HUGO CABRET di Martin Scorsese Parigi, anni `30. Il piccolo Hugo

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HUGO CABRET di Martin Scorsese Parigi, anni `30. Il piccolo Hugo
HUGO CABRET di Martin Scorsese
Scheda a cura di Salvatore Marfella
Parigi, anni ‘30. Il piccolo Hugo Cabret è un orfano che vive nella stazione
ferroviaria di Montparnasse e conserva, come ultimo ricordo del padre, un piccolo
robot apparentemente inservibile che vorrebbe a tutti i costi riparare. Con l’aiuto della
coetanea Isabelle e dell’eccentrico orologiaio padre della ragazza, Hugo viene a
conoscenza, attraverso il robot, di alcuni segreti del passato che lo riporteranno
indietro nel tempo, in un mondo e in un’epoca in cui lo stesso orologiaio giocava un
ruolo importante…
Tratto da La straordinaria invenzione di Hugo Cabret di Brian Selznick, l’ultima
fatica di Martin Scorsese è un film assolutamente splendido a livello visivo (sfruttate
a pieno le potenzialità del 3D) e profondo a livello narrativo. Non è soltanto un
commosso omaggio al cinema e ai suoi pionieri (George Méliès su tutti ma si vedono
anche i Lumière, Harold Lloyd, Buster Keaton), è anche un film sull'importanza e la
necessità del Padre: la ricerca da parte di Hugo, che cerca di scoprire e decodificare
l'ultimo messaggio di suo padre, ma anche discorso sul Cinema e i suoi padri
fondatori e il loro devoto figlio Martin Scorsese. Apparentemente semplice e
favolistico a livello narrativo, il film nasconde un ampio sottotesto e può essere letto
a vari livelli: a livello metafisico, è una grande metafora della Creazione; a livello
metacinematografico, descrive il cinema come “fabbrica dei sogni” (ma anche degli
incubi); a livello artistico, suggerisce mirabilmente il sincretismo tra Cinema e
Letteratura. In questo senso uno dei film più personali di Scorsese, forse il suo
migliore dai tempi di Goodfellas (1990), una grande (e ottima) scorpacciata di
cinema. Candidato a 11 premi Oscar, ha vinto 5 statuette “minori” tra cui quella per
la scenografia agli italiani Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo. Nelle categorie
principali, l’Academy gli ha preferito l’osannato The Artist in una edizione dominata
dalla nostalgia per il vecchio cinema.