finalmente ti ho ritrovata

Transcript

finalmente ti ho ritrovata
FANFICTION su INUYASHA
FINALMENTE TI HO RITROVATA
2 capitoli (conclusa)
Note: G
Autrice: Junko.ko
PRIMA PARTE (“Le situazioni di lei”)
<<Kagome, finalmente ti ho ritrovata…>>
Kagome? No, lei non si chiamava Kagome: il suo nome era Junko, Junko Molina, ma forse stava ancora
sognando. A quindici anni, in fondo, è giusto sognare… la sua mamma sognava i protagonisti più belli degli
anime, il giorno in cui avrebbe comprato i primi quattro numeri della Gold Edition di Marmalade Boy e
l’accendino di Shin.
Lei invece non sognava i ragazzi disegnati, irreali, ne aveva uno di meraviglioso accanto: Ale…
Sicuramente si trattava di un fidanzatino, non dell’uomo della sua vita che avrebbe sposato, ma nove mesi
erano passati, e loro due percorrevano la loro strada ancora insieme.
<<Kagome, svegliati! Sono io… non mi riconosci?>>
A questo punto è meglio aprire gli occhi e svegliarsi da questo sogno strano, cosa ne dici Junko?
Forse sarebbe stato meglio continuare a dormire, perché la situazione che le si presentava davanti non era
esattamente ciò che lei avrebbe definito “normale”.
Seduto accanto a lei c’era un ragazzo dai tratti asiatici che indossava un ampio kimono rosso. Aveva un viso
particolarmente bello e aveva un non so che di misterioso.
<<E tu chi saresti?>>
<<Sciocca, sono io…>>
<<Io… io chi?>>
<<Ma come, Kagome, ti sei dimenticata di me? Sono InuYasha>>
InuYasha… aveva già sentito questo nome… chi mai le aveva parlato di InuYasha?
<<Inuyasha, dici?>>
<<oh… beh, è evidente che proprio non ti ricordi di me, Kagome>>
Il viso del ragazzo si rabbuiò improvvisamente e Junko si fece prendere dal panico. Possibile che avesse
ferito una persona che nemmeno conosceva? InuYasha… perché non riusciva a ricordare?
<<Ehm… senti… in ogni caso temo di non essere la persona che stai cercando. Io non mi chiamo Kagome,
ma Junko. P-piacere>>
Porse la mano a InuYasha, ma lui si voltò dall’altra parte. Adesso era lei a sentirsi infinatemente triste e
vuota: cosa poteva fare per quello strano ragazzo con le orecchie da cane?
<<Ehi, ma… stai piangendo!>>
Junko si toccò il viso: le sue gote erano rigate dalle lacrime.
<<Scusami… scusami… il fatto è che non so come aiutarti e mi dispiace, mi dispiace davvero tanto>>
Come sei stupida Junko… è inutile piangere, non è così che darai una mano a quel ragazzo che tra l’altro ha
anche gli artigli al posto delle unghie!
<<forse è meglio se ti racconto la mia storia per aiutarti a comprendere, ti va?>>
Com’ era dolce la voce di quel ragazzo, possibile che si fossero già incontrati? Doveva capire,
assolutamente.
<<D-dimmi, ti ascolto>>
<<vedi, io sono il mezzo demone InuYasha e moltissimi anni fa ho conosciuto la donna della mia vita, una
persona straordinaria che mi ha cambiato. Abbiamo trascorso tutta la nostra vita insieme nella mia epoca
(infatti lei proveniva da quello che tu consideri presente), abbiamo avuto dei figli e ci siamo sempre amati.
Purtroppo è morta cinquant’ anni fa, ormai ottantenne. Non mi sono mai sentito così solo, avevo perso la
speranza, la speranza che avevo imparato ad avere sempre grazie a lei. Però, qualche giorno fa, ho
cominciato a sentire di nuovo il suo odore, ad avvertire la sua presenza e le tracce mi hanno portato qui da
te, ma evidentemente tu non ricordi nulla…>>
<<la donna di cui parli è Kagome, giusto?>>
<<Esatto>>
<<Quindi mi stai dicendo che secondo te sono la reincarnazione di Kagome?>>
<<Credo di sì>>
<<E cosa dovrei fare?>>
<<Vorrei che venissi con me, al di là del pozzo>>
<<Il pozzo?>>
<<si, quello che collega il mio mondo con il tuo>>
Adesso come doveva comportarsi? La situazione era davvero molto complicata. Lei non voleva andare al di
là del pozzo: la sua vita era qui, nel suo mondo, nel suo piccolo paesino sperduto nel Veneto, con la sua
famiglia, con Ale. Poi non conosceva nemmeno quell’ InuYasha.
<<Ma… io non sono Kagome. Non sarò mai come lei… io sono io>>
<<Promettimi che ci penserai?>>
Pensarci? A cosa doveva pensare? La sua risposta era no, un no categorico! Non sarebbe andata proprio da
nessuna parte! Però… non poteva dirglielo: InuYasha avrebbe sicuramente sofferto molto…
<<V-va bene…>>
<<Grazie Kagome. Tornerò fra qualche giorno, aspettami!>>
<<No, aspetta tu! NON MI CHIAMO KAGOME!>>
Il ragazzo balzò fuori dalla finestra e sparì saltando da un tetto all’ altro come se nulla fosse. Forse era
meglio abbassare la zanzariera quando voleva dormire con i balconi aperti…
Junko, basta fare discorsi senza senso! Prova a scoprire chi diavolo è InuYasha!
Allora, InuYasha e Kagome sembrano due nomi asiatici… magari la mamma, che era un’ appassionata di
tutto ciò che riguarda l’ estremo oriente lo saprà!
<<Mamma, posso farti una domanda?>>
<<Certo, Jun, dimmi pure?>>
<<Chi è InuYasha?>>
<<InuYasha, dici? Beh, credo che sia uno degli anime più belli che ho visto quando avevo sedici anni>>
<<Con anime intendi un cartone animato giapponese?>>
<<Si, tesoro, proprio quelli. Credo di avertene parlato qualche volta>>
<<Mi ricordavo questo nome ma non mi veniva in mente chi me lo avesse detto. Potresti dirmi di cosa parla
per favore?>>
<<beh, in breve, è la storia di una ragazza, K…Ko…Ko… oddio, non mi ricordo come si chiamava…>>
<<Kagome?>>
<<Esatto. Dunque, è la storia di Kagome, una ragazza che a quindici anni, entrando in un pozzo, incontra in
un’ altra epoca il mezzo demone InuYasha che era sigillato ad un albero grazie alla freccia della
sacerdotessa Kikyo, il primo amore di InuYasha. Successivamente lui e Kagome vanno insieme a cercare i
frammenti della sfera dei quattro spiriti e credo che alla fine siano vissuti per sempre felici e contenti>>
Non credo per sempre…
<<Scusami, ma chi è Kikyo?>>
<<oh, beh, Kikyo è la prima donna che InuYasha abbia mai amato. Mi pare fosse morta cinquant’anni prima
dell’arrivo al di là del pozzo di Kagome. Sostanzialmente Kagome era la reincarnazione di Kikyo>>
La reincarnazione di Kikyo? Cinquant’anni? Allora i conti tornano!
<<Jun, se ti può interessare in soffitta c’è il mio scatolone “magico” con dentro il mio quaderno delle
recensioni. Lì ho scritto la scheda di InuYasha>>
<<Grazie mamma!>>
Salì in fretta le scale e aprì la porta della soffitta. Lo scatolone della mamma era il primo della seconda pila
di scatole a destra. L’aveva già aperto, ma senza prestare troppa attenzione al suo contenuto, eppure per
sua madre, Iris, era davvero importantissimo. Le aveva sempre detto che era un ricordo prezioso, il ricordo
della sua prima grande passione.
Tolse il coperchio ed ogni oggetto era perfettamente al suo posto: c’era la gold edition di marmalade boy
divisa in due pile da quattro sulla base, sopra l’ accendino di shin dentro alla sua scatola, gli ultimi numeri di
Papillon e di KareKano e altri oggetti o volumi che non conosceva. In cima a tutto c’ era un quaderno verde
con su scritto “per non dimenticare”. Già, Iris le aveva spiegato che il motivo che l’ aveva portata a scrivere
le recensioni di tutte le opere che leggeva o guardava, era il fatto che non voleva scordare perché avesse
amato tanto quel mondo così affascinante, per non permettersi mai di dire un giorno che quelli erano stati
una perdita di tempo, una stupidaggine.
Dunque, Marmalade Boy, Wedding Peach, Lovely Complex, KareKano, Kimini Todoke, Nana, Zettai Kareshi,
Ranma ½ , Romeo x Juliet, Death Note, InuYasha, Lucky St… InuYasha!
Cominciò a leggere quella recensione, la trama, il commento personale, i personaggi, le musiche e tutto ciò
che la mamma aveva inserito.
A quanto pare Inuyasha le era piaciuto proprio tanto, era un’ opera apprezzabile e a Junko, che non era
esperta in quel campo, sembrava un qualcosa fuori dal comune e con una trama particolare, forse perché si
sentiva coinvolta, forse perché quella storia riguardava anche lei. Aveva bisogno di capire meglio.
<<Jun! C’è Alessandro!>>
<<F-fallo salire!>>
Perché doveva arrivare proprio in quel momento?
<<Ciao Junko>>
<<Ciao>>
Lui era li, di fronte a lei, così dolce e bellissimo. A volte le capitava di chiedersi se davvero meritava di avere
accanto un ragazzo così straordinario, se ne era all’ altezza.
<<C’è qualcosa che non va, Junko? E quello cos’è?>>
<<Questo? Oh, è il quaderno delle recensioni degli anime della mamma. Mi interessava leggere delle
informazioni su un’ opera in particolare…>>
<<Cavolo, Iris è proprio una donna piena di sorprese! Posso sapere di che opera si tratta?>>
<<InuYasha>>
<<Mai sentito… posso vedere?>>
Gli passò il quaderno senza dire nulla e cominciò a guardarlo mentre leggeva interessato. Oddio… era
davvero stupendo. Perché stava con lei? Al mondo esistevano sicuramente molte ragazze migliori di lei.
Forse sarebbe meglio andarsene con InuYasha e permettere ad Ale di trovare davvero la persona giusta
per lui.
<<Junko…vieni qui>>
Si avvicinò piano piano a lui, che la strinse forte a sé. Voleva piangere, gridare “sì, lui è il mio ragazzo! Ha
scelto me!”. Ne era sicura, altrimenti non sarebbe bastato un abbraccio a farla sentire così forte.
Già, lei non sarebbe andata da nessuna parte, sarebbe rimasta con Ale. Inuyasha era innamorato di Kagome
e voleva Junko accanto solo perché in lei c’era una parte della donna che amava. Ale le voleva davvero
bene, Inuyasha voleva solo la Kagome che era in lei.
<<Potremmo guardare InuYasha, se ti va. Lo trovo interessante>>
<<Ma, Ale, è vecchissimo! La mamma l’ha visto nel 2012 ed era già da considerarsi antiquato all’epoca!
Come pretendi di trovarlo da qualche parte?>>
<<Proviamo! In rete sicuramente troveremo qualcosa!>>
Forse la visione di qualche episodio l’avrebbe aiutata, quindi alla fine accettò. Grazie Ale…
Adesso poteva andare alla ricerca di sé stessa, con la testa alta e con Ale accanto.
SECONDA PARTE (Le situazioni di lui)
Lei stava dormendo, probabilmente stava sognando. Ma a che serve sognare se tutto, prima o poi, finisce?
Il suo sogno più grande si era dissolto prima che potesse rendersene conto e aveva perso ogni cosa. Ma
sarebbe potuto rifiorire se solo lei avesse voluto rivivere quell’ illusione insieme a lui.
Lei stava dormendo, probabilmente stava sognando. Con gli occhi chiusi sembrava davvero Kagome. Già, le
assomigliava davvero. Con la luce del giorno, però, il viso e i lineamenti erano un po’ diversi, soprattutto gli
occhi non erano quelli di Kagome, erano troppo grandi e tendenti al verde, un colore davvero insolito per
gli occhi di un essere umano.
Quando tornò da lei la seconda volta le aveva chiesto in che parte del Giappone fosse finito, in quanto non
aveva mai visto persone così strane.
Ma lei le aveva risposto che non erano in Giappone, ma in un posto chiamato Italia. Eppure lei aveva un
nome giapponese. Junko significa ragazza pura, onesta e buona. L’ unico motivo che aveva per apprezzare il
suo nome così particolare. Gli aveva raccontato che erano stati i suoi genitori da giovani a scegliere quel
nome, prendendo ispirazione da un qualcosa chiamato “anime”, che avevano visto sulla scatola con le
figure che aveva anche Kagome a casa sua.
<<Junko è il personaggio che più aveva colpito la mamma nella serie “Nana”. Mi ha detto che Junko era
forte, materna, matura. Beh… io non sono proprio così, ma mi piace pensare che io sia lei…>>
Questa era la sua risposta, la sua storia. Voleva essere come Junko, ma non come Kagome, eppure, Kagome
era proprio dentro di lei.
No, lui proprio non riusciva a capire. Forse era troppo egoista e riusciva a pensare solo alla sua felicità, ma
in fondo anche quella di Junko dipendeva dalla sua.
Era la quarta volta che tornava da lei per chiederle se sarebbe andata con lui al di là del pozzo. Sperava che
questa volta la risposta sarebbe stata positiva, le aveva concesso anche troppo tempo per riflettere. Eppure
ogni volta gli diceva che doveva comprendere meglio e doveva guardare una cosa. A quanto pare di
trattava di un qualcosa di estremamente importante, ma proprio non riusciva a capire cosa servisse
pensare così tanto.
<<Kagom… Junko, svegliati>>
<<…No…>>
<<Junko, mi devi dare una risposta! Mi sono stancato di aspettare!>>
<<…N-no…non farlo…>>
Cosa non doveva fare? Junko, almeno, lo stava a sentire? Si avvicinò un po’ e, a quanto pareva, lei stava
ancora dormendo.
<<Avanti, Junko, svegliati!>>
<<A-aspetta… non mi lasciare! Ti prego…>>
<<Ma che stai dicendo? Svegliati!>>
<<NO! NO!>>
Si era messa a sedere di scatto e aveva cominciato a urlare. Si girò verso di lui e lo guardò con occhi
assenti, mentre continuava a farfugliare parole senza senso. Poi si mise a piangere e si strinse forte a lui.
<<Ale… ti prego…non lasciarmi… non lasciarmi…>>
Non lasciarmi. Non lasciarmi. Non lasciarmi. Non lasciarmi.
<<Non lasciarmi Kagome>>
Questo aveva continuato a singhiozzare mentre stava accanto alla sua Kagome, prima che lei morisse.
<<Ti prego, Kagome, non lasciarmi>>
Lei sorridendo lo aveva accarezzato dolcemente, come aveva sempre fatto, come non avrebbe più fatto.
<<InuYasha, adesso non fare così, altrimenti mi sento in colpa…>>
In colpa? Non era Kagome a doversi sentire in colpa. Era lui che per anni sarebbe vissuto con il rimorso di
non averla amata di più, di non averla amata meglio.
<<Inuyasha, promettimi che rimarrai sempre te stesso, come sei ora. Sai, ci ho messo anni per aiutarti a
tirare fuori il vero InuYasha e non vorrei che per così poco tutto potesse finire>>
<<Sciocca, per così poco, dici? Ti rendi conto che io ho bisogno di te?>>
<<Sii forte, ti prego. Inuyasha…?>>
<<Sì?>>
<<Accuccia!>>
Nonostante il comando imposto, era riuscito a rialzarsi, con tutte le sue forze.
<<Stupida! Ti sembra questo il momento opportuno per fare certe cose?!>>
<<Ecco, questo è l’ InuYasha che conosco. Ora fammi un bel sorriso, per favore. >>
Ci provò, ma era difficile. Come poteva chiedergli di sorridere in un momento simile?
<<Grazie Inuyasha, ora posso andarmene contenta. Vedi, desidero che tu viva. Voglio vederti sorridere!
Non so cosa sarò in grado di fare da lassù, ma ti resterò accanto per sempre! Te…lo…prometto>>
<<Ka-Kagome?>>
Da quel momento non ha mai più risposto, non avrebbe mai più sentito la sua voce. Non sarebbe mai più
tornata da lui, Kagome, la sua Kagome, non c’era più e per quante volte potesse reincarnarsi, quella
persona non sarebbe mai stata la donna che aveva amato e che amava.
Cavolo, erano passati cinquant’ anni e ancora non lo aveva capito.
Chissà quanto aveva fatto preoccupare la ragazza che teneva fra le braccia. Oddio: Junko stava ancora
piangendo!
<<Ehi, Junko, calmati ora! Era solo un sogno! Adesso è tutto finito. Io sono qui, con te>>
<<P-perdonami, InuYasha. Sei tornato per chiedermi se ho preso una mia decisione, vero?>>
<<Sssshh. Non ha importanza, ormai. Ad ogni modo puoi promettermi una cosa?>>
Junko era senza parole, probabilmente non aveva capito cosa stava succedendo. Almeno, era riuscita a
tranquillizzarsi e a riprendersi un po’.
<<Beh… suppongo di si>>
<<Promettimi che resterai sempre te stessa>>
<<Me stessa? Ma io..>>
<<Tu devi andare alla ricerca della tua identità, senza farti condizionare da chi ti sta intorno e dai modelli
che ti danno da seguire. Tu sei tu>>
<<Non riesco a capirti, InuYasha. Sembra che tu abbia cambiato improvvisamente idea>>
<<Più o meno. Diciamo che ancora una volta Kagome mi ha salvato>>
O meglio, il ricordo di Kagome. A questo punto era giusto che la donna della sua vita rimanesse tale: un
ricordo, solo un bel ricordo.
<<Junko, ora devo andare. Arrivederci>>
<<Aspetta InuYasha. Questo vuol dire che non ci rivedremo mai più?>>
<<Ovviamente ti verrò a trovare qualche volta. Voglio proprio vedere se manterrai la promessa! Stai
attenta, perché io ci sarò anche quando non avvertirai la mia presenza! Ciao Junko, a presto!>>
<<InuYasha, fermati!>>
<<Cosa c’è ancora? Adesso sei tu che non puoi fare a meno di me?>>
<<no, solo che… grazie. Senza di te non mi sarei mai messa a riflettere su chi volessi davvero diventare e,
forse, avrei potuto avere dei ripensamenti più avanti>>
Si girò, ridacchiando fra sé e sé, e balzò fuori dalla finestra. Un momento, stava per scordarsi di dire a Junko
la cosa più importante!
<<Oh, dimenticavo: ricordati che tu sei tu, non sei né Junko di “Nana”, né tanto meno Kagome Higurashi.
Non permettere mai a qualcuno di paragonarti a qualcun altro>>
E con questo aveva concluso il suo lavoro. Certo che per capire veramente le parole di Kagome, aveva
dovuto battere la testa per cinquant’ anni e aveva dovuto coinvolgere la reincarnazione di Kagome. Come
sei sciocco, InuYasha, ma probabilmente ora ce la farai, sì, ce la puoi fare.
<<Io credo in te>> gli diceva sempre Kagome e ora più che mai non poteva deluderla.
Ora si trovava di fronte al pozzo, stava per entrare, ma esitò per un istante: una lacrima stava scendendo
lungo la sua guancia destra.
<<Arrivederci Junko. Ora che ci penso avrei potuto portarti qui con me, ma io desidero che tu viva la tua
vita: anche tu hai il diritto di star bene con le persone che ami e che tu hai scelto di avere accanto. Voglio
vederti sorridere, sapere che sei felice! Non so cosa sarò in grado di fare per te ora, ma ti resterò sempre
accanto, anche quando non mi vedrai>>
E asciugandosi la gota, il mezzo demone InuYasha entrò nel pozzo per tornare a casa.
<<Non ne sono sicuro, ma credo di aver già sentito da qualche parte l’augurio che ho fatto a Junko>>
Ora era nel suo mondo, nel fondo del pozzo.
<<No, impossibile! Questa è farina del mio sacco>>
Attese che dal cielo una voce familiare in tono offeso gridasse “accuccia”, ma questo non accadde.
Sentì, invece, il fruscio delle foglie, il cinguettio degli uccelli, vide la luce del sole e salì.
FINE
Il Bazar di Mari
www.ilbazardimari.net
Online da: Settembre 2012