Una Kadima dopoilCav? Dieci anni per capirlo “Resto incinta se do
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Una Kadima dopoilCav? Dieci anni per capirlo “Resto incinta se do
Anno III - Numero 06 Settimanale della Scuola Superiore di Giornalismo della Luiss Guido Carli Reporter 18 Dicembre 2009 nuovo Prospettive Una Kadima dopo il Cav? Quale futuro Dieci anni per capirlo Sesso e scuola “Resto incinta se do un bacio?” L’Italia de Noantri Siamo tutti meridionali LO SCUDO CERCA CASA CON LE AGENZIE ALLA RICERCA DI INVESTIMENTI DI EX EVASORI FISCALI Politica Con Antonio Polito un esame della possibile formazione di un partito analogo a quello israeliano C’è Kadima nel post Berlusconi? “Un grande Centro è possibile. Fini o Montezemolo il nuovo Sharon” LE ORIGINI IN ISRAELE Marco Cicala Chi potrebbe essere dunque il nuovo Sharon, il coagulante atSi discute in queste settimane torno al quale costruire il rinnosulla possibile formazione di un vamento politico italiano? grande Centro che ricalchi le orme “La similitudine con Kadima Un nuovo partito capace di unire le forze moderate del partito israeliano Kadima. Con vede sicuramente Fini nel ruolo di del paese per superare la storica contrapposizione tra il direttore del Riformista Antonio Sharon, un leader autorevole della destra e i socialisti e dar vita ad un rinnovamento che Polito abbiamo esaminato gli scela destra che prende una via dipermettesse ad Israele di uscire dall’empasse politica nari presenti e futuri di questa posversa, più centrista. Del resto gli ate sociale in cui si trovava. È questo l’obiettivo di Kadisibilità. teggiamenti del Presidente della Cama (dall’ebraico Qādīmāh, “avanti”), partito politico Direttore, Kadima nasce in una mera non sono quelli di delfino delisraeliano di orientamento centrista fondato da Ariel Shasocietà profondamente divisa l’attuale Premier ma sembrano ron nel novembre 2005. Dopo il suo addio al partito concome quella israeliana per sblocguardare a un futuro senza Berluservatore Likud in seguito alla crisi all’interno del particare il paese. Trova che in Italia vi sconi, alla costruzione di una leato in merito al ritiro unilaterale dai territori palestinesi ocsia un terreno politico adatto a coldership per un’epoca post berlucupati e grazie all’appoggio del suo grande rivale politivare un progetto analogo? sconiana e non a una nel segno deltico e premio nobel per la pace Shimon Peres, Sharon “Quando si parla di Kadima bila continuità con il presente. Dalha unito esponenti del Likud e del partito laburista in visogna tenere presente l’esperienza l’altra parte, invece, c’è Casini che, sta delle elezioni politiche del 2006. Ma un ictus e il conisraeliana, un partito che nato dalavendo un elettorato più ristretto, seguente coma di Sharon hanno privato il partito della la scissione di entrambi i maggiosarebbe più indicato a svolgere sua guida a pochi mesi dalle urne. Così nel marzo 2006 ri partiti israeliani ha dato vita a una una funzione di rappresentante, di Kadima vince le elezioni parlamentari ma nell’aprile 2006, vera e propria ristrutturazione pofederatore più che di vero e proprio visto il permanere del suo stato vegetativo, Sharon è colitica. Se il progetto italiano fosse leader”. stretto a lasciare la carica di Primo ministro, sostituito “ad circoscritto esclusivamente alla E se fosse qualche importante interim” da Ehud Olmert. Attualmente il leader di Kadiformazione di una nuova forza personaggio della società civile, un ma è Tzipi Livni. politica alternativa ai due poli, uomo nuovo insomma, a guidare M. C. questa non potrebbe essere defini- PAPABILE Gianfranco Fini eventuale nuovo Sharon la rifondazione, ad esempio il ta Kadima. Un’operazione del gepiù volte chiamato in causa Monnere prevede il distacco di pezzi capacità di tenere insieme l’eletto- to dal cavaliere potrebbe succede- re quei falchi del Pdl che stessero tezemolo? consistenti di cenrato di riferimento. re di tutto. La fine dell’era Berlu- pensando alla possi“L’operazione Montrodestra e centrosiNel caso in cui il fat- sconi corrisponderebbe anche alla bilità di elezioni antezemolo, ovvero la nistra. In parte, se si “Senza il cavaliere tore Berlusconi ve- fine della seconda Repubblica e ri- ticipate. Tuttavia “Casini più indicato scelta di una persopensa ad esempio al nisse meno, potrebbe calcherebbe in parte la fine della guardando il pronalità che non viene nel centrodestra prendere corpo la vo- prima, quando i due maggiori par- getto di Casini in a svolgere una nuovo partito di Rudalla politica, sarebbe telli, questo già sta lontà di non ripetere titi sparirono lasciando una larga una prospettiva “kapiù corrispondente potrebbe funzione avvenendo”. in forma minore fetta di elettorato senza un riferi- dimista”, avremmo agli stilemi della sedi federatore” E alla luce degli succedere di tutto” l’esperienza del Pdl mento preciso. Kadima andrebbe a un gruppo di modeconda Repubblica itaeventi delle ultime ma di presentare coprire una parte del vuoto lascia- rati alla guida di una liana. Si pensi ovviasettimane, quando un’offerta politica to da Berlusconi”. coalizione più vasta, mente a Berlusconi si potrebbe concludere questo nuova”. Insomma, la guerra di succes- con un sistema di alleanze sposta- ma anche, da un certo punto di viprocesso? Dunque lei intravede una Ka- sione è già partita. Come giudica to a sinistra, dunque simile al- sta, a Prodi. Se io dovessi immagi“Credo che molto dipenda dal dima nostrana esclusivamente in a questo proposito le dichiarazioni l’originale partito israeliano. Uno nare una soluzione traumatica delfuturo del centrodestra. Oggi la ga- un contesto post berlusconiano? di Casini volte alla formazione di scenario più plausibile in una si- la crisi politica italiana, penserei più lassia dei moderati è tenuta insie“Si, ritengo che il tema centra- una sorta di moderno Cln volto a tuazione di emergenza, visto che ad un Montezemolo federatore me da una forza di gravità rappre- le della politica italiana sia ancora sconfiggere Berlusconi? forze come Di Pietro e la sinistra ra- perchè più facilmente presentabisentata da Berlusconi. Una lea- Berlusconi, con le sue scelte pre“Il Cln paventato da Casini ha a dicale sono difficilmente utilizza- le come uomo nuovo e dunque dership che l’aggressione di Mila- senti e future. Tuttavia il giorno in mio avviso una funzione pretta- bili in un’operazione del genere vol- simbolo del rinnovamento”. no ha rafforzato, soprattutto nella cui il centrodestra non fosse più ret- mente tattica, al fine di spaventa- ta a governare”. Spinta di rinnovamento Il precedente. Sono stati sei gli attentati subiti da Mussolini durante il ventennio Anche il duce fu colpito (al naso) Andrea Andrei ANALOGIE Benito Mussolini col cerotto al naso dopo l’attentato del sette aprile 1926 2 18 Dicembre 2009 Un cerotto sul naso, lo sguardo un po’ sofferente ma severo. È una scena che potrebbe quasi apparire familiare, in questi giorni, se non fosse che di sangue non ce n’è e che la foto è in bianco e nero, perché risale a più di 80 anni fa. Il volto è quello di Benito Mussolini, reduce di un attentato ad opera di una nobildonna irlandese, Violet Gibson. In quell’occasione, l’arma utilizzata non fu un souvenir, ma una rivoltella: il sette aprile del 1926 la donna, allora cinquantenne, sparò al duce fuori dal Campidoglio, ferendolo al naso. Il dittatore riuscì ad evitare conseguenze peggiori grazie a un repentino balzo all’indietro. Pur se non venne esclusa l’ipotesi di un’istigazione esterna, la signora Gibson, sottratta al linciaggio, fu dichiarata pazza e trasferita in un manicomio inglese. Mussolini, durante la sua ventennale dittatura, subì ben sei attentati. Il 1925 e il 1926 furono gli anni in cui il duce rischiò più volte la vita a causa degli oppositori politici. Il primo a organizzare un attentato fu il deputato socialista Tito Zaniboni, che venne arrestato dall’Ovra (la polizia politica fascista) tre ore prima di portare a termine il progetto, il quattro novembre del ‘25. Nel ’26, in un giorno che più tardi sarebbe diventato tristemente noto alle cronache, l’11 settembre, l’anarchico Gino Lucetti scagliò una bomba verso la macchina in cui viaggiava Mussolini. L’ordigno rimbalzò contro uno sportello ed esplose in strada, ferendo otto persone. Fermato da un passante, Lucetti fu condannato a tren- t’anni di carcere. Ma forse l’attentato più famoso, a causa delle tragiche conseguenze a cui portò e dei tanti retroscena che ancora oggi non sono stati del tutto chiariti, fu quello che il dittatore subì a Bologna il 31 ottobre del ’26, durante una commemorazione della marcia su Roma. Dalla folla partì un colpo di pistola, che sfiorò il petto di Mussolini. Stavolta il linciaggio riuscì, e a farne le spese fu un ragazzino di 15 anni, Anteo Zamboni, che fu massacrato a coltellate dalle camicie nere. Alcune ricostruzio- ni affermano che in realtà non fu Zamboni a sparare, ma che l’attentato fu il risultato di una cospirazione interna allo stesso partito fascista. Nel ’31 e nel ’32, il duce subì altri due attentati ad opera di Michele Schirru e Angelo Pellegrino Sbardellotto, due anarchici che vennero condannati a morte. I tempi sono cambiati, questo è certo. E nonostante si veda spesso affiancare la figura di Berlusconi a quella di Mussolini anche dal punto di vista politico, il clima, negli anni venti e trenta, era ben diverso. Non fosse altro perché si usava la violenza fisica anche per governare. Reporter nuovo Primo Piano In che misura i capitali rimpatriati con lo scudo stanno influendo sul mercato immobiliare Metti un evasore sotto il tetto Le agenzie: i primi segnali ci sono soprattutto per le case di lusso Lorenzo d’Albergo Da tempo il mercato immobiliare è in stallo. Con i suoi 114 miliardi di euro, è possibile che lo scudo fiscale sia la medicina giusta per quello che sembra un male incurabile? Indirizzi e registratore alla mano, ci siamo avventurati in un tour romano tra agenzie immobiliari, segnato da tappe sicuramente non presenti sulle guide turistiche, ma importanti per determinare quale ruolo la manovra benedetta da Tremonti potrà rivestire nel rilancio del mercato immobiliare. Si parte da via Nomentana, dove ogni giorno nemmeno l’occhio dell’automobilista più distratto può evitare di essere catturato dall’enorme insegna del gruppo immobiliare Toscano. Alessia Germano, responsabile dell’ufficio stampa, nell’elegante cornice offerta da una sala completamente affrescata, lancia segnali positivi. “C’è stata una ripresa delle compravendite nel mese di ottobre - spiega sistemando gli ultimi dati sul mercato immobiliare su un luccicante tavolo ovale in marmo - Questo ci fa sperare in una ripresa del mercato e, anche se non in maniera determinante, lo scudo potrebbe aver giocato la sua COMPRASI Da Toscano la previsione è per una ripresa piccola parte. Ma è un trend non ancora misurabile”. Meno fiducioso in una pronta ripresa del mercato è Paolo Giardino dell’agenzia Forum di via Bisagno, propenso a pensare che i capitali rientrati con lo scudo fiscale avranno altre destinazioni. “Per i primi anni - spiega Giardino, la voce coperta dal continuo squillare di telefoni - dovrebbero essere reinvestiti in titoli di Stato: Bot e Btp. Nell’immediato, non penso possa cambiare qualcosa nel nostro settore. Per altri tre o quattro anni sarà difficile tornare a una situazione pre-crisi”. Forti di fornire un servizio di intermediazione immobiliare nel quartiere Trieste, prestigioso e immune alla crisi, nelle filiali di Gabetti e Queen non ci si sbilancia: è impossibile fornire stime sugli effetti che le somme “scudate” avranno sul settore. Continua la passeggiata tra agenzie semideserte (gli italiani, evidentemente, non si possono permettere di regalare una casa a Natale) ed è il tur- no di Volpescase, dove Sergio Nazzaro, tra un’occhiata e l’altra alla sua casella mail, analizza lucidamente il momento del mercato: “Gli indici sono in ribasso e non ci sono segnali incoraggianti. Il rientro dei capitali dall’estero non modificherà la situazione. D’altronde chi ha evaso tasse per centinaia di milioni cosa farà? Investirà in immobili di lusso, alberghi e altre grandi proprietà. Il normale mercato immobiliare rimarrà stagnante”. E’ dello stesso parere il proprietario dell’agenzia Rossi di piazza Istria, che, smorzata la sigaretta nel posacenere, si lancia in una previsione che vede come uniche possibili beneficiarie della manovra di Tremonti le compravendite di immobili di lusso, mentre il mercato medio e basso non subirà impennate. Allora, lo scudo chi difende? Sicuramente non la famiglia media italiana, che avrà difficoltà a comprare casa anche nel futuro prossimo. Secondo Nomisma, osservatorio che monitora i fenomeni economici nazionali più rilevanti, nell’anno che si sta per concludere, sono state 90.000 le compravendite in meno rispetto al 2008, un calo che ha fatto perdere nove punti percentuali al mercato immobiliare. Una riduzione che si riflette irrimediabilmente sui valori degli immobili, che, a loro volta, hanno riportato un decremento medio dell’otto percento. Sono numeri che potrebbero far pensare ad un prossimo rilancio del mercato. Ma, nonostante il calo dei prezzi, il mercato a cui si possono avvicinare le “persone normali” è fermo e si rimetterà in moto solo se le banche ricominceranno a finanziare i redditi medio-bassi. Che sia questa la vera soluzione? Il settore assicurativo dei mercati finanziari in forte crescita dopo la batosta del 2008 Resiste il dorato mondo delle polizze Raffaele d’Ettorre Il contratto d’assicurazione rappresenta, nella definizione classica, una forma di garanzia, la copertura finanziaria per eccellenza contro il verificarsi di un evento futuro e incerto. Ma cosa accadrebbe se, come conseguenza della crisi economica mondiale, a essere in difficoltà dovesse essere lo stesso mercato assicurativo? Indubbiamente, nell’ottobre del 2008 abbiamo assistito a una picchiata negativa di meno 10 miliardi nei fondi delle maggiori compagnie assicurative. Oggi invece, a un anno di distanza, il saldo è positivo e svetta oltre la punta dei 15 miliardi di euro, come afferma entusiasta il presidente dell’Isvap (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni Private e di Interesse Colletti- Reporter nuovo vo), Giancarlo Giannini. Una ra del 2007, le maggiori com- lizze sulla vita, sia con rispetripresa impressionante che pagnie assicurative nazionali to ai più “rischiosi” investiregala una boccata d’aria ai disponevano di un patrimonio menti legati al Fondo Interno mercati finanziari e riporta in pari al doppio del margine di Assicurativo) si rivela attualgioco tutte quelle imprese che solvibilità, mentre le compa- mente rigido rispetto alle oscilnel 2008 avevano subito più gnie danni superavano lo stes- lazioni del mercato. È oggi imforte il contraccolpo della cri- so limite di tre volte tanto. mune, cioè, alla crisi econosi dei mercati. In Italia la si- Non dimentichiamo poi che il mica globale. L’unica debolezza tuazione, durandel settore, te il periodo delda un punUna direzione più cauta ha permesso alle to di vista la bufera economica, non è stata complessinostre compagnie di certo rosea ma vo, è rapil caso nostrano presentata di riprendersi rapidamente dalla crisi ha dato buona invece dal prova di sé anche ramo delnei confronti della situazione mercato delle polizze presen- le assicurazioni automobiliestera. Come spiega Fabio ta un anticorpo robusto che gli stiche. Secondo Cerchiai, l’anCerchiai, presidente dell’Ania permette di sopravvivere an- damento negativo della Rca (Associazione Nazionale fra le che nei periodi più incerti. In- (Responsabilità Civile Auto) Imprese Assicuratrici), le com- fatti secondo Enrico Cavalla- mostra infatti una flessione del pagnie italiane hanno infatti ri, vicedirettore della filiale di tre percento dei premi, riadoperato una politica di ge- Credito Artigiano di Corso spetto al -5 percento di Giustione di capitali e attività più Trieste, il settore dei contrat- gno. Fra le soluzioni proposte, cauta e prudente rispetto alle ti di bancassicurazione (sia re- la più significativa consistecolleghe straniere. In chiusu- lativamente alle classiche po- rebbe in un rapido aumento dei prezzi da parte delle compagnie, una direzione verso la quale i colossi assicurativi si sono già mossi. E per quanto riguarda le frodi? Sempre stando alle fonti Ania, l’Italia “risulterebbe addirittura uno dei paesi meno esposti al fenomeno delle truffe assicurative, con una percentuale che, sia pure con punte estreme in alcune aree territoriali, a livello nazionale oscillerebbe tra il 2,5 e il tre percento di tutti i sinistri Rca: in Gran Bretagna tale valore è del dieci percento, in Francia del cinque”. Un risultato notevole ma intuitivamente fuorviante: la stessa associazione ammette infatti che una simile disparità di dati con il resto dell’Europa può essere dovuta principalmente a una rete di controlli italiana fiacca e inefficace. MAXI CONDONO Raddoppia dopo il successo Far emergere e rimpatriare i capitali esportati illegalmente nei “paradisi fiscali”. Questo l’obiettivo dello scudo fiscale, maxi-condono tributario voluto dall’attuale Governo. Una manovra antievasione che, fino a dicembre, ha fruttato 114 miliardi di euro: un successo oltre ogni aspettativa. Un successo che ha rimpinguato il portafoglio del sistema economico italiano, da due anni a questa parte alle prese con i danni creati dalla peggiore crisi finanziaria globale di sempre, e che ha fatto felice il ministro dell’Economia e delle Finanze Giulio Tremonti, recentemente congratulatosi con se stesso per la buona riuscita di un’operazione che “fa bene all’economia, tiene aperti i capannoni e le aziende”. L’inclinazione degli italiani a procrastinare, sommata ai tempi lunghi della burocrazia, ha spinto il Consiglio dei ministri ad estendere lo scudo fiscale fino ad aprile 2010, nuova scadenza entro la quale è previsto il rientro di altri trenta miliardi. I ritardatari dovranno pagare qualcosa di più rispetto agli altri “scudanti”, visto l’aumento dell’aliquota applicata sui fondi recuperati, che passa dal cinque al sei percento. Più che aliquota, sarebbe meglio chiamarla multa. Una multa, peraltro, leggera, se confrontata con le sanzioni con cui hanno a che fare i “normali” evasori in Italia. E che impallidisce di fronte alle somme richieste ai francesi, inglesi e statunitensi che decidono di far rimpatriare i capitali. L. d’A. 18 Dicembre 2009 3 Mondo Arriva il 2010, confronto con lo stesso periodo del Novecento: parla Giorgio Dell’Arti Pochi dieci anni per capire un secolo Giusto sperare in un futuro diverso, ma i conti si devono fare dopo COSI’NEL MONDO Grandi rivoluzioni Da emigrati a miraggio Agli inizi del secolo scorso l’oltreoceano era pressoché sconosciuto in Europa, dove la Gran Bretagna era padrona indiscussa dello scacchiere internazionale. Ma la Prima Guerra Mondiale è stata un vero e proprio spartiacque: ha catapultato il nuovo continente nel vecchio, legittimando di fatto la presenza americana su suolo europeo. Nei decenni seguenti gli Usa hanno avuto sempre più peso nelle scelte mondiali, tanto da essere oggi leader indiscussi tra i paesi occidentali. Molti altri stati nel giro di un secolo hanno conosciuto stravolgimenti, a cominciare dalla Russia, diventata nel 1922 uno stato federale comunista eretto sulle ceneri del vecchio regime zarista. I grandi imperi dell’Europa centrale all’inizio del ventesimo secolo sembravano indistruttibili colossi di potere, ma nel giro di pochi anni si sono sgretolati: l’Austria-Ungheria e l’Impero Ottomano hanno dato vita a molti altri stati che hanno contribuito alla formazione di un continente più unito. Altri grandi imperi nel corso del Novecento hanno cambiato il proprio assetto: è il caso di Cina e Giappone che, discostandosi dalla chiusura verso l’Occidente dei primi anni del secolo scorso, oggi sono i protagonisti dell’innovazione tecnologica mondiale. Troppe analogie, poche differenze. Cambia il secolo, non cambiano le fasi dei processi migratori che spingono intere famiglie a lasciare tutto per cercare una vita migliore altrove, lontano dalla povertà della propria terra natia. È successo ai nostri avi agli inizi del Novecento, partiti con l’Italia nel cuore, spinti dalla speranza che un paese lontano avrebbe finalmente restituito loro la dignità perduta a causa della miseria. E lo stesso succede oggi a molti disperati che ogni giorno cercano di raggiungere in tutti i modi possibili l’Italia, meta tanto ambita. Ma arrivati qui stessa paura, stesso timore negli occhi degli italiani giunti in America agli inizi del secolo scorso. La stampa statunitense paragonava i partenopei a dei topi, etichettava come mafioso ogni siciliano; lo stereotipo dell’Italia pizza-mafia-mandolino è nato nelle strade di New York, simbolo della discriminazione subita dai nostri connazionali. Corsi e ricorsi storici insomma, che nel giro di un secolo hanno ribaltato la situazione, trasformando l’Italia nel paese ospitante, convergenza di mille culture e popolazioni differenti. IN ITALIA Da Giolitti al Cavaliere E’ sicuramente lo statista Giovanni Giolitti ad incarnare l’immagine dell’Italia del primo decennio del Novecento. La cosiddetta “età giolittiana”, grazie a un’ampia inclusione delle masse popolari nello Stato liberale, ha determinato una stagione di riforme e di grandi scioperi (celebre quello del 1904). Dopo 40 anni di immobilismo, iniziati con la deludente unificazione risorgimentale, un inedito sviluppo della società civile e di modernizzazione investe il Paese: legislazioni a favore del lavoro e dell’istruzione, allargamento del suffragio, industrializzazione. Ma anche forte squilibrio tra nord e sud, emigrazione e clientelismo. Giolitti innovatore o “ministro della malavita”? Mafia, corruzione, divari regionali sono ancora tratti imprescindibili della nostra identità, così come l’importanza della leadership per una modernizzazione. L’inizio del terzo millennio è caratterizzato dalla controversa figura del quattro volte presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Federalismo, sicurezza, riforma della scuola e della pubblica amministrazione sono le ultime misure messe in atto sotto la guida del Cavaliere. Anch’egli accusato - dal pentito Spatuzza di collusione con la mafia, anch’egli additato per leggi ad personam (come il Lodo Alfano), anch’egli coinvolto in un conflitto d’interessi. 4 REALTA’ SOCIALE 18 Dicembre 2009 IL GROVIGLIO L’idea del secolo breve per lo storico Eric J. Hobsbawm C ome pronosticare il futuro partendo dalle premesse di inizio secolo e affidandosi all’esperienza degli anni passati? Rivolgendo lo sguardo al primo decennio del secolo scorso è molto più semplice notare gli effettivi balzi in avanti compiuti dall’umanità. Nei primi del Novecento ci provava con grande maestria Jules Verne, ispirando scienziati ed applicazioni tecnologiche nelle epoche successive. Oggi, abbandonando la narrativa per concentrarci su dati empirici, una soluzione sembra concretizzarsi nel confronto tra i primi dieci anni del Novecento e quelli del Duemila, alla ricerca di analogie che potrebbero aiutarci a tracciare l’andamento mondiale nei prossimi anni. Ma, come ci fa notare Giorgio Dell’Arti, giornalista di successo e autore del Primo libro delle profezie, “nel 1901 in Russia non esisteva ancora il comunismo; gli Stati Uniti non avevano rilevanza internazionale, che verrà acquisita solo dopo la Prima Guerra Mondiale; in Europa la vera potenza era l’Inghilterra e persino l’Impero Austro-Ungarico era ancora in piedi. In questo decennio, ancora profondamente otto- centesco, nulla lasciava presagire l’avvento della guerra”. Dunque, apparentemente, non ci sono stati elementi indicativi durante i primi anni del Novecento che hanno permesso la comprensione dell’andamento storico di quel determinato periodo. Non è un caso, infatti, che lo storico Eric J. Hobsbawm parli di “secolo breve”, incominciando l’analisi di tale lasso di tempo dal 1914. In realtà, continua Dell’Arti, “l’analisi storica è molto più precisa Meglio guardare alla storia nella sua complessità oggi che agli inizi del Novecento, quando l’osservazione non era lungimirante, né teneva conto di molti aspetti che invece attualmente gli storici analizzano, focalizzandosi sul lungo periodo per proiettare il genere umano in avanti al fine di cercare – o per lo meno illudersi – di capire in che direzione ci muoveremo nei prossimi anni”. E per quanto riguarda l’Italia? La risposta di Dell’Arti è secca e molto severa: “I due elementi costanti della storia d’Italia sono la continua domanda di sussidi statali da parte degli italiani, derivante dal fatto che all’abolizione della monarchia non è corrisposta la trasformazione dei nostri compatrioti da sudditi a cittadini, e la propensione di questi ultimi per la “guerra civile” che ha interessato da sempre l’Italia, prendendo come pretesto qualunque cosa, a cominciare dalla contrapposizione tra nordisti e sudisti, che ha minato la formazione di uno stato forte, coeso”. Più che concentrare l’attenzione su analogie e differenze tra diverse epoche storiche, dunque, meglio guardare alla storia nella sua complessità, in modo tale da analizzare gli eventi criticamente. Certamente l’inizio di un secolo rappresenta nell’immaginario collettivo la possibilità di riscattarsi, di chiudere con un passato non sempre esemplare per poter sperare in un futuro diverso, più giusto. Il ventesimo secolo è finito allontanando i ricordi della guerra e della tensione italiana degli anni Settanta e Ottanta, ma il Duemila si è affacciato nelle agende mediatiche con il Millennium Bug e l’attentato alle Twin Towers. E non è stato un . Pagina a cura di Roberta Casa e Giulia Cerasi LE RETI Ferrovie e Internet Velocità uguale spazio diviso tempo. L’uomo ha sempre cercato di abbattere le barriere che lo ostacolano nella conoscenza e nell’esplorazione del mondo, utilizzando un modello caro alla natura: la rete. E’ accaduto nel primo decennio del Novecento, caratterizzato dall’enorme sviluppo della rete ferroviaria. Nel 1904 viene terminata la Ferrovia Transiberiana, che con i suoi 9288,2 chilometri è la più lunga al mondo, collegando le regioni industriali della Russia europea a quelle orientali della Siberia. Un anno dopo in Italia nascono le Ferrovie dello Stato, la prima rete ferroviaria nazionale che riuniva sotto di sé le già esistenti tratte Mediterranea, Adriatica e Sicula. Un inedito movimento di persone e merci: lo spazio era annullato. Rete, oggi, è sinonimo di Internet, anzi di Web 2.0. Un sistema di interconnessione globale che non solo consente la lettura ipertestuale di documenti, ma che, grazie a blog, forum e social network, permette l’interazione in tempo reale tra utenti in ogni parte del pianeta. Secondo l’ultimo Rapporto Forrester, il numero di navigatori nel mondo passerà da 1,5 miliardi del 2008 a 2,2 miliardi nel 2013. Una rivoluzione nello scambio istantaneo di informazioni e delle relazioni interpersonali. Anche il tempo è stato annullato. A contare, ora, è solo la velocità. Reporter nuovo Cronaca In pullman al centro commerciale Porta di Roma per la tradizionale corsa ai regali La navetta di Natale fa flop, per ora Percorso breve, ma niente segnali per le fermate e scarsità di vetture Un autobus addobbato, pieno di luci. Un sorta di scuola-bus che invece di condurti a lezione, viene dirottato verso il Paese dei Balocchi, anche detto Porta di Roma, uno dei centri commerciali più grandi d’Europa, situato nella zona nord della Capitale. Così Chiara, 27 anni, studentessa di giapponese e impiegata precaria, immaginava la navetta gratuita che dall’otto dicembre al sei gennaio porta avanti e indietro migliaia di compratori di regalo-dipendenti, da piazza Bologna allo shopping center della Bufalotta. Ma meglio essere previdenti ed evitare di ridursi all’ultimo momento per acquistare il frullatore alla mamma o la cravatta per lo zio. Chiara decide di fare una prima capatina a Porta di Roma dieci giorni prima di Natale. “In questo suetudinario capannello di anziamodo – spiega – ho il tempo di sce- ni, ognuno pronto a dire la sua sul gliere con calma, risparmiando an- mistero del pulmino perduto. C’è che qualche euro”. Sì, perché le pa- chi non ne ha mai sentito parlare role d’ordine in tempo di crisi sono - anche perché sono pochi i carofferta e sottocosto. E quindi cosa telloni che lo pubblicizzano – chi c’è di meglio di un “maxi-negozio” giura di averlo visto passare, ma dove i ribassi sono non ricorda né dove all’ordine del giorno, né quando. Anche gli raggiungibile perfino Un pullman che autisti di linea non ne con un pullman grasanno niente. A porta i cacciatori Chiara non resta che tuito che dà un taglio al traffico? chiedere informaziodi cadeaux nel L’avventura di ni al giornalaio, il Chiara però inizia Paese dei Balocchi più informato di tutproprio con la caccia ti per antonomasia. alla navetta. Il sito Ed è proprio lui a dedicato al centro commerciale- darle la dritta giusta: “La fermata bus indica piazza Bologna come ca- della navetta non è segnalata, ma polinea e una partenza ogni tren- in genere si ferma a qualche metro ta minuti, a cominciare dalle nove dal mio stand. Faccia dieci passi e e mezzo del mattino. Lei arriva aspetti lì”. Il consiglio un po’ empuntuale di fronte la posta centra- pirico dell’edicolante dà i suoi le, fa il giro della rotonda, ma del- frutti. Alle dieci meno dieci, con la fermata neanche l’ombra. Inizia venti minuti di ritardo arriva il bus a chiedere in giro e si forma il con- e Chiara segna sul suo taccuino il SHOPPING I romani affollano il centro commerciale Porta di Roma per i regali natalizi punto preciso dello stop: Viale Ventuno Aprile 61. L’aspetto della corriera natalizia non è quello immaginato dalla ragazza. Un pullman privato come tanti altri. Niente luci, né addobbi. Ma l’importante è che sia gratuito e conduca in poco tempo alla fabbrica dei regali, Porta di Roma. Chiara si siede ai posti più in fondo, ma nonostante manchino dieci giorni alle feste il bus è quasi deserto. “Colpa della poca pubblicità, delle fermate non segnalate e del fatto che sono solo due le navette a girare, quindi causa traffico natalizio, sono spesso in ritardo”, racconta Ilia, commessa per un mese presso il negozio di elettronica del centro commerciale. E unica passeggera del pulmino, oltre a Chiara e a una coppia di anziani. “Io – continua Ilia – lo prendo perché abito vicino piazza Bologna e mi è comodo. Ma all’andata non siamo mai più di cinque o sei qualche fermata su richiesta. All’improvviso, dietro l’ultimo cantiere, appare il centro commerciale. Chiara scende dal pullman e si tuffa finalmente nell’atmosfera festosa di Porta di Roma. Musiche di Natale e stelle comete appese un po’ ovunque accompagnano la passeggiata dei clienti che vanno a caccia dell’offerta più conveniente. La ragazza non ha le idee chiare su cosa regalare a parenti e amici, l’unica certezza è il budget previsto: non più di dieci euro a persona. E così vaga tra negozi e negozietti, alla ricerca del dono più originale ed economico. Tra i regali papabili ci sono un taglia-biscotti, un berretto alla francese, un porta-spicci ricoperto di strass e delle morbidissime babbucce di pelo. “Preferisco sorprendere i miei cari con penpersone”. Diversa la situazione del sierini stravaganti. Per comprare ogritorno, quando i clienti uscendo getti utili c’è tutto l’anno”, comdal centro si imbattono nella na- menta Chiara. vetta-fantasma e la scelgono al poTra una puntatina in profumeria sto del più lungo tragitto in auto- e una al Mc Donald trascorre tutta bus. Anche nel weekend l’affluen- la mattina ed è ora di riprendere la za è maggiore, ma a causa dell’esi- navetta. La fermata è deserta, non guità del numero di c’è nessuno ad attenpullman, il parchegdere il bus. L’unico gio dello shopping che cammina avanti Il tragitto da center è sempre strae indietro di fronte la Piazza Bologna allo banchina è il responpieno. Il percorso non è store non è lungo, sabile della sicurezza molto lungo, circa che dà a Chiara la catcirca venti minuti tiva notizia. La navetventi minuti. Fuori pioviggina e i tetti ta è appena passata e dei palazzi della Bula prossima arriverà falotta scompaiono tra i nuvoloni tra un’ora. Infatti, nonostante il sito grigi. Sembra quasi di non essere del centro commerciale segnali una più a Roma, campagna e nuovi re- partenza ogni mezz’ora, la cadenza sidence in costruzione si alternano è di sessanta minuti. Alla ragazza nel paesaggio. C’è perfino un circo, non rimane che attendere infredcon i cammelli che pascolano sul- dolita in compagnia dei suoi mille lo spartitraffico. L’autista attacca bot- pacchetti regalo, con un’unica certone con i passeggeri e confida loro tezza: “La prossima volta vengo in che al ritorno la navetta può fare macchina”. Con Vittorio Banchetti un’analisi sull’eterno conflitto tra negozi storici e non La guerra all’ultimo cliente, che vede contrapposti da sempre negozi tradizionali e centri commerciali, sfocia nel periodo natalizio in un aspro duello in punta di regalo. Ne parliamo con Vittorio Banchetti, vicepresidente della Federabbigliamento di Roma e proprietario dello storico punto vendita sportivo in via Campo Marzio. E’ vero che i centri commerciali rubano clienti ai negozi e non solo a quelli prestigiosi del centro? “La forza dei grandi shopping center sta nel raggruppare tanti tipi di negozi diversi nello stesso luogo. Ma anche nei servizi che offrono: aree ristoro, cinema e soprattutto ampi Reporter nuovo Il più grande megastore è il centro parcheggi per le automobili. L’annoso problema di Roma, infatti, è rappresentato dal traffico e dalla carenza di mezzi pubblici. Per i cittadini arrivare in centro durante il periodo natalizio può diventare un’odissea. E’ molto più comodo dirottarli verso i grandi store, collocati nei quartieri periferici, dove sono a disposizione migliaia di posteggi”. Le navette natalizie, che trasportano gratuitamente i clienti dalla periferia al centro storico, rappresentano un nuovo modo per risolvere il problema del traffico, incen- tivando le vendite? “Si tratta di un’iniziativa dell’associazione Tridente Centro Storico di cui sono un socio fondatore. Una soluzione molto vantaggiosa che permette a migliaia di clienti di lasciare a casa la macchina, raggiungendo Via del Corso in poco tempo. In questo modo si risparmia qualche euro di benzina e soprattutto lo stress del traffico natalizio. I capolinea dei pullman gratuiti sono alla Balduina, Vigna Clara e Piazza Euclide”. Anche i centri commerciali si attrezzano e lanciano le navette gratuite. Ulteriore pericolo per i negozi? “Certamente la concorrenza anche in campo di navette può creare qualche problema. Ma il fascino e la personalizzazione dei negozi tradizionali è imbattibile. Sia quelli del centro storico - il più grande centro commerciale a cielo aperto, famoso in tutto il mondo – sia quelli di periferia, collocati in genere nella piazza o lungo il corso Pagina a cura di Emiliana Costa del quartiere. Inoltre lo shopping center può offrire una scelta di cinquanta, cento punti vendita, mentre la città mette a disposizione migliaia di esercizi commerciali differenti”. Quale può essere la ricetta per armonizzare il rapporto tra i piccoli negozi e i grandi centri? “I centri commerciali sono troppi e troppo vicini alla città. Nonostante questo, pare che negli ultimi due anni i grandi store siano in sofferenza, a causa di un calo delle vendite. Segno che la tradizione e l’attrattiva che esercitano i negozi tradizionali è eterna, a differenza del trend americano legato ai grandi magazzini”. Natale in tempo di crisi. Come vanno le vendite? “La Confcommercio di Roma prevede orientativamente un aumento degli acquisti natalizi rispetto a quelli del 2008. In particolare è prevista una spesa media per famiglia di circa 400 euro (tra regali, cenone e festeggiamenti vari) con un aumento complessivo dei consumi del 2,4 per cento rispetto al Natale dello scorso anno. I prodotti che risentiranno più della crisi sono quelli di larga distribuzione. Buono invece l’andamento dei beni di lusso”. 18 Dicembre 2009 5 Cronaca Tra ingenuità e ignoranza domande sconcertanti di una scolaresca a una lezione sul sesso “Resto incinta se do un bacio?” Sono state indirizzate per iscritto a uno psicologo e a una ostetrica “Succede qualcosa se una ragazza bacia in modo completo un ragazzo? Si può restare incinta senza aver fatto sesso? Perchè la prima volta che si fa sesso si prova dolore? Cos’è l’orgasmo e come si raggiunge? Quando è il momento giusto per fare l’amore? Qual’è il posto migliore per fare sesso? Bisogna dire ai genitori se non si è più vergini? Mi devo vergognare della verginità? Come si supera l’imbarazzo della prima volta? Cosa sono i preliminari? E’ vero che per con- Due ore di lezione troppo poche per soddisfare curiosità e dubbi in materia quistare un ragazzo bisogna passargli davanti e non bisogna essere appiccicosi? Qual’è la posizione più comoda ed efficace? Cos’è il sesso anale? Che differenza c’è tra i preservativi di diversi gusti? Come fare l’amore senza rimanere incinta oltre ad usare gli anticoncezionali? Qual’è l’età giusta per fare un figlio? Mi preoccupo perchè anche aborrendo gli altri che guardano solo l’intimo delle ragazze, anche io mi ritrovo a fare la stessa cosa, è incoerenza? Come si fa a diventare sensuali se si è timidi? Il tema dell’attesa del primo appuntamento con l’amore, l’esplicita visione del fenomeno sessuale in età giovane, come compimento di un’idea romantica dell’amore stesso, ha completamente stregato l’ultima generazione di adolescenti. Una visione romantico-sentimentale del mondo dei teenager, in cui gli stessi si riconoscono e che utilizzano come metro di paragone per la vita reale sono gli ingredienti di libri e film ed hanno in Federico Moccia l’esponente più rappresentativo. Federico Moccia é il re degli adolescenti. La sua consacrazione è unanime da parte dei giovanissimi che seguono fin dall’inizio la sua produzione letteraria e che continuano ad esprimere consenso ed entusiasmo su blog e social network. Tutti ricordiamo il caso del primo romanzo Tre metri sopra al cielo, che da 6 18 Dicembre 2009 Siete d’accordo che i baci dati da due ragazzi sono di gran lunga migliori di quelli dati dagli adulti?” Sono queste le domande scritte su un foglio bianco, in forma anonima, consegnate allo psicologo e all’ostetrica al termine del primo dei due incontri previsti sull’ educazione sessuale nella classe III^ A della scuola media statale “ Gianicolo”, a Roma. Dall’ingenuità e l’asprezza del tono appare evidente di quanto i tredicenni siano impreparati sull’argomento sesso, sicuramente per colpa di una mancanza di dialogo con i genitori e di una carenza di informazione da parte della scuola. Per tentare un rimedio si sono organizzate delle lezioni, sono soltanto due da un paio d’ore ciascuna. Troppo poche per soddisfare le curiosità e dubbi in materia. La pensano così anche lo psicologo, Stefano Vicini, e l’ostetrica Chiara Pizzi, che da diverso tempo portano avanti nelle scuole medie e nel biennio della scuola superiore incontri di educazione sessuale con i giovanissimi nel quadro del Progetto Obiettivo Materno Infantile adottato con il D.M. 24.04.2000. I ragazzi, con lo psicologo e l’ostetrica sono seduti in circolo, ad annullare la distanza tra chi insegna, spiega e chi è il destinatario delle in- A SCUOLA una bambola di plastica utilizzata nelle lezioni di educazione sessuale formazioni. Hanno voglia di parlare e si conquistano ad alzata di mano il turno. Alla domanda del dott. Vicini “Vi sentite cambiati rispetto a quando frequentavate la prima media?” le risposte sono immediate e veloci. Luca ri- sponde di aver cambiato il rapporto con i genitori, soprattutto quello con la madre che lo obbliga almeno una volta a settimana a pranzare a casa, e lui per contestare questa imposizione rimane tutto il pomeriggio a casa con le cuffiette dell’Ipod per evitare qualsiasi comunicazione con la madre. Elettra risponde che l’anno precedente i genitori erano solamente concentrati sulla sorella più piccola che aveva dei problemi a scuola e solamente con l’arrivo di alcuni suoi brutti voti si sono ricordati di lei, e le stanno addosso. “Non va bene neanche così, io vorrei che fossero più misurati con tutte e due”. Aurora dice di avere notato una maggiore fiducia nei suoi confronti “Mi vedono grande ora, e posso tornare a casa da sola per le sei del pomeriggio”. “Che si facciano gli affari loro,non possono chiedermi che cosa ho fatto e visto nel pomeriggio e con chi sto al telefono!” esplode Marco. “Mio padre arriva a casa, si siede sulla poltrona e accende il sigaro, guarda la televisione mentre io sono nella mia camera a finire i compiti e non mi chiede mai niente!” continua Gianandrea. Lo psicologo li invita a riflettere per un momento sul ruolo dei genitori. Anche per loro non è facile comprendere il passaggio dalla fanciullezza all’adolescenza, il più delle volte si trovano impreparati e tendono a ripetere come genitori ciò che hanno vissuto quando sono stati figli. I cambiamenti del fisico, quelli umorali, caratteriali e il Libri, film e pubblicità nell’assenza di un dialogo con famiglia e scuola Miscela esplosiva per gli ormoni una pubblicazione in sordina con una piccola casa editrice tramite il passaparola fra i lettori più giovani giunge poi ad essere pubblicato da Fetrinelli con cui riesce a conquistare per settimane le vette delle classifiche dei libri più venduti. Ho voglia di te, Scusa ma ti chiamo Amore, Amore14 e l’ultimo Scusa ma ti voglio sposare hanno continuato e aumentato il successo dello scrittore tra i giovanissimi e da ogni romanzo è stato tratto un film. E così, oggi, si parla di filone Moccia per indicare quella letteratura e cinematografia leggera e spensierata destinata al pubblico degli adolescenti. Libri e film specchio di una società o viceversa? Ne abbiamo parlato con Annamaria Sersale, per anni esperta di scuola de Il Messaggero, il cui parere sul fenomeno Moccia invita ad una riflessione. Per lei si tratta di un contributo alla banalizzazione e alla minimizzazione dell’adolescenza che invece si trova davanti tematiche ben più serie rispetto ad un innamoramento andato male. “Sono diventati precoci in tutto: dall’utilizzo delle droghe, dell’alcool e del sesso” afferma. “C’è una immaturità di fondo, che riflette un alto senso di sé mentre la percezione dell’altro è vago. Questo porta ad un utilizzo stru- mentale del sesso, che annulla con largo anticipo le tappe classiche del percorso amoroso. I giovanissimi poi si ritrovano poco più grandi con una sessualità cambiata, ma bruciata dalla superficialità del passato”. Com’è noto un problema particolarmente delicato che negli ultimi anni si è manifestato è quello dell’aumento delle gravidanze indesiderate da parte delle giovanissime, fenomeno che segnala una crescita degli aborti clandestini (dallo 0,5 per cento del 1995 si passa all’1,2 per cento del 2005), spia di una incapacità e di un timore di parlare in famiglia e di Pagina a cura di Chiara Aranci rivolgersi alle strutture pubbliche, come i consultori preposte all’assistenza dei giovanissimi, unici spazi dove un minorenne si può rivolgere senza dover essere accompagnato da un adulto. “L’aggressione della pubblicità che pone sempre centrale il corpo della donna come chiave di lettura di qualsiasi tipo di messaggio – spiega la Sersale - ha un’ampia forza trainante. I media rovesciano i modelli di riferimento per i giovani, un bombardamento al negativo che sconvolge i ragazzi dell’età della pubertà”. E conclude dicendo che le responsabilità della famiglia in tema di sesso sono al primo posto e la scuola è certa- sentire per la prima volta le pulsioni amorose sono legati allo scombussolamento ormonale che investe i giovanissimi nella pubertà. Ma cos’è l’amore per i tredicenni presenti? “Un batticuore accelerato” risponde Anna, “La sensazione di stare bene con una persona e fare di tutto per stare con l’altro” continua sognante Federica. “Quando ti accorgi che anche l’altro prova lo stesso sentimento di attrazione per te” aggiunge timidamente Giulia. E l’inna- In un altro incontro si affronteranno temi più specifici e si daranno le risposte moramento? “E’ il primo passo verso l’amore, e deve essere ricambiato altrimenti è una cotta” afferma Lodovica. Sono le giovanissime che prendono in mano la parola ora e provano a tirar fuori ciò che troppo spesso rimane nella loro intimità. La lezione volge al termine, si è trattato di un primo incontro e ne seguirà un altro dove sciolto il ghiaccio si affronteranno tematiche più specifiche e compito dell’ostetrica sarà quello di illustrarle e rispondere alle domande. mente al secondo “Le famiglie spesso si ritrovano impreparate ad affrontare certi temi. La scuola, salvo rari casi, è latitante: solo qualche sporadica sperimentazione di educazione sessuale nelle scuole”. In effetti, è del 1910 la prima proposta di una legge che istituisca l’educazione sessuale come materia d’insegnamento nelle scuole, ma a cento anni di distanza non c’è ancora nessuna iniziativa parlamentare in materia. Un forte scontro tra laici e cattolici in tema non ha mai portato ad un accordo tra le parti fino a far scomparire la questione dall’agenda parlamentare. Un’etica, una morale profondamente conservatrice impedisce alle nuove generazioni di trarre benefici dall’adozione di una legge ad hoc, a danno di coloro che saranno presto parte attiva della nostra società. Reporter nuovo Costume & Società Il ruolo delle proprie donne nella recente metamorfosi politica (e non solo) di alcuni big La madre dei due Bondi e le altre Fini cambia i pannolini, Brunetta cresce in cattiveria e fustiga i costumi “Basta con le poesie, sono cambiato”. Sandro Bondi lo dice perentorio parlando a proposito della pubblicazione dei suoi componimenti letterari. Un’ affermazione che nasconde una più incisiva svolta caratteriale del fedelissimo di Berlusconi. Ed è sempre lui a individuarne il motivo. “Ho una vita affettiva molto felice. Sono più sicuro di me e delle mie possibilità”. Il pilone privato sostiene, dunque, questo Bondi-bis accanto al pilone politico: un Bondi di due mondi. Merito della sua compagna, la deputata Pdl Manuela Repetti. Il neocoordinatore del Pdl appare dimagrito, quasi asciutto. Meno curvo, e più spedito nel cammino. E’ sparito l’intercalare “scusi, scusi”: insomma un’immagine quasi irriconoscibile rispetto al luogo comune del Bondi di velluto. Si è visto in una puntata di Ballarò, quando, reattivo e quasi sferzante, il ministro con la sua donna accanto contrastava Gianfranco Fini, accusandolo di farsi carico “di un giustizialismo molto simile a quello di una certa sinistra”. E la Repetti lo sosteneva, interveniva con dolcezza durante le pause pubblicitarie. Ma Bondi non è l’unico uomo politico di questa legislatura ad aver subito un profondo cambiamento sollecitato da una donna. Sui giornali è tutto un pullulare di mani nelle mani, di sorrisi, di carezze. Ne sa qualcosa Renato Brunetta, che, a sessanta anni suonati, celibe per convinzione, abbandonerà il suo stato per convolare a nozze, probabilmente il prossimo anno, con la sua Titti. Grazie a lei il fustigatore dei fannulloni nella pubblica amministrazione è riuscito a superare anche i problemi di autostima derivanti dalla sua altezza, arrivando addirittura a definirsi la “Lorella Cuccarini” della politica, il preferito dagli italiani. “Lo amo perché è un uomo intelligente e premuroso. La differenza d’altezza non la sento”, avrebbe confidato la spilungona di origini veneziane. E così il ministro, gonfio di rinnovata autostima, tende a trasformare il proprio complesso in un delirio di onnipotenza più o meno conclamato, peccando di superbia e infierendo sui suoi sottoposti. E che dire del presidente della Camera, Gianfranco Fini? Lo abbandonano gli ex camerati di partito, Berlusco- Reporter nuovo MANUELA REPETTI È la compagna di Bondi dal 2008 “TITTI” Arredatrice di interni, convive con Brunetta da due anni ELISABETTA TULLIANI Ha dato lo scorso novembre alla luce la loro seconda figlia ni lo detesta, ma lui fa spallucce e va avanti. Appare cocciutissimo e pacatissimo. Non è matto, è solo innamorato, rivelano gli amici più intimi. E questa forza, quella della sua Elisabetta Tulliani, da cui ha appena avuto la terza figlia, lo porta a spingersi con leggerezza e a volte con incoscienza nella sfida contro il Cavaliere. I sondaggi lo vogliono vincitore su Berlusconi nelle preferenze degli italiani, grazie anche ad una nuova immagine di politico impegnato anche nella famiglia, apprezzato sia a destra sia a sinistra. “ Aiuto la mia compagna con le bambine. Cambio i pannolini, perché non è una questione di colore politico, ma di essere un buon padre”, ha dichiarato l’ex presidente di An a Lucia Annunziata nel programma In mezz’ora. E’ come se volesse fare tabula rasa del suo passato, attraverso un ritrovata serenità sentimentale, vissuta anche come metamorfosi politica, che guarda ai giovani, assumendone il look ed il linguaggio. Per Laura Laurenzi di Repubblica non è più il tempo di Forlani e Andreotti con mogli nell’ombra Quei cambiamenti? Tutta colpa dell’eros Sulle belle non bisogna neanche essere razzisti al contrario Delle metamorfosi di Bondi, Brunetta e Fini parliamo con Laura Laurenzi, inviata speciale di La Repubblica, dove scrive di costume e società. Laura Laurenzi, secondo lei è dovuta alle donne che li affiancano l’ improvvisa e incontenibile vigoria adolescenziale di uomini come Sandro Bondi, Renato Brunetta e Gianfranco Fini, tra grinta e pannolini? “Trovo esagerata questa lettura. C’è maggiore visibilità, ma nulla di adolescenziale. Sono probabilmente più motivati, innamorati e disposti a farsi vedere in vesti private, però non esagererei in questi termini” C’è un legame tra la nuova immagine che il presidente della Camera propone di sé, come padre premuroso, e la preferenza che gli dimostrano tanti italiani dal punto di vista politico? “Forse sì. Si presenta non solo come Presidente della Camera, ma anche come uomo e giovane padre. Non a caso è anche alla seconda unione, quando gli uomini sono più maturi, ed è per questo che ha raccontato di cambiare i pannolini alle bambine. Non escludo che questo suo nuovo status familiare giovi ad un ritratto umano a tutto tondo”. C’è qualcosa di nuovo nel modo d’essere dei politici? “C’è una grossa differenza tra gli uomini politici di oggi e quelli della prima Repubblica. Per esempio Forlani e Andreotti avevano delle mogli di cui si sapeva pochissimo, non comparivano quasi mai. Erano fondamentali per l’equilibrio della coppia e dell’uomo politico, però non c’era mai protagonismo in loro. La compagna di Fini, invece, è comparsa alle sfilate di moda, è conosciuta per una sua ex amicizia con Gaucci, spesso fotografata sui rotocalchi. E’ graziosa e vistosa. Così come la futura signora Brunetta, donna che definirei d’immagine, molto curata e giovane”. Anche il presidente Usa Barack Obama è stato scalzato dalla moglie Michelle in un sondaggio del magazine Usa Today perché più popolare di lui. Perché? Quanto l’immagine di Michelle ha influenzato la vittoria del marito e la sua attuale politica? “Innanzitutto, il presidente Obama è stato eletto con un carico di aspettative che avrebbe “schiantato” chiunque, per cui ci si aspettava che con la bacchetta magica avrebbe risolto problemi terrificanti come la guerra o la crisi economica. E’ per questo che lui è sceso nei sondaggi. Anche lei però è stata fondamentale. A differenza che in Italia, la First Lady ha compiti che non sono di mera rappresentanza. In più Michelle è una donna molto comunicativa, dalla personalità fortissima. Ricordiamo che è lei il vero nero delPagina a cura di Ida Artiaco la famiglia, che viene dal ghetto di Chicago. Ha anche una grande presenza fisica, non necessariamente legata alla bellezza, come si poteva dire per esempio di Jacqueline Kennedy, quanto alla personalità predominante, che dice sempre la sua, che non ha paura di mostrarsi anche con qualche chilo di troppo. E’ una donna autonoma e quindi piace molto”. Ritanna Armeni sul Riformista ha scritto: “ Il privato è entrato nel pubblico con l’invadenza della sessualità maschile e con la prepotenza di una libertà femminile priva di consapevolezza e pronta a tutto per affermarsi”. Cosa ne pensa? “Abbiamo avuto lo scandalo di Vallettopoli e le dichiarazioni della D’Addario e delle ragazze che andavano a Palazzo Grazioli. Ma non farei generalizzazioni. Certo, non fa piacere vedere candidate al parlamento Europeo delle ex vallette, quando ci sono donne molto più preparate. Però non bisogna neanche essere razzisti al contrario. Non è detto che una donna perché è bella o perché abbia tentato di fare carriera nello spettacolo, non sia poi in grado di fare anche il ministro. Io sarei più “femminista” rispetto a questo argomento, nel senso che c’è spazio per tutte e la bellezza non deve fare ombra all’intelligenza. Un conto poi è la bellezza, un altro è la disponibilità. In questo senso si svilisce la figura femminile” 18 Dicembre 2009 7 Costume & Società Aldo Cazzullo ci racconta perché secondo lui Nord e Sud Italia si assomigliano sempre di più Uniti da una macchia di pomodoro “L’Italia de Noantri”? Siamo noi, il clan, la fazione, il campanile Francesco Alfani In copertina Pulcinella sorride mentre parla al telefonino. “Un’idea di mia figlia Rossana, nove anni, che ha disegnato la maschera napoletana aggiornandola con tutti i simboli della modernità: non la mascherina ma gli occhiali scuri, lui che guida un Suv mentre parla al telefono”. Alla fine alla Mondadori hanno lasciato solo il cellulare, ma il senso, per Aldo Cazzullo, è lo stesso: l’Italia tecnologica del 2009 continua volentieri a coltivare i suoi pregi e i suoi difetti. Per la presentazione del suo libro, “L’Italia de noantri. Come siamo diventati tutti meridionali”, ospitata dalla Camera di Commercio di Roma, si sono scomodati sia il sindaco della città, Gianni Alemanno, che il suo predecessore Walter Veltroni. Intervenuti anche per replicare alle critiche che il giornalista del Corriere della Sera rivolge alla capitale. “Le critiche sono anche una dichiarazione d’amore per una città in cui vivo da undici anni e di cui ammiro l’umanità e il senso dell’umorismo. Ciò non toglie che Roma è anche la città dei 171mila permessi per invalidi, delle aggressioni agli omosessuali e delle fatture scritte su un foglio di carta a quadretti”. Cosa vuol dire noantri? Noantri siamo noi, il campanile, il prevalere del particolare sul generale. Un fenomeno nazionale: “l’espressione esiste in tutti i dialetti, non è solo romana. In Sicilia dicono ‘nuautri, ad Alba, la mia città, nuiàutri”. Gli italiani, insomma, si somigliano molto di più di quanto non pensino. Ma, per Cazzullo, sicuramente si assomigliano più di quanto non si somigliassero 50 anni fa: “Certo, la mafia non è nata ad Abbiate Grasso, però oggi la mafia è ad Abbiate Grasso. Al Nord si evade il fisco, si paga il racket, c’è l’usura. Forse l’unica regione che esprimeva davvero un’alterità rispetto allo spirito nazionale era il Piemonte di Gobetti ed Einaudi. Oggi, dopo la truffa del premio Grinzane Cavour, che nel nome stesso racchiudeva L’AUTORE Aldo Cazzullo, 43 anni, inviato speciale del Corriere della Sera. A destra la copertina del suo nuovo libro quasi sacralmente quell’alterità, penso che nemmeno i piemontesi abbiano più niente da insegnare al resto del paese”. Il Sud ha imposto modelli culturali, stili di vita, comportamenti e simboli. “Il libro comincia dicendo che i miei nonni non avrebbero mai neanche assaggiato una pizza, un piatto per loro esotico, straniero, meridionale. Oggi, se un italiano ha una macchia sulla camicia, è una macchia di pomodoro. E un movimento antimeridionale come la Lega Nord è un partito nato da un gruppo di amici varesotti in cui prevale il più mediterraneo dei criteri, la fedeltà al capo”. “Lo stesso Berlusconi scende in politica come simbolo di Milano. Nasce nel quartiere milanese per eccellenza, l’Isola, ma si innamora del sud. Scende a Napoli, fa delle cose buone e poi si fa incastrare dai casi Noemi e D’Addario. Dall’altra parte, è un fatto che, di tre tessere del Pd, una sia a Napoli. La linea della palma, come profetizzato da Sciascia, sale verso nord. Nel bene come nel male”. Viaggio nel mondo delle newslot. C’è anche chi arrotonda lo stipendio Gli italiani stregati dal videopoker Il Fisco ringrazia. Entrate superiori ai tre miliardi Francesco Paolelli “Se me porti fortuna risponno a tutte le domande che voi, ma si perdo te manno a quel paese”. Con questa scommessa propostaci da Mario comincia il nostro mini-viaggio nel mondo dei videopoker. Siamo in un bar di Roma e Mario, 36 anni agente immobiliare, nella sua pausa pranzo confessa di non saper resistere al desiderio di tentare la fortuna. “Dopotutto si vince spesso. Non come il superenalotto” dice con tono serio. Infatti in Italia le newslot sono progressivamente diventate la tipologia di gioco principale per raccolta di denaro, arrivando nel 2008 a rappresentare il 45,6 per cento delle entrate complessive del settore giochi. Questi apparecchi da intrattenimento hanno fatto registrare aumenti considerevoli passando dai 367 milioni di euro raccolti nel 2003 ai 21,68 miliardi di euro raccolti nell’ultimo anno. Due sono i fattori che spiegano il successo di questo gioco. In primo luogo la diffusione capil- 8 18 Dicembre 2009 lare presso gli esercizi commerciali italiani. Le newslot, infatti, sono 320 mila in 120 mila punti vendita quali bar, tabacchi, sale giochi, alberghi e centri commerciali. E poi determinante è il payout del 75 per cento. Ossia su 100 euro che i giocatori spendono 75 ri- “Scrivilo pure” dice in tono perentorio Mario “che io non so’ come quelli che fanno i buffi pe’ giocà”. Questo gioco, in effetti, può anche rovinare le persone. La brevità della giocata, la relativa irrisorietà della puntata e l’assenza di un numero massimo di partite gio- Anche il Tar Lazio, in una sentenza, ha riconosciuto che le ludopatie determinano profili di nocività sociale ed economica tornano come vincite. Nessun altro gioco fa di più. Numerosi sono stati, nel tempo, gli interventi legislativi finalizzati, da un lato ad ampliare l’offerta di gioco lecito dall’altro a razionalizzare il comparto e a dotarlo di norme moderne e capaci di contrastare efficacemente l’illegalità. In particolare il decreto legge 269 del 2003 ha “bonificato” il territorio dai videopoker, introducendo gli apparechhi da intrattenimento newslot che sono collegati tramite internet con l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato. cabili in un tempo determinato favoriscono il gioco continuo e ripetuto da parte dei fruitori di queste macchinette. In ambito scientifico è stato dimostrato che le dinamiche dell’attrazione patologica al gioco d’azzardo sono del tutto assimilabili alla fenomenologia delle dipendenze da droga e alcool, anche in termini di trattamento e terapie farmacologiche. Secondo l’Eurispes l’8,9 per cento degli intervistati rivela di aver chiesto soldi in prestito per giocare. E quando le banche chiudono i cordoni della borsa si fa ricorso agli usurai. La politica anche se in ritardo sembra essersi accorta del problema. E’ allo studio del Senato il disegno di legge 284 intitolato “Misure a sostegno di interventi contro le dipendenze comportamentali ed il gioco d’azzardo patologico”. Il progetto di legge mira a garantire ai “giocatori patologici” i livelli essenziali di assistenza socio-sanitaria, prevedendo la creazione di ambulatori ad hoc all’interno dei dipartimenti di salute mentale già esistenti e l’esenzione dalla spesa sanitaria. Il disegno di legge prevede anche il gratuito patrocinio e l’assistenza legale al fine di definire un piano di risanamento del debito, per tutti coloro che abbiano contratto debiti e siano caduti nella rete della microcriminalità. “Va bè mo devo annà” dice Mario sorridendo “Devo ritornà al lavoro. Se no mi’ moglie me mena”. Si alza si rimette il soprabito ed esce. Sicuramente con meno soldi in tasca, ma con quell’idea, piacevole quanto fragile, che domani “sarà la vorta bbona”. GIOCO D’AZZARDO coinvolge sia donne che uomini Reporter nuovo Settimanale della Scuola Superiore di giornalismo “Massimo Baldini” della LUISS Guido Carli Direttore responsabile Roberto Cotroneo Comitato di direzione Sandro Acciari, Alberto Giuliani, Sandro Marucci Direzione e redazione Viale Pola, 12 - 00198 Roma tel. 0685225558 - 0685225544 fax 0685225515 Stampa Centro riproduzione dell’Università Amministrazione Università LUISS Guido Carli viale Pola, 12 - 00198 Roma Reg. Tribunale di Roma n. 15/08 del 21 gennaio 2008 [email protected] ! www.luiss.it/giornalismo Reporter nuovo