Come è bello far l`amore da Trieste in giù!

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Come è bello far l`amore da Trieste in giù!
A PRESCINDERE
Come è bello far l’amore da Trieste in giù!
di Francesco de Blasio
L’
L’Italia è una repubblica fondata sul
lavoro. Così recita, all’art. 1, l’incipit della
Costituzionale Italiana. Unica ed indivisibile c’è scritto in un’altra parte del medesimo documento. Eppure, è a tutti noto
che esistono innumerevoli differenze tra le
varie Regioni del nostro Paese; differenze
culinarie, dialettali, musicali, dei costumi,
delle mode, e finanche religiose.
Se entriamo, ad esempio, in un ristorante
italiano di Boston oppure in uno di New
96 York, statene pur certi, mangeremo in
modo assai differente, a seconda se il
cuoco è di Modena o di Palermo.
Ed ancora, una sartoria o un negozio di
moda italiani, proporranno abiti o cravatte di foggia assai diversi se il sarto è
milanese o napoletano.
Very interestingly, anche le arti amatorie
sono vissute e praticate in modo differente
nella varie Regioni italiane. A tale proposito, ricordo una piacevole serata trascorsa
al ristorante del Grand Hotel Baglioni di
Firenze, in occasione della cena sociale di
un interessante convegno organizzato da
Giorgio Scano su La Dispnea.
Al termine della cena, nell’attesa del caffé
(che io stia inesorabilmente invecchiando
mi viene puntualmente confermato dal
fatto che il caffé preso di sera non mi fa
dormire!) si cominciò a raccontare barzellette. Anche in questo caso, la differenza
tra una Regione ed un’altra venne fuori
prorompente. Infatti, al tavolo c’erano
Giuseppe Di Maria di Catania, Riccardo
Pellegrino di Cuneo, Giorgio Scano di
Firenze/Iglesias, Antonio Schiavulli di
Roma/Monza/Trieste ed il sottoscritto di
Napoli. Le barzellette, i modi di raccontarle, gli accenti e la gestualità erano
estremamente diverse.
Dopo averne raccontate personalmente
due o tre (tra cui quella mitica della rana,
lo spazio a mia disposizione è poco, per
cui fatevela raccontare da Antonio o dalla
sua incantevole compagna Ariella che da
allora ancora sta ridendo), venne il turno
di Riccardo che con un intercalare più che
piemontese definirei occitano, ne sfornò
un paio davvero graziose, fino a quella che
racconta dell’indagine commissionata da
un giornale nazionale sulle abitudini amatorie degli italiani. L’improvvido giornalista si reca, quindi, in tre diverse città
(Palermo, Milano e Roma) interrogando
gli indigeni sulla posizione preferita nel
fare l’amore (sic!). Sempre per brevità,
tralascio i dettagli sulle prime due risposte
(rispettivamente di un maschio siculo e di
uno lumbard). Una volta giunto nella
capitale, alla domanda di rito formulata
dal giornalista, l’impavido burino
risponde citando una ultranota posizione
del kamasutra, il cui nome è particolarmente consonante con il dialetto romanesco/trasteverino. Ed alla puntuale
domanda del giornalista su cosa ci vedesse
di particolare in quella acrobatica
posizione, il nostro latin lover afferma
“Che ce vedo ?!? Io c’ho visto tutta la
Coppa UEFA!!!”.
Roma, Palermo, Milano. D’accordo. Sono
punti chiave, simboli geografici d’Italia.
Ma, come sottolineato anche dalla mitica
Raffaella Carrà, a Trieste, come fanno l’amore ? Io non lo so, anche perché non ci
sono mai stato (e pure se ci fossi stato…).
Però so a chi chiedere… Direttoreeee!!!
A PRESCINDERE