LA VALENZA SOCIALE E POLITICA DEL DOGMA DELL

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LA VALENZA SOCIALE E POLITICA DEL DOGMA DELL
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ran parte dei 213 cannoni sottratti dai francesi ai russi a Sebastopoli, nella vittoriosa guerra di Crimea,
vennero usati per fondere la colossale statua
di bronzo dedicata all’Immacolata che sarà
poi elevata nel 1860 nel santuario di NotreDame di Puy, nel cuore della Francia, con
una sottoscrizione nazionale capeggiata dallo stesso Napoleone III. Un evento singolare, se raffrontato alla politica fino ad allora
LA VALENZA
SOCIALE E POLITICA
DEL DOGMA
DELL’IMMACOLATA
CONCEZIONE
Vincenzo Sansonetti
Giornalista e scrittore
attuata dall’imperatore, di segno marcatamente anticlericale, ma che rappresenta anche un esempio significativo della forza del
dogma dell’Immacolata da poco proclamato
e la sua capacità di incidere nelle vicende civili e sociali.
[1] Ecco un passaggio
dell’enciclica Ubi primum: «Desideriamo ardentemente che, con la
maggiore sollecitudine
possibile, vogliate farci
conoscere quale sia la
devozione che anima il
vostro clero e il vostro
popolo cristiano verso la
Concezione della Vergine
Immacolata, e con quale
intensità mostri di volere che la questione sia
definita dalla Sede Apostolica».
[2] Il popolino romano
ebbe subito la battuta pronta: «Mentre il
Papa promulga la Verità,
“Oggetto di fede certo ed immutabile”
«Dichiariamo, pronunciamo e definiamo
rivelata da Dio la dottrina che sostiene che
la beatissima Vergine Maria, sin dal primo
istante del concepimento, per singolare grazia
e privilegio di Dio e in vista dei meriti di Gesù
Cristo Salvatore del genere umano, sia stata
preservata immune da ogni macchia di peccato originale, e ciò deve pertanto essere oggetto
di fede certo ed immutabile per tutti i fedeli».
La formula, chiara ed efficace, descrive con
una sintesi mirabile cosa sia il dogma dell’Immacolata Concezione, il penultimo dogma
mariano prima dell’Assunzione, solennemente proclamato dal beato Pio IX l’8 dicembre
1854 – anno nono del suo lungo pontificato –
con la bolla Ineffabilis Deus. Bolla tormentata
e riscritta nove volte prima di arrivare al testo
definitivo, dopo la consultazione dei vescovi
di tutto il mondo sollecitati dall’enciclica Ubi
primum, un vero e proprio “sondaggio” per acquisire l’opinione dei fedeli nelle varie diocesi
dei cinque continenti: 953 furono le risposte
pervenute, di cui ben 908 positive1. Quell’8
dicembre 1854 tutte le campane di Roma
suonarono a festa per un’ora di fila. Durante la
lettura della Ineffabilis Deus, Papa Mastai Ferretti – il Pontefice di Porta Pia, della fine del
potere temporale e del Sillabo – volle accanto
a sé l’arcivescovo di Parigi, monsignor Marie
Dominique Auguste Sibour, uno dei pochi ad
aver risposto negativamente alla Ubi primum2.
Preservata dalla “frattura nella
comunione con Dio”
Più di un secolo e mezzo dopo, all’Angelus dell’8 dicembre 2013, Papa Francesco
riprende la definizione del dogma, spiegandone con semplicità il significato: «Su di Lei,
quella ragazza di quel paesino lontano, su di
Lei si è posato lo sguardo del Signore, che
l’ha prescelta per essere la Madre del suo
Figlio. In vista di questa maternità, Maria è
stata preservata dal peccato originale, cioè da
quella frattura nella comunione con Dio, con
gli altri e con il creato che ferisce in profondità ogni essere umano. Ma questa frattura
– prosegue Papa Bergoglio – è stata sanata in
anticipo nella Madre di Colui che è venuto a
liberarci dalla schiavitù del peccato». La Madonna non poteva essere segnata dal peccato
dei progenitori: solo una creatura concepita
pura e senza macchia avrebbe potuto accogliere in modo degno in grembo il Figlio di
Dio fatto uomo. L’immacolato concepimento non va confuso con un altro dogma mariano, la maternità verginale di Maria. Sono
due misteri diversi: il secondo si riferisce alla
perpetua verginità della Madonna, prima
durante e dopo il parto divino3. Il primo invece fa riferimento al fatto che Maria, fin dal
primissimo istante del suo concepimento (i
suoi genitori erano Anna e Gioacchino) fu
preservata immune dal peccato originale. La
solennità liturgica è l’8 dicembre (festa della Chiesa universale già dal 1708), data che
corrisponde esattamente a nove mesi prima
della nascita della Vergine, fissata per tradizione all’8 settembre. La Natività di Maria
era celebrata in Oriente fin dal VI-VII secolo, ma non si conoscono i motivi per cui sia
stato scelto proprio l’8 settembre.
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l’arcivescovo di Parigi
sostiene la bugia» (giocando sul doppio senso
di “bugia”, che stava
anche per “candela”).
Tre anni dopo quell’arcivescovo francese fu
pugnalato da un sacerdote infermo di mente
contrario al dogma.
[3] È dogma di fede che
la Madonna fu sempre
Vergine: prima, durante e dopo il parto. Così
insegna infallibilmente
il concilio Lateranense I
del 649: «La Santa Madre
di Dio e sempre vergine
immacolata Maria… ha
concepito senza seme per
opera dello Spirito Santo e ha partorito senza
corruzione, permanendo
indissolubile, anche dopo
il parto, la sua verginità».
Tale dogma, già difeso da
Sant’Ambrogio nel sinodo di Milano del 390, fu
insegnato espressamente
da Papa San Leone I (Epistola dogmatica ad Flavianum) e riaffermato da
Paolo IV.
[4] San Bernardo di Chiaravalle (1090-1153), abate
e dottore della Chiesa, è
autore del trattato Lodi
alla Vergine Madre, scritto tra il 1124 e il 1125, che
riunisce quattro omelie
di commento al racconto
lucano
dell’Annunciazione (Lc 1,26-38). Nella Commedia Dante lo
colloca in Paradiso, di
fronte alla candida rosa
dei beati, come guida
dell’ultimo tratto del suo
viaggio ultraterreno, in
virtù del suo spirito contemplativo e della sua
devozione mariana. Il
canto XXXIII del Paradiso si apre con la celebre
preghiera che il Poeta
immagina che il Santo
rivolga alla Vergine Maria
(vv. 1-45), perché Dante
possa alzare lo sguardo
verso Dio. Nell’enciclica
Doctor Mellifluus del 24
maggio 1953, dedicata
da Pio XII a San Bernardo, Papa Pacelli sostiene
che, così come il santo
monaco nei suoi tempi confusi pregava per
l’intercessione di Maria,
allo stesso modo è necessario nei tempi moderni tornare a pregare
la Madonna per la pace
e la libertà della Chiesa e
delle nazioni
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Un dono provvidenziale a una Chiesa esausta
Impossibile raccontare, anche per brevi cenni, la complessa storia del dogma
dell’Immacolata. Questa verità di fede veniva ufficialmente riconosciuta, affermandosi quasi a furor di popolo, dopo secoli di
profonda devozione nei cuori più semplici
ma anche di accesi dibattiti e duri confronti fra diverse scuole teologiche (francescani
favorevoli e perciò detti immacolisti, domenicani contrari e quindi chiamati macolisti),
persino con santi opposti ad altri santi, ordini religiosi in guerra tra di loro, addirittura rivolte popolari e sfide a duello, fino a
emettere pubblicamente, come avvenne in
Spagna, el voto del sangre, cioè l’impegno
a difendere a costo della vita l’Immacolata
Concezione. Dispute forti e vigorose, mosse
da una fede turbolenta ma sicura. Il dubbio
che ha tormentato anche grandi Santi, come
San Bernardo, che pure ha cantato in modo
splendido le lodi di Maria4, è che la proclamazione del concepimento immacolato
della Madonna potesse in qualche modo
adombrare la missione di salvezza universale
di Cristo, destinata a tutte le creature. Dalle
origini, infatti, la Chiesa riconosce l’eccelsa
santità della Vergine Maria, ma che ci fosse una creatura, anche una sola, esente dal
peccato originale – questo l’argomento forte
del partito contrario alla proclamazione del
dogma – sembrava togliere qualcosa al potere salvifico di Cristo, sottrarre qualcuno,
fosse pure sua Madre, al pieno dispiegarsi
della sua forza redentrice. Pio IX è riuscito
a mettere tutti d’accordo, invitando fedeli e
teologi a considerare l’immacolata concezione uno speciale privilegio di Dio verso
Maria. La “soluzione” teologica che alla fine
si impose, ponendo termine a litigi e conflitti, con la definizione dogmatica che da oltre
160 anni è verità di fede, è appunto questa:
Maria ebbe il privilegio, il dono di essere
preservata dal peccato originale dal primo
istante di vita (quindi ancora nel grembo
materno) perché fosse degna Madre del Redentore e perché fosse una prefigurazione,
cioè un “anticipo”, dell’umanità redenta.
Quell’inspiegabile raggio di luce
La proclamazione del dogma, l’8 dicembre 1854, si accompagna a un fatto prodigioso. Quella mattina, nella basilica di San
Pietro gremita di fedeli, al momento della
lettura della bolla – a detta di molti testimoni oculari – Pio IX è investito da un fascio
di luce proveniente dall’alto. Fenomeno inspiegabile perché in tutti i periodi dell’anno,
tanto più all’inizio dell’inverno, da nessuna
finestra della basilica vaticana un raggio di
luce poteva raggiungere l’abside dove si trovava il Papa. Qualcuno vi colse una sorta di
“approvazione” celeste, ma anche l’auspicio
di un avvenire più lieto e sereno nella vita
così tormentata della Chiesa, che in quegli
anni era duramente osteggiata da massoni e
anticlericali5. La proclamazione del dogma
dell’Immacolata si presenta quindi come un
dono provvidenziale, concesso per ridare vigore, a metà del XIX secolo, a una Chiesa
esausta e messa alle corde: il dogma infatti
ricorda e mette in primo piano l’esistenza
del peccato originale e la Redenzione portata da Cristo. In questo senso, assume anche
pienamente una valenza sociale e politica.
La “conferma teologica” di Lourdes
L’11 febbraio 1858 a Lourdes, sperduto villaggio degli Alti Pirenei, in Francia,
è giovedì grasso quando una contadinella
analfabeta e malaticcia di 14 anni, una certa
Bernadette Soubirous, sostiene convinta di
aver visto in una grotta una «bella signora».
L’apparizione è la prima di una serie di 18,
che prosegue fino al 16 luglio. Il 25 marzo
1858, festa liturgica dell’Annunciazione (o
dell’Incarnazione), alla sedicesima apparizione, la terz’ultima, la “signora” risponde a
Bernadette, che le aveva chiesto chi fosse,
definendosi «l’Immacolata Concezione».
Parla in patois, il dialetto locale, utilizzando
la medesima espressione della bolla pontificia Ineffabilis Deus di Pio IX. La circostanza
sarà considerata decisiva a favore dell’autenticità delle apparizioni di Lourdes, e quindi
del riconoscimento ufficiale, che avverrà il
18 gennaio 1862. Dal momento che Bernadette era una contadinella analfabeta, è più
plausibile ritenere che abbia visto davvero la
Madonna, piuttosto che conoscere con proprietà linguistica, per conto suo, il dogma
proclamato quattro anni prima dal Papa. Lo
stretto legame tra proclamazione del dogma e apparizioni a Lourdes conferma che la
Madonna ha sempre agito nella Chiesa e per
la Chiesa – anche attraverso le apparizioni –
attenta perfino a sottolineare gli aspetti dot-
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trinali via via riconosciuti e sviluppati. E così
a Lourdes “è venuta” a certificare la Chiesa
stessa del suo giusto operare, della sua corretta posizione teologico-pastorale. È come
se alla Vergine premesse di confermare: «Eccomi, sono l’Immacolata Concezione, avete
fatto bene a chiamarmi così».
[5] Qualche mese più
tardi ci sarà una sorta
di sorprendente “conferma”, un singolare
episodio documentato
dalle cronache ottocentesche. Il 12 aprile 1855
Pio IX si reca in visita a
Sant’Agnese, in via Nomentana, al Collegio di
Propaganda Fide. A un
certo punto il pavimento cede e sprofonda su
quello sottostante. Ma
grazie alla tempestiva
invocazione di Pio IX
nel preciso istante del
crollo («Vergine Immacolata, aiutaci!»), nessuno si fece male. Tutti
i presenti rimangono
miracolosamente illesi.
Da allora si diffuse l’usanza tra gli alunni del
Collegio, durata oltre
un secolo, di ripetere
quell’invocazione ogni
volta che scioglievano
le fila.
[6] Francesco Olgiati
(1886-1962), religioso, docente universitario e filosofo neoscolatico, è stato
tra le menti più acute che
abbia avuto l’Università
Cattolica del Sacro Cuore.
Memoria dell’originale dipendenza
da Dio
Il dogma dell’Immacolata Concezione,
storicamente il più contrastato, si è anche
rivelato subito un dogma scomodo, e lo è
tuttora, perché ci mette davanti agli occhi un
fatto, un’evidenza che la modernità e la cultura contemporanea hanno sempre rigettato:
il mistero del peccato originale. Oggi, in una
società disorientata in cui l’uomo pretende
di bastare a se stesso e di essere immune da
ogni colpa, il dogma dell’Immacolata Concezione appare superato, inutile, incomprensibile. Scomodo e “scandaloso” perché ci fa
memoria della nostra originale dipendenza
da Dio. Soprattutto da Rousseau in poi l’uomo ha la pretesa della totale autosufficienza,
unita alla convinzione della immunità da
colpe che, semmai, vengono attribuite alle
“strutture sociali”, all’occorrenza da abbattere
anche con la violenza. Ma così facendo, lungi
dall’arrivare a edificare il paradiso in terra, l’esito può essere drammatico: giungere a fabbricare i lager e i gulag, oppure a distruggere
le fondamenta della convivenza civile, con le
ideologie nichiliste e relativiste oggi in gran
voga. La realtà è che nasciamo con il peccato
originale, siamo carichi di peccato. Ma proprio grazie all’Immacolata, che ci protegge e
ci conduce all’amore di Cristo, possiamo tornare ad essere come il Padre ci ha voluti, ci ha
pensati dall’eternità: aderire al nostro destino,
essere felici, suoi Figli. Ancora Papa Francesco: «Anche noi, da sempre, siamo stati scelti
da Dio per vivere una vita santa, libera dal
peccato» (Angelus, 8 dicembre 2013).
Un modello di perfezione
L’Immacolata rappresenta l’esempio più
che perfetto della persona umana. Solo Lei
è creatura tutta umana e tutta celeste, innocentissima e bellissima. È un modello di perfezione senza uguali, e a tutti noi è chiesto
di guardarLa. Chi vuole assumere una personalità umana che sia conforme ai voleri di
Dio, chi vuole aderire al proprio destino di
creatura voluta e amata dall’eternità dal suo
Creatore, chi vuole essere fino in fondo se
stesso, non la caricatura di se stesso che suscita il peccato, non può che alzare lo sguardo verso questo supremo modello, Maria, cui
conformarsi. L’Immacolata ci fa vedere concretamente cosa significa rendere il nostro
“esistere” coincidente con il nostro “essere”.
Inutile cercare altrove un modello simile,
perché un’altra persona umana perfetta come
Lei non esiste e non può esistere, perché solo
a Lei è stato concesso il privilegio di essere
esente dal peccato. Anche tutti i Santi messi insieme sono inferiori alla Beata Vergine.
Guardare a Lei significa far crescere in noi
la consapevolezza di essere figli di Dio, per
diventare personalità forti nella fede, pronti a
una lotta implacabile contro il peccato, certi
della vittoria della Grazia divina (il serpente schiacciato sotto i piedi dell’Immacolata),
aperti all’amore verso Dio e i fratelli. Tutto
il capitolo VIII della costituzione dogmatica conciliare Lumen gentium è dedicato alla
Madonna e al suo ruolo esemplare nella storia della salvezza. Di Lei si sottolinea il mandato materno verso l’umanità, attribuito dallo stesso Gesù quando, sulla Croce, le affida
con Giovanni tutta la Chiesa: «Madre, ecco
tuo figlio». In questo “contesto materno” si
inserisce la sequenza dei dogmi mariani, di
cui l’Immacolata fa parte, voluti dalla Chiesa
per accompagnare i credenti nel loro, spesso
accidentato, cammino di fede.
In un preciso contesto storico
«Perché mai il Signore ha voluto, o ha
permesso, che solo alla metà del XIX secolo la grande verità dell’Immacolata venisse
infallibilmente proclamata?», si chiedeva
monsignor Francesco Olgiati6. In altri termini, quale senso storico ha assunto la proclamazione del dogma? E che cosa significa
per noi, oggi, all’inizio del terzo millennio?
Il dogma dell’Immacolata si affaccia negli
anni del liberalismo trionfante, da un lato,
e del Manifesto del partito comunista di Karl
Marx (1848), dall’altro. Tra la pubblicazione del volume di Joseph Ernst Renan,
L’avvenire della scienza (scritto nel 18481849) e il fiorire del positivismo di Augusto Comte (1798-1857). L’Ineffabilis Deus
irrompe negli anni in cui vi è la convinzione che Pio IX sarebbe stato l’ultimo Papa,
che ci sarebbe stato l’ultimo prete, l’ultima
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Messa, l’ultima chiesa; la sensazione diffusa
è che il mondo ormai dipenda solo dall’uomo: un uomo che, non riconoscendosi più
peccatore e quindi bisognoso di perdono e
di grazia, non ha più lo sguardo rivolto a
Dio, ma alla terra. «A poco a poco l’incredulità diventa legittima e assume un carattere morale», osserva ancora Olgiati. «Perde
significato il campanile con la croce», scrive lo storico tedesco Bernard Groethuysen
(1887-1946). Il posto di Dio viene preso
dall’uomo e dalla natura, dal nostro pensiero, dalle nostre attività. Autonomia è la
parola d’ordine, il soprannaturale si eclissa
e scompare. Si chiude un percorso che era
iniziato con le rosee visioni di Cartesio e
proseguito con il «migliore dei mondi possibili» di Leibniz, fino all’indiscussa bontà
originaria di Rousseau e ai “sogni” impossibili del marxismo: abolizione del diritto e
dello Stato, niente più codici, né prigioni,
né pene. Ebbene, il dogma solennemente
proclamato da Pio IX è un giudizio netto
di condanna e negazione di tutte le pretese
appena descritte, che conserva tutta la sua
validità. Il dogma dell’Immacolata implica l’intera dogmatica cristiana: non solo il
peccato originale, ma l’elevazione dell’uomo
all’ordine soprannaturale, l’Incarnazione di
Cristo, la Redenzione salvifica da lui compiuta.
[7] L’Immaculée
Conception et la Renaissance catholique (ToursParis, 1899-1900).
“Il più grande avvenimento del secolo”
L’enciclica di San Pio X Ad diem illum,
pubblicata nel 1904 a cinquant’anni della
proclamazione del dogma dell’Immacolata,
che Il Giornale d’Italia dell’11 luglio 1867
aveva definito «il più grande avvenimento
del secolo», enumera tutti i suoi benefici influssi, innanzitutto sulla vita della Chiesa.
Oltre a «i doni occulti di grazie» elargiti per
intercessione della Vergine, Papa Sarto ricorda: la convocazione del Concilio Vaticano, nel 1870, con la definizione dogmatica
dell’infallibilità pontificia, il «nuovo e mai
più veduto fervore di pietà con cui i fedeli
di ogni genere e di ogni nazione affluiscono,
già da tempo, a venerare di presenza il Vicario di Cristo»; la «longevità di pontificato, a nessun altro prima di loro concessa, di
Pio IX (che superò gli anni di San Pietro)
e di Leone XIII, sapientissimi piloti della
Chiesa»; le «apparizioni dell’Immacolata a
Lourdes nel 1858 e la fioritura di miracoli
e di pietà». Quattro anni prima, nel 1900,
l’aristocratico francese conte Dubosc de Pesquidoux aveva pubblicato una monumentale opera in due volumi7, per documentare
l’influsso dell’Immacolata nella vita della
Chiesa, in Francia (primo volume) e in vari
altri Paesi (secondo volume). In effetti con
questa definizione dogmatica, così pervicacemente voluta, Pio IX assesta un colpo
decisivo agli «errori» fondamentali che si
erano affermati nel XIX secolo con la pretesa di dominare il mondo: il razionalismo
e il materialismo. L’8 dicembre 1864, festa
dell’Immacolata e nel decennale del dogma,
Pio IX pubblica il Sillabo, per contrastare le
ideologie dominanti. La Francia, prima nazione in Europa a innalzare il vessillo della
ribellione alla Chiesa cattolica, è anche la
prima a tornare a una più intensa e libera
vita di fede. Dopo l’esplosione del fenomeno di Lourdes, nel 1858, e dopo i disastri
della Comune parigina, viene edificato sulla
collina di Montmartre, a partire dal 1875,
il grandioso tempio votivo nazionale dedicato al Sacro Cuore; vi sono solenni festeggiamenti, nel 1894 per l’introduzione della
causa di beatificazione di Giovanna d’Arco,
e nel 1895 per l’ottavo centenario della prima Crociata. Sempre nel 1895, nel giorno
dell’Assunzione, dopo il coraggioso esempio dei cattolici di Roubaix, riprendono in
tutta la Francia le processioni eucaristiche,
che erano state proibite. La rinascita cattolica avviene sotto il segno dell’Immacolata
anche in Italia e in altri Paesi europei. Nel
1867 a Bologna vede la luce, per opera del
conte Mario Fani e di Giovanni Acquaderni, la Società della gioventù cattolica
italiana, sotto il patrocinio dell’Immacolata. Qualche decennio dopo, in Polonia, un
vivo focolaio di vita cattolica sarà acceso da
Massimiliano Kolbe, frate conventuale e futuro santo, che morirà per un atto di carità
ad Auschwitz, fondatore nel 1917 della Milizia di Maria Immacolata, diffusa in tutto
il mondo.

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