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CÉZANNE
E GLI ARTISTI ITALIANI
DEL XX
SECOLO
Roma, Complesso del Vittoriano
4 ottobre 2013 - 2 febbraio 2014
CÉZANNE
E GLI ARTISTI ITALIANI
DEL XX
SECOLO
A cura di
Maria Teresa Benedetti e Alain Tapié
Complesso del Vittoriano, Roma
4 ottobre 2013 - 2 febbraio 2014
Organizzazione generale
Comunicare Organizzando
Paul Cézanne, Il Buffet, 1874-77, olio su tela, cm 65,5 x 81, Szépmuvészeti Muzeum, Budapest
Giorgio Morandi, Natura morta, 1919, olio su tela, cm 58 x 60
Collezione patrimonio artistico Eni
Giuseppe Capogrossi, Natura morta, 1946-47 (?), olio su tela, cm 58,9 x 72
Collezione privata
CÉZANNE
E GLI ARTISTI ITALIANI
DEL XX
SECOLO
L’opera intensa e monumentale di Paul Cézanne, la sua capacità di ridurre la forma
ai suoi termini essenziali, pur senza dimenticare l’esperienza che gli ha consentito
di scoprire la luminosità del colore, penetra nell’arte italiana del XX secolo, sia nutrendo la creatività degli artisti, sia operando una notevole suggestione a livello diffuso. L’esigenza strutturante, che ha indotto l’artista a operare una scelta fra i dati
naturali, la sua capacità di esaltare l’evidenza volumetrica e la consistenza degli
oggetti, fondendo i vari elementi in unità sintetiche, hanno costituito un esempio
da noi per molti versi fondamentale. La quotidianità elevata a simboli profondi, la
lunga insistenza sugli stessi temi sono stati intesi come elementi rappresentativi di
una altissima moralità dell’operare artistico, in grado di dare fiducia anche in momenti di disorientamento, rispondendo all’esigenza di un recupero di valori.
Quanto alla circolazione della sua opera nel nostro paese, presenze sporadiche si
registrano in varie esposizioni, dalla Prima mostra di Impressionismo francese a Firenze nel 1910 curata da Ardengo Soffici, alla rassegna dedicata a Cézanne alla
Biennale veneziana del 1920, con 28 dipinti provenienti quasi esclusivamente dalle
collezioni fiorentine Fabbri e Loeser, poi disperse negli anni Venti. Fin dall’inizio
del secondo decennio, letterati, critici e artisti si occupano di Cézanne sulle pagine
de “La Voce”, rivista nei cui quaderni escono tavole delle sue opere. Soffici intende
lo spirito di geometria e la sintesi formale cézanniana come preziose specificità e
Paul Cézanne, Bagnanti, ca. 1895, olio su tela, cm 28 x 44 , Musée Granet, Aix-en-Provence
Fausto Pirandello, Bagnanti nella rifrazione, 1960, olio su tela, cm 97x135, Collezione privata
Felice Carena, Le bagnanti, 1938, olio su tela, cm 84,5 x 105, Museo d'Arte Moderna "Mario Rimoldi", Cortina d'Ampezzo
Felice Casorati, Concerto, 1924, tempera su tavola di compensato cm 152 x 151, Rai Direzione Generale, Torino
Paul Cézanne, La strada in salita, 1870-1882, olio su tela, cm 61 x 74,3, National Gallery of Victoria
Carlo Carrà, La chiesa romanica, 1927, olio su tela, cm 70x91, Collezione privata
Roberto Longhi, nel 1914, definisce Cézanne “il più grande artista dell’era moderna,
il cui testamento pittorico potrebbe essere quello di Piero dei Franceschi”. L’artista
è avvertito da un lato come un innovatore, padre del Cubismo e dell’arte pura, dall’altro come un classico, vicino ai grandi esempi della nostra tradizione. Inoltre,
nell’atmosfera di rinnovamento creatasi dopo il secondo conflitto mondiale, la tendenza alla disintegrazione dell’immagine, evidente nell’ultima parte del percorso
cézanniano, suggerisce vie nuove e ardite ad artisti pronti ad affrontare le esperienze dei linguaggi astratti.
Questi due termini costituiscono gli estremi della nostra indagine. Riferiamoci ora
direttamente ad alcuni artisti, fra i più importanti, per definire il taglio della mostra,
documentare il metodo adottato, mostrando al vivo, ove possibile, un confronto diretto fra le opere.
Umberto Boccioni, conclusa da leader l’esperienza futurista, ritorna nel 1915 alla
figurazione utilizzando una materia cromatica densa, ottenuta attraverso una solidificazione della luce. Nelle non numerose opere, eseguite fino alla metà del 1916
(fra le quali campeggia il Ritratto del maestro Ferruccio Busoni), data della morte a
soli 34 anni, egli si volge alla lezione del pittore francese, intesa come stimolo fondamentale nei confronti della necessità urgente di un mutamento.
Il più cézanniano degli artisti italiani, Giorgio Morandi, è vicino a Cézanne nella
scelta di pochi temi, oltre che nell’analogia di una vita sobria e severa, fedele ai
luoghi nativi. Fin da ragazzo, egli entra in contatto con l’artista che avrebbe rappresentato per lui una fonte figurativa fondamentale, oltre che la principale spinta
propulsiva per intraprendere un cammino di modernità.
Le citazioni di opere cézanniane riscontrabili nei suoi quadri giovanili (dal Paesag-
Paul Cézanne, Madame Cézanne con il ventaglio, 1878 - 1888 ca.
olio su tela, cm 92,5 x 73,5, Fondazione Bührle, Zurigo
Paul Cézanne, Victor Chocquet, 1877
olio su tela, cm 35 x 27, Virginia Museum of Fine Arts, Richmond
Umberto Boccioni, Sintesi plastica di figura seduta (Silvia), 1915
olio su tela cm 84 x 64, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma
Mario Sironi, Autoritratto, 1909
olio su tela, Collezione privata
gio del 1911, mutuato su La tranchée di Cézanne, al Paesaggio del 1914, che riproduce parte del Pont de Maincy, alle Bagnanti del 1916, mutuate anch’esse su Cézanne) sono, come dirà egli stesso, analoghe agli esercizi di un pianista, utili per
raggiungere il proprio stile. E l’influsso del maestro francese rimane fortemente evidente nel suo lavoro, in particolare nelle nature morte e nei paesaggi dal 1919 alla
fine degli anni Venti.
Gino Severini (uno degli Italiens de Paris, insieme a Modigliani, De Pisis, Tozzi, Paresce e altri), nonostante un atteggiamento critico, assume da Cézanne suggestioni
e spunti iconografici e creativi. Nelle nature morte dei primi anni Venti rivisita Cézanne con le regole del numero e del compasso, confermando quanto scriveva nel
suo articolo su Cézanne e il cézannismo pubblicato nel 1921 sulla rivista “L’Esprit
Nouveau”. Ne è esempio probante il dipinto Joueurs de cartes (1924), mutuato
sull’omonima opera di Cézanne ora al Metropolitan Museum di New York, il cui
tema è interpretato dall’artista italiano, con le maschere della Commedia dell’Arte
in chiave fortemente geometrizzante.
Un coacervo frastagliato e contraddittorio di progetti e tensioni anima la vita della
rivista “Valori Plastici” di Mario Broglio attiva dalla fine del 1918 al 1922 e punto
di riferimento importante per la cultura di quegli anni. Giorgio De Chirico vi dibatte
i temi della metafisica e auspica un “ritorno al mestiere”; Carlo Carrà parla di “italianismo artistico”, accampa diritti di italianità anche su Cézanne (fatto provenire
da Cesena in Romagna o da Cesana in Piemonte!), mentre Alberto Savinio, nell’avallare una rinascita del classicismo, vede in Cézanne l’artista capace di dare
vita a un suo ritorno in termini non accademici e moderni. Con Morandi, definito
Paul Cézanne, Paesaggio Blu, 1904-1906, olio su tela, cm 100,5 x 81, Museo Statale Ermitage, S. Pietroburgo
da De Chirico “un artigiano che fa da sé e guarda gli oggetti nel loro aspetto eterno”,
troviamo altri pittori, capaci di riflettere l’esperienza cézanniana: da Felice Casorati a
Felice Carena a Roberto Melli, al già citato Soffici, a Edita Broglio, allo stesso Broglio.
Analogamente in alcuni dei protagonisti della “Scuola romana”, da Francesco Trombadori ad Antonio Donghi, Riccardo Francalancia e Franco Gentilini, aleggia ancora
il gusto volumetrico di Cézanne, la capacità di rendere oggetti e paesaggi con la saldezza del suo colore, la sua inconfondibile energia plastica. Inoltre, nella temperie
del “Novecento”, il movimento che, guidato da Margherita Sarfatti, si propone di
saldare il linguaggio della modernità alla grande tradizione italiana, si evidenziano
parentele cézanniane in opere di
Mario
Sironi,
Achille
Funi,
Ubaldo Oppi, Piero Marussig e
altri.
Nel secondo dopoguerra, in particolare per il magistero di Lionello Venturi e per l’attenzione
verso il linguaggio ellittico dell’ultimo Cézanne, si possono avvicinare
a
lui
artisti
che
affrontano anche stilemi astratti o
“astratto-concreti”, da Afro a
Scialoja, Corpora, Morlotti, Pirandello.
Umberto Boccioni, Ritratto del Maestro Busoni, 1916, olio su tela, cm 176 x 121
Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma
CÉZANNE
E GLI ARTISTI ITALIANI
DEL XX
SECOLO
4 ottobre 2013 - 2 febbraio 2014
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Roma Capitale
A cura di
Maria Teresa Benedetti
Alain Tapié
Comitato Scientifico del Complesso del Vittoriano
Romano Ugolini
Presidente
Presidente dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano
Louis Godart
Consigliere Culturale del Presidente della Repubblica Italiana
Federica Galloni
Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio
Claudio Strinati
Direttore Generale di staff
presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Umberto Broccoli
Sovraintendente ai Beni Culturali di Roma Capitale
Richard R. Brettell
Ordinario di Arte ed Estetica, University of Texas, Dallas
Maria Teresa Benedetti
Storica dell’arte
Alessandro Nicosia
Presidente di Comunicare Organizzando
Musei prestatori
Foundation E. G. Bührle, Zurigo
Musée Granet, Aix en Provence
Musée d’Orsay, Parigi
Museo Statale Ermitage, S. Pietroburgo
Museu de Arte de São Paulo, San Paolo del Brasile
National Gallery of Victoria
Szépmuvészeti Muzeum, Budapest
The Israel Museum, Gerusalemme
Virginia Museum of Fine Arts, Richmond
Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale
Galleria di Arte Moderna, Torino
Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma
Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese, Roma
Museo d'Arte Moderna di Bologna
Museo d'Arte Moderna "Mario Rimoldi", Cortina d'Ampezzo
Paul Cézanne, Frutta, 1879 ca., olio su tela, cm 45 x 55,3, Museo Statale Ermitage, S. Pietroburgo