La verità è che siamo colorati
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La verità è che siamo colorati
La verità è che siamo colorati Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori Benedetta Schiaffino, VD Liceo Artistico Cardarelli - La Spezia Esame di Stato - a.s. 2011-2012 La verità è che siamo colorati Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori Benedetta Schiaffino, VD Liceo Artistico Cardarelli - La Spezia a.s. 2011-2012 Voglio dedicare questo mio lavoro Ai ragazzi del Centro Assistenza Disabili Associazione ONLUS G.I.S.A.L. Devo ai loro grandi insegnamenti, molto di ciò che sono io oggi. Non potrò mai ringraziarli abbastanza per avermi mostrato quanto la vita, con le sue difficoltà e le sue gioie, sia ricca. Ricca di quei colori che, giorno dopo giorno, rendono ogni momento magico. A GB, Daniele, Barbarella, Ivo, Gabry, Samy, Richy e Andrea La verità è che siamo colorati Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori In breve Questo lavoro analizza, toccando gli studi teorici di grandi scienziati e artisti del passato a partire da Newton, Goethe e Kandinskij, la funzione del colore sull’animo umano. Il percorso si sviluppa attraverso le basi scientifiche newtoniane, passando per quelle di Goethe che ne studia il potenziale espressivo concludendosi nel mondo di Kandinskij tra le emozioni e la persuasione de colori sull’animo come potenti suoni musicali. Il potenziale intrinseco del colore non si ferma comunque a semplici teorie, diventando per questo un elemento curativo attraverso la cromoterapia. Vedremo in seguito come le straordinarie scoperte dei punti di energia e le conseguenze psichiche e fisiche dovuto all’azione del colore sulla mente umana, vennero usate dalla propaganda fascista italiana con l’obiettivo di identificare gli uomini in quanto massa. In ultimo vedremo la sua applicazione sull’architettura di interni e di grandi strutture pubbliche per migliorare il benessere psicofisico individuale. La verità è che siamo colorati La fisica del colore il colore è un elemento fondamentale della grammatica visiva, che facilita la percezione della realtà e costituisce per l’artista uno strumento espressivo importantissimo. Sul colore esistono numerosi studi e teorie (alcuni dei quali assai complessi) che lo analizzano da punti di vista differenti: fisico, fisiologico, chimico, psicologico, percettivo ed espressivo. Il colore e la luce La fisica ci spiega che il colore non potrebbe esistere senza luce. Esso infatti deriva dalla sua scomposizione e viene misurato in lunghezze d’onda. Sono molte le teorie che hanno cercato di spiegare il fenomeno della percezione del colore, ma alcuni suoi aspetti non sono ancora del tutto chiari; cerchiamo di esporre qui in sintesi come essa avviene. Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori Il raggio di luce colpisce l’oggetto in metallo evidenziandone una parte in luce più chiara, ed una parte in ombra tendente al nero. L’oggetto non ha un colore definito, ma ciò dipende dal raggio di luce. 10 La verità è che siamo colorati La percezione del colore ha origine dalla luce bianca. essa colpisce le superfici degli oggetti, che hanno la proprietà di riflettere tutta o in parte la luce che ricevono; più precisamente, la superficie di un oggetto trattiene alcune frequenze luminose e ne riflette altre. Sono queste ultime a determinare il colore: una superficie appare gialla perché riflette solo le lunghezze d’onda medie e lunghe che corrispondono al colore giallo. La luce riflessa dalle superfici raggiunge la retina, all’interno dell’occhio, sulla quale sono disposti recettori sensibili a tre diverse lunghezze d’onda. Secondo la teoria di molti studiosi dell’ 800, i recettori reagiscono alla lunghezza d’onda dei colori blu-viola, a quella dei verdi e a quella dei rossi. Le diverse onde luminose stimolano quindi i recettori disposti sulla retina che inviano gli impulsi al cervello, dove, attraverso complesse operazioni di rielaborazione, vengono tradotti in colori: possiamo pertanto affermare che è il nostro sistema percettivo a “creare” il colore. L’effetto della luce sull’oggetto ne codifica così la forma, il rapporto chiaro-scuro e, ovviamente, il colore. Un raggio luminoso è una configurazione di campi elettrici e magnetici in moto, cioè un’onda elettro-magnetica. Questa teoria è dovuta a Maxwell, che colloca la luce all’interno dell’elettromagnetismo. Tutte le onde però sono caratterizzate da una serie di grandezze fondamentali: la lunghezza d’onda, la frequenza e la velocità di propagazione della luce. Queste grandezze sono fondamentali in quanto l’occhio umano percepisce solo una parte della lunghezza d’onda dello spettro luminoso. Ogni onda viene originata da una sorgente; l’onda luminosa si espande attraverso il fenomeno dell’irraggiamento e possiamo approssimare il suo cammino con una linea retta: l’ottica geometrica. Con questa approssimazione è possibile valutare il comportamento della luce quando incontra un ostacolo. ONDA ELETTRO-MAGNETICA: le onde sono di due tipi: meccaniche (come il suono), cioè perturbazioni all’interno di un mezzo di propagazione; quelle elettromagnetiche invece non richiedono un mezzo di propagazione e possono propagarsi anche nel vuoto. IRRAGGIAMENTO: si intende il trasferimento di energia tra due corpi per mezzo di onde elettromagnetiche. OTTICA GEOMETRICA: è la più antica branca dell’ottica: essa studia i fenomeni ottici assumendo che la luce si propaghi mediante raggi rettilinei. Dal punto di vista dell’ottica ondulatoria essa è valida quando la luce interagisce solo con oggetti di dimensioni molto maggiori della sua lunghezza d’onda. Con questa condizione, gli unici fenomeni rilevanti sono la propagazione rettilinea, la riflessione e la rifrazione ed è possibile dare una spiegazione approssimata, ma sufficiente in molti casi, del funzionamento di specchi, prismi, lenti e dei sistemi ottici costruiti con essi. Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori I fenomeni sono: la riflessione (la luce incontra un ostacolo e viene riflessa con un angolo pari all’angolo di incidenza), la rifrazione (la luce attraversa la superficie di separazione tra i due mezzi provocando una variazione del raggio di incidenza) e la dispersione (fenomeno per cui quando la luce bianca incontra un particolare mezzo, le sue componenti di lunghezza d’onda diverse vendono rifratte con angoli diversi e quindi scompare la luce nelle sue componenti colorate. La lunghezza d’onda λ è definita come LUNGHEZZA D’ONDA: distanza tra i due massimi dove , al numeratore, è la velocità di propagazione e, al denominatore, la frequenza dell’onda. La frequenza si calcola come: Dove T esprime il periodo. L’origine dell’irradiazione elettromagnetica dei corpi per effetto macroscopico delFREQUENZA: numero di oscillazioni nell’unità di tempo la temperatura T va ricercata a livello microscopico come conseguenza del moto roto-vibrazionale molecolare e quindi delle correnti elettriche variabili nel tempo degli elementi portatori di carica elettrica (protoni ed elettroni) in accordo con le leggi base dell’Elettrodinamica classica ovvero le Equazioni di Maxwell. La frequenza f e l’intensità l dei fotoni emessi ovvero dell’onda elettromagnetica aumenta all’aumentare della temperatura T in conseguenza dell’aumentato moto di agitazione molecolare ovvero delle correnti elettriche atomico-molecolari. La scoperta di Newton Lo studio del colore ha interessato generazioni di studiosi. Da Platone a tutto il Medioevo le ipotesi e le teorie si sono moltiplicate, ma il fondatore della moderna scienza del colore è considerato l’inglese Isaac Newton (1642-1727). Il primo importante concetto introdotto da Newton riguarda il fatto che è sempre necessario distinguere tra mondo fisico (dove tutto è oggettivo e misurabile) e mondo della percezione (dove tutto è soggettivo e non misurabile). L’idea non La verità è che siamo colorati 12 è nuova, ma Newton l’ha precisata e l’ha messa alla base della propria teoria sul colore. La seconda importante osservazione di Newton è che la luce (del sole ma anche qualunque altra sorgente) che noi vediamo bianca, è in realtà composta dai sette colori dello spettro solare: rosso, arancio, giallo, verde, azzurro, indaco e violetto. Per giungere a questa conclusione fece un esperimento: fece passare un raggio di luce attraverso un prisma di cristallo, proiettando la luce che ne fuoriusciva su uno schermo bianco. Il raggio si scompose così nei sette colori dell’arcobaleno, che egli definì “spettro della luce”. Successivamente, Newton fece passare il raggio di luce scomposto attraverso una lente e ottenne di nuovo la radiazione luminosa bianca, dimostrando che il bianco è la somma di quei colori. Una cosa simile accade nell’arcobaleno: la luce che passa attraverso le piccole gocce d’acqua sospese nell’aria dopo la pioggia, si scompone nei sette colori dello spettro. Dal suo esperimento con il prisma deriva che l’oggetto che riflette tutte le onde luminose appare bianco (bianco = somma di tutti i colori), mentre l’oggetto che assorbe tutte le onde, senza restituirle ai nostri occhi, viene visto nero (nero = assenza di colori). Per questa ragione alcuni artisti come gli Impressionisti, definiscono il bianco e il nero “non colori”, perché somma e assenza di tutti i colori. Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori L’oggetto che assorbe tutte le radiazioni tranne una, ha il colore corrispondente a quell’unica onda. Dopo questa scoperta, la luce del sole non venne più considerata come una sostanza semplice ed omogenea che poteva essere in qualche modo manipolata o trasformata meccanicamente per ottenere i colori. Essa era vista adesso come una mescolanza composta ed eterogenea di raggi con diverse proprietà. Alcuni di questi raggi, essendo stati separati dal prisma, non potevano essere suddivisi in unità più piccole mediante un’interiore rifrazione o riflessione. Essi furono messi in relazione da Newton con specifici effetti cromatici: non potendosi scomporre ulteriormente attraverso il trattamento ottico, vennero considerati come “colori primari” (rosso, arancione, giallo,verde, blu, indaco, viola). La verità è che siamo colorati 14 Questi potevano essere ricombinati e riseparati senza che le loro caratteristiche potessero essere alterate. Questa teoria del colore combinava un’intuizione brillante con una base sperimentale in modo più rigoroso ed esteso di quanto non fosse mai stato compiuto in precedenza. L’analisi di Goethe Nei decenni successivi agli esperimenti di Newton , diversi scienziati si interessarono allo studio del colore , ma si dovrà aspettare fino al 1810 quando venne pubblicata l’opera The theory of colours, per ottenere una teoria considerata antagonista rispetto a quella di Newton : la teoria di Wolfgang Goethe (1749-1832). “…a ciò si deve aggiungere che un grande matematico (cioè Newton) si è fatta un’idea completamente erronea dell’origine fisica delle luce, legittimando per lungo tempo coi suoi grandi meriti da geometra, dinanzi a un mondo sempre prigioniero di pregiudizi, gli errori da lui commessi come scienziato della natura.” Così l’anti-newtoniano Goethe criticò le scoperte del suo predecessore. Egli infatti sosteneva l’inammissibilità dei colori come puro effetto fisico ma, al contrario, come qualcosa di vivo e umano che ha origine nelle manifestazioni naturali, ma trova la loro composizione nell’occhio e nell’animo dell’osservatore. L’occhio viene descritto come un mezzo che capta i fenomeni colorati e luminosi, per questo la teoria dei colori viene dimostrata come analisi dell’attività dell’occhio. Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori I colori sono prodotti da questa attività. Essi non possono essere spiegati con una teoria solo meccanica ma devono trovare spiegazione anche nella poetica, estetica,psicologia e fisiologia. Nella 4° sezione dell’opera Goethe esplicita che “il pittore ha quindi motivo di assumere 3 colori fondamentali (giallo, rosso e azzurro) componendo da questi tutti gli altri”. Goethe pose i tre colori puri su ogni angolo di un triangolo equilatero, che corrisponde sia come figura geometrica che come figura armonica alla triade nella musica. Mescolando questi colori in parti uguali si ottengono i colori composti del primo ordine. Il rosso e il giallo danno l’arancione, il giallo e il blu danno il verde, il blu e il rosso danno il violetto. Le corrispondenze di colore sono per lui imperniate su due poli, positivo e negativo: al primo corrisponde il giallo, mentre il secondo è identificato con l’azzurro. Sotto questi poli è sistemata una serie di polarità correlate: + Giallo Azione Luce Chiaro forza caldo vicinanza respingere azzurro privazione ombra scuro debolezza freddo lontananza attrarre 16 La verità è che siamo colorati Inoltre all’interno dell’ampia classificazione dei colori ”caldi e freddi” egli assegnò specifici effetti individuali ad ognuno di essi. Il giallo puro è sereno, gaio, dolcemente eccitante; il giallo-rosso è piacevole è magnifico; il rosso-giallo è fortemente eccitante; l’azzurro è fortemente negativo; l’azzurro-rosso dà senso di inquietudine; il rosso-azzurro disturba; il rosso puro denota gravità e dignità, mentre quando è chiaro e rarefatto suggerisce clemenza e grazia. Il verde infine si addice alla posizione intermedia: riflette equilibrio ed uguaglianza. E’ interessante osservare come Goethe stabilisca il rapporto tra colore e musica. Già un secolo prima dell’astrattista Kandinskij, egli dedicò un capitolo al rapporto che lega suono e colore, spiegando però come questi non possano essere paragonati tra loro ma semplicemente analizzati come due elementi in sintonia. Ecco come Goethe analizza questo rapporto: “colore e suono non si possono in alcun modo paragonare. Entrambi possono però essere riferiti a una formula superiore e da questa essere derivati, sebbene separatamente. Colore e suono sono come due fiumi che nascono da un’unica montagna, ma che scorrono in condizioni del tutto diverse, in due regioni che nulla hanno di simile, cosicché nessun tratto dei due corsi può essere confrontato con l’altro” (Goethe, La teoria dei colori, pag 185 n. 748). Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori In Azione sensibile e morale del colore (sezione sesta), l’analisi dell’artista opera attentamente sul potenziale espressivo del colore nell’uomo. Quando questo si presenta singolarmente agli occhi, costituisce una azione specifica, mentre se è combinato con altre tonalità cromatiche, il suo effetto sarà caratterizzato dall’esperienza del soggetto in quel determinato momento. Ma perchè l’uomo ha così bisogno del colore? Nel testo, Goethe afferma che l’occhio ha bisogno del colore come ha bisogno della luce. Si ricordi il sollievo che si prova quando, in una giornata di foschia il sole splende su qualche tratto di paesaggio rendendone visibile così i colori. L’attribuzione di particolari virtù terapeutiche del colore può essere spiegata dalla profondità di questo inesprimibile piacere. Nel corso della storia vennero fatti molti altri studi sui colori e le loro caratteristiche. Ma colui che dettò le nuove leggi del colore e ne fece vibrare la vera potenza come sensazione e nota musicale, fu l’astrattista Vasilij Kandinskij. La verità è che siamo colorati 18 JOSEPH M. W. TURNER: LUCE E COLORE IL MATTINO DOPO IL DILUVIO 1843. Olio su tela, 78,7x78,7 cm Il rosso, il giallo e le loro combinazioni creano un vortice di movimento caotico e roteante che vuol evidenziare il potere creatore e vivificante della luce. Turner aveva letto la traduzione inglese dell’opera La teoria dei colori di Ghoete, e proprio in questo dipinto pare concordare con lo scrittore tedesco circa la capacità del rosso e del giallo di provocare sentimenti positivi. Il mattino dopo il diluvio è infatti il giorno della rinascita, l’ottimismo dell’inizio, la speranza di un nuovo ordine di cose. Il colore enfatizza lo stato aurorale del momento narrato, Mosè che seduto scrive la Genesi, e ne enfatizza il valore. Il diluvio è un tema molto diffuso tra gli artisti, ma in Turner vive un momento di gloriosa esaltazione, prima che Composizione IV raffigurato da Kandinskij sul medesimo soggetto,lo proponga in una condizione spirituale, liberando del tutto e definitivamente il colore dalla prigionia della forma. Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori SI SA CHE IL GIALLO, L’ARANCIONE E IL ROSSO ISPIRANO E RAPPRESENTANO UN’IDEA DI GIOIA, DI RICCHEZZA (Delocroix) La verità è che siamo colorati 20 L’analisi di Kandinskij Due foto di Kandinskij, sullo sfondo della sua opera Giallo, rosso, blu, 1925 Vasilij Kandinskij, nel capitolo dedicato all’effetto del colore tratto da Lo spirituale nell’ arte, analizza la reazione dell’osservatore davanti all’opera secondo un effetto puramente fisico, superficiale e secondo un effetto più profondo. Attraverso quest’ultimo emerge la vera forza psichica del colore che fa emozionare l’anima. Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori Vasilij Kandinskij, Composizione VI, 1913. Olio su tela, 195x300 cm. San Pietroburgo, Ermitage. Poiché l’anima è strettamente legata al corpo, Kandinskij ipotizza una associazione tra l’emozione che l’anima registra e il suo effetto sul corpo. L’esempio riportato dall’artista è il seguente: il rosso, essendo il colore della fiamma, potrebbe provocare un’emozione mentale simile alla fiamma. Il rosso fiamma ha un effetto eccitante che può perfino provocare sofferenza, forse perché assomiglia al sangue. In questo caso risveglia il ricordo di un elemento fisico che indubbiamente fa soffrire. Se poi decidiamo di aprire la nostra anima ai colori e di osservarli come qualcosa di più profondo andando oltre l’apparenza, possiamo vedere come alcuni di questi abbiano un aspetto ruvido, pungente, mentre altri ricordino la morbidezza vellutata come ad esempio il blu oltremare. La verità è che siamo colorati 22 Alcuni colori sembrano liquidi come la lacca di garanza, mentre verde cobalto e ossido verde-azzurro appaiono estremamente compatti. Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori Già qui possiamo vedere come il mero colore sia entrato in contatto con gli altri sensi o, come meglio racconta l’artista, il colore è il tasto. L’occhio è il martelletto. L’anima è un pianoforte con molte corde. L’artista è la mano che, toccando questo o quel tasto, fa vibrare l’anima.[…] E’ chiaro che l’armonia dei colori è fondata solo su un principio: l’efficace contatto con l’anima, definito principio della necessità interiore. Partendo però già solo dal semplice colore sulla tavolozza, possiamo capire il suo suono interiore attraverso una breve osservazione. Innanzi tutto un colore può essere caldo o freddo o anche scuro o chiaro. Generalmente si associa al caldo il giallo e al blu il freddo. Il giallo in sé, proprio per la sua caratteristica di emanare calore e gioia, se osservato attentamente sembra avvicinarsi allo spettatore; il blu, suo opposto, se ne allontana. Questi due colori essendo opposti, se mischiati si frenano a vicenda creando un nuovo colore come equilibrio delle due forze: otteniamo così l’appagante e quieto verde. Attraverso questa associazione possiamo così ottenere le diverse qualità attribuite ai vari colori. L’energia sovrabbondante e l’assenza di profonde emozioni del giallo; la forza passionale del rosso; la nostalgia e la profondità del blu; la calma bloccata e opulenta del verde dentro cui si nasconde noia e indifferenza; la sicurezza dell’arancione e 24 La verità è che siamo colorati la tristezza malata del viola; l’immobilità e il silenzio senza speranza di cambiamento del grigio; il silenzio assoluto del bianco e l’ultimo silenzio del nero. Dopo aver collegato ciascun colore ad un’emozione precisa, un profumo, un ricordo o un suono musicale, l’artista afferma che proprio grazie alle sue risonanze interiori, ogni colore produce un effetto particolare sull’anima. Vasilij Kandinskij, Impressione III (Concerto), 1911. Olio su tela, 77,5x100 cm. Monaco, Stadtische Galerie im Lenbachhaus. Il suo modo di associare il colore e di viverlo nei suoi mille modi, era una qualità che andava oltre alle analisi di Goethe, Schopenhauer, Turner, Delacroix, alle equivalenze tra vocali e colori di Rimbaud o a quel suono del colore che l’orecchio di Mallarmè sapeva riconoscere. Kandinskij aveva un’attitudine che gli faceva associare con immediatezza colori e suoni e possedeva una sensibilità acutissima che lo portava ad immaginare gli oggetti e le loro proprietà e a percepire enfaticamente il mondo attorno. Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori Vasilij Kandinskij, Improvvisazione 7, 1910 La verità è che siamo colorati 26 Da sempre i colori risuonavano in lui con una forza enorme, come creature dotate di vita propria. Verso i 13 anni, con i miei pochi soldi comprai una cassetta di colori ad olio. Quella sensazione di allora, l’esperienza viva del colore che esce dal tubetto, la provo ancora oggi: una pressione della dita ed ecco, festosamente, con esultanza […] con caparbio dominio di sé, con delicata instabilità di equilibrio, ecco l’emergere l’uno dopo l’altro di questi esseri singolari che si chiamano colori, vivi ciascuno in sé, autonomamente dotati di tutte le qualità necessarie a un’ulteriore vita autonoma, e pronti in ogni momento […] a mescolarsi tra di loro e a creare una serie infinita di mondi nuovi. In sintesi, ciò che Kandinskij rivoluziona col suo testo teorico, nel mondo dell’arte delle forme e dei colori del primo ‘900, può essere riassunto nei seguenti punti: • • • • • la liberazione definitiva dalla necessità di rappresentare il mondo (sovvertendo il principio della mimesis, su cui l’arte occidentale si fondava da millenni) l’abbandono di una raffigurazione concreta, per dar forma alla dimensione spirituale l’elevazione delle linee, forme e colori che non sono più mezzi destinati ad una rappresentazione, ma esse stesse ne divengono protagoniste linee, forme e colori liberano il loro potere espressivo e instaurano una comunicazione con la nostra interiorità la comunicazione avviene attraverso una analogia tra forme/colori e musica, quest’ultima ritenuta la prima arte astratta perche in grado di toccare le corde dell’animo pur non presentando oggetti ai nostri occhi Così il dipinto e il suo componimento armonico di forme e colori, diventa una specie di talismano in grado di comunicare con l’animo. Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori Vasilij Kandinskij, Primo acquerello astratto, 1910. Matita, acquerello e inchiostro di china su carta, 49,6x64,8 cm. Parigi, Musée National d’ Art Moderne, Centre Georges Pompidou. 28 La verità è che siamo colorati Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori IL COLORE E’ L’ESPRESSIONE DI UNA VIRTU’ NASCOSTA. (Marguerite Yourcenar) La verità è che siamo colorati 30 La cromoterapia Il colore però non è stato solo il protagonista di un trattati scientifici o artistici, ma è diventato l’elemento fondamentale di una medicina alternativa: la cromoterapia. Questa infatti utilizza i colori come terapia per la cura delle malattie e la sua pratica è regolata da principi comuni analoghi a quelli che portano a scegliere i colori dell’abito da indossare o la tinta dei capelli. Secondo la cromoterapia infatti, i colori aiuterebbero il corpo e la psiche a ritrovare il loro naturale equilibrio e avrebbero effetti psichici in grado di stimolare il corpo e calmare certi sintomi. Le origini delle pratiche cromo terapeutiche erano note fin dall’antico Egitto. Ogni colore ricavato da minerali o unguenti colorati aveva un nome che ne identificava un “potenziale”, cioè la funzionalità: il nero (Kem) simbolo di fertilità; il giallo (Kenit) sinonimo di “oro” e simbolo di divinità; il rosso (Desher) simbolo di sangue e fuoco. Anche i Greci associavano i colori agli elementi fondamentali (aria, fuoco,acqua,terra)e ai quattro “fluidi del corpo” (la bile gialla, il sangue rosso, il flegma bianco e la bile nera)situati in milza, cuore,fegato e cervello. Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori La salute era considerata risultante dall’equilibrio di questi elementi, mentre la malattia ne era lo sbilanciamento. Con l’avvento dell’illuminismo la cromoterapia, che non possedeva riscontri scientifici, fu declassata a pseudoscienza, anche se le terapie ad essa legate continuarono ad essere praticate. Iniziarono così studi sul colore e le sue proprietà, a partire da J. Pleasauton che, nel 1871 pubblicò il libro The influence oh the blue ray of the sun light and the blue color of the sky (l’influenza del raggio blu del sole e del colore blu del cielo): qui egli sosteneva che la luce del sole, filtrata attraverso vetri blu, acquistava proprietà curative (il libro stesso fu stampato su carta blu). luce filtrata attreverso una sfera di vetri blu Inoltre anche l’italiano Antonio Sciascia e il danese Niels Finsen, entrambi medici e scienziati , nel 1892 e 1893, informarono il mondo accademico che l’esposizione alla luce curava le cicatrici da vaiolo e da tubercolosi. L’assenza, comunque, di sicure prove scientifiche, portò a considerare queste teorie solo come ipotesi e, anche se i colori possono avere effetti sullo stato psicologico di un individuo, l’estensione di questi effetti alla pratica terapeutica non è ancora riconosciuta. Vediamo ora più nel dettaglio come funziona questa pratica in cromoterapia in cui ogni colore viene associato a caratteristiche psichiche e spirituali dell’ individuo. 32 La verità è che siamo colorati Nel seguito vengono riportati alcuni esempi basati sulle teorie del settore: ROSSO associato alla forza, alla salute e alla vitalità, rappresenta il fuoco, la gioia, la festa, l’eccitazione sessuale, il sangue e le passioni violente. ARANCIONE avrebbe un’azione liberatoria sulle funzioni fisiche e mentali e un grosso effetto di integrazione e di distribuzione dell’energia, inducendo serenità, entusiasmo, allegria, voglia di vivere, ottimismo, positività dei sentimenti, sinergia fisica e mentale. GIALLO ha effetti di stimolazione e aiuto nello studio, è associato alla felicità, alla saggezza e alla immaginazione, è generatore di buon umore, sia che si indossino indumenti di tale colore sia come tinteggiatura per le pareti. VERDE è il colore dell’armonia: simboleggia la speranza, l’equilibrio, la pace e il rinnovamento. È il colore neutro, rilassante, favorisce la riflessione, la calma, la concentrazione. BLU è un colore calmante e rinfrescante. Per le teorie di settore, è un colore che calma e modera e che fa dimenticare i problemi di tutti i giorni. Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori Spesso chi pratica cromoterapia come tecnica della medicina è solito abbinare i colori ai chakra, i presunti “punti di energia” che sarebbero posti in corrispondenza di diverse ghiandole endocrine. Le energie dei chakra sarebbero collegate con il sistema nervoso e con la regolarizzazione degli ormoni. I chakra sono sette, divisi in tre superiori e quattro inferiori. Ognuno di questi corrisponderebbe a uno dei sette colori dell’arcobaleno (più il bianco) e influirebbe, secondo tali teorie, su un particolare organo o su una delle principali ghiandole del nostro corpo. 34 La verità è che siamo colorati La seguente tabella riporta alcune delle ipotetiche proprietà di ogni chakra e del colore ad esso associato: La cromoterapia è dunque una pratica che dimostra l’utilità dei colori a fini psichici e psicofisici per il benessere e la cura. Ciò che aveva iniziato a concepire l’antinewtoniano Goethe attraverso l’idea del colore non più come effetto fisico ma come qualcosa di vivo e umano, viene successivamente teorizzato dall’artista Kandinskij. Egli ne libera il vero potere intrinseco studiandone la forza persuasiva sull’animo umano, e gli effetti che questo ha sull’individuo. Abbiamo infine osservato come le reazioni scaturite dalle infinite tonalità cromatiche, prima collegate unicamente da un aspetto psicologico, siano adesso l’elemento curativo per eccellenza che agisce sui “punti di energia” del corpo, favorendo un miglioramento psichico e fisico. Tutto questo ci ha mostrato la vera potenza contenuta all’interno di un elemento che tanto ci circonda ma che spesso consideriamo con poca attenzione; il colore. Vedremo adesso come l’influenza sul comportamento e la psiche umana vennero usati nella storia e ancora oggi per finalità persuasive e di benessere interiore. Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori CURIOSITA’ Gli accordi cromatici soggettivi La preferenza che ciascuno di noi sviluppa verso determinate gamme di colori dipende in buona parte alla sensibilità e al gusto personale. Negli anni Venti del Novecento Itten, con l’aiuto dei suoi studenti della scuola della Bauhaus, ha compiuto una serie di esperimenti sugli accordi cromatici soggettivi, che hanno dimostrato che esiste un collegamento tra gli accordi cromatici preferiti dai singoli individui e alcuni tratti della loro personalità o addirittura del loro aspetto fisico. Secondo queste ricerche, si è dedotto che gli individui con occhi azzurri e capelli chiari prediligono colori puri in contrasto tra di loro. La vivacità delle tonalità invece rispecchia la personalità: se questa sarà estroversa preferirà colori vivaci, mentre una persona timida preferirà tonalità opache. Ovviamente al loro opposto si troveranno individui dai capelli neri, pelle scusa e occhi marroni. Il nero qui entra in gioco con i colori puri, risuonando fortemente nelle mescolanze. Il giallo intenso si circonda di viola, verde scuro, marrone, rosso porpora… Queste forti tonalità evidenziano una personalità molto forte ma altrettanto profonda e sensibile. 36 La verità è che siamo colorati Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori LA PROPAGANDA E’ UN’ARMA TERRIBILE IN MANI ESPERTE (Adolf Hitler) 38 La verità è che siamo colorati Uso di colori e immagini nei manifesti propagandistici dei regimi totalitari Come detto prima, l’uso dei colori e i vari accostamenti di tonalità, non rappresenta solamente una scelta estetica, ma un vero mezzo di persuasione e memorizzazione dell’ immagine attraverso l’occhio e la mente. L’esempio più lampante è l’uso dei colori nei manifesti pubblicitari. I grafici di tutto il mondo si avvalgono delle diverse gradazioni di colore, luce e immagini che garantiscono una facile comprensione e veloce memorizzazione del prodotto. Perché, come sappiamo, lo scopo primario è la sua commercializzazione. Campagna pubblicitaria contro il fumo Maggio 2004 Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori Ma questa “tecnica persuasiva” era già conosciuta da molti anni e venne adottata in molte altre circostanze. Una di queste che cercheremo di analizzare, è l’uso di colori e immagini nei manifesti propagandistici dei regimi totalitari. Per trattare questo argomento ci può essere utile il titolo di un acquaforte dei pittore spagnolo Francisco Goya, Il sonno della ragione genera mostri. Questa affermazione, già efficacemente espressiva, non soddisfa pienamente l’ideologia totalitaria dei regimi, i quali affiancano al sonno della ragione, il sonno delle emozioni di ciascuno. Ma come è possibile perseguire questo sonno? L’emozione prelude al primo spazio di libertà di ciascun individuo anche nelle relazioni con gli altri. I regimi cercano quindi di provocare emozioni collettive guidate, vendendo un unico sentimento idealista ad una intera massa. Lo scopo primario era appunto quello di creare in maniera artificiosa emozioni collettive popolari, capaci di trasportare le masse e Francisco Goya, Il sonno della ragione genera mostri, 1797. Acprivandole inconsciaquaforte, 21,6x16,2 cm. Biblioteca Nacional de Espana, Madrid. mente di critica, originalità e libertà. 40 La verità è che siamo colorati Tra i molti regimi del XX secolo, quello fascista può essere preso come esempio a supporto di questa riflessione. Il regime fascista infatti fu il primo ad utilizzare la propaganda per magnificare le azioni di governo e non solo. Venne istituito infatti nel 1937 il Ministero della Cultura esercito tedesco di fronte al proprio Fuhrer Popolare che esercitò anzitutto uno strettissimo controllo sulla stampa, poi sulla radio trasformata in uno strumento eccellente per plasmare le masse. Questo Ministero, definito anche Minculpop, riuscì rapidamente a imporre i propri criteri in ambito vastissimo di settori culturali: alcuni di questi furono appunto la cinematografia e i manifesti. immagini diffuse durante il periodo dittatoriale fascista per evidenziare l’importanza della cinematografia Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori Mussolini li definì come l’arma più forte perché aveva da sempre capito quanto fosse necessario per la “fascistizzazione” degli italiani, il ricorso massiccio alle immagini. Esse avevano infatti un duplice vantaggio: evidenziavano con efficacia i tratti della nuova comunità nazionale e li imprimevano nelle menti dei cittadini senza la mediazione del ragionamento. Così, allo scopo di uniformare le coscienze, il fascismo nazionalizzò l’Istituto Luce e puntò sul documentario d’attualità, proiettando nelle sale cinematografiche veri e propri “film di propaganda”. Analizziamo però più nel dettaglio i manifesti di propaganda del periodo. Non dobbiamo dimenticare che lo scopo primario era quello di dare a tutto una giustificazione, persino alle iniziative di guerra e di conquista dell’impero. Le parole d’ordine del regime erano: romanità, modernità, giovinezza, patria, famiglia, dovere e culto della personalità del capo come eroe di un paese in realtà debole e uscito sostanzialmente sconfitto dal primo conflitto mondiale. Logo dell’ Istituto Luce, nato nel 1924 Roma. Folla in ascolto durante il discorso di Mussolini. 42 La verità è che siamo colorati Con i manifesti si incuteva anche timore, nel popolo, oltre che lo spirito patriottico. Tutto era rivolto, però, a magnificare l’operato del regime. Non a caso il Minculpop fu infatti uno dei ministeri più attivi. Per tutta la prima metà del XX secolo la propaganda fu utilizzata per guidare le menti delle persone e per influenzare il più possibile il comportamento della gente comune. Ciò che quindi noi oggi utilizziamo nelle sue caratteristiche di strumento commerciale, meno di un secolo fa veniva usato per fini politici. Nel periodo compreso tra il 1920 e il 1940, tra gli strumenti di propaganda, il manifesto era quello più efficace, conosciuto e compreso dalla grande massa analfabeta del popolo italiano, a giudicare, almeno, dall’intensità del suo uso. Il manifesto era di per sé portatore di una forte immagine stilizzata, influenzato molto in questo periodo anche dal diffondersi del razionalismo, sia nell’architettura che nella geometrizzazione figurativa. Le immagini erano poi sempre accompagnate da colori studiati nel dettaglio per garantire una risposta pragmatica e concreta. Essi erano decisi, per catturare l’attenzione del passante, ma anche rassicuranti verso un popolo impaurito dall’incertezza della situazione economica e geopolitica del tempo. Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori Breve galleria di alcuni del manifesti più famosi della propaganda fascista dal 1940 fino all’armistizio all’ 8 Settembre 1943. 44 La verità è che siamo colorati Non dobbiamo infatti dimenticare che questi affiches dovevano mantenere precise caratteristiche: essendo osservati da occhi di un pubblico urbano che corre e guarda velocemente e distrattamente, l’esigenza è quella di usare immagini molto sintetiche, senza dettagli, chiare ed efficaci fino al primo colpo d’occhio. L’unione quindi di colori decisi riconducibili ad una visione e concezione veloce, con linee schematiche essenziali in cui l’occhio cattura la sua semplicità, costituiva il veicolo di una facile memorizzazione del messaggio. Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori Gino Boccasile, manifesto propagandistico, 1943-45 ca In questo manifesto dell’epoca del pittore Giorgio Boccasile, uno dei maggiori propagandisti del regime, possiamo osservare la figura di un soldato in primo piano armato di mitra e coltello. Quest’ultimo è tenuto saldamente nella mano e avvicinato all’osservatore, come un invito a munirsi anche lui di un’ arma e a seguirlo nella guerra. La mano sinistra, invece, indica la scritta in alto: L’Italia si riscatta solo con le armi in pugno, un invito a combattere per la propria Patria arruolandosi nelle SS italiane. Un’altra particolarità è data dai lineamenti del volto del giovane soldato: lo sguardo profondo che scruta l’osservatore, le labbra e la mascella sono rimandi al volto di Mussolini. Lo sfondo presenta un verde-azzurro che sfuma dal basso verso l’alto, e poi un giallo ocra più scuro sulla sinistra man mano sfumato verso destra. L’obiettino è quello di richiamare il colore del cielo e del sole, senza però allontanare l’attenzione dal messaggio del manifesto; lo stesso invito all’arruolamento gioca con la tonalità, contrapponendosi al verde della scritta sulla destra. La parola “Italia” è più scura per condurre lo sguardo con forza. 46 La verità è che siamo colorati manifesto propagandistico, 1931 Questo secondo manifesto, esalta invece la gioventù italiana, in questo periodo educata alla violenza squadrista. Ricordiamo che l’uomo fascista tendeva a distinguersi nelle caratteristiche fisiche e comportamentali, dimostrandosi sempre sicuro di sé e pronto a combattere per il paese. I giovani all’interno del riquadro mostrano tre simboli del partito fascista: la bandiera come elemento patriottico, il fucile per combattere contro i nemici dell partito, e il saluto romano fascista. Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori L’immagine in bianco e nero contrasta con lo sfondo verde del manifesto, nel quale si stagliano mani fiere del loro saluto come gli italiani stessi del loro paese, e la scritta rossa gioventù fascista. I tre colori rosso, verde e bianco richiamano la bandiera italiana. In basso sulla destra compare una frase del Duce: il fascismo non vi promette né onori né cariche, ma il dovere e il combattimento. Alla forza diretta di grafemi e colori il regime accompagnava sempre la semplicità logica e linguistica del messaggio, mostrando in questo modo, di aver capito perfettamente ed in anticipo la grammatica del messaggio pubblicitario a venire. 48 La verità è che siamo colorati Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori IL COLORE IN DETERMINATI POSTI HA IL GRANDE PREGIO DI FAR SEMBRARE PIU’ ENERGICI I PROFILI E I PIANI STRUTTURALI (Antoni Gaudi) La verità è che siamo colorati 50 Il colore per vivere meglio Il colore, con la sua espressività, è in grado di determinare differenti relazioni psicologiche sull’osservatore provocandone ansia, tranquillità, allegria… Per questo esso è oggi usato nell’architettura di interni delle grandi strutture sanitarie (ospedali, terme, case di riposo dove è necessario favorire il benessere dei pazienti), negli edifici pubblici in genere (scuole, asili, musei) e nelle abitazioni private. Facoltà di Architettura Florida. Realizzazione in piastrelle colorate dell’architetto Bernard Tschumi. Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori Interni colorati, essenziali, eleganti e all’avanguardia caratterizzano la ristrutturazione, operata dallo staff dello Studio DTA Architets di Dublino, al cinema Light House di Smithfield. Per la scelta delle tonalità da preferire nei diversi luoghi, ci si basa su uno studio condotto da specialisti, secondo il quale l’esposizione a colori caldi, come il rosso e l’arancio, accelera la circolazione sanguigna, mentre l’esposizione e colori freddi come l’azzurro ed il verde, tendono a rallentarla. E poi ci sono le esperienze sensoriali che possono conferire attraverso i toni scuri maggiori tensioni, senso di chiusura, mentre toni chiari, purché non accecanti, danno sensazioni di leggerezza, igiene e accoglienza. Generalmente dunque si possono associare a colori come il rosso e l’arancio l’eccitazione, al verde e al blu un senso di rilassatezza, mentre il viola e l’indaco sono definibili “sedativi”. La verità è che siamo colorati 52 Analizziamo di seguito alcuni ambienti significativi: Ospedali Una delle opere di sicuro più importanti nell’ambino delle strutture sanitarie, va certamente ricondotta a Jorrit Tornquist, noto architetto della “Teoria del colore” e professore di Design Industriale al Politecnico di Milano, che ha elaborato un progetto cromatico per il nuovo volto dell’ospedale Niguarda, adottando l’uso di colori diversi per reparti e corsie. Un ospedale deve essere un luogo gradevole - racconta Tornquist - accogliente, dove i pazienti ed il personale che vi lavora si sentano a proprio agio. Il colore e la luce distraggono il paziente dal dolore e da se stesso. Alcuni esempi sono le camere di degenza, in cui i malati vengono assistiti, tinteggiate di verde e arancio, colori rilassanti che richiamano l’allegria, la tranquillità e il benessere. Per le pareti del blocco operatorio e in generale per tutte le sale operatorie è stato scelto un colore verde-turchese che contrasta il colore rosso del sangue, essendo il suo complementare. Le pareti degli spogliatoi per i pazienti in tutte le aree sono in arancio chiaro, un Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori colore vicino al colore della carnagione, per evitare senso di disagio e estraneità. Abitazioni private Questo è un luogo molto particolare, in cui la scelta dei colori deve dipendere 54 La verità è che siamo colorati strettamente dalla persona che vi abita. Se la persona soffre di mal di testa, i colori troppo forti disturbano il suo equilibrio. Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori Se si vive da soli, è sconsigliato avere tutte le pareti di casa bianche, perche dan- no un maggior senso di dispersione e solitudine. 56 La verità è che siamo colorati I toni dell’azzurro e del rosa, se messi nelle camere da letto, favoriscono il riposo, mentre il giallo è adatto allo studio poiché favorisce la concentrazione. I pavimenti si prediligono marroni (sia in legno che in mattonelle), perché questo colore ci ricorda la terra su cui camminiamo e dà una sensazione di stabilità. Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori Attenzione però a non usare il colore rosso nella camera da letto, perche si potrebbe rischiare di essere presi da “eccessi di adrenalina” e la notte non dormire… 58 La verità è che siamo colorati La stessa attenzione va prestata per la sala, generalmente spazio di ritrovo e conversazione: se le pareti o gli arredi saranno blu, avrete sempre l’impressione di avere freddo e la vostra permanenza sarà molto meno piacevole. Con chiarezza però dobbiamo dire che questi studi hanno anche portato ad un modo spesso subdolo e meschino di sfruttare la potenza dei colori. In Giappone, per esempio, gli architetti di un complesso industriale hanno dipinto di rosso i muri delle toilettes per ridurre il più possibile il loro uso da parte dei dipendenti. Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori CURIOSITA’ Cosa indossare il giorno dell’esame L’esame, si sa, è un passo importante della nostra vita. E per questo non vogliamo arrivare impreparati. Ma… qual è il look più adatto? Il 13 Giugno 2011 la giornalista Marta Ferrucci ha pubblicato un articolo su un quotidiano nazionale trattando proprio della scelta del “giusto” colore con cui presentarsi all’esame. I colori della maturità: quali scegliere per lanciare un messaggio positivo Ogni colore ha un significato e trasmette un messaggio. Ecco nel dettaglio il significato dei 5 colori primari ed i motivi per cui scegliere di indossarli durante il colloquio della maturità o bocciarli La verità è che siamo colorati 60 I colori hanno un significato, trasmettono un messaggio e sceglierne uno anziché un altro racconta qualcosa di noi. Il giorno dell’orale della maturità, la prova in assoluto più temuta perché ci si confronta anche con i commissari esterni, ovvero persone che non si sono mai incontrate, è importante lanciare un messaggio positivo. Certe frasi sono radicate nella nostra cultura e non si tratta solo di modi di dire ma di rappresentazioni della realtà di cui bisogna tenere conto. Si dice ad esempio “verde di invidia” (il colore della bile), “sono di umore nero” (colore abbinato al male) oppure “ho il conto in rosso” (il colore del pericolo e dell’allarme). Nella scelta dei colori da indossare il giorno del colloquio della maturità tenete conto anche di questo. Ecco il significato dei colori primari: BIANCO I colori SI’ E’ un colore sempre positivo che simboleggia purezza e neutralità. Nella pubblicità è un colore molto usato perchè è dimostrato che un messaggio promozionale trasmesso da una persona (un attore) vestito di bianco o con un camice bianco ha un’efficacia molto maggiore. Il giorno del colloquio sarete i massimi promotori di voi stessi, quale migliore occasione per scegliere di indossare un capo di questo colore? BLU Il blu è il colore positivo per eccellenza perchè simboleggia fiducia, lealtà, integrità (si dice “di sangue blu” per indicare nobiltà d’animo). E’ dimostrato che guardando questo colore la respirazione si rilassa, si fa più lenta. E’ un colore che aumenta la concentrazione, che trasmette affidabilità, non a caso è scelto spesso da marchi legati all’informatica (ad esempio IBM). Per questi motivi, e per le sensazioni positive che questo colore trasmette, si consiglia la scelta del blu in tutte le sue tonalità quando si deve affrontare un colloquio. Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori GIALLO Simboleggia l’intelligenza, è il colore dell’ottimismo. E’ un colore ad altissima visibilità che viene infatti usato per i cartelli stradali di un certo tipo, in cui si sollecita attenzione o si richiede prudenza. Ma deve essere ben dosato, altrimenti trasmette ansia; non è quindi il caso di sceglierlo per il colloquio della maturità. I colori no NERO Colore sobrio, nella cultura occidentale rappresenta il lutto e la sottomissione (la veste nera di preti e suore ha proprio questo significato). Nella moda è molto popolare perchè fa apparire più magro chi lo indossa. ROSSO E’ il colore dell’allerta, dell’attenzione, del sangue, è il colore che non fa passare inosservati. Con la penna rossa si segnalano gli errori in un compito ed è un colore che - è stato domostrato - trasmette ansia, infatti è sconsigliato usarlo negli ambienti di lavoro. Sceglietelo per Capodanno, ma non per il colloquio della maturità! 62 La verità è che siamo colorati Questo breve viaggio nel colore ha generato in me una considerazione tanto nuova quanto affascinante: la verità è che siamo colorati. Ringraziamenti: Ringrazio i miei insegnanti per tutto ciò che hanno fatto in questi cinque anni. Grazie a loro ho imparato ad andare oltre le parole di un libro, oltre le strutture di una scultura ed oltre i colori di un dipinto. Porterò sempre con me i loro insegnamenti nelle prove della vita. Bibliografia Elena Tornaghi, La forza dell’immagine, volume A- educazione visiva, Loescher editore 2009 Eva di Stefano, kandinskij, Artedossier, Giunti editore 2008 Giorgio Cricco, Francesco Paolo di Teodoro, Itinerario nell’arte, volume 3- dall’età dei lumi ai giorni nostri, Zanichelli editore 2005 Goethe, La teoria dei colori, Renato Troncon, il Saggiatore 1983 Kandinskij, Lo spirituale nell’arte, Siae 2005 Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori La verità è che siamo colorati 64 Indice In breve....................................................................... 7 La fisica del colore...................................................... 8 L’analisi di Goethe .....................................................14 JOSEPH M. W. TURNER: LUCE E COLORE........... 18 L’analisi di Kandinskij .................................................20 La cromoterapia .........................................................30 CURIOSITA’: Gli accordi cromatici soggettivi .............34 Uso di colori e immagini nei manifesti propagandistici dei regimi totalitari ........38 Il colore per vivere meglio ...........................................50 CURIOSITA’: Cosa indossare il giorno dell’esame .....59 Ringraziamenti e bibliografia...................................... 62 Alla ricerca di noi stessi nel mondo dei colori Questo lavoro analizza, toccando gli studi teorici di Newton, Goethe e Kandinskij, la funzione del colore sull’animo umano. . Vedremo come il potenziale intrinseco del colore diventi un elemento curativo attraverso la cromoterapia e come le straordinarie scoperte dei punti di energia ed il miglioramento psichico e fisico dovuto all’azione del colore sulla mente umana, vennero usate dalla propaganda fascista italiana con l’obiettivo di identificare gli uomini in quanto massa. In ultimo si affronta il colore come applicazione nell’architettura di interni e di grandi strutture pubbliche .