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Analisi dei Promessi Sposi Analisi dei trentotto capitoli de I promessi Sposi Copyright © 2013 ABCtribe.com Il presente eBook non può essere modificato in alcuna sua parte, conservando in particolare tutti i riferimenti all’autore e ad www.ABCtribe.com, che ne ha i diritti di commercializzazione; L’eBook non potrà essere in alcun modo pubblicato, non può essere diffuso ne in forma gratuita ne a pagamento tramite alcun mezzo, senza preventivo accordo scritto con www.ABCtribe.com. www.ABCtribe.com - la riproduzione non autorizzata è vietata in qualsiasi forma e modalità 1 Analisi Cap. 1 Analisi Cap. 2 Analisi Cap. 3 Analisi Cap. 4 Analisi Cap. 5 Analisi Cap. 6 Analisi Cap. 7 Analisi Cap. 8 Analisi Cap. 9 Analisi Cap. 10 Analisi Cap. 11 Analisi Cap. 12 Analisi Cap. 13 Analisi Cap. 14 Analisi Cap. 15 Analisi Cap. 16 Analisi Cap. 17 Analisi Cap. 18 Analisi Cap. 19 Analisi Cap. 20 Analisi Cap. 21 Analisi Cap. 22 Analisi Cap. 23 Analisi Cap. 24 Analisi Cap. 25 Analisi Cap. 26 Analisi Cap. 27 Analisi Cap. 28 Analisi Cap. 29 Analisi Cap. 30 Analisi Cap. 31 Analisi Cap. 32 Analisi Cap. 33 Analisi Cap. 34 Analisi Cap. 35 Analisi Cap. 36 Analisi Cap. 37 Analisi Cap. 38 Analisi Cap. 1 Il primo capitolo de “I Promessi Sposi” è come la rappresentazione generale di tutto il romanzo. È ricco di www.ABCtribe.com - la riproduzione non autorizzata è vietata in qualsiasi forma e modalità 2 sequenze riflessive e dialogate. Questo capitolo può essere visto anche come l’inizio di una composizione, che ne contiene tutti i temi sviluppati in tutti i restanti capitoli; in quanto contiene i temi principali che saranno protagonisti dell’opera. La prima sequenza è molto lunga e lenta, in questa viene presentata la situazione e il luogo in cui si svolgerà la vicenda, cioè <<Quel ramo del lago di Como…>>. La descrizione è lenta ed approfondita, l’autore utilizza la tecnica dello zoom, prima dall’alto verso il basso e poi dalla descrizione degli elementi da sinistra verso destra, andando sempre dal generale al particolare. La visione, il paesaggio che rappresenta il Manzoni sembra essere la stessa che vedeva dalla casa in cui egli passava le vacanze durante la sua infanzia. Da qui cambia sia l’ambientazione sia il metodo di narrazione. Si passa ad una sequenza narrativa, Il ritmo aumenta e, sulle strade del paesino di Acquate, ci si imbatte nel primo vero personaggio e cioè don Abbondio. L’autore ne fa una rapida descrizione attraverso il nome, lo stato sociale, i movimenti, i gesti e gli atteggiamenti, delineandone così la figura; e dalla sua presentazione si evince già che egli non è certo una persona coraggiosa. In seguito, descrive il suo incontro due losche figure, i bravi, o almeno così si può intendere dal loro atteggiamento.Di questi personaggi il Manzoni fa una descrizione dettagliata utilizzando la tecnica narrativa dall’alto verso il basso. Finito il suddetto dialogo, inizia la quinta sequenza, una sequenza riflessiva, infatti è la digressione sui pensieri di don Abbondio dopo il fatidico incontro. In questo caso il prete deve far fronte a due prospettive diverse; quella più ampia che include il sistema sociale in cui vive e quella profonda che racchiude il suo mondo interiore. L’ultima sequenza è nuovamente un dialogo, questa volta il curato non parla con i bravi ma con la persona di cui si fida di più, Perpetua la sua domestica. Ella, al contrario di don Abbondio, ha un carattere forte e in breve tempo, riesce a farsi raccontare il fatto. Il ritmo, da come si può notare dall’alternarsi delle sequenze narrative e riflessive è mutevole. Nella prima sequenza, come anche nella terza e nella quinta, il ritmo è pacato e lento ed è solo il narratore a parlare. Mentre nelle altre tre il ritmo aumenta ed è molto più veloce, egli parla in terza persona non partecipando alla vicenda, però è onnisciente, infatti conosce ogni cosa che riguarda i personaggi, persino i loro pensieri, come ad esempio quelli di don Abbondio dopo il dialogo con i bravi. Il personaggio principale di questo capitolo è sicuramente don Abbondio, egli entra in scena al tramonto mentre sta facendo le sue orazioni; dai suoi movimenti il Manzoni ci fa capire che don Abbondio era un uomo abitudinario e che non si aspettava nessuna novità. Era un uomo disposto a cedere alla violenza; infatti risponde ai bravi dicendo che per lui celebrare il matrimonio è una pura incombenza. Non dimostra di nutrire nessun affetto nei confronti dei due giovani promessi sposi, che sono da anni www.ABCtribe.com - la riproduzione non autorizzata è vietata in qualsiasi forma e modalità 3 suoi parrocchiani. Egli si sente sempre una vittima proprio per questa sua paura. Nel capitolo si possono anche comprendere le cause per cui egli sia diventato sacerdote che di sicuro non fu per vocazione. Sono stati i suoi genitori ad indirizzarlo alla vita sacerdotale per appartenere ad una classe ricca e poter “essere tranquillo”. E don Abbondio ha fatto di questa tranquillità la sua filosofia di vita; mentre il suo “sistema di vita” è la neutralità; egli infatti stava sempre con il più forte, ma cercava anche di non mettersi contro l’altra parte. Altri personaggi importanti di questo capitolo sono i bravi, dei quali il narratore fa una descrizione nella seconda sequenza. Questi sono i servitori di don Rodrigo, un signorotto spagnolo innamorato di Lucia, che cercava di impedirne il matrimonio con Renzo. Avevano entrambi i baffi arricciati in punta, una cintura lucida di cuoio, e a questa attaccate due pistole; come collana un corno polveroso e, da un taschino dei pantaloni fuoriusciva un coltellaccio; avevano anche una lunga spada. Al tempo di Manzoni, prima metà dell‘ 800, questi erano ormai scomparsi ma nel periodo di ambientazione della vicenda erano presenti, e l’autore, per verificarne la veridicità, trascrive nel testo alcune grida contro questi uomini redatte negli anni precedenti la vicenda, ad eccezione di una, del 1632. Questa prolessi evidenza ancora di più la presenza di questi personaggi. Un altro personaggio di questo capitolo è Perpetua, la serva di don Abbondio. Era una serva affezionata e fedele, che sapeva ubbidire e comandare, in base all’occasione, tollerava il brontolio del padrone, e faceva tollerare le proprie. È chiaramente più forte caratterialmente di don Abbondio e, per questa sua forza riesce a farsi spiegare dal curato in quale guaio si è cacciato. Un suo difetto però è quello di essere pettegola, infatti è per questo motivo che il suo padrone, all’inizio, è un po’ restio a raccontarle la verità. I temi di questo capitolo saranno poi ripresi in tutto il romanzo essendo questi l’ingiustizia e l’indegnità morale. Con la prima, in questo capitolo, ci si rivolge ai bravi e a don Rodrigo, i quali con la forza riescono ad avere la meglio sul povero ed umile curato. Il tema dell’ingiustizia è presente anche nella prima sequenza del capitolo, quella della descrizione del luogo, dove Manzoni fa riferimento, con la sua solita ironia, ai soldati spagnoli molestavano le fanciulle e le donne. Con l’indegnità morale ci si rivolge invece a don Abbondio, il quale non varierà il suo carattere durante tutto il romanzo. Il suo sistema consisteva principalmente nell’evitare tutti i contrasti, e nel cedere se non poteva evitarli. Anche con i bravi, temendoli, non riesce a www.ABCtribe.com - la riproduzione non autorizzata è vietata in qualsiasi forma e modalità 4 ricoprire il suo ruolo, cioè quello di curato, infatti non li affronta decidendo di accettare la proposta dei malintenzionati, non sposando i due giovani protagonisti. Analisi Cap. 2 Se nel primo capitolo del romanzo il Manzoni muoveva da precisi intenti polemici, ed iniziava subito ad affermare i nuclei incandescenti della propria ideologia; qui, invece, egli si sofferma sui personaggi da lui creati. Ad esempio questo è il capitolo dedicato a Renzo, il protagonista maschile del romanzo, che viene presentato per la prima volta. L’approccio dell’autore nei confronti di questo personaggio è di tipo folcloristico. Si possono distinguere, qui tre momenti fondamentali, per riuscire ad individualizzare il personaggio; e cioè la gioia del giovane ventenne montanaro che corona il suo sogno d'amore; la cautela di chi si sente ingannato e vuole scoprire il perché e infine l'ira furibonda e la cocente disperazione dell'impotenza di fronte ad un torto subito. Parallelamente, abbiamo tre importanti dialoghi, attraverso cui Renzo ci viene presentato nelle fasi successive, tramite i quali ne emergono i tratti principali. Quelli di un giovane di buoni sentimenti, anche profondi, accomodante quando è possibile, ma anche pronto all'ira e alla malizia, quando gli vengano negati i valori fondamentali a cui ha giustamente diritto. I tre dialoghi hanno caratteristiche stilistiche diverse, secondo le situazioni che si verificano: il primo è rotto e discontinuo, il secondo più cauto ed accorto, il terzo, decisamente drammatico, con la involontaria minaccia a don Abbondio. Lucia, la protagonista femminile dell’opera, prima del rapido scambio di parole con cui Renzo le da notizia del necessario rinvio delle nozze, viene presentata dal narratore.La presentazione risponde senza dubbio allo stesso gusto folclorico che si nota per Renzo, folclorico nel senso che attinge al gusto e al colore locali. In realtà sono due gli elementi che si evidenziano in questa seconda macrosequenza del capitolo e cioè il breve dialogo fra i promessi sposi, e la reazione di Lucia all'annuncio del rinvio delle nozze. Lucia è qui già presentata come una figura femminile caratterizzata da un grandissimo pudore e da una grandissima riservatezza; tuttavia risulta chiaro che il Manzoni ci presenta fin dall'inizio la protagonista come una figura dalla grande forza interiore, che le consente, di assumersi le sue responsabilità di donna nell’affrontare questa prova inaspettata, annunciando alle amiche e conoscenti del paese, la notizia del rinvio del matrimonio. www.ABCtribe.com - la riproduzione non autorizzata è vietata in qualsiasi forma e modalità 5 Una situazione in cui una ragazza sentimentale di un certo romanticismo non avrebbe saputo affrontare. D'altronde, è già contenuto in questo capitolo, sebbene velato, il tema fondamentale che più avanti ritroveremo e cioè Lucia dispensatrice di grazia; è proprio il suo intervento che distoglie Renzo, in preda alla disperazione impotente, dal pensiero innominabile dell'omicidio e della vendetta sanguinaria. Ella non ha bisogno di affidare ad un compiuto discorso i motivi del suo silenzio sul torto subito da don Rodrigo; basta:<<Ah, Renzo! >>, per esprimere tutto il suo senso di convenienza, di serietà e riflessività che la animano; una straordinaria ricchezza d'animo, insomma. Don Abbondio cerca qui di giocare tutte le carte in suo possesso per imbrogliare la situazione il più possibile allo scopo di mantenere nascosta la vera ragione del rinvio. Si può dunque dedurne che egli, già ampiamente dimostratosi vile nel capitolo precedente, ora appare anche ipocrita, perfetto figlio del suo secolo e non della vocazione sacra cui è chiamato dal suo ministero. Tuttavia il Manzoni evita di giocare la carte della condanna totale del vile curato, infatti alla fine del capitolo, egli è ridotto ad una macchietta meccanica; in questo modo la sua figura scivola nel comico, cosa che consente all’autore in questa come in numerose altre situazioni del romanzo, a sfumare nel sorriso e nel distacco comprensivo fatti e parole che comporterebbero una condanna morale inesorabile, e la definitiva antipatia del lettore per questo personaggio. Perpetua, la domestica di don Abbondio dal canto suo, come si è già visto, appare come una serva padrona animata dalla volontà di intervenire in modo attivo sulle faccende del mondo, animata da una certa saccenteria popolana e da un certo orgoglio. Tutto ciò è visibile nel colloquio con Renzo, dove ella lascia intendere di sapere qualcosa, ed esalta a dismisura il suo ruolo di onnipotenza in relazione alla disperazione di Renzo. Abbiamo qui un forte interesse narrativo, si alterna l'intreccio delle sequenze con l'approfondimento secondo la variazione della psicologia dei personaggi. Inoltre si evidenziano i caratteri della formazione manzoniana e cioè il risultato della fusione e della coesistenza di due complesse vene e cioè quella romantica e quella illuministica. La prima comporta il suo severo senso etico, una forte aspirazione alla libertà nazionale, il profondo senso religioso della vita, e quello della fede. La seconda, invece, presuppone la sua intelligenza aristocratica, capace di guardare dall'alto e in modo astratto alle cose della realtà, con un istintivo senso di superiorità, procurato da una ricca formazione classica e da contesto culturale delle due famiglie di appartenenza. Questo è un altro assunto fondamentale per comprendere appieno la grande complessità della sua arte con la quale riesce a legare i valori nazionali e la religione. Analisi Cap. 3 La struttura di questo capitolo è costituita da tre scene differenti, la prima scena è costituita dalla riunione in casa di Lucia; la seconda descrive Il colloquio tra Renzo e il dottor Azzecca-garbugli, e infine la terza che narra la visita di fra Galdino ad Agnese e Lucia. Oltre a questa caratteristica nel capitolo si nota una struttura ad anello per quanto riguarda i personaggi e i rapporti che intercorrono tra di essi, questo può essere notato in ogni sequenza e nei personaggi presenti in esse. La struttura è ad anello in quanto prima ed ultima sequenza coincidono. La prima sequenza riguarda Renzo-Lucia-Agnese; la seconda Renzo-Serva-dottor Azzecca-garbugli; la terza coinvolge Lucia-Angesefra Galdino e infine la quarta che riguarda Renzo-Lucia-Agnese. Come si può notare in ogni sequenza vi sono sempre tre personaggi. Per quanto riguarda il tempo anche se al lettore può sembrare che sia già www.ABCtribe.com - la riproduzione non autorizzata è vietata in qualsiasi forma e modalità 6 trascorso molto tempo dall’incontro tra don Abbondio e i bravi, in realtà sono appena passate dodici ore da questo, avvenuto il 7 novembre; si è dunque alla mattina dell’8 novembre. Questa sensazione è data dal fatto che l’8 novembre si sviluppa in due capitoli, II e III; ovviamente questa sensazione viene alimentata delle frequenti digressioni di vario genere e da alcune descrizioni. Per quanto riguarda lo spazio possiamo notare una dualità tra spazi interni, chiusi ed esterni, aperti. Alla prima categoria rientra la stanza a pianterreno della casa di Lucia; è il rifugio, il luogo tranquillo in cui regna la sicurezza. Nella seconda invece rientra la strada per Lecco; qui Renzo è in preda alla rabbia ed alla disperazione. Un sentimento che cesserà di in lui soltanto dopo la notte passata sull'Arno. Per questa ragione lo spazio non è soltanto una scenografia delle azioni del romanzo, bensì un importante ritratto di una precisa situazione psicologica, tranquillità vs rabbia e sensazioni, come ad esempio nel IVcapitoloin cui domina la malinconia. Sempre alla seconda categoria appartiene anche lo studio del dottor Azzeca-garbugli, un ambiente in cui domina l'ingiustizia. Quindi nel romanzo lo spazio non è ridotto a semplice cosa, ma ha un ruolo fondamentale per capire i personaggi, il loro stato d’animo e così tutta la vicenda. Il Manzoni è un maestro nell'utilizzare diverse tecniche narrative all’interno di un solo capitolo. In questo, infatti si notano la compresenza del discorso indiretto:<<E con voce rotta dal pianto raccontò come, pochi giorni prima, mentre tornava alla filanda..., le era passato innanzi don Rodrigo>> e il discorso raccontato:<<Giunto al borgo, domandò dell'abitazione del dottore; gli fu indicata, e v'andò>>. Da non sottovalutare è l'utilizzo del flash-back; ad esempio quando Lucia racconta a Renzo e alla madre dell'incontro e delle molestie di don Rodrigo, quindi un racconto che riguarda fatti avvenuti in passato. Tecnica utilizzata con il duplice scopo di informare gli altri personaggi, e il lettore, di un avvenimento utile per capire la causa del rinvio delle nozze e per permettere al lettore di farsi un'idea più precisa del personaggio di don Rodrigo. La tematica dominante di questo III capitolo non è solo del capitolo, ma dell'intero romanzo ed è la giustizia che si materializza nella figura del dottor Azzecca-garbugli. L'avvocato, introdotto da Agnese, che rappresenta l'ancora di salvezza per i popolani. In teoria Azzeca-garbugli avrebbe dovuto garantire il trionfo della giustizia sull'illegalità esercitata da don Rodrigo nelle ripetute molestie alla giovane Lucia. Al contrario, come accade nella vita reale, e di questo ne è consapevole anche l’autore, il dottore si interessa alla legge solo perché gli suggerisce le trappole più efficaci per sottrarre i delinquenti alla giustizia. Come don Abbondio, Azzeca-garbugli ha il terrore di inimicarsi i potenti, non a caso, non appena sente la parole di don Rodrigo, abbandona Renzo al suo destino, cacciandolo dal suo studio. Questo comportamento viene www.ABCtribe.com - la riproduzione non autorizzata è vietata in qualsiasi forma e modalità 7