Istituto MEME: Soccorso e scena del crimine
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Istituto MEME: Soccorso e scena del crimine
Istituto MEME associato a Université Européenne Jean Monnet A.I.S.B.L. Bruxelles SOCCORSO E SCENA DEL CRIMINE Una complicata relazione Scuola di Specializzazione: Scienze Criminologiche Relatore: Dr.ssa Roberta Frison Tesista Specializzando: Stefano Rolando Anno di corso: Primo Modena: 6 settembre 2014 Anno Accademico: 2013 - 2014 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 Indice dei Contenuti Introduzione ........................................................................................................ 3 1. Il sopralluogo tecnico-giudiziario sulla scena del crimine ………..……… 4 1.1. La ricerca delle tracce ………………………………...…….......... 7 1.2. Gli strumenti di indagine …………………………......……..…… 9 1.3. L’ordinamento processuale penale ………………...……………. 15 2. I soccorritori sulla scena del crimine …………………………..………… 21 2.1. Elementi di medicina legale e protocolli operativi sanitari ...…...… 23 2.1.1.Traumatologia …………………………..………...………. 24 2.1.1.1. Lesioni da corpo contundente ………….....…….. 24 2.1.1.2. Lesioni da arma bianca ……………..……...…… 28 2.1.1.3. lesioni da arma da fuoco ………………………... 33 2.1.1.4. lesioni di tipo complesso: l’investimento e l’incidente stradale …............…. 37 2.1.2. Asfissiologia …………...………………………...……….. 38 2.1.3. Conclusioni ……………..………….………...……...…… 41 3. Lo stress nel personale di soccorso ………………………...…………...… 43 3.1. Le reazioni patologiche alle situazioni di stress traumatico …..…... 44 3.1.1. Disturbo post-traumatico da stress (PTSD) ……….......…. 45 3.1.2. Disturbo acuto da stress (DAS) …………………………... 46 3.1.3. Disturbi dell’Adattamento ……………….……….……… 47 3.1.4. Altri disturbi …….……………...…………..…………….. 48 3.2. Sindrome del burn-out ………………….………….………...……. 48 3.3. Conclusioni …………………………………..……….……...……. 50 Conclusioni ………………………………………………………...……….… 53 Bibliografia …………………………………………...……….…………….... 54 Sitografia …………………………………..………….……………………… 56 ___________________________________________________________________ 2 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 INTRODUZIONE La scena del crimine è il fulcro di ogni indagine, è il “luogo” nel quale sono rinchiuse tutte le domande e le risposte per la risoluzione di un evento criminoso. Nel corso dei secoli si è compresa l’importanza di questa affermazione, sviluppando metodi sempre più efficienti ed efficaci per rispondere alle domande che la scena pone, studiando parallelamente nuove tecnologie che potessero aiutare a “leggere” gli elementi oggettivi riscontrati. Un tassello di discontinuità nella meticolosità del lavoro effettuato, oltre l’impianto normativo penale anacronistico, è costituito dal mancato protocollo di intervento congiunto con altri operatori presenti sulla scena del crimine: i soccorsi sanitari. Pensando alla scena del crimine, si pensa al delitto (inteso come omicidio e non nella sua connotazione giuridica), e al personale in tuta bianca che effettua i rilievi del caso intorno al cadavere; dobbiamo però considerare che non sempre un crimine si conclude con l’assassinio, e che ci potranno essere persone, rimaste coinvolte nel reato, che hanno bisogno di soccorso sanitario appropriato. Si instaura dunque una situazione complessa, poiché il lavoro del sanitario, molto spesso, mette in seria difficoltà il lavoro dell’investigatore, scuotendo i delicati equilibri e distruggendo le effimere tracce presenti sul luogo di un reato. Serve dunque capirsi l’un l’altro per poter dialogare correttamente all’interno di una scena del crimine al fine di preservare le tracce (che divenute indizi e prove) serviranno a assicurare il reo alla giustizia, e al contempo permettere ai soccorritori di prestare assistenza a chi ancora ne avrà bisogno. Analizzeremo dunque la scena del crimine, attraverso l’impianto normativo e le teorie che la colorano di significato, passando attraverso il lavoro del sanitario sulla scena, concludendo con l’impatto emotivo di chi lavora a stretto contatto con la brutalità della società. ___________________________________________________________________ 3 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 1. IL SOPRALLUOGO TECNICO-GIUDIZIARIO SULLA SCENA DEL CRIMINE1 “La scena del crimine è lo spazio fisico territoriale, concettuale e virtuale nel quale si è svolto il crimine. L’insieme delle zone, dei luoghi e dei percorsi nei quali si è compiuto l’evento criminoso con collegamento diretto alla vittima, al bene aggredito, alla combinazione criminale che ha ideato, pianificato ed agito il progetto criminoso”.2 • Lo spazio fisico territoriale contiene e coinvolge spazi, luoghi geografici e topografici ben precisi, i luoghi del crimine, le aree del crimine, i percorsi del crimine, i tragitti. • Lo spazio concettuale è il risultato di un processo di astrazione con conseguente rappresentazione e categorizzazione logica di convenzioni, di eventi, di comportamenti, di relazioni e dei contatti tra i vari personaggi della vicenda. • Lo spazio virtuale è il tipo ipotetico e ideativo, con luoghi e zone utili a costruzioni e simulazioni. La scena del crimine contiene, nasconde, porta e propone tracce e informazioni che devono essere percepite, recepite, lette, decriptate, interpretate, elaborate e organizzate. Queste tracce e informazioni possono essere fisiche, chimiche, biologiche, logiche, concettuali, comportamentali ed euristiche. Va da sé che la scena del crimine – il luogo in cui è stato commesso un reato – è di fondamentale importanza. E’ da lì che si parte con le indagini ed è lì che, salvo qualche eccezione, si nascondono i dettagli più importanti per scoprire l’autore del reato. 1 2 Ceccaroli Geo, Primo dirigente della Polizia di Stato t.SFP, in Soccorso e Scena del crimine: problematiche e strategie operative, Athena editore, 2013. Concas Alessandra: Le indagini sulla scena del crimine, definizione e disciplina del codice di procedura penale, 2013. ___________________________________________________________________ 4 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 Con scena del crimine, però, si tende ad indicare una zona, più o meno vasta, che può essere divisa in due parti: la scena del crimine primaria, ossia dove è avvenuto il reato e la scena del crimine secondaria, dove è possibile che la vittima o l’autore abbiano agito prima del reato. "Ai simboli è da richiedere che essi si prestino alla ricerca; ciò succede principalmente quando essi esprimono in modo conciso e quasi dipingono l'intima natura della cosa, perché essi allora risparmiano mirabilmente lo sforzo del pensiero".3 Il sopralluogo propriamente detto è classicamente indicato come un insieme di procedure tese a cristallizzare lo scenario di un fatto-reato, descriverne l'ambiente e costituire quello che il noto medico legale del ‘900 Ottolenghi definiva: "il ritratto parlato… [che] rappresenta il documento più importante di tutto l'incartamento processuale, la base di qualsiasi altra indagine di polizia giudiziaria per l'accertamento dei reati e la ricerca dei rei". Tuttavia nel concetto di sopralluogo rientrano un nugolo di attività non solo descrittive ma anche e soprattutto di ricerca, di esaltazione e di raccolta di tutti quegli elementi potenzialmente probanti individualizzati successivamente dai laboratori forensi. Una volta identificate, le fonti di prova dovranno essere, quindi, "ricollocate spazialmente e temporalmente" all'interno dello scenario per addivenire alla ricostruzione della più probabile dinamica dell'evento. Tuttavia, se la capacità d'indagine di laboratorio ha fatto impressionanti progressi, grazie all'evoluzione delle metodiche e delle strumentazioni in grado di penetrare nel mondo dell'infinitamente piccolo - vedasi la genetica forense - non si può dire altrettanto per le procedure e per gli equipaggiamenti dedicati all'analisi della scena del crimine. Solo di recente, anche in virtù della peculiarità di molti crimini, si è assistito ad una rinnovata attenzione sul tema. Pubblicazioni scientifiche dedicate e le fonti aperte illustrano l'ampia diffusione 3 Leibnitz. 1704. ___________________________________________________________________ 5 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 di procedure o anche semplici suggerimenti per il corretto approccio alla scena di un delitto, distinguendo il primo intervento da parte del personale non qualificato, tipico di una pattuglia di polizia, da quello condotto da nuclei specializzati. Barry Fisher4, nel suo celebre trattato, individuò delle Golden Rules del primo approccio, le cosiddette Crime Scene Do and Dont’s (lett. Quello che c’è da fare e da non fare sulla scena del crimine) ossia guide snelle e di facile comprensione da seguire durante le concitate fasi di arrivo sulla scena di un crimine da parte di personale generico, per evitare errori grossolani e ridurre il rischio di contaminazione. Riguardo alla sistematica del sopralluogo, la letteratura classica offre un'ampia gamma di teorie passando dalle five W tipiche dell'investigatore, all'approccio analitico obiettivo di Ottolenghi5 , all'esame critico di Margot6 , al metodo della "scansione" di Pannain7. Il metodo sicuramente più interessante ed innovativo è quello che vede applicata la logica "abduttiva" di peirciana memoria8, al processo di analisi di uno scenario complesso, in quanto unica in grado di formulare nuove ed aggiornate ipotesi di lavoro. Questo modello d’investigazione classica doyliana, è completato dal severo vaglio critico e dalla verifica continua delle iniziali ipotesi temporanee, attraverso la ricerca simultanea di elementi volti sia a conferma che a smentita (“falsificazione9”), nonché il costante esame delle informazioni che nascono alla luce del ritrovamento delle nuove fonti di prova. 4 Tecniques of Crime Scene Investigation di Barry Fisher, CRC ed. 2003. Interpretazione e valutazione singola di ogni dato raccolto rispetto le varie ipotesi diagnostiche; comparazione fra il significato e il valore dei diversi dati di fatto raccolti; considerazioni comparative delle varie ipotesi possibili, secondo il significato dei diversi dati di fatto fra di loro concordanti; conclusioni sulla specie di reato. 6 Fissazione dello stato dei luoghi. Ricerca e prelievo delle tracce. Formulazioni delle ipotesi. Ricerca di altri indizi. Prelievo di materiali di comparazione. Critica del ragionamento. Esami ed analisi di laboratorio. Verifica e validità degli elementi di prova. 7 Raccolta indiscriminata di dati. Studio (analisi e sintesi) di tutti gli elementi. Valutazione dei dati e varie ipotesi di soluzioni. Assemblaggio scientifico e circostanziale dei dati. 8 Charles Sanders Peirce (1839-1914) matematico, filosofo e semiologo statunitense. 9 Karl Popper, Congetture e confutazioni. Lo sviluppo della conoscenza scientifica [1969], Il Mulino, Bologna, 1972. 5 ___________________________________________________________________ 6 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 In virtù della mutevolezza degli scenari, quindi, accanto al classico concetto tanto caro al mondo anglosassone di walk through, inteso come insieme di operazioni aventi carattere valutativo prodromiche e preparatorie alla ricerca delle tracce, si dovrà affiancare quello di learning through, inteso come apprendimento progressivo dalla scena e adeguamento dello strumento operativo alla situazione. A differenza del giudizio percettivo, l'inferenza abduttiva è basata su una profonda analisi logica dei segni. Si dovrebbe correttamente parlare, difatti, di semeiotica del sopralluogo, come osservazione ed analisi di un fenomeno, formulazione abduttiva di ipotesi e ricerca successiva degli elementi in grado di completare l'inferenza. Quindi il sopralluogo è da intendersi non come la semplice osservazione e descrizione di uno scenario, ma piuttosto come l'interpretazione della realtà osservata attraverso l'esame prospettico delle prove. Il processo di contestualizzazione delle tracce ai fatti, pertanto, non solo conduce alla ricostruzione criminodinamica dei fatti, ma snellisce anche il numero di reperti acquisibili, consentendo esclusivamente l'introduzione di prove qualificate all'interno dei laboratori di prova. 1.1. La ricerca delle tracce "C'è sempre sulla scena di un delitto recente qualche cosa che rimaneva ad aleggiare nell'aria, un segno invisibile che non è possibile rilevare con la polvere per le impronte o con il luminol o con qualsiasi altro mezzo a disposizione degli investigatori o degli esperti della scientifica. È come se il senso narcisistico della morte non fosse mai pienamente appagato e lasciasse dietro di sé una scia per strappare un ultimo implacabile applauso”.10 Gli investigatori cercano di dare una risposta a tutti quegli interrogativi che una 10 G. Faletti 2004, Niente di vero tranne gli occhi. ___________________________________________________________________ 7 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 scena del crimine propone, attraverso quello che gli americani chiamano le cinque W e un H, ovvero: “who”, “when”, “where”, “Why”, “what” e “how”. • Where e What, dove e cosa è successo, una risposta è possibile arrivando sul luogo del delitto, documentando ogni cosa con apparecchi da ripresa sempre più sofisticati, raccogliendo tutte le informazioni e le tracce lasciate dal reo. • Who, chi. Per prima cosa occorre conoscere l’identità della vittima, perché da qui scatteranno le indagini che porteranno a scoprire “chi” ha commesso il fatto. • When, quando. Se non ci sono testimoni diretti, allora sarà la vittima o il suo cadavere ad essere interrogato. • How, come. Il modo in cui la vittima è morta, i mezzi che l’assassino ha impiegato. • Why, perché. Si uccide per passione, per denaro, per vendetta. Qualche volta per un banale litigio. Ma un motivo c’è sempre, e quando il perché lascia una normalità anche drammatica e s’insinua nelle pieghe della perversione, ecco che tocca agli psichiatri forensi, gli investigatori della follia omicida.11 Ne consegue la necessità pratica di essere in grado di rispondere logicamente a questi quesiti, anche quando risposta non si trova, poiché il risultato negativo di un accertamento, l'assenza di tracce, è di per sé una traccia. Pertanto il giudizio predittivo scaturente dalla logica causa-effetto, consente di comprendere il mancato ritrovamento di un oggetto come codice interpretativo ad alto valore probante. "Whenever you have excluded the impossibility, whatever remains, however improbable, must be the truth".12 Pertanto se il sopralluogo come insieme di criteri logici rappresenta la fase strategica per l'analisi della scena del crimine, la ricerca delle tracce, unitamente ai rilievi fotografici, descrittivi e planimetrici, indicati nel complesso come "rilievi tecnici" ne costituiscono il momento tattico. 11 Lucarelli Carlo e Picozzi Massimo, Scena del crimine, I edizione, Mondadori Editore, Milano, 2005, pp. 5-6. 12 Sir A. Conan Doyle, The sign of four, 1890. ___________________________________________________________________ 8 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 Il punto di partenza è sempre il Principio di Locard secondo cui due corpi che entrano in contatto scambiano reciprocamente del materiale sotto forme diverse. Parallelamente lo stesso principio sostiene scientificamente la possibilità di contaminazioni e di alterazioni da parte di chiunque altro, investigatori compresi, entri in contatto con la scena. Appare determinante, quindi, come regola basilare che sulla scena ci si debba muovere sempre con criterio e sistematicità per evitare alterazioni o cambiamenti dello stato dei luoghi fuorviante per l'interpretazione dei fatti e per evitare di tralasciare importanti operazioni. Durante le fasi di ricerca delle prove gli esperti invece procederanno ancor più con rigore per evitare di tralasciare elementi importanti. Esistono diversi pattern o metodi di ricerca delle tracce: a strisce, a spirale, a griglia, a zone, a raggiera e point to point: ognuno presenta dei vantaggi e degli svantaggi e la scelta dipende essenzialmente dall'ambiente (interno/esterno), dalle dimensioni, dalla complessità, dalla dispersione delle tracce, dalla presenza di ostacoli e dalle condizioni d’illuminazione. Uno degli scopi del sopralluogo tecnico è quello di ricercare ed assicurare gli indizi materiali quali elementi oggettivi di verifica delle testimonianze e delle varie ipotesi investigative che emergono in una indagine classica di polizia. 1.2. Gli strumenti di indagine13 Accanto alla sistematica del sopralluogo vi è quell'insieme di procedure tecniche e metodiche scientifiche tese all’esaltazione di una traccia latente e alla sua fissazione nel contesto spaziale. Nel settore della ricerca per esempio le tecniche elettive sono quelle ottiche che prevedono l'impiego di sorgenti di luce come le alternate light source o laser source e le camere iperspettrali, le quali grazie 13 www.carabinieri.it/Internet/Editoria/Rassegna+Arma/2010/1/Studi/03_Saravo ___________________________________________________________________ 9 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 all'interazione non distruttiva tra l'onda elettromagnetica e la materia, espandono il potere di osservazione dell'operatore consentendo l'individuazione della traccia, prodromicamente a qualsiasi scelta di esaltazione chimico-fisica. Altresì le stesse agevolano l'individuazione delle tracce di calzature, reperto fondamentale nella fase di sviluppo del sopralluogo, in quanto costituiscono un elemento di riscontro diretto in merito al numero di autori, ai movimenti effettuati, all'intenzionalità o casualità degli spostamenti, nonché coadiuvano abduttivamente l'operatore nella ricerca delle altre fonti di prova. Polveri dattiloscopiche, cianoacrilato, luminol e reattivi simili consentono, invece, l’individuazione e l'estrapolazione dal substrato delle tracce papillari ed ematiche latenti, mentre kit diagnostici immunocromatografici offrono oggi la possibilità di valutazioni sul posto di tracce chimiche (stupefacenti, esplosivi, ecc.) ovvero permettono la determinazione campale della natura e/o della specie tassonomica di una macchia biologica prima del successivo repertamento. Una grande innovazione introdotta di recente fa invece riferimento alla strumentazione dedicata alla "fissazione dei luoghi". Le tecniche video fotografiche consentono la cristallizzazione degli ambienti e delle relative tracce che, abbinate al rilievo planimetrico, forniscono il prezioso strumento di analisi spaziale degli ambienti e degli oggetti in essi presenti, fondamentale sia per le valutazioni interpretative da parte degli operatori sia per l'esaustiva documentazione ai fini dibattimentali. Nell'ultimo decennio la tecnologia ha fatto progressi decisamente interessanti immettendo sul mercato apparati sofisticati dedicati alla ripresa degli spazi e, grazie a tecniche fotogrammetriche, anche di misurarli. La fotogrammetria permette di elaborare le immagini digitali e attraverso algoritmi specifici consente di misurare le distanze con elevati margini di accuratezza. Il vantaggio apportato da una misurazione fatta con strumenti digitali rispetto ad una realizzata con apparati analogici è in primo luogo paradigmatico e non solamente quantitativo. ___________________________________________________________________ 10 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 L'atto della misurazione analogica in una scena richiede la presenza umana al fine di determinare costantemente le misure ritenute necessarie, mentre l'omologa operazione digitale presuppone un ampliamento delle possibilità. Difatti l'operazione può essere scomposta in due distinte fasi: raccolta delle informazioni (fase di input) e processamento dei dati raccolti (fase di elaborazione). Il paradigma digitale permette quindi di raccogliere tutti i dati indipendentemente dalle scelte iniziali dell'operatore, il quale in fase di processamento sceglierà ciò che riterrà determinante per le sue finalità, ma il dato generale, da intendersi come fonte di prova, sarà comunque registrato e valutato alla bisogna. Queste misurazioni potranno poi essere elaborate in una seconda fase, attingendo semplicemente all'archivio digitale (contenente tutte le misurazioni possibili) e scegliendo i dati che si vogliono elaborare ai fini di un’ulteriore analisi scientifica. Nella fase di ricollocamento spaziale e temporale delle fonti di prova, gli strumenti digitali permettono anche di simulare e vagliare le differenti ipotesi. Peraltro tecnologie ancor più avanzate, ma oggi sempre più diffuse, di realtà virtuale e Augmented Reality14 permettono di valutare immersivamente la ricostruzione avendo una corrispondenza oggettiva con la scena originale. Le riprese effettuate mediante sistema spheron catturano in grafica raster un ambiente ad alta risoluzione (ca 5.300 x 10.600 pixel). Il risultato è una bolla di informazioni digitali a 360° gestibili ai limiti della risoluzione e di massima anche misurabile grazie a tecniche stereo fotogrammetriche. In virtù di un software dedicato la realtà sferica ripresa potrà essere scomposta in 8 fotogrammi e unitamente alla descrizione degli elementi in essa presente, Con Augmented reality (realtà aumentata), già utilizzata in campo militare, s’intende una sovrapposizione della realtà percepita con una realtà virtuale ottenuta attraverso la conversione delle misurazioni in punti tridimensionali. La simulazione della scena viene "aumentata" da oggetti virtuali che forniscono informazioni supplementari della scena reale. 14 ___________________________________________________________________ 11 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 andare a costituire una fonte determinante per il rilievo descrittivo. A differenza della fotocamera sferica, la scansione laser 3D è una tecnologia solitamente impiegata in applicazioni ingegneristiche. La più comune è quella definita as built, come acquisizione della realtà fisico-spaziale nella sua configurazione attuale, con la conservazione, quindi, delle caratteristiche morfologiche dell'oggetto ripreso e del suo immediato contesto spaziale nel periodo temporale di prelievo. Una scansione pertanto è la ripresa punto per punto della realtà; maggiore sarà la densità dei punti misurati, più fedele sarà la riproduzione dello scenario. Le caratteristiche tecniche del dato fornito hanno creato nuove opportunità operative per le discipline del rilievo, definibile per tale ragione con il titolo di "Rilievo ad Alta Risoluzione" (High Definition Survey HDS). La nuvola di punti, composta di tutti i punti individuati durante la raccolta di dati dal laser scanner, rappresenta, infatti, una nuova realtà oggettiva certa, punto di partenza alla determinazione quantitativa della materia. La "nuvola di punti" può essere considerata quale nuovo oggetto/ambiente CAD: un'entità composta di una collezione di coordinate (x, y, z), in grado di descrivere un oggetto/scena fisica, catturate da uno strumento di raccolta-dati. Nel suo stato originale, il sistema di coordinate della nuvola di punti è definito dalla posizione/orientamento dello strumento di acquisizione. Il sistema laser è in grado di misurare la distanza tra l'origine dello strumento e la superficie colpita e dal controllo degli angoli orizzontale e verticale della traiettoria rispetto al sistema di riferimento e grazie a formule puramente topografiche restituisce il valore della coordinata nelle tre dimensioni. Sono disponibili commercialmente sistemi in grado di catturare fino a 500.000 punti al secondo con un errore al di sotto del mm nell'ambito di distanza intorno i 10 m. Il risultato sarà uno spazio d’informazioni perfettamente misurabile entro il quale l'operatore potrà liberamente muoversi, effettuare misurazioni, determinare angoli di impatto di macchie di sangue e proiettili, per la successiva elaborazione e ricostruzione di una dinamica. I dati saranno esportabili in un mondo CAD con ___________________________________________________________________ 12 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 la possibilità di realizzare un rilievo planimetrico completo, sezioni, spaccati assonometrici, animazioni e realtà virtuali. Le operazioni tecnico-scientifiche rappresentano attualmente uno strumento investigativo irrinunciabile, fornendo, "effetto CSI”15 a parte, un enorme e costante contributo all'indagine classica, consentendo di oggettivizzare le fonti di prova con forte tenuta dibattimentale. Le banche dati delle Forze di Polizia, come quella del DNA16 di recente istituzione, costituiscono un potenziale devastante nella lotta al crimine, offrendo la possibilità di confrontare dati tra di loro anche temporalmente distanti. Ma le tracce vanno ricercate! Il collo di bottiglia è, difatti, attualmente rappresentato dal sopralluogo, punto di partenza di tutte le scienze forensi ma anche il relativo limite, in quanto la prova scientifica si forma sul campo. La fragilità, la labilità, la latenza e la corruttibilità delle tracce impone una elevata qualificazione del personale chiamato ad operare nel settore, dai sanitari del 118 al medico legale, dalla pattuglia di polizia alle unità di esperti. Qualsiasi errore in questa fase sarà pagato senza possibilità di appello dall'intera indagine. Inoltre la complessità dei reati, anche per un’accresciuta consapevolezza da parte della popolazione criminale delle tecniche investigative, impone l'introduzione di metodiche ed equipaggiamenti all'avanguardia e sempre più sofisticati. Strumentazioni tecnologicamente avanzate, da utilizzare specie nei casi più articolati, come georadar, termo-camere, spettroscopi portatili, laser scanner, richiedono l'impiego di specialisti, analogamente ma distinti da quelli di un laboratorio di prova. La differenziazione di mansioni e di qualifiche trova conforto anche nella gestione della qualità di ogni singolo comparto, dal momento che un esperto di laboratorio ha una visione analitica specialistica e dedicata al proprio settore indipendente e distaccato dalla realtà investigativa. 15 The 'CSI Effect': Does It Really Exist? by Honorable Donald E. Shelton. NIJ Journal/Issue, No. 259, (2008). 16 L. 30 giugno 2009, n. 85, 33 articoli di cui 19 per il DNA pubblicata nella Gazzetta Ufficiale. ___________________________________________________________________ 13 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 Un esperto della scena del crimine, di contro, è da ritenersi uno "specialista della polivalenza" con una formazione altrettanto rigorosa, ma maggiormente olistica. Il personal judgment richiesto dallo standard 17020, è proprio l'elemento che distingue i due mondi. Da qui la necessità di addestrare adeguatamente il personale sia sotto l'aspetto informativo, per evitare/ridurre la dispersione delle tracce e/o la contaminazione delle stesse durante le prime fasi d'intervento, sia sotto l'aspetto formativo, attraverso la realizzazione di un percorso altamente qualificante non nozionistico con periodici aggiornamenti e costante valutazione dell'idoneità del personale impiegato nel sopralluogo. Tra gli specialisti del sopralluogo, attentamente selezionati ex ante, ovviamente ci saranno dei livelli di qualificazione (analogamente a quanto accade per altri Paesi Europei) e di esperienza, differenti per gli approcci a scenari di routine e per i casi maggiormente complessi, anche perché sovente la strumentazione analitica più sofisticata richiede una più elevata preparazione accademica di base, nonché per gli elevati costi che non ne consentono la capillare diffusione. Ciò appare ancor più preponderante nel settore del Crime Scene Management, laddove la capacità gestionale abbinata all'esperienza ed alla solida preparazione tecnico-scientifica costituisce l'arma vincente in casi di reati a carattere seriale, articolati e/o equivoci. Le procedure più volte menzionate avrebbero anche lo scopo di consentire una maggiore cooperazione non solo tra medico legale e specialisti del sopralluogo, ma anche e soprattutto tra questi e gli investigatori classici, che costituiscono la vera base dell'indagine: ciò che si rileva sulla scena va riscontrato sul campo e viceversa! Pertanto, l'investimento del futuro è sicuramente negli istituti di formazione in grado di realizzare e disseminare una vera dottrina sulla formazione della prova scientifica a partire dal sopralluogo, basata sui concetti di qualità e scientificità. In tal modo si potranno realizzare unità specializzate nell'analisi della scena del crimine adeguatamente addestrate, in grado di operare sinergicamente con le varie componenti investigative anche alla luce delle moderne tecnologie, e che, ___________________________________________________________________ 14 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 in ultima analisi, possano costituire i determinati interlocutori, expert witness, in fase dibattimentale alla stessa stregua di un perito di una specifica disciplina. 1.3. L’ordinamento processuale penale Nell’attuale ordinamento processuale penale, che colloca nel dibattimento la sede privilegiata di formazione della prova, l’individuazione di dati in grado di integrare o costruire di per se prove di reato e la loro acquisizione attraverso procedure scientifiche – dotate, quindi, di oggettività e imparzialità – devono essere realizzate con assoluta cura. Le prove basate su elementi oggettivi, infatti, a differenza delle dichiarazioni rese dai testi (fondate sull’evanescente supporto della memoria) e dagli indagati sono in grado di reggere il confronto in contraddittorio tra le parti in ogni grado e stato del giudizio. Emerge chiaramente, allora, che il fulcro dell’attività d’indagine sia rappresentato da quell’attività tesa ad assicurare le fonti di prova del reato, allo scopo di far luce sulla dinamica dello stesso ed individuarne gli autori. Le disposizioni delle quali si avvale il codice di procedura penale per la descrizione delle attività investigative da compiere sul luogo dove è stato commesso il delitto, si individuano negli artt. 348, 354, 359, 360 e 244 del Codice di procedura penale. In tale contesto, la fissazione dello stato dei luoghi, la ricerca, la rilevazione e l’acquisizione di tracce e cose pertinenti al reato, vengono conseguite dagli organi investigativi secondo le previsioni degli articoli 348 e 354 c.p.p. In particolare, mentre il secondo comma dell’articolo 348 e il primo comma dell’articolo 354 contengono disposizioni che obbligano, in via generale, la polizia giudiziaria a ricercare e conservare le tracce e le cose pertinenti al reato nonché ad attuare le misure idonee affinché lo stato dei luoghi e delle cose non ___________________________________________________________________ 15 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 venga mutato prima che il pubblico ministero assuma la direzione delle indagini, il secondo comma dell’articolo 354 abilita gli ufficiali di polizia giudiziaria – se vi è pericolo di alterazione, dispersione, o modificazione degli elementi di prova, e il Pubblico Ministero non può intervenire tempestivamente – ad effettuare “i necessari accertamenti e rilievi sullo stato dei luoghi e delle cose” nonché sulle persone. Successivamente alla modifica apportata dalla L. 26 marzo 2001, n. 128, comma 3 della norma risolve definitivamente la questione relativa alla possibilità per la polizia giudiziaria di svolgere indagini di propria iniziativa dopo che sia sceso in campo il pubblico ministero, in presenza di elementi emersi in un periodo successivo, anche per assicurare le fonti di prova. Il comma 1 dell'art. 354 del codice di procedura penale, attribuisce agli ufficiali e agli agenti di polizia giudiziaria il potere di compiere "attività generica di conservazione" per “curare che le tracce e le cose pertinenti al reato siano conservate e che lo stato dei luoghi e delle cose non venga mutato prima dell'intervento del Pubblico Ministero”. Gli ultimi due commi della norma regolano un'attività positiva d’ingerenza, attribuita, nei casi di particolare necessità ed urgenza, anche agli agenti di polizia giudiziaria dall'art. 113 disp.att. del codice di procedura penale, che succede a quella ispettiva e si sostanzia in accertamenti e rilievi sia (al comma 2) sullo stato dei luoghi e delle cose, nel caso vi sia il pericolo che queste, nonché le tracce del reato, si “alterino, si disperdano o comunque si modifichino e il Pubblico Ministero non può intervenire tempestivamente”, sia (al comma 3 ed in presenza degli stessi presupposti) sulle persone salvo a trasformare l’azione in un'ispezione di tipo personale. Anche in questo caso, la novella del 2001 ha ampliato l'autonomia ispettiva della polizia giudiziaria, legando il requisito dell'urgenza anche alla mancata assunzione della direzione delle indagini da parte del Pubblico Ministero. Si tratta sempre di attività irripetibili e detentrici di una forte carica probatoria, da essere inserite direttamente nel fascicolo per il dibattimento ai sensi dell'art. 431, ___________________________________________________________________ 16 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 comma 1, lett. b, del codice di procedura penale, ed essere lette in dibattimento (ex art. 511 c.p.p.). Il sistema ha controbilanciato questo dominio probatorio con un articolato di cautele del quale è titolare l'imputato. L’art. 357, comma 2, lett. e, del codice di procedura penale, contempla l'obbligo di documentazione con specifico verbale delle azioni svolte, l'art. 356 del codice di procedura penale, consente al difensore di assistere agli accertamenti, senza diritto di essere preventivamente avvisato, nonostante di questa facoltà la polizia giudiziaria abbia il dovere di dare notizia all'indagato se presente (ex art. 114 disp.att. c.p.p.), l'art. 366 del codice di procedura penale, conferisce alla polizia giudiziaria l'onere di depositare gli atti nella segreteria del Pubblico Ministero entro il terzo giorno successivo al loro compimento con facoltà per i difensori di esaminarli ed estrarne copia nei cinque giorni successivi. In relazione ai poteri tecnico-investigativi del pubblico ministero sulla scena del crimine, l'art. 359 del codice di procedura penale, prevede la nomina di consulenti se si tratti di procedere ad “accertamenti, rilievi segnaletici, descrittivi o fotografici e ad ogni altra azione tecnica per la quale sono necessarie specifiche competenze”. In riferimento agli accertamenti aventi il connotato dell'irripetibilità la disciplina offre maggiori garanzie partecipative che, ai sensi dell'art. 360 del codice di procedura penale, contemplano il diritto alla presenza del difensore e dei consulenti di parte e il diritto di promuovere riserva di incidente probatorio in luogo dell'accertamento irripetibile secondo il rito dell'art. 400 del codice di procedura penale. L'ultima disposizione interessata dall’argomento trattato (che, secondo uno schema sistematico più logico, avrebbe dovuto essere collocata tra le norme che regolano le attività d'indagine del pubblico ministero) è quella dell'art. 244 del codice di procedura penale. Attraverso l'istituto dell'ispezione, si riconosce un generico potere accertativo in capo al Pubblico Ministero anche quando le tracce del reato siano scomparse, ___________________________________________________________________ 17 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 siano state cancellate o sia necessario verificare quelle precedenti tenendo anche conto del modo, tempo e causa di eventuali modificazioni. Al comma 2 della norma, si parla di un esame successivo (tardivo od ulteriore) del luogo nel quale è stato commesso il delitto. Individuate le norme, è facile comprenderne la ratio. Si è al cospetto di un distinguo netto tra i due tipi di investigazione. Quella del Pubblico Ministero, di valore alto, fatta di atti che hanno carattere valutativo, ai quali attribuire il termine "accertamento tecnico", costruito come equivalente del concetto di perizia. Quella della polizia giudiziaria, di minore spessore, limitata nel tempo e nello spazio ed avente valenza più materiale che concettuale. Il legislatore ha scelto di allungare i tempi di azione della polizia giudiziaria, attribuendole maggiori spazi investigativi sulla scena del crimine. Il lavorio riformatore, però, è stato svolto a metà perché è rimasta immutata l'impostazione giuridica e soprattutto ideologica di fondo. Si è continuato ad attribuire alla polizia giudiziaria esclusivamente poteri tecnici di rilevazione lasciando i compiti valutativi ai consulenti del pubblico ministero. I primi continuano ad essere considerati semplici agenti classificatori, i secondi, menti assertive dell'indagine. Le norme tradiscono un attaccamento del legislatore a schemi investigativi datati, invecchiando l’assetto normativo quando le scoperte della modernità si offrono in maniera non più camuffabile allo scibile giudiziario e le competenze specialistiche si concentrano in quelle stesse forze dell'ordine nelle quali il legislatore aveva concesso ridotti spazi di autonomia di azione. Ogni scena del crimine, inteso come luogo in cui è stato commesso un crimine o luogo in qualche modo ad esso riconducibile, è unica; risulta dunque fondamentale l’attività di fissazione del quadro materiale nel quale si è svolta l’azione. Può affermarsi, senza timore di smentita, che non esistono scene del crimine identiche e che il solo elemento ricorrente tra loro è proprio la loro diversità. ___________________________________________________________________ 18 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 Partendo da questo assunto, si comprende come gli sforzi per individuare delle classificazioni delle possibili eventualità di sopralluogo finiscano per risultare meri esercizi accademici. Nella realtà nessuna classificazione riesce ad essere sufficientemente generica da poter essere applicata a tutte le possibili variabili del comportamento criminale e quindi nessuna della classificazioni (o forse tutte) potranno essere riferite al singolo episodio in analisi. E allora, per poter in qualche modo agevolare l’opera di chi deve “cristallizzare” la scena del crimine con lo scopo di ricercarvi tracce necessarie a ricostruire il comportamento criminale di chi ha commesso il delitto, è indispensabile prevedere dei rigorosi protocolli operativi. Protocolli che possono apparire vuoti di significato e forse non hanno un valore assoluto ma rappresentano lo standard minimo per un approccio corretto alla scena del crimine. I protocolli operativi (che devono essere elementari ed adattabili alla complessità di qualsiasi evento) prevedono: quali operazioni sia indispensabile condurre, come vadano eseguite, con quale ordine e quali attività, invece, non debbano essere realizzate. In quest’ottica la check-list delle attività da condurre rappresenta per gli operatori la garanzia di non omettere alcuna delle attività indispensabili, di realizzarle secondo una sequenza prestabilita, senza incorrere in errori od omissioni derivanti dalle pressioni obbiettive e psicologiche a cui sono sottoposti. La repertazione, in sede di sopralluogo tecnico, di eventuali oggetti presunti fonte di prova, va curata nei minimi dettagli; un intervento tecnico eseguito superficialmente può comprometter l’intera indagine giudiziaria. Le precauzioni da prendere sono diverse a seconda del tipo di materiale da repertare che deve, comunque, essere oggetto di una preventiva valutazione circa la sua utilizzabilità per ulteriori accertamenti di laboratorio. In particolare andranno ricercate alcune categorie ben distinte di materialità: • Gli oggetti che possono aver interagito con la vittima o l’autore. • Gli oggetti che possono essere serviti per commetter il delitto. ___________________________________________________________________ 19 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 • Gli oggetti che appaiono palesemente estranei alla situazione (decontestualizzati). Poiché, per loro stessa natura, numerose tracce possono risultare evanescenti, particolarmente fragili o comunque microscopiche è indispensabile che gli operatori di primo intervento adottino tutte le misure idonee alla salvaguardia delle prove, impedendo ogni modifica dello stato dei luoghi. Il semplice spostamento di un oggetto può compromettere l’esito felice di un’indagine, comportando un’interpretazione distorta degli avvenimenti. ___________________________________________________________________ 20 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 2. SOCCORRITORI SULLA SCENA DEL CRIMINE Quando si parla di scena del crimine si pensa subito all’omicidio. In realtà gli scenari che possono coinvolgere i sanitari sono molto più ampi e talvolta anche più complessi. Le principali scene del crimine che interessano gli operatori che prestano assistenza sanitaria sono: omicidio, violenza fisica, sessuale e su minori, incidenti stradali, infortuni sul lavoro, intossicazioni, suicidi. Gli equipaggi sanitari del 118 sono in genere i primi, o quasi, ad arrivare su una scena del crimine per effettuare gli accertamenti sanitari e prestare l’assistenza del caso, in genere sulla parte offesa. Non sempre è facile capire se ci si trova davanti a un evento criminoso, difficile anche definire con estrema precisione quali possono essere i fattori determinanti che possano far pensare ad un evento del genere. In una scena del crimine ci sono due fasi ben separate che si riscontrano: la fase dell’emergenza e la fase delle indagini. Sono tantissimi gli enti che a vario titolo intervengono, con tempistiche differenti, sulla scena del crimine (118, forze dell’ordine, vigili del fuoco, magistratura, medico legale, avvocati, ecc.), ed è molto difficile, se manca un coordinamento tra gli enti, poter “cristallizzare” la scena del crimine. Non lasciare delle tracce è impossibile, ma è possibile invece cercare di contaminare di meno, anche se spesso inutilmente, la scena. La capacità di conservare inalterata la scena del crimine non è appannaggio esclusivo degli operatori dei reparti scientifici, ma riguarda anche il personale sanitario. In questi casi bisogna mantenere sempre le proprie competenze, cercando di avere una visione a 360° della scena, mantenendo una concentrazione ed un’attenzione maggiore. Le forze dell’ordine e il sistema di soccorso sanitario spesso rispondono alle stesse emergenze, ovviamente con compiti diversi. Mentre il sistema di soccorso ha lo scopo di stabilizzare clinicamente e di trasportare i pazienti all’ospedale, le ___________________________________________________________________ 21 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 forze di polizia hanno il compito di proteggere i cittadini e di risolvere i crimini. Spesso questo tipo di azioni avvengono in tempi diversi le une dalle altre ma può capitare di doverle gestire contemporaneamente. Queste diversità di obbiettivi può spesso portare in conflitto i componenti delle due forze di soccorso. La chiave per una migliore collaborazione è la conoscenza, la comunicazione e, ove possibile, la condivisione di procedure comuni. Il sanitario che lavora nel soccorso preospedaliero deve essere a conoscenza della natura e del significato delle prove fisiche sulla scena di un crimine e di cercare di mantenerle intatte senza contaminarle, tenendo in considerazione lo scopo primario del proprio lavoro che è quello di salvare la vita al paziente. Ovviamente, se possibile, è necessario venire incontro anche alle richieste della polizia cercando di trovare un terreno comune alle esigenze di tutti. Evitare di contaminare le tracce sul campo aiuterà successivamente le forze di polizia a catturare il criminale prima che possa eventualmente ripetere il crimine. “Quando due oggetti entrano in contatto, ognuno lascia sull’altro qualcosa di sé; quindi un individuo che commette un crimine lascia qualcosa di sé sulla scena del crimine e, parallelamente, qualcosa del luogo del delitto rimane sul reo”.17 Quindi, ogni volta che qualcuno entra in una scena del crimine diventa parte di essa e la propria presenta, oltre che le proprie azioni, andranno in qualche modo a mutarla. Non solo per quanto riguarda il reo, ma anche per i sanitari e le forze di polizia che intervengono. Diventa così importante cercare di lavorare in modo da non “disturbare“ la scena senza però ovviamente rinunciare alle manovre salvavita e all’assistenza sanitaria d’urgenza. È ovviamente impossibile addestrare il personale di soccorso a valutare le tracce sulla scena di del crimine né sarebbe sua competenza farlo, ma può essere utile, anche se non di diretta pertinenza assistenziale sanitaria, conoscere il tipo di traccia che può essere incontrata. È altresì plausibile che la conoscenza di ciò che 17 “Principio di Locard”, formulato nel 1910 dal criminologo francese Edmond Locard, il pioniere delle scienze forensi, noto anche come lo Sherlok Holmes di Francia. ___________________________________________________________________ 22 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 può essere utile al fine della ricostruzione dell’evento permette, durante l’attività propria esplicata da parte del personale 118 e per quanto sia ciò possibile, di alterare il meno possibile la scena durante le manovre di assistenza e di avere comportamenti adatti alla situazione. Tutto questo ha lo scopo di rendere migliore la gestone di ciò che avverrà in seguito durante le eventuali indagini da parte dell’autorità giudiziaria. 2.1. Elementi di medicina legale e protocolli operativi sanitari “La medicina legale è la disciplina che studia gli eventi biologici da cui deriva un effetto giuridico. Dottrinalmente questa disciplina è distinta in: medicina giuridica, ovvero il ramo della medicina legale che affronta i problemi biologici con finalità interpretative e propositive in ordine al diritto oggettivo, e medicina forense, ramo della medicina legale strettamente operativo per la risoluzione delle problematiche giudiziarie18”. Per quanto riguarda l’attività medico legale, è di peculiare importanza il riconoscimento di una lesione in relazione alla causa; deve essere stabilito se essa è stata prodotta ante mortem o post mortem, nel caso di un cadavere, o la modalità di produzione della stessa in caso di persona in vita. È buona norma che il personale di soccorso sanitario si abitui ad applicare, in tutti i casi sospetti o certi di scena del crimine, tutta una serie di accorgimenti per cercare di inquinare la scena il meno possibile (in presenza di cadavere) o non aggravare o modificare lo stato delle cose, rendendo impossibile il riconoscimento, da parte di un sanitario, dell’evento criminoso. 18 Puccini C., Istituzioni di Medicina Legale. Casa editrice ambrosiana. Milano, 1999. ___________________________________________________________________ 23 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 2.1.1. Traumatologia “La traumatologia studia gli effetti lesivi prodotti dalle azioni di natura traumatica sul vivente e sul cadavere. Per trauma si intende l’azione di un agente fisico capace di determinare un danno all’integrità somato-psichica della persona; la lesione traumatica rappresenta, pertanto, l’alterazione dello stato anatomico e funzionale dell’organismo prodotto dal trauma”.19 2.1.1.1. Lesioni da corpo contundente L’azione contusiva è quella propria dei corpi aventi una larga superficie piana o convessa, provvisti di lati arrotondati o smussi e comunque privi di spigoli pungenti o taglienti. Questa azione si esercita quando l’individuo urta contro un ostacolo resistete di forma ottusa o quando egli viene colpito da un corpo contundente. Tra essi rientrano: a) Mezzi naturali di offesa e difesa dell’uomo o degli animali, come denti, unghie, mani piedi. b) Oggetti allo stato naturale come pietre o bastoni. c) Strumenti da lavoro come martelli, chiavi, sbarre metalliche. d) Armi di offesa e difesa come sfollagente, tirapugni, mazze, ecc. Tutti questi corpi, in ragione della forza meccanica posseduta, esercitano un’azione lesiva che si manifesta con meccanismi diversi, rappresentati da compressione, flessione, trazione e torsione, cui possono aggiungersi azioni 19 Ibidem, ___________________________________________________________________ 24 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 biologiche complesse, dovute a violente contrazioni muscolari, aumento della pressione delle cavità dell’organismo, spostamento e rimbalzo di organi, vibrazione molecolare dei tessuti, ecc. L’azione contusiva si concretizza, comunque, attraverso tre principali meccanismi: 1. Lo sfregamento, dovuto a un effetto tangenziale con esportazione dei tessuti superficiali. 2. La compressione-percussione, che provoca lo schiacciamento dei tessuti. 3. La trazione, che causa lo strappamento o la lacerazione delle parti molli superficiali. Tali meccanismi possono agire isolatamente oppure combinarsi tra loro determinando effetti lesivi molto complessi, da cui derivano molteplici tipi di lesioni contusive. L’azione contusiva può produrre: escoriazioni, abrasioni, ecchimosi, ferite lacerocontuse, nella sua forma più lieve, oppure lacerazione dei tessuti molli, fratture e scoppio d’organi nella forma più profonda. L’interesse investigativo è prettamente per le prime tre categorie, essendo portatrici di elementi che possono essere immediatamente visibili e per le quali non serve una successiva indagine medica. Escoriazioni L’escoriazione consiste nell’asportazione o distruzione dello strato più superficiale della cute (l’epidermide) e, per analogia, dell’epitelio delle mucose (labbra, cavità orale, vulva), con messa a nudo del derma sottostante. Un’escoriazione può avere grande importanza medico-legale, quale traccia significativa di un’azione delittuosa. Ad esempio quelle presenti sul collo in caso di strozzamento, alle cosce e alle natiche in caso di violenza sessuale, in determinate sedi in caso di investimento. Più in generale, possono essere la documentazione di una colluttazione avvenuta (in riferimento anche all’omicidio ___________________________________________________________________ 25 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 preterintenzionale, ex. Art 584 C.p.). Le escoriazioni possono essere figurate, ovvero riprodurre sulla cute il mezzo che le ha prodotte, (come ad es. il battistrada dei pneumatici, la forma a nastro dell’azione di una frusta, o quella quadrata di un martello), pertanto prima di applicare la procedura sanitaria su un paziente, assicurarsi che non siano propedeutiche alla risoluzione delle controversie penali. Abrasioni Sono rappresentate dall’asportazione dell’epidermide e degli strati più superficiali del derma per l’azione tangenziale dei una lama. Spesso lasciano un lembetto di cute libera che consente di individuare la direzione con cui la lama ha attinto la cute. Si coprono con una sottile crosta ematica e guariscono sotto crosta in breve tempo senza lasciare alcuna cicatrice. In questo caso il protocollo sanitario non interferisce con l’azione investigativa, poiché essendo di lieve entità l’abrasione può essere visionata successivamente. Ecchimosi cutanee Se l’azione traumatizzante interessa gli strati profondi della cute o quelli sottostanti, senza la lesione degli strati superficiali, si formano le ecchimosi. La lesione dei vasi lascai fuoriuscire sangue che, non potendo riversarsi all’esterno, infiltra i tessuti a cute integra. Lo stravaso del sangue avviene nel derma o nel sottocutaneo ed appare all’esterno con la tipica colorazione bluastra propria della lividura. I meccanismi di formazione dell’ecchimosi sono tre: 1. la compressione, che schiaccia i vasi provocandone la rottura; 2. la trazione, che provoca la lacerazione dei vasi; 3. la decompressione, con fuoriuscita di sangue. Le ecchimosi possono essere di varia origine: meccanica, dinamica, spontanea. L’aspetto delle ecchimosi varia secondo la sede e l’entità dello stravaso ematico. ___________________________________________________________________ 26 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 Si hanno ecchimosi puntiformi di origine capillare (petecchie), tumefazioni (ecchimomi), focolai emorragici (ematomi), piccole emorragie puntiformi ravvicinate (sugellazioni). Il danno da lesioni ecchimotiche è generalmente modesto, ridotto al dolore e a qualche disturbo funzionale. Solo gli ematomi voluminosi situati nelle masse muscolari possono limitare i movimenti di un arto. Come per le escoriazioni, assumono grande importanza le ecchimosi figurate, che permettono l’identificazione del mezzo lesivo: le vibici hanno forma allungata e sono prodotte da colpi di verga, scudiscio, frusta; le ecchimosi digitali sono di forma ovale e sono dovute dalla compressione dei polpastrelli delle dita per manovre di afferramento (tipicamente osservabili sul collo nello strozzamento, sulle cosce nei reati sessuali, sui polsi ed avambracci nell’immobilizzazione violenta, ecc.). Comportamento dei soccorritori Nel caso di lesioni chiuse o contusioni, come quelle sopracitate, il personale del 118 che interviene sulla scena mette in atto una serie di procedure per ridurre il “rischio evolutivo”20 correlato all’evento traumatico. Per prima cosa vanno spostati o rimossi gli indumenti sovrastanti il trauma, per poter valutare la sede e l’estensione della contusione (come detto, potrebbero essere associate lesioni agli organi interni, con conseguente emorragia interna). I vestiti eventualmente rimossi vanno posti in un sacchetto che dovrà seguire il paziente in caso di trasporto in ospedale. Nonostante la “banalità” di alcuni di questi eventi traumatici, non bisogna minimizzare l’importanza delle informazioni che gli stessi possono dare. Come detto esistono lesioni figurative e, nel caso si palesi o si sospetti un reato, prima di proseguire con la procedura, che prevede l’immobilizzazione della contusione (soprattutto se si sospetta una frattura) e l’applicazione di ghiaccio con bendaggio 20 Un rischio evolutivo è un qualsiasi fattore (presente o evolvente nel tempo) che possa costituire un potenziale pericolo per il volontario del soccorso e della persona da soccorrere. ___________________________________________________________________ 27 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 della stessa, si consiglia la documentazione fotografica di quanto impresso sulla cute. 2.1.1.2. Lesioni da arma bianca Per arma bianca si intende qualsiasi strumento (eccetto le armi da sparo) la cui destinazione naturale è l’offesa alla persona o sia comunque atto ad offendere e di cui la legge vieti il porto. Si tratta di una accezione molto ampia che comprensiva anche di mezzi non specificamente costruiti per offendere, come alcuni utensili domestici fili metallici, lamiere. Le armi bianche agiscono attraverso meccanismi, singoli o variamente associati, di pressione o strisciamento. Si producono pertanto lesioni dall’aspetto differente (da punta, da taglio, da punta e taglio) a seconda che lo strumento feritore agisca mediante un’estremità acuminata, il filo di una superficie tagliente, o entrambi i meccanismi combinati tra loro, come si verifica nel caso nei coltelli appuntiti. Si parla di lesioni da fendente in caso di ferite da taglio prodotte da lame particolarmente pesanti, in grado di produrre, oltre alla recisione dei tessuti, anche effetti di tipo contusivo. Ferite da taglio Le lesioni da taglio sono soluzioni di continuo della cute e dei tessuti molli, prodotta da mezzi taglienti. Questi sono costituiti da strumenti provvisti di lama dotata di almeno un margine tagliente. Si distinguono taglienti tipici, ossia quelli naturalmente destinati a tale uso (rasoi, bisturi, coltelli e lamette da barba) e taglienti atipici, che pur non essendo concepiti per l’azione tagliente, posseggono una analoga capacità lesiva ___________________________________________________________________ 28 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 (frammenti di vetro, lamiere metalliche, schegge di coccio, fili metallici sottili e tesi); tra i mezzi taglienti impropri vanno inoltre ricordati i coltelli dotati di margine seghettato, le seghe e le motoseghe. L’azione tagliente, che è la proprietà di questi strumenti di produrre una recisione netta e completa dei tessuti su di uno steso piano, si ottiene imprimendo allo strumento una duplice forza. Con la pressione, si fa affondare la lama nei tessuti e con lo scorrimento, si fa progredire il taglio lungo la direzione dell’affilatura. Le ferite da taglio hanno aspetti comuni che ne permettono il riconoscimento e sono: l’estensione in superficie, la regolarità dei margini, gli angoli acuti e la presenza di “codette”. Esse sono prolungamenti superficiali del taglio, situati agli angoli della ferita, dove la lama penetra o esce. Se la superficie cutanea colpita è piana, si possono formare due codette, quella di uscita, che è lunga e sottile, mentre quella di entrata è breve e tozza perché il tagliente entra premendo ed esce scorrendo. Se la superficie è incurvata, come il collo o un braccio, le codette mancano oppure sono invertite, cioè quella di entrata è lunga e quella di uscita manca o è breve. Esse permettono di riconoscere la direzionalità del taglio e la natura della ferita. Le ferite da taglio possono essere dovute ad omicidio, suicidio, infortunio sul lavoro, oppure accidentali o chirurgiche. Alcune di queste meritano una speciale menzione per il loro significato medico legale. • Le ferite da difesa sono indicative di omicidio e si producono nella vittima durante i tentativi di resistenza all’aggressione. In questo caso le ferite da taglio sono situate nel palmo delle mani, dovute all’afferramento della lama per cercare di strappare l’arma all’aggressore e sono in genere ferite a lembo, piuttosto profonde. Sul dorso delle mani e sugli avambracci è possibile rilevare ferite da difesa passiva dovute al tentativo della vittima di proteggere le sue parti vitali. • Le ferite da schivamento si formano invece sul dorso e sulle spalle e sono dovute al tentativo della vittima di deviare i colpi. • Le ferite da svenamento sono indicative del suicidio e si rilevano in zone ___________________________________________________________________ 29 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 autoaggredibili quali i polsi, i piedi ed i gomiti. Sono spesso multiple, ravvicinate e talvolta di profondità differente. • Le ferite da scannamento o sgozzamento si osservano nella regione cervicale e sono inferte mediante rasoi, lame di coltello e cesoie. Esse risultano rapidamente mortali quando si verifica la sezione della carotide. Lo scannamento si osserva sia come eventualità omicidiaria che suicidiaria; nel primo caso si avranno ferite al collo, in distretti corporei difficilmente autoaggredibili e di difesa. • Le ferite da sventramento sono prodotte dal filo di un rasoio o di una lama ricurva (sciabola); altre tipiche ferite da taglio hanno carattere rituale come la circoncisione o l’infibulazione. Ferite da punta e taglio Le ferite da punta e taglio sono soluzioni di continuo della cute e dei tessuti sottostanti prodotte da strumenti provvisti di azione pungente e tagliente. Strumenti tipici da punta e taglio sono i coltelli, i pugnali e le spade; mezzi atipici sono le schegge di vetro e le lamine metalliche appuntite; strumenti da punta e taglio impropri sono i trincetti da calzolaio, gli scalpelli e le forbici. Il meccanismo lesivo si attua attraverso la contemporanea azione penetrante della punta e recedente del filo tagliente. Le codette sono presenti quando la lama viene infissa ed estratta con direzione inclinata, in modo che essa continui a scorrere sulla cute. Talora invece della codetta si osserva un’incisura di uscita, situata lateralmente a quello degli angoli che corrisponde al margine tagliente, prodotta dal movimento di rotazione della mano con cui viene estratto il coltello che in questo modo determina la piccola incisione supplementare. Per quanto riguarda le lesioni da punta e taglio, bisogna considerare la diagnosi differenziale tra l’omicidio ed il suicidio, poiché può risultare utile, per chi interviene sulla scena, sapere cosa riferire a chi dovrà lavorare nella fase investigativa. Le differenze tra suicidio e omicidio sono nella sede ed il numero ___________________________________________________________________ 30 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 delle ferite. Occorre precisare che il numero delle ferite da punta e da taglio non è di per sé dimostrativo poiché si osservano sia suicidi sia omicidi con un gran numero di colpi. La sede risulta invece caratteristica perché il suicida tende a colpire ed a circoscrivere i colpi alla regione cardiaca, al collo e all’addome. Nell’omicidio invece i colpi hanno distribuzione disordinata perché vanno a cadere laddove l’aggressore riesce a colpire nella concitazione degli eventi. Nell’omicidio sono frequenti ferite, dette da difesa, agli arti superiori protesi dalla vittima nel tentativo di difendersi. Le ferite da difesa sono di tre tipi: • Le ferite da difesa attiva, situate nel palmo delle mani, sono dovute all’afferramento della lama da parte della vittima nel tentativo di strappare l’arma all’aggressore; di solito hanno la forma a lembo e sono profonde talora fino al piano osseo. • Le ferite da difesa passiva sono situate nel dorso della mano, sugli avambracci e sulle braccia, coi quali la vittima si è fatta scudo per ripararsi dai colpi; sono prodotte anche da strumenti da punta e taglio. • Le ferite da schivamento si formano sulle spalle o al dorso dove i movimenti di difesa della vittima hanno deviato i colpi. Lesioni da fendente Le ferite da fendente sono prodotte da strumenti taglienti dotati di una lama pesante agenti mediante un meccanismo combinato di tipo recidente e contundente. I fendenti “da fendere” = spaccare trasversalmente, sono costituiti da una grossa lama robusta, provvista di uno spigolo affilato come le scuri, le mannaie, le sciabole, le roncole, le accette, le spade e i grossi coltelli. L’azione fendente si esercita in un duplice modo, cioè col meccanismo tagliente dello spigolo affilato e con quello contundente della massa d’urto dello ___________________________________________________________________ 31 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 strumento, azionato dalla forza del braccio. Scannamento Consiste in un taglio profondo in corrispondenza del collo con recisione delle vie respiratorie, dei vasi sanguigni, dei nervi, talora dell’esofago fino ad intaccare il piano scheletrico; è frequentemente eseguito con rasoi o coltelli. Lo scannamento è ugualmente comune nell’omicidio e nel suicidio. La diagnosi differenziale, talora assai difficile in base a caratteri delle ferite, si avvale anche dei dati circostanziali assumibili in sede di sopralluogo. La sede delle lesioni è scelta con cura dal suicida, magari di fronte allo specchio, per cui le lesioni sono regolarmente disposte nella regione mediana, oppure laterale (in sede opposta alla mano armata), in basso e medialmente per poi risalire verso l’angolo della mandibola controlaterale; nell’omicidio le ferite sono disposte casualmente, talvolta in punti irraggiungibili da parte della vittima. La profondità può essere importante quando, in presenza di numerose ferite, accanto a quelle profonde, se ne repertino altre superficiali e parallele (c.d. “ferite di prova”), tipiche del suicidio. Nell’omicidio, invece, i colpi sono tutti vibrati con grande violenza, derivandone ferite sempre profonde. La direzione si determina in base all’osservazione delle codette, tenendo presente che essendo il collo a superficie curva si realizza la loro cosiddetta inversione (più sottile quella di entrata, più tozza quella d’uscita). È un parametro utilizzato per valutare la conformità con azione agita da soggetto destrimane o mancino. Comportamento dei soccorritori In presenza di ferite da arma bianca, la priorità per il personale di soccorso è quella di bloccare l’emorragia per evitare che la persona possa morire per dissanguamento. Pertanto la ferita viene accuratamente lavata, disinfettata e coperta con garze sterili, prima del trasporto in ospedale. Nel caso di ferite da arma bianca senza corpo estraneo ritenuto, non è di immediato interesse medico- ___________________________________________________________________ 32 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 legale il reperimento di documentazione, poiché la ferita sarà visibile e disponibile anche successivamente al trasporto. Maggior attenzione deve essere posta dal personale sanitario quando il corpo estraneo rimane conficcato all’interno della vittima. L’oggetto ritenuto non va mai rimosso dalla propria sede. Una tale procedura potrebbe causare una grave emorragia, oltre a causare un’ulteriore lesione ai nervi, ai muscoli o ad altri tessuti. L’oggetto va immobilizzato all’interno della propria sede, stabilizzato e tenuto immobile durante il trasporto. I vestiti tolti dal personale vanno tenuti a disposizione dell’autorità giudiziaria, poiché la posizione del taglio nell’indumento rispetto alla ferita prodotta nella persona può aiutare, insieme alla morfologia della lacerazione, alla ricostruzione dell’evento delittuoso. È buona norma da parte del personale, quindi, nel caso si dovesse lacerare il tessuto, non tagliare l’indumento in prossimità del colpo inferto dal reo, quanto piuttosto qualche centimetro a monte rispetto ad essa, per preservare integra la sezione sulla quale è presente l’indizio. 2.1.1.3. Lesioni da arma da fuoco Il concetto di arma da fuoco è definito dalla la legge 18 aprile 1975, n. 110, recante “Norme integrative della disciplina vigente per il controllo delle armi, delle munizioni e degli esplosivi”. distingue due fondamentali categorie: le armi da guerra e le armi comuni da sparo. In termini generali può valere la definizione secondo la quale le armi da fuoco sono da considerare quei congegni meccanici capaci di lanciare a distanza masse più o meno pesanti (definite proiettili) utilizzando l’energia sviluppata dall’espansione dei gas generati dalla combustione di miscugli esplosivi (polveri da sparo). Esse rappresentano la classe principale delle armi da sparo, che comprendono anche gli ordigni costruiti per il lancio a distanza di proiettili impiegando l’azione propulsiva dell’aria compressa, di una molla o di altro meccanismo di spinta. ___________________________________________________________________ 33 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 Delle varie armi da fuoco verranno trattate solo quelle portatili, così dette perché la dimensione ed il peso ne consentono il porto e l’impiego con spalla o con mano da parte di una sola persona. Le armi da fuoco portatili si classificano in: armi a canna lunga (fucili da caccia, mitragliatrici e carabine) e armi a canna corta (pistole e rivoltelle); sia le prime che le seconde possono avere canna liscia o rigata. Secondo il funzionamento si hanno le armi semiautomatiche, cioè a tiro intermittente, quando la pressione sul grilletto provoca l’esplosione di un solo colpo, e le armi automatiche, cioè a tiro continuo, quando la stessa pressione provoca l’esplosione a raffica dell’intero caricatore. L’azione lesiva delle armi da fuoco è dovuta principalmente al proiettile. L’azione vulnerante di un proiettile unico che colpisce una regione corporea produce lesioni esterne nel punto di impatto e, come generalmente avviene, anche lesioni interne a carico dei vari organi e tessuti. Si possono riscontrare i seguenti tipi di lesione: contusioni semplici, ferite penetranti o perforanti, ferite da scoppio e lesioni da proiettili secondari. • contusioni: il proiettile, quando ha perduto ogni potere di penetrazione, (cosiddette palle morte) perché sparato molto lontano o da un’arma difettosa, si limita ad urtare e tendere la cute senza perforarla. Si formano ecchimosi semplici o escoriate, il cui aspetto varia a seconda che il proiettile colpisca la cute con direzione perpendicolare od obliqua, di punta, di piatto o di striscio. La presenza di ecchimosi superficiali non esclude tuttavia il concomitare di lesioni profonde quando l’energia del proiettile si trasmette ai tessuti sottostanti, ad esempio ai piani ossei superficiali determinando fratture craniche, agli organi addominali (fegato e milza) o agli organi toracici. • ferite penetranti: sono le soluzioni di continuo causate dai proiettili che hanno la forza viva necessaria per perforare la pelle e penetrare nel corpo. Si formano le ferite a fondo cieco, costituite da un foro di entrata e da un tramite incompleto, ___________________________________________________________________ 34 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 con ritenzione del proietto; le ferite trapassanti o perforanti che presentano un foro di ingresso, un tramite completo ed un foro di uscita del proiettile; le ferite a semicanale, dovute a proiettili che urtano di striscio una superficie curva, ad esempio un braccio, e scavano nei tegumenti una specie di doccia; le ferite contornanti, cosiddette dalla conformazione del tramite che assume un decorso curvilineo quando il proietto percorre la superficie ricurva del cranio o della parete toracica; le ferite a setole formate da un tramite superficiale scavato nel tessuto cutaneo che collega i fori di entrata e di uscita. • lesioni da scoppio: sono così dette perché non si limitano alla semplice perforazione del bersaglio, ma ne provocano la di lacerazione come se l’organo fosse scoppiato, frantumandosi. Tali lesioni, si osservano con frequenza negli organi cavi in stato di replezione, ad esempio lo stomaco e l’intestino in fase digestiva, l’utero gravido, il cuore in diastole, la vescica piena di urina. Per aversi gli effetti di scoppio occorre che il proiettile sia all’inizio della traiettoria o attraversi il corpo con elevatissima velocità trasmettendo il proprio moto alle particelle dei tessuti, che in tal modo vengono spostate e disgregate. • lesioni da proiettili secondari: sono rappresentate da escoriazioni, ecchimosi o ferite di vario aspetto, situate intorno o in prossimità del foro di ingresso, che sono prodotte da frammenti metallici del proiettile o di armi difettose, da schegge e da corpi estranei diversi, animati da una certa forza viva e si comportano come proiettili. Caratteri del foro d’entrata I caratteri del foro di entrata variano con la distanza dalla quale è stato esploso il colpo. Infatti, se il colpo proviene da lontano, le lesioni sono dovute soltanto all’azione meccanica del proiettile; nel caso in cui invece il colpo è esploso in vicinanza l’effetto della lesione cambia, perché si aggiungono gli effetti dei prodotti solidi e ___________________________________________________________________ 35 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 gassosi sviluppati dalla combustione della polvere nonché l’azione diretta esercitata dall’arma tenuta a contatto con il bersaglio. Comportamento dei soccorritori Come per le ferite d’arma bianca, la ferita d’arma da fuoco non letale viene trattata per il massiccio sanguinamento del/i foro/i d’entrata e di uscita. Le armi da fuoco sono oggetti costruiti per recare offesa, nei cui confronti però non bisogna mai rapportarsi con uno stato d’animo ansioso o peggio di paura. Per quanto riguarda la presenza di armi da fuoco su una scena di un crimine, queste devono sempre essere considerate cariche dal personale che interviene; pertanto non vanno scaricate o disarmate ne tanto meno manipolate, e si devono maneggiare il meno possibile, sia per salvaguardare il personale da possibili spari accidentali, sia per salvaguardare le indagini tecniche da effettuare sull’arma (tampon Kit, impronte, sangue). Se è proprio necessario spostare un’arma da fuoco per poter effettuare delle manovre sanitarie sul paziente, essa va tenuta semplicemente per la parte zigrinata del calcio, senza infilare oggetti nella canna. Oltre all’arma nell’avvicinarsi a una scena dove si trova coinvolta un’arma da fuoco, si deve porre massima attenzione al/i bossolo/i espulsi dall’arma, i quali rimangono ovviamente sulla scena. Evitare dunque di avvicinarsi calciando gli oggetti presenti sulla scena, o spostando sconsideratamente l’arredo potrebbe essere d’aiuto nel rinvenimento del bossolo dell’arma usata per il ferimento/omicidio. Il cane che si abbatte sul fondello del bossolo lascia un segno unico, diverso da arma a arma, come un’impronta digitale, grazie alla quale viene identificata con esattezza l’arma che ha fatto fuoco. Come per il ferimento da arma bianca, anche per le armi da fuoco vanno salvaguardati gli abiti della vittima, che dovranno essere accuratamente separati da altri materiali, sigillati dentro una busta e consegnati alle autorità per i successivi esami di laboratorio. ___________________________________________________________________ 36 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 2.1.1.4. lesioni di tipo complesso: l’investimento e l’incidente stradale Per investimento si intende il complesso delle violenze contusive direttamente o indirettamente esercitate su una persona da un veicolo in moto. I quesiti medicolegali sono: causa della morte e ricostruzione delle circostanze in cui si è svolto il fatto, cosi da fornire al magistrato elementi discriminativi sulle varie responsabilità. Nell’investimento le lesioni del pedone sono molteplici, interessando i tegumenti, lo scheletro, gli organi interni e possono localizzarsi con prevalenza alla testa, al tronco o agli arti. La ritenzione delle ferite o sugli indumenti di residui di vernice della carrozzeria facilita l’identificazione del veicolo. Nell’incidente stradale la lesione è dovuta alla rapida ed improvvisa decelerazione del corpo che va ad urtare contro strutture interne del veicolo. Le indagini di sopralluogo su scene del crimine dove sono coinvolti automezzi, si ripromettono di ricostruire la dinamica del sinistro stradale e le circostanze in cui è avvenuto. Sono basate su: a) Esame del/i veicolo/i: ricerca dei danni dovuti all’impatto con l’investito, con altri mezzi od ostacoli, materiali biologici, brandelli di indumenti. b) Esame delle condizioni ambientali: descrizione della strada, ricerca della frenata, misurazioni in lunghezza e direzione per evidenziare tentativi di schivamento, ricerca di tracce biologiche, brandelli di indumenti e parti di veicoli. c) Esame del/i cadavere/i: posizione ed atteggiamento al suolo o nei veicoli, condizioni degli indumenti, ricerca sul corpo e sugli indumenti di tracce biologiche o minerali aspecifiche ovvero da urto o arrotamento, descrizione preliminare delle lesioni visibili. ___________________________________________________________________ 37 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 L’investimento e l’incidente stradale, in genere, sono gli scenari tra i più difficili da analizzare, poiché la fase iniziale di soccorso svolta da operatori del 118 e dai Vigili del Fuoco modifica integralmente quella che era la scena originaria dell’evento. Molte volte per raggiungere materialmente una vittima di un incidente stradale, o una persona investita, i Vigili del Fuoco devono letteralmente scoperchiare il veicolo danneggiato, producendo parti di lamiera che vanno ad intaccare l’integrità dello scenario. A loro volta i soccorritori si aprono una via, successivamente all’intervento dei VVFF, attraverso i detriti e le lamiere, spostando ulteriormente quello che già era stato alterato. Come si diceva all’inizio, l’indagine e il soccorso sono due ambiti diametralmente opposti, per i quali non può essere richiesta formazione specifica di tutti gli “addetti ai lavori”. Nel caso di incidente stradale o investimento, casistiche per le quali è impossibile non distruggere almeno in parte la scena del crimine, dovrebbe essere messa in dotazione ai mezzi presenti sul territorio una telecamera indossabile21. Un simile mezzo, posto sul cruscotto dei mezzi di soccorso o addirittura indossato dal personale di soccorso (ricordiamo che una telecamera indossabile non è più grande di un pacchetto di sigarette), consentirebbe la registrazione di tutte le fasi d’intervento, ricostruendo a posteriori tutto quanto modificato e spostato durante le manovre di soccorso. 2.1.2. Asfissiologia L’asfissiologia studia l’insufficienza respiratoria acuta causata dall’arresto della ventilazione polmonare in seguito ad azioni meccaniche (per azione fisica di natura ostruttiva o compressiva) e violente (ovvero esterne e con azione rapida) che agiscono direttamente sull’apparato respiratorio. 21 http://security.panasonic.com/pss/security/it/products/ind/TW310/index.html ___________________________________________________________________ 38 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 Presenza di mezzi offensivi o contenitivi. L’asfissiologia comprende: strangolamento, strozzamento, soffocamento, annegamento e impiccamento. Per quanto possano essere sintomatiche di situazioni delittuose, lo strangolamento, lo strozzamento e il soffocamento, se non messi in atto con mezzi offensivi particolari, non rappresentano una discontinuità tra il lavoro del soccorritore e quello degli investigatori. Nel caso vi sia la presenza di particolari mezzi offensivi o contenitivi come corde, lacci, bavagli, nastro adesivo, cappi, ecc., se è necessario rimuoverli, tagliarli o in qualche modo alterare la loro condizione iniziale, si devono mantenere i nodi il più possibile integri, perché l’esistenza di una classificazione dei nodi in base ai punti di incrocio ed il modo in cui essi sono stati fatti possono dare delle indicazioni sull’autore del reato. Discorso analogo è rappresentato dall’annegamento, per il quale le manovre sanitarie si limitano alla rianimazione cardio-polmonare. La categoria asfittica d’interesse medico-legale che rappresenta una problematica operativa tra investigazione e soccorso, è l’impiccamento. Nell’impiccamento l’occlusione delle vie aeree è determinata dalla compressione del collo esercitata da un laccio posto in tensione dal peso della vittima o di parte di esso. L’omicidio per impiccamento è evenienza eccezionale, la vittima deve essere posta in condizione di non opporre resistenza ed in genere sono rilevabili delle lesioni estranee al meccanismo dell’impiccamento. Importante è verificare, durante il sopralluogo, se la lunghezza del laccio è tale da permettere un’autosospensione in riferimento anche all’altezza della vittima, inoltre se superfici prossime al cadavere possono aver provocato lesioni per effetto di oscillazioni o convulsioni asfittiche. Il suicidio è l’evenienza più ricorrente. I reperti anatomo-patologici possono avere importanza soprattutto per il riscontro di altri tentativi di autosoppressione, mentre sono essenziali i dati desumibili dal sopralluogo. Esiste una forma accidentale, soprattutto legata a giochi pericolosi (di bambini), ___________________________________________________________________ 39 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 ad esercizi di acrobati o a pratiche erotiche. Al fine di depistare le indagini, infine, può essere messa in atto la c.d. “sospensione del cadavere”. Questo intervento è realizzato per simulare un suicidio. La diagnosi differenziale si basa sul reperimento di lesioni vitali in corrispondenza del solco e dei tessuti profondi, quali ecchimosi ed emorragie, sulla disposizione delle ipostasi22, qualora la sospensione sia stata attuata dopo alcune ore dalla morte. Pertanto, nelle scene del crimine con la presenza di impiccati, se il paziente presenta dei segni di vita, bisogna: 1. Fotografare il corpo per “congelare” la scena (se questo non ritarda le manovre di soccorso). 2. Tagliare la corda a circa 50 cm dal nodo. 3. Allentare il nodo senza scioglierlo. 4. Togliere la corda dal collo. 5. Iniziare le manovre sanitarie rispettando i protocolli locali. 6. Avvisare la CO del 118 e far attivare anche le Forze dell’Ordine. Se il paziente, invece, non ha dei segni vitali bisogna: 1. Fare una foto per “congelare” la scena. 2. Avvisare la CO del 118 per l’attivazione delle Forze dell’Ordine. 3. Isolare la scena e non far avvicinare nessuno. Ovviamente, qualsiasi modifica della condizione iniziale va segnalato ai reparti scientifici che intervengono. 22 Nell’impiccato si formano “a guanto” sulle mani e “a calzino” sui piedi, mentre nella vittima deceduta per altra causa, si formano nelle zone declivi rispetto alla posizione del corpo (prona o supina). ___________________________________________________________________ 40 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 2.1.3. Conclusioni Durante le manovre assistenziali, quindi, a prescindere dalla situazione che si presenta all’arrivo dei soccorsi, è necessario porre attenzione a determinati accorgimenti. • Evitare di mescolare fra loro diversi campioni di sangue, altri liquidi o reperti. Al fine di non intaccare l’attendibilità delle prove in sede giudiziaria, ogni campione, reperto o traccia biologica deve essere isolata, sigillata e trasmessa secondo la corretta catena di custodia.23 • Il semplice accesso venoso può causare oltre ai segni di venipuntura sul paziente, anche una serie di tracce di sangue non inerenti al crimine. Se possibile l’accesso venoso andrebbe predisposto evitando le mani, specialmente in caso ci sia stata una colluttazione o l’uso di armi da fuoco, in quanto i residui organici e inorganici (pelle, peli, residui di sostanze chimiche) che possono essere trovati sulle mani potrebbero venire deteriorati da questa manovra, da un’eccessiva manipolazione o semplicemente alterati se non addirittura eliminati per l’utilizzo di soluzioni disinfettanti. Pertanto le mani del paziente devono essere protette con delle buste di plastica, vista la fondamentale importanza delle mani della vittima, essendo queste le prime armi “naturali“ usate sia per l’attacco che per la difesa, e portatrici privilegiate di tracce, come ad esempio: ferite, polvere da sparo, sangue, materiale biologico dell’aggressore sotto le unghie, oggetti trattenuti dalla vittima. • Se il personale sanitario è presente sul luogo del reato prima dell’arrivo della Polizia, bisogna cercare di capire se qualcuno ha effettuato degli spostamenti, per qualsiasi ragione, del cadavere (o del paziente) o di altri oggetti. • Altra cosa su cui porre attenzione è quella di evitare di calpestare, nel limite del 23 Il termine catena di custodia (in inglese chain of custody) si riferisce alla documentazione cronologica o alla traccia cartacea che mostra il sequestro, la custodia, il controllo, il trasferimento, l'analisi, e la disposizione di elementi di prova, fisica o elettronica. ___________________________________________________________________ 41 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 possibile, i vari residui presenti a terra per non rischiare di contaminare l’elemento e per non lasciare in giro impronte delle proprie calzature. Nell’impossibilità di lasciare impronte sulla scena, un soccorritore è tenuto ad indicare agli investigatori il tipo di calzatura indossata, per escludere le impronte del personale da quelle lasciate eventualmente dall’aggressore (cambiarsi le scarpe alla fine del servizio consente agli investigatori di poter disporre immediatamente delle stesse in caso di comparazione con impronte rinvenute sulla scena). • In ultima analisi, nei casi di ritrovamento di cadaveri con evidenti segni tanatologici, fotografare il corpo prima di effettuare qualsiasi spostamento dello stesso. Questo è dovuto al fatto che nelle prime ore dopo la morte, lo spostamento del cadavere provoca lo spostamento delle ipostasi.24 La “lettura” delle ipostasi da parte dell’autorità medico-legale, consente di capire il lasso di tempo nel quale la persona è deceduta e la posizione originale in cui si trovava al momento del decesso. 24 Nelle prime 4-6 ore dopo la morte, lo spostamento del cadavere determina la forte attenuazione o la scomparsa dalla sede dove si erano inizialmente formate e la loro graduale comparsa nelle nuove sedi declivi. Tra 6 e 12 ore, spostando il cadavere le ipostasi primitive impallidiscono, ma non scompaiono del tutto, mentre le nuove che si formano nelle zone declivi sono tenui. Dopo 12-15 ore dalla morte le ipostasi non si modificano con lo spostamento del cadavere: restano fisse nella posizione originaria. ___________________________________________________________________ 42 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 3. LO STRESS NEL PERSONALE DI SOCCORSO25 Sebbene solitamente l’operatore in emergenza sviluppi una soglia di tolleranza abbastanza elevata nei confronti di situazioni che, occasionalmente o cronicamente, possono mettere a repentaglio il suo equilibrio psicologico, nondimeno il rischio di essere seriamente coinvolto nelle esperienze traumatiche delle persone soccorse deve essere tenuto in seria considerazione. La scena di un crimine è un contesto complesso che suscita emozioni molto intense sulle persone che vi intervengono, in quanto propone uno scenario caratterizzato dalla presenza di elementi che inevitabilmente evocano il tema della violenza, del rapporto vittima-carnefice e l’idea del Male (inteso come male fisico, morale e ontologico). “Spesso chi interviene sulla scena del crimine sente su di sé il male fisico ma anche e soprattutto il male morale: è dolore della donna stuprata che potrebbe essere mia moglie, mia figlia, mia sorella; è il dolore del bambino abusato che avrei potuto essere io, che potrebbe essere il figlio che desidero o che mi sta aspettando a casa; è il dolore dell’uomo straziato che potrebbe essere un marito, un padre, un figlio come me; è il dolore del vecchio ucciso dall’incuria e dall’indifferenza, solo come potrei diventare un giorno anche io. È anche il mio dolore. Spesso chi interviene sulla scena del crimine si sente colpito dallo schiaffo umiliante dell’essere umano che non si è compiuto, che non è cresciuto, che non è diventato, ma che ha fatto, che ha potuto fare… male.”26 La scena del crimine, proprio per la sua intrinseca presenza del Male in tutte le sue accezioni, desta più che mai emozioni intense e angosciose, capaci di turbare l’equilibrio psicofisico di chi interviene. 25 Marco Pellacani in: Soccorso e scena del crimine: problematiche e strategie operative. Athena, 2013. 26 Ibidem. ___________________________________________________________________ 43 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 Lavorare in condizioni di emergenza, operando sulla scena del crimine con il compito di soccorrere o venendo a contatto con i racconti e con le sofferenze delle vittime, presenta grosse difficoltà e richiede la mobilitazione di notevoli risorse sul piano fisico e su quello psichico. In questo senso l’intervento su una scena del crimine può essere considerato un evento critico, potenzialmente traumatico, in grado di indurre disagi psicologici su chi vi presta servizio. 3.1. Le reazioni patologiche alle situazioni di stress traumatico Le situazioni di particolare rischio per i soccorritori sono legate a fattori di rischio oggettivi, soggettivi e rischi legati all’organizzazione. Rischio oggettivo: • Eventi che comportano gravi danni per neonati e bambini. • Eventi che coinvolgono molte persone (dall’incidente stradale al terremoto). • Eventi che causano lesioni gravi, mutilazioni e deformazioni del corpo delle vittime. • Eventi che causano la morte dei colleghi. • Il fallimento di una missione di soccorso comportante la morte di una o più persone. • La necessità di compiere scelte difficili e/o inadeguate al proprio ruolo operativo. • La necessità di prendere decisioni importanti in tempi rapidissimi. ___________________________________________________________________ 44 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 Rischio soggettivo: • Tendenza eccessiva del soccorritore ad identificarsi con la vittima. • Bisogno marcato del soccorritore di tenersi a distanza dalle vittime. • Presenza di significative problematiche psicologiche del soccorritore e/o la presenza di traumi pregressi inelaborati. • Mancanza di idonee strategie per fronteggiare lo stress e/o la mancanza di adeguate capacità di valutare la propria tolleranza allo stress. • Scarsa conoscenza della normale risposta fisiologica e psicologica delle persone di fronte allo stress. • Lesioni personali. Rischio legato all’organizzazione: • Ritmi di lavoro eccessivi. • Inadeguatezze logistiche degli ambienti destinati ai soccorritori. • Carenze nei processi di comunicazione. • Conflitti interni all’organizzazione e tra i soccorritori. • Carenze nei processi di selezione e formazione degli operatori. • Mancanza di programmi di supporto psicologico dei soccorritori. I disturbi post-traumatici del personale coinvolto in situazioni di emergenza presentano, ovviamente, sovrapposizioni con gli stessi disturbi presenti nella popolazione generale, ma anche alcune specificità degne di particolare attenzione. 3.1.1. Disturbo post-traumatico da stress (PTSD) Il PTSD è caratterizzato dalla compresenza, per almeno un mese, di sintomi intrusivi, di evitamento e/o ottundimento e di iperattivazione in seguito ___________________________________________________________________ 45 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 all’esposizione ad eventi traumatici di particolare gravità. Secondo il DSM27, gli eventi che possono essere definiti “traumatici” sono: • Eventi accaduti direttamente alla persona. • Eventi accaduti in qualità di testimoni: l’osservare il ferimento grave o la morte innaturale di un’altra persona dovuti ad assalto violento, incidente, guerra o disastro, o il trovarsi di fronte inaspettatamente a un cadavere o a parti di un corpo. • Eventi di cui si è venuti a conoscenza (relativamente a parenti ed amici). La probabilità di sviluppare questo disturbo può aumentare proporzionalmente all’intensità dell’evento traumatico e con la prossimità fisica al fattore stressante. 3.1.2. Disturbo acuto da stress (DAS) Il DAS può essere visto come una categoria preliminare al PTSD, poiché il tipo di situazioni traumatiche che ne possono determinare l’insorgenza sono le stesse. Sono ugualmente presenti tre categorie sintomatologiche che contraddistinguono il disturbo post traumatico e cioè pensieri intrusivi o flashback, l’evitamento e l’iperattivazione fisiologica. L’elemento che consente di operare una distinzione tra i due disturbi è la durata della sintomatologia e la presenza nel DAS di sintomi dissociativi; difatti nel DAS i sintomi si sviluppano in maniera acuta dai 2 giorni alle 4 settimane, nel caso persistano oltre si entra nella categoria del PTSD. Il rischio di Disturbo Acuto da Stress è più elevato a seconda della gravità oggettiva dell’evento, della sua durata, del grado di coinvolgimento del soggetto e della sua predisposizione; maggiore è la vicinanza fisica o il coinvolgimento diretto del soggetto verso la sorgente del trauma, maggiore è la probabilità che lo 27 Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, noto anche con la sigla DSM derivante dall'originario titolo dell'edizione statunitense “Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders”, è uno dei sistemi nosografici per i disturbi mentali o psicopatologici più utilizzato da medici, psichiatri e psicologi di tutto il mondo, sia nella pratica clinica che nell'ambito della ricerca. ___________________________________________________________________ 46 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 stesso sviluppi il DAS. Il PTSD e il DAS sono tipicamente associati ad esperienze particolarmente traumatiche, anche croniche, nel personale di intervento in situazioni di soccorso e di emergenza, ma non sono probabilmente i disturbi post-traumatici maggiormente frequenti in questo tipo di popolazione. 3.1.3. Disturbi dell’Adattamento I Disturbi dell’Adattamento appaiono essere come maggiormente frequenti. Sebbene meno gravi sul piano sintomatologico, in realtà sono molto insidiosi perché possono essere più facilmente nascosti e camuffati, e magari non essere pienamente compresi anche dagli operatori stessi, portandoli a trascurare il disagio e quindi ad aggravare i problemi in essere. La caratteristica fondamentale dei DA è lo sviluppo di sintomi emotivi o comportamentali successivi all’esposizione ad uno o più eventi stressanti (anche traumatici) chiaramente identificabili. Tali sintomi devono svilupparsi entro tre mesi dall’esposizione all’evento o agli eventi stressanti e devono risolversi entro sei mesi dalla cessazione del fattore stressante o delle sue conseguenze. I sintomi principali possono essere problemi d’ansia, depressione, impulsività, ritiro sociale, lamentele fisiche e, in generale, tutti i sintomi del PTSD e del DAS ma non tali per intensità, durata o numero da soddisfare una diagnosi di Disturbo post-traumatico da stress o di disturbo acuto da stress. In realtà sarebbe forse più opportuno concettualizzare alcuni Disturbi dell’Adattamento come PTSD sottosoglia o in remissione parziale, considerando il fatto che in un operatore dell’emergenza può essere insorto un PTSD o un DAS che è solo parzialmente superato, ma magari cronicizzato, oppure che un tale problema non soddisfa pienamente quanto richiesto dal DSM, problema importante per porre una diagnosi, ma che non riguarda l’aspetto della sofferenza ___________________________________________________________________ 47 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 soggettiva della persona coinvolta. 3.1.4. Altri disturbi Devono essere segnalati, per completezza espositiva, tutta una serie di sintomi e problematiche che difficilmente possono essere indicati con una diagnosi che li rappresenti esaustivamente, ma che nondimeno si rilevano problematiche con la maggior frequenza tra gli operatori dell’emergenza, siano essi professionisti o volontari: • Livelli di iperattivazione costante, con irritabilità, aggressività, difficoltà a rilassarsi, tensioni con familiari ed amici, insonnia, o poco sonno riposante. • Disturbi gastrointestinali • Stanchezza cronica o apatia. • Sensi di colpa ingiustificati. • Calo di appetito e iperfagia. • Calo della libido e disturbi sessuali. • Cinismo e senso di inutilità del proprio lavoro o della propria vita. • Abuso di sostanze. • Sentimenti di estraneità dalla vita “normale” e sensazione che l’unica dimensione all’interno della quale ci si sente adeguati sia quella dell’emergenza, eventualmente unita alla volontà di eroismo a tutti i costi. 3.2. Sindrome del Burn-Out I soccorritori possono sviluppare, inoltre, la Sindrome del Burn-Out, una situazione di stress lavorativo tipica delle “professioni di aiuto” in cui la relazione con l’utente è centrale. ___________________________________________________________________ 48 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 La dinamica del Burn-Out discende dall’incontro tra aspettative del professionista (spesso irrealistiche) e le richieste del cliente. È una sindrome connotata da una serie di sintomi psico-fisici e di atteggiamenti verso il lavoro, che si definisce come la fase finale di un processo difensivoreattivo verso condizioni di lavoro vissute come insoddisfacenti. Gli operatori che lavorano in questi ambiti (medici, infermieri, insegnanti, psicologi, soccorritori) oltre ad usare le proprie competenze tecniche, usano le loro abilità sociali per soddisfare i bisogni degli utenti che spesso non esprimono gratitudine né apprezzamento. La Sindrome del Burn-Out può essere considerata una risposta ad uno stress emozionale cronico che si connota per tre particolari componenti: 1. Esaurimento emotivo. 2. Ridotta produttività nel lavoro. 3. Deterioramento della relazione con l’utente. Il Burn-Out si sviluppa attraverso diverse fasi: Entusiasmo: motivazioni che spingono un individuo a scegliere una professione (sentimento di onnipotenza). Stagnazione: si rileva che i risultati dell’impegno profuso sono spesso incerti ed aleatori (sentimento di carriera bloccata). Frustrazione: pressante senso di impotenza in relazione all’utente, all’organizzazione, alla comunità (caduta del sentimento di onnipotenza e constatazione della parzialità del proprio intervento). Il lavoro viene vissuto come frustrante: perdita della dimensione progettuale con conseguente disinvestimento. Apatia: chiusura totale in se stessi, sentimenti di noia, nausea e blocco del desiderio di aiutare gli altri. La persona in Burn-Out non modifica le condizioni che producono stress, ma cerca di combattere questi effetti perseguendo con sempre maggiore impegno le proprie mete. Una caratteristica peculiare delle prime fasi del Burn-Out è la tendenza al ___________________________________________________________________ 49 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 diniego28 (della fatica, dello stress, delle situazioni critiche in generale). 3.3. CONCLUSIONI Lo stress è una tensione interiore che si origina quando dobbiamo adattarci alle pressioni che agiscono su di noi. D’altra parte la vita è piena di eventi e situazioni che mettono a dura prova la nostra capacità di adattamento. Per questo è importante riuscire a gestire le pressioni a cui siamo sottoposti prima che il loro peso diventi eccessivo, alterando così il nostro equilibrio interiore e il nostro funzionamento. Questo è un punto importante: ognuno di noi ha un suo proprio equilibrio e questo si riflette nel comportamento quotidiano. Se questo equilibrio si rompe ci si ritroverà a manifestare un disagio che può arrivare fino al sintomo psichiatrico. L’equilibrio è continuamente dipendente dagli eventi esterni con i quali ci dobbiamo confrontare e dalla nostra capacità di gestire quello che gli eventi esterni determinano nel nostro mondo interno cognitivo ed emozionale. È importante sottolineare che ognuno di noi ha un suo punto di rottura, ovvero che rispetto a quello che succede intorno a noi e dentro di noi, chiunque può andare incontro a un disagio insopportabile. Se le emozioni risultano esagerate rispetto alla situazione in cui si verificano, se persistono per un tempo prolungato impedendo alla persona di concentrarsi in altre attività o minando le relazioni interpersonali, allora il funzionamento normale dell’individuo si interrompe. È quello che succede quando c’è il trauma psichico: l’evento esterno penetra la psiche senza che questa riesca ad opporre resistenza o contenere la valenza psichica dell’evento. Quando usiamo il termine “contenere” non lo facciamo per caso. Se pensiamo a quello che accade in un 28 Il diniego è un processo che si sviluppa dal desiderio di cancellare un pensiero o una sensazione relativi all’eccessivo sfruttamento delle proprie risorse fisiche, mentali o emotive. Scopo ultimo del diniego: consentire di perseverarsi in situazioni critiche. ___________________________________________________________________ 50 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 evento critico in termini emozionali possiamo pensare all’immagine di una ondata emotiva che si muove velocemente verso la o le persone interessate dall’evento. Queste possono accogliere questa onda emozionale o venirne sommersi. Possiamo pensare alla mente umana come ad un contenitore e all’onda emozionale come ad un contenuto che deve essere accolto e trattenuto. Il modello contenitore-contenuto29, può essere applicato nelle relazioni di aiuto del soccorritore, nelle quali la possibilità di comunicare il disagio e quindi la possibilità di “sostenere”, passa attraverso la capacità del contenitore/soccorritore di darsi carico, di condividere, di prendere dentro di sé, il disagio della vittima. Questo disagio è il contenuto, costituito dalle emozioni del traumatizzato. Queste emozioni vengono “trasformate” dal contenitore-soccorritore e rimandate alla vittima del trauma in forma più elaborata e quindi più sopportabile. Nella realtà del soccorritore, contenere ed essere contenuto sono entrambe esigenze imperative, perché il soccorritore è contemporaneamente soccorritore e vittima. In questo senso co-costruire una nuova storia dell’evento stressante che narri sia delle vittime soccorse, sia dei soccorritori, e che narri il personaggio del soccorritore in tutte le sue sfaccettature, non solo si “salvatore” ma anche di “uomo” colpito dal Male dell’altro, diventa la strada privilegiata per prevenire ciò che va oltre alla “normale” sofferenza umana. Quando, infatti, gli eventi stressanti a cui è sottoposto l’operatore dell’emergenza spezzano l’equilibrio che aveva precedentemente raggiunto, può essere fondamentale offrire uno spazio strutturato in cui sia possibile rinarrare la sua storia personale e professionale, alla ricerca di nuovi significati che costruiscano un nuovo equilibrio. Alla luce dei fattori di rischio precedentemente accennati, nel tempo si sono messe in atto una serie di misure preventive e terapeutiche al fine di minimizzare il rischio dello sviluppo di condizioni patologiche negli operatori dell’emergenza o per intervenire su una condizione patologica già in atto. Tra le più comuni vale la pena citare le strategie di defusing e debriefing per gli 29 Bion, W.R. (1963), Elements of Psycho-Analysis. Heinemann, London. ___________________________________________________________________ 51 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 eventi critici. Questi interventi sono rivolti con regolarità agli operatori al fine di consentire un’adeguata condivisione tra colleghi delle tensioni emotive connesse al proprio operato. Si tratta di specifici gruppi di discussione strutturati e coordinati da un esperto nella gestione degli eventi critici che contribuiscono a ridurre l’impatto emotivo delle esperienze con le quali ci si è confrontati. Interventi di questo tipo sono stati utilizzati, ad esempio, con il personale di soccorso coinvolto in occasione dell’attentato alle Torri Gemelle di New York. ___________________________________________________________________ 52 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 CONCLUSIONI I soccorritori e i sanitari, cosi come i vigili del fuoco e le forze di polizia, sono esseri umani che mettono a disposizione della collettività la loro esperienza e la loro formazione; alcune di queste figure, molto spesso, lo fanno a titolo volontaristico. L’impatto emotivo su interventi così duri dal punto di vista emozionale, porta anche i più preparati a crollare sotto il peso di certi avvenimenti. Non si può dare colpe a persone che al massimo delle loro capacità si prodigano per aiutare delle persone e salvare delle vite. Tuttavia, per poter dar giustizia alle vittime di reati, bisogna soggiacere a delle regole ferree poiché, come abbiamo visto, l’impianto penale non ammette errori da parte degli investigatori. Chi interviene sulla scena deve essere consapevole dell’impatto che la sua presenza avrà sull’evolversi degli eventi poiché il minimo passo falso, o la prima sottovalutazione di determinati elementi, consentirà ad autori di crimini di farla franca. Non essendo tecnici, i soccorritori non sono tenuti a conoscere tutti gli aspetti dell’indagine, ma gli accorgimenti da tener presente sono, come abbiamo visto, pochi e di semplice ricordo. Una foto scattata o un passo fatto lontano da una macchia di sangue potrebbero aiutare a fare giustizia. ___________________________________________________________________ 53 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Stefano Rolando - SST in Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2013 - 2014 BIBLIOGRAFIA American Psychiatric Association, DSM-IV-TR. “Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali” Trad.it. Masson, Milano, 2001. Canuto G., Tovo S., “Medicina legale e delle assicurazioni”, Piccinin, 1999. Carella Prada O., Tancredi D. M., “Il sopralluogo giudiziario medico legale”, SEU, Roma 2006. Caterini V., “La scena del crimine: la sua analisi, il criminal profiling, accenni ad alcune indagini di laboratorio”, tesi. Cazzaniga A., Cattabeni C. M., Lugoni, “Compendio di medicina legale e delle assicurazioni”, UTET, 2006. Ceccaroli Geo, “Sulle trace del delitto”, ed. Imprimitur 2000. 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