STRAUBOSCOPIE Rassegna audio-video musicale 2011 Sesto
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STRAUBOSCOPIE Rassegna audio-video musicale 2011 Sesto
ST RA U B OSC OP IE Rassegna audio-video musicale 2011 Sesto incontro Martedì 29 novembre 2011, ore 17 Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore I colo ri sono l'es p ressio ne sup erfi ciale dell a p rofon dit à . Cé zan ne (1989), U ne vis ite au Lo uv re (2003), T oute ré voluti on e st un c oup de dés (1977). La sesta ed ultima giornata di Strauboscopie proposte da Giovanni Morelli per la rassegna audio-video musicale 2011 - e la malinconia è già forte al pensiero che, probabilmente, non ci sarà un'edizione 2012 - offre tre esempi connessi all'arte pittorica messa in immagini dagli Straub. Se i colori simanifestano quale «espressione superficiale della profondità», questa può risiedere anche nell'intenzionale irrilevanza cronologica degli ultimi film prescelti - lasciata nella scansione pensata da Morelli che incastona le proiezioni tra l'Ottocento di Paul Cézanne e i primissimi decenni delle avanguardie storiche del Novecento. Anche se poi, a ben vedere, il centro di quella «profondità» si deve misurare con il senso della «verità», come ricorda la frase dello stesso Cézanne (ripresa nelle riflessioni del filosofo francese Jacques Derrida: «Io vi devo la verità in pittura e ve la dirò» (da una lettera a E. Bernard del 23 ottobre 1905). Data l'interconnessione forte esistente tra di loro, i primi due film sono di fatto da considerare una sola opera. Cé zan ne / Co nvers ati on a vce Jo ac hi m Gasq uet ); titolo originale: Paul Cézanne im Gespräch mit Joachim Gasquet; regia: Danièle Huillet e Jean-Marie Straub; fotografia (col.): Henri Alekan; aiuto regia: Hopi Lebel; interpreti: Danièle Huillet voce); suono: Louis Hochet, Georges Vaglio; riprese e attrezzature elettriche: Louis Cochet (tecnico illuminazione), Michael Esser (operatore m.d.p.), Stefan Zimmer (operatore m.d.p.); produzione: Straub-Huillet e Museo d'Orsay; origine: Francia, 1989; date di uscita: in Francia il 4 aprile 1990, in Germania il 17 febbraio 1991 (festival di Berlino), in Argentina soltanto il 3 aprile 2009; durata: 52'. Per il Cézanne, girato ad Aix-en-Provence e dintorni, in parte, davanti al massiccio modesto ma intero della Montagna SainteVictoire […] si può partire da un'osservazione del pittore stesso che conversando con Joachim Gasquet diceva: «Quel che cerco di tradurre per voi è più misterioso, s'immerge e s'installa alle radici stesse dell'essere, alla sorgente impalpabile delle sensazioni». […] Tuttavia, se nessun attore […] dà il proprio corpo al film, è perché la natura l'ha già fatto troppo, ed ogni altra sofferenza sarebbe stata insopportabile; qui si capisce anche che la pittura di Cézanne (come il cinema di Straub) sono lavoro solitudine e forse tortura, ma anche amore, e la sola esistenza possibile, l'unica capace di raccogliere e poi mettere in mostra […] tutta la materia necessaria al mondo, la possibilità e il desiderio di farlo esistere, il mondo, ogni giorno nuovo, vederne il pensiero e i movimenti, i gesti e i colori, in un piano (una serie di inquadrature senza serie né numero perché mobili e innumerevoli come il mondo intero, divise e unite) di cui il regista è il demiurgo responsabile, superbo e umile insieme: un creatore la cui creazione è capacità di vedere, sguardo, "visione", la sua "creatura" essendo naturalmente il cinema, cioè il mondo, nello spazio e nel tempo. Lo spettatore accetta volentieri di inserirsi nel lavoro del film (nel film al lavoro) perché insieme entrambi sono nel mondo, materia desiderata del mondo. […] La rinascita dei colori, il desiderio di materialità del mondo, non avvengono a caso: tutta la pittura di Cézanne ne è alla ricerca, evidentemente al di fuori di ogni naturalismo. La voce di Danièle Huillet dice nel film le tappe di questa ricerca; il testo di Cézanne non è estraneo per noi, non è una banda sonora sovrapposta e concomitante all'immagine: è il testo del film, come sono testo i suoi colori e la sua struttura - forma e struttura del mondo. (Anne-Marie Faux, Un souvenir de soleil, in «Cahiers du Cinéma», 430, aprile 1990) Une visi te au Lou vre (U na vi sit a al Lou v re): regia: Danièle Huillet, Jean-Marie Straub; soggetto: Joachim Gasquet, Danièle Huillet, Jean-Marie Straub: fotografia (colore): Renato Berta, William Lubtchansky; montaggio: Danièle Huillet e Jean-Marie Straub; interpreti e personaggi: Julie Koltaï (Paul Cézanne: voce), Jean-Marie Straub (Joachim Gasquet (voce); formato: 1.37:1; set: Chateau de Versailles, Versailles, Yvelines; Museo del Louvre, Paris 1, Museo Orsay, Paris 7 (Francia); produzione: Straub-Huillet, Atopic films, Centre National de la Cinématographie (CNC), Le Fresnoy Studio National des Arts Contemporains, Fondation de France, Ministère de la Culture, Strandfilm-Produktions, Zweites Deutsches Fernsehen, Terza Rete della RAI; distribuzione: Rai Tre; origine: Francia, Germania, Italia, 2004; durata: 49'. Une visite au Louvre è il […] film che costituisce un ritorno particolare, in un certo senso, alla parola e alla pittura di Cézanne (dopo il film omonimo realizzato dai due registi nel 1989). Ritorno a Cézanne che presenta al suo interno una serie di raddoppiamenti, di rimandi e slittamenti tali da rovesciare l’apparente semplicità della sua struttura e l’illusoria perentorietà del titolo. Il film si mostra infatti come il resoconto di una visita al Louvre fatta da Cézanne nel 1900. Aggirandosi tra le sale del museo parigino, il pittore commenta i quadri e gli artisti che si trova di fronte parlando con l’amico Joaquim Gasquet che l’accompagna. Gasquet trascrive le parole di Cézanne che diventano il testo di partenza del commento del film, affidato però non ad una voce maschile, ma alla voce recitante di Julie Koltaï, mentre di fronte allo sguardo dello spettatore compaiono i quadri commentati dal pittore. La semplicità è appunto apparente: le parole di Cézanne sono rimandate alla memoria di Gasquet (primo rinvio) e pronunciate da Julie Koltaï (secondo rinvio). Chi parla è (e al contempo non è) Cézanne. Le parole e le voci sono innestate una sull’altra e, ancora, ulteriormente innestate nel flusso delle immagini del film. Inoltre, nonostante il titolo (“Una” visita al Louvre), Straub/Huillet preparano due versioni del film, in cui, oltre a diversi attacchi del sonoro, a cambiare radicalmente sono le tre inquadrature in esterni (una all’inizio, una in mezzo e una alla fine del film) che mostrano una panoramica dalla Senna all’ingresso del Louvre, le cime degli alberi sul lungosenna mosse dal vento ed inquadrate da una finestra del museo e il bosco di Buti: le inquadrature sono prese dagli stessi punti ma in momenti diversi (terzo rinvio): ciò che si ascolta (e lo sguardo del pittore che origina i suoi commenti) avviene in un tempo determinato e al contempo indeterminato. L’orizzonte temporale cambia, come se le parole (già fuori tempo e fuori luogo) di Cézanne si raddoppiassero, si riproducessero in un nuovo tempo, in un altro momento. (Daniele Dottorini, La verità in pittura. Derrida, Straub, Cézanne, in Note di Teoria, «Filmcritica», 553). Una visita al Louvre di Straub/Huillet è un viaggio nella pittura, commentata attraverso le parole di un grande pittore come Cèzanne, un modo di attraversare i quadri esposti con rigore critico e tendenziosità, dai corpi ingessati del neo-classicismo sino al realismo di Courbet. (Edoardo Bruno, Editoriale, in «Filmcritica», dicembre 2004) Toute ré volu tion est un coup de dés / O gni rivolu zio ne è u n col po d i d adi: regia: Jean-Marie Straub; soggetto: dal poema Un coup des dés n'abolira le hasard (1897) di Stéphane Mallarmé; sottotitoli (italianii): Straub-Huillet; fotografia (col.): Willy Lubtchansky e Dominique Chapuis; suono: Louis Hochet, Alain Donauy; (re)citanti: Helmut Faerber, Michel Delahaye, Georges Goldfayn, Danièle Huillet, Malfred Blank, Marilù Parolini, Aksar Khaled, Andrea Spingler, Dominique Villain; produzione: Huillet-Straub; montaggio: Huillet-Straub; aiuto regia: Vincent Nordon, Pierre Donadieu; formato: 35mm; origine: Francia, 1977; durata: 11'. Dallo schema tradotto e preparato da Danièle Huillet e Jean-Marie Straub per il film, e quasi a riprendere l'incontro quinto del 22 novembre - Un luogo… una costellazione - si riportano di seguito due sezioni dal poema di Mallarmé - utilizzando quella indicata con IL CASO (da 116. a 122.) e le ultime dodici numerazioni (da 146. a 157, la fine.: UNA COSTELLAZIONE). Si possono assumere le parole seguenti, con le quali prendere commiato dalle Strauboscopie 2011 di Giovanni Morelli, ad un tempo una casualità e però anche, forse, un forte presagio del ricordo. Come non riandare allora all'ultimo verso? Ogni pensiero emette un colpo di dadi. ................................................................. 116. IL CASO ................................................................. 117. Cade la piuma 118. ritmico sospeso del sinistro 119. seppellirsi alle spume originali 120. da dove non è guari sussultò [così nel testo] il suo delirio fino a una cima 121. appassita 122. dalla neutralità identica del baratro ................................................................... […] ................................................................... 146. UNA COSTELLAZIONE ................................................................... 147. fredda d'obbligo e di desuetudine 148. non tanto 149. che essa non enumeri 150. su qualche superficie vacante e superiore 151. l'urto successivo 152. sideralmente 153. d'un conto totale in formazione 154. vegliante dubitante ruotante 155. brillante e mediante 156. prima di arrestarsi a qualche punto ultimo che lo sacri 157. Ogni Pensiero emette un Colpo di Dadi