti palesi (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 7, 8 gennaio 1933, p. 3. [1436] , Aneddoti carducciani (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 8, 10 gennaio 1933, pp. 1-2. [1437] , Gli “sci” in chiesa (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 9, 11 gennaio 1933, pp. 1-2. [1438] , Ancora il concorso di poesia (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 10, 12 gennaio 1933, p. 3. [1439] , Uno dei tanti casi (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 11, 13 gennaio 1933, p. 3. [1440] 104 , “Santi, Poeti ed Eroi” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 12, 14 gennaio 1933, p. 3. → a) con lievi modifiche, a firma Giovanni Ansaldo e con il titolo Una «spasseggiata», in «Il Mattino», LXXVI, 290, 21 ottobre 1967, p. 3; con il titolo Il dottor di leggi Montemerlo nei guai per una “spasseggiata” (occhiello: Una «piccola storia» italiana nella Genova del 1667; sottotitolo: Un aneddoto che riporta il discorso su una «morale» che vale tutt’ora: gli uomini si risentono più delle piccole vessazioni mortificanti il loro amor proprio che delle grosse e dure oppressioni – Venne poi la rivoluzione francese a liberarci dai piccoli e sorprendenti guai sociali – Purtroppo molti ne restano ancora tutt’oggi), in «La Provincia», LXXV, 256, 29 ottobre 1967, p. 3; con l’occhiello Forza e debolezza delle oligarchie del Seicento, in «Giornale di Bergamo», CLV, 300, 5 novembre 1967, p. 3. → b) in OL, pp. 119-126 [vers. orig.]. 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[1489] [1490] [1491] [1499] , Alla ricerca della nuova stazione di Firenze (sottotitolo: La mostra dei progetti a Palazzo Vecchio visitata da quarantamila persone), in «Il Lavoro», XXXI, 62, 14 marzo 1933, pp. 1-2. , Il progetto premiato, visto davvicino (occhiello: La stazione di Firenze), in «Il Lavoro», XXXI, 63, 15 marzo 1933, pp. 1-2. , La più fedele Colonia di Genova, in «Il Raccoglitore Ligure», II, 3, 20 marzo 1933, pp. 1-5. → , Poveri in San Pietro (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 82, 6 aprile 1933, p. 3. → a) con lievi modifiche, in «Il Telegrafo», LXIII, 40, 16 febbraio 1940, p. 3. → b) a firma Giovanni Ansaldo e fuor di rubrica, in «Il Mattino», LXXVI, 66, 8 marzo 1967, p. 3; con l’occhiello Cose viste, in «La Provincia», LXXV, 59, 11 marzo 1967, p. 3; in «Giornale di Bergamo», CLV, 70, 12 marzo 1967, p. 3. [1500] , Ambasciatori straordinarii (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 84, 8 aprile 1933, p. 3. 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[1505] Giovanni Ansaldo, Il re democratico, in «Quaderni di Giustizia e Libertà», 6, marzo 1933, pp. 59-68. , Snobismo funebre (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 94, 20 aprile 1933, p. 3. [1506] , La colonna infame, in «Il Raccoglitore Ligure», II, 4, 20 aprile 1933, pp. 2-3. [1494] [1495] [1496] ← [1497] [1498] «La Rivoluzione Liberale», III, 24, 10 giugno 1924, pp. 93-94. , L’acqua (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 79, 2 aprile 1933, p. 3. , Una lapide (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 80, 4 aprile 1933, p. 3. ← [1507] «La Stampa», LX, 110, 9 maggio 1926, p. 3. , I Romagnoli di Ostia (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 95, 21 aprile 1933, pp. 1-2. → a) con profonde modifiche, anonimo e fuor di rubrica, in «il Borghese», IV, 11, 1° giugno 1953, pp. 331-332. 107 → b) con ulteriori modifiche, a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il sottotitolo Sono andato a visitare i discendenti di quegli uomini semplici e forti che ebbero l’animo, settant’anni fa, di far parte di una «primavera sacra» del lavoro e della speranza, in «L’Illustrazione italiana», LXXXIII, 7, luglio 1956, pp. 44-49 e 83. [1508] [1509] , Il “pistacciaro” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 96, 23 aprile 1933, p. 3. a., “Anime e corpi” di Nicola Moscardelli (rubrica Tra libri e riviste), in «Il Lavoro», XXXI, 98, 26 aprile 1933, p. 3 [recensione a Nicola Moscardelli, Anime e corpi. Saggi critici sulla letteratura contemporanea, Catania, Studio editoriale moderno, 1932]. [1510] , Supplica (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 100, 28 aprile 1933, p. 3. [1511] , Il fico (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 102, 30 aprile 1933, p. 3. → a) con il titolo Fichi in fiore (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXIII, 80, 3 aprile 1940, p. 3. ne a Nella Doria Cambon, Il convegno celeste, Torino, Bocca, 1933]. → [1515] , La facciata ad un Santuario (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 103, 2 maggio 1933, p. 3. [1516] , Lo “stile” e il “luogo comune” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 105, 4 maggio 1933, pp. 1-2. [1517] , L’ultimo viaggio di Augusto (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXI, 106, 5 maggio 1933, pp. 1-2. [1518] , Montallegro: la facciata nuova e quell’antica (occhiello: La posta del “Calendarietto”), in «Il Lavoro», XXXI, 107, 6 maggio 1933, p. 3. [1519] , Prontuario per i critici d’arte (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 108, 7 maggio 1933, pp. 1-2. [1520] , Benedetto Zaccaria genovese del Duecento (rubrica Creature e destini), in «Il Lavoro», XXXI, 110, 10 maggio 1933, pp. 1-2. → b) con profonde modifiche, a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Gloria del fico (sottotitolo: Simbolo naturale del Mediterraneo, dei paesi del sole, dell’Italia…), in «L’Illustrazione italiana», LXXV, 37, 12 settembre 1948, p. 341. [1512] Stella Nera, Un italiano in Francia, in «L’Italiano», VIII, 19, aprile 1933, pp. 122-133. → [1513] [1514] 108 in GRI, pp. 44-56. *, Letteratura italiana (rubrica Cronaca dei libri e delle riviste), in «L’Italiano», VIII, 19, aprile 1933, pp. 151-152 [recensione a Giuseppe Guido Ferrero, L’anima e la poesia di Vittorio Alfieri, Torino, Paravia, 1932]. *, Spiritismo (rubrica Cronaca dei libri e delle riviste), in «L’Italiano», VIII, 19, aprile 1933, pp. 152-154 [recensio- siglato e con il titolo Il “Convegno celeste” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 114, 14 maggio 1933, p. 3. → con lievi modifiche e con il titolo Un genovese del Duecento, in OL, pp. 28-36. [1521] , Un busto al Pincio (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 111, 11 maggio 1933, pp. 1-2. [1522] , Una “Casa degli Artisti”? (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 112, 12 maggio 1933, p. 3. [1523] Ignazio Moscicki (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXXI, 113, 13 maggio 1933, p. 1. [1524] , Commedia in tribunale (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 113, 13 maggio 1933, p. 3. [1525] , Il “Convegno celeste” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 114, 14 maggio 1933, p. 3. ← [1526] [1527] «L’Italiano», VIII, 19, aprile 1933, pp. 152-154. , “Dichiarazioni alla Superba” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 119, 20 maggio 1933, p. 3. , Il saccheggio degli archivi di Genova sotto la dominazione napoleonica, in «Il Raccoglitore Ligure», II, 5, 20 maggio 1933, pp. 5-8. [1533] , I mostri (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 126, 28 maggio 1933, p. 3. [1534] , L’ossessione dei microbi (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 128, 31 maggio 1933, p. 3. [1535] , I ragazzi e i “grandi” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 129, 1° giugno 1933, p. 3. [1536] , Ispirazione antica (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 130, 2 giugno 1933, pp. 1-2. [1537] , Un marinaio (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 131, 3 giugno 1933, p. 3. [1538] , La “piega” puritana (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 132, 4 giugno 1933, p. 3. [1539] , Raccontino morale (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 133, 6 giugno 1933, p. 3. → a) in versione ridotta, con il titolo Una storia di archivio (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXIII, 70, 23 marzo 1935, pp. 1-2. → b) con profonde modifiche e firma Giovanni Ansaldo, in «Il Mattino», LXXVI, 130, 13 maggio 1967, p. 3. → c) in OL, pp. 180-196 [vers. orig.]. [1528] , I ricordi di un emigrato (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXI, 120, 21 maggio 1933, pp. 1-2. → [1529] con lievi modifiche, anonimo, fuor di rubrica e con il titolo Il taccuino di un emigrato, in «il Borghese», IV, 10, 15 maggio 1953, pp. 293-295. → , Il Cantico di Debora (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 122, 24 maggio 1933, pp. 1-2. → a) con lievi modifiche e all’interno della rubrica Epiloghi, in «Il Mattino», LVIII, 143, 24 maggio 1955, p. 3. → b) parzialmente ripreso, sotto il titolo Quel 24 maggio, in GRI, pp. 41-43 [vers. a)]. [1530] , Ancora il “Convegno Celeste” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 123, 25 maggio 1933, p. 3. [1531] , Il cervello umano (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 124, 26 maggio 1933, p. 3. [1532] , “Terre e cieli” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 125, 27 maggio 1933, p. 3. con lievi modifiche e con il titolo La conversione di Poplicola (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXV, 164, 11 luglio 1942; siglato *, in «Il Piccolo», 7023, 12 luglio 1942, p. 2. [1540] , Il giglio di Albenga (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 134, 7 giugno 1933, p. 3. [1541] , Minerva e il Giurì (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 136, 9 giugno 1933, p. 3. [1542] , La scoperta del mare (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 137, 10 giugno 1933, p. 3. [1543] , Anniversario borbonico (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 138, 11 giugno 1933, p. 3. 109 [1544] , La firma (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 139, 13 giugno 1933, p. 3. [1553] , Poeti russi (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 153, 29 giugno 1933, p. 3. [1545] , Due gesti (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXI, 144, 18 giugno 1933, pp. 1-2. [1554] a., Due “novità” di Rèpaci (rubrica Fra libri e riviste), in «Il Lavoro», XXXI, 154, 30 giugno 1933, p. 3 [recensione a Leonida Rèpaci, Galoppata nel sole, Milano Corbaccio, 1933; Leonida Rèpaci, Con la ciurma dell’“Alessandro”. Genti e città, Milano, Ceschina, 1933]. [1555] , Storia (rubrica Cronaca dei libri e delle riviste), in «L’Italiano», VIII, 20, giugno 1933, pp. 208-209 [recensione a Alberto Malatesta, Il Parlamento italiano. Da Cavour a Mussolini, Milano, Agnelli, 1933]. [1556] , Le “mondine” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 155, 1° luglio 1933, pp. 1-2. [1557] , La sfuriata di un poeta (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 160, 7 luglio 1933, p. 3. → a) con profonde modifiche e all’interno della rubrica Calendarietto, in «Il Telegrafo», LXI, 142, 16 giugno 1938, pp. 1-2, e in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XCI, 142, 16-17 giugno 1938, p. 3. → b) con ulteriori modifiche e a firma Giovanni Ansaldo, in «Il Mattino», LXXVI, 318, 18 novembre 1967, p. 3; con l’occhiello Pagine di storia, in «La Provincia», LXXV, 276, 22 novembre 1967, p. 3; con l’occhiello Il mondo di ieri, in «Giornale di Bergamo», CLV, 354, 31 dicembre 1967, p. 3. → c) in VZ, pp. 339-345 [vers. b)]. → d) in GRI, pp. 77-81 [vers. b)]. [1546] [1547] , Il cantiere della Foce sotto Napoleone, in «Il Raccoglitore Ligure», II, 6, 20 giugno 1933, pp. 6-8. , La “serva” e il fischio (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 146, 21 giugno 1933, p. 3. → a firma Stella Nera e fuor di rubrica, in «pietre», IX, luglio-agosto-settembreottobre 1983, p. 45. [1548] , Il carcere modello (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 147, 22 giugno 1933, p. 3. [1558] , I barcaiuoli di Nisida (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 161, 8 luglio 1933, p. 3. [1549] , Sermone al Principe delle Asturie (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 148, 23 giugno 1933, p. 3. [1559] , I dollari di Carnera (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 162, 9 luglio 1933, pp. 1-2. [1550] Gli àuguri (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 150, 25 giugno 1933, p. 1. [1560] , “Dagli amici…” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 164, 12 luglio 1933, p. 1. [1551] , Il Culto della Madre (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 151, 27 giugno 1933, p. 3. [1561] [1552] , Il piroscafo “La Martinère” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 152, 28 giugno 1933, p. 3. a., “L’invito al sogno” di Alessandro Varaldo (rubrica Fra libri e riviste), in «Il Lavoro», XXXI, 164, 12 luglio 1933, p. 3 [recensione a Alessandro Varaldo, L’invito al sogno, Milano, Mondadori, 1933]. [1562] a., Le impressioni di Russia di P. M. Bardi (rubrica Fra libri e riviste), in «Il 110 Lavoro», XXXI, 165, 13 luglio 1933, p. 3 [recensione a Pietro Maria Bardi, Un fascista al paese dei Soviet, Roma, Le edizioni d’Italia, 1933]. [1563] , “Historia miscella” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 167, 15 luglio 1933, p. 3. [1564] a., “Una vecchia perduta” di Marcello Gallian (rubrica Fra libri e riviste), in «Il Lavoro», XXXI, 167, 15 luglio 1933, p. 3 [recensione a Marcello Gallian, Una vecchia perduta, Roma, Le edizioni d’Italia, 1933]. [1565] [1566] [1568] , Ricordo di Scarpelli (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 189, 10 agosto 1933, pp. 1-2. [1573] , Postilla carducciana (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 190, 11 agosto 1933, pp. 1-2. [1574] , Ritorno a De Sanctis (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 192, 13 agosto 1933, p. 3. [1575] , Guida pratico-igienica ai bagni di mare come si facevano all’epoca dei nostri nonni (occhiello: Rievocazioni ferragostane), in «Il Lavoro», XXXI, 193, 15 agosto 1933, p. 3. , Poesia e cioccolatini (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 168, 16 luglio 1933, p. 5. , Una famiglia della piccola borghesia a Genova, un secolo fa, in «Il Raccoglitore Ligure», II, 7, 20 luglio 1933, pp. 2-4. → [1567] [1572] in OL, pp. 206-221. , L’avventura di Gobineau (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXI, 172, 21 luglio 1933, pp. 1-2. , Cavour a Banchi (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 185, 5 agosto 1933, pp. 1-2. → a) con profonde modifiche e all’interno della rubrica Epiloghi, in «Il Telegrafo», LXV, 275, 19 novembre 1942, pp. 1 e 4, e in «Il Piccolo», 7137, 24 novembre 1942, p. 3. → b) in OL, pp. 249-253 [vers. orig.]. [1569] , Posti gratuiti (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 186, 6 agosto 1933, pp. 1-2. [1570] , Wotan e le streghe (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 187, 8 agosto 1933, p. 3. [1571] , Incontro colla gioventù (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 188, 9 agosto 1933, p. 3. → con lievi modifiche, a firma Renato Canepa, privo dell’occhiello e con il titolo I bagni di mare e un medico dell’Ottocento, in «L’Illustrazione italiana», LXXVI, 26, 26 giugno 1949, pp. 866-868 e 877. [1576] , Cristo e i Giacobini (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 194, 17 agosto 1933, pp. 1-2. [1577] , Historia Miscella (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 195, 18 agosto 1933, pp. 1-2. [1578] , Sampiero Còrso (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 196, 19 agosto 1933, pp. 1-2. [1579] , … e sempre Manzoni (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 197, 20 agosto 1933, p. 3. → [1580] con lievi modifiche, fuor di rubrica e con il titolo «Una scatola cinese» (Appunti manzoniani), in «Il Mattino», LXXII, 177, 29 giugno 1963, p. 3; a firma Giovanni Ansaldo e con il titolo Appunti manzoniani, in «Il Piccolo», LXXXII, 5153, 6 luglio 1963, p. 3, e in «La Provincia», LXXI, 164, 12 luglio 1963, p. 3. , Giuseppe Ungaretti (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXI, 198, 22 agosto 1933, pp. 1-2 [I parte]. 111 [1581] , Ungaretti, uomo del nostro tempo (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXI, 202, 26 agosto 1933, pp. 1-2 [II parte]. [1591] , Ricordi cubani (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 216, 12 settembre 1933, pp. 1-2. → [1582] , Il ritorno del “Rex” (sottotitolo: Il vibrante saluto del popolo di Napoli. Le ragioni della vittoria atlantica (Dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XXXI, 203, 27 agosto 1933, pp. 1-2. [1592] , Il grattacielo più antico (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 219, 15 settembre 1933, p. 3. → b) in GI2, pp. 1411-1420. [1593] , Paranzelle napoletane (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 206, 31 agosto 1933, pp. 1-2. , La “predeterminazione del sesso” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 223, 20 settembre 1933, p. 3. [1594] , La questione di Zuccarello e l’opinione di un “filosofo”, in «Il Raccoglitore Ligure», II, 9, 20 settembre 1933, pp. 1-2. → a) con il titolo La vittoria del «Rex», in FR, pp. 107-115. [1583] con profonde modifiche, in «Il Telegrafo», LXIV, 202, 24 agosto 1941, pp. 1-2. → a firma Giovanni Ansaldo e all’interno della rubrica Il serraglio, in «Tempo», XXVII, 44, 3 novembre 1965, p. 12. [1584] , “Conserve e affini” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 208, 2 settembre 1933, p. 3. [1595] , “Come scrivono…” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 224, 21 settembre 1933, p. 3. [1585] , “Historia miscella” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 209, 3 settembre 1933, pp. 1-2. [1596] , Don Chisciotte antisemita? (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 225, 22 settembre 1933, p. 3. [1586] , Un ammonimento del Carducci (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 211, 6 settembre 1933, p. 3. [1597] , Anfione modernissimo (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 226, 23 settembre 1933, p. 3. [1587] a., Il Cardinale Alberoni (rubrica Fra libri e riviste), in «Il Lavoro», XXXI, 211, 6 settembre 1933, p. 3 [recensione a Giovanni Drei, Giulio Alberoni, Bologna, Cappelli, 1932]. [1598] , Il conte Monaldo (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 227, 24 settembre 1933, pp. 1-2. [1599] , Dita tagliate (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 228, 26 settembre 1933, p. 3. [1600] , Un processo in Spagna (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 229, 27 settembre 1933, p. 3. [1601] , Ippocrate (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 230, 28 settembre 1933, pp. 1-2. [1588] [1589] [1590] 112 , Nomi di ville (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 212, 7 settembre 1933, p. 3. , Accattoni e “picaros” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 213, 8 settembre 1933, pp. 1-2. , La trappola del sentimento (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 214, 9 settembre 1933, p. 3. → a) con profonde modifiche, fuor di rubrica e con il titolo Il primo dei medici, in «Il Mattino», LVIII, 8, 8 gennaio 1955, p. 3; a firma Giovanni Ansaldo, in «La Provincia», LXIII, 14, 16 gennaio 1955, p. 3. → b) a firma Giovanni Ansaldo e con il titolo “Il primo dei medici”, in Annuario del Liceo Scientifico Statale “Luigi Siciliani” 1954-1955, a cura di Renato Caligiuri, Catanzaro, Scuola Tipografica Sordomuti, [20 settembre] 1955, pp. 13-19 [vers. a)]. [1602] , Cuba in rivolta (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 231, 29 settembre 1933, pp. 1-2. [1603] , Nomi scritti sul marmo (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 232, 30 settembre 1933, pp. 1-2. [1604] Stella Nera, Il canzoniere dei socialisti, in «L’Italiano», VIII, 22, settembre 1933, pp. 271-285. → [1605] [1606] [1607] con profonde modifiche, a firma Giovanni Ansaldo e con il titolo La Musa della Sinistra, in «il Borghese», VII, 19, 11 maggio 1956, pp. 744 e 761-762. [1610] , Due critici di Omero (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 238, 7 ottobre 1933, pp. 1-2. [1611] , Peripezie del Diritto Romano (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 246, 17 ottobre 1933, p. 3. [1612] A., La battaglia dell’Jutland vista da un economista (rubrica Fra libri e riviste), in «Il Lavoro», XXXI, 248, 19 ottobre 1933, p. 3 [recensione a Epicarmo Corbino, La battaglia dello Jutland vista da un economista, Milano, Giuffrè, 1933]. [1613] , Noske in pensione (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 249, 20 ottobre 1933, pp. 1-2. [1614] , Il carteggio di due Regine (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 250, 21 ottobre 1933, pp. 1-2. Stella Nera, Il segreto del Rex, in «L’Italiano», VIII, 22, settembre 1933, pp. 301-307. , Cronaca dei libri e delle riviste [rubrica], in «L’Italiano», VIII, 22, settembre 1933, pp. 337-340 [recensione a Nello Quilici, Origine, sviluppo e insufficienza della borghesia italiana, Ferrara, Nuovi problemi, 1932]. → a) con profonde modifiche, a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Le due «austriache», in «Il Mattino», LXXV, 38, 8 febbraio 1966, p. 3, e in «Il Piccolo», LXXXV, 5944, 13 febbraio 1966, p. 3. → b) con lievi modifiche e con il titolo Le due “austriache”, in ICM, pp. 33-37 [vers. a)]. [1615] a., “La Storia degli Italiani e dell’Italia” (rubrica Fra libri e riviste), in «Il Lavoro», XXXI, 250, 21 ottobre 1933, p. 3 [recensione a Gioacchino Volpe, La storia degli italiani e dell’Italia, Milano, Treves, 1933]. [1616] , L’albero genealogico (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 251, 22 ottobre 1933, pp. 1-2. [1617] , Il Monte Fasce (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 254, 26 ottobre 1933, p. 3. [1618] , Ipogei, torri, bandiere (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXI, 256, 28 ottobre 1933, pp. 1-2. , Degli aggettivi (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 234, 3 ottobre 1933, pp. 1-2. → a) con profonde modifiche, a firma Carlo Laderchi, fuor di rubrica e con il titolo Gli italiani e gli aggettivi, in «il Borghese», II, 7, 1° aprile 1951, pp. 199-201. → b) con lievi modifiche, in OL, pp. 144-149 [vers. orig.]. [1608] , La vendetta in treno (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 235, 4 ottobre 1933, p. 3. [1609] , Fior di poesia (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 237, 6 ottobre 1933, pp. 1-2. 113 [1619] , Variazioni sull’arianesimo (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 262, 4 novembre 1933, pp. 1-2. [1620] , Le vite “inutili” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 265, 8 novembre 1933, pp. 1-2. [1621] [1622] [1623] [1624] , Discorsi di barbieria (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 267, 10 novembre 1933, p. 3. , Il milionario di Tarascona (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 268, 11 novembre 1933, p. 3. a., “Il Romanzo della Domenica” – Il “Manuale di Storia” del Soldati (rubrica Fra libri e riviste), in «Il Lavoro», XXXI, 268, 11 novembre 1933, p. 3 [recensione a Federico Soldati, Manuale di storia per le scuole secondarie. Medio evo 476-1313. Evo moderno 1313-1748, Milano, Desclee, 1933]. XXXI, 273, 17 novembre 1933, p. 3 [recensione a Luigi Vittorio Bertarelli, Roma e dintorni, Milano, TCI, 1933; Waldemar-George, Profitti e perdite dell’arte contemporanea, Firenze, Vallecchi, 1933]. [1628] , Eufemismi funebri (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 276, 21 novembre 1933, p. 3. [1629] , Il gusto del sole (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 278, 23 novembre 1933, pp. 1-2. [1630] W. C. Bullitt (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXXI, 278, 23 novembre 1933, p. 2. [1631] , Fotografie dell’anima (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 279, 24 novembre 1933, p. 3. [1632] , I feudi imperiali di Liguria e la relazione di Paolo Garzweiler, in «Il Raccoglitore Ligure», II, 11, 25 novembre 1933, pp. 1-3. , I cinesi di Château Thierry (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXI, 269, 12 novembre 1933, pp. 1-2. → a) con profonde modifiche, a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica, e con il titolo Cosa faranno i cinesi? (sottotitolo: I “coolies” degli stradali francesi possono far capire ciò che accade in Cina), in «L’Illustrazione italiana», LXXVI, 12, 20 marzo 1949, pp. 412-413 e 424. → [1633] [1625] , Il copista dell’“Adelchi” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 271, 15 novembre 1933, p. 3. [1626] , Visita al “Convento” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 273, 17 novembre 1933, p. 3. [1627] a., L’attività della Casa Editrice Emiliano Degli Orfini – Roma in una nuovissima guida del Touring – “Profitti e perdite dell’arte contemporanea” (rubrica Fra libri e riviste), in «Il Lavoro», 114 , Il Palazzo del Comune di Genova e lo studio di Grosso e Pessagno, in «Il Raccoglitore Ligure», II, 11, 25 novembre 1933, pp. 7-8. → → b) con lievi modifiche, in GRI, pp. 57-60 [vers. orig.]. in OL, pp. 94-104. con il titolo Il Palazzo del Comune, in «Il Lavoro», XXXI, 288, 5 dicembre 1933, p. 3. [1634] , “Acca due”-“Oh!” (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXI, 281, 26 novembre 1933, pp. 1-2. [1635] , Historia Miscella (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 283, 29 novembre 1933, p. 3. [1636] , Il Teatro di Camogli (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXI, 284, 30 novembre 1933, pp. 1-2. [1637] Stella Nera, Lectura Dantis in Germania, in «L’Italiano», VIII, 23, novembre 1933, pp. 351-363. → [1638] [1639] ne con la storia italiana. Le questioni ungheresi e alto adriatiche, Napoli, Guida, 1933]. con lievi modifiche, in VZ, pp. 346-363. [1645] , Letteratura mondiale (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 300, 19 dicembre 1933, pp. 1-2. [1646] , Della neve (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 301, 20 dicembre 1933, p. 3. , Carattere di Milano (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 285, 1° dicembre 1933, pp. 1-2. , Prigioniero in Francia (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 287, 3 dicembre 1933, p. 3. → a) con lievi modifiche e con il titolo Pensieri sulla neve, in «Il Mattino», LVI, 11, 11 gennaio 1953, p. 3. → a) con profonde modifiche, anonimo, fuor di rubrica e con il titolo Il dottor Huckmann (titolo principale: Due tedeschi), in «il Borghese», V, 1, 1° gennaio 1954, pp. 1011. → b) con ulteriori modifiche, a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Un tedesco, in «Il Mattino», LXXVII, 76, 17 marzo 1968, p. 3; all’interno della rubrica Epiloghi, in «La Provincia», LXXVI, 68, 20 marzo 1968, p. 3; con l’occhiello Europa di ieri, in «Giornale di Bergamo», CLVI, 83, 24 marzo 1968, p. 3. [1640] [1643] [1644] , L’êra del “cellophane” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 302, 21 dicembre 1933, pp. 1-2. → la prima parte dell’articolo è ripubblicata, con lievi modifiche, a firma Giovanni Ansaldo e all’interno della rubrica Il serraglio, in «Tempo», XIX, 45, 7 novembre 1957, p. 10. «Il Raccoglitore Ligure», II, 11, 25 novembre 1933, pp. 7-8. [1648] , “Old England” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 294, 12 dicembre 1933, p. 3. , Case di scrittori (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 303, 22 dicembre 1933, p. 3. [1649] , Il mostro di Loch Ness (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 304, 23 dicembre 1933, pp. 1-2. [1650] , Fede nella vita (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXI, 305, 24 dicembre 1933, p. 1. [1651] , “Historia miscella” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 307, 28 dicembre 1933, pp. 1-2. [1652] , Da Sully a Wagner (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 310, 31 dicembre 1933, pp. 1-2. → [1642] [1647] , Il Palazzo del Comune, in «Il Lavoro», XXXI, 288, 5 dicembre 1933, p. 3. ← [1641] → b) in versione ridotta, a firma Stella Nera e con il titolo Pensieri sulla neve, in «L’Illustrazione italiana», LXXX, 1, gennaio 1953, pp. 76-78. con profonde modifiche e con il titiolo La missione di Tyrrell (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXVI, 125, 26 maggio 1943, pp. 1 e 4; a firma Giovanni Ansaldo, in «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera», 1067, 2 giugno 1943, p. 1. , “Historia miscella” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 296, 14 dicembre 1933, pp. 1-2. , La ricetta antica (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXI, 299, 17 dicembre 1933, pp. 1-2. a., Italia e Ungheria (rubrica Fra libri e riviste), in «Il Lavoro», XXXI, 299, 17 dicembre 1933, p. 3 [recensione a Carlo Antonio Ferrario, Italia ed Ungheria. Storia del regno d’Ungheria in relazio- → la parte centrale dell’articolo è ripubblicata, a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Una dedica (titolo principale: Annotazioni), in «Il Mattino», LXXVIII, 194, 19 luglio 1969, p. 3; sotto il titolo principale Europa di ieri, in 115 «Giornale di Bergamo», CLVII, 202, 27 luglio 1969, p. 3; priva di titolo e sotto il titolo principale Artisti d’ieri (occhiello: In punta di penna), in «La Provincia», LXXVII, 177, 31 luglio 1969, p. 3. [1653] , In memoria. Giuseppe Portigliotti, in «Il Raccoglitore Ligure», II, 12, 31 dicembre 1933, pp. 5-6. [1654] Stella Nera, Un affare di contrabbando, in «L’Italiano», VIII, 24, dicembre 1933, pp. 409-422. → [1662] a., “La scomparsa di Rigel” di Alessandro Varaldo – “Emilio e i Detectives” (rubrica Fra libri e riviste), in «Il Lavoro», XXXII, 14, 17 gennaio 1934, p. 3 [recensione a Alessandro Varaldo, La scomparsa di Rigel, Milano-Verona, Mondadori, 1933; Erich Kästner, Emilio e i detectives, Milano, Bompiani, 1934]. [1663] , La povera col grammofono (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 15, 18 gennaio 1934, pp. 1-2. in VZ, pp. 201-222. Alcuni paragrafi dell’articolo sono ripubblicati: → a) a firma Stella Nera e all’interno della rubrica Controcorrente, in «L’Illustrazione italiana», LXXVII, 24, 18 giugno 1950, p. 4. 1934 [1655] , La “City” a Napoli (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 4, 5 gennaio 1934, p. 3. [1656] , De Sanctis politico (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 6, 7 gennaio 1934, p. 3. [1657] , I rami secchi (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 7, 9 gennaio 1934, p. 3. [1658] , Il supplizio delle “scafe” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 10, 12 gennaio 1934, p. 3. → [1659] [1660] [1661] 116 con profonde modifiche, anonimo e fuor di rubrica, in «il Borghese», V, 14, 28 maggio 1954, p. 473. → b) a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Il grammofono (titolo principale: Note napoletane), in «Il Mattino», LXXVIII, 41, 12 febbraio 1969, p. 3, e in «Giornale di Bergamo», CLVII, 107, 20 aprile 1969, p. 3. → c) con il titolo Il grammofono, in ON, p. 116. Altri paragrafi dell’articolo sono ripubblicati: → a) a firma Stella Nera e con il titolo Il verme solitario (rubrica Controcorrente), in «L’Illustrazione italiana», LXXVII, 2, 15 gennaio 1950, p. 24. → b) a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Il verme solitario (titolo principale: Annotazioni), in «Il Mattino», LXXVIII, 194, 19 luglio 1969, p. 3; sotto il titolo principale Europa di ieri, in «Giornale di Bergamo», CLVII, 202, 27 luglio 1969, p. 3; privo di titolo e sotto il titolo principale Artisti d’ieri (occhiello: In punta di penna), in «La Provincia», LXXVII, 177, 31 luglio 1969, p. 3. [1664] , Sistema nervoso (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 11, 13 gennaio 1934, p. 1. , “Je m’en fiche” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 12, 14 gennaio 1934, p. 3. , Nel manicomio di Lopeer (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 14, 17 gennaio 1934, p. 3. , Il tempo più felice (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 17, 20 gennaio 1934, p. 3. → a) con lievi modifiche, a firma Michele Fornaciari e fuor di rubrica, in «Il Mattino», LVI, 194, 14 luglio 1953, p. 3. → b) in VZ, pp. 364-368 [vers. a)]. [1665] , Un Maestro (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 18, 21 gennaio 1934, pp. 1-2. → a) con profonde modifiche, a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo L’esaminatore, in «Il Libraio», IV, 10, 15 ottobre 1949, pp. 1 e 7-8. → b) con ulteriori modifiche, a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo L’esaminatore, in «Il Mattino», LXXIV, 220, 11 agosto 1965, p. 3. [1674] , I panni alla finestra (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 30, 4 febbraio 1934, p. 3. [1675] , La storia di Tobia (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 31, 6 febbraio 1934, p. 3. → c) in VZ, pp. 369-374 [vers. a)]. [1666] a., La vecchia Repubblica di Genova tra la Francia rivoluzionaria e la Coalizione, in «Il Lavoro», XXXII, 18, 21 gennaio 1934, p. 4 [recensione a Pietro Nurra, La coalizione europea contro la Repubblica di Genova (1793-1796). Saggio storico con documenti inediti, Genova, Tipografia Marchese e Campora, 1933]. → con profonde modifiche, a firma Michele Fornaciari, fuor di rubrica e con il titolo Viaggio in Oriente, in «Il Mattino», LIV, 253, 13 settembre 1951, p. 3. [1676] , Truppe nere (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 34, 9 febbraio 1934, p. 3. [1667] , Tacito… e Herrmann Wirth (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 24, 28 gennaio 1934, pp. 1-2. [1677] , “Historia Miscella” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 35, 10 febbraio 1934, pp. 1-2. [1668] , Le idee di Flaubert (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 26, 31 gennaio 1934, p. 3. [1678] , L’efebo di Maratona (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 36, 11 febbraio 1934, p. 3. [1669] , Da Arciduca... a cioccolataio (occhiello: Un fuoruscito genovese), in «Il Raccoglitore Ligure», III, 1, 31 gennaio 1934, pp. 1-2. → [1670] [1671] [1672] [1673] in OL, pp. 113-118. , “Ubi tres fontes” (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXII, 27, 1° febbraio 1934, pp. 1-2. , “Oro o sangue” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 28, 2 febbraio 1934, pp. 1-2. → con lievi modifiche e a firma Stella Nera, in «L’Illustrazione italiana», LXXVIII, 2, febbraio 1951, pp. 86-87. [1679] , Il parere di Monsieur Bergeret (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXII, 38, 14 febbraio 1934, pp. 1-2. [1680] , Romanzi d’appendice (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 40, 16 febbraio 1934, p. 3. [1681] , “Negerbastarden” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 43, 20 febbraio 1934, p. 3. Lenon-Besson il calcolatore di sette anni (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXXII, 28, 2 febbraio 1934, p. 3. La parte conclusiva dell’articolo è ripubblicata: , “Cupio dissolvi” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 29, 3 febbraio 1934, pp. 1-2. → b) a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Maria Sofia e il razzismo (titolo principale: Annotazioni), in «Il Mattino», LXXVIII, 90, 2 aprile 1969, p. 3; privo del titolo principale e all’interno della rubrica Costume, in «Giornale di Bergamo», CLVII, 94, 6 aprile 1969, p. 3; privo del titolo principale, all’interno della rubrica Costume e con l’occhiello In punta → con lievi modifiche e a firma Stella Nera, in «L’Illustrazione italiana», LXXX, 8, agosto 1953, p. 75. → a) con profonde modifiche, a firma Stella Nera e con il titolo Maria Sofia e il razzismo (rubrica Controcorrente), in «L’Illustrazione italiana», LXXVII, 22, 4 giugno 1950, p. 6. 117 di penna, in «La Provincia», LXXVII, 82, 8 aprile 1969, p. 3. [1682] [1683] [1684] [1685] , I classici a scuola (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 47, 24 febbraio 1934, p. 3. , Una richiesta (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 48, 25 febbraio 1934, p. 3. , Il “Sì” di Winston Churchill (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 49, 27 febbraio 1934, pp. 1-2. [1687] con lievi modifiche e fuor di rubrica, in «Il Mattino», LVIII, 90, 31 marzo 1955, p. 3. , Rilegatura a spirale (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 54, 4 marzo 1934, p. 3. [1691] a., “La Nave del Mistero” (rubrica Fra libri e riviste), in «Il Lavoro», XXXII, 55, 6 marzo 1934, p. 3 [recensione a Luigi Motta, La nave del mistero, Genova, De Fornari, 1933]. [1692] , Riflessioni sullo stile (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 56, 7 marzo 1934, p. 3. La parte centrale dell’articolo è ripubblicata: → → a) con profonde modifiche, a firma Waverley e con il titolo Stile borbonico (rubrica Controcorrente), in «L’Illustrazione italiana», LXXVI, 52, 31 dicembre 1949, p. 778. , La povera storia di cento franchi imprestati da Terenzio Mamiani, in «Il Raccoglitore Ligure», III, 2, 28 febbraio 1934, pp. 10-12. → b) a firma Stella Nera e con il titolo Stile borbonico, in «L’Illustrazione italiana», LXXVII, 12, 26 marzo 1950, p. 4 [vers. a)]. → c) con ulteriori modifiche, anonimo e con il titolo Stile borobonico (rubrica I fatti e le idee), in «Il Mattino», LVII, 30, 30 gennaio 1954, p. 3. → b) con profonde modifiche, a firma Giovanni Ansaldo e con il titolo I cento franchi, in «Il Tempo», VI, 150, 31 maggio 1949, p. 3. → d) a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Stile borbonico (titolo principale: Note napoletane), in «Il Mattino», LXXVIII, 41, 12 febbraio 1969, p. 3, in «Giornale di Bergamo», CLVII, 66, 9 marzo 1969, p. 3, e in «La Provincia», LXXVII, 59, 12 marzo 1969, p. 3. → c) con ulteriori modifiche, a firma Giovanni Ansaldo e con il titolo La povera storia di duecento franchi, in «Il Mattino», LXXV, 71, 13 marzo 1966, p. 3; con il titolo La povera vicenda di duecento franchi (occhiello: Ombre e luci della storia), in «La Provincia», LXXIV, 63, 16 marzo 1966, p. 3. 118 , “Historia Miscella” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 51, 1° marzo 1934, pp. 1-2. con lievi modifiche e con il titolo L’Abate Giuliani e i toscani, in «Il Mattino», LVII, 29, 29 gennaio 1954, p. 3. La parte conclusiva dell’articolo è ripubblicata: → a) con lievi modifiche, a firma Giovanni Ansaldo e con il titolo La povera storia di cento franchi, in «Il Telegrafo», LXVI, 174, 22 luglio 1943, p. 3. [1688] la parte iniziale dell’articolo è ripubblicata, con lievi modifiche, a firma Stella Nera e con il titolo I “gaudenti”, in «L’Illustrazione italiana», LXXVIII, 10, ottobre 1951, p. 83. [1690] , Mura, porte e presidio della città nei primi decennii del Seicento (Dalle «Osservazioni Politiche» di Andrea Spinola), in «Il Raccoglitore Ligure», III, 2, 28 febbraio 1934, pp. 5-6 [I parte]. → d) con il titolo La povera storia di cento franchi, in ICM, pp. 27-32 [vers. orig.]. , Chi sono i “gaudenti”? (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 52, 2 marzo 1934, p. 3. → , La vedova cinese (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 50, 28 febbraio 1934, p. 3. → [1686] [1689] → e) con il titolo Stile borbonico, in ON, pp. 37-38 [vers. c)]. [1693] a., “Roma Mussolinea” (rubrica Fra libri e riviste), in «Il Lavoro», XXXII, 56, 7 marzo 1934, p. 3 [recensione a Roma mussolinea, 312 illustrazioni in rotocalco, Roma, Morpurgo, 1933]. [1704] [1694] [1695] [1696] [1697] , Esame del sangue (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 57, 8 marzo 1934, pp. 1-2. [1699] [1700] [1701] [1702] con profonde modifiche, anonimo, fuor di rubrica e con il titolo Gli orologi della Francia, in «il Borghese», VI, 43, 28 ottobre 1955, pp. 664-665. [1705] , “Respectability” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 59, 10 marzo 1934, p. 3. , Megalopoli (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 71, 24 marzo 1934, p. 3. [1706] , Destini di Re (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 60, 11 marzo 1934, p. 3. , Staviskiana (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 72, 25 marzo 1934, p. 3. [1707] , La risposta di un Arcivescovo (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 73, 27 marzo 1934, p. 3. [1708] , Giornalismo tedesco (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 74, 28 marzo 1934, p. 3. [1709] , Mura, porte e presidio della città nei primi decennii del Seicento (Dalle «Osservazioni Politiche» di Andrea Spinola), in «Il Raccoglitore Ligure», III, 3, 31 marzo 1934, pp. 4-5 [II parte]. [1710] , La nuova Odissea (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 78, 1° aprile 1934, p. 3. [1711] , Gloria di un poeta (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXII, 82, 6 aprile 1934, pp. 1-2. [1712] , Lettera ad un autore (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 84, 8 aprile 1934, pp. 1-2. [1713] , Politica e “bridge” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 86, 11 aprile 1934, pp. 1-2. [1714] , La ghigliottina e Baldini (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 88, 13 aprile 1934, pp. 1-2. in ICM, pp. 101-103. , “Questo Caruso…” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 61, 13 marzo 1934, pp. 1-2. a., Un libro di “Farinata” – “Arte delittuosa” (rubrica Fra libri e riviste), in «Il Lavoro», XXXII, 62, 14 marzo 1934, p. 3 [recensione a Ottavio Dinale, La rivoluzione che vince 1914-1934, Roma, Campitelli, 1934; Alfredo Sandulli, Arte delittuosa, Napoli, Guida, 1934]. , Piani regolatori (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 63, 15 marzo 1934, pp. 1-2. 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[1717] , Un colloquio (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 93, 19 aprile 1934, pp. 1-2. → a) fuor di rubrica e con il titolo Filangieri e “Franceschiello” (occhiello: Diarii e memorie), in «Il Telegrafo», LXV, 230, 27 settembre 1942, p. 3, e in «Le ultime notizie. Il Piccolo delle ore diciotto», 7095, 1° ottobre 1942, p. 3. → b) in ICM, pp. 105-109 [vers. orig.]. Raccoglitore Ligure», III, 4, 30 aprile 1934, pp. 4-6. → in OL, pp. 197-205. [1725] a., “Toscana” (rubrica Fra libri e riviste), in «Il Lavoro», XXXII, 102, 1° maggio 1934, p. 3 [recensione a Italia negli scrittori italiani e stranieri, vol. IV Toscana, a cura di Luigi Parpagliolo, Roma, Morpurgo, 1932]. [1726] , Uno dei tanti… (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 103, 2 maggio 1934, p. 3. [1727] , Un vecchio poeta (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 105, 4 maggio 1934, pp. 1-2. [1728] , Il nonno di “Franceschiello” (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXII, 107, 6 maggio 1934, p. 3. [1718] , Il sogno della reazione (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 94, 20 aprile 1934, pp. 1-2. [1719] , “Budget” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 96, 24 aprile 1934, pp. 1-2. [1729] , Tutta posta (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 109, 9 maggio 1934, p. 3. , Per una poetessa morta (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 97, 25 aprile 1934, p. 3. [1730] , Valleregia (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 110, 10 maggio 1934, p. 3. , I “vecchi spregevoli” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 98, 26 aprile 1934, p. 3. [1731] , Le profezie di Flaubert (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 111, 11 maggio 1934, pp. 1-2. [1720] [1721] [1722] , Chiose urbanistiche (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 100, 28 aprile 1934, pp. 1-2. [1723] , De nonnullis antiquissimis Italorum arcanis (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 101, 29 aprile 1934, p. 3. [1724] 120 , Il primo giornale illustrato genovese (occhiello: Un centenario), in «Il → → con lievi modifiche, a firma Michele Fornaciari, fuor di rubrica e con l’occhiello Figure napoletane, in «Il Mattino», LVII, 33, 2 febbraio 1954, p. 3. a firma Michele Fornaciari e fuor di rubrica, in «Il Mattino», LV, 213, 2 agosto 1952, p. 3. [1732] , Postille al Machiavelli (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 112, 12 maggio 1934, pp. 1-2. [1733] , L’“assassinio rituale”… del buon senso (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 113, 13 maggio 1934, p. 3. [1734] [1735] [1736] , Il caso Davin (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 117, 18 maggio 1934, p. 3. [1738] , Nuovi ritrattini (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 121, 23 maggio 1934, p. 3. , Un ragazzo di Trieste (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXII, 123, 25 maggio 1934, pp. 1-2 → a) con lievi modifiche, anonimo, fuor di rubrica e con il titolo Trieste 1914, in «il Borghese», IV, 22, 15 novembre 1953, pp. 676-678. → b) con il titolo Due ragazzi triestini, in GRI, pp. 15-20. [1741] , Una esposizione berlinese (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 125, 27 maggio 1934, p. 3. , L’ultimo Pretendente (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 126, 29 maggio 1934, p. 3. → [1742] [1744] , “Il pappo e il dindi” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 132, 5 giugno 1934, p. 3. , Ritrattini controluce (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 116, 17 maggio 1934, pp. 1-2. , Il criterio di Irene (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 119, 20 maggio 1934, pp. 1-2. [1740] , L’ideale turanico (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 129, 1° giugno 1934, pp. 1-2. , “Charitas” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 115, 16 maggio 1934, p. 3. [1737] [1739] [1743] con lievi modifiche, fuor di rubrica e con l’occhiello Diarii e memorie, in «Il Telegrafo», LXVI, 141, 13 giugno 1943; a firma Giovanni Ansaldo, in «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera», 1081, 18 giugno 1943, p. 3. → con lievi modifiche e a firma Stella Nera, in «L’Illustrazione italiana», LXXX, 4, aprile 1953, p. 72. [1745] a., “L’Italiano” in guerra, in «Il Lavoro», XXXII, 133, 6 giugno 1934, p. 3. [1746] a., “Cristo e noi” di Adriano Tilgher (rubrica Fra libri e riviste), in «Il Lavoro», XXXII, 134, 7 giugno 1934, p. 3 [recensione a Adriano Tilgher, Cristo e noi, Modena, Guanda, 1934]. [1747] , L’arredamento (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 135, 8 giugno 1934, pp. 1-2. [1748] , Due precisazioni (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 138, 12 giugno 1934, p. 3. [1749] , Motivi personalissimi (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 139, 13 giugno 1934, p. 3. [1750] , Arturo Ginatta (occhiello: Un lutto nella famiglia del “Lavoro”), in «Il Lavoro», XXXII, 140, 14 giugno 1934, pp. 1-2. [1751] , La santa menzogna (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 141, 15 giugno 1934, pp. 1-2. → con lievi modifiche, in FR, pp. 145-149. [1752] , Una vignetta (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 142, 16 giugno 1934, p. 3. [1753] , Miscellanea ariana (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 145, 20 giugno 1934, p. 3. , La “candida flotta del Baltico” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 128, 31 maggio 1934, pp. 1-2. 121 [1754] [1755] [1756] [1759] [1760] [1764] , Il destino di Napoli (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 161, 8 luglio 1934, pp. 1-2. [1765] , Una fucilazione (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 162, 10 luglio 1934, p. 3. [1766] , La radio del 30 giugno (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 163, 11 luglio 1934, p. 3. , Il cinema e il resto (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 147, 22 giugno 1934, p. 1. , Rosalinda e Giulietta (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXII, 148, 23 giugno 1934, pp. 1-2. con profonde modifiche, a firma Stella Nera e diviso in due articoli distinti con i titoli Rosalinda e Giulietta all’interno della rubrica Calendarietto, in «L’Illustrazione italiana», LXXX, 7, luglio 1953, p. 75. → , I vigneti di Carlomagno (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXII, 149, 24 giugno 1934, pp. 1-2. → [1758] , I colombarii (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 159, 6 luglio 1934, p. 3. , Tutta posta (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 146, 21 giugno 1934, p. 3. → [1757] [1763] con profonde modifiche e a firma Giovanni Ansaldo, in «Il Mattino», LXXV, 144, 29 maggio 1966, pp. 1-2. a., “Città del Vaticano” (rubrica Fra libri e riviste), in «Il Lavoro», XXXII, 153, 29 giugno 1934, p. 3 [recensione a Carlo Cecchelli, La Città del Vaticano, Roma, Morpurgo, 1933]. [1767] , “Balnearia” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 168, 17 luglio 1934, p. 3. [1768] , La cappella di Renata di Francia (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 169, 18 luglio 1934, p. 3. [1769] , “Historia miscella” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 170, 19 luglio 1934, pp. 1-2. [1770] , L’oligarchia genovese (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 172, 21 luglio 1934, p. 3. , Libri e cervelli (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 154, 30 giugno 1934, pp. 1-2. , Detti e fatti memorabili di Pietro Pantoni, boja, in «Il Raccoglitore Ligure», III, 6, 30 giugno 1934, pp. 1-5. ← alcuni paragrafi dell’articolo sono ripubblicati, con lievi modifiche, a firma Stella Nera e con il titolo Parole del Cottolengo (rubrica Controcorrente), in «L’Illustrazione italiana», LXXVII, 15, 16 aprile 1950, p. 20. → a) fuor di rubrica, in «Il Raccoglitore Ligure», III, 7, 31 luglio 1934, p. 10 «L’Italiano», VII, 9, gennaio 1932, pp. VXXIV. → b) in OL, pp. 166-170 [vers. a)]. [1761] , “Ardingo cavallaro” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 155, 1° luglio 1934, p. 3. [1771] , Traduzioni dal tedesco (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 176, 26 luglio 1934, p. 1. [1762] , Roma e gli altri (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXII, 158, 5 luglio 1934, pp. 1-2. [1772] , La firma di Von Papen (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXII, 179, 29 luglio 1934, pp. 1-2. 122 [1773] , L’oligarchia genovese, in «Il Raccoglitore Ligure», III, 7, 31 luglio 1934, p. 10. ← [1774] [1775] , Quattro navi d’argento sull’Adriatico (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXII, 193, 15 agosto 1934, p. 3. [1783] , “Historia Miscella” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 195, 18 agosto 1934, p. 3. [1784] A., Il segreto di un testamento, in «Il Lavoro», XXXII, 196, 19 agosto 1934, pp. 1-2. «Il Lavoro», XXXII, 172, 21 luglio 1934, p. 3. , L’ultimo degli “Junker” (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXII, 183, 3 agosto 1934, pp. 1-2. → [1782] in UJ, pp. 23-31. , Traduzioni dal tedesco (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 184, 4 agosto 1934, p. 1. [1776] , Liautey (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXII, 185, 5 agosto 1934, pp. 1-2. [1777] , Castelgandolfo (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 186, 7 agosto 1934, p. 3. [1778] A., La situazione tedesca, in «Il Lavoro», XXXII, 187, 8 agosto 1934, p. 1. [1779] , Le facezie del Duca Alessandro (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 188, 9 agosto 1934, pp. 1-2. → a) fuor di rubrica e con lievi modifiche, in «Il Telegrafo», LXIV, 286, 30 novembre 1941, p. 3. → [1785] A., Il significato, in «Il Lavoro», XXXII, 197, 21 agosto 1934, p. 1. [1786] , Postille a Gide (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 198, 22 agosto 1934, p. 3. [1787] J. S. Unschilicht (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXXII, 199, 23 agosto 1934, p. 2. [1788] , Analfabeti italiani e Ministri tedeschi (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXII, 200, 24 agosto 1934, pp. 1-2. [1789] a., “Il Re in Africa” (rubrica Fra libri e riviste), in «Il Lavoro», XXXII, 201, 25 agosto 1934, p. 3 [recensione a Mirko Ardemagni, Il Re in Africa. 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[1800] , La Chiesa e la modernità (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 217, 13 settembre 1934, pp. 1-2. [1801] , Historia miscella (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 218, 14 settembre 1934, p. 3. [1802] , Una “Storia della Sicilia” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 219, 15 settembre 1934, p. 3. [1803] , La vita… e le frasi (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 220, 16 settembre 1934, pp. 1-2. [1804] Basil Zaharoff (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXXII, 221, 18 settembre 1934, p. 1. [1805] , Un buon consiglio (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXII, 223, 20 settembre 1934, pp. 1-2. [1806] , I commessi viaggiatori (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 224, 21 settembre 1934, pp. 1-2. fuor di rubrica e con il titolo Parole d’amore a un figlio d’italiani nato in America, in «il mattino d’Italia», V, 1582, 30 settembre 1934, pp. 1-2. 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[1829] L’uomo del Paradiso, in «Il Tirreno», XIV, 289, 3 dicembre 1958, p. 3. → d) con ulteriori modifiche, a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Il persiano Firdousi (occhiello: Un poeta dei re), in «Il Mattino», LXXV, 157, 11 giugno 1966, p. 3, e in «Giornale di Bergamo», CLIV, 161, 15 giugno 1966, p. 3; privo dell’occhiello, in «Il Piccolo», LXXXV, 6048, 16 giugno 1966, p. 3; in «La Provincia», LXXIV, 146, 23 giugno 1966, p. 3. [1836] , “Miscellanea teutonica” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 274, 18 novembre 1934, pp. 1-2. , La Casa dello Studente (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXII, 280, 25 novembre 1934, pp. 1-2. → in Tullio Cicciarelli, Poesia & politica, Genova, Pirella, [marzo] 1992, pp. 182186. [1830] , Un “direttore” reggiano (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 275, 20 novembre 1934, p. 3. [1837] , La cucina (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 281, 27 novembre 1934, p. 3. 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[1843] , La sterilizzazione, in «L’Italiano», IX, 29, novembre 1934, pp. 249-262. , Firdousi (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 279, 24 novembre 1934, pp. 1-2. → a) con profonde modifiche, a firma Giovanni Ansaldo e con il titolo “L’uomo del Paradiso” (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXIV, 225, 20 settembre 1941, p. 3. 126 → [1844] Teodoro di Neuhoff barone della Westfalia (occhiello: Il ramo ascendente), in «L’Italiano», IX, 29, novembre 1934, pp. 263-275. → con il titolo Re Teodoro, in CIP, pp. 4362. [1845] , I medici razzisti, in «L’Italiano», IX, 29, novembre 1934, pp. 276-284. [1846] , Pretesti (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 287, 4 dicembre 1934, p. 3. ro», XXXII, 297, 15 dicembre 1934, p. 1. [1856] , Una frase fatta (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 297, 15 dicembre 1934, p. 3. [1857] , Papà, mammà, bambina (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXII, 298, 16 dicembre 1934, pp. 1-2. 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[1864] [1855] Il nuovo Presidente della Confederazione Svizzera – Winston Churchill (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavo- Giovanni Ansaldo, Scene della Genova dell’Ottocento (con molte parole in genovese e qualcuna in latino) (occhiello: Una estate di colera), in «Il Raccoglitore Ligure», III, 12, 31 dicembre 1934, pp. 8-15. → con il titolo Il colera, in VZ, pp. 118-152. 127 [1874] Giovanni Ansaldo, Mani distese e pugni chiusi (occhiello: A tre giorni dal plebiscito della Sarre; sottotitolo: (Per telefono dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XXXIII, 9, 11 gennaio 1935, pp. 1-2. [1875] G. A., I partigiani dello “Status quo” (occhiello: Dal nostro inviato speciale), in «Il Lavoro», XXXIII, 9, 11 gennaio 1935, p. 2. [1876] Giovanni Ansaldo, Il più famoso degli emigrati della Sarre vota come un vigilato speciale (occhiello: Nel paese del plebiscito; sottotitolo: (Dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XXXIII, 10, 12 gennaio 1935, pp. 1-2. [1877] Giovanni Ansaldo, Tempesta di neve e tempesta di carta (occhiello: La vigilia sulla Sarre; sottotitolo: (Per telefono dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XXXIII, 11, 13 gennaio 1935, pp. 1-2. [1878] Giovanni Ansaldo, Il giorno della votazione (titolo principale: I Sarresi hanno deciso le loro sorti. Votarono oltre il 95 per cento – Previsione di forte maggioranza per l’annessione alla Germania. L’esito sarà proclamato stamane; sottotitolo principale: (Per telefono dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XXXIII, 12, 15 gennaio 1935, p. 1. [1879] Meglio così… (titolo principale: Nell’attesa dell’annessione al Reich festante l’ordine è perfetto e i Capi di Governo manifestano propositi di conciliazione; occhiello principale: Dopo il plebiscito della Sarre), in «Il Lavoro», XXXIII, 13, 16 gennaio 1935, p. 1. [1880] Giovanni Ansaldo, Bandiere al vento! (sottotitolo: (Per telefono dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XXXIII, 13, 16 gennaio 1935, pp. 1-2. 1935 [1865] Walther Darrè (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXXIII, 1, 1° gennaio 1935, p. 1. [1866] , Lo stipendio del boia (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXIII, 1, 1° gennaio 1935, p. 1. ← «L’Italiano», IX, 29, novembre 1934, pp. 239-240. [1867] , Tutta posta (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXIII, 2, 2 gennaio 1935, p. 3. [1868] La prima “agente” parigina (rubrica Figure del giorno), in «Il Lavoro», XXXIII, 5, 5 gennaio 1935, p. 3. [1869] Giovanni Ansaldo, Occhiata alle “delikatessen” (occhiello: Nel paese del plebiscito; sottotitolo: (Dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XXXIII, 7, 8 gennaio 1935, pp. 1-2. [1870] Giovanni Ansaldo, I preparativi delle nostre truppe per la protezione del voto di domenica (occhiello: Armi italiane sulla Sarre; sottotitolo: (Per telefono dal nostro Inviato Speciale)), in «Il Lavoro», XXXIII, 7, 9 gennaio 1935, p. 1. [1871] G. A., La “prova di forza” del “Deutsche Front”, in «Il Lavoro», XXXIII, 7, 9 gennaio 1935, pp. 1-2. [1872] Giovanni Ansaldo, Le prospettive del plebiscito della Sarre (sottotitolo: Le forze del “Deutsche Front” (Dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XXXIII, 8, 10 gennaio 1935, pp. 1-2. [1873] 128 G. A., Al plebiscito come alla radio mancano 5 minuti… 4… 3… (sottotitolo: (Per telefono dal nostro inviato speciale)), in «Il Lavoro», XXXIII, 8, 10 gennaio 1935, p. 2. [1881] , Il signor “Kommerzienrat” (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXIII, 20, 24 gennaio 1935, pp. 1-2. [1882] , Le freccie avvelenate (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXIII, 21, 25 gennaio 1935, p. 3. [1893] , Venti e quaranta (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXIII, 49, 27 febbraio 1935, p. 3. [1883] , Le vite inutili (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXIII, 22, 26 gennaio 1935, p. 3. [1894] , Una cifra (rubrica Epiloghi), in «Il Lavoro», XXXIII, 50, 28 febbraio 1935, pp. 1-2. [1884] , Certe accuse… (rubrica Epiloghi; sottotitolo: Lettera aperta, anzi apertissima al signor professore Hans Gunter – Monaco di Baviera), in «Il Lavoro», XXXIII, 23, 27 gennaio 1935, pp. 1-2. [1895] Stella Nera, La fionda di David, in «L’Italiano», X, 30, febbraio 1935, pp. 24-33. [1896] , L’avventura degli “Arya” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXIII, 51, 1° marzo 1935, pp. 1-2. [1897] , “Historia Miscella” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXIII, 56, 7 marzo 1935, p. 3. [1898] , La gloria guerriera (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXIII, 57, 8 marzo 1935, p. 3. [1899] , L’“Averoff” (rubrica Calendarietto), in «Il Lavoro», XXXIII, 58, 9 marzo 1935, pp. 1-2. 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(1936-1943) 1936 [2027] Stella Nera, Il padrino dell’«Uebi Gestro», in «L’Italiano», XI, 40-41, marzo-aprile 1936, pp. 100-104. ← [2028] Giovanni Ansaldo, La testa più grossa della compagnia, in «L’Italiano», XI, 42-43, giugno-luglio 1936, pp. 113118. → [2029] [2031] [2032] [2033] [2034] in GRI, pp. 86-91. Joseph Roth, Mattinata a Schönbrunn [traduzione e adattamento dal tedesco di Stella Nera], in «L’Italiano», XI, 4243, giugno-luglio 1936, pp. 119-123. → [2030] «Il Lavoro», XXXIII, 68, 21 marzo 1935, p. 3. Giovanni Ansaldo, “Palacio de Miramar” (occhiello: Dove gli spettri della storia spagnola dovevano dissolversi), in «L’Illustrazione italiana», LXIII, 33, 16 agosto 1936, pp. 283-284. Giovanni Ansaldo, Breve storia del sovversivismo spagnolo, in «L’Italia letteraria», XII, 31, 23 agosto 1936, pp. 1-2. Giovanni Ansaldo, Saluto, in «Il Telegrafo» [edizione di Livorno], LIX, 225, 20 settembre 1936, p. 4. 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[2063] Giovanni Ansaldo, La dichiarazione di Leopoldo III, in «Il Telegrafo», LIX, 247, 16 ottobre 1936, p. 2. [2064] , Il buon giorno di Clemenceau, in «Il Telegrafo», LIX, 248, 17 ottobre 1936, pp. 1-2. [2065] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LIX, 248, 17 ottobre 1936, p. 2. [2066] Giovanni Ansaldo, La danza macabra, in «Il Telegrafo», LIX, 249, 18 ottobre 1936, p. 1. [2067] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LIX, 249, 18 ottobre 1936, p. 2. [2068] Giovanni Ansaldo, Il primo contatto con Berlino (sottotitolo: (Per telefono dal nostro direttore)), in «Il Telegrafo», LIX, 251, 21 ottobre 1936, p. 1. [2069] Dal colloquio alla Wilhelmstrasse al banchetto nel Palazzo della Presidenza «L’Italia letteraria», XII, 38, 11 ottobre 1936, pp. 1-2. [2048] «Il Lavoro», XXIX, 237, 6 ottobre 1931, p. 3. , Esecuzioni capitali (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LIX, 242, 10 ottobre 1936, p. 3. «Il Telegrafo», LIX, 235, 2 ottobre 1936, p. 1. , Cronaca Barcellonese (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LIX, 243, 11 ottobre 1936, p. 3. (sottotitolo: (Per telefono dal nostro direttore)), in «Il Telegrafo», LIX, 252, 22 ottobre 1936, p. 1. [2070] [2071] [2072] [2073] [2074] [2075] Giovanni Ansaldo, Il brindisi fra Ciano e Von Neurath, in «Il Telegrafo», LIX, 252, 22 ottobre 1936, p. 1. Giovanni Ansaldo, Posizioni raggiunte (titolo principale: Un secondo lungo colloquio di Ciano con Von Neurath conclude le conversazioni politiche berlinesi dell’inviato del Duce; sottotitolo principale 1: Le direttive del Duce rapidamente tradotte in atto dal Conte Ciano – Due comunicati sui colloqui verranno diramati: uno domani, che concernerà un argomento che preme particolarmente l’Italia; e l’altro domenica, che illustrerà il punto di vista italiano e tedesco sulle varie questioni europee; sottotitolo principale 2: Stasera il Ministro fascista partirà per Berchtesgaden per visitare il Fuehrer; sottotitolo principale 3: (Per telefono dal nostro direttore)), in «Il Telegrafo», LIX, 253, 23 ottobre 1936, p. 1. [2076] Giovanni Ansaldo, Le insegne e le memorie, in «Il Telegrafo», LIX, 257, 28 ottobre 1936, p. 1. [2077] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LIX, 257, 28 ottobre 1936, p. 2. [2078] Italia e Jugoslavia, in «Il Telegrafo», LIX, 259, 30 ottobre 1936, pp. 1-2. [2079] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LIX, 259, 30 ottobre 1936, p. 2. [2080] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LIX, 260, 31 ottobre 1936, p. 2. [2081] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LIX, 261, 1° novembre 1936, p. 2. [2082] Giovanni Ansaldo, I mallevadori, in «Il Telegrafo», LIX, 263, 4 novembre 1936, p. 3. [2083] Giovanni Ansaldo, Il crepuscolo delle frasi, in «Il Telegrafo», LIX, 265, 6 novembre 1936, p. 1. [2084] , Le lagrime dell’Obelisco (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LIX, 266, 7 novembre 1936, pp. 1-2. G. A., Consacrazione definitiva, in «Il Telegrafo», LIX, 254, 24 ottobre 1936, p. 1. Giovanni Ansaldo, Il Ministro aviatore Galeazzo Ciano fra gli aquilotti della “Guidonia tedesca” (sottotitolo: (Per telefono dal nostro direttore)), in «Il Telegrafo», LIX, 254, 24 ottobre 1936, p. 1. Giovanni Ansaldo, Un colloquio di oltre due ore fra Ciano e Hitler. Le trionfali accoglienze di Monaco al Ministro fascista (occhiello: L’inviato del Duce ospite del Fuehrer nella sua casa di campagna sulle alpi bavaresi; sottotitolo: (Per telefono dal nostro direttore)), in «Il Telegrafo», LIX, 255, 25 ottobre 1936, p. 3. Giovanni Ansaldo, I risultati, in «Il Telegrafo», LIX, 256, 27 ottobre 1936, p. 1. → con profonde modifiche, a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Le lacrime dell’obelisco, in «Il Mattino», LXXVII, 110, 21 aprile 1968, p. 3; all’interno della rubrica Epiloghi, in «La Provincia», LXXVI, 98, 24 aprile 1968, p. 3; con l’occhiello Parigi di ieri e di oggi, in «Giornale di Bergamo», CLVI, 117, 28 aprile 1968, p. 3. [2085] ***, Il Risvegliatore, in «Il Telegrafo», LIX, 267, 8 novembre 1936, pp. 1-2. [2086] Giovanni Ansaldo, Due corone uguali su due monumenti funebri (sottotitolo: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LIX, 268, 10 novembre 1936, p. 1. 139 [2087] Giovanni Ansaldo, Il significato della Conferenza a tre, in «Il Telegrafo», LIX, 269, 11 novembre 1936, p. 1. [2095] ***, La vera Società delle Nazioni, in «Il Telegrafo», LIX, 275, 18 novembre 1936, p. 1. [2088] Giovanni Ansaldo, La visita della Contessa Edda Ciano alla Scuola di equitazione spagnola di Vienna (occhiello: Come nei quadri di Velasquez; sottotitolo: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LIX, 269, 11 novembre 1936, p. 3. [2096] , Una lista di vini (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LIX, 277, 20 novembre 1936, p. 3. [2097] , Khodinka (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LIX, 278, 21 novembre 1936, pp. 1-2. [2098] , Carrettelle e tanks (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LIX, 279, 22 novembre 1936, pp. 1-2. [2099] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LIX, 279, 22 novembre 1936, p. 2. [2100] Giovanni Ansaldo, Horthy, in «Il Telegrafo», LIX, 280, 24 novembre 1936, p. 1. [2101] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LIX, 280, 24 novembre 1936, p. 2. [2102] , La “vita” (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LIX, 281, 25 novembre 1936, p. 3. [2103] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LIX, 281, 25 novembre 1936, p. 2. [2104] L’“Ordine di Gore”, in «Il Telegrafo», LIX, 284, 28 novembre 1936, p. 1. [2105] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LIX, 284, 28 novembre 1936, p. 2. [2106] Giovanni Ansaldo, Il burro sul pane (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LIX, 284, 28 novembre 1936, p. 3. [2107] ***, “O beata Ungheria!...”, in «Il Telegrafo», LIX, 285, 29 novembre 1936, p. 1. [2089] [2090] [2091] [2092] [2093] [2094] 140 Giovanni Ansaldo, Nella Chiesa viennese dell’“Italica Natio” (sottotitolo 1: Ciano, Schuschnigg, De Kanya con i loro seguiti assistono al solenne “Te Deum” nell’anniversario della nascita di Vittorio Emanuele III; sottotitolo 2: (Per telefono dal nostro direttore)), in «Il Telegrafo», LIX, 270, 12 novembre 1936, p. 1. Giovanni Ansaldo, I punti essenziali, in «Il Telegrafo», LIX, 271, 13 novembre 1936, p. 1. Giovanni Ansaldo, A Wiener Neustadt col cadetto Ulrikstein (occhiello: L’Accademia Militare austriaca: da Radetzky a Conrad; sottotitolo: (Dal nostro direttore)), in «Il Telegrafo», LIX, 271, 13 novembre 1936, p. 3. Giovanni Ansaldo, Il grido magiaro (sottotitolo: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LIX, 272, 14 novembre 1936, p. 1. Giovanni Ansaldo, Ragioni di un successo (sottotitolo: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LIX, 273, 15 novembre 1936, p. 1. Giovanni Ansaldo, Parole latine in terra magiara (occhiello: Hungaria: figlia spirituale di Roma; sottotitolo: (Dal nostro direttore)), in «Il Telegrafo», LIX, 274, 17 novembre 1936, p. 3. [2108] , L’avvoltoio (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LIX, 285, 29 novembre 1936, pp. 1-2. [2109] , Risposta a un profugo spagnolo (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LIX, 286, 1° dicembre 1936, pp. 1-2. [2110] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LIX, 286, 1° dicembre 1936, p. 2. [2111] , Il saluto dei poeti (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LIX, 287, 2 dicembre 1936, p. 1. [2112] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LIX, 287, 2 dicembre 1936, p. 2. [2113] Giovanni Ansaldo, Noi, poveri Europei…, in «Il Telegrafo», LIX, 288, 3 dicembre 1936, p. 1. [2114] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LIX, 288, 3 dicembre 1936, p. 2. [2115] [2116] [2117] , Lo sciagurato Companys (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LIX, 289, 4 dicembre 1936, p. 3. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LIX, 289, 4 dicembre 1936, p. 3. , “The King” (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LIX, 290, 5 dicembre 1936, p. 3. → → fuor di rubrica e con l’occhiello Nell’antichità, come oggi…, in «Gazzetta del Popolo della Sera», LXXXIX, 293, 9 dicembre 1936, p. 6. [2121] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LIX, 293, 9 dicembre 1936, p. 2. [2122] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LIX, 294, 10 dicembre 1936, p. 2. [2123] , Il caso Gide (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LIX, 294, 10 dicembre 1936, p. 3. [2124] Giovanni Ansaldo, Chi ha vinto, in «Il Telegrafo», LIX, 295, 11 dicembre 1936, p. 1. [2125] Giovanni Ansaldo, Saluto ai ritornanti (occhiello: Mentre il III Bersaglieri approda a Livorno), in «Il Telegrafo», LIX, 296, 12 dicembre 1936, p. 1. [2126] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LIX, 297, 13 dicembre 1936, p. 3. [2127] , Vecchie stampe (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LIX, 298, 15 dicembre 1936, pp. 1-2. [2128] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LIX, 298, 15 dicembre 1936, p. 2. [2129] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LIX, 299, 16 dicembre 1936, p. 2. [2130] , Autografi (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LIX, 299, 16 dicembre 1936, p. 3. in GI2, pp. 1544-1549. [2118] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LIX, 291, 6 dicembre 1936, p. 2. [2119] , La scatola di Bertoldo (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LIX, 291, 6 dicembre 1936, p. 3. [2131] , Il dramma che comincia (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LIX, 300, 17 dicembre 1936, pp. 1-2. [2120] , Tito e Berenice (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LIX, 292, 8 dicembre 1936, pp. 1-2. [2132] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LIX, 301, 18 dicembre 1936, p. 2. 141 [2133] Giovanni Ansaldo, Le Madri, in «Il Telegrafo», LIX, 302, 19 dicembre 1936, p. 1. [2143] , Il capestro spezzato (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LIX, 311, 31 dicembre 1936, pp. 1-2. [2134] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LIX, 303, 20 dicembre 1936, p. 2. [2144] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LIX, 311, 31 dicembre 1936, p. 2. [2135] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LIX, 304, 22 dicembre 1936, p. 2. [2136] , La campana di vetro (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LIX, 305, 23 dicembre 1936, p. 3. [2137] , Le Madri del “Dignitas” (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LIX, 306, 24 dicembre 1936, p. 1. [2138] Giovanni Ansaldo, L’auspicio, in «Il Telegrafo», LIX, 307, 25 dicembre 1936, p. 1. [2139] , Lo zoppo del Presepio (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LIX, 307, 25 dicembre 1936, p. 3. → a) a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Lo zoppo del Presepe, in «L’Illustrazione italiana», LXXVII, 1, 8 gennaio 1950, pp. 22-23. → b) con lievi modifiche, a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Lo zoppo del Presepe, in «Il Mattino», LIX, 355, 25 dicembre 1956, p. 1, e in «Il Piccolo», LXXV, 3154, 30 dicembre 1956, p. 3. 1937 [2145] , Un altro pellegrino… (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 1, 1° gennaio 1937, pp. 1-2. [2146] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 1, 1° gennaio 1937, p. 2. [2147] Giovanni Ansaldo, Il destino di Unamuno (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 3, 3 gennaio 1937, p. 6. [2148] Giovanni Ansaldo, Gloria di Mussolini, in «Il Telegrafo», LX, 4, 5 gennaio 1937, p. 1. [2149] , “Una schiava” (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 5, 6 gennaio 1937, pp. 1-2. [2150] , “Juliantje” (titolo principale: I fervidi preparativi di tutta l’Olanda per il matrimonio della Principessa Ereditaria; sottotitolo principale: Quest’oggi centodieci treni speciali condurranno all’Aja masse enormi di popolo), in «Il Telegrafo», LX, 6, 7 gennaio 1937, p. 1. → c) a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Lo zoppo del Presepio, in «Il Mattino», LXXVI, 356, 29 dicembre 1967, p. 3, in «La Provincia», LXXVI, 1, 2 gennaio 1968, p. 3, e in «Giornale di Bergamo», CLVI, 6, 7 gennaio 1968, p. 3. [2140] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LIX, 308, 27 dicembre 1936, p. 2. [2151] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 6, 7 gennaio 1937, p. 3. [2141] Giovanni Ansaldo, La peripezia cinese, in «Il Telegrafo», LIX, 310, 30 dicembre 1936, p. 1. [2152] Giovanni Ansaldo, L’ultimo cronista del Risorgimento. F. E. Morando, i Mazziniani e i Garibaldini, in «Il Telegrafo», LX, 7, 8 gennaio 1937, p. 3. [2142] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LIX, 310, 30 dicembre 1936, p. 2. 142 ← Francesco Ernesto Morando, Studi di letteratura e di storia, prefazione di Giovanni Ansaldo [con il titolo F. Ernesto Morando, pp. 7-20], Firenze, La Nuova Italia, [5 gennaio] 1937. [2153] [2154] [2156] , La morte clandestina (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 11, 13 gennaio 1937, p. 3. [2159] [2160] [2161] [2167] , Baldwin (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 19, 22 gennaio 1937, pp. 1-2. [2168] Giovanni Ansaldo, “Italiani in America” (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 21, 24 gennaio 1937, pp. 1-2. [2169] Giovanni Ansaldo, I finti Rascolnicov (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 22, 26 gennaio 1937, pp. 1-2. , Vespasiano da Bisticci (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 10, 12 gennaio 1937, pp. 1-2. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 10, 12 gennaio 1937, p. 2. 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[2199] Giovanni Ansaldo, La spada d’onore, in «Il Telegrafo», LX, 43, 19 febbraio 1937, p. 1. [2200] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 43, 19 febbraio 1937, p. 3. [2201] Giovanni Ansaldo, Il rimpianto della Siberia (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 45, 21 febbraio 1937, pp. 1-2. → in «Gazzetta del Popolo», XC, 45, 21 febbraio 1937, p. 3. → [2211] Giovanni Ansaldo, L’ultimo “piropo” (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 55, 5 marzo 1937, p. 3. → [2202] [2203] [2204] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 45, 21 febbraio 1937, p. 3. , Il figlio unico (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 46, 23 febbraio 1937, pp. 1-2. [2205] [2206] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 56, 6 marzo 1937, p. 2. [2213] , Una piccola storia (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 56, 6 marzo 1937, p. 3. → [2214] , Le massime di Attico (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 48, 25 febbraio 1937, p. 3. Giovanni Ansaldo, Le vipere, in «Il Telegrafo», LX, 49, 26 febbraio 1937, pp. 1-2. → [2207] in «Gazzetta del Popolo», XC, 47, 24 febbraio 1937, pp. 1-2. in «Gazzetta del Popolo», XC, 49, 26 febbraio 1937, pp. 1-2. Giovanni Ansaldo, Glorie e miserie del giornalismo, in «Realtà», XI, 3, 1° marzo 1937, pp. 196-206. → [2209] Giovanni Ansaldo, Un “Grande di Spagna” (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 53, 3 marzo 1937, pp. 12. → [2210] in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 54, 4-5 marzo 1937, p. 3. Giovanni Ansaldo, Piriti, frutta, sherry…, in «Il Telegrafo», LX, 54, 4 marzo 1937, p. 1. Giovanni Ansaldo, Il metodo di Bonnot, in «Il Telegrafo», LX, 57, 7 marzo 1937, pp. 1-2. → b) con profonde modifiche e con il titolo L’idea di Bonnot, in «il Borghese», III, 5, 1° marzo 1952, pp. 134-135. [2215] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 57, 7 marzo 1937, p. 2. [2216] Giovanni Ansaldo, Questo nostro giornalismo, in «Meridiano di Roma», II, 10, 7 marzo 1937, pp. III-IV. ← [2217] Giovanni Ansaldo, Il crollo di una “speranziella”, in «Il Telegrafo», LX, 52, 2 marzo 1937, pp. 1-2. in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 57, 8-9 marzo 1937, p. 3. → a) in «Gazzetta del Popolo», XC, 57, 7 marzo 1937, p. 3. con il titolo Questo nostro giornalismo, in «Meridiano di Roma», II, 10, 7 marzo 1937, pp. III-IV. [2208] in «Gazzetta del Popolo», XC, 55, 5 marzo 1937, p. 3. [2212] Giovanni Ansaldo, Una curiosità, in «Il Telegrafo», LX, 47, 24 febbraio 1937, p. 1. → in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 55, 5-6 marzo 1937, p. 3. Giovanni Ansaldo, Lettera aperta a S. M. I. e R. Zita di Absburgo-BorboneParma (occhiello: Invito alle Pianore), in «Il Telegrafo», LX, 59, 10 marzo 1937, pp. 1-2. → [2218] «Realtà», XI, 3, 1° marzo 1937, pp. 196206. in «Gazzetta del Popolo», XC, 59, 10 marzo 1937, p. 3. Giovanni Ansaldo, Le due strade, in «Il Telegrafo», LX, 60, 11 marzo 1937, pp. 1-2. → siglato , in «Gazzetta del Popolo», XC, 60, 11 marzo 1937, pp. 1-2. 145 [2219] [2220] [2221] Giovanni Ansaldo, La “sua” terra, in «Il Telegrafo», LX, 63, 14 marzo 1937, p. 1. Giovanni Ansaldo, Fra le tende di Sem (occhiello: Da Tobruch a Derna; sottotitolo: (Dal nostro direttore)), in «Il Telegrafo», LX, 63, 14 marzo 1937, p. 2. Giovanni Ansaldo, Le culle e le tombe (sottotitolo: (Dal nostro direttore)), in «Il Telegrafo», LX, 64, 16 marzo 1937, p. 1. → → [2228] Giovanni Ansaldo, La cosa più grande, in «Il Telegrafo», LX, 70, 23 marzo 1937, p. 1. [2229] Giovanni Ansaldo, Commiato dai coloni, in «Il Telegrafo», LX, 70, 23 marzo 1937, p. 3. [2230] , I monumenti e i Beduini (occhiello: Calendarietto di viaggio), in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 70, 23-24 marzo 1937, p. 3. privo del sottotitolo, in «Gazzetta del Popolo», XC, 64, 16 marzo 1937, p. 2. → [2222] , Il “sacco” (occhiello: Calendarietto di viaggio), in «Il Telegrafo», LX, 64, 16 marzo 1937, p. 2. → con l’occhiello Calendarietto libico, in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 64, 1617 marzo 1937, p. 6. [2231] Giovanni Ansaldo, La “meschina” (occhiello: Soste di carovana; sottotitolo: (Dal nostro direttore)), in «Il Telegrafo», LX, 64, 16 marzo 1937, p. 3. [2232] → a) con profonde modifiche, a firma Stefano Frati e privo dell’occhiello, in «Il Libraio», IV, 9, 15 settembre 1949, pp. 1-2. [2224] [2225] [2226] [2227] 146 Giovanni Ansaldo, L’arco in fondo al deserto (sottotitolo: (Dal nostro direttore)), in «Il Telegrafo», LX, 65, 17 marzo 1937, p. 1. [2233] Giovanni Ansaldo, I due sistemi (sottotitolo: (Dal nostro direttore)), in «Il Telegrafo», LX, 67, 19 marzo 1937, pp. 12. Giovanni Ansaldo, L’acclamazione di Israele (occhiello: Soste di carovana; sottotitolo: (Dal nostro direttore)), in «Il Telegrafo», LX, 67, 19 marzo 1937, p. 3. Giovanni Ansaldo, La cavalcata araba, in «Il Telegrafo», LX, 68, 20 marzo 1937, p. 1. con il titolo La pace adriatica, in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 73, 26-27 marzo 1937, p. 6. Giovanni Ansaldo, Tre significativi omaggi del Conte Ciano (sottotitolo 1: Alla tomba dei Reali jugoslavi, al Milite Ignoto e ai soldati italiani morti in prigionia durante la Grande Guerra; sottotitolo 2: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LX, 74, 27 marzo 1937, p. 1. → [2234] «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 70, 23-24 marzo 1937, p. 3. Giovanni Ansaldo, Una nuova era che comincia (sottotitolo: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LX, 73, 26 marzo 1937, p. 1. → → b) in GRI, pp. 97-101 [vers. a)]. all’interno della rubrica Calendarietto, in «Il Telegrafo», LX, 72, 25 marzo 1937, p. 3. , I monumenti e i Beduini (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 72, 25 marzo 1937, p. 3. ← [2223] con il titolo Cavalcata araba, in «Gazzetta del Popolo», XC, 68, 20 marzo 1937, p. 1. con il titolo Augurio al piccolo Re (sottotitolo: (Da uno dei nostri inviati speciali)), in «Gazzetta del Popolo», XC, 74, 27 marzo 1937, p. 1. Giovanni Ansaldo, Meditazioni sul Kalimegdan, in «Il Telegrafo», LX, 76, 30 marzo 1937, p. 1. → in «Gazzetta del Popolo», XC, 76, 30 marzo 1937, pp. 1-2. [2235] Giovanni Ansaldo, Viaggio pasquale (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 79, 2 aprile 1937, pp. 1-2. → [2236] [2237] [2238] [2239] [2240] [2241] Giovanni Ansaldo, Socialismo con permesso dei «lords», in «Il Telegrafo», LX, 81, 4 aprile 1937, p. 1. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 81, 4 aprile 1937, p. 3. , Ludendorff (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 87, 11 aprile 1937, p. 3. → a) in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 87, 12-13 aprile 1937, p. 3. → b) a firma G. Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Il generale a riposo, in «Rassegna internazionale di documentazione», II, 8, 25 aprile 1937, p. 181. [2249] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 88, 13 aprile 1937, p. 3. [2250] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 89, 14 aprile 1937, p. 2. [2251] Giovanni Ansaldo, Gloria del doganiere (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 89, 14 aprile 1937, p. 3. 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[2255] Giovanni Ansaldo, Bettolo, in «Il Telegrafo», LX, 93, 18 aprile 1937, p. 1. → [2256] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 84, 8 aprile 1937, p. 2. , Estremissima sinistra (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 86, 10 aprile 1937, p. 1. in «Gazzetta del Popolo», XC, 89, 14 aprile 1937, p. 3. [2252] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 83, 7 aprile 1937, p. 2. , “Omnibus”, in «Il Telegrafo», LX, 83, 7 aprile 1937, p. 3. [2246] [2248] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 80, 3 aprile 1937, p. 3. [2243] [2245] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 87, 11 aprile 1937, p. 2. , Settimana Santa a Siviglia (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 80, 3 aprile 1937, p. 1. → [2242] in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 79, 2-3 aprile 1937, p. 6. [2247] Giovanni Ansaldo, Il popolo nella Reggia, in «Il Telegrafo», LX, 94, 20 aprile 1937, p. 1. → [2257] in «Gazzetta del Popolo», XC, 93, 18 aprile 1937, pp. 1-2. con il titolo Dopolavoristi a Caserta, in «Gazzetta del Popolo», XC, 94, 20 aprile 1937, pp. 1-2. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 94, 20 aprile 1937, p. 2. 147 [2258] Giovanni Ansaldo, Patria e giustizia sociale, in «Il Telegrafo», LX, 95, 21 aprile 1937, p. 1. [2259] G. Ansaldo, Il generale a riposo, in «Rassegna internazionale di documentazione», II, 8, 25 aprile 1937, p. 181. ← I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 101, 29 aprile 1937, p. 6. [2261] Giovanni Ansaldo, Un primo panorama (occhiello: Viaggio in Germania; sottotitolo: (Dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LX, 102, 30 aprile 1937, pp. 1-2. [2262] Giovanni Ansaldo, Navigazione sul Reno (occhiello: Viaggio in Germania; sottotitolo: (Dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LX, 103, 1° maggio 1937, p. 3. → [2263] 148 privo del sottotitolo, in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 105, 4-5 maggio 1937, p. 3. Giovanni Ansaldo, Gli operai in prima linea (occhiello: Viaggio in Germania; sottotitolo: (Dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LX, 105, 4 maggio 1937, pp. 1-2. → [2265] privo del sottotitolo, in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 104, 3-4 maggio 1937, p. 3. Giovanni Ansaldo, La vittoria di Essen (occhiello: Viaggio in Germania; sottotitolo: (Dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LX, 104, 2 maggio 1937, pp. 1-2. → [2264] privo del sottotitolo, in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 103, 1°-2 maggio 1937, p. 3. privo del sottotitolo, in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 106, 5-6 maggio 1937, p. 3. Giovanni Ansaldo, La voce tra le pietre antiche (occhiello: Viaggio in Germania), in «Il Telegrafo», LX, 106, 5 maggio 1937, p. 1. con il titolo La voce tra le antiche pietre e privo del sottotitolo, in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 107, 6-7 maggio 1937, p. 3. [2266] Giovanni Ansaldo, Dal Palazzo dei Wittelsbach alla Casa Bruna (occhiello: Viaggio in Germania), in «Il Telegrafo», LX, 108, 7 maggio 1937, pp. 12. [2267] Giovanni Ansaldo, Le cattedrali e l’aeronave (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 109, 8 maggio 1937, p. 3. «Il Telegrafo», LX, 87, 11 aprile 1937, p. 3. [2260] → → → a) in «Gazzetta del Popolo», XC, 109, 8 maggio 1937, p. 3. → b) fuor di rubrica e con il titolo La Cattedrale e l’aeronave, in «Rassegna internazionale di documentazione», II, 10, 25 maggio 1937, p. 220. [2268] Un anno, in «Il Telegrafo», LX, 110, 9 maggio 1937, p. 1. [2269] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 110, 9 maggio 1937, p. 5. [2270] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 111, 11 maggio 1937, p. 3. [2271] Bandiera nera, in «Il Telegrafo», LX, 112, 12 maggio 1937, p. 1. [2272] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 112, 12 maggio 1937, p. 2. [2273] Giovanni Ansaldo, L’avventura del “Münchner Kindl” (occhiello: Viaggio in Germania), in «Il Telegrafo», LX, 112, 12 maggio 1937, p. 3. → [2274] in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 112, 12-13 maggio 1937, p. 3. Giovanni Ansaldo, Streicher, lo “Judenfresser” (occhiello: Viaggio in Germania), in «Il Telegrafo», LX, 113, 13 maggio 1937, pp. 1-2. → in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 113, 13-14 maggio 1937, p. 3. [2275] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 113, 13 maggio 1937, p. 3. [2276] Un discorso memorabile, in «Il Telegrafo», LX, 114, 14 maggio 1937, p. 2. [2277] , Il sorvegliante della costa (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 115, 15 maggio 1937, pp. 1-2. [2279] [2288] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 125, 27 maggio 1937, p. 2. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 115, 15 maggio 1937, p. 2. [2289] , Il cane del San Bernardo (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 126, 28 maggio 1937, pp. 1-2. Giovanni Ansaldo, Fischi francesi (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 116, 16 maggio 1937, pp. 1-2. in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 117, 18-19 maggio 1937, p. 3. Giovanni Ansaldo, La veste di seta (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 118, 19 maggio 1937, p. 3. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 118, 19 maggio 1937, p. 3. [2282] Giovanni Ansaldo, La sorpresa dei Lords (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 120, 21 maggio 1937, p. 3. → [2285] → in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 127, 29-30 maggio 1937, p. 3. [2290] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 126, 28 maggio 1937, p. 3. [2291] Giovanni Ansaldo, Il “premier” che se ne va (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 127, 29 maggio 1937, p. 1. con il titolo La veste regale, in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 118, 19-20 maggio 1937, p. 3. [2281] [2284] «Il Telegrafo», LX, 109, 8 maggio 1937, p. 3. in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 116, 17-18 maggio 1937, p. 3. → [2283] ← I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 124, 26 maggio 1937, p. 3. → [2280] Giovanni Ansaldo, La Cattedrale e l’aeronave, in «Rassegna internazionale di documentazione», II, 10, 25 maggio 1937, p. 220. [2287] → [2278] [2286] → in «Gazzetta del Popolo», XC, 127, 29 maggio 1937, pp. 1-2. [2292] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 127, 29 maggio 1937, p. 3. [2293] Giovanni Ansaldo, … e il “premier” che viene (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 128, 30 maggio 1937, p. 1. in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 120, 21-22 maggio 1937, p. 3. → fuor di rubrica, in «Gazzetta del Popolo», XC, 128, 30 maggio 1937, pp. 1-2. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 120, 21 maggio 1937, p. 3. [2294] , Una vita (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 121, 22 maggio 1937, pp. 1-2. , “Il Saputello in conversazione” (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 129, 1° giugno 1937, p. 3. [2295] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 130, 2 giugno 1937, p. 3. [2296] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 131, 3 giugno 1937, p. 2. Giovanni Ansaldo, XXIV maggio, in «Il Telegrafo», LX, 122, 23 maggio 1937, p. 1. → in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 122, 24-25 maggio 1937, p. 6. 149 [2297] Giovanni Ansaldo, Proposta semplice e pratica per una buona celebrazione del Leopardi (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 132, 4 giugno 1937, p. 3. → [2298] [2299] [2300] in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 132, 4-5 giugno 1937, p. 3. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 132, 4 giugno 1937, p. 3. in «Gazzetta del Popolo», XC, 133, 5 giugno 1937, p. 2. , “Alto il braccio sinistro!” (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 134, 6 giugno 1937, pp. 1-2. , Un precedente (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 135, 8 giugno 1937, p. 2. [2303] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 135, 8 giugno 1937, p. 3. [2305] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 136, 9 giugno 1937, p. 3. Giovanni Ansaldo, Difesa di Giulietta (rubrica Epiloghi; sottotitolo: Lettera aperta al professore Hans F. K. Gunther), in «Il Telegrafo», LX, 137, 10 giugno 1937, pp. 1-2. → [2306] [2307] 150 → b) con profonde modifiche e fuor di rubrica, in «Il Libraio», IV, 8, 15 agosto 1949, pp. 1-2. → c) con ulteriori modifiche e con il titolo Un ciarlatano onesto, in «Il Mattino», LXXIV, 330, 30 novembre 1965, p. 3. [2309] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 139, 12 giugno 1937, p. 3. [2310] Giovanni Ansaldo, Le meditazioni del generale Pozas, in «Il Telegrafo», LX, 140, 13 giugno 1937, pp. 1-2. → I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 140, 13 giugno 1937, p. 3. [2312] , La tesi di Gobineau, in «Il Telegrafo», LX, 141, 15 giugno 1937, p. 1. → Il fuoruscito Carlo Rosselli e suo fratello Nello trovati trucidati a pugnalate in un bosco dell’Orne (occhiello: Un truce in «Gazzetta del Popolo», XC, 141, 15 giugno 1937, p. 2. [2313] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 143, 17 giugno 1937, p. 2. [2314] , Dietro l’urna (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 144, 18 giugno 1937, p. 3. [2315] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 144, 18 giugno 1937, p. 3. [2316] , La bubbola di Stanley (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 145, 19 giugno 1937, p. 3. in «Gazzetta del Popolo», XC, 137, 10 giugno 1937, p. 3. in «Gazzetta del Popolo», XC, 138, 11 giugno 1937, pp. 1-2. con il titolo Meditazioni del generale rosso mandato a reprimere l’anarchia catalana (occhiello: Il quarto d’ora di Pozas), in «Gazzetta del Popolo», XC, 140, 13 giugno 1937, p. 3. [2311] Giovanni Ansaldo, L’Esposizione, in «Il Telegrafo», LX, 138, 11 giugno 1937, pp. 1-2. → Giovanni Ansaldo, Il mercante in fiera (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 139, 12 giugno 1937, p. 3. → a) siglato e all’interno della rubrica Calendarietto, in «Gazzetta del Popolo», XC, 139, 12 giugno 1937, p. 3. , I ragazzi di Collevaldelsa (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 133, 5 giugno 1937, p. 3. [2302] [2304] [2308] La “Reichswehr”, in «Il Telegrafo», LX, 133, 5 giugno 1937, p. 1. → [2301] delitto politico in Francia; sottotitolo: Si tratta senza dubbio di una “soppressione” dovuta ad odii tra le varie sette estremiste), in «Il Telegrafo», LX, 139, 12 giugno 1937, p. 1. → [2317] in «Gazzetta del Popolo», XC, 145, 19 giugno 1937, p. 5. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 145, 19 giugno 1937, p. 3. [2318] , Non più “invicta”, in «Il Telegrafo», LX, 146, 20 giugno 1937, p. 2. [2319] , “L’orientamento professionale” (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 147, 22 giugno 1937, p. 3. [2320] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 148, 23 giugno 1937, p. 3. [2321] , Le formaggette del missionario (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 149, 24 giugno 1937, p. 3. → in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 149, 24-25 giugno 1937, p. 6. [2322] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 149, 24 giugno 1937, p. 3. [2323] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 150, 25 giugno 1937, p. 2. [2324] Giovanni Ansaldo, L’unica novità (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 151, 26 giugno 1937, p. 3. → [2325] [2329] in «Gazzetta del Popolo», XC, 151, 26 giugno 1937, p. 5. , Il ritorno della «nagaika» (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 153, 29 giugno 1937, pp. 1-2. → a) in «Gazzetta del Popolo», XC, 153, 29 giugno 1937, p. 5. → b) con profonde modifiche, a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Nostalgia della “Nagaika”, in «L’Illustrazione italiana», LXXVI, 19, 8 maggio 1949, p. 643. → c) con ulteriori modifiche, a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo La nagaika (titolo principale: Annotazioni), in «Il Mattino», LXXVIII, 90, 2 aprile 1969, p. 3; privo del titolo principale e all’interno della rubrica Costume, in «Giornale di Bergamo», CLVII, 100, 13 aprile 1969, p. 3. [2330] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 153, 29 giugno 1937, p. 3. [2331] , L’avo e i nipoti (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 154, 30 giugno 1937, p. 3. → in «Gazzetta del Popolo», XC, 154, 30 giugno 1937, p. 5. [2332] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 155, 1° luglio 1937, p. 3. [2333] Le piccole marionette, in «Il Telegrafo», LX, 156, 2 luglio 1937, pp. 1-2. [2334] Giovanni Ansaldo, Il difetto di Artemide (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 156, 2 luglio 1937, p. 6. → a) in «Gazzetta del Popolo», XC, 156, 2 luglio 1937, p. 3. , Arturo Frizzi è vivo! (occhiello: Per un Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 151, 26 giugno 1937, p. 3. → b) con lievi modifiche e fuor di rubrica, in «Il Mattino», LXXVIII, 224, 19 agosto 1969, p. 3; all’interno della rubrica Costume, in «La Provincia», LXXVII, 195, 22 agosto 1969, p. 3; in «Giornale di Bergamo», CLVII, 229, 24 agosto 1969, p. 3. [2326] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 151, 26 giugno 1937, p. 3. [2327] Il disertore, in «Il Telegrafo», LX, 152, 27 giugno 1937, p. 1. [2335] Giovanni Ansaldo, Aosta, in «Il Telegrafo», LX, 158, 4 luglio 1937, p. 1. [2328] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 152, 27 giugno 1937, p. 6. [2336] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 159, 6 luglio 1937, p. 2. 151 [2337] Giovanni Ansaldo, Ritorsione, in «Il Telegrafo», LX, 160, 7 luglio 1937, p. 1. → [2338] in «Gazzetta del Popolo», XC, 160, 7 luglio 1937, p. 1. → [2349] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 160, 7 luglio 1937, p. 2. a firma Giovanni Ansaldo e fuor di rubrica in «Gazzetta del Popolo», XC, 166, 14 luglio 1937, pp. 1-2. , La carta moschicida (rubrica Calendarietto), in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 166, 14-15 luglio 1937, p. 3. → a) in «Il Telegrafo», LX, 167, 15 luglio 1937, p. 3. [2339] I ragazzi terribili, in «Il Telegrafo», LX, 160, 7 luglio 1937, p. 3. [2340] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 161, 8 luglio 1937, p. 2. [2341] La volontà dell’Italia, in «Il Telegrafo», LX, 163, 10 luglio 1937, p. 1. [2342] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 163, 10 luglio 1937, p. 2. [2351] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 167, 15 luglio 1937, p. 3. [2343] Giovanni Ansaldo, Un segno dei tempi, in «Il Telegrafo», LX, 164, 11 luglio 1937, p. 1. [2352] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 168, 16 luglio 1937, p. 3. [2353] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 169, 17 luglio 1937, p. 3. [2354] Uno stato di servizio di gloria guerriera, in «Il Telegrafo», LX, 170, 18 luglio 1937, p. 1. [2355] L’altissimo riconoscimento, in «Il Telegrafo», LX, 170, 18 luglio 1937, p. 1. [2356] Giovanni Ansaldo, Pier Carlo Boggio, il Deputato morto a Lissa nel recente studio di Ermanno Amicucci, in «Il Telegrafo», LX, 170, 18 luglio 1937, p. 3. [2357] Giovanni Ansaldo, Le due imperatrici (rubrica Epiloghi), in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 170, 19-20 luglio 1937, p. 3. [2344] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 164, 11 luglio 1937, p. 2. [2345] Giovanni Ansaldo, Il Cardinale Legato (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 165, 13 luglio 1937, pp. 1-2. → a) in «Gazzetta del Popolo», XC, 165, 13 luglio 1937, pp. 1-2. → b) con lievi modifiche, fuor di rubrica e con il titolo Papa Pacelli, in «Circoli», VIII, 3, marzo 1939, pp. 231-232. [2346] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 165, 13 luglio 1937, p. 3. [2347] , “Cerio, uomo di Capri” (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LX, 165, 13 luglio 1937, p. 3 [recensione a Giuseppe Brindisi, Cerio uomo di Capri, Napoli, Casella, 1937]. [2348] 152 , «Qui si balla» (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 166, 14 luglio 1937, p. 1. → b) con lievi modifiche, in «L’Illustrazione italiana», LXXVIII, 9, settembre 1951, p. 81. [2350] , La carta moschicida (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 167, 15 luglio 1937, p. 3. ← → [2358] «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 166, 14-15 luglio 1937, p. 3. in «Il Telegrafo», LX, 171, 20 luglio 1937, p. 3. Giovanni Ansaldo, Le due imperatrici (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 171, 20 luglio 1937, p. 3. ← [2359] «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 170, 19-20 luglio 1937, 3. Giovanni Ansaldo, Ricordo di Marconi (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 172, 21 luglio 1937, p. 3. [2370] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 180, 30 luglio 1937, p. 2. [2371] , Il cavastivali (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 180, 30 luglio 1937, p. 3. → a) in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 173, 22-23 luglio 1937, p. 3. → a) in «Gazzetta del Popolo», XC, 180, 30 luglio 1937, p. 3. → b) con lievi modifiche, in «Il Mattino», LXXV, 272, 14 ottobre 1966, p. 3, in «Giornale di Bergamo», CLIV, 277, 17 ottobre 1966, p. 3, e in «La Provincia», LXXIV, 239, 18 ottobre 1966, p. 3. [2360] [2361] → b) con lievi modifiche, a firma G. Ansaldo e fuor di rubrica, in «Fronte», I, 14, 5 dicembre 1940, p. 3. [2372] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 181, 31 luglio 1937, p. 3. [2373] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 182, 1° agosto 1937, p. 5. [2374] Giovanni Ansaldo, Un dramma intimo (rubrica Epiloghi; sottotitolo: (Dal diario del “molto onorevole” M. Roberts)), in «Il Telegrafo», LX, 183, 3 agosto 1937, p. 3. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 173, 22 luglio 1937, p. 3. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 174, 23 luglio 1937, p. 3. [2362] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 175, 24 luglio 1937, p. 2. [2363] Giovanni Ansaldo, Il varo di Trieste, in «Il Telegrafo», LX, 176, 25 luglio 1937, p. 2. [2364] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 177, 27 luglio 1937, p. 2. [2365] Giovanni Ansaldo, Gli orecchini della “Pasionaria” (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 178, 28 luglio 1937, pp. 1-2. → fuor di rubrica, in «Gazzetta del Popolo», XC, 178, 28 luglio 1937, pp. 1-2. → [2375] con il sottotitolo (Dal diario del “molto onorevole” Wilfrid Roberts), in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 183, 3-4 agosto 1937, p. 3. , Sul “prato” con Galeazzo Ciano (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 183, 3 agosto 1937, p. 3. → in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 184, 4-5 agosto 1937, p. 4. [2376] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 183, 3 agosto 1937, p. 3. [2366] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 178, 28 luglio 1937, p. 2. [2377] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 185, 5 agosto 1937, p. 3. [2367] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 179, 29 luglio 1937, p. 2. [2378] Giovanni Ansaldo, I quadri viventi (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 186, 6 agosto 1937, pp. 1-2. [2368] , La vendetta degli scolari (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 179, 29 luglio 1937, p. 3. [2369] Due fucilazioni, in «Il Telegrafo», LX, 180, 30 luglio 1937, p. 1. → [2379] in «Gazzetta del Popolo», XC, 186, 6 agosto 1937, p. 3. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 187, 7 agosto 1937, p. 3. 153 [2380] “Camicia nera”, in «Il Telegrafo», LX, 188, 8 agosto 1937, p. 1. [2381] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 188, 8 agosto 1937, p. 3. [2382] Giovanni Ansaldo, Mussolini il mediterraneo, in «Il Telegrafo», LX, 189, 10 agosto 1937, p. 1. → [2383] [2384] [2385] [2386] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 197, 19 agosto 1937, p. 3. [2392] Giovanni Ansaldo, Soldati siciliani (sottotitolo: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LX, 198, 20 agosto 1937, p. 1. [2393] Giovanni Ansaldo, Il Capo e il suo popolo (sottotitolo: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LX, 199, 21 agosto 1937, p. 1. [2394] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 199, 21 agosto 1937, p. 3. [2395] Giovanni Ansaldo, Dal viaggio al varo, in «Il Telegrafo», LX, 200, 22 agosto 1937, p. 1. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 193, 14 agosto 1937, p. 3. Giovanni Ansaldo, I Vivi e i Morti, in «Il Telegrafo», LX, 194, 15 agosto 1937, pp. 1-2. con il sottotitolo (Da uno dei nostri inviati speciali), in «Gazzetta del Popolo», XC, 195, 17 agosto 1937, p. 1. [2388] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 195, 17 agosto 1937, p. 3. [2389] Giovanni Ansaldo, Pane siciliano, in «Il Telegrafo», LX, 196, 18 agosto 1937, pp. 1-2. → → in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 197, 19-20 agosto 1937, p. 4. in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 200, 23-24 agosto 1937, p. 3. [2396] , La domanda (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 201, 24 agosto 1937, pp. 1-2. [2397] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 201, 24 agosto 1937, p. 3. [2398] La vittoria, in «Il Telegrafo», LX, 203, 26 agosto 1937, p. 1. [2399] , Fotografie (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 204, 27 agosto 1937, p. 3. con l’occhiello Il viaggio del Duce, in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 194, 16-17 agosto 1937, p. 6. Giovanni Ansaldo, La casa di Crispi (sottotitolo: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LX, 195, 17 agosto 1937, p. 1. → 154 [2391] con l’occhiello Mussolini in Sicilia, in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 192, 13-14 agosto 1937, p. 6. Giovanni Ansaldo, Il saluto dell’Ellade, in «Il Telegrafo», LX, 193, 14 agosto 1937, pp. 1-2. → [2387] Giovanni Ansaldo, Un balenìo di armi (sottotitolo: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LX, 197, 19 agosto 1937, p. 1. in «Gazzetta del Popolo», XC, 189, 10 agosto 1937, p. 1. Giovanni Ansaldo, Le ragioni del trionfo, in «Il Telegrafo», LX, 192, 13 agosto 1937, p. 1. → [2390] → in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 205, 28-29 agosto 1937, p. 3. [2400] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 204, 27 agosto 1937, p. 3. [2401] Giovanni Ansaldo, Follia australiana (rubrica Epiloghi), in «Il Popolo. Gaz- [2406] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 209, 2 settembre 1937, p. 3. [2407] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 210, 3 settembre 1937, p. 2. [2408] , Pietà per la Ziza! (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 210, 3 settembre 1937, p. 3. Giovanni Ansaldo, Follia australiana, in «Il Telegrafo», LX, 207, 31 agosto 1937, p. 1. [2409] Il significato dell’incontro, in «Il Telegrafo», LX, 211, 4 settembre 1937, p. 1. ← [2410] , “Pellegrinaggi letterarii” di Alessandro Varaldo (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LX, 212, 5 settembre 1937, p. 3 [recensione a Alessandro Varaldo, Pellegrinaggi letterari, Milano, Mondadori, 1937]. [2411] Giovanni Ansaldo, L’adunata armata del popolo tedesco, in «Il Telegrafo», LX, 213, 7 settembre 1937, p. 1. zetta della Sera», XC, 204, 27-28 agosto 1937, p. 3. → [2402] Giovanni Ansaldo, Vigor di vita, in «Il Telegrafo», LX, 206, 29 agosto 1937, p. 1. → [2403] fuor di rubrica, in «Il Telegrafo», LX, 207, 31 agosto 1937, p. 1. in «Gazzetta del Popolo», XC, 206, 29 agosto 1937, p. 1. «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 204, 27-28 agosto 1937, p. 3. [2404] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 208, 1° settembre 1937, p. 3. [2405] Giovanni Ansaldo, L’avvertimento di Kieng-Lung (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 209, 2 settembre 1937, p. 3. → → a) in «Gazzetta del Popolo», XC, 209, 2 settembre 1937, pp. 1-2. → b) con profonde modifiche, fuor di rubrica e con il titolo L’ammonimento di KiengLung (sottotitolo: La grande crisi cinese, che ebbe il suo inizio ufficiale con la caduta della dinastia Manciù nel 1912, è una reazione all’azione stolidamente offensiva per la Cina, da parte degli Occidentali, durata tutto l’Ottocento ed oltre), in «L’Illustrazione italiana», LXXVII, 50, 17 dicembre 1950, pp. 12-13. → c) con ulteriori modifiche, fuor di rubrica e con il titolo La Cina, in «Il Mattino», LXXVIII, 51, 22 febbraio 1969, p. 3; con il titolo La riscossa della Cina contro l’Occidente (occhiello: Il riesame di un secolo e mezzo di storia spiega gli eccessi della «rivoluzione culturale»; sottotitolo: Mao Tse Tung, il quale si compiace di far sapere al mondo di essere figlio di contadini, in realtà personifica la figura del vendicatore degli Imperatori della dinastia Manciù che dovettero per lunghi anni subire ogni sorta di umiliazioni: con lui esplodono oggi i risentimenti, i rancori, gli odii contro i «barbari bianchi» maturati per mille significativi episodi), in «La Provincia», LXXVII, 47, 26 febbraio 1969, p. 3; con l’occhiello Il mondo di ieri, in «Giornale di Bergamo», CLVII, 59, 2 marzo 1969, p. 3. con il titolo La parola d’ordine, in «Gazzetta del Popolo», XC, 213, 7 settembre 1937, pp. 1-2. [2412] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 217, 11 settembre 1937, p. 3. [2413] Giovanni Ansaldo, I mantenuti, in «Il Telegrafo», LX, 218, 12 settembre 1937, pp. 1-2. → in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 218, 13-14 settembre 1937, p. 3. [2414] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 218, 12 settembre 1937, p. 3. [2415] Giovanni Ansaldo, Tommaso Masaryk e il suo segreto (occhiello: Vita aneddotica di un grande patriota cèco), in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 219, 14-15 settembre 1937, p. 6. ← «Il Lavoro», XXVIII, 57, 7 marzo 1930, pp. 1-2; «Il Lavoro», XXVIII, 58, 8 marzo 1930, p. 3; «Il Lavoro», XXVIII, 59, 9 marzo 1930, p. 1; «Il Lavoro», XXVIII, 60, 11 marzo 1930, p. 1. 155 → [2416] privo dell’occhiello e con il titolo Una esistenza avventurosa, in «Il Telegrafo», LX, 220, 15 settembre 1937, p. 3. Giovanni Ansaldo, Una esistenza avventurosa, in «Il Telegrafo», LX, 220, 15 settembre 1937, p. 3. ← «Il Lavoro», XXVIII, 57, 7 marzo 1930, pp. 1-2; «Il Lavoro», XXVIII, 58, 8 marzo 1930, p. 3; «Il Lavoro», XXVIII, 59, 9 marzo 1930, p. 1; «Il Lavoro», XXVIII, 60, 11 marzo 1930, p. 1. [2417] Giovanni Ansaldo, Dopo Nyon, in «Il Telegrafo», LX, 221, 16 settembre 1937, p. 1. [2418] Giovanni Ansaldo, Il dramma di Masaryk (rubrica Epiloghi), in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 221, 16-17 settembre 1937, p. 3. → [2419] Giovanni Ansaldo, Il dramma di Masaryk (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 222, 17 settembre 1937, pp. 12. ← [2420] → [2422] [2423] 156 Due uomini due popoli, in «Il Telegrafo», LX, 226, 22 settembre 1937, p. 1. [2425] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 226, 22 settembre 1937, p. 2. [2426] Giovanni Ansaldo, L’idea ghibellina, in «Il Telegrafo», LX, 228, 24 settembre 1937, p. 1. → I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 228, 24 settembre 1937, p. 3. [2428] Giovanni Ansaldo, Parallelismo fatale (sottotitolo: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LX, 230, 26 settembre 1937, p. 1. [2429] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 230, 26 settembre 1937, p. 3. [2430] Giovanni Ansaldo, Un esercito formidabile, in «Corriere del Tirreno», LXVI, 230, 27 settembre 1937, p. 1. → in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 223, 18-19 settembre 1937, p. 3. all’interno della rubrica Epiloghi, in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 224, 20-21 settembre 1937, p. 3. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 224, 19 settembre 1937, p. 2. Giovanni Ansaldo, La religione degli Spagnoli (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 225, 21 settembre 1937, p. 3. con l’occhiello Il viaggio del Duce in Germania e l’Asse Roma-Berlino, in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 228, 24-25 settembre 1937, p. 6. [2427] «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 221, 16-17 settembre 1937, p. 3. Giovanni Ansaldo, L’Aga Khan, in «Il Telegrafo», LX, 224, 19 settembre 1937, p. 1. in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 226, 22-23 settembre 1937, p. 3. [2424] , Maltusianesimo inconsapevole (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 223, 18 settembre 1937, p. 3. → [2421] in «Il Telegrafo», LX, 222, 17 settembre 1937, pp. 1-2. → [2431] con il titolo I soldati della Germania nuova (sottotitolo: (Da uno dei nostri inviati speciali alle manovre)), in «Gazzetta del Popolo», XC, 230, 27 settembre 1937, p. 1. Giovanni Ansaldo, Sotto un immenso velo di bandiere tra l’uragano della folla acclamante (occhiello: Sulla “Via Triumphalis”; sottotitolo: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LX, 231, 28 settembre 1937, pp. 12. → con il titolo Uno spettacolo che supera tutti i precedenti delle cronache berlinesi (occhiello: Il trionfo nella Capitale; sottotitolo: (Da uno dei nostri inviati speciali)), in «Gazzetta del Popolo», XC, 231, 28 settembre 1937, p. 3. [2432] Giovanni Ansaldo, Il mito di Cesare, in «Il Telegrafo», LX, 231, 28 settembre 1937, p. 3. → [2433] [2434] [2435] [2436] con il titolo La più grande massa di popolo che l’Europa abbia mai visto radunata (occhiello: L’apoteosi; sottotitolo: (Da uno dei nostri inviati speciali)), in «Gazzetta del Popolo», XC, 232, 29 settembre 1937, p. 2. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 232, 29 settembre 1937, p. 3. Giovanni Ansaldo, Dall’omaggio al Soldato Ignoto alla parata delle Forze Armate (occhiello: L’ultima giornata berlinese di Mussolini; sottotitolo: (Per telefono dal nostro direttore)), in «Il Telegrafo», LX, 233, 30 settembre 1937, pp. 1-2. → con il titolo La superba parata militare dinanzi a Mussolini e a Hitler (sottotitolo 1: Il Duce rende omaggio al Milite Ignoto tedesco – La rassegna delle truppe sul viale di Charlottenburg; sottotitolo 2: (Da uno dei nostri inviati speciali)), in «Gazzetta del Popolo», XC, 233, 30 settembre 1937, p. 3. Giovanni Ansaldo, Covadonga, in «Il Telegrafo», LX, 236, 3 ottobre 1937, p. 1. [2437] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 237, 5 ottobre 1937, p. 2. [2438] L’oleodotto, in «Il Telegrafo», LX, 238, 6 ottobre 1937, p. 1. → g. a., “Il tenore provinciale” di Umberto V. Cavassa (rubrica Libri nuovi), in «Il Telegrafo», LX, 240, 8 ottobre 1937, p. 3 [recensione a Umberto Vittorio Cavassa, Il tenore provinciale, Osimo, Barulli e Figlio, 1937]. [2440] L’oro russo, in «Il Telegrafo», LX, 241, 9 ottobre 1937, p. 1. [2441] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 241, 9 ottobre 1937, p. 2. [2442] , Risposta a un “rosso” (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 241, 9 ottobre 1937, p. 3. in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 231, 28-29 settembre 1937, p. 6. Giovanni Ansaldo, Tre milioni di uomini in una incomparabile adunata (occhiello: Hitler e Mussolini acclamati dal popolo assiepato sulla Via Trionfale; sottotitolo: (Per telefono dal nostro direttore)), in «Il Telegrafo», LX, 232, 29 settembre 1937, pp. 1-2. → [2439] a firma Giovanni Ansaldo e all’interno della rubrica Epiloghi, in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 7-8 ottobre 1937, p. 6. → [2443] in «Gazzetta del Popolo», XC, 241, 9 ottobre 1937, pp. 1-2. Giovanni Ansaldo, Il mistero di Downing Street (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 242, 10 ottobre 1937, pp. 1-2. → in «Gazzetta del Popolo», XC, 242, 10 ottobre 1937, p. 3. [2444] , Italiani in «kaki» (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 242, 10 ottobre 1937, p. 3. [2445] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 243, 12 ottobre 1937, p. 2. [2446] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 245, 14 ottobre 1937, p. 2. [2447] , L’erede di Pickwick (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 245, 14 ottobre 1937, p. 3. → [2448] in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 245, 14-15 ottobre 1937, p. 3. Giovanni Ansaldo, L’elenco, in «Il Telegrafo», LX, 246, 15 ottobre 1937, p. 1. → «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 246, 15-16 ottobre 1937, p. 6. 157 [2449] [2450] [2451] , Centosei anni (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 248, 17 ottobre 1937, pp. 1-2. , Il “Giorno della Razza” (rubrica Calendarietto), in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 249, 19-20 ottobre 1937, p. 3. → [2453] [2461] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 254, 24 ottobre 1937, p. 3. [2462] , Ricordo di Roland Strunk (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 255, 26 ottobre 1937, pp. 1-2. → «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 250, 20-21 ottobre 1937, p. 3. in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 251, 21-22 ottobre 1937, p. 3. [2457] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 252, 22 ottobre 1937, p. 3. [2458] , I padri e i figli (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 253, 23 ottobre 1937, pp. 1-2. in «Gazzetta del Popolo», XC, 255, 26 ottobre 1937, p. 3. [2463] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 255, 26 ottobre 1937, p. 2. [2464] Giovanni Ansaldo, Il povero Byng (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 256, 27 ottobre 1937, pp. 1-2. → in «Gazzetta del Popolo», XC, 256, 27 ottobre 1937, p. 3. [2465] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 256, 27 ottobre 1937, p. 3. [2466] Memorie ed auspicii, in «Il Telegrafo», LX, 257, 28 ottobre 1937, p. 1. [2467] Giovanni Ansaldo, Un vecchio quadro (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 257, 28 ottobre 1937, p. 3. , I trentamila (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 251, 21 ottobre 1937, p. 3. → 158 Giovanni Ansaldo, Le aquile retoriche e le aquile vere, in «Il Telegrafo», LX, 254, 24 ottobre 1937, p. 1. fuor di rubrica, in «Il Telegrafo», LX, 251, 21 ottobre 1937, p. 1. , I “rossi” di Corsica, in «Il Telegrafo», LX, 251, 21 ottobre 1937, p. 1. ← [2456] «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 249, 19-20 ottobre 1937, p. 3. , I “rossi” di Corsica (rubrica Calendarietto), in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 250, 20-21 ottobre 1937, p. 3. → [2455] [2460] in «Il Telegrafo», LX, 250, 20 ottobre 1937, p. 3. , Il “Giorno della Razza” (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 250, 20 ottobre 1937, p. 3. ← [2454] , Appello agli enigmisti, in «Il Telegrafo», LX, 253, 23 ottobre 1937, p. 3. Giovanni Ansaldo, L’incubo, in «Il Telegrafo», LX, 249, 19 ottobre 1937, p. 1. in «Gazzetta del Popolo», XC, 249, 19 ottobre 1937, pp. 1-2. in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 253, 23-24 ottobre 1937, p. 3. [2459] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 248, 17 ottobre 1937, p. 2. → [2452] → → in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 258, 29-30 ottobre 1937, p. 3. [2468] , Sulla libertà di stampa (rubrica Calendarietto; sottotitolo: ovverosia Brevi riflessioni rivolte al signor Conte Wladimiro d’Ormesson, collaboratore del “Figaro”), in «Il Telegrafo», LX, 257, 28 ottobre 1937, p. 3. [2469] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 259, 30 ottobre 1937, p. 3. [2470] Il “Maghreb” minaccioso, in «Il Telegrafo», LX, 260, 31 ottobre 1937, p. 1. [2477] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 264, 5 novembre 1937, p. 3. [2471] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 260, 31 ottobre 1937, p. 2. [2478] [2472] Giovanni Ansaldo, Il salvataggio dei miliardi, in «Il Telegrafo», LX, 262, 3 novembre 1937, pp. 1-2. Giovanni Ansaldo, Un “ingeniero genoves” (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 265, 6 novembre 1937, p. 3. → [2473] in «Gazzetta del Popolo», XC, 262, 3 novembre 1937, p. 2. Giovanni Ansaldo, Un “ingeniero genoves” (rubrica Epiloghi), in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 262, 3-4 novembre 1937, p. 3. ← [2479] Giovanni Ansaldo, Gli inglesi e la Spagna, in «Il Telegrafo», LX, 268, 10 novembre 1937, p. 1. → L’ajo nell’imbarazzo, in «Il Telegrafo», LX, 269, 11 novembre 1937, pp. 1-2. → b) fuor di rubrica e con il titolo Un “ingegnere” genovese, in «Il Libraio», IV, 3, 15 marzo 1949, pp. 1-2. [2481] → c) con profonde modifiche, fuor di rubrica e con il titolo Il primo italiano in Florida, in «Il Mattino», LXXV, 251, 23 settembre 1966, p. 3. Un Celta, in «Il Telegrafo», LX, 270, 12 novembre 1937, pp. 1-2. [2482] Giovanni Ansaldo, Un telegramma, in «Il Telegrafo», LX, 271, 13 novembre 1937, p. 1. → d) con il titolo Il primo italiano in Florida, in VZ, pp. 78-82 [vers. b)]. → [2475] [2476] in «Gazzetta del Popolo», XC, 268, 10 novembre 1937, p. 1. [2480] → a) in «Il Telegrafo», LX, 265, 6 novembre 1937, p. 3. [2474] «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 262, 3-4 novembre 1937, p. 3. La conferma, in «Il Telegrafo», LX, 263, 4 novembre 1937, p. 1. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 263, 4 novembre 1937, p. 2. , Il parere del “Signor Giovanni” (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 263, 4 novembre 1937, p. 3. [2483] “Bazar of Mercy”, in «Il Telegrafo», LX, 271, 13 novembre 1937, p. 1. [2484] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 271, 13 novembre 1937, p. 3. [2485] Giovanni Ansaldo, Colpo al cuore, in «Il Telegrafo», LX, 272, 14 novembre 1937, p. 1. → a) in «Gazzetta del Popolo», XC, 263, 4 novembre 1937, pp. 1-2. → b) con lievi modifiche, anonimo, fuor di rubrica e con il sottotitolo Il 4 Novembre significa che gli italiani sanno «essere disciplinati» e «serbare gli ordini», in «L’Illustrazione italiana», LXXVI, 45, 6 novembre 1949, pp. 537-538. → c) a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Il «signor Giovanni», in «Il Mattino», LXXVI, 303, 3 novembre 1967, p. 3; con l’occhiello Insegnamenti della storia, in «La Provincia», LXXV, 264, 8 novembre 1967, p. 3; in «Giornale di Bergamo», CLV, 308, 13 novembre 1967, p. 3. in «Gazzetta del Popolo», XC, 271, 13 novembre 1937, p. 1. → all’interno della rubrica Epiloghi, in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 272, 15-16 novembre 1937, p. 3. [2486] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 272, 14 novembre 1937, p. 2. [2487] L’opinione degli avi, in «Il Telegrafo», LX, 273, 16 novembre 1937, p. 1. 159 [2488] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 273, 16 novembre 1937, p. 2. [2499] Il “vittolo”, in «Il Telegrafo», LX, 282, 26 novembre 1937, p. 1. [2489] , Lo stemma di Eden (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 275, 18 novembre 1937, p. 3. [2500] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 282, 26 novembre 1937, p. 2. [2501] Giovanni Ansaldo, Un registro (rubrica Epiloghi), in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 283, 27-28 novembre 1937, p. 3. → [2490] fuor di rubrica, in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 275, 18-19 novembre 1937, p. 3. Giovanni Ansaldo, La visita, in «Il Telegrafo», LX, 276, 19 novembre 1937, pp. 1-2. → in «Gazzetta del Popolo», XC, 276, 19 novembre 1937, p. 3. → [2502] in «Il Telegrafo», LX, 284, 28 novembre 1937, p. 1. Giovanni Ansaldo, Un registro (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 284, 28 novembre 1937, p. 1. [2491] Un premio scandaloso, in «Il Telegrafo», LX, 277, 20 novembre 1937, p. 1. [2492] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 277, 20 novembre 1937, p. 3. [2503] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 284, 28 novembre 1937, p. 2. [2493] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 278, 21 novembre 1937, p. 2. [2504] Giovanni Ansaldo, L’olocausto umano (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 287, 2 dicembre 1937, p. 1. [2494] , Un busto (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 278, 21 novembre 1937, p. 3. [2506] Stojadinovic, in «Il Telegrafo», LX, 288, 3 dicembre 1937, p. 2. [2507] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 288, 3 dicembre 1937, p. 2. all’interno della rubrica Calendarietto, in «Gazzetta del Popolo», XC, 280, 24 novembre 1937, p. 3. [2508] Giovanni Ansaldo, La parola del Poeta, in «Il Telegrafo», LX, 289, 4 dicembre 1937, p. 1. Giovanni Ansaldo, I Gigli d’oro (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 281, 25 novembre 1937, p. 1. [2509] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 289, 4 dicembre 1937, p. 2. [2510] , Il ruggito nella notte (rubrica Calendarietto), in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 289, 4-5 dicembre 1937, p. 3. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 279, 23 novembre 1937, p. 2. [2496] , Cervelli americani (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 280, 24 novembre 1937, p. 3. → → 160 in «Gazzetta del Popolo», XC, 287, 2 dicembre 1937, pp. 1-2. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 287, 2 dicembre 1937, p. 2. in «Gazzetta del Popolo», XC, 278, 21 novembre 1937, p. 3. [2495] [2498] → «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 283, 27-28 novembre 1937, p. 3. [2505] → [2497] ← in «Gazzetta del Popolo», XC, 281, 25 novembre 1937, pp. 1-2. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 281, 25 novembre 1937, p. 3. → [2511] Giovanni Ansaldo, I cinque di Babina Glava (sottotitolo: (Lettera aperta a S. E. Stojadinovic)), in «Il Telegrafo», LX, 290, 5 dicembre 1937, p. 1. → [2512] in «Il Telegrafo», LX, 292, 8 dicembre 1937, p. 3. con il sottotitolo A S. E. Stojadinovic, ospite di Roma, in «Gazzetta del Popolo», XC, 290, 5 dicembre 1937, p. 1. Hore Belisha e i generali inglesi, in «Il Telegrafo», LX, 292, 8 dicembre 1937, p. 1. → a firma Giovanni Ansaldo e all’interno della rubrica Epiloghi, in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 292, 8-9 dicembre 1937, p. 3. [2513] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 292, 8 dicembre 1937, p. 2. [2514] , Il ruggito nella notte (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 292, 8 dicembre 1937, p. 3. ← [2521] Giovanni Ansaldo, Vittoria sui farisei, in «Il Telegrafo», LX, 296, 12 dicembre 1937, pp. 1-2. → [2522] in «Gazzetta del Popolo», XC, 296, 12 dicembre 1937, pp. 1-2. Giovanni Ansaldo, Il Mausoleo sulla “Collina Violetta” (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 297, 14 dicembre 1937, p. 3. → in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 297, 14-15 dicembre 1937, p. 3. [2523] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 297, 14 dicembre 1937, p. 3. [2524] , “Amore di Spagna” di Mario Puccini, in «Il Telegrafo», LX, 298, 15 dicembre 1937, p. 3. [2525] Giovanni Ansaldo, Il rimpianto del “coolie” cinese (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 299, 16 dicembre 1937, p. 1. → «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 289, 4-5 dicembre 1937, p. 3. in «Gazzetta del Popolo», XC, 299, 16 dicembre 1937, pp. 1-2. [2515] Il significato, in «Il Telegrafo», LX, 293, 9 dicembre 1937, p. 1. [2526] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 299, 16 dicembre 1937, p. 2. [2516] , La suprema umiliazione (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 293, 9 dicembre 1937, p. 1. [2527] , Il mostro (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 301, 18 dicembre 1937, p. 3. → → in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 293, 9-10 dicembre 1937, p. 3. [2517] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 293, 9 dicembre 1937, p. 2. [2518] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 294, 10 dicembre 1937, p. 3. [2519] Una data memorabile, in «Il Telegrafo», LX, 295, 11 dicembre 1937, pp. 12. [2520] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 295, 11 dicembre 1937, p. 3. [2528] in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XC, 301, 18-19 dicembre 1937, p. 3. Giovanni Ansaldo, Strategia e fantasia, in «Il Telegrafo», LX, 303, 21 dicembre 1937, pp. 1-2. → con il titolo Da stratega a profeta, in «Gazzetta del Popolo», XC, 303, 21 dicembre 1937, p. 5. [2529] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 303, 21 dicembre 1937, p. 2. [2530] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 304, 22 dicembre 1937, p. 3. 161 [2531] Giovanni Ansaldo, Le figurine da Presepio (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 307, 25 dicembre 1937, pp. 12. → [2532] [2533] [2534] [2535] [2536] , “Il Bacio della Primavera” (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LX, 308, 28 dicembre 1937, p. 3 [recensione a Carlo Pastorino, Il bacio della primavera. Storia di vita vissuta, Pavia, Ancora, 1937]. L’Egitto e l’Italia, in «Il Telegrafo», LX, 309, 29 dicembre 1937, p. 1. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 4, 5 gennaio 1938, p. 3. [2542] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 5, 6 gennaio 1938, p. 2. [2543] Giovanni Ansaldo, Il diritto del Giappone, in «Il Telegrafo», LXI, 6, 7 gennaio 1938, p. 1. → I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 6, 7 gennaio 1938, p. 2. [2545] Giovanni Ansaldo, Il dottor Knox (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXI, 7, 8 gennaio 1938, p. 3. → a) in «Gazzetta del Popolo», XCI, 7, 8 gennaio 1938, p. 5. → b) con profonde modifiche, a firma Waverley e fuor di rubrica, in «il Borghese», VII, 33, 17 agosto 1956, pp. 249-250. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LX, 309, 29 dicembre 1937, p. 2. → c) con ulteriori modifiche, a firma Giovanni Ansaldo, fuor di rubrica e con il titolo Scienza e morale, in «Il Mattino», LXXVI, 176, 28 giugno 1967, p. 3; con l’occhiello Mondo di ieri, in «Giornale di Bergamo», CLV, 178, 2 luglio 1967, p. 3. Giovanni Ansaldo, Teruel (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LX, 310, 30 dicembre 1937, p. 1. in «Gazzetta del Popolo», XC, 310, 30 dicembre 1937, p. 4. Giovanni Ansaldo, “Il Telegrafo”, in «Liburni Civitas», X, 6, [novembredicembre] 1937, pp. 229-242. [2546] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 7, 8 gennaio 1938, p. 3. [2547] , Gli amanti di Teruel (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXI, 8, 9 gennaio 1938, pp. 1-2. → 1938 [2538] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 1, 1° gennaio 1938, p. 2. [2539] La partita più grossa, in «Il Telegrafo», LXI, 2, 2 gennaio 1938, pp. 1-2. [2540] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 2, 2 gennaio 1938, p. 2. 162 con il titolo Il diritto giapponese (rubrica Epiloghi), in «Gazzetta del Popolo», XCI, 6, 7 gennaio 1938, pp. 1-2. [2544] , “Ad confluentes…” (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LX, 309, 29 dicembre 1937, p. 2. → [2537] con lievi modifiche, fuor di rubrica e con il titolo Figurine da Presepio, in «Legioni e falangi», III, 3, 1° gennaio 1943, pp. 1012. [2541] in «Gazzetta del Popolo», XCI, 8, 9 gennaio 1938, p. 5. [2548] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 8, 9 gennaio 1938, p. 2. [2549] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 9, 11 gennaio 1938, p. 3. [2550] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 10, 12 gennaio 1938, p. 2. [2551] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 11, 13 gennaio 1938, p. 2. [2552] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 12, 14 gennaio 1938, p. 2. [2564] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 23, 27 gennaio 1938, p. 2. [2553] , L’ombra di Sandri (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXI, 12, 14 gennaio 1938, p. 3. [2565] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 24, 28 gennaio 1938, p. 3. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 13, 15 gennaio 1938, p. 3. [2566] [2554] Giovanni Ansaldo, Cinque anni, in «Il Telegrafo», LXI, 25, 29 gennaio 1938, p. 1. → [2555] , Le scarpe dei soldati (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXI, 14, 16 gennaio 1938, p. 3. [2567] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 25, 29 gennaio 1938, p. 3. [2568] Giovanni Ansaldo, Le armi e gli animi, in «Il Telegrafo», LXI, 26, 30 gennaio 1938, p. 1. → a) in «Gazzetta del Popolo», XCI, 14, 16 gennaio 1938, p. 5. → b) in versione ridotta e a firma Stella Nera, in «L’Illustrazione italiana», LXXVIII, 1, gennaio 1951, p. 86. [2556] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 15, 18 gennaio 1938, p. 2. [2557] Significato di una crisi, in «Il Telegrafo», LXI, 17, 20 gennaio 1938, p. 1. in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XCI, 25, 29-30 gennaio 1938, p. 6. → [2569] in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XCI, 26, 31 gennaio-1° febbraio 1938, p. 3. Giovanni Ansaldo, Il precedente del Madagascar, in «Il Telegrafo», LXI, 28, 2 febbraio 1938, p. 3. → all’interno della rubrica Epiloghi, in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XCI, 28, 2-3 febbraio 1938, p. 3. [2558] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 17, 20 gennaio 1938, p. 2. [2559] “All’erta in Siria”, in «Il Telegrafo», LXI, 18, 21 gennaio 1938, p. 1. [2560] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 19, 22 gennaio 1938, p. 2. [2561] Giovanni Ansaldo, Il trionfo di Mardocheo (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXI, 20, 23 gennaio 1938, pp. 1-2. [2571] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 29, 3 febbraio 1938, p. 2. → [2572] Giovanni Ansaldo, Sacro Romano Impero e Asse Roma-Berlino, in «Il Telegrafo», LXI, 30, 4 febbraio 1938, pp. 12. [2562] in «Gazzetta del Popolo», XCI, 20, 23 gennaio 1938, pp. 1-2. [2570] → , Il consiglio di Phtahhotpou (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXI, 21, 25 gennaio 1938, pp. 1-2. ← → «Il Lavoro», XXX, 119, 19 maggio 1932, p. 3. [2573] [2563] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 21, 25 gennaio 1938, p. 2. Giovanni Ansaldo, Il sogno di John Wilson (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXI, 29, 3 febbraio 1938, pp. 12. in «Gazzetta del Popolo», XCI, 29, 3 febbraio 1938, p. 2. all’interno della rubrica Epiloghi, in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XCI, 30, 4-5 febbraio 1938, p. 6. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 31, 5 febbraio 1938, p. 3. 163 [2584] Giovanni Ansaldo, Le Alpi e il Mediterraneo, in «Il Telegrafo», LXI, 43, 19 febbraio 1938, p. 1. con il titolo La Germania in pugno (rubrica Epiloghi), in «Gazzetta del Popolo», XCI, 32, 6 febbraio 1938, p. 2. [2585] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 44, 20 febbraio 1938, p. 2. [2575] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 32, 6 febbraio 1938, p. 2. [2586] [2576] , Vecchie storie (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXI, 34, 9 febbraio 1938, p. 3. , Filatelia e politica (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXI, 44, 20 febbraio 1938, p. 3. [2587] a., La “Roma” di Gimenez Caballero (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXI, 44, 20 febbraio 1938, p. 3 [recensione a Ernesto Gimenez Caballero, Roma risorta nel mondo, Milano, Hoepli, 1938]. [2588] Giovanni Ansaldo, La letterina paterna (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXI, 45, 22 febbraio 1938, pp. 1-2. [2574] Giovanni Ansaldo, Unità di comando, in «Il Telegrafo», LXI, 32, 6 febbraio 1938, p. 1. → → in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XCI, 34, 9-10 febbraio 1938, p. 3. [2577] La parte dell’America, in «Il Telegrafo», LXI, 35, 10 febbraio 1938, p. 1. [2578] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 36, 11 febbraio 1938, p. 3. [2579] , Le unghie del Mahdi (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXI, 37, 12 febbraio 1938, pp. 1-2. → a) in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XCI, 45, 22-23 febbraio 1938, p. 3. → b) con profonde modifiche, anonimo e fuor di rubrica, in «il Borghese», II, 22, 15 novembre 1951, pp. 684-685. → a) in «Gazzetta del Popolo», XCI, 37, 12 febbraio 1938, p. 3. → b) con lievi modifiche, a firma Giovanni Ansaldo e fuor di rubrica, in «Il Mattino», LXXVI, 45, 15 febbraio 1967, p. 3; con l’occhiello Gli inglesi del Sudan, in «Giornale di Bergamo», CLV, 49, 19 febbraio 1967, p. 3. [2589] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 46, 23 febbraio 1938, p. 3. [2590] Giovanni Ansaldo, Il rimpianto degli Absburgo, in «Il Telegrafo», LXI, 47, 24 febbraio 1938, pp. 1-2. [2580] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 37, 12 febbraio 1938, p. 3. [2581] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 38, 13 febbraio 1938, p. 2. [2591] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 47, 24 febbraio 1938, p. 2. [2582] “Dissensi” che non ci interessano, in «Il Telegrafo», LXI, 39, 15 febbraio 1938, p. 1. [2592] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 48, 25 febbraio 1938, p. 3. → [2593] Arnaldo Cipolla, in «Il Telegrafo», LXI, 49, 26 febbraio 1938, p. 3. [2594] Giovanni Ansaldo, Il successore di Eden, in «Il Telegrafo», LXI, 50, 27 febbraio 1938, pp. 1-2. [2583] a firma Giovanni Ansaldo e all’interno della rubrica Epiloghi, in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XCI, 39, 15-16 febbraio 1938, p. 6. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 40, 16 febbraio 1938, p. 2. → → 164 in «Gazzetta del Popolo», XCI, 47, 24 febbraio 1938, pp. 1-2. in «Gazzetta del Popolo», XCI, 50, 27 febbraio 1938, pp. 1-2. [2595] [2596] [2597] [2598] [2599] [2600] [2602] [2603] [2605] [2606] [2608] Giovanni Ansaldo, L’evento, in «Il Telegrafo», LXI, 62, 13 marzo 1938, pp. 1-2. a., “Prospettive” (occhiello: Le riviste), in «Il Telegrafo», LXI, 50, 27 febbraio 1938, p. 3. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 51, 1° marzo 1938, p. 2. Ciò ch’Egli fu, in «Il Telegrafo», LXI, 52, 2 marzo 1938, p. 1 [commemorazione di Gabriele d’Annunzio]. , Quel giorno…, in «Il Telegrafo», LXI, 53, 3 marzo 1938, p. 2. Giovanni Ansaldo, Dov’Egli nacque (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXI, 53, 3 marzo 1938, p. 3. → , Il sole di Termidoro (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXI, 56, 6 marzo 1938, p. 3. Giovanni Ansaldo, Sui confini di Europa, in «Il Telegrafo», LXI, 57, 8 marzo 1938, pp. 1-2. all’interno della rubrica Epiloghi, in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XCI, 62, 1415 marzo 1938, p. 3. [2609] , Le chiavi del Mediterraneo (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXI, 62, 13 marzo 1938, p. 3. [2610] Si piegherà…, in «Il Telegrafo», LXI, 63, 15 marzo 1938, pp. 1-2. [2611] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 64, 16 marzo 1938, p. 2. [2612] Giovanni Ansaldo, La profezia dello “Hofrat” (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXI, 64, 16 marzo 1938, p. 3. in «Gazzetta del Popolo», XCI, 53, 3 marzo 1938, p. 3. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 55, 5 marzo 1938, p. 3. → [2604] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 60, 11 marzo 1938, p. 2. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 50, 27 febbraio 1938, p. 2. → [2601] [2607] → in «Gazzetta del Popolo», XCI, 64, 16 marzo 1938, p. 2. [2613] , Copialettere, in «Il Telegrafo», LXI, 64, 16 marzo 1938, p. 3. [2614] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 65, 17 marzo 1938, p. 3. [2615] Giovanni Ansaldo, Gli inglesi e la Cecoslovacchia, in «Il Telegrafo», LXI, 66, 18 marzo 1938, pp. 1-2. in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XCI, 57, 8-9 marzo 1938, p. 4. → con il titolo Shakespeare scriveva e Lloyd George chiedeva…, in «Gazzetta del Popolo», XCI, 66, 18 marzo 1938, p. 3. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 58, 9 marzo 1938, p. 2. [2616] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 68, 20 marzo 1938, p. 2. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 59, 10 marzo 1938, p. 2. [2617] , Il caso Gorki (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXI, 59, 10 marzo 1938, p. 3. Giovanni Ansaldo, I voli di Kautsky (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXI, 69, 22 marzo 1938, p. 3. [2618] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 70, 23 marzo 1938, p. 3. → in «Gazzetta del Popolo», XCI, 59, 10 marzo 1938, p. 5. 165 [2619] Diplomazia e storia, in «Il Telegrafo», LXI, 72, 25 marzo 1938, p. 1. [2629] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 84, 8 aprile 1938, p. 2. [2620] Giovanni Ansaldo, La “noche triste” (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXI, 72, 25 marzo 1938, p. 3. [2630] Giovanni Ansaldo, L’ultima Bastiglia, in «Il Telegrafo», LXI, 85, 9 aprile 1938, p. 1. → con il titolo La “notte triste”, in «Gazzetta del Popolo», XCI, 72, 25 marzo 1938, p. 3. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 85, 9 aprile 1938, p. 2. [2632] Uno scambio di telegrammi, in «Il Telegrafo», LXI, 86, 10 aprile 1938, p. 1. [2633] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 86, 10 aprile 1938, p. 2. Giovanni Ansaldo, Un tramonto (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXI, 74, 27 marzo 1938, pp. 1-2. [2634] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 87, 12 aprile 1938, p. 2. → [2635] , Un ballo famoso (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXI, 89, 14 aprile 1938, pp. 1-2. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 73, 26 marzo 1938, p. 2. [2622] , Un dimenticato (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXI, 73, 26 marzo 1938, p. 3. → [2624] in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XCI, 73, 26-27 marzo 1938, p. 3. in «Gazzetta del Popolo», XCI, 74, 27 marzo 1938, p. 3. , Un regalo indovinato (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXI, 77, 31 marzo 1938, p. 3. [2625] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 79, 2 aprile 1938, p. 3. [2626] Giovanni Ansaldo, Dopo la vittoria, in «Il Telegrafo», LXI, 80, 3 aprile 1938, p. 1. → all’interno della rubrica Epiloghi, in «Gazzetta del Popolo», XCI, 80, 3 aprile 1938, p. 2. [2627] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 81, 5 aprile 1938, p. 2. [2628] Giovanni Ansaldo, Le idee del padre, in «Il Telegrafo», LXI, 82, 6 aprile 1938, pp. 1-2. → 166 con il titolo La Bastiglia, in «Gazzetta del Popolo», XCI, 85, 9 aprile 1938, p. 2. [2631] [2621] [2623] → all’interno della rubrica Epiloghi, in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XCI, 82, 6-7 aprile 1938, p. 3. → a) con il titolo L’“Excelsior”, in «Gazzetta del Popolo», XCI, 89, 14 aprile 1938, p. 4. → b) con profonde modifiche, a firma Giovanni Ansaldo e fuor di rubrica, in «Il Mattino», LXXV, 333, 17 dicembre 1966, p. 3, e in «Giornale di Bergamo», CLIV, 340, 21 dicembre 1966, p. 3; all’interno della rubrica Epiloghi, in «La Provincia», LXXIV, 299, 28 dicembre 1966, p. 3. [2636] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 89, 14 aprile 1938, p. 2. [2637] , L’americana nel Tibet (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXI, 90, 15 aprile 1938, pp. 1-2. → [2638] in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XCI, 90, 15-16 aprile 1938, p. 3. Giovanni Ansaldo, Intesa fra due Imperi, in «Il Telegrafo», LXI, 92, 17 aprile 1938, p. 2. → con il titolo Intesa tra due Imperi, in «Gazzetta del Popolo», XCI, 92, 17 aprile 1938, p. 3. [2639] Giovanni Ansaldo, Pasqua agli Chequers, in «Il Telegrafo», LXI, 93, 19 aprile 1938, p. 1. → all’interno della rubrica Epiloghi, in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XCI, 93, 1920 aprile 1938, p. 3. [2640] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 93, 19 aprile 1938, p. 2. [2641] Giovanni Ansaldo, Il primo intervento, in «Il Telegrafo», LXI, 94, 20 aprile 1938, p. 1. → [2642] [2643] all’interno della rubrica Epiloghi, in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XCI, 94, 2021 aprile 1938, p. 6. → [2649] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 94, 20 aprile 1938, p. 3. , “Sulla strada di Tortosa” (rubrica Calendarietto; sottotitolo: (Saluto a un combattente)), in «Il Telegrafo», LXI, 95, 21 aprile 1938, p. 3. [2645] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 95, 21 aprile 1938, p. 3. [2646] [2647] [2648] → in «Gazzetta del Popolo», XCI, 96, 23 aprile 1938, p. 2. Giovanni Ansaldo, Vocazione di Geraldina, in «Il Telegrafo», LXI, 97, 24 aprile 1938, p. 3. → all’interno della rubrica Epiloghi, in «Gazzetta del Popolo», XCI, 97, 24 aprile 1938, p. 3. Giovanni Ansaldo, Il Conte Ciano in volo nell’Albania di Zog (occhiello: A Tirana, per le nozze del re), in «Il Telegrafo», LXI, 98, 26 aprile 1938, p. 3. Giovanni Ansaldo, Festa a Corte (sottotitolo: (Dal nostro direttore)), in «Il Telegrafo», LXI, 99, 27 aprile 1938, p. 1. con il sottotitolo Presente e avvenire dell’Albania – Prospettive dell’attività italiana – La gratitudine del Sovrano e del Popolo per l’opera di elevazione del Paese, in «Gazzetta del Popolo», XCI, 102, 30 aprile 1938, p. 5. Giovanni Ansaldo, Germanesimo e Romanità, in «Il Telegrafo», LXI, 103, 1° maggio 1938, pp. 1-2. , Benes e Mazzini (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXI, 96, 23 aprile 1938, pp. 1-2. → con il titolo Re Zog e Geraldina Apponyi si sono sposati ieri a Tirana (sottotitolo 1: Il Duca di Bergamo, il conte Ciano e una brillante schiera di invitati hanno assistito alla cerimonia alla Reggia. La Coppia reale è partita nel pomeriggio per Durazzo attraversando le vie della capitale gremite di una folla entusiasta; sottotitolo 2: (Dal nostro inviato speciale)), in «Gazzetta del Popolo», XCI, 100, 28 aprile 1938, p. 1. Giovanni Ansaldo, Panorama albanese, in «Il Telegrafo», LXI, 102, 30 aprile 1938, pp. 1-2. → [2651] [2644] Giovanni Ansaldo, Lo sposalizio (sottotitolo: (Dal nostro direttore)), in «Il Telegrafo», LXI, 100, 28 aprile 1938, p. 1. → [2650] privo del sottotitolo, in «Gazzetta del Popolo», XCI, 99, 27 aprile 1938, pp. 1-2. con il titolo Romanità e Germanesimo (sottotitolo: Che cosa pensavano i Latini – da Giulio Cesare ad Ammiano Marcellino – dei barbari dai corpi grandi e potenti trovati oltre le Alpi e il Reno – I Germani di fronte a Roma al loro ingresso nella Storia di Occidente – Il popolo tedesco torna alle origini, e vi ritrova l’orgoglio di razza e l’attrazione politica verso l’Urbe – L’antico privilegio di Roma: comprendere tutto ciò che vi può essere al mondo di grande e di gagliardo), in «Gazzetta del Popolo», XCI, 104, 2 maggio 1938, p. 2; privo del sottotitolo, in «Somalia fascista», X, 152, 7 luglio 1938, p. 2. [2652] Il viaggio, in «Il Telegrafo», LXI, 104, 3 maggio 1938, p. 1. [2653] Giovanni Ansaldo, Immagini del Fuehrer, in «Il Telegrafo», LXI, 104, 3 maggio 1938, p. 3. → con il titolo Immagini del Führer, in «Gazzetta del Popolo», XCI, 104, 3 maggio 1938, p. 3. 167 [2654] [2655] Giovanni Ansaldo, L’ingresso nella Città (sottotitolo: (Per telefono dal nostro direttore)), in «Il Telegrafo», LXI, 105, 4 maggio 1938, p. 1. Giovanni Ansaldo, Ritrovamento di Bissula (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXI, 106, 5 maggio 1938, pp. 1-2. → [2656] [2657] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 112, 12 maggio 1938, p. 3. [2662] Giovanni Ansaldo, La sorte di Genova e il genio di Mussolini, in «Il Telegrafo», LXI, 113, 13 maggio 1938, p. 1. → fuor di rubrica, in «Gazzetta del Popolo», XCI, 106, 5 maggio 1938, p. 3. Giovanni Ansaldo, Incomparabile spettacolo di bellezza e di forza (sottotitolo: (Per telefono dal nostro direttore)), in «Il Telegrafo», LXI, 107, 6 maggio 1938, pp. 1-2. → [2661] con il titolo La potenza marinara dell’Italia Imperiale nella formidabile rassegna di ieri a Napoli (sottotitolo: Hitler, il Re Imperatore, il Duce e il Principe di Piemonte assistono dalla nave ammiraglia “Cavour” alle ardite e meravigliose esercitazioni della flotta riunita – L’ammirazione dell’Ospite), in «Gazzetta del Popolo», XCI, 107, 6 maggio 1938, pp. 1-2. [2663] con il sottotitolo I marmi di Santa Maria del Fiore, del Campanile e del Battistero splendono ignudi – Bellezze dell’arte e giocondità della tradizione popolaresca – Dov’è custodito il vero cuore della Toscana oggi, in «Gazzetta del Popolo», XCI, 109, 8 maggio 1938, p. 3. Giovanni Ansaldo, Il ritratto (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXI, 114, 14 maggio 1938, p. 1. → I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 114, 14 maggio 1938, p. 3. [2665] Giovanni Ansaldo, Il significato, in «Il Telegrafo», LXI, 115, 15 maggio 1938, p. 1. [2666] Giovanni Ansaldo, La “Vandea ligure”, in «Il Telegrafo», LXI, 116, 17 maggio 1938, pp. 1-2. → [2667] Giovanni Ansaldo, La visita, in «Il Telegrafo», LXI, 110, 10 maggio 1938, p. 3. [2660] 168 all’interno della rubrica Epiloghi, in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XCI, 119, 20-21 maggio 1938, p. 3. in «Gazzetta del Popolo», XCI, 110, 10 maggio 1938, p. 2. [2668] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 119, 20 maggio 1938, p. 3. A., Testimonianze di Spagna (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXI, 110, 10 maggio 1938, p. 7 [recensione a Renzo Segàla, Trincee di Spagna. Con i legionari alla difesa della civiltà, Milano, Treves, 1938]. [2669] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 120, 21 maggio 1938, p. 2. [2670] Il Cengio, in «Il Telegrafo», LXI, 121, 22 maggio 1938, p. 1. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 111, 11 maggio 1938, p. 3. [2671] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 121, 22 maggio 1938, p. 2. → [2659] con il titolo Gente di Liguria, in «Gazzetta del Popolo», XCI, 116, 17 maggio 1938, p. 2. Giovanni Ansaldo, “Carne d’ebano”, in «Il Telegrafo», LXI, 119, 20 maggio 1938, p. 1. → [2658] in «Gazzetta del Popolo», XCI, 114, 14 maggio 1938, p. 3. [2664] Giovanni Ansaldo, Gloria di Firenze, in «Il Telegrafo», LXI, 109, 8 maggio 1938, p. 2. → con il titolo La fortuna di Genova e il genio di Mussolini, in «Gazzetta del Popolo», XCI, 113, 13 maggio 1938, p. 1. [2672] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 124, 26 maggio 1938, p. 2. [2673] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 125, 27 maggio 1938, p. 2. [2674] Giovanni Ansaldo, Tabor (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXI, 126, 28 maggio 1938, pp. 1-2. → in «Gazzetta del Popolo», XCI, 126, 28 maggio 1938, p. 2. → [2682] in «Gazzetta del Popolo», XCI, 134, 7 giugno 1938, p. 5. , “Giornalismo di provincia” (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXI, 135, 8 giugno 1938, pp. 1-2. → in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XCI, 135, 8-9 giugno 1938, p. 3. [2683] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 136, 9 giugno 1938, p. 2. [2675] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 126, 28 maggio 1938, p. 3. [2684] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 137, 10 giugno 1938, p. 2. [2676] Giovanni Ansaldo, Saluto a Millan Astray, in «Il Telegrafo», LXI, 127, 29 maggio 1938, p. 1. [2685] , I giacobini cortigiani (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXI, 141, 15 giugno 1938, pp. 1-2. → [2677] [2678] [2679] A., Amore di Capri, in «Il Telegrafo», LXI, 128, 31 maggio 1938, p. 3 [recensione a Immanuel Friedlaender, Capri, Roma, Società italiana arti grafiche, 1938; Amedeo Maiuri, Breviario di Capri, Napoli, Rispoli, 1937]. Giovanni Ansaldo, Un telegramma, in «Il Telegrafo», LXI, 130, 2 giugno 1938, pp. 1-2. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 141, 15 giugno 1938, p. 3. [2687] , Due gesti (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXI, 142, 16 giugno 1938, pp. 1-2. ← «Il Lavoro», XXXI, 144, 18 giugno 1933, pp. 1-2. → in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XCI, 142, 16-17 giugno 1938, p. 3. [2688] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 142, 16 giugno 1938, p. 2. [2689] Giovanni Ansaldo, Punti fermi (sottotitolo: Per telefono dal nostro Direttore), in «Il Telegrafo», LXI, 131, 3 giugno 1938, p. 1. Giovanni Ansaldo, Furore africano (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXI, 144, 18 giugno 1938, p. 3. [2690] con l’occhiello Il discorso del ministro Ciano e privo del sottotitolo, in «Il Popolo. Gazzetta della Sera», XCI, 131, 3-4 giugno 1938, p. 6. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 144, 18 giugno 1938, p. 2. [2691] Giovanni Ansaldo, Quei giorni, in «Il Telegrafo», LXI, 145, 19 giugno 1938, p. 1. [2692] Verso Valencia, in «Il Telegrafo», LXI, 146, 21 giugno 1938, p. 1. → [2681] a firma Giovanni Ansaldo e fuor di rubrica, in «Gazzetta del Popolo», XCI, 141, 15 giugno 1938, p. 3. [2686] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 129, 1° giugno 1938, p. 2. → [2680] → in «Gazzetta del Popolo», XCI, 127, 29 maggio 1938, p. 1. in «Gazzetta del Popolo», XCI, 130, 2 giugno 1938, p. 1. 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Giovanni Ansaldo, Per arrestare l’Europa sulla china, in «Il Telegrafo», LXI, 229, 27 settembre 1938, p. 1. con il titolo Umanità di Mussolini, in «Gazzetta del Popolo», XCI, 229, 27 settembre 1938, p. 3. [2784] Giovanni Ansaldo, Sull’Acropoli Friulana ascoltando la parola del Capo (sottotitolo: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LXI, 224, 21 settembre 1938, p. 1. → [2780] → con il titolo Il Duce arbitro nel Convegno di Monaco, in «Gazzetta del Popolo», XCI, 232, 30 settembre 1938, p. 6 [nell’edizione meridiana il titolo muta in Mussolini arbitro nel Convegno dei Quattro (sottotitolo: (Da uno dei nostri inviati speciali))]. [2786] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 234, 2 ottobre 1938, p. 3. [2787] Giovanni Ansaldo, La vittoria dei Morti (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXI, 235, 4 ottobre 1938, pp. 1-2. → fuor di rubrica, in «Gazzetta del Popolo», XCI, 235, 4 ottobre 1938, p. 2. [2788] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 238, 7 ottobre 1938, p. 2. [2789] , L’ebreo e la marchesa (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXI, 238, 7 ottobre 1938, p. 3. → fuor di rubrica, in «Gazzetta del Popolo», XCI, 238, 7 ottobre 1938, p. 4. [2790] Fermezza e umanità (occhiello: Per la difesa della razza), in «Il Telegrafo», LXI, 239, 8 ottobre 1938, p. 1. [2791] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 240, 9 ottobre 1938, p. 3. [2792] Giovanni Ansaldo, Il ritorno, in «Il Telegrafo», LXI, 241, 11 ottobre 1938, p. 1. [2793] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 243, 13 ottobre 1938, p. 2. [2794] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 246, 16 ottobre 1938, p. 2. [2795] Giovanni Ansaldo, Gloria e splendori della “consecutio temporum”, in «Il Telegrafo», LXI, 247, 18 ottobre 1938, p. 3. → [2796] [2797] [2798] [2800] [2804] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 249, 20 ottobre 1938, p. 2. , Fatto personale (rubrica Calendarietto; sottotitolo: Lettera aperta all’ing. Rocca, amministratore delegato della Società “Ansaldo”), in «Il Telegrafo», LXI, 249, 20 ottobre 1938, p. 3. [2805] , “Non è prosciutto” (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXI, 253, 25 ottobre 1938, pp. 1-2. Giovanni Ansaldo, Sudore, in «Il Telegrafo», LXI, 257, 29 ottobre 1938, p. 3. [2802] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 258, 30 ottobre 1938, p. 2. [2803] Giovanni Ansaldo, Il significato (titolo principale: L’arbitrato dell’Italia e della Germania per i confini tra Cecoslovacchia e Ungheria; occhiello principale: Un grande avvenimento diplomatico; sottotitolo principale: Il Conte Ciano e Von Ribbentrop decideranno la complessa questione entro la giornata di domani), in «Il Telegrafo», LXI, 259, 1° novembre 1938, pp. 1-2. privo del sottotitolo e con il titolo Successo di Ciano deciso esecutore della politica del Duce, in «Gazzetta del Popolo», XCI, 262, 4 novembre 1938, p. 2. [2806] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 264, 6 novembre 1938, p. 2. [2807] Giovanni Ansaldo, La veglia d’Horthy (sottotitolo: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LXI, 268, 11 novembre 1938, p. 3. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 257, 29 ottobre 1938, p. 2. [2801] con l’occhiello Il Convegno di Vienna e il sottotitolo (Da uno dei nostri inviati speciali), in «Gazzetta del Popolo», XCI, 261, 3 novembre 1938, p. 2. Giovanni Ansaldo, Successo di Ciano (sottotitolo: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LXI, 262, 4 novembre 1938, p. 1. → privo del sottotitolo, in «Gazzetta del Popolo», XCI, 250, 21 ottobre 1938, p. 2. con il titolo Le due Potenze dell’Asse supreme regolatrici del Centro-Europa (occhiello: Il Convegno di Vienna; sottotitolo: Assoluta concordia di criteri e di intenti dei due Governi italiano e germanico – Gli arbitri si atterranno all’applicazione del principio delle nazionalità – De Kanya e Chvalkovsky saranno ricevuti nel corso dell’arbitrato dai rappresentanti di Roma e di Berlino), in «Gazzetta del Popolo», XCI, 259, 1° novembre 1938, p. 2. Giovanni Ansaldo, Il nuovo ordine (sottotitolo: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LXI, 261, 3 novembre 1938, p. 1. → Giovanni Ansaldo, Nomi spagnoli (sottotitolo: Per telefono dal nostro Direttore), in «Il Telegrafo», LXI, 250, 21 ottobre 1938, p. 1. → [2799] la parte centrale dell’articolo è ripubblicata, con il titolo Discorso sulla “consecutio temporum”, in «Gli oratori del giorno», XIII, 1, gennaio 1939, pp. 20-21. → → [2808] Giovanni Ansaldo, Horthy nell’antica Cassovia fra i Magiari ricongiunti alla Madrepatria (sottotitolo: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LXI, 269, 12 novembre 1938, pp. 1-2. → [2809] con il titolo La veglia di Horty (sottotitolo: (Dal nostro inviato speciale)), in «Gazzetta del Popolo», XCI, 268, 11 novembre 1938, p. 5. con il titolo Il trionfale ingresso di Horty in Kassa liberata (sottotitolo: (Dal nostro inviato speciale)), in «Gazzetta del Popolo», XCI, 269, 12 novembre 1938, p. 1. Giovanni Ansaldo, Bilancio ungherese (sottotitolo: (Per telefono dal nostro 175 Direttore)), in «Il Telegrafo», LXI, 270, 13 novembre 1938, p. 1. [2820] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 286, 2 dicembre 1938, p. 2. [2810] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 272, 16 novembre 1938, p. 2. [2821] Giovanni Ansaldo, Destino di una Capitale, in «Il Telegrafo», LXI, 287, 3 dicembre 1938, pp. 1-2. [2811] Giovanni Ansaldo, L’interrogativo di Abd-El-Latif, in «Il Telegrafo», LXI, 274, 18 novembre 1938, pp. 1-2. → in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCI, 287, 3-4 dicembre 1938, p. 6. in «Gazzetta del Popolo», XCI, 274, 18 novembre 1938, p. 5. [2822] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 287, 3 dicembre 1938, p. 3. [2812] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 275, 19 novembre 1938, p. 2. [2823] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 288, 4 dicembre 1938, p. 2. [2813] Giovanni Ansaldo, Gli invocatori della sventura, in «Il Telegrafo», LXI, 276, 20 novembre 1938, p. 1. [2824] Giovanni Ansaldo, Il dramma della Corsica, in «Il Telegrafo», LXI, 289, 6 dicembre 1938, p. 1. → → [2814] con il titolo Gli invocatori della catastrofe, in «Gazzetta del Popolo», XCI, 276, 20 novembre 1938, p. 1. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 276, 20 novembre 1938, p. 2. → [2825] , Il segreto della reliquia (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXI, 290, 7 dicembre 1938, pp. 1-2. → [2815] [2816] [2817] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 277, 22 novembre 1938, p. 2. [2818] [2819] 176 I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 290, 7 dicembre 1938, p. 2. [2827] a., Gli “Ordinamenti minerarii” di Massa Marittima (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXI, 290, 7 dicembre 1938, p. 3 [recensione a Ordinamenta super arte fossa rum rameriae et argenteriae civitatis massae. Deputazione di storia patria per la Toscana, sotto gli auspici della Società Ilva, alti forni e acciaierie d’Italia, prefazione di Gastone Garbaglia, studio introduttivo di Niccolò Rodolico, nota di Antonio Panella, Firenze, Le Monnier, 1938]. [2828] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 291, 8 dicembre 1938, p. 2. [2829] , Portovecchio… (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXI, 292, 9 dicembre 1938, pp. 1-2. Giovanni Ansaldo, La fine dei “figli di mamma” (rubrica Epiloghi), in «Gli oratori del giorno», XII, 11, novembre 1938, pp. 23-25. «Il Telegrafo», LXI, 174, 23 luglio 1938, pp. 1-2. Giovanni Ansaldo, Eventi ed auspicii, in «Il Telegrafo», LXI, 285, 1° dicembre 1938, p. 1. → con il titolo Imperturbabile calma (rubrica Epiloghi), in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCI, 285, 1°-2 dicembre 1938, p. 3. Il “muro a dispetto”, in «Il Telegrafo», LXI, 286, 2 dicembre 1938, p. 1. in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCI, 290, 7-8 dicembre 1938, p. 6. [2826] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 283, 29 novembre 1938, p. 2. ← in «Gazzetta del Popolo», XCI, 289, 6 dicembre 1938, pp. 1-2. → in «Gazzetta del Popolo», XCI, 292, 9 dicembre 1938, p. 5. [2830] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 292, 9 dicembre 1938, p. 2. [2831] , “Terra Toscana” (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXI, 293, 10 dicembre 1938, pp. 1-2. [2832] Giovanni Ansaldo, Storia di dieci giorni, in «Il Telegrafo», LXI, 294, 11 dicembre 1938, p. 1. → [2833] [2839] → in «Gazzetta del Popolo», XCI, 294, 11 dicembre 1938, pp. 1-2. Le azioni di Suez, in «Il Telegrafo», LXI, 296, 14 dicembre 1938, p. 1. [2840] [2834] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 296, 14 dicembre 1938, p. 3. [2835] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 297, 15 dicembre 1938, p. 2. [2836] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 299, 17 dicembre 1938, p. 2. Giovanni Ansaldo, “A cuor leggero”, in «Il Telegrafo», LXI, 300, 18 dicembre 1938, p. 1. → [2838] in «Gazzetta del Popolo», XCI, 300, 18 dicembre 1938, pp. 1-2. Giovanni Ansaldo, La politica magiara dopo l’arbitrato (titolo principale: Il Conte Ciano accolto a Budapest da fervide manifestazioni popolari; sottotitolo principale 1: Una colazione offerta all’inviato del Duce dal Reggente Horthy – Lungo colloquio col Presidente Imredy e col Ministro Csaky; sottotitolo principale 2: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LXI, 301, 20 dicembre 1938, p. 1. → siglato G. A. e con il titolo Visita di un amico, in «Gazzetta del Popolo», XCI, 301, 20 dicembre 1938, pp. 1-2. a firma Giovanni Ansaldo e con il titolo Budapest accoglie Ciano con calorose testimonianze popolari di amicizia e di riconoscenza per l’Italia (sottotitolo: Una colazione intima alla Reggia – Colloquio di due ore fra il conte Ciano e il Presidente del Consiglio e il Ministro degli Esteri ungheresi), in «Gazzetta del Popolo», XCI, 301, 20 dicembre 1938, p. 1. Giovanni Ansaldo, La partita di caccia e il ricevimento degli Italiani (sottotitolo: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LXI, 302, 21 dicembre 1938, pp. 1-2. → [2841] [2837] G. A., La prima giornata ungherese dell’Ospite italiano (titolo principale: Il Conte Ciano accolto a Budapest da fervide manifestazioni popolari; sottotitolo principale 1: Una colazione offerta all’inviato del Duce dal Reggente Horthy – Lungo colloquio col Presidente Imredy e col Ministro Csaky; sottotitolo principale 2: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LXI, 301, 20 dicembre 1938, p. 1. privo del sottotitolo e con il titolo La caccia nella foresta di Gödöllö e il raduno degli italiani alla Legazione, in «Gazzetta del Popolo», XCI, 302, 21 dicembre 1938, pp. 1-2. Giovanni Ansaldo, Fiducia (occhiello: Il viaggio di Ciano; sottotitolo: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LXI, 303, 22 dicembre 1938, pp. 1-2. → privo dell’occhiello e con il sottotitolo (Dal nostro inviato speciale), in «Gazzetta del Popolo», XCI, 303, 22 dicembre 1938, p. 2. [2842] G. A., Il commiato del Conte Ciano da Horthy e dai Ministri ungheresi (sottotitolo: Csaky invitato a venire a Roma), in «Il Telegrafo», LXI, 303, 22 dicembre 1938, p. 2. [2843] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 305, 24 dicembre 1938, p. 2. [2844] Giovanni Ansaldo, La rivelazione del Natale (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXI, 306, 25 dicembre 1938, p. 1. 177 fuor di rubrica, in «Gazzetta del Popolo», XCI, 306, 25 dicembre 1938, pp. 1-2. [2855] I nomi, in «Il Telegrafo», LXII, 7, 8 gennaio 1939, p. 1. [2845] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 307, 27 dicembre 1938, p. 2. [2856] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 7, 8 gennaio 1939, p. 2. [2846] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 308, 28 dicembre 1938, p. 2. [2857] Giovanni Ansaldo, La prima esperienza di Neville Chamberlain, in «Il Telegrafo», LXII, 8, 10 gennaio 1939, p. 1. [2847] Giovanni Ansaldo, L’Italia e l’avvenire dell’Europa, in «Il Telegrafo», LXI, 309, 29 dicembre 1938, p. 1. → [2848] [2849] , Violazione di corrispondenza (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXI, 310, 30 dicembre 1938, pp. 1-2. in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCI, 310, 30-31 dicembre 1938, p. 6. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 8, 10 gennaio 1939, p. 2. [2859] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 9, 11 gennaio 1939, p. 2. [2860] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 10, 12 gennaio 1939, p. 3. [2861] Giovanni Ansaldo, L’opinione di Pitt, in «Il Telegrafo», LXII, 11, 13 gennaio 1939, p. 2. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 311, 31 dicembre 1938, p. 2. → 1939 [2851] [2852] → [2853] [2854] 178 , Gli Almanacchi di Bompiani e Vallecchi (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXII, 11, 13 gennaio 1939, p. 3 [recensione a Almanacco letterario Bompiani 1939, Milano, Bompiani, 1938; Almanacco dei Visacci 1939, Firenze, Vallecchi, 1938]. [2863] Precisazioni, in «Il Telegrafo», LXII, 12, 14 gennaio 1939, pp. 1-2. [2864] Giovanni Ansaldo, Bilancio, in «Il Telegrafo», LXII, 13, 15 gennaio 1939, p. 1. [2865] Giovanni Ansaldo, Dall’Ebro ai Pirenei, in «Il Telegrafo», LXII, 14, 17 gennaio 1939, p. 1. in «Gazzetta del Popolo», XCII, 1, 1° gennaio 1939, pp. 1-2. Giovanni Ansaldo, Osservazioni preliminari (occhiello: Il viaggio di Chamberlain), in «Il Telegrafo», LXII, 3, 4 gennaio 1939, p. 1. privo dell’occhiello, in «Gazzetta del Popolo», XCII, 3, 4 gennaio 1939, pp. 1-2. Risposta a Roosevelt data da un americano, in «Il Telegrafo», LXII, 5, 6 gennaio 1939, p. 1. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 6, 7 gennaio 1939, p. 2. all’interno della rubrica Epiloghi, in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCII, 11, 13-14 gennaio 1939, p. 6. [2862] Giovanni Ansaldo, Da Goethe a Hitler, in «Il Telegrafo», LXII, 1, 1° gennaio 1939, p. 1. → in «Gazzetta del Popolo», XCII, 8, 10 gennaio 1939, p. 5. [2858] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXI, 309, 29 dicembre 1938, p. 2. → [2850] → → in «Gazzetta del Popolo», XCII, 14, 17 gennaio 1939, p. 1. [2866] [2867] [2868] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 14, 17 gennaio 1939, p. 2. Giovanni Ansaldo, Il carattere psicologico della vertenza italo-francese (occhiello: Al di là di una contestazione formale), in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCII, 14, 17-18 gennaio 1939, p. 6. Giovanni Ansaldo, Roma e Belgrado, in «Il Telegrafo», LXII, 15, 18 gennaio 1939, p. 1. → [2869] con il titolo L’incontro CianoStojadinovic nella selvosa terra di Baranja tra le patriarcali accoglienze del popolo terriero (sottotitolo: Il nostro Ministro degli Esteri ricevuto nella tenuta di Belje che appartiene al Principe Eugenio di Savoia – Il simbolo del benvenuto all’Ospite – La prima partita di caccia), in «Gazzetta del Popolo», XCII, 17, 20 gennaio 1939, p. 1. Giovanni Ansaldo, Colloqui a Belje (sottotitolo: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LXII, 18, 21 gennaio 1939, p. 1. → [2871] in «Gazzetta del Popolo», XCII, 15, 18 gennaio 1939, p. 1. Giovanni Ansaldo, Proficuo lavoro per due programmi concreti (sottotitolo: (Per telefono da Giovanni Ansaldo)), in «Corriere del Tirreno», LXVIII, 19, 23 gennaio 1939, p. 8. → [2873] → con il titolo I colloqui di Belje condurranno a una definitiva sistemazione dell’Europa sud-orientale (occhiello: L’importanza dell’incontro CianoStojadinovic; sottotitolo: La fattiva politica di pace e collaborazione, perseguita dalle due Potenze dell’Asse nel bacino danubiano, sta per essere completata dal nostro Ministro degli Esteri con un totale riavvicinamento tra Jugoslavia e Ungheria), in «Gazzetta del Popolo», XCII, 18, 21 gennaio 1939, p. 1. Giovanni Ansaldo, Il Principe Reggente (sottotitolo: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LXII, 19, 22 gennaio 1939, p. 1. → privo del sottotitolo e con il titolo Oggi Ciano sarà ospite del Principe Reggente Paolo, in «Gazzetta del Popolo», XCII, 19, 22 gennaio 1939, p. 2. [2874] con il titolo Ciano a Belgrado per una battuta di caccia col Principe Reggente ed un ricevimento a Corte (sottotitolo: La visita del Ministro alla sede del Partito governativo tra calorose manifestazioni di simpatia), in «Gazzetta del Popolo», XCII, 19, 23 gennaio 1939, pp. 1-2. I vendicatori, in «Il Telegrafo», LXII, 22, 26 gennaio 1939, pp. 1-2. Giovanni Ansaldo, Quadro rustico di un incontro diplomatico (sottotitolo: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LXII, 17, 20 gennaio 1939, p. 1. → [2870] [2872] a firma Giovanni Ansaldo e con il titolo I vendicatori nella capitale catalana (sottotitolo: «Più forte di tutto si è fatto sentire l’appello di tre disperati issati sulla colonna di Colombo nei giorni del luglio tremendo», in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCII, 22, 26-27 gennaio 1939, p. 6, e in «Somalia fascista», XI, 28, 2 febbraio 1939, p. 3. Giovanni Ansaldo, La vittoria, in «Il Telegrafo», LXII, 23, 27 gennaio 1939, p. 1. → in «Gazzetta del Popolo», XCII, 23, 27 gennaio 1939, p. 3, e in «Somalia fascista», XI, 30, 4 febbraio 1939, p. 2. [2875] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 24, 28 gennaio 1939, p. 2. [2876] Giovanni Ansaldo, Il piano fallito, in «Il Telegrafo», LXII, 25, 29 gennaio 1939, p. 1. → in «Gazzetta del Popolo», XCII, 25, 29 gennaio 1939, p. 2, e in «Somalia fascista», XI, 31, 5 febbraio 1939, p. 3. [2877] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 26, 31 gennaio 1939, p. 2. [2878] a., “Italia e Francia” di Virginio Gayda – “Inchiesta sulla razza” di Paolo Orano (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXII, 26, 31 gennaio 1939, p. 3 [recensione a Virginio Gayda, Italia e Francia. Problemi aperti, Roma, Giornale d’Italia, 1938; Inchiesta sulla razza, a cura di Paolo Orano, Roma, Pinciana, 1938]. 179 [2879] Giovanni Ansaldo, Discorso sulla “consecutio temporum”, in «Gli oratori del giorno», XIII, 1, gennaio 1939, pp. 20-21. ← [2880] di anarchici, di saccheggiatori, di «pistoleros» in fuga alla frontiera dei Pirenei è il simbolo della fine dell’influenza francese in Spagna, in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCII, 33, 8-9 febbraio 1939, p. 6, e in «Somalia fascista», XI, 41, 17 febbraio 1939, p. 3. «Il Telegrafo», LXI, 247, 18 ottobre 1938, p. 3. [2889] Giovanni Ansaldo, Provocazione del destino, in «Il Telegrafo», LXII, 34, 9 febbraio 1939, pp. 1-2. [2890] , “British-Israel” (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXII, 35, 10 febbraio 1939, pp. 1-2 [nella seconda edizione l’articolo è a p. 3]. Giovanni Ansaldo, Il discorso di Hitler, in «Il Telegrafo», LXII, 27, 1° febbraio 1939, p. 1. → con il titolo Denuncia dello scandalo, in «Gazzetta del Popolo», XCII, 27, 1° febbraio 1939, p. 2. [2881] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 28, 2 febbraio 1939, p. 2. [2882] , Un caritatevole avvertimento (rubrica Calendarietto; sottotitolo: (Lettera aperta al Barone Maurizio di Rothschild, a Parigi)), in «Il Telegrafo», LXII, 28, 2 febbraio 1939, p. 3. → → [2891] Giovanni Ansaldo, Il Papa della Conciliazione, in «Il Telegrafo», LXII, 36, 11 febbraio 1939, p. 1. → in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCII, 29, 3-4 febbraio 1939, p. 6, e in «Somalia fascista», XI, 39, 15 febbraio 1939, p. 3. in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCII, 35, 10-11 febbraio 1939, p. 6, e in «Somalia fascista», XI, 44, 21 febbraio 1939, p. 3. con l’occhiello 11 febbraio decennale dei Patti Lateranensi, in «Gazzetta del Popolo», XCII, 36, 11 febbraio 1939, p. 4. [2892] G. A., Chi sarà il nuovo Papa?, in «Il Telegrafo», LXII, 37, 12 febbraio 1939, p. 3. in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCII, 30, 4-5 febbraio 1939, p. 3. [2893] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 38, 14 febbraio 1939, p. 3. [2884] Ancora Rothschild, in «Il Telegrafo», LXII, 29, 3 febbraio 1939, p. 3. [2894] Giovanni Ansaldo, Gente a San Pietro (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXII, 39, 15 febbraio 1939, pp. 1-2. [2885] Presidente e Congresso, in «Il Telegrafo», LXII, 30, 4 febbraio 1939, p. 1. [2886] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 30, 4 febbraio 1939, p. 2. [2895] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 40, 16 febbraio 1939, p. 2. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 31, 5 febbraio 1939, p. 2. [2896] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 41, 17 febbraio 1939, p. 3. [2897] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 42, 18 febbraio 1939, p. 2. [2883] , La lezione dei documenti (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXII, 29, 3 febbraio 1939, pp. 1-2. → [2887] [2888] Giovanni Ansaldo, Il rigurgito, in «Il Telegrafo», LXII, 33, 8 febbraio 1939, p. 1. → 180 con l’occhiello La Francia raccoglie quello che ha seminato e il sottotitolo La folla → in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCII, 39, 15-16 febbraio 1939, p. 6; fuor di rubrica, in «Somalia fascista», XI, 47, 24 febbraio 1939, p. 3. [2898] Giovanni Ansaldo, Il meccanismo della guerra, in «Il Telegrafo», LXII, 43, 19 febbraio 1939, p. 1. → [2899] [2900] a., “Spagna” di Carlo Boselli (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXII, 44, 21 febbraio 1939, p. 3 [recensione a Carlo Boselli, Spagna. Lingue, dialetti, folclore, Milano, Le lingue estere, 1939]. [2904] Giovanni Ansaldo, Una giornata dei Conti Ciano nella grande foresta di Bialowitza (sottotitolo 1: La grande battuta di caccia organizzata dal Governo polacco in onore degli Ospiti italiani; sottotitolo 2: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LXII, 51, 1° marzo 1939, p. 1. [2908] Giovanni Ansaldo, Una giornata a Cracovia (sottotitolo: [Per telefono dal nostro Direttore]), in «Il Telegrafo», LXII, 52, 2 marzo 1939, pp. 1-2. → in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCII, 46, 23-24 febbraio 1939, p. 3. in «Gazzetta del Popolo», XCII, 47, 24 febbraio 1939, p. 2. Giovanni Ansaldo, Perfetta comprensione (sottotitolo: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LXII, 49, 26 febbraio 1939, p. 1. G. A., Stato d’animo morboso, in «Il Telegrafo», LXII, 55, 5 marzo 1939, pp. 1-2. [2910] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 56, 7 marzo 1939, p. 2. [2911] , Un arazzo (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXII, 56, 7 marzo 1939, p. 3. con il sottotitolo (Dal nostro inviato speciale), in «Gazzetta del Popolo», XCII, 49, 26 febbraio 1939, p. 1; con l’occhiello Dopo la visita del Conte Ciano a Varsavia, in «Somalia fascista», XI, 54, 5 marzo 1939, p. 1. Giovanni Ansaldo, Il monumento a Francesco Nullo caduto per l’indipendenza polacca, in «Corriere del Tirreno», LXVIII, 49, 27 febbraio 1939, p. 1. con il titolo Nella regale Cracovia si è concluso il viaggio del conte Ciano (sottotitolo 1: Studenti e gioventù in costume galiziano accolgono gli Ospiti con una vibrante manifestazione – La visita all’acropoli delle memorie e delle speranze polacche – Un coro di fanciulle canta gli Inni italiani; sottotitolo 2: I risultati politici dell’incontro Ciano-Beck), in «Gazzetta del Popolo», XCII, 52, 2 marzo 1939, p. 3. [2909] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 47, 24 febbraio 1939, p. 2. → [2905] [2907] , I “ribelli” (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXII, 47, 24 febbraio 1939, p. 1. → [2903] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 50, 28 febbraio 1939, p. 2. , Un imperialista anglosassone (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXII, 46, 23 febbraio 1939, pp. 1-2. → [2902] in «Gazzetta del Popolo», XCII, 45, 22 febbraio 1939, p. 1, e in «Somalia fascista», XI, 55, 8 marzo 1939, p. 3. con il titolo La traccia più bella che gli italiani hanno lasciato in Polonia (sottotitolo: (Dal nostro inviato speciale)), in «Gazzetta del Popolo», XCII, 49, 27 febbraio 1939, p. 1. [2906] Giovanni Ansaldo, Il castigo di Candido, in «Il Telegrafo», LXII, 45, 22 febbraio 1939, p. 1. → [2901] in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCII, 43, 20-21 febbraio 1939, p. 6, e in «Somalia fascista», XI, 55, 7 marzo 1939, p. 3. → → in «Gazzetta del Popolo», XCII, 56, 7 marzo 1939, p. 6, e in «Somalia fascista», XI, 64, 18 marzo 1939, p. 3. [2912] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 57, 8 marzo 1939, p. 2. [2913] a., “Poggiofrancoli” di Alfredo Lensi (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXII, 57, 8 marzo 1939, p. 3 [recensione a 181 Alfredo Lensi, Poggiofrancoli. Storia di una villa fiorentina, Firenze, Vallecchi, 1938]. [2914] , “The next World War” (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXII, 58, 9 marzo 1939, p. 3. → [2915] [2917] [2919] 182 I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 69, 22 marzo 1939, p. 2. [2924] Giovanni Ansaldo, La “mobilitazione morale”, in «Il Telegrafo», LXII, 71, 24 marzo 1939, p. 3. → in «Gazzetta del Popolo», XCII, 61, 12 marzo 1939, pp. 1-2. Giovanni Ansaldo, Sul confine della Moravia (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXII, 64, 16 marzo 1939, p. 3. fuor di rubrica, in «Gazzetta del Popolo», XCII, 64, 16 marzo 1939, p. 4. a., La “Storia mondiale” del senatore Orsi (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXII, 71, 24 marzo 1939, p. 6 [recensione a Pietro Orsi, Storia mondiale dal 1814 al 1938, vol. II, 1871-1914, Bologna, Zanichelli, 1939]. [2926] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 72, 25 marzo 1939, p. 2. [2927] , La caserma della “Montana” (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXII, 72, 25 marzo 1939, p. 3. → a., “L’Europa a 40 gradi” di Mario Nordio (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXII, 66, 18 marzo 1939, p. 3 [recensione a Mario Nordio, L’Europa a 40 gradi, Udine, Istituto delle edizioni accademiche, 1938]. in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCII, 73, 27-28 marzo 1939, p. 6. [2928] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 73, 26 marzo 1939, p. 3. [2929] a., “Il mito di Ferrara” di Nello Quilici (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXII, 73, 26 marzo 1939, p. 3 [recensione a Nello Quilici, Il mito di Ferrara negli affreschi del Palazzo comunale di Achille Funi, Milano, Edizioni del Milione, 1939]. [2930] Giovanni Ansaldo, Morale e diplomazia, in «Il Telegrafo», LXII, 74, 28 marzo 1939, p. 1. [2931] Giovanni Ansaldo, Destino di Madrid, in «Il Telegrafo», LXII, 75, 29 marzo 1939, pp. 1-2. Giovanni Ansaldo, L’atteggiamento italiano, in «Il Telegrafo», LXII, 65, 17 marzo 1939, p. 1. in «Gazzetta del Popolo», XCII, 65, 17 marzo 1939, p. 1. con il titolo La mobilitazione morale, in «Gazzetta del Popolo», XCII, 71, 24 marzo 1939, p. 6, e in «Somalia fascista», XI, 79, 4 aprile 1939, pp. 1-2. [2925] Il taglio, in «Il Telegrafo», LXII, 64, 16 marzo 1939, p. 1. → [2921] in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCII, 59, 10-11 marzo 1939, p. 6, e in «Somalia fascista», XI, 67, 22 marzo 1939, p. 3. Giovanni Ansaldo, L’“êra dorata” di Sir Samuel Hoare, in «Il Telegrafo», LXII, 61, 12 marzo 1939, p. 1. → [2920] [2923] Giovanni Ansaldo, Il reticolato (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXII, 60, 11 marzo 1939, pp. 1-2. → [2918] Giovanni Ansaldo, Il “fatto nuovo”, in «Il Telegrafo», LXII, 67, 19 marzo 1939, p. 1. Giovanni Ansaldo, L’ultimo Maccabeo (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXII, 59, 10 marzo 1939, p. 3. → [2916] con il titolo “La prossima guerra mondiale”, in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCII, 58, 9-10 marzo 1939, p. 6, e in «Somalia fascista», XI, 63, 17 marzo 1939, p. 3. [2922] → [2932] [2933] in «Gazzetta del Popolo», XCII, 75, 29 marzo 1939, p. 2. a., “Mussolini aviatore”, in «Il Telegrafo», LXII, 75, 29 marzo 1939, p. 3 [recensione a Guido Mattioli, Mussolini aviatore e la sua opera per l’aviazione, prefazione di Paolo Orano, Roma, L’aviazione, 1938]. Giovanni Ansaldo, Il Vincitore, in «Il Telegrafo», LXII, 76, 30 marzo 1939, p. 1. [2940] a., I libri [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 81, 5 aprile 1939, p. 3 [recensione a Augusto Lamberti, La seconda moglie di Filippo V, Milano, La Prora, 1939]. [2941] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 82, 6 aprile 1939, p. 2. [2942] a., Razzismo (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXII, 83, 7 aprile 1939, p. 3 [recensione a Antonio Banzi, Razzismo fascista, Palermo, Agate, 1939; Giuseppe Maggiore, Razza e fascismo, Palermo, Agate, 1939; Onofrio Giovenco, Collaudo di razza all’equatore termico. Appunti di un ufficiale medico del genio della divisione Laghi, Palermo, Agate, 1939]. [2943] Il conto saldato, in «Il Telegrafo», LXII, 84, 8 aprile 1939, pp. 1-2. [2944] Giovanni Ansaldo, Le ragioni dell’intervento, in «Il Telegrafo», LXII, 84, 8 aprile 1939, p. 3. → a) in «Gazzetta del Popolo», XCII, 76, 30 marzo 1939, p. 3, e in «Somalia fascista», XI, 81, 6 aprile 1939, p. 3. → b) in Legionari di Roma in terra iberica (1936 XIV-1939 XVII), presentazione di S. A. R. Adalberto di Savoia Genova Duca di Bergamo, proemio del comandante la legione volontari d’Italia “Giulio Cesare” luogotenente Eugenio Coselschi, Milano, Sagdos, [aprile] 1940, pp. 185-186. [2934] Giovanni Ansaldo, La Francia che non paga, in «Il Telegrafo», LXII, 77, 31 marzo 1939, p. 1. → in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCII, 77, 31 marzo-1° aprile 1939, p. 6. [2935] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 77, 31 marzo 1939, p. 3. [2936] Giovanni Ansaldo, Papa Pacelli, in «Circoli», VIII, 3, marzo 1939, pp. 231232. ← [2937] [2938] → [2945] Giovanni Ansaldo, Vocazione skipetara, in «Il Telegrafo», LXII, 85, 9 aprile 1939, pp. 1-2. → in «Gazzetta del Popolo», XCII, 85, 9 aprile 1939, p. 3, e in «Somalia fascista», XI, 92, 19 aprile 1939, p. 3. «Il Telegrafo», LX, 165, 13 luglio 1937, pp. 1-2. [2946] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 86, 11 aprile 1939, p. 3. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 78, 1° aprile 1939, p. 3. [2947] Giovanni Ansaldo, La flotta e la coscrizione, in «Il Telegrafo», LXII, 87, 12 aprile 1939, pp. 1-2. Giovanni Ansaldo, L’avvenire della Spagna, in «Il Telegrafo», LXII, 79, 2 aprile 1939, p. 1. → → in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCII, 79, 3-4 aprile 1939, p. 6. [2948] [2939] in «Gazzetta del Popolo», XCII, 84, 8 aprile 1939, p. 2. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 79, 2 aprile 1939, p. 3. in «Gazzetta del Popolo», XCII, 87, 12 aprile 1939, p. 6, e in «Somalia fascista», XI, 96, 25 aprile 1939, p. 3. Giovanni Ansaldo, La chiamata, in «Il Telegrafo», LXII, 89, 14 aprile 1939, pp. 1-2. → con il sottotitolo (Da uno dei nostri inviati speciali), in «Gazzetta del Popolo», XCII, 89, 14 aprile 1939, p. 6. 183 [2959] [2949] [2950] a., “Piemonte” di Filippo Burzio (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXII, 90, 15 aprile 1939, p. 3 [recensione a Filippo Burzio, Piemonte, Torino, Società subalpina editrice, 1938]. Giovanni Ansaldo, Il premio, in «Il Telegrafo», LXII, 91, 16 aprile 1939, pp. 1-2. → in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCII, 91, 17-18 aprile 1939, p. 6. [2951] , La chiave di Lord Heatfield (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXII, 94, 20 aprile 1939, pp. 1-2. [2952] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 94, 20 aprile 1939, p. 2. [2953] Giovanni Ansaldo, Risposta a Roosevelt, in «Il Telegrafo», LXII, 95, 21 aprile 1939, p. 1. [2954] Giovanni Ansaldo, La pace adriatica, in «Il Telegrafo», LXII, 96, 23 aprile 1939, p. 1. [2955] [2956] con il titolo Il dramma della “peculiar race”, in «Gazzetta del Popolo», XCII, 98, 26 aprile 1939, p. 2. Giovanni Ansaldo, Da Wilson a Roosevelt, in «Il Telegrafo», LXII, 99, 27 aprile 1939, p. 1. → in «Gazzetta del Popolo», XCII, 99, 27 aprile 1939, p. 1. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 102, 30 aprile 1939, p. 2. [2961] a., Luigi XIV e Montesquieu (rubrica Lettere al direttore), in «Il Telegrafo», LXII, 102, 30 aprile 1939, p. 3. [2962] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 103, 2 maggio 1939, p. 2. [2963] a., Storia (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXII, 103, 2 maggio 1939, p. 3 [recensione a Michelangelo Schipa, Nel Regno di Ferdinando IV di Borbone, Firenze, Vallecchi, 1938; Luigi Salvatorelli, Pio XI e la sua eredità pontificale, Torino, Einaudi, 1939; Carlo Nardi, Augusto. Il suo tempo e la sua opera, Milano, Treves, 1939]. [2964] a., Viaggi (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXII, 104, 3 maggio 1939, p. 3 [recensione a Raffaele Calzini, Festival asiatico. Amori, misteri, spettacoli da Porto Said a Tokio, Milano, Ceschina, 1939; Ugo Cuesta, Jugoslavia d’oggi, Milano-Verona, Mondadori, 1939]. [2965] Giovanni Ansaldo, Il diluvio, in «Il Telegrafo», LXII, 105, 4 maggio 1939, p. 1. → 184 , Foscolo e le armi, in «Il Telegrafo», LXII, 99, 27 aprile 1939, p. 3. in «Gazzetta del Popolo», XCII, 105, 4 maggio 1939, p. 3. [2966] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 106, 5 maggio 1939, p. 2. [2967] Giovanni Ansaldo, Una supposizione, in «Il Telegrafo», LXII, 107, 6 maggio 1939, pp. 1-2. → [2958] in «Gazzetta del Popolo», XCII, 101, 29 aprile 1939, p. 1. [2960] in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCII, 97, 25-26 aprile 1939, p. 6. Giovanni Ansaldo, La coscrizione inglese, in «Il Telegrafo», LXII, 98, 26 aprile 1939, p. 1. → [2957] → Giovanni Ansaldo, La ribellione del Continente, in «Il Telegrafo», LXII, 97, 25 aprile 1939, p. 1. → Giovanni Ansaldo, La calma dei forti, in «Il Telegrafo», LXII, 101, 29 aprile 1939, p. 1. con l’occhiello Stalin e Litvinof, in «Gazzetta del Popolo», XCII, 107, 6 maggio 1939, p. 3, e in «Somalia fascista», XI, 113, 14 maggio 1939, p. 2. [2968] Giovanni Ansaldo, Il significato del Convegno, in «Il Telegrafo», LXII, 108, 7 maggio 1939, p. 1. → con il titolo Ampio esame della situazione europea (sottotitolo: (Dal nostro inviato speciale)), in «Gazzetta del Popolo», XCII, 108, 7 maggio 1939, pp. 1-2. [2969] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 108, 7 maggio 1939, p. 3. [2970] Giovanni Ansaldo, Difesa armata della pace, in «Corriere del Tirreno», LXVIII, 108, 8 maggio 1939, p. 1. → [2971] [2972] [2973] in «Gazzetta del Popolo», XCII, 108, 8 maggio 1939, p. 1. a., Storia (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXII, 109, 9 maggio 1939, p. 3 [recensione a Ezio Maria Gray, Aurore. Antonio Cecchi, Francesco Caracciolo, Silvio Pellico, i Cairoli, San Carlo Borromeo, Milano, Treves, 1939; Ezio Viarana, Carlo Emanuele III di Savoia signore di Milano 1733-1736, Milano, Ceschina, 1939; Giambattista Gifuni, Lucera augustea, Urbino, STEU, 1939]. → b) in DP, pp. 34-35. [2977] → [2978] → in «Gazzetta del Popolo», XCII, 115, 16 maggio 1939, pp. 2 e 4. Giovanni Ansaldo, Ispezione alpina, in «Il Telegrafo», LXII, 116, 17 maggio 1939, p. 1. → a) in «Gazzetta del Popolo», XCII, 116, 17 maggio 1939, p. 1. → b) in DP, pp. 47-48. [2979] Giovanni Ansaldo, “Pioggia battente”, in «Il Telegrafo», LXII, 117, 18 maggio 1939, pp. 1-2. → a) in «Gazzetta del Popolo», XCII, 117, 18 maggio 1939, p. 3. → b) in «Alexandria», VII, 5, maggio 1939, pp. 142-143. → c) in DP, pp. 58-59. [2980] Giovanni Ansaldo, Biellesi, in «Il Telegrafo», LXII, 118, 19 maggio 1939, p. 1. → a) con il titolo Elogio dei biellesi, in «Gazzetta del Popolo», XCII, 118, 19 maggio 1939, pp. 1-2. , Il metodo del Sor Pacomio (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXII, 110, 10 maggio 1939, p. 3. Giovanni Ansaldo, L’ospite, in «Il Telegrafo», LXII, 111, 11 maggio 1939, p. 1. Giovanni Ansaldo, Il Duce e gli operai, in «Il Telegrafo», LXII, 115, 16 maggio 1939, p. 1. → b) con il titolo Elogio dei biellesi, in DP, pp. 71-72. [2981] in «Gazzetta del Popolo», XCII, 111, 11 maggio 1939, p. 3. Giovanni Ansaldo, Il canto sulla roccia, in «Il Telegrafo», LXII, 119, 20 maggio 1939, p. 1. → a) in «Gazzetta del Popolo», XCII, 119, 20 maggio 1939, p. 2. → b) in DP, pp. 77-79. [2974] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 112, 12 maggio 1939, p. 2. [2975] a., … e le riviste nuove (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXII, 112, 12 maggio 1939, p. 3. [2976] Giovanni Ansaldo, Del “naturale de’ Piemontesi”, in «Corriere del Tirreno», LXVIII, 114, 15 maggio 1939, p. 3. → a) in «Gazzetta del Popolo», XCII, 114, 15 maggio 1939, p. 5. [2982] a., “La guerra e il Friuli” di Giuseppe Del Bianco (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXII, 120, 21 maggio 1939, p. 3 [recensione a Giuseppe Del Bianco, La guerra e il Friuli, vol. II, Sull’Isonzo e in Carnia. Gorizia. Disfattismo, Udine, Istituto delle edizioni accademiche, 1939]. [2983] Giovanni Ansaldo, I vincoli (sottotitolo: (Per telefono dal nostro Direttore)), in 185 «Il Telegrafo», LXII, 121, 23 maggio 1939, p. 1. → [2984] [2985] con il titolo Due uomini due popoli un solo destino (sottotitolo: (Da uno dei nostri inviati speciali)), in «Gazzetta del Popolo», XCII, 121, 23 maggio 1939, p. 3. a., Storia (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXII, 125, 27 maggio 1939, p. 3 [recensione a Leona Ravenna, Il giornalismo mazziniano. Note ed appunti, Firenze, Le Monnier, 1939; Giulio Ubertazzi, Luigi XVI, Milano, Treves, 1939]. Giovanni Ansaldo, Il “bumerang”, in «Il Telegrafo», LXII, 126, 28 maggio 1939, p. 1. → in «Gazzetta del Popolo», XCII, 126, 28 maggio 1939, p. 2. [2986] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 128, 31 maggio 1939, p. 3. [2987] Giovanni Ansaldo, “Pioggia battente”, in «Alexandria», VII, 5, maggio 1939, pp. 142-143. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 133, 6 giugno 1939, p. 2. [2993] Giovanni Ansaldo, Italia e Spagna, in «Il Telegrafo», LXII, 134, 7 giugno 1939, p. 1. → in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCII, 134, 7-8 giugno 1939, p. 3. [2994] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 134, 7 giugno 1939, p. 3. [2995] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 135, 8 giugno 1939, p. 2. [2996] Giovanni Ansaldo, L’antica rapina (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXII, 136, 9 giugno 1939, p. 1. → in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCII, 136, 9-10 giugno 1939, p. 3. [2997] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 136, 9 giugno 1939, p. 2. «Il Telegrafo», LXII, 117, 18 maggio 1939, pp. 1-2. [2998] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 137, 10 giugno 1939, p. 2. Giovanni Ansaldo, Significato di un ritorno, in «Il Telegrafo», LXII, 129, 1° giugno 1939, pp. 1-2. [2999] Giovanni Ansaldo, Il “purché” di Chamberlain, in «Il Telegrafo», LXII, 138, 11 giugno 1939, pp. 1-2. ← [2988] [2992] → → in «Gazzetta del Popolo», XCII, 129, 1° giugno 1939, pp. 1-2. in «Gazzetta del Popolo», XCII, 138, 11 giugno 1939, p. 3. [2989] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 129, 1° giugno 1939, p. 2. [3000] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 140, 14 giugno 1939, p. 2. [2990] a., Storia (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXII, 131, 3 giugno 1939, p. 3 [recensione a Gioacchino Volpe, Vittorio Emanuele III, Milano, Istituto per gli studi di politica internazionale, 1939; Giansiro Ferrata, La tragica vicenda di Carlo III (1848-1859), Milano-Verona, Mondadori, 1939]. [3001] a., Miscellanea (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXII, 140, 14 giugno 1939, p. 3 [recensione a Giacomo Strachey Barnes, Io amo l’Italia. Memorie di un giornalista inglese, Milano, Garzanti, 1939]. [3002] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 141, 15 giugno 1939, p. 2. [2991] 186 Giovanni Ansaldo, La “polizza” del signor Chamberlain, in «Il Telegrafo», LXII, 132, 4 giugno 1939, pp. 1-2. [3003] Giovanni Ansaldo, I complici, in «Il Telegrafo», LXII, 142, 16 giugno 1939, pp. 1-2. → [3012] in «Gazzetta del Popolo», XCII, 142, 16 giugno 1939, p. 6. Giovanni Ansaldo, La puzza del turco, in «Il Telegrafo», LXII, 150, 25 giugno 1939, pp. 1-2. → in «Gazzetta del Popolo», XCII, 150, 25 giugno 1939, p. 2. [3004] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 142, 16 giugno 1939, p. 2. [3013] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 151, 27 giugno 1939, p. 2. [3005] a., Storia e politica (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXII, 142, 16 giugno 1939, p. 3 [recensione a Remo Fasani, Il Comitato d’azione fra mutilati, invalidi e feriti di guerra. Da Caporetto a Vittorio Veneto, Milano, Comitato editoriale, 1938]. [3014] Giovanni Ansaldo, La casa di campagna, in «Il Telegrafo», LXII, 152, 28 giugno 1939, pp. 3-4 [commemorazione di Costanzo Ciano]. [3006] [3009] → c) con il titolo Costanzo Ciano, in «Beltempo», numero unico, 1940, pp. 45-48. [3015] L’adunata, in «Il Telegrafo», LXII, 153, 29 giugno 1939, p. 1. [3016] Un dovere, in «Il Telegrafo», LXII, 154, 30 giugno 1939, p. 1. [3017] Giovanni Ansaldo, I turchi e Suez, in «Il Telegrafo», LXII, 154, 30 giugno 1939, p. 3. in «Gazzetta del Popolo», XCII, 147, 22 giugno 1939, p. 1. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 147, 22 giugno 1939, p. 2. Giovanni Ansaldo, Liquidazione di Versaglia 28 giugno 1919-28 giugno 1939 (sottotitolo: Il capolavoro dei farisei), in «Tempo», III, 4, 22 giugno 1939, pp. 24-25. → [3010] in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCII, 143, 17-18 giugno 1939, p. 3. Giovanni Ansaldo, Le occasioni perdute, in «Il Telegrafo», LXII, 147, 22 giugno 1939, p. 1. → [3008] → b) in Costanzo Ciano. 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Giovanni Ansaldo, La pace minacciata (sottotitolo: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LXII, 191, 12 agosto 1939, p. 1. → con il titolo Significato delle manovre, in «Gazzetta del Popolo», XCII, 182, 2 agosto 1939, p. 2. Giovanni Ansaldo, Un Principe di Galles “stile 1939”, in «Il Telegrafo», LXII, 183, 3 agosto 1939, pp. 1-2. → [3044] Giovanni Ansaldo, Il saluto del Sovrano (sottotitolo: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LXII, 189, 10 agosto 1939, p. 1. con il titolo Il conte Ciano è tornato a Roma dopo un secondo colloquio con Hitler (occhiello: Conclusione del convegno italo-tedesco; sottotitolo: Cordialissimo commiato del Ministro degli Esteri italiano dal Führer – La partenza in volo per l’Italia (Dal nostro inviato speciale)), in «Gazzetta del Popolo», XCII, 192, 14 agosto 1939, p. 1. Giovanni Ansaldo, L’estremo richiamo, in «Il Telegrafo», LXII, 193, 15 agosto 1939, p. 1. → in «Gazzetta del Popolo», XCII, 193, 15 agosto 1939, p. 1. [3053] Le “voci” e la realtà, in «Il Telegrafo», LXII, 195, 18 agosto 1939, p. 1. [3054] Giovanni Ansaldo, Parole alla Polonia, in «Il Telegrafo», LXII, 196, 19 agosto 1939, p. 1. → in «Gazzetta del Popolo», XCII, 196, 19 agosto 1939, p. 1. 189 [3055] Giovanni Ansaldo, Nella capitale della nuova Albania (sottotitolo: (Per radiotelefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LXII, 197, 20 agosto 1939, p. 1. → [3056] [3058] con il titolo Il crollo del piano democratico, in «Gazzetta del Popolo», XCII, 199, 23 agosto 1939, p. 1. Giovanni Ansaldo, Lotte di Imperi, in «Il Telegrafo», LXII, 201, 25 agosto 1939, p. 1. in «Gazzetta del Popolo», XCII, 201, 25 agosto 1939, p. 1. [3059] Riassunto, in «Il Telegrafo», LXII, 202, 26 agosto 1939, p. 1. [3060] Giovanni Ansaldo, L’ultima possibilità, in «Il Telegrafo», LXII, 203, 27 agosto 1939, p. 1. → [3063] 190 Appello al mondo, in «Il Telegrafo», LXII, 207, 1° settembre 1939, p. 1. 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[3081] Una supposizione che si è avverata, in «Il Telegrafo», LXII, 224, 21 settembre 1939, pp. 1-2. [3082] a., Viaggi (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXII, 224, 21 settembre 1939, p. 3 [recensione a Carlo Alfonso Nallino, L’Arabia saudiana, a cura di Maria Nallino, Roma, Istituto per l’Oriente, 1939; Giorgio Quartara, Un viaggio nel Sudamerica, Milano, Bocca, 1939]. → [3092] [3083] Giovanni Ansaldo, La consegna, in «Il Telegrafo», LXII, 227, 24 settembre 1939, p. 1. [3085] [3078] [3080] [3084] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 225, 22 settembre 1939, p. 3. in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCII, 240, 10-11 ottobre 1939, p. 3. 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[3121] Giovanni Ansaldo, “Notte calma”, in «Il Telegrafo», LXII, 278, 23 novembre 1939, p. 1. → [3112] Giovanni Ansaldo, Conflitto di morali, in «Il Telegrafo», LXII, 270, 14 novembre 1939, p. 1. → [3113] in «Gazzetta del Popolo», XCII, 270, 14 novembre 1939, p. 1. , Binoccoli di malaugurio (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXII, 271, 15 novembre 1939, p. 3. → in «Somalia fascista», XII, 29, 1° dicembre 1939, p. 2. [3122] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 278, 23 novembre 1939, p. 3. in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCII, 271, 15-16 novembre 1939, p. 3, e in «Somalia fascista», XII, 25, 26 novembre 1939, p. 3. [3123] , Poesia (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXII, 282, 28 novembre 1939, p. 1. , Fedeltà feudale (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXII, 272, 16 novembre 1939, p. 1. [3124] a., “Qui” e “altrove”, in «Il Telegrafo», LXII, 282, 28 novembre 1939, pp. 1-2. → [3114] in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCII, 269, 13-14 novembre 1939, p. 3. → in «Gazzetta del Popolo», XCII, 272, 16 novembre 1939, p. 3, e in «Somalia fascista», XII, 23, 24 novembre 1939, p. 3. [3115] a., Ferdinando e il negro, in «Il Telegrafo», LXII, 272, 16 novembre 1939, p. 3 [recensione a Munro Leaf, The story of Ferdinand, New York, The Viking Press, 1938]. [3116] , Un fotografo tedesco (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXII, 273, 17 novembre 1939, p. 3. → con il titolo “Qui e altrove”. A proposito di ballo, in «Gazzetta del Popolo», XCII, 282, 28 novembre 1939, p. 3. [3125] a., Scrittori militari (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXII, 282, 28 novembre 1939, p. 3 [recensione a Raimondo Montecuccoli, Aforismi dell’arte bellica, prefazione del Gen. Giacomo Carboni, Firenze, Le Monnier, 1939]. [3126] Giovanni Ansaldo, Realismo inesorabile, in «Il Telegrafo», LXII, 283, 29 novembre 1939, p. 1. 193 in «Gazzetta del Popolo», XCII, 283, 29 novembre 1939, p. 1; con l’occhiello Quadrante, in «Somalia fascista», XII, 35, 8 dicembre 1939, p. 3. [3135] Giovanni Ansaldo, La tagliola sentimentale, in «Il Telegrafo», LXII, 291, 8 dicembre 1939, p. 1. Giovanni Ansaldo, Il parere di Huckemann (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXII, 284, 30 novembre 1939, pp. 1-2. [3136] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 291, 8 dicembre 1939, p. 2. [3137] Giovanni Ansaldo, Conferme e moniti, in «Il Telegrafo», LXII, 292, 9 dicembre 1939, p. 1. → [3127] → [3128] Giovanni Ansaldo, Noi e gli altri, in «Il Telegrafo», LXII, 285, 1° dicembre 1939, p. 1. → [3129] in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCII, 284, 30 novembre-1° dicembre 1939, p. 3, e in «Somalia fascista», XII, 45, 20 dicembre 1939, p. 3. [3130] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 286, 2 dicembre 1939, p. 2. [3131] Giovanni Ansaldo, I sacri poeti (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXII, 287, 3 dicembre 1939, p. 1. [3132] Giovanni Ansaldo, I primi centottantatré, in «Il Telegrafo», LXII, 288, 5 dicembre 1939, p. 1. [3133] [3134] 194 in «Gazzetta del Popolo», XCII, 288, 5 dicembre 1939, p. 1, e in «Somalia fascista», XII, 42, 16 dicembre 1939, p. 3. Giovanni Ansaldo, I «Rodstjärt» (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXII, 290, 7 dicembre 1939, p. 1. → [3138] in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCII, 285, 1°-2 dicembre 1939, p. 3. 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[3140] Giovanni Ansaldo, Le grandi linee, in «Il Telegrafo», LXII, 298, 16 dicembre 1939, p. 1. → a) in «Gazzetta del Popolo», XCII, 298, 16 dicembre 1939, p. 1. → b) in IFC, pp. 233-236. [3141] Giovanni Ansaldo, Il momento più alto, in «Il Telegrafo», LXII, 299, 17 dicembre 1939, p. 1. → in IFC, pp. 244-247. [3142] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 300, 19 dicembre 1939, p. 2. [3143] a., Una “Storia delle esplorazioni” (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXII, 300, 19 dicembre 1939, p. 3 [recensione a Percy Sykes, Storia delle esplorazioni, con aggiunte nel testo riguardanti gli esploratori italiani a cura di Mario Merlini, Milano, Garzanti, 1939]. [3144] Giovanni Ansaldo, Il testo e i commenti, in «Il Telegrafo», LXII, 301, 20 dicembre 1939, p. 1. → in IFC, pp. 301-304. [3145] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXII, 302, 21 dicembre 1939, p. 3. 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[3159] Giovanni Ansaldo, Una domanda, in «Il Telegrafo», LXIII, 11, 13 gennaio 1940, p. 1. → in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 12, 13 gennaio 1940, p. 1, e in «Somalia fascista», XII, 72, 21 gennaio 1940, p. 3. 195 [3160] Giovanni Ansaldo, L’ultima colonia, in «Il Telegrafo», LXIII, 12, 14 gennaio 1940, p. 1. → [3161] a., “Fantasia degli italiani” (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXIII, 25, 30 gennaio 1940, p. 3 [recensione a Fantasia degli italiani, a cura di Raffaele Carrieri, Milano, Editoriale Domus, 1939; Luigi Malagoli, Guicciardini, Firenze, La Nuova Italia, 1939]. [3170] Giovanni Ansaldo, Pitture di battaglie (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXIII, 26, 31 gennaio 1940, pp. 1 e 3. con il titolo L’eroe nuovissimo, in «Il Piccolo», 6249, 17 gennaio 1940, p. 3. in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCIII, 19, 22-23 gennaio 1940, p. 3. 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[3166] [3169] in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 13, 14 gennaio 1940, pp. 1-2; con l’occhiello Quadrante, in «Somalia fascista», XII, 73, 23 gennaio 1940, p. 3. , La consegna della sciabola (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXIII, 18, 21 gennaio 1940, p. 3. → [3163] a., L’ultimo Cerio (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXIII, 23, 27 gennaio 1940, p. 3 [recensione a Edwin Cerio, Flora privata di Capri, presentazione di Amedeo Maiuri, Napoli, Rispoli, 1939]. Giovanni Ansaldo, Il nuovissimo eroe, in «Il Telegrafo», LXIII, 13, 16 gennaio 1940, p. 1. → [3162] [3168] [3173] Giovanni Ansaldo, L’epopea della vela (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXIII, 23, 27 gennaio 1940, pp. 1-2. → b) con lievi modifiche e fuor di rubrica, in «Il Mattino», LXXVI, 187, 9 luglio 1967, p. 3. → c) in FR, pp. 31-37 [vers. b)]. 196 [3175] con l’occhiello Alla vigilia della Grande Guerra, in «Il Piccolo», 6267, 7 febbraio 1940, p. 3. 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[3207] Giovanni Ansaldo, Il significato (titolo principale: Von Ribbentrop giunge oggi a Roma; sottotitolo principale: L’attenzione della stampa mondiale converge sui prossimi colloqui che il Ministro degli Esteri tedesco avrà col Duce e col Conte Ciano), in «Il Telegrafo», LXIII, 60, 10 marzo 1940, p. 1. all’interno della rubrica Epiloghi, in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCIII, 51, 28-29 febbraio 1940, p. 3. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXIII, 51, 29 febbraio 1940, p. 2. → [3198] Giovanni Ansaldo, Loro e noi, in «Il Telegrafo», LXIII, 55, 5 marzo 1940, pp. 1-2. → [3199] in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 56, 5 marzo 1940, pp. 1-2, e in «Somalia fascista», XII, 108, 15 marzo 1940, pp. 1-2. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXIII, 61, 12 marzo 1940, p. 2. [3209] Giovanni Ansaldo, Il peccato originale, in «Il Telegrafo», LXIII, 62, 13 marzo 1940, p. 3. L’invasione, in «Il Telegrafo», LXIII, 56, 6 marzo 1940, p. 1. [3201] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXIII, 56, 6 marzo 1940, p. 3. [3202] [3203] [3204] [3205] 198 [3210] Giovanni Ansaldo, Nervosismo, in «Il Telegrafo», LXIII, 57, 7 marzo 1940, p. 1. → con il titolo La portata dell’avvenimento, in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 61, 10 marzo 1940, p. 1. [3208] → [3200] in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 60, 9 marzo 1940, pp. 1-2. in «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera», XXI, 64, 14 marzo 1940, p. 1. Giovanni Ansaldo, La pace nordica, in «Il Telegrafo», LXIII, 63, 14 marzo 1940, p. 1. → in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 64, 14 marzo 1940, pp. 1-2. in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 58, 7 marzo 1940, pp. 1-2, e in «Somalia fascista», XII, 107, 14 marzo 1940, p. 3. [3211] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXIII, 64, 15 marzo 1940, p. 3. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXIII, 57, 7 marzo 1940, p. 2. [3212] Giovanni Ansaldo, Le prospettive, in «Il Telegrafo», LXIII, 66, 17 marzo 1940, p. 1. a., I libri [rubrica], in «Il Telegrafo», LXIII, 57, 7 marzo 1940, p. 3 [recensione a Piero Gadda Conti, Vocazione mediterranea, Milano, Ceschina, 1939]. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXIII, 58, 8 marzo 1940, p. 2. Giovanni Ansaldo, Il bivio della Finlandia, in «Il Telegrafo», LXIII, 59, 9 marzo 1940, p. 1. → in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 67, 17 marzo 1940, p. 1. [3213] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXIII, 66, 17 marzo 1940, p. 3. [3214] Giovanni Ansaldo, Le ipotesi e la realtà, in «Il Telegrafo», LXIII, 67, 19 marzo 1940, p. 1. → in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 68, 19 marzo 1940, p. 1. [3215] Giovanni Ansaldo, Nuove precisazioni, in «Il Telegrafo», LXIII, 68, 20 marzo 1940, p. 1. → [3216] [3217] [3219] [3222] [3226] a., “Cartoline illustrate” di Cornelio Di Marzio (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXIII, 79, 2 aprile 1940, p. 3 [recensione a Cornelio Di Marzio, Cartoline illustrate, Milano, Mondadori, 1940]. [3227] , Fichi in fiore (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXIII, 80, 3 aprile 1940, p. 3. fuor di rubrica, in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 73, 24 marzo 1940, p. 2. Giovanni Ansaldo, Albania e Balcani, in «Il Telegrafo», LXIII, 74, 27 marzo 1940, p. 1. in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCIII, 75, 27-28 marzo 1940, p. 1, e in «Il Piccolo», 6310, 28 marzo 1940, p. 1. 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[3243] Giovanni Ansaldo, Guerra e morale, in «Il Telegrafo», LXIII, 94, 19 aprile 1940, p. 1. → [3244] Giovanni Ansaldo, Un mito dell’“Edda” (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXIII, 87, 11 aprile 1940, p. 3. → b) con lievi modifiche e fuor di rubrica, in «Il Mattino», LXXVI, 85, 28 marzo 1967, p. 3; con il titolo La civiltà scandinava (occhiello: Tra storia e leggenda), in «La Provincia», LXXV, 77, 1° aprile 1967, p. 3; con l’occhiello Il «cammino del Nord», in «Giornale di Bergamo», CLV, 90, 2 aprile 1967, p. 3. [3237] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXIII, 88, 12 aprile 1940, p. 2. [3238] Giovanni Ansaldo, L’avventura di Gordon (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXIII, 88, 12 aprile 1940, p. 3. → a) fuor di rubrica, in «Il Piccolo», 6324, 13 aprile 1940, p. 3. → b) in Walter von Hollander, Teresa della montagna, Milano-Verona, Mondadori, [29 maggio] 1940, pp. 83-84. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXIII, 92, 17 aprile 1940, p. 2. [3241] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXIII, 93, 18 aprile 1940, p. 2. in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 95, 19 aprile 1940, p. 1, e in «Somalia fascista», XII, 148, 2 maggio 1940, pp. 1-2. Giovanni Ansaldo, Certezza, in «Il Telegrafo», LXIII, 96, 21 aprile 1940, p. 1. → in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 97, 21 aprile 1940, p. 1. [3245] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXIII, 97, 23 aprile 1940, p. 3. [3246] a., Miscellanea (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXIII, 99, 25 aprile 1940, p. 3 [recensione a Nikolai Valerianovich, Bryanchaninov, Storia di Russia, Milano, Garzanti, 1940]. [3247] Giovanni Ansaldo, La tradizione del Risorgimento, in «Il Telegrafo», LXIII, 100, 26 aprile 1940, p. 1. → in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 101, 26 aprile 1940, p. 1, e in «Somalia fascista», XII, 149, 3 maggio 1940, p. 3. [3248] Replica a «The Tablet», in «Il Telegrafo», LXIII, 101, 27 aprile 1940, p. 3. [3249] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXIII, 105, 2 maggio 1940, p. 3. [3250] Giovanni Ansaldo, L’incubo, in «Il Telegrafo», LXIII, 107, 4 maggio 1940, p. 1. [3251] Giovanni Ansaldo, Sogno mediterraneo, in «Il Telegrafo», LXIII, 109, 7 maggio 1940, p. 1. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXIII, 89, 13 aprile 1940, p. 3. [3240] 200 a., Una nuova storia tedesca (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXIII, 93, 18 aprile 1940, p. 3 [recensione a Karl Haushofer – Hans Roesler, Das Werden des Deutschen Volkes. Von der Vielfalt der Stämme zur Einheit der Nation, Berlin, Propyläen, 1939]. in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 87, 10 aprile 1940, p. 1. → a) fuor di rubrica, in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 88, 11 aprile 1940, p. 3. [3239] [3242] → [3252] Una profezia di Clemenceau, in «Il Telegrafo», LXIII, 122, 22 maggio 1940, p. 1. in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCIII, 111, 8-9 maggio 1940, p. 1. [3261] Giovanni Ansaldo, Il grido, in «Il Telegrafo», LXIII, 111, 9 maggio 1940, p. 1. , Il caso Thyssen (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXIII, 124, 24 maggio 1940, pp. 1-2. [3262] I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXIII, 124, 24 maggio 1940, p. 2. [3263] Giovanni Ansaldo, La minaccia sull’Inghilterra, in «Il Telegrafo», LXIII, 126, 26 maggio 1940, p. 1. → [3254] [3255] [3257] Giovanni Ansaldo, L’antico sistema, in «Il Telegrafo», LXIII, 114, 12 maggio 1940, p. 3. in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 127, 26 maggio 1940, p. 1. I fatti e le idee [rubrica], in «Il Telegrafo», LXIII, 126, 26 maggio 1940, p. 2. in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 115, 12 maggio 1940, p. 5, e in «Somalia fascista», XII, 170, 29 maggio 1940, p. 3. [3265] , Il salotto della Regina Vittoria (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXIII, 117, 16 maggio 1940, p. 3. Giovanni Ansaldo, Il dramma di un Sovrano, in «Il Telegrafo», LXIII, 128, 29 maggio 1940, p. 1. [3266] Saluto ai Giapponesi, in «Il Telegrafo», LXIII, 129, 30 maggio 1940, pp. 1-2. [3267] Giovanni Ansaldo, Il Mediterraneo. Il problema politico, in «Tempo», IV, 53, 30 maggio 1940, pp. 10-11. [3268] Giovanni Ansaldo, Tecnica e potenza, in «Il Telegrafo», LXIII, 132, 2 giugno 1940, p. 1. [3269] Giovanni Ansaldo, Pronti a combattere, in «Corriere del Tirreno», LXIX, 133, 3 giugno 1940, pp. 1-2 [radiotrasmissione del 2 giugno 1940]. Giovanni Ansaldo, Problema di indipendenza, in «Il Telegrafo», LXIII, 118, 17 maggio 1940, p. 1. con il titolo Il problema dell’indipendenza, in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 119, 17 maggio 1940, p. 1, e in «Somalia fascista», XII, 168, 26 maggio 1940, pp. 1-2. Giovanni Ansaldo, Politica e strategia, in «Il Telegrafo», LXIII, 120, 19 maggio 1940, p. 1. → [3259] → [3264] → [3258] in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 112, 9 maggio 1940, p. 1. 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Il Piccolo delle ore diciotto», 6371, 3 giugno 1940, p. 3. privo dell’occhiello, in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 122, 21 maggio 1940, p. 1, e 201 [3270] Giovanni Ansaldo, “Gibilterra spagnola”, in «Il Telegrafo», LXIII, 134, 5 giugno 1940, pp. 1-2. → [3271] [3272] a., Germania e Italia (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXIII, 134, 5 giugno 1940, p. 3 [recensione a Adolf Dresler, Der Einheitsgedanke in der italienischen presse und publizistik 1789-1815, Wurzburg, Triltsch, 1940; Kasimir Eschmid, Italien. Inseln, Römer und Cäsaren, Frankfurt, Verlag, 1939; Wolfango Giusti, Mazzini e gli slavi, Milano, Istituto per gli studi di politica internazionale, 1940; Jorge Sergi, Historia de los italianos en la Argentina, Buenos Aires, Italo-Argentina, 1940]. [3276] → in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 137, 7 giugno 1940, pp. 1-2. in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 139, 9 giugno 1940, p. 3. con il titolo Parigi e Londra isolate dinanzi al Reich invitto (occhiello: La radio conversazione di Giovanni Ansaldo), in «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera», XXI, 139, 10 giugno 1940, p. 2. Giovanni Ansaldo, I più sventurati, in «Il Telegrafo», LXIII, 141, 13 giugno 1940, p. 1. in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 142, 13 giugno 1940, pp. 1-2, e in «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera», XXI, 143, 14 giugno 1940, p. 3. con il titolo La colpa della Francia, in «Gazzetta del Popolo» [edizione meridiana], XCIII, 144, 15 giugno 1940, p. 3. [3279] a., Storia (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXIII, 143, 15 giugno 1940, p. 3 [recensione a Augusto Torre, Versailles. Storia della conferenza della pace, Milano, Istituto per gli studi di politica internazionale, 1940; Carlo Antonio Ferrario, Storia dei bulgari, Milano, Istituto per gli studi di politica internazionale, 1940; Alessandro Cutolo, Scanderbeg, Milano, Istituto per gli studi di politica internazionale, 1940]. [3280] Giovanni Ansaldo, L’Italia e le potenze occidentali, in «Berlin-Rom-Tokio», II, 6, 15 giugno 1940, pp. 12-15. → [3281] con il titolo La liberazione del Mediterraneo, in «Il Telegrafo», LXIII, 173, 20 luglio 1940, p. 3. Giovanni Ansaldo, La voce dell’Egitto, in «Il Telegrafo», LXIII, 144, 16 giugno 1940, pp. 1-2. → in «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera», XXI, 145, 17 giugno 1940, p. 2. [3282] Contro l’Inghilterra, in «Il Telegrafo», LXIII, 145, 18 giugno 1940, p. 1. [3283] Giovanni Ansaldo, Le lagrime, in «Il Telegrafo», LXIII, 145, 18 giugno 1940, p. 3. Certezza, in «Il Telegrafo», LXIII, 139, 11 giugno 1940, p. 1. → 202 Giovanni Ansaldo, La tragedia dell’orgoglio, in «Il Telegrafo», LXIII, 143, 15 giugno 1940, p. 1. Giovanni Ansaldo, La fase decisiva, in «Corriere del Tirreno», LXIX, 139, 10 giugno 1940, pp. 1-2 [radiotrasmissione del 9 giugno 1940]. → [3275] [3278] Giovanni Ansaldo, La “solidarietà inglese”, in «Il Telegrafo», LXIII, 138, 9 giugno 1940, p. 1. → [3274] Giovanni Ansaldo, La fine di un mito, in «Il Telegrafo», LXIII, 142, 14 giugno 1940, p. 3. Giovanni Ansaldo, L’espiazione, in «Il Telegrafo», LXIII, 136, 7 giugno 1940, p. 1. → [3273] in «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera», XXI, 136, 6 giugno 1940, p. 3. [3277] → [3284] in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 146, 18 giugno 1940, p. 2. Giovanni Ansaldo, “Splendid isolation”, in «Il Telegrafo», LXIII, 146, 19 giugno 1940, p. 3. → in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCIII, 147, 19-20 giugno 1940, p. 3, e in «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera», XXI, 149, 21 giugno 1940, p. 3. [3285] Giovanni Ansaldo, L’assalto contro l’Inghilterra, in «Il Telegrafo», LXIII, 148, 21 giugno 1940, p. 3 [radiotrasmissione del 20 giugno 1940]. → [3286] [3287] con il titolo Quando tremano le colonne del mondo, in «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera», XXI, 150, 22 giugno 1940, pp. 1-2. → [3295] → a., Miscellanea (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXIII, 159, 4 luglio 1940, p. 3 [recensione a Antonio De Marassovich, Alessandro Petofi, Milano, Garzanti, 1940; Lucio D’Ambra, L’abate nei giardini di Vienna, Bologna, Zanichelli, 1940; Maurice Alderton Pink, La democrazia vista con occhio realistico, prefazione di Aldous Huxley, Milano, Bompiani, 1940]. [3297] Giovanni Ansaldo, Lo stile di sempre, in «Il Telegrafo», LXIII, 160, 5 luglio 1940, pp. 1 e 3 [radiotrasmissione del 4 luglio 1940]. con il titolo Mobilitazione di Caliban, in «Gazzetta del Popolo» [edizione meridiana], XCIII, 150, 22 giugno 1940, p. 2. Il conto, in «Il Telegrafo», LXIII, 150, 23 giugno 1940, p. 1. [3289] Giovanni Ansaldo, Deve pagare, in «Corriere del Tirreno», LXIX, 151, 24 giugno 1940, pp. 1-2 [radiotrasmissione del 23 giugno 1940]. → Giovanni Ansaldo, La tomba e il mare, in «Il Telegrafo», LXIII, 153, 27 giugno 1940, p. 1. [3291] Giovanni Ansaldo, La seconda fase della guerra, in «Il Telegrafo», LXIII, 154, 28 giugno 1940, p. 3 [radiotrasmissione del 27 giugno 1940]. → → con il titolo Hitler a Compiègne, in PGR, pp. 24-28. [3290] in «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera», XXI, 156, 29 giugno 1940, p. 3. a., L’“Antologia Palatina” di Romagnoli (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXIII, 160, 5 luglio 1940, p. 3 [recensione a Ettore Romagnoli, I poeti dell’Antologia palatina, a cura di Luigia Achillea Stella, Bologna, Zanichelli, 1940]. [3299] Giovanni Ansaldo, Il sogno criminoso, in «Il Telegrafo», LXIII, 161, 6 luglio 1940, p. 3. → Giovanni Ansaldo, Dolore e orgoglio, in «Il Telegrafo», LXIII, 156, 30 giugno 1940, p. 1. [3294] Giovanni Ansaldo, Missione mediterranea dell’Albania, in «Albania», I, 23, maggio-giugno 1940, pp. 72-77. Giovanni Ansaldo, Nel cielo della gloria, in «Corriere del Tirreno», LXIX, in «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera», XXI, 162, 6 luglio 1940, pp. 1-2. [3298] [3300] [3293] con il titolo Il teste d’accusa, in «Le ultime notizie. Il Piccolo delle ore diciotto», 6399, 5 luglio 1940, p. 3. [3296] Giovanni Ansaldo, La mobilitazione di Caliban, in «Il Telegrafo», LXIII, 149, 22 giugno 1940, p. 3. [3288] con il titolo Italo Balbo nel cielo della gloria, in PGR, pp. 29-33. Giovanni Ansaldo, Il teste di accusa, in «Il Telegrafo», LXIII, 159, 4 luglio 1940, p. 1. La giornata di Hitler, in «Il Telegrafo», LXIII, 149, 22 giugno 1940, p. 1. → [3292] 157, 1° luglio 1940, p. 3 [radiotrasmissione del 30 giugno 1940]. con il titolo Sogno criminoso, in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 162, 6 luglio 1940, p. 1. Giovanni Ansaldo, Collaborazione armata (sottotitolo: (Per telefono da Giovanni Ansaldo)), in «Corriere del Tirreno», LXIX, 163, 8 luglio 1940, p. 1. → con il titolo Gli scopi dell’incontro (sottotitolo: Dal nostro inviato al seguito del conte Ciano), in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 163, 8 luglio 1940, p. 1. 203 [3301] Giovanni Ansaldo, L’Asse e l’Ungheria (titolo principale: I colloquî di Monaco nello spirito della tradizionale amicizia fra i tre Paesi; sottotitolo 1: Una conversazione fra Ciano, Hitler e Ribbentrop; sottotitolo 2: (Per telefono dal nostro direttore)), in «Il Telegrafo», LXIII, 165, 11 luglio 1940, p. 1. → [3302] [3308] Prime impressioni, in «Il Telegrafo», LXIII, 173, 20 luglio 1940, p. 1. [3309] Giovanni Ansaldo, La liberazione del Mediterraneo, in «Il Telegrafo», LXIII, 173, 20 luglio 1940, p. 3. ← [3310] Giovanni Ansaldo, La grande prova, in «Il Telegrafo», LXIII, 166, 12 luglio 1940, pp. 1-2 [radiotrasmissione dell’11 luglio 1940]. → [3303] con il titolo La sostanza dell’incontro diplomatico di Monaco (sottotitolo: Dal nostro inviato al seguito del conte Ciano), in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 166, 11 luglio 1940, p. 4. → b) con il titolo Elenco glorioso, in PGR, pp. 46-49. in «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera», XXI, 168, 13 luglio 1940, pp. 1-2. in «Le ultime notizie. Il Piccolo delle ore diciotto», 6407, 15 luglio 1940, p. 3, e in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCIII, 169, 15-16 luglio 1940, p. 3. Giovanni Ansaldo, Politica e coscienza, in «Il Telegrafo», LXIII, 174, 21 luglio 1940, p. 1. → Giovanni Ansaldo, Di Churchill e di quelli che non potranno emigrare al Canadà, in «Corriere del Tirreno», LXIX, 175, 22 luglio 1940, pp. 1 e 3 [radiotrasmissione del 21 luglio 1940]. [3312] Giovanni Ansaldo, La ripulsa del fariseo, in «Il Telegrafo», LXIII, 176, 24 luglio 1940, p. 1. → [3304] Giovanni Ansaldo, Il contributo dell’Italia, in «Corriere del Tirreno», LXIX, 169, 15 luglio 1940, pp. 1-2 [radiotrasmissione del 14 luglio 1940]. → Cartelli stradali, in «Il Telegrafo», LXIII, 169, 16 luglio 1940, p. 1. [3306] Giovanni Ansaldo, L’umiliazione suprema, in «Il Telegrafo», LXIII, 170, 17 luglio 1940, pp. 1 e 3. → [3307] → a) con il titolo Elenchi gloriosi, in «Le ultime notizie. Il Piccolo delle ore diciotto», 6413, 22 luglio 1940, p. 3. 204 , L’arte di utilizzare gli avanzi, in «Il Telegrafo», LXIII, 177, 25 luglio 1940, p. 1. [3314] Giovanni Ansaldo, Il cinismo di Churchill e le unghie del Mahdi, in «Il Telegrafo», LXIII, 178, 26 luglio 1940, pp. 1 e 3 [radiotrasmissione del 25 luglio 1940]. → in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 171, 17 luglio 1940, p. 3. Giovanni Ansaldo, L’elenco glorioso, in «Il Telegrafo», LXIII, 172, 19 luglio 1940, p. 3 [radiotrasmissione del 18 luglio 1940]. con il titolo La preghiera del fariseo, in «Le ultime notizie. Il Piccolo delle ore diciotto», 6416, 25 luglio 1940, p. 3. [3313] in «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera», XXI, 170, 16 luglio 1940, p. 1. [3305] in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 175, 21 luglio 1940, p. 1. [3311] Giovanni Ansaldo, Meditazione a Verdun, in «Il Telegrafo», LXIII, 168, 14 luglio 1940, pp. 1 e 3. → «Berlin-Rom-Tokio», II, 6, 15 giugno 1940, pp. 12-15. [3315] con il titolo Cinica speculazione inglese sulla pelle delle masse lavoratrici (occhiello: I ricchi scappano, il popolo resta; sottotitolo: Un episodio che dimostra a sufficienza la brutalità perversa dei sistemi britannici), in «Le ultime notizie. Il Piccolo delle ore diciotto», 6417, 26 luglio 1940, p. 3. Giovanni Ansaldo, Preghiera domenicale di Lord Halifax, in «Il Telegrafo», LXIII, 180, 28 luglio 1940, p. 3. → [3316] in «Le ultime notizie. Il Piccolo delle ore diciotto», 6419, 29 luglio 1940, p. 3. Giovanni Ansaldo, L’attacco all’Inghilterra è in atto, in «Corriere del Tirreno», LXIX, 181, 29 luglio 1940, pp. 1-2 [radiotrasmissione del 28 luglio 1940]. → in «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera», XXI, 182, 30 luglio 1940, p. 1. [3317] Il sistema del mendacio, in «Il Telegrafo», LXIII, 183, 1° agosto 1940, p. 1. [3318] Giovanni Ansaldo, Le case e le generazioni (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXIII, 183, 1° agosto 1940, p. 3. → [3319] Giovanni Ansaldo. L’ossessione degli assediati, in «Il Telegrafo», LXIII, 184, 2 agosto 1940, p. 3 [radiotrasmissione del 1° agosto 1940]. → [3320] [3322] con il titolo L’ossessione inglese (sottotitolo: Quinta colonna, paracadutisti, invasione: delizia di fantasie canicolari), in «Le ultime notizie. Il Piccolo delle ore diciotto», 6425, 5 agosto 1940, p. 3. fuor di rubrica, in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 187, 4 agosto 1940, p. 2. a., Storia e letteratura (rubrica I libri), in «Il Telegrafo», LXIII, 186, 4 agosto 1940, p. 3 [recensione a Richard Wichterich, Giuseppe Mazzini. Il profeta della nuova Italia, Milano, Garzanti, 1940]. Giovanni Ansaldo, Due metodi, in «Corriere del Tirreno», LXIX, 187, 5 agosto 1940, pp. 1-2 [radiotrasmissione del 4 agosto 1940]. → in «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera», XXI, 188, 6 agosto 1940, pp. 1 e 4. Giovanni Ansaldo, La “distruzione di Amburgo”, in «Il Telegrafo», LXIII, 187, 6 agosto 1940, p. 1. → [3324] in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 188, 6 agosto 1940, p. 3. Giovanni Ansaldo, Il “più scemo Ministro del mondo”, in «Il Telegrafo», LXIII, 188, 7 agosto 1940, pp. 1 e 3. → in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 189, 7 agosto 1940, pp. 1-2. [3325] Giovanni Ansaldo, L’uomo più intelligente d’Inghilterra, in «Il Telegrafo», LXIII, 189, 8 agosto 1940, p. 1. [3326] Giovanni Ansaldo, Le armi dell’Impero sull’imboccatura del Mar Rosso, in «Il Telegrafo», LXIII, 190, 9 agosto 1940, pp. 1 e 3 [radiotrasmissione dell’8 agosto 1940]. → in «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera», XXI, 192, 10 agosto 1940, p. 1. [3327] Giovanni Ansaldo, Armi e lavoro, in «Il Telegrafo», LXIII, 191, 10 agosto 1940, p. 1. [3328] , Bimbi a New York (rubrica Calendarietto), in «Il Telegrafo», LXIII, 191, 10 agosto 1940, pp. 1 e 3. Giovanni Ansaldo, L’impronta (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXIII, 186, 4 agosto 1940, pp. 1-2. → [3321] fuor di rubrica e con il titolo La tragedia secolare della Francia scritta sulla sua decrepita architettura (occhiello: Case, generazioni, civiltà), in «Le ultime notizie. Il Piccolo delle ore diciotto», 6424, 3 agosto 1940, p. 3. [3323] → fuor di rubrica, in «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera», XXI, 194, 13 agosto 1940, p. 1. [3329] Giovanni Ansaldo, La stretta, in «Il Telegrafo», LXIII, 192, 11 agosto 1940, p. 1. [3330] Giovanni Ansaldo, Dopo due mesi, in «Corriere del Tirreno», LXIX, 193, 12 agosto 1940, pp. 1-2 [radiotrasmissione dell’11 agosto 1940]. → [3331] con il titolo La nostra guerra, in «Le ultime notizie. Il Piccolo delle ore diciotto», 6433, 14 agosto 1940, p. 3. G. A., L’assassinio di Daut Hoggia, in «Il Telegrafo», LXIII, 193, 13 agosto 1940, pp. 1 e 3. 205 → in «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera», XXI, 195, 14 agosto 1940, p. 1. → in «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera», XXI, 203, 24 agosto 1940, p. 1. [3332] Giovanni Ansaldo, Confessione tragica, in «Il Telegrafo», LXIII, 195, 15 agosto 1940, p. 1. [3340] Una proposta del «Times», in «Il Telegrafo», LXIII, 202, 24 agosto 1940, p. 1. [3333] Giovanni Ansaldo, La tattica della menzogna, in «Le ultime notizie. Il Piccolo delle ore diciotto», 6435, 17 agosto 1940, p. 5. [3341] Giovanni Ansaldo, Il Cardinale Primate (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXIII, 202, 24 agosto 1940, p. 3. [3334] Giovanni Ansaldo, Gli «Stukas» e la Bibbia (rubrica Epiloghi), in «Il Telegrafo», LXIII, 197, 18 agosto 1940, pp. 1-2. → [3335] [3336] [3337] Giovanni Ansaldo, Il Lord dell’Aviazione, in «Il Telegrafo», LXIII, 198, 20 agosto 1940, pp. 1 e 4. [3338] 206 [3344] a firma Giovanni Ansaldo, in «Il Piccolo», 6435, 22 agosto 1940, p. 1. → [3346] con il titolo L’evento diplomatico nella sua giusta luce (sottotitolo: Dal nostro inviato speciale), in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 207, 29 agosto 1940, pp. 1-2. Giovanni Ansaldo, L’azione pacificatrice delle Potenze dell’Asse (sottotitolo: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LXIII, 207, 30 agosto 1940, p. 1. in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 201, 22 agosto 1940, p. 3. Giovanni Ansaldo, L’Egitto e la benzina, in «Il Telegrafo», LXIII, 201, 23 agosto 1940, pp. 1 e 3 [radiotrasmissione del 22 agosto 1940]. in «Il Piccolo», 6441, 29 agosto 1940, p. 3. Giovanni Ansaldo, Genesi del convegno (sottotitolo: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LXIII, 206, 29 agosto 1940, p. 1. → [3345] con il titolo Perché l’“Empire” crolla, in «Le ultime notizie. Il Piccolo delle ore diciotto», 6442, 26 agosto 1940, p. 3. G. A., La fuga del «Lloyd’s», in «Il Telegrafo», LXIII, 205, 28 agosto 1940, p. 1. → Giovanni Ansaldo, Le “altre mète”, in «Il Telegrafo», LXIII, 200, 22 agosto 1940, p. 1. → [3339] [3343] in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCIII, 203, 24-25 agosto 1940, p. 3. Giovanni Ansaldo, Impulso vitale, in «Corriere del Tirreno», LXIX, 204, 26 agosto 1940, pp. 1-2 [radiotrasmissione del 25 agosto 1940]. → in «Le ultime notizie. Il Piccolo delle ore diciotto», 6438, 21 agosto 1940, p. 3. G. A., Il comunicato di Falstaff, in «Il Telegrafo», LXIII, 199, 21 agosto 1940, pp. 1 e 3. → [3342] fuor di rubrica, in «Le ultime notizie. Il Piccolo delle ore diciotto», 6436, 19 agosto 1940, p. 3; con il titolo Il castigo dell’orgoglio, in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCIII, 198, 19-20 agosto 1940, p. 3. Giovanni Ansaldo, Una guerra sconcertante per le abitudini inglesi…, in «Corriere del Tirreno», LXIX, 198, 19 agosto 1940, pp. 1-2 [radiotrasmissione del 18 agosto 1940]. → → con il titolo L’opera conciliatrice delle Potenze dell’Asse (sottotitolo: (Dal nostro inviato speciale)), in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 208, 30 agosto 1940, p. 1. Giovanni Ansaldo, Un nuovo successo dell’Asse (sottotitolo: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LXIII, 208, 31 agosto 1940, pp. 1 e 4. → con il titolo Taglio netto e soluzione equa (sottotitolo: (Dal nostro inviato speciale)), liani in grigioverde), in «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera», XXI, 215, 7 settembre 1940, p. 1. in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 209, 31 agosto 1940, pp. 1-2. [3347] Giovanni Ansaldo, L’Albania e la Guerra, in «Albania», I, 4-5, luglioagosto 1940, pp. 151-157. [3348] Giovanni Ansaldo, L’ordine nuovo nei Balcani e gli interessi dell’Albania, in «Albania», I, 6, agosto 1940, pp. 208211. [3349] Giovanni Ansaldo, Il nuovo principio (sottotitolo: (Per telefono dal nostro Direttore)), in «Il Telegrafo», LXIII, 209, 1° settembre 1940, p. 1. → privo del sottotitolo e con il titolo L’innovazione introdotta da Ciano e Ribbentrop nella politica balcanica, in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 210, 1° settembre 1940, p. 1. [3355] Giovanni Ansaldo, Frenesia di suicidio, in «Corriere del Tirreno», LXIX, 216, 9 settembre 1940, pp. 1-2 [radiotrasmissione dell’8 settembre 1940]. → [3356] Il successore di Nelson, in «Il Telegrafo», LXIII, 218, 12 settembre 1940, p. 1. [3357] Giovanni Ansaldo, La ragione della guerra, in «Il Telegrafo», LXIII, 218, 12 settembre 1940, pp. 1 e 3. ← [3350] Giovanni Ansaldo, John Bull e le bombe, in «Corriere del Tirreno», LXIX, 210, 2 settembre 1940, pp. 1-2 [radiotrasmissione del 1° settembre 1940]. → [3351] Giovanni Ansaldo, La ragione della guerra, in «Fronte», I, 1, 5 settembre 1940, pp. 2-3. → [3352] [3353] , Perché l’Inghilterra è condannata, in «Fronte», I, 2, 12 settembre 1940, p. 3. [3359] “Princess Royal”, in «Il Telegrafo», LXIII, 219, 13 settembre 1940, p. 1. [3360] Giovanni Ansaldo, Espiazione inglese, in «Il Telegrafo», LXIII, 219, 13 settembre 1940, p. 3 [radiotrasmissione del 12 settembre 1940]. → [3361] Giovanni Ansaldo, Difesa del Continente, in «Il Telegrafo», LXIII, 213, 6 settembre 1940, p. 1. in «L’Italiano. Gazzetta del Popolo della Sera», XCIII, 214, 6-7 settembre 1940, p. 3. Il premio, in «Il Telegrafo», LXIII, 213, 6 settembre 1940, p. 3 [radiotrasmissione del 5 settembre 1940]. → a firma Giovanni Ansaldo e con il titolo La marcia della giovinezza (occhiello: Ita- «Fronte», I, 1, 5 settembre 1940, pp. 2-3. [3358] in «Il Telegrafo», LXIII, 218, 12 settembre 1940, pp. 1 e 3. Giovanni Ansaldo, Il mito del telefono, in «Tempo», IV, 67, 5 settembre 1940, pp. 8-9. → [3354] con il titolo Il più tragico agosto della storia inglese, in «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera», XXI, 211, 3 settembre 1940, p. 1. con il titolo Rappresaglia (occhiello: Quando la generosità si è dimostrata inutile), in «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera», XXI, 217, 10 settembre 1940, p. 1. Giovanni Ansaldo, La spiegazione, in «Il Telegrafo», LXIII, 220, 14 settembre 1940, p. 1. → [3362] con il titolo Lavoro metodico su Londra, in «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera», XXI, 220, 13 settembre 1940, p. 1. in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 222, 15 settembre 1940, p. 1, e in «Il Piccolo», 6456, 15 settembre 1940, p. 3. Giovanni Ansaldo, Ritorno sugli Oceani, in «Corriere del Tirreno», LXIX, 222, 16 settembre 1940, pp. 1-2 [radiotrasmissione del 15 settembre 1940]. → a) con il titolo Ritorno agli Oceani, in «Le ultime notizie. Il Piccolo delle ore diciotto», 6460, 16 settembre 1940, p. 3. 207 → b) con il titolo Ritorno dell’Italia sugli oceani, in PGR, pp. 81-85. [3363] [3372] Giovanni Ansaldo, Armi liberatrici, in «Il Telegrafo», LXIII, 223, 18 settembre 1940, p. 1. → → in «Gazzetta del Popolo», XCIII, 224, 18 settembre 1940, p. 1. [3373] [3364] [3365] [3366] [3367] Giovanni Ansaldo, L’Ospite, in «Il Telegrafo», LXIII, 224, 19 settembre 1940, p. 1. → a., La signorina Elisabetta, in «Il Telegrafo», LXIII, 225, 20 settembre 1940, p. 1. [3375] Giovanni Ansaldo, Il ritorno della Spagna, in «Il Telegrafo», LXIII, 234, 1° ottobre 1940, p. 1. Giovanni Ansaldo, Prospettive egiziane, in «Il Telegrafo», LXIII, 225, 20 settembre 1940, p. 3 [radiotrasmissione del 19 settembre 1940]. in «Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera», XXI, 227, 21 settembre 1940, p. 1. Giovanni Ansaldo, Bombe e idee, in «Il Telegraf