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VII STUDIO
EPISTOLA ai GALATI
Cap. 5 v. 1-15
11/05/2014
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VII STUDIO EPISTOLA ai GALATI 5.1-15
Tutta l’epistola ai Galati ha un solo tema, riaffermato al v.1:
Cristo ci ha affrancati perché fossimo liberi
State dunque saldi, e non vi lasciate di nuovo porre
sotto il giogo della schiavitù!
Poi Paolo mette in guardia dai pericoli del legalismo:
2. Ecco io, Paolo, vi dichiaro che, se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà
a nulla.
3. E da capo protesto ad ogni uomo che si fa circoncidere, ch’egli è obbligato
ad osservare tutta quanta la legge.
4. Voi che volete esser giustificati per la legge, avete rinunciato a Cristo; siete
scaduti dalla grazia.
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E ribadisce:
5. Poiché, quanto a noi, è in ispirito, per fede, che aspettiamo la speranza
della giustizia.
6. Infatti, in Cristo Gesù, né la circoncisione né l’incirconcisione hanno valore
alcuno;
quel che vale è la fede operante per mezzo dell’amore
Poi Paolo torna a recriminare su questa situazione
7. Voi correvate bene; chi vi ha fermati perché non ubbidiate alla verità?
8. Una tal persuasione non viene da colui che vi chiama.
9. Un po’ di lievito fa lievitare tutta la pasta.
10. Riguardo a voi, io ho questa fiducia nel Signore, che non la penserete
diversamente; ma colui che vi conturba ne porterà la pena, chiunque egli sia
11.Quanto a me, fratelli, s’io predico ancora la circoncisione, perché sono
ancora perseguitato? Lo scandalo della croce sarebbe allora tolto via.
Fino all’invettiva, fortissima:
12. Si facessero pur anche evirare quelli che vi mettono sottosopra!
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Paolo è veramente, desolato, angosciato: vede la sostanza
essenziale della buona notizia, dell’evangelo, stravolta, distrutta
dal subdolo rientro del legalismo.
Poi torna ad affermazioni positive:
13. Perché, fratelli, voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della
libertà un’occasione alla carne, ma per mezzo dell’amore servite gli uni gli
altri;
14. Poiché tutta la legge è adempiuta in quest’unica parola: Ama il tuo
prossimo come te stesso.
15. Ma se vi mordete gli uni gli altri, guardate di non essere consumati gli uni
gli altri.
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Ma perché Paolo era così angosciato?
Noi facciamo una certa fatica a capirlo:
• sappiamo che la salvezza è per fede e non per opere
• la circoncisione e, in generale, tutta la legge mosaica non ci tocca
direttamente
Ma mettiamoci nei panni di Paolo
Era ebreo ed era stato fariseo osservante convinto
Gli ebrei erano il popolo eletto, ed erano sottoposti alla legge:
• I dieci comandamenti
• La circoncisione
• Le feste comandate
• Le regole cerimoniali per i sacrifici e le offerte
• I cibi consentiti e quelli vietati
• La separazione dai gentili
• Minuziose regole igieniche, considerate sacre, come il lavarsi le mani prima di
mangiare
C’era, insomma, una regola per tutti gli aspetti della vita
E chi non rispettava la legge era criticato ed escluso dalla società,
eventualmente condannato e non poteva piacere a Dio
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Ma è arrivato Gesù
Ed è arrivato anche a Paolo mentre stava andando a Damasco ad imporre il rispetto
della legge ed ad arrestare i cristiani.
Dalla conoscenza diretta di Gesù e del suo insegnamento Paolo è arrivato a
concludere :
v.14 Tutta la legge è adempiuta in quest’unica parola:
Ama il tuo prossimo come te stesso
Quindi basta regole, divieti, atti formali: essi sono superati dal comandamento
dell’amore per il prossimo.
Questo è il primo elemento che dobbiamo considerare: l’osservanza della
legge è adempiuta dall’amore.
Nei capp. 1 e 2 Paolo dice che è arrivato da solo a questa conclusione
senza incontrare gli altri apostoli.
Ma è forse un’invenzione di Paolo?
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NO sono le stesse parole di Gesù!
Mc 2.27 “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato; perciò il
Figliuol dell’uomo è Signore anche del sabato”
Mc 7.15 “Non v’è nulla fuori dell’uomo che entrando in lui possa contaminarlo;
ma son le cose che escon dall’uomo quelle che contaminano l’uomo” e (v.19)
“Così dicendo, dichiarava puri tutti quanti i cibi”
Mt 5 Ricordate tutte le affermazioni di Gesù: “Voi avete udito che fu detto… ma
io vi dico…”
Gv 4.24 “Iddio è spirito e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e
verità”
E in Mt 22.37 rispondendo alla domanda del fariseo Gesù disse:
Ama il Signore Iddio con tutto il tuo cuore e con tutta l’anima tua e con
tutta le mente tua. Questo è il grande e primo comandamento.
Il secondo, simile ad esso, è Ama il tuo prossimo come te stesso.
Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge ed i profeti.
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Quindi la prima conclusione è che:
i singoli precetti della legge sono superati e condensati in quei
due comandamenti.
Peraltro questi erano già contenuti nella legge dell’Antico Testamento:
• Il gran comandamento è il primo dei dieci comandamenti.
• Il secondo era già scritto in Lev 19.18: “Non ti vendicherai, e non serberai
rancore contro i figliuoli del tuo popolo, ma amerai il prossimo tuo come te
stesso. Io sono l’Eterno.”
Perciò Gesù diceva la verità quando affermava che non era venuto ad
abolire la legge, ma a completarla.
Due considerazioni:
1. Se i farisei pensavano di soddisfare la legge seguendo solo formalmente
pratiche minuziose e dettagliate, senza metterci un impegno morale, si
sbagliavano di grosso: la legge si rispetta amando Dio e amando il prossimo.
Non conta l’osservanza formale, ma l’amore.
2. Ma amare il prossimo non è più facile del rispetto della forma, anzi è molto
più difficile.
Ecco quindi il secondo elemento che dobbiamo considerare:
Intesa così, a maggior ragione, la legge mette in evidenza che non
siamo in grado di soddisfarla e ci condanna.
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Come si può allora sfuggire al giudizio della legge? Come si
supera l’incapacità dell’uomo di adempierla?
In 3.11 Paolo ha detto:
“Or che nessuno sia giustificato per la legge dinanzi a Dio, è manifesto perché
il giusto vivrà per fede”
E aggiunge (3.13)
Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto
maledizione per noi … affinché la benedizione d’Abramo venisse sui Gentili in
Cristo Gesù, affinché ricevessimo, per mezzo della fede, lo Spirito
promesso.
E in 3.22
“ma la Scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto peccato, affinché i beni promessi
alla fede in Gesù Cristo fossero dati ai credenti. Ma prima che venisse la fede
eravamo tenuti rinchiusi in custodia sotto la legge, in attesa della fede che
doveva esser rivelata.
Quindi la seconda conclusione è che:
Solo attraverso il sacrificio di Cristo e la fede in lui possiamo,
tutti, ebrei e gentili, essere benedetti della benedizione di Abramo
e ricevere lo Spirito promesso.
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La buona notizia quindi, per tutti, è:
in CRISTO possiamo essere
TUTTI LIBERATI!
TUTTI GRAZIATI in LUI!
TUTTI veramente LIBERI!
Quindi basta con le regole, basta con i divieti!
Per gli ebrei, basta con la circoncisione, basta coi sacrifici, basta coi cibi
impuri, basta coi sabati, basta con tutte le minuziose regole di vita.
Per i gentili, basta con tutti gli dei dell’Olimpo, basta con i sacrifici, basta coi
pellegrinaggi, basta con le statue e gli altari.
Paolo potrebbe ripetere le parole di Gesù:
Gv 8.32, 36 “e conoscerete la verità e la verità vi farà liberi…
Se dunque il figliuolo vi farà liberi, sarete veramente liberi”
Gv 14.6 “Io sono la Via, la Verità e la Vita”
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Perciò ora possiamo apprezzare le ragioni per cui Paolo era
allarmato e angosciato per i Galati.
1. I Galati tornavano ad osservare norme e festività
Paolo scrive in 4.9 “come mai vi rivolgete di nuovo ai deboli e poveri
elementi, ai quali volete di bel nuovo ricominciare a servire? Voi osservate
giorni e mesi e stagioni ed anni.”
2. Ma, più grave, si stavano assoggettando alla circoncisione.
E non come forma di religiosità personale, ma come condizione
necessaria per la salvezza.
I giudaizzanti che arrivarono da Gerusalemme ad Antiochia (At 15.1)
insegnavano: “Se voi non siete circoncisi secondo il rito di Mosè, non
potete essere salvati”. E c’erano anche nelle chiese di Galazia correnti di
questo tipo.
Il pericolo dunque era molto grave, l’evangelo di Cristo veniva
completamente snaturato, i Galati rischiavano di cadere sotto la legge
giudaica. Infatti Paolo scrive (5.2-4):
“Ecco, io, Paolo, vi dichiaro che se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà
nulla. E da capo protesto ad ogni uomo che si fa circoncidere, ch’egli è
obbligato ad osservare tutta quanta la legge. Voi che volete esser giustificati
per la legge, avete rinunciato a Cristo; siete scaduti dalla grazia.”
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Che il pericolo ci fosse, a quel tempo, è anche umanamente
comprensibile:
Cristo era ebreo, il cristianesimo era emerso come una nuova via all’interno
dell’ebraismo, tutti gli ebrei convertiti non dovevano affatto rinnegare la loro
storia e la rivelazione che avevano ricevuto. Il nuovo si innestava sul vecchio,
la nuova rivelazione si aggiungeva alla precedente.
Veniva quindi spontaneo continuare con le forme di religiosità e le regole di
prima.
Infatti queste non erano vietate: erano diventate indifferenti.
E, però, come tali, non dovevano essere imposte.
Ma facciamo un salto di 1450 anni. Quando all’inizio del 1500 il
monaco agostiniano Martin Lutero va in pellegrinaggio a Roma.
Com’è la situazione?
• Il battesimo dei bambini cancella il peccato originale, fa diventare cristiani e fa
entrare nella chiesa, così come la circoncisione faceva entrare nel popolo
eletto
• La cena del Signore è diventata il rinnovo del sacrificio di Cristo, così come si
facevano e rifacevano i sacrifici nel tempio
• “Quando le monete dell’offerta tintinnano cadendo nella cassetta l’anima del
defunto se ne va in paradiso” dicevano i raccoglitori delle elemosine per la
fabbrica di San Pietro. La salvezza era stata ridotta al frutto della più banale
delle opere
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La battaglia di Paolo contro il legalismo, nemico della grazia, era
sostanzialmente persa da tempo.
“Fortunatamente” Martin Lutero
tormentato dalle parole di Paolo (Rm 7.24) “misero me uomo! chi mi trarrà da
questo corpo di morte?” riscoperse il fatto che la salvezza è per grazia
attraverso la fede in Cristo Gesù.
E com’è la situazione oggi?
• Nella cristianità in generale. Il problema persiste, anche se meno marcato di
una volta.
• Nel mondo protestante. L’anno scorso, parlando di queste cose, avevo
ricordato che qualche corrente protestante, non mangia carne di maiale, o non
beve alcol, o rispetta il sabato invece della domenica.
• Da noi nel nostro piccolo, non corriamo certo il rischio di ripristinare la
circoncisione o l’equivalente idea della salvezza per opere.
– Ma nella vita pratica, nella nostra condotta, nella nostra vita di chiesa
siamo sicuri di non praticare qualche subdola forma di legalismo?
– In effetti anche noi possiamo correre il rischio di sacralizzare certi atti
come il battesimo o la cena del Signore, quando pensiamo che debbano
essere eseguiti secondo certe regole, in certi modi obbligatori.
– O, peggio ancora, se pensiamo che altri aspetti del nostro vivere la vita
cristiana debbano essere praticati soltanto in una certa maniera e
giudichiamo chi ha metodi diversi.
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Ma c’è ancora un aspetto della questione che Paolo tocca.
Abbiamo visto che l’annuncio dell’evangelo è un messaggio di libertà:
LIBERTA’ per TUTTI!
Basta con le regole formali, i vincoli, gli obblighi, i divieti. Con Cristo non hanno
più importanza, sono indifferenti, inutili.
Ma vuol forse dire che siamo liberi di dare sfogo al nostro egoismo, fare quello
che vogliamo, quello che ci piace, alla faccia degli altri?
Nel v. 13 Paolo dice:
“Perché, fratelli, voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della
libertà un’occasione alla carne, ma per mezzo dell’amore servite gli uni
agli altri; poiché tutta la legge è adempiuta in quest’unica parola: Ama il
tuo prossimo come te stesso.”
Ecco lo spazio in cui possiamo esercitare la nostra libertà: nell’amore per il
prossimo, nel servizio reciproco.
La libertà che il mondo desidera, quella a cui normalmente si pensa è la
libertà dell’io, dell’egoismo, dell’affermazione di se stessi, del soddisfacimento
dei propri desideri, della rivendicazione dei propri diritti, dell’autorealizzazione.
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La nostra libertà, è, invece, una libertà che ci è stata donata, non ce la siamo
conquistata da soli. Ed è la libertà da noi stessi, dal nostro io, dal nostro
egoismo, dal nostro peccato.
Non siamo liberi di natura e non ci siamo liberati da soli: siamo STATI
LIBERATI, perché siamo stati perdonati in Cristo.
Abbiamo visto al v. 6 che
“quel che vale è la fede operante per mezzo dell’amore”
Siamo stati liberati dall’amore di Cristo e siamo chiamati ad esercitare la nostra
libertà nell’amore.
In Gv 15.9 Gesù dice: “Come il Padre mi ha amato, così anch’io ho amato voi;
dimorate nel mio amore. Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel
mio amore; com’io ho osservato i comandamenti del Padre mio, e dimoro nel
suo amore.”
E prima, in Gv 13.34 aveva detto: “Io vi do un nuovo comandamento: che vi
amiate gli uni gli altri. Com’io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri. Da
questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per
gli altri.”
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E l’apostolo Giovanni scriverà nella sua prima epistola (4.7):
“Diletti, amiamoci gli uni gli altri; perché l’amore è da Dio, e chiunque ama è
nato da Dio e conosce Iddio.
Chi non ama non ha conosciuto Iddio, perché Dio è amore.
In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: che Dio ha mandato il suo
unigenito Figliolo nel mondo, affinché, per mezzo di lui vivessimo.
In questo è l’amore: non che noi abbiamo amato Iddio, ma che Egli ha amato
noi, e ha mandato il suo Figliuolo per essere la propiziazione dei nostri peccati.
Diletti se Dio ci ha così amati, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.
Nessuno vide giammai Iddio: se ci amiamo gli uni gli altri, Iddio dimora in noi, e
l’amor di Lui diventa perfetto in noi.”
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Quanto è opposta, lontana una visione legalistica che impone regole e
proibizioni da una visione come questa!
Dio che pervade l’universo del suo amore, che ci ha amato per primo, che
vuole che viviamo per mezzo del suo figliuolo, che ci chiede di dimorare nel
suo amore, che vuole dimorare in noi e manifestarsi concretamente attraverso
il nostro amore fraterno.
Questa è la buona novella, questa è la notizia liberatrice che
dobbiamo vivere e portare agli uomini!
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