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ADEGUATEZZA PATRIMONIALE Informativa al pubblico Maggio 2016 1/86 SOMMARIO 1 - OBIETTIVI E POLITICHE DI GESTIONE DEL RISCHIO (ART. 435 CRR) .................................................. 4 1.1 INTRODUZIONE ................................................................................................................................... 4 1.2 RISCHIO DI CREDITO E CONTROPARTE.......................................................................................... 9 1.3 RISCHIO DI MERCATO.......................................................................................................................14 1.4 RISCHIO OPERATIVO ........................................................................................................................17 1.5 RISCHIO DI CONCENTRAZIONE .......................................................................................................19 1.6 RISCHIO DI LIQUIDITÀ .......................................................................................................................21 1.7 RISCHIO DI TASSO D’INTERESSE ...................................................................................................24 1.8 RISCHIO STRATEGICO ......................................................................................................................26 1.10 RISCHIO REPUTAZIONALE ...............................................................................................................28 1.11 RISCHIO RESIDUO .............................................................................................................................30 1.12 RISCHIO CONNESSO ALLA QUOTA DI ATTIVITA’ VINCOLATE ....................................................33 1.13 RISCHIO DI LEVA FINANZIARIA ECCESSIVA ..................................................................................34 1.14 ATTIVITA’ DI RISCHIO E CONFLITTI DI INTERESSE NEI CONFRONTI DI SOGGETTI COLLEGATI .....................................................................................................................................................35 1.15 RISCHIO DI TRASFERIMENTO ..........................................................................................................37 1.16 RISCHIO PAESE .................................................................................................................................38 1.17 RISCHIO CONNESSO CON L’ASSUNZIONE DI PARTECIPAZIONI.................................................39 1.18 RISCHIO DA CARTOLARIZZAZIONE ................................................................................................40 1.19 GOVERNO SOCIETARIO....................................................................................................................41 2 - AMBITO DI APPLICAZIONE (ART. 436 CRR) ...........................................................................................46 3 - FONDI PROPRI (ART. 437 CRR) ................................................................................................................47 2/86 4 - REQUISITI DI CAPITALE (ART. 438 CRR) ................................................................................................53 5 - ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI CONTROPARTE (ART. 439 CRR) ...........................................................56 6 - RETTIFICHE PER IL RISCHIO DI CREDITO (ART. 442 CRR)...................................................................59 7 - ATTIVITÀ NON VINCOLATE (ART. 443 CRR) ...........................................................................................71 8 - USO DELLE ECAI (ART. 444 CRR)............................................................................................................72 9 - RISCHIO MERCATO (ART. 445 CRR)........................................................................................................74 10 - RISCHIO OPERATIVO (ART. 446 CRR) ...................................................................................................75 11 - ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE (ART. 447 CRR) ................................................................................................................................................76 12 - ESPOSIZIONE AL RISCHIO TASSO DI INTERESSE SU POSIZIONI NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE (ART. 448 CRR) ....................................................................................80 13 - POLITICA DI REMUNERAZIONE (ART. 450 CRR) ..................................................................................81 14 - USO DI TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO (ART. 453 CRR) .........................85 3/86 1 - OBIETTIVI E POLITICHE DI GESTIONE DEL RISCHIO (ART. 435 CRR) 1.1 INTRODUZIONE Con la pubblicazione del Regolamento UE n. 575/2013 del 26 giugno 2013 (Capital Requirements Regulation CRR) e della Circolare Banca d’Italia n. 285 del 17 dicembre 2013, la materia dell’Informativa al pubblico (cosiddetto Terzo Pilastro o Pillar 3 della vigilanza prudenziale) è regolata, dal 1° gennaio 2014 da: - CRR, Parte Otto e Dieci, Titolo I, Capo 3; regolamenti della Commissione Europea recanti le norme tecniche di regolamentazione o di attuazione. Il presente documento, con il quale Banca CARIM adempie ai requisiti previsti dalla suddetta normativa, è riferito al 31 dicembre 2015. Le politiche per il governo dei rischi, i requisiti organizzativi e quelli patrimoniali costituiscono condizione essenziale per il perseguimento degli obiettivi aziendali e contribuiscono alla sana e prudente gestione della Banca. Per assicurare l’adeguato presidio di tutti i rischi a cui può essere esposta, in linea con le disposizioni di vigilanza, Banca CARIM : - si è dotata di un documento di Politiche per il Governo dei Rischi (di seguito PGR); ha definito il quadro di riferimento per la determinazione della propensione al rischio, attraverso la stesura del documento “Risk Appetite Framework” (RAF). Obiettivo del RAF è quello di formalizzare ex ante gli obiettivi di rischio che Banca CARIM intende raggiungere ed i conseguenti limiti operativi. Banca CARIM ritiene infatti che la formalizzazione, attraverso la definizione del RAF, di obiettivi di rischio coerenti con il massimo rischio assumibile, il modello di business e gli indirizzi strategici perseguiti dall’istituto, sia elemento essenziale per improntare la politica di governo dei rischi ed il processo di gestione degli stessi ai principi della sana e prudente gestione aziendale. Il RAF fornisce quindi un quadro organico della strategia corrente della Banca, dei rischi impliciti in tale strategia e della misurazione di questi rischi in termini di requisiti patrimoniali/capitale interno, di livelli ottimali di liquidità e dei valori opportuni con riferimento agli altri rischi rilevanti quantificabili. Nella tabella seguente è riportata la sintesi di alcune principali fondamentali per la costruzione del RAF. Definizione risk appetite framework” “RAF (sistema degli obiettivi di rischio) quadro di riferimento che definisce - in coerenza con il massimo rischio assumibile, il business model e il piano strategico - la propensione al rischio, le soglie di tolleranza, i limiti di rischio, le politiche di governo dei rischi, i processi di riferimento necessari per definirli e attuarli Risk capacity (massimo rischio livello massimo di rischio che una Banca è tecnicamente in grado di assumibile) assumere senza violare i requisiti regolamentari o gli altri vincoli imposti dagli azionisti o dall’autorità di vigilanza risk appetite (obiettivo di livello di rischio (complessivo e per tipologia) che la Banca intende rischio o propensione al assumere per il perseguimento dei suoi obiettivi strategici rischio) risk tolerance (soglia di devianza massima dal risk appetite consentita; la soglia di tollerenza) tolleranza è fissata in modo da assicurare in ogni caso alla Banca margini sufficienti per operare, anche in condizioni di stress, entro il massimo rischio assumibile. Nel caso in cui sia consentita l’assunzione di rischio oltre l’obiettivo di rischio fissato, fermo 4/86 Definizione risk profile (rischio effettivo) risk limits (limiti di rischio) restando il rispetto della soglia di tolleranza, sono individuate le azioni gestionali necessarie per ricondurre il rischio assunto entro l’obiettivo prestabilito rischio effettivamente assunto, misurato in un determinato istante temporale articolazione degli obiettivi di rischio in limiti operativi, definiti, in linea con il principio di proporzionalità, per tipologie di rischio, unità e o linee di business, linee di prodotto, tipologie di clienti Nel RAF Banca CARIM dichiara la propria propensione al rischio, contestualizzandola rispetto agli indirizzi strategici che intende seguire nel corso dell’esercizio, alle metodologie adottate per la definizione del capitale interno ai fini di rendicontazione ICAAP (Internal Capital Adequacy Assessment Process), ai vigenti assetti organizzativi e sistema dei controlli interni. Periodicamente vengono condotte analisi di stress testing i cui risulati sono utili per la stesura del Resoconto ICAAP e per le attività di aggiornamento degli indicatori contenuti nel RAF. Con riferimento all’esercizio 2015, i valori dei principali coefficienti patrimoniali sono i seguenti: Risk Profile (rischio effettivo) al 31/12/2015 Risk Appetite (propensione al rischio) Risk Capacity (massimo rischio assumibile) Tier 1 Capital Ratio 8,53% 9,33% 9,30% Total Capital Ratio 10,86% 11,53% 11,30% Gli elementi ivi contenuti definiscono, a livello complessivo e a livello di singolo rischio, il posizionamento che il Consiglio di Amministrazione (CdA) intende adottare alla luce del modello di business e delle linee guida strategiche contenute nel Piano Industriale. In particolare Banca CARIM intende caratterizzarsi per la capacità di perseguire gli interessi aziendali in modo competitivo, ispirandosi ai principi di sana e prudente gestione, allo scopo di rappresentare una istituzione solida, affidabile e trasparente, aperta alle innovazioni, interprete dei bisogni dei clienti e degli stakeholders in generale. In parallelo alle linee strategiche, agli obiettivi di budget e in coerenza con il principio di proporzionalità, il Consiglio di Amministrazione ha identificato il livello di propensione al rischio della Banca in termini sia di parametri da tempo utilizzati nelle prassi aziendali e relativi all’adeguatezza patrimoniale (posizione di liquidità di breve termine e assorbimento di capitale), sia di specifici parametri che definiscono ex ante gli obiettivi di rischio perseguiti dalla Banca. In aggiunta, nel PGR, la Banca esprime i propri indirizzi circa la gestione dei c.d. “rischi difficilmente misurabili” identificandone, laddove possibile, gli obiettivi, le linee guida ed i processi di monitoraggio e gestione. La posizione rispetto ai parametri di propensione al rischio è analizzata dal CdA con cadenza trimestrale, attraverso uno specifico Tableau de Bord, che potrà riconsiderarne la coerenza rispetto all’evoluzione del contesto operativo (interno ed esterno) e alle strategie aziendali. Di seguito sono illustrati i compiti degli organi aziendali in materia di gestione dei rischi. Consiglio di Amministrazione L’Organo con funzione di supervisione strategica è rappresentato in Banca CARIM dal Consiglio di Amministrazione, che definisce e approva: 5/86 - - il modello di business, avendo consapevolezza dei rischi a cui tale modello espone la Banca e comprensione delle modalità attraverso le quali i rischi sono rilevati e valutati; gli indirizzi strategici, provvedendo al loro riesame periodico, in relazione all’evoluzione dell’attività aziendale e del contesto esterno, al fine di assicurarne l’efficacia nel tempo; gli obiettivi di rischio, la soglia di tolleranza e le politiche di governo dei rischi; le linee di indirizzo del Sistema di Controlli Interni, verificando che esso sia coerente con il livello di rischio accettato e gli indirizzi strategici stabiliti e che sia in grado di cogliere l’evoluzione dei rischi aziendali e l’interazione tra gli stessi; i criteri per individuare le operazioni di maggiore rilievo da sottoporre al vaglio preventivo della funzione di controllo dei rischi, indicando l’estensione, i limiti e le modalità di esercizio dei poteri di detta funzione, secondo quanto stabilito, tempo per tempo, dalla specifica disciplina della Banca d’Italia; approva: - - la costituzione delle funzioni aziendali di controllo, i relativi compiti e responsabilità, le modalità di coordinamento e collaborazione, i flussi informativi tra tali funzioni e tra queste e gli organi aziendali; il processo di gestione del rischio e ne verifica la compatibilità con gli indirizzi strategici e le politiche di governo dei rischi; le politiche, i processi e le metodologie di valutazione delle attività aziendali, e, in particolare, degli strumenti finanziari, assicurandone la costante adeguatezza; stabilisce altresì i limiti all’esposizione della Banca verso strumenti o prodotti finanziari di incerta o difficile valutazione; in materia il presente documento fa riferimento agli altri regolamenti di tempo in tempo adottati dalla Banca; il processo per lo sviluppo e la convalida dei sistemi interni di misurazione dei rischi non utilizzati a fini regolamentari e ne verifica periodicamente il corretto funzionamento; il processo per l’approvazione di nuovi prodotti e servizi, l’avvio di nuove attività, l’inserimento di nuovi mercati; approva il documento “Informativa al pubblico” (cosiddetto Pillar 3), ai sensi della vigente disciplina di vigilanza prudenziale; al fine di attenuare i rischi operativi e di reputazione della Banca e favorire la diffusione di una cultura dei controlli interni, un codice etico cui sono tenuti a uniformarsi i componenti degli organi aziendali e i dipendenti. Il codice definisce i principi di condotta (ad es. regole deontologiche e regole da osservare nei rapporti con i clienti) a cui deve essere improntata l’attività aziendale. Tale materia non sarà trattata nel presente documento. assicura che: - - - la struttura della Banca sia coerente con l’attività svolta e con il modello di business adottato, evitando la creazione di strutture complesse non giustificate da finalità operative; il sistema dei controlli interni e l’organizzazione aziendale siano costantemente uniformati ai principi indicati nella Parte Prima, Titolo IV, Cap. 3 della Circolare 285/2013 della Banca d’Italia, e che le funzioni aziendali di controllo possiedano i requisiti e rispettino le previsioni ivi previsti. Nel caso emergano carenze o anomalie, promuove con tempestività l’adozione di idonee misure correttive e ne valuta l’efficacia; l’attuazione del RAF sia coerente con gli obiettivi di rischio e la soglia di tolleranza approvati; valuta periodicamente l’adeguatezza e l’efficacia del RAF e la compatibilità tra il rischio effettivo e gli obiettivi di rischio; il piano strategico, il RAF, l’ICAAP e il sistema dei controlli interni siano coerenti, avuta anche presente l’evoluzione delle condizioni interne ed esterne in cui opera la Banca; la quantità e l’allocazione del capitale e della liquidità detenuti siano coerenti con il livello di rischio accettato, le politiche di governo dei rischi e il processo di gestione dei rischi; con cadenza almeno annuale, approva il programma di attività, compreso il piano di audit predisposto dalla funzione di revisione interna, ed esamina le relazioni annuali predisposte dalle funzioni aziendali di controllo. Approva il piano di Audit pluriennale. Con riferimento al processo ICAAP, definisce ed approva le linee generali del processo, ne assicura la coerenza con il RAF e l’adeguamento tempestivo in relazione a modifiche significative delle linee strategiche, dell’assetto 6/86 organizzativo, del contesto operativo di riferimento, promuove il pieno utilizzo delle risultanze dell’ICAAP a fini strategici e nelle decisioni d’impresa. Riguardo ai rischi di credito e di controparte, approva le linee generali del sistema di gestione delle tecniche di attenuazione del rischio che presiede all’intero processo di acquisizione, valutazione, controllo e realizzo degli strumenti di attenuazione del rischio utilizzati. Organo con funzione di gestione L’organo con funzione di gestione in Banca CARIM è rappresentato dal Consiglio di Amministrazione e dal Direttore Generale ed è responsabile dell’istituzione e del mantenimento di un efficace sistema di gestione e controllo dei rischi, in attuazione degli indirizzi strategici. Esso deve avere la comprensione di tutti i rischi aziendali, inclusi i possibili rischi di malfunzionamento dei sistemi interni di misurazione, e, nell’ambito di una gestione integrata, delle loro interrelazioni reciproche e con l’evoluzione del contesto esterno. Deve inoltre essere in grado di individuare e valutare i fattori, inclusa la complessità della struttura organizzativa, da cui possono scaturire rischi per la Banca. In attuazione degli indirizzi strategici, del RAF e delle politiche di governo dei rischi definite dal CdA, è responsabile dell’adozione di tutti gli interventi necessari ad assicurare l’aderenza dell’organizzazione e del sistema dei controlli interni ai requisiti previsti dalla normativa. In tale contesto: - - - - - - coerentemente con le politiche di governo dei rischi, definisce il processo di gestione dei rischi. In particolare, stabilisce limiti operativi all’assunzione delle varie tipologie di rischio, coerenti con la propensione al rischio, tenendo esplicitamente conto dei risultati delle prove di stress e dell’evoluzione del quadro economico. Inoltre, nell’ambito della gestione dei rischi, limita l’affidamento sui rating esterni, assicurando che, per ciascuna tipologia di rischio, siano condotte adeguate e autonome analisi interne; nella definizione del processo di gestione dei rischi, agevola lo sviluppo e la diffusione a tutti i livelli di una cultura del rischio integrata in relazione alle diverse tipologie di rischio ed estesa a tutta la Banca. In particolare si accerta che siano sviluppati e attuati programmi di formazione per sensibilizzare i dipendenti in merito alle responsabilità in materia di rischio, in modo da non confinare tale processo agli specialisti o alle funzioni di controllo; stabilisce le responsabilità delle strutture e delle funzioni aziendali coinvolte nel processo di gestione dei rischi, in modo che siano chiaramente attribuiti i relativi compiti e siano prevenuti potenziali conflitti d’interessi; assicura, altresì, che le attività rilevanti siano dirette da personale qualificato, con adeguato grado di autonomia di giudizio e in possesso di esperienze e conoscenze adeguate ai compiti da svolgere; esamina tutte le operazioni di maggior rilievo, secondo la definizione adottata dalla Banca, e, in particolare, quelle oggetto di parere negativo da parte della funzione Risk Management e, se del caso, le autorizza; di tali operazioni informa il CdA e il Collegio Sindacale; definisce il processo (responsabili, procedure, condizioni) per approvare gli investimenti in nuovi prodotti, la distribuzione di nuovi prodotti o servizi ovvero l’avvio di nuove attività o l’ingresso in nuovi mercati. Il processo deve: a) assicurare che vengano pienamente valutati i rischi derivanti dalla nuova operatività, che detti rischi siano coerenti con il livello di rischio accettato e che la Banca sia in grado di gestirli; b) definire le fasce di clientela a cui si intendono distribuire nuovi prodotti o servizi in relazione alla complessità degli stessi e ad eventuali vincoli normativi esistenti; c) stimare gli impatti della nuova operatività in termini di costi e ricavi nonché di risorse umane, organizzative e informatiche; d) individuare le eventuali modifiche da apportare al sistema dei controlli interni; definisce i flussi informativi interni volti ad assicurare agli organi aziendali e alle funzioni aziendali di controllo la piena conoscenza e governabilità dei fattori di rischio e verifica del rispetto del RAF; nell’ambito del RAF autorizza il superamento della propensione al rischio entro il limite rappresentato dalla soglia di tolleranza e provvede a darne pronta informativa al CdA individuando azioni gestionali necessarie per produrre il rischio assunto entro l’obiettivo prestabilito; 7/86 - pone in essere le iniziative e gli interventi necessari per garantire nel continuo la complessiva affidabilità del sistema dei controlli interni e porta a conoscenza del CdA i risultati delle verifiche effettuate. predispone ed attua i necessari interventi correttivi o di adeguamento nel caso emergano carenze o anomalie, o a seguito dell’introduzione di nuovi prodotti, attività, servizi o processi rilevanti; assicura: - - la coerenza tra livello di rischio accettato, pianificazione aziendale, politiche di governo dei rischi e il processo di gestione dei rischi, tenendo presente anche l’evoluzione delle condizioni interne ed esterne in cui opera la Banca; il corretto funzionamento dei processi e delle metodologie di valutazione delle attività aziendali, compresi gli strumenti finanziari, e promuove il loro costante aggiornamento; una corretta, tempestiva e sicura gestione delle informazioni a fini contabili, gestionali e di reporting. Con riferimento al processo ICAAP e al RAF, dà attuazione agli stessi, curando che siano rispondenti agli indirizzi strategici e che soddisfino i requisiti previsti dalla specifica disciplina. Con specifico riferimento ai rischi di credito e di controparte, in linea con gli indirizzi strategici, approva specifiche linee guida volte ad assicurare l’efficacia del sistema di gestione delle tecniche di attenuazione del rischio e a garantire il rispetto dei requisiti generali e specifici di tali tecniche. Collegio Sindacale L’Organo con funzione di controllo in Banca CARIM è rappresentato dal Collegio Sindacale, che ha la responsabilità di vigilare sulla completezza, funzionalità e adeguatezza del sistema di controlli interni e del RAF. In particolare vigila sul rispetto della corretta applicazione dei principi generali del sistema di controlli interni, e del ruolo ricoperto in merito, sia dagli organi aziendali, sia dalle funzioni aziendali di controllo. Per lo svolgimento delle proprie attribuzioni, dispone di adeguati flussi informativi da parte degli altri organi aziendali e delle funzioni di controllo interno. Considerata la pluralità di funzioni aventi, all’interno dell’azienda, compiti e responsabilità di controllo, il Collegio Sindacale è tenuto ad accertare l’adeguatezza di tutte le funzioni coinvolte nel sistema dei controlli, il corretto assolvimento dei compiti e l’adeguato coordinamento delle medesime, promuovendo gli interventi correttivi delle carenze e delle irregolarità rilevate. Funzioni aziendali di controllo La Banca ha istituito le seguenti Funzioni di controllo: - Funzione Internal Audit Funzione Risk management Funzion Compliance Funzione Antiriciclaggio Nessuna funzione di controllo è esternalizzata. Adeguatezza delle misure di gestione del richio L’attività compiuta nell’anno dagli organi aziendali e dalle funzioni di controllo conduce a valutare nel complesso chiaramente identificati e quantificati i rischi aziendali. In particolare, il Consiglio di Amministrazione e il Collegio Sindacale, ricevono in materia su base periodica (prevalentemente annuale e trimestrale) relazioni sia in base a quanto previsto dalla regolamentazione sia in base ai flussi informativi autonomamente predisposti dalla struttura. 8/86 Tra questi si segnala il c.d. Tableau de Bord, documento nel quale sono integrate le principali valutazioni tratte dalle relazioni delle funzioni Internal Audit, Risk Management e Compliance. 1.2 RISCHIO DI CREDITO E CONTROPARTE Informativa qualitativa Rischio che nell'ambito di un'operazione creditizia il debitore non assolva, anche solo in parte, ai suoi obblighi di rimborso del capitale e di pagamento degli interessi. Obiettivi e politiche di gestione del rischio a) Strategie e processi per la gestione del rischio Nel quadro della più generale politica di gestione dei rischi della Banca, la componente relativa al rischio di credito è certamente la più importante, data l’incidenza degli impieghi sul totale delle attività di bilancio. Nel corso del 2015 il comparto crediti è stato oggetto di una profonda revisione che si è concretizzata con l’entrata in vigore ad inizio anno del nuovo corpus normativo costituito da: a. Categorie di Rischio e Sistema delle Deleghe; b. Regolamento del Processo del Credito; c. Regolamento per la gestione delle esposizioni creditizie a rischio aggravato; d. Regolamento delle Garanzie e Credit Risk Mitigation; e. Policy di Provisioning. A livello normativo il 2015 è stato caratterizzato dal recepimento a livello nazionale delle nuove disposizioni comunitarie in materia di: f. classificazione del credito deteriorato; g. introduzione del concetto di concessione di "misura di tolleranza" (forbearance) e relativa attribuzione dello stato di forborne che hanno reso necessario l'aggiornamento dei processi gestionali del credito, attualmente in corso di definizione. A fronte di tali novità normative l'Istituto formalizza i propri obiettivi e strategie di medio periodo in materia di concessione del credito attraverso la redazione e la periodica revisione della Credit Policy Operativa (di seguito CPO). Essa costituisce lo strumento dinamico di governo e presidio dei rischi creditizi, che esplicita, in termini operativi e commerciali, gli indirizzi degli organi di supervisione strategica e di gestione, al fine di giungere al migliore equilibrio fra composizione dell'attivo, efficacia dei processi di gestione del credito, redditività del capitale impiegato e generazione di valore nel tempo. Il documento di CPO si integra con il Regolamento del Processo del Credito (di seguito RdC), i manuali operativi e le normative specifiche in tema di prodotti creditizi, vigenti pro tempore. Per garantire coerenza tra progressiva crescita degli impieghi e rafforzamento patrimoniale, la Banca attua una politica creditizia attenta, basata su regole, procedure e comportamenti condivisi da tutti gli attori del processo, atti a garantire la migliore combinazione rischio/rendimento del capitale impiegato preservando l’equilibrio del profilo di liquidità. La CPO della Banca costituisce quindi strumento dinamico di governo e presidio dell’esposizione ai rischi creditizi, esplicitando gli indirizzi strategici, al fine di mantenere il migliore equilibrio fra composizione dell’attivo, efficacia dei processi dell’attività creditizia, redditività del capitale impiegato e generazione di valore nel tempo. La CPO è definita in considerazione, tra gli altri, dei seguenti elementi di contesto esterno ed interno alla Banca: - perdurante congiuntura sfavorevole, incremento dei tassi di default e degli accantonamenti patrimoniali a fronte dell’accresciuto deterioramento delle esposizioni; 9/86 concentrazione del portafoglio in termini di: - singole controparti o gruppi economici (rischio di controparte), - settori o distretti particolarmente critici (rischio di concentrazione geosettoriale), - operazioni a medio lungo termine (rischio durata/tasso); - riduzione del valore dei beni posti a garanzia da obbligati principali e/o sussidiari; - evoluzione della disciplina di vigilanza prudenziale; - correlata necessità di ottimizzare l’assorbimento patrimoniale delle varie forme tecniche di impiego con idonei strumenti di mitigazione del rischio - esigenza di pervenire, per ciascun cliente affidato, ad una maggiore correlazione tra redditività e rischio (risk adjusted return). Al fine di perseguire la mission sopra indicata, valutati gli elementi di contesto, la CPO definisce una strategia articolata che riconsidera: - - i limiti massimi di assunzione di rischio per singolo soggetto o gruppo economico (limite di concentrazione single name); - la definizione su logica geografica e settoriale delle aree ed attività economiche su cui ridurre, mantenere ed incrementare la presenza, tendendo alla composizione di un portafoglio crediti ideale per durata media e differenziazione del rischio (limiti di concentrazione settoriale); - limiti su tasso e durata per il contenimento del rischio tasso connesso all’attività di erogazione del credito; - l’attività di erogazione ispirata al risk appetite framework, tenuto conto delle riserve di liquidità disponibili. La Credit Policy indica su quali segmenti di clientela e settori di mercato ridurre o aumentare gli impieghi, nonché quali forme tecniche e prodotti privilegiare al fine di ottimizzare la composizione del portafoglio crediti. Sulla base delle strategie riportate nel Piano Industriale e nel Budget l’attività di erogazione si rivolge principalmente a forme tecniche e controparti affini alle capacità operative della Banca, in un ottica generale di riduzione dell’assorbimento patrimoniale, secondo le regole prudenziali in vigore. In questo quadro, la Banca intende affermare il suo ruolo nei territori di insediamento, coerentemente con la propria dimensione patrimoniale, secondo un modello di Banca retail, che privilegi le relazioni con le famiglie e le piccole e medie imprese. Quale indirizzo generale per orientare la concessione del credito, si definisce che le forme tecniche di riferimento, siano: - b) Pivati: mutui ipotecari prima casa (durata massima 25 anni), rischio carte di credito, prestitti personali finalizzati e scoperto di c/c; Imprese: crediti di firma commerciali (durata massima 18 mesi), portafoglio sbf, apertura di credito in c/c e finanziamenti m/l termine finalizzati all’incremento della produzione o al rafforzamento patrimoniale. Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio La situazione descritta fa riferimento alla situazione organizzativa1 esistente al 31/12/2015. Il massimo responsabile della gestione del rischio di credito è il Consiglio di Amministrazione, ai sensi dell’art. 16 dello Statuto. 1 Si informa che il CDA, nella seduta del 15 dicembre 2015, ha deliberato la riorganizzazione della rete distributiva attraverso l’adozione del modello “Hub – Spoke”, che prevede la presenza di gruppi di filiali satellite (Spoke) coordinate dal responsabile di una filiale Capofila (Hub). L’applicazione di tale modello organizzativo decorre a far data dal 1 febbraio 2016. 10/86 L’adozione del nuovo corpus normativo ha ridisegnato il processo di analisi, proposta, concessione, gestione, e controllo andamentale delle facilitazioni creditizie riguardanti la clientela, attività che coinvolgono, nei limiti dei poteri decisionali ad essi delegati i seguenti soggetti e unità organizzative: - - Responsabili di Filiale; Capi Sede; Capi Area Territoriale; Funzione Crediti, con facoltà deliberative riconosciute sia al Responsabile della funzione sia ai Capi Team e Senior Team Crediti; Funzione Recupero Crediti, con facoltà riconosciute sia al Responsabile della funzione sia al Responsabile della Gestione dei Crediti anomali ai Senior Gestione Crediti anomali e al Responsabile del Contenzioso; Direttore Generale e Vice Direttore Generale; Comitato Crediti; Consiglio di amministrazione. Le funzioni Crediti e Recupero Crediti, in diretta dipendenza della Direzione Generale, realizzano il presidio sulle attività inerenti il comparto del credito, rispettivamente nelle fasi di erogazione e gestione del credito in bonis (Funzione Crediti) e nella fase di recupero del credito anomalo e in contenzioso (Funzione Recupero Crediti). Ai Responsabili di Filiale è demandata la gestione delle relazioni con la clientela, l'attuazione delle direttive in materia di credito emanate degli Organi superiori competenti ed il costante monitoraggio dei rapporti accesi. Nell'ambito del processo di istruttoria, essi curano l'acquisizione dei documenti sulla situazione patrimoniale e reddituale del richiedente e degli eventuali garanti; raccolgono e vagliano tutte le informazioni che consentono di valutare le condizioni attuali e prospettiche del cliente; individuano l'eventuale esistenza di collegamenti con altri soggetti; deliberano entro i limiti di competenza. Esaurita la fase di concessione del credito, è a carico dei Responsabili di Filiale la gestione ed il monitoraggio dei rapporti; essi rappresentano il primo livello di presidio del rischio mediante il rilievo dei sintomi di anomalia e la prevenzione del deterioramento degli impieghi concessi. Gli stessi Responsabili possono proporre, qualora ne ricorrano gli estremi, l’attribuzione di specifici "stati" alle posizioni con rischio aggravato. Sempre allo scopo di valutare la qualità dei rapporti e di verificarne anche il volume di lavoro appoggiato, è prevista la periodica revisione degli affidamenti. Nell’ambito della Funzione Credito, la specifica struttura del Team Gestione è a supporto, indirizzo dell’attività gestionali delle filiali per quanto riguarda le posizioni in bonis che denotano segni di andamento anomalo. Nell’ambito della ridefinizione delle funzioni di controllo coerentemente con le novità introdotte dalla Circolare 285/2013 di Banca d’Italia, a decorrere dal 15 ottobre la funzione Monitoraggio Crediti, è stata gerarchicamente posizionata a stretto riporto della Funzione Direzionale di Risk Management quale struttura di controllo di secondo livello con la specifica mission di: - misurare e monitorare l’esposizione al rischio di credito e al rischio di concentrazione; controllare l’andamentale sui crediti che presentano anomalie o sintomi di aggravamento del rischio; valutazione della coerenza delle classificazioni delle esposizioni creditizie fondate su parametri definiti nella regolamentazione aziendale; valutazione della congruità degli accantonamenti e della valutazione dei dubbi esiti; verifica dell’adeguatezza dei processi di recupero crediti; verifica dell’adeguatezza e corretta applicazione dei criteri di provisioning, mediante l’analisi di backtesting sugli esiti del processo di recupero. 11/86 c) Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e reporting del rischio Le "Disposizioni di vigilanza per le banche", emanate in data 17 dicembre 2013 da Banca d'Italia, in applicazione del cosiddetto CRD IV package - composto dalla Direttiva 2013/36/ UE del 26 giugno 2013 (CRD IV) e dal Regolamento (UE) n. 575/2013 del 26 giugno 2013 (CRR) - prevedono tre approcci, con un diverso grado di sofisticazione, per il calcolo dei rischi assunti dalla Banca. Banca CARIM ha adottato l’approccio standard. Al fine di disporre di informazioni puntuali ed efficaci sulle singole posizioni per una corretta valutazione del rischio, la Banca si avvale in sede di concessione e successivamente in sede di gestione e revisione periodica delle posizioni, di banche dati e Sistemi di Informazione Creditizia, Business Information e Info provider esterni , quali la Centrale dei Rischi della Banca d'Italia, la Centrale dei Rischi Finanziari Eurisc di CRIF, l'archivio dei bilanci aziendali gestito da Centrale dei Bilanci, l'archivio delle informazioni societarie gestito da CERVED e del servizio di visure ipocatastali. Quali strumenti di controllo andamentale delle esposizioni e di pricing del credito Banca CARIM si avvale delle applicazioni “MC - Monitoraggio Crediti” , “CPC-Credit Position Control” e Rating “S.A.Ra” che consentono il controllo, la misurazione e la gestione delle singole posizioni, oltre a fornire una visione del profilo di rischio dell'intero portafoglio crediti ovvero di specifici comparti di quest'ultimo. Il sistema “S.A.Ra” è la procedura per la determinazione di rating interni, non validi a fini regolamentari. La procedura classifica la clientela in 9 fasce di rischiosità, più una di default. L'attribuzione del rating si basa su modelli quantitativi e su fattori qualitativi. I primi alimentano un modulo che traduce i dati andamentali interni, i flussi segnaletici di Centrale dei Rischi ed i dati di bilancio in uno score. I secondi, anch'essi tradotti in uno score, riflettono l'elaborazione di un questionario sull'impresa, sul management, sulle aree geografiche di affari e sul settore economico in cui opera il debitore. Sulla base delle informazioni prodotte dai sopra descritti sistemi, vengono identificate le esposizioni con andamento anomalo, alle quali vengono applicate le procedure di controllo e recupero del credito previste nella specifico regolamento. d) Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la verifica continuativa della loro efficacia Come anticipato, nel 2015 è stato adottato il Regolamento delle Garanzie e Credit Risk Mitigation che riporta le linee guida del processo di gestione delle garanzie per il rispetto delle condizioni di ammissibilità delle medesime ai fini regolamentari di CRM – Credit Risk Mitigation. La Banca acquisisce idonee forme di garanzia a supporto degli affidamenti concessi, perseguendo i seguenti obiettivi: - ove consentito dalla normativa di vigilanza, per ridurre l’assorbimento patrimoniale degli attivi e beneficiare di ponderazioni agevolate ai fini del calcolo dei coefficienti prudenziali; sul piano gestionale, per mitigare il rischio di credito e quale presidio secondario da attivarsi ai fini di recupero dei crediti vantati in caso di default del debitore. Le tipologie di protezione del credito possono essere reali o personali. La protezione di tipo reale è costituita dall’acquisizione di garanzie che attribuiscono al creditore il diritto, in caso di insolvenza del debitore, di procedere al soddisfacimento del proprio credito aggredendo determinati beni immobili, beni mobili registrati, attività finanziarie specificamente individuate o somme di denaro. Le tipologie di protezione del credito di tipo reale maggiormente utilizzate da Banca CARIM sono costituite da: - garanzie reali finanziarie, attraverso contratti di pegno aventi ad oggetto contante ovvero strumenti finanziari; 12/86 - ipoteche su immobili, aventi ad oggetto immobili sia di natura residenziale (tipicamente ad uso abitativo) sia di natura non residenziale (ad uso commerciale e industriale). Relativamente alle garanzie reali finanziarie, Banca CARIM ha stabilito, in relazione alle caratteristiche dello strumento finanziario ricevuto in garanzia, specifici scarti prudenziali volti ad assicurare l’adeguatezza della garanzia rappresentata dal pegno anche a fronte di variazioni nel valore del bene offerto in garanzia. Per i finanziamenti assistiti da ipoteca è attivo apposito servizio di valutazione immobiliare a cura di società indipendenti che redigono perizie estimative rispondenti ai requisiti di ammissibilità previste dalle Disposizioni di Vigilanza in termini di: - requisiti di terzietà del valutatore; modalità di rivalutazione periodica del valore di stima. Il pieno rispetto delle condizioni di eleggibilità delle garanzie ipotecarie con il rispetto di tutti i requisiti previsti dalla normativa è garantito nella fase di perfezionamento dai controlli effettuati in sede di istruttoria tecnico/legale e chiusura della pratica da parte della Funzione Crediti. Nel corso dell’anno sono proseguite le attività inerenti la costituzione e alimentazione del database degli immobili oggetto di garanzia. Tali attività sono propedeutiche alla successiva rivalutazione statistica dei portafogli immobiliari al fine di stimare periodicamente il grado di copertura dei finanziamenti erogati rispetto alle garanzie ipotecarie assunte e assicurare il mantenimento nel tempo delle condizioni di eleggibilità delle stesse. La protezione di tipo personale è caratterizzata dall'impegno del terzo garante, nell'eventualità dell'inadempimento del debitore o del verificarsi di altri specifici eventi connessi con il credito, di rispondere delle obbligazioni del debitore con tutto il proprio patrimonio. Le tipologie di protezione del credito di tipo personale di cui la Banca si avvale sono costituite principalmente da fideiussioni e avalli. La Banca accetta inoltre garanzie fidejussorie rilasciate dai Consorzi Fidi sotto forma di fidejussioni convenzionali di prima e seconda istanza. A tal fine, la Banca opera prevalentemente con confidi iscritti nell'elenco speciale di cui all'art. 107 TUB, che rientrano nella categoria "intermediari vigilati" e, quindi, oggetto di vigilanza da parte di Banca d’Italia. Generalmente, tali Confidi richiedono controgaranzia al Fondo Centrale di Garanzia per le PMI che, avendo quale debitore di ultima istanza lo Stato Italiano, permette, per la quota parte del finanziamento garantita dalla cooperativa, di beneficiare di assorbimenti patrimoniali pari a 0. 13/86 1.3 RISCHIO DI MERCATO Informativa qualitativa Rischio derivante dalla fluttuazione di valore degli strumenti finanziari negoziati sui mercati (azioni, obbligazioni, derivati, titoli in valuta) e degli strumenti finanziari il cui valore è collegato a variabili di mercato (crediti a clientela – per la componente di tasso, depositi in euro e valuta ecc.). Obiettivi e politiche di gestione del rischio a) Strategie e processi per la gestione del rischio Le politiche di gestione del portafoglio di proprietà sono illustrate nel regolamento della funzione Finanza: “Regolamento portafoglio titoli di proprietà, sistema delle deleghe, limiti e autonomie”. Il Processo di Investimento, deliberato dal Consiglio di Amministazione, definisce le competenze e le responsabilità degli attori che intervengono nel processo complessivo in riferimento a ciascuna delle fasi in cui il medesimo si articola tramite un sistema di deleghe che risulti leggibile e verificabile. Il Processo di Investimento è articolato in 3 “sottoprocessi”: 1. Strategico, che rappresenta la “parte alta” del processo complessivo, che afferisce alle attività del Consiglio di Amministrazione; 2. Gestionale, riferito alle attività di indirizzo sviluppate per la gestione del portafoglio di investimento della Banca a cura della Funzione Finanza in coerenza con gli indirizzi definiti dal Consiglio di Amministrazione e il Direttore Generale; 3. Di Controllo degli attivi in gestione, nell’ambito del quale le competenti strutture della Funzione Direzionale Risk Management verficano la coerenza degli investimenti in essere rispetto agli indirizzi definiti complessivamente nell’ambito del Processo di Investimento. Il portafoglio titoli della Banca, in coerenza con i principi contabili e con le Disposizioni di Vigilanza Prudenziale è così strutturato: 1. Portafoglio di negoziazione: comprende strumenti detenuti con l’obiettivo di beneficiare nel breve periodo di variazioni positive tra prezzi di acquisto e prezzi di vendita; in tale aggregato vengono inclusi gli strumenti finanziari allocati nel portafoglio IAS “ HFT – Held for Trading” secondo le regole ed i criteri stabiliti dallo IAS 39; 2. Portafoglio Bancario finanziario che si compone di: “AFS – Available for Sale”- strumenti finanziari disponibili per la vendita; “HTM – Held to Maturity” – attività finanziarie detenute fino alla scadenza; “FVTPL – Fair Value to profit and loss” – attività valutate a conto economico in esercizio della “fair value option”, intendendo per tali le attività che, a prescindere dalla finalità di detenzione, sono valutate a conto economico. Le scelte di investimento sono tradizionalmente caratterizzate da un approccio rischio-rendimento prudenziale e non speculativo e sono realizzate nell’ambito delle linee guida aziendali di volta in volta definite nelle riunioni periodiche con la Direzione. Il portafoglio di proprietà è principalmente orientato: - - ai titoli obbligazionari, in prevalenza titoli di Stato; - al comparto azionario, con quote molto modeste e limitatamente a società quotate; - alle quote di fondi comuni di investimento non speculativi. In linea con le Disposizioni di Vigilanza Prudenziale, in termini di assorbimento patrimoniale, il rischio di cambio è ricompreso all’interno dei rischi di mercato e viene determinato solo quando l’esposizione al rischio supera il limite del 2% dei Fondi Propri. 14/86 L’operatività in cambi è prevalentemente orientata a supportare le esigenze commerciali e finanziarie della clientela e quindi, in generale, la posizione in cambi viene pareggiata. Anche l’esposizione al rischio di cambio è disciplinata nell’ambito del citato Regolamento portafoglio titoli di proprietà, sia in merito alla posizione complessiva in cambi sia in merito all’esposizione su divise. Investimenti su strumenti o prodotti finanziari di incerta o difficile valutazione possono essere effettuati soltanto previa autorizzazione del Direttore Generale. b) Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio Le unità organizzative a presidio dei rischi di mercato sono principalmente la funzione Finanza e la funzione Risk Management. La funzione Finanza svolge un controllo di primo livello relativo all’esposizione dei rischi di mercato e ai risultati economici del portafoglio titoli di proprietà. La funzione Risk Management svolge attività di controllo di secondo livello attraverso il costante monitoraggio dei limiti operativi definiti nel regolamento della funzione Finanza. Tenuto conto del grado di propensione al rischio, tempo per tempo definito nel RAF, le Strategie Generali di Investimento sono rappresentate da: - la definizione dei limiti di investimento per asset class (equity – non equity) e per rischio cambio con definizione delle autonomie delegate ai vari soggetti coinvolti nei ruoli operativi; - la volatilità massima (modified duration per la parte obbligazionaria) consentita; - i limiti di VaR (in un orizzonte temporale di un anno) ; - i limiti di esposizione al rischio di credito massimo consentito (in relazione alla volatilità per le azioni e al rating degli emittenti degli strumenti finanziari obbligazionari) e relativo rischio di concentrazione; - l’attribuzione di specifiche autorizzazioni e deleghe operative in tema di gestione del portafoglio complessivo e di due sub portafogli di trading proprietario in Titoli di Stato e in divise estere; - definizione di limiti di stop loss sulle posizioni aperte. La posizione in cambi viene monitorata giornalmente dalla funzione Estero e, con riferimento ad eventuali assorbimenti patrimoniali relativi ai rischi di cambio conseguenti alla posizione netta in cambi aperta superiore al 2% dei Fondi Propri, dalla funzione Bilancio e dalla funzione Risk Management, con cadenza trimestrale. Si informa che alla funzione Bilancio compete il calcolo del requisito patrimoniale per tale rischio ai fini delle segnalazioni di vigilanza. c) Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio I presidi adottati per il monitoraggio dei rischi di mercato degli strumenti finanziari in carico al portafoglio titoli di proprietà risultano attivati attraverso un sistema di misurazione e di reporting del rischio gestito dalla funzione Risk Management. Essa valuta giornalmente il rispetto dei limiti operativi e la rischiosità del portafoglio, utilizzando: l’applicativo di Asset and Liability Management (ERMAS) per la valutazione giornaliera del VaR di mercato; - applicativi creati internamente alla funzione, a partire dai medesimi flussi informativi del portafoglio di proprietà, che alimentano anche l’applicativo di Asset and Liability Management (ERMAS), e da informazioni reperibili da infoprovider per il monitoraggio dei limiti operativi. L’ analisi del rischio di cambio viene effettuata quantificando l’esposizione delle singole divise e la posizione netta in cambi aggregata. - 15/86 d) Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la verifica continuativa della loro efficacia Stante l’attuale struttura del portafoglio titoli di proprietà e l’operatività corrente, il rischio prezzo è incentrato prevalentemente sul comparto obbligazionario dei titoli di Stato italiani. Obiettivo della Banca è mantenere una modesta rischiosità del portafoglio titoli che viene perseguita, per il rischio azionario e il rischio obbligazionario corporate, attraverso un’ampia diversificazione. Stante questa limitazione, le politiche di attenuazione del rischio si attuano attraverso la definizione di limiti operativi formalizzati nel citato regolamento. Le modalità operative della gestione del rischio di cambio, messe in atto dalla funzione Estero, sono finalizzate alla minimizzazione dell’esposizione a tale rischio, grazie al tendenziale giornaliero pareggiamento delle posizioni aperte in valuta. 16/86 1.4 RISCHIO OPERATIVO Informativa qualitativa Rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Rientrano in tale tipologia, tra l’altro, le perdite derivanti da frodi, errori umani, interruzioni dell’operatività, indisponibilità dei sistemi, inadempienze contrattuali, catastrofi naturali. Nel rischio operativo è compreso il rischio legale, mentre non sono inclusi quelli strategici e di reputazione. Obiettivi e politiche di gestione del rischio a) Strategie e processi per la gestione del rischio Il Rischio Operativo è valutato sia in maniera qualitativa che in maniera quantitativa; per Banca CARIM la gestione e mitigazione avvengono attraverso il ricorso a sistemi di attenuazione e controllo. In linea con tale approccio si ritengono efficaci i presidi organizzativi affidati alle singole strutture aziendali e alle policy di comportamento previste per i processi maggiormente significativi. All’interno dell’attività formativa, è stata posta particolare attenzione ai cosiddetti controlli di linea che sono diretti ad assicurare il corretto svolgimento delle operazioni aziendali. La fase di mappatura dei rischi per unità operativa della Banca richiede la mappatura dei processi/sottoprocessi, nella quale vengono identificate aree o sottoprocessi a maggiore rischio, per i quali verrà poi valutata e quantificata la tipologia e l’entità. Banca CARIM si è dotata dello strumento ARIS (Architecture of integrated Information Systems), tool di riferimento per la mappatura dei processi, rischi e controlli per il mercato bancario e assicurativo italiano, che consente un approccio metodologico del business process management per una gestione evoluta dei processi aziendali, al fine di: - mappare e documentare i processi in modo integrato (attività, unità organizzative/posizioni aziendali, sistemi informatici, modulistica, ecc…); - supportare la gestione dei rischi operativi e dei controlli di linea; - rilevare gli aspetti normativi e di compliance; - progettare interventi di riorganizzazione aziendale e di miglioramento dei processi. Tutte le informazioni aziendali vengono così documentate e gestite all’interno di un Repository Organizzativo e Normativo (RON), unico per tutta la Banca, a supporto della Direzione o delle Aree aziendali. b) Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio Il controllo sui rischi operativi coinvolge, in generale, con diversi ruoli, gli Organi Aziendali, le funzioni di controllo di secondo livello, in particolare Risk Management, Compliance e Controlli, nonché tutto il personale. La gestione e mitigazione del rischio operativo avviene sia con lo sviluppo dei progetti di formazione di tutto il personale di Banca CARIM sia con la predisposizione di opportuni presidi organizzativi. Oltre che con il requisito patrimoniale/capitale interno, il rischio operativo è presidiato anche sotto l’aspetto “qualitativo”, disciplinato nell’ambito del documento Framework del Sistema dei Controlli Interni. 17/86 c) Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio La quantificazione dei rischi operativi in termini di requisito patrimoniale è stata condotta secondo la metodologia regolamentare prevista da Banca d’Italia, con l’utilizzo del metodo base e l’applicazione del coefficiente del 15% alla media dell’indicatore rilevante degli ultimi tre esercizi. La Banca stima inoltre il requisito patrimoniale relativo al rischio operativo secondo il metodo standardizzato, seppure non ai fini regolamentari. I risultati dei due metodi differiscono marginalmente. Le aree di business per le quali la Banca ha effettuato la stima del margine di intermediazione sono state selezionate dall’elenco previsto dal Regolamento UE n. 575/2013 (Capital Requirement Regulation - CRR, Titolo III, articolo 317, tabella 2) e più precisamente, sono le seguenti: - negoziazioni e vendite; - intermediazione al dettaglio; - servizi bancari al dettaglio; - pagamenti e regolamenti; - gestioni patrimoniali. d) Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la verifica continuativa della loro efficacia Per Banca CARIM la gestione e la mitigazione del rischio operativo avvengono attraverso il ricorso a sistemi di attenuazione e controllo. In linea con tale approccio si ritengono efficaci i presidi organizzativi affidati alle singole strutture aziendali e alle policy di comportamento previste per i processi maggiormente significativi. A supporto dell’attività di prevenzione dei rischi operativi, Banca CARIM si è dotata nel tempo di specifiche procedure formalizzate a presidio delle aree più suscettibili di essere esposte a rischi operativi. 18/86 1.5 RISCHIO DI CONCENTRAZIONE Informativa qualitativa Rischio derivante da esposizioni verso controparti, gruppi di controparti connesse e controparti del medesimo settore economico o che esercitano la stessa attività o appartenenti alla medesima area geografica. Obiettivi e politiche di gestione del rischio a) Strategie e processi per la gestione del rischio Il rischio di concentrazione si riferisce al complesso delle attività creditizie della Banca. La Credit Policy prevede specifiche indicazioni gestionali per contenere al concentrazione dei rischi e aumentare la diversificazione del portafoglio crediti, sia con riferimento all’esposizione verso singoli nominativi o gruppi economici, sia con riferimento ai vari settori economici. Il rischio di concentrazione è inoltre quantificato in termini di Capitale Interno ai fini ICAAP. b) Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio Le funzioni coinvolte per la gestione di tale tipologia di rischio sono: - la funzione Crediti; - la funzione Bilancio (relativamente al monitoraggio periodico dei “Grandi Rischi” così come definiti dalle Normative di Vigilanza); - la funzione direzionale Risk Management2; c) Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio Con riferimento al rischio di concentrazione single name, Banca CARIM mantiene sotto controllo due aggregati: - i “Grandi Rischi” secondo la definizione delle Istruzioni di Vigilanza; - i gruppi economici che presentano affidamenti accordati superiori a € 5 mln. Con riferimento al rischio di concentrazione cd geosettoriale, Banca CARIM analizza mensilmente la composizione del portafoglio crediti e dell’aggregato “Grand Fidi” per settore economico, secondo la classificazione ISTAT (codice ATECO). Il capitale interno a fronte del rischio di concentrazione è stimato attraverso la somma di una componente single name, seguendo le indicazioni dell’All. B della Circolare 285/2013, e di una componente geosettoriale valutata adottando la metodologia sviluppata dal Gruppo di lavoro ABI, utilizzando i parametri dell’area territoriale Nord Est3. d) Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la verifica continuativa della loro efficacia Le più rilevanti forme di copertura e attenuazione del rischio sono rappresentate, da una parte, dalle linee guida formulate dalla Direzione Generale e oggetto di costante riferimento per il Consiglio di 2 All’interno della funzione Risk Management è stata inserita la funzione Monitoraggio Crediti Laboratorio Rischio di concentrazione, Metodologia per la stima del rischio di concentrazione geo-settoriale e relativi risultati. 3ABI, 19/86 Amministrazione, dall’altra dall’attuazione di tali linee guida nel processo di erogazione del credito, a cura della funzione Crediti e, in fase di controllo andamentale, dalla funzione Risk Management. Le politiche di attenuazione del rischio si attuano inoltre attraverso la definizione di limiti operativi sui principali aggregati e indicatori monitorati, in particolare si definiscono limiti su: - Grandi rischi; Grandi Fidi; Concentrazione Geo-Settoriale. 20/86 1.6 RISCHIO DI LIQUIDITÀ Informativa qualitativa Il rischio che la Banca non sia in grado di adempiere alle proprie obbligazioni alla loro scadenza o debba comunque farvi fronte a costi non di mercato. Obiettivi e politiche di gestione del rischio a) Strategie e processi per la gestione del rischio Tenuto conto della sua natura di Banca commerciale retail, Banca CARIM intende mantenere elevato il suo livello di liquidità, sia come disponibilità sul mercato interbancario, sia come struttura del portafoglio di proprietà. La gestione del rischio di liquidità è oggetto di uno specifico manuale denominato “Governo e gestione del rischio di liquidità”, nel quale è compreso anche il Contingency Funding Plan (Piano di emergenza per la liquidità) della la Banca, approvato dal Consiglio di Amministrazione del 8 luglio 2014, che definisce i limiti operativi, gli obiettivi, i processi e le strategie di intervento in caso si presentino situazioni di crisi. La Banca presidia il rischio di liquidità attraverso un processo interno di monitoraggio gestionale; rilevazioni con cadenza giornaliera e settimanale, così come richiesto dalla Banca d’Italia nonché attraverso il calcolo del “requisito di copertura della liquidità” (LCR – Liquidity Coverage Ratio) e del “finanziamento stabile” (NSFR – Net Stable Funding Ratio) ai sensi del Regolamento UE n. 575/2013 e del Regolamento Delegato UE n. 61/2015. La gestione del rischio di liquidità avviene attraverso il monitoraggio della soglia di tolleranza o risk appetite e il sistema di limiti operativi, early warning e analisi di stress test. Soglia di tolleranza, limiti ed early warning sono stati costruiti utilizzando prove di stress test. b) Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio Il modello di governance definito a presidio dei processi di gestione della liquidità e di controllo del rischio di liquidità si fonda sui seguenti due principi: - separatezza tra i processi di gestione della liquidità ed i processi di controllo del rischio di liquidità; ottimizzazione di gestione e di controllo, coerentemente con la struttura organizzativa e mediante un processo di deleghe che prevede il coinvolgimento di: o Consiglio di Amministrazione, con ruolo di definire la soglia di tolleranza al rischio di liquidità, intesa come massima esposizione al rischio ritenuta accettabile, e di definire le politiche di governo e i processi di gestione del rischio; o Direttore Generale, con le principali responsabilità di definire le linee guida del processo di gestione del rischio e allocarne le funzioni all’interno della struttura organizzativa; o Collegio Sindacale, che vigila sull’adeguatezza e sulla rispondenza ai requisiti normativi del processo di gestione del rischio di liquidità; o Funzione Finanza, che per il tramite di un’unità operativa dedicata, gestisce la liquidità operativa della Banca nell’ambito delle istruzioni impartite dalla Direzione generale; o Funzione Risk Management, che assicura il controllo indipendente del rischio di liquidità, definendo le metodologie e i processi da adottare. 21/86 c) Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio Relativamente alla gestione della liquidità e al fine di strutturare in modo efficace ed efficiente i propri presidi organizzativi, Banca CARIM ha suddiviso la gestione della liquidità in due macro aree: “Liquidità Operativa” e “Liquidità Strutturale”. Liquidità operativa La gestione del rischio di liquidità operativa ha l’obiettivo di garantire che la Banca sia in grado di soddisfare gli impegni di pagamento, attesi ed inattesi, in modo da non compromettere il normale svolgimento dell’attività bancaria, su un orizzonte temporale pari a 3 mesi, in linea con l’orizzonte temporale adottato dalla Banca d’Italia ai fini del monitoraggio periodico della liquidità. Il principale indicatore regolamentare è l’LCR, Liquidity Coverage Ratio. Liquidità strutturale La gestione della liquidità strutturale è finalizzata a garantire l’equilibrio e la stabilità del profilo di liquidità sull’orizzonte temporale superiore ai tre mesi e il raccordo con la gestione della liquidità operativa. La funzione Risk Management identifica e misura il rischio di liquidità strutturale con riferimento ad un numero di scadenze pari a quelle utilizzate per la valutazione del rischio tasso d’interesse . I principali indicatori utilizzati sono: - tempo di sopravvivenza che indica l’orizzonte temporale in cui la Banca riesce a far fronte al proprio fabbisogno ipotizzando una situazione inerziale alla data di analisi; - NSFR, Net Stable Funding Ratio. d) Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la verifica continuativa della loro efficacia Il principale presidio di tale rischio è rappresentato dal mantenimento di un elevato livello di attività prontamente liquidabili sia depositate presso banche centrali o altre primarie banche sia attraverso la detenzione nel portafoglio di titoli prontamente negoziabili con perdite economiche ridotte. Banca CARIM, ha inoltre definito un piano di emergenza (Contingency Funding Plan - CFP). La principale finalità del piano di emergenza è quella di proteggere il patrimonio della Banca in situazioni di drenaggio di liquidità, attraverso la predisposizione di strategie di gestione delle crisi e procedure per il reperimento di fonti di finanziamento in caso di emergenza. Banca CARIM, in linea con la normativa emanata dalla Banca d’Italia in materia, ha definito il proprio piano di emergenza attraverso: - la classificazione delle diverse tipologie di tensione di liquidità al fine di identificarne la natura (sistemica o idiosincratica); - l’individuazione delle competenze e delle responsabilità di organi e funzioni aziendali in caso di emergenza; - la stima di back-up liquidity che, in presenza di scenari avversi, sia in grado di determinare con sufficiente attendibilità l’ammontare massimo drenabile dalle diverse fonti di finanziamento. Il CFP è oggetto di revisione da parte del Consiglio di Amministrazione, insieme alle linee guida per la misurazione, il monitoraggio e la gestione del rischio di liquidità, quindi quanto meno annualmente e comunque in occasione di eventi riferibili alla Banca o a scenari esterni di particolare rilevanza. 22/86 La rilevazione della posizione finanziaria netta e del piano di emergenza elaborato da Banca CARIM, trovano riscontro, con aggiornamento almeno annuale, nel resoconto ICAAP. I limiti operativi costituiscono il principale presidio organizzativo perl’attenuazione del rischio di liquidità; sono determinati anche attraverso risultati di prove di stress test e sono aggiornati costantemente per tener conto dei mutamenti della strategia e dell’operatività della Banca. 23/86 1.7 RISCHIO DI TASSO D’INTERESSE Informativa qualitativa Rischio inteso come potenziale diminuzione del valore economico delle poste in conseguenza di mutamenti del livello dei tassi di mercato, derivanti dal mismatch di scadenze e/o di pricing tra le attività e le passività del portafoglio bancario. Obiettivi e politiche di gestione del rischio a) Strategie e processi per la gestione del rischio Le scelte gestionali e strategiche della Banca sono volte a minimizzare la volatilità del valore economico complessivo al variare delle strutture dei tassi. La gestione del rischio di tasso d’interesse avviene attraverso il rispetto del limite di Risk Appetite, e dei limiti operativi; sono inoltre effettuate analisi qualitative attraverso monitoraggi; in caso di superamento dei limiti sono previsti interventi di rientro. Trimestralmente viene inoltre effettuata una stima del capitale interno a fronte di tale rischio. b) Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio La gestione del rischio di tasso di interesse è affidata alla funzione Risk Management, che, sulla base delle risultanze prodotte, elabora specifici report. c) Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio Tutte le poste attive e passive di bilancio, l’operatività di tesoreria e i derivati di copertura, sono monitorati con metodologie Asset & Liability Management mediante un applicativo ad hoc (ERMAS). La reportistica attualmente prodotta riguarda i seguenti ambiti: - - analisi di struttura patrimoniale attiva e passiva; analisi di gap con posizionamento delle attività e passività per valuta nelle fasce temporali di scadenza e/o riprezzamento; analisi liquidità strutturale delle attività e delle passività per valuta nelle fasce temporali di scadenza e/o riprezzamento; analisi di margine di interesse finalizzata a quantificare l’impatto sul margine di interesse di variazioni della curva dei tassi di interesse; analisi del valore economico, che attraverso tecniche di duration gap, quantifica l’impatto sul fair value dell’attivo e del passivo (con riferimento sempre ad una predeterminata variazioni della curva dei tassi di interesse), analisi dello spread commerciale delle attività e delle passività per valuta nelle fasce temporali di scadenza e/o riprezzamento; analisi per business unit contrattuale e comportamentale al variare della curva dei tassi di interesse. In ottemperanza alle “Nuove Disposizioni di Vigilanza Prudenziale per le Banche”, la Banca ha provveduto ad adeguare norme, processi e strumenti in base alle linee guida metodologiche - coerenti con le indicazioni fornite dal Comitato di Basilea - per la realizzazione di un sistema semplificato per la misurazione del capitale interno a fronte del rischio di tasso del “portafoglio bancario”, escludendo quindi il trading book (cfr. Circ 285/2013, All. C, Cap. 1). 24/86 Poiché la Banca non ha esposizioni rilevanti in valuta estera, cioè su nessuna singola valuta la Banca è esposta in misura superiore al 5%, le valute estere, al fine della predetta analisi, vengono accorpate all’euro. d) Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la verifica continuativa della loro efficacia Stante l’attuale struttura patrimoniale della Banca, non è stato fatto ricorso a strumenti finanziari di copertura del rischio di tasso di interesse. Sul fronte dei mutui erogati e degli impieghi commerciali alla clientela, non si rilevano significative posizioni a rischio di tasso da fair value, in quanto prevalentemente espressi a tasso variabile e a vista, secondo i criteri di bilanciamento sopra esposti. Per effetto di tale equilibrio, la Banca non ha ritenuto di porre in essere coperture classificate come cash flow hedge. Le politiche di attenuazione del rischio si attuano attraverso la definizione di limiti operativi in termini di sensitività del valore attuale rapportato ai Fondi Propri, di sensitività del margine di interesse e di duration gap a fronte di uno shock parallelo della curva dei tassi di interesse di ±25bp e ±200bp. 25/86 1.8 RISCHIO STRATEGICO Informativa qualitativa Rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da cambiamenti del contesto operativo o da decisioni aziendali errate, attuazione inadeguata di decisioni, scarsa reattività a variazioni del contesto competitivo. Obiettivi e politiche di gestione del rischio a) Strategie e processi per la gestione del rischio In base alle previsioni normative, Banca CARIM, non ha quantificato l’esposizione al rischio strategico, ma ha optato per il ricorso a strumenti di attenuazione e controllo, che hanno come obiettivo l’individuazione di informazioni utili per il corretto monitoraggio dell’attività della Banca. Il rischio strategico può essere articolato in: - rischio strategico di medio-lungo termine, legato sia al mancato conseguimento degli obiettivi economici e patrimoniali previsti nel Piano Strategico, di tempo in tempo vigente, sia da profonde discontinuità derivanti da fattori esogeni o ingresso in nuovi mercati di particolare complessità; - rischio strategico di breve-termine, legato al mancato conseguimento di obiettivi commerciali, tipicamente con orizzonte annuale. La Banca, attraverso un processo di governance codificato, predispone annualmente un budget di esercizio, riferito sia all’intero istituto sia ai singoli centri di profitto e di costo. Dato che la principale fonte di ricavi è dato dall’attività commerciale, è prevista un forte focalizzazione sui budget delle filiali. Di norma con periodicità triennale, la Banca predispone un Piano Strategico, anch’esso con orizzonte triennale; eventuali rilevanti elementi di discontinuità, interni o esterni, possono portare, nell’ambito del triennio, o ad una revisione delle previsioni economiche e patrimoniali o ad una nuova stesura del Piano, anche con orizzonti temporali più ampi del triennio. b) Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio Il Consiglio di Amministrazione: - approva il modello di business della Banca, avendo consapevolezza dei rischi cui tale modello espone la Banca stessa, con piena comprensione delle modalità attraverso le quali i rischi sono rilevati e valutati; - assicura che la struttura della Banca sia coerente con l’attività svolta e con il modello di business adottato, evitando la creazione di strutture complesse non giustificate da finalità operative; - definisce e identifica il livello di rischio accettato (c.d. “tolleranza al rischio” o “appetito per il rischio” ); - definisce gli indirizzi strategici e le politiche di governo degli stessi e provvede al loro riesame periodico, in relazione all’evoluzione dell’attività aziendale e del contesto esterno, al fine di assicurarne l’efficacia nel tempo. Il Direttore Generale dà concreta attuazione a quanto definito dal Consiglio in materia di modello di business e di indirizzi strategici e assicura la coerenza tra il livello di rischio accettato, la pianificazione aziendale e il processo di gestione dei rischi, avuta anche presente l’evoluzione delle condizioni interne ed esterne in cui opera la Banca. Più in particolare la funzione Controllo di Gestione, avvalendosi della collaborazione delle altre funzioni interessate, supporta il Direttore Generale nella preparazione del Piano e del Budget annuale, segue nel 26/86 continuo l’evoluzione delle performance e del contesto esterno e segnala agli Organi e alle strutture competenti gli scostamenti significativi. c) Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio Lo strumento di misurazione del rischio strategico, sia a breve sia a medio-lungo termine, è rappresentato dallo scostamento percentuale tra gli obiettivi formulati e i consuntivi conseguiti. Il processo di budget prevede un reporting mensile, a cura della funzione Controllo di Gestione, con evidenza degli scostamenti rispetto agli obiettivi, con specifica evidenza del conto economico delle unità della rete commerciale. Il Piano Strategico è oggetto di analisi tra previsione e consuntivo quanto meno su base annuale, ovvero con maggior frequenza in caso di eventi rilevanti. Con riferimento ai Fondi Propri e al capitale interno, annualmente, ovvero più frequentemente in caso di eventi rilevanti, viene condotta la riconciliazione tra gli obiettivi definiti nell’ambito dei processi di budget e pianificazione e i livelli di tali aggregati, nell’ambito del processo ICAAP, a cura della funzione Risk Management. d) Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la verifica continuativa della loro efficacia Per sua natura, il rischio strategico, trova il principale presidio nell’eccedenza di patrimonio di vigilanza rispetto ai requisiti patrimoniali. A tale proposito, nell’ambito del processo ICAAP, tale analisi è integrata dai cosiddetti “rischi di secondo pilastro” (tasso di interesse e concentrazione) e dal “capitale complessivo”, che contribuiscono a perfezionare la quantificazione del capitale al netto dei rischi stimati. Con riferimento alla periodica verifica dei risultati, è previsto che in merito al budget e al Piano Strategico, il Direttore Generale riferisca trimestralmente al Consiglio di Amministrazione. In entrambi i casi, in relazione alla dimensione e alla tipologia degli scostamenti evidenziati, che possano compromettere il raggiungimento degli obiettivi, vengono valutati gli opportuni correttivi, a cura del Direttore Generale ovvero, nel caso di eventi rilevanti, dal Consiglio di Amministrazione. 27/86 1.10 RISCHIO REPUTAZIONALE Informativa qualitativa Rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da una percezione negativa dell’immagine della Banca da parte di clienti, controparti, azionisti della Banca, investitori o autorità di vigilanza. Obiettivi e politiche di gestione del rischio a) Strategie e processi per la gestione del rischio In base alle previsioni normative, Banca CARIM non quantifica in termini di capitale interno l’esposizione al rischio reputazionale, ma ha optato per il ricorso a strumenti di attenuazione e controllo, in particolare l’emanazione di policy sui rischi specifici che possono tradursi anche in rischi di reputazione e il presidio dei processi rilevanti. Ad integrazione delle policy e dei processi, la Banca ha anche avviato analisi statistiche sui rischi operativi e sui reclami, al fine di disporre anche di elementi quantitativi per valutare il rischio in oggetto. b) Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio In quanto rischio “multidimensionale”, cioè originato dall’emergere di altri rischi, anche senza che essi si traducano in perdite effettive, e da modifiche nella percezione dell’immagine della Banca presso i suoi stakeholders, esso impone una costante attenzione, in primo luogo, da parte del Consiglio di Amministrazione e del Direttore Generale. Inoltre ciascuna funzione aziendale, nell’ambito dell’attività di competenza, è comunque responsabilizzata a svolgere tutti quei controlli che, da una parte, evitino l’insorgere dei rischi operativi, di non conformità, ecc., dall’altra che, una volta manifestatisi questi rischi e le relative perdite, essi vengano circoscritti in modo da non danneggiare la reputazione della Banca. La funzione che operativamente rileva gli eventi che, con riferimento ai rapporti con lo stakeholder “clientela”, possono avere un impatto sulla reputazione della Banca è identificata nella funzione Compliance. L’integrazione di tali rilevazioni nel più generale sistema di risk management della Banca è in carico alla funzione Risk Management. Inoltre, la funzione di Internal Audit evidenzia le criticità dalle quali potrebbero emergere eventuali rischi per la reputazione della Banca, nell’ambito della tipica attività di controllo dei processi. Infine, per quanto riguarda i rapporti con i media, la responsabilità è in carico alla funzione Segreteria e Affari Societari. c) Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio A presidio di tale rischio sono costantemente rafforzati i controlli ed aggiornata la normativa interna, in particolare in materia di antiriciclaggio, di trasparenza, di sistemi di pagamento e servizi di investimento. Con decorrenza ottobre 2015, le funzioni di gestione dei reclami e di presidio della soddisfazione della clientela sono state confermate alla nuova Funzione Gestione Reclami , posta a diretto riporto del responsabile della Funzione Direzionale Compliance . Anche nel corso del 2015 le scelte organizzative hanno rispecchiato la politica di gestione dei contrasti con la clientela, col fine di favorire, ove possibile, il legame fiduciario con la medesima, il consolidamento del buon nome aziendale e la realizzazione dei fini statutari. 28/86 Sono confermati i meccanismi per una corretta gestione delle lamentele (intese come qualsiasi rimostranza, protesta o lagnanza manifestata dalla clientela e che può essere composta direttamente dalla Rete in via bonaria) e una pacifica composizione delle controversie. d) Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la verifica continuativa della loro efficacia La Banca adotta una politica di gestione dei contrasti con la clientela con il fine di rafforzare e di favorire il legame fiduciario con la medesima, lo sviluppo degli affari, il consolidamento del buon nome aziendale e la realizzazione dei fini statutari. Un ulteriore miglioramento del profilo reputazionale della Banca è atteso dall’esito di due recenti iniziative: 1. sviluppo nel settore della finanza etica; 2. redazione del Bilancio Sociale. La prima iniziativa fa seguito all’operazione di fusione, realizzatasi nel 2013, fra Banca CARIM ed Eticredito ed ha consentito di produrre valore sociale oltre che economico, coniugando efficienza ed equità in un nuovo modello imprenditoriale capace di stare fra mercato ed etica. In merito alla seconda iniziativa, applicando i principi della responsabilità sociale di impresa, Banca CARIM ha redige un Bilancio Sociale, per registrare gli impatti sociali delle attività bancarie e il valore prodotto per la collettività, dando conto del perseguimento degli obiettivi e delle azioni compiute in coerenza con la missione etica. Il Bilancio Sociale è uno strumento per la gestione della fiducia degli stakeholders e del valore di immagine della Banca, in linea con le iniziative per la prevenzione dei rischi reputazionali. Al fine mitigare il rischio di reputazione, la Banca definisce: 1. policy interne in merito alle varie tipologie di rischio che possono innescare rischi di reputazione, tra le quali, in particolare, quella per la “Gestione del rischio di non conformità alle norme”; 2. il presidio dei processi dai quali possono emergere rischi di reputazione, rafforzato dall’attività dell’Internal Audit; 3. il tempestivo intervento della Direzione Generale per affrontare le criticità emergenti; 4. la gestione della comunicazione esterna, nel più generale quadro di iniziative di crisis management. 29/86 1.11 RISCHIO RESIDUO Informativa qualitativa Rischio che le tecniche riconosciute per l’attenuazione del rischio di credito utilizzate dalla Banca risultino meno efficaci del previsto. Obiettivi e politiche di gestione del rischio a) Strategie e processi per la gestione del rischio Le tipologie di protezione del credito possono essere personali o reali; la protezione del credito di tipo personale è caratterizzata dall’insieme delle tecniche fondate sull’impegno di un terzo a pagare un determinato importo, nell’eventualità dell’inadempimento del debitore o del verificarsi di altri specifici eventi connessi con il credito. La protezione del credito di tipo reale è l’insieme delle tecniche di attenuazione del rischio di credito che attribuiscono all’acquirente di protezione il diritto al soddisfacimento del credito a valere su attività o somme di denaro specificatamente individuate. Comprendono: le garanzie reali finanziarie, immobiliari e su beni mobili, la cessione di crediti commerciali, la compensazione delle posizioni in bilancio e fuori bilancio. Le tipologie di protezione del credito di tipo reale maggiormente utilizzate da Banca CARIM sono costituite da: - garanzie reali finanziarie, aventi ad oggetto contante e strumenti finanziari, prestate attraverso contratti di pegno; ipoteche su immobili, aventi ad oggetto immobili sia di natura residenziale (tipicamente ad uso abitativo) sia di natura non residenziale (ad uso commerciale e industriale). Relativamente alle garanzie reali finanziarie, Banca CARIM ha stabilito, in relazione alle caratteristiche dello strumento finanziario ricevuto in garanzia, specifici scarti prudenziali che adeguano il valore della garanzia riconducendolo ad un valore di tipo cauzionale. Per i finanziamenti assistiti da ipoteca è stato attivato un servizio valutazioni immobiliari per la richiesta di perizie estimative su immobili, rispondente ai requisiti di ammissibilità delle garanzie ipotecarie previste dalle Disposizioni di Vigilanza in termini di: - valutazione degli immobili effettuata da un perito indipendente; rivalutazione periodica del valore di stima. Le tipologie di protezione del credito di tipo personale sono costituite principalmente da garanzie personali quali la fideiussione e l’avallo. La Banca accetta inoltre garanzie dai consorzi fidi sotto forma di fidejussioni convenzionali di prima e seconda istanza. La Banca opera prevalentemente con i confidi che rientrano nella categoria “intermediari vigilati”, consentendo pertanto un minore assorbimento patrimoniale e, in presenza delle adeguate condizioni di sovereign rating, l’assegnazione di un coefficiente di ponderazione ridotto. Tuttavia, a causa dei recenti downgrading del rating della Repubblica Italiana da parte delle principali agenzie internazionali, ai sensi della “Nuova disciplina di vigilanza prudenziale, al momento agli intermediari vigilati è assegnato un coefficiente di ponderazione al 100% (75% se segmento retail). b) Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio 30/86 Con riferimento alle garanzie reali finanziarie, il controllo sul valore degli strumenti finanziari ricevuti in garanzia viene effettuato, a diversi livelli: - Filiali e Aree Territoriali: nell’ambito della quotidiana operatività, si attivano d’iniziativa in tutti i casi in cui ritengano opportuno un reintegro della garanzia stessa; - Funzione Crediti: nell’ambito della gestione delle tecniche di mitigazione del rischio di credito, accerta costantemente i requisiti previsti dalla Circolare 285/2013 della Banca d’Italia. Questi ultimi sono da intendersi quali principi di carattere generale, che possono trovare diversa applicazione nelle forme contrattuali utilizzate, per le quali la Banca ha effettuato le opportune valutazioni di merito creditizio. Con riferimento alle garanzie ipotecarie, la gestione dell’archivio degli immobili a garanzie e la loro periodica rivalutazione sono in carico alla funzione Crediti. c) Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio Relativamente alle garanzie finanziarie, il valore degli strumenti finanziari oggetto di pegno viene determinato sulla base del valore di mercato decurtato di una specifica percentuale (c.d. scarto) che varia in base alla rischiosità dello strumento; in particolare la Banca richiede a garanzia titoli non caratterizzati da eccessiva volatilità (titoli di Stato, obbligazioni emesse da Banca CARIM o pegni in denaro) come determinato dai poteri di erogazione del credito vigenti tempo per tempo. In sede di calcolo del requisito patrimoniale, la mitigazione del rischio di credito è prevista esclusivamente per le garanzie che rispettano tutti i requisiti generali e specifici individuati dalle disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche. Relativamente alle garanzie reali su immobili, l’orientamento è verso la clientela retail per il settore residenziale. Anche in caso di operazioni a medio e lungo termine a favore di costruttori, nell’analisi si porta particolare attenzione alla possibilità di accollo, a favore di clientela retail, delle unità immobiliari ottenute e rivenienti dall’intervento finanziato dalla Banca. Con riferimento alle garanzie ipotecarie, la Banca ha adottato un sistema di valutazione peritale, propedeutica alla successiva rivalutazione statistica dei portafogli immobiliari al fine di stimare periodicamente il grado di copertura delle garanzie ipotecarie rispetto agli importi, erogati in adesione alle nuove normative in materia, descritto in maggior dettaglio nel paragrafo seguente. Con riferimento alle garanzie personali vengono svolte attività di verifica in merito alla conservazione di contratti relativi a garanzie personali e della loro conformità a tutelare il credito della Banca. d) Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la verifica continuativa della loro efficacia I requisiti di copertura ed attenuazione del rischio, prevedono che: - la garanzia acquisita conferisca alla Banca un diritto pieno e liberamente azionabile in giudizio; - si provveda a tutti gli adempimenti richiesti per la validità, l’efficacia, e l’opponibilità a terzi della protezione del credito, in base alla legge tempo per tempo vigente; in tale ambito si provveda alla acquisizione e alla conservazione della documentazione idonea ad attestare esplicitamente la sussistenza della protezione del credito; - si accerti che il fornitore di protezione (garante) non possa opporre, in base alla disciplina applicabile, eccezioni che possano inficiare la validità, l’efficacia, e l’opponibilità della protezione a terzi; - verifichi che la garanzia possa essere realizzata tempestivamente attraverso la liquidazione e l’acquisizione del ricavato ovvero attraverso l’acquisizione diretta delle attività poste a garanzia. In relazione alle garanzie reali finanziarie, la funzione Crediti accerta il sussistere dei seguenti requisiti: 31/86 - correlazione: non deve esistere una rilevante correlazione positiva tra il valore della garanzia finanziaria e il merito creditizio del debitore; - valore della garanzia: deve essere facilmente individuabile attraverso le quotazioni dei mercati mobiliari, lo strumento deve godere di un discreto grado di liquidabilità; - separatezza: qualora l’attività oggetto della garanzia finanziaria sia detenuta presso terzi, Banca CARIM si assicura che venga rispettata la separatezza tra patrimonio del depositario e il bene dato in garanzia, nonché la separatezza tra i beni appartenenti a soggetti diversi, depositati presso il medesimo depositario; - durata: la garanzia deve essere di durata minima non inferiore alla durata del credito o l’esposizione che garantisce. In relazione alle garanzie personali, la funzione Crediti accerta il sussistere dei seguenti requisisti: - la garanzia deve essere diretta e la sua entità deve essere chiaramente definita e incontrovertibile; - il contratto non deve contenere alcuna clausola che possa consentire al garante di annullare unilateralmente la garanzia; - in caso di inadempimento della controparte, la Banca deve avere il diritto di rivalersi tempestivamente sul garante per le somme coperte dalla garanzia; - la garanzia deve essere un’obbligazione esplicitamente formalizzata assunta dal garante. 32/86 1.12 RISCHIO CONNESSO ALLA QUOTA DI ATTIVITA’ VINCOLATE Informativa qualitativa Rischio derivante da situazioni di tensione rilevanti, ossia da shock plausibili benché improbabili, avendo riguardo anche al declassamento del rating del credito della Banca, alla svalutazione delle attività costituite in pegno e all’aumento dei requisiti di margine Obiettivi e politiche di gestione del rischio a) Strategie e processi per la gestione del rischio A presidio di tale rischio Banca CARIM determina una riserva di liquidità costituita da un obbligo di mantenimento di un ammontare libero di titoli eligible volto a gestire il potenziale aumento della quota di attività vincolate derivante da situazioni di tensione rilevanti. Tenuto conto che il portafoglio titoli della Banca è prevalentemente costituito da titoli governativi italiani, le ipotesi di stress utilizzate per la determinazione del buffer sono: - downgrading dell’ Italia da BBB- a BB; - variazione del valore di mercato dei titoli a seguito di un aumento dei tassi di interesse pari allo spread fra curva governativa italiana (BBB-) e curva governativa portoghese (BB). b) Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio La funzione Risk Management monitora periodicamente tale rischio. c) Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio Il Risk Management verifica giornalmente il rispetto dei limiti del buffer di liquidità. 33/86 1.13 RISCHIO DI LEVA FINANZIARIA ECCESSIVA Informativa qualitativa Rischio che un livello di indebitamento particolarmente elevato rispetto alla dotazione di mezzi propri renda la Banca vulnerabile, rendendo necessaria l’adozione di misure correttive al proprio piano industriale, compresa la vendita di attività con contabilizzazione di perdite che potrebbero comportare rettifiche di valore anche sulle restanti attività Obiettivi e politiche di gestione del rischio a) Strategie e processi per la gestione del rischio Il rischio di leva finanziaria eccessiva, così come definito dal Regolamento (UE) n. 575/2013 e dal Regolamento delegato (UE) n. 62/2015, è calcolato come “la misura del capitale dell’ente divisa per la misura dell’esposizione complessiva dell’ente ed è espresso in percentuale”. La funzione Risk Management monitora periodicamente l’indicatore di leva finanziaria (Leverage Ratio) e verifica il rispetto dei limiti di Risk Appetite. 34/86 1.14 ATTIVITA’ DI RISCHIO E CONFLITTI DI INTERESSE NEI CONFRONTI DI SOGGETTI COLLEGATI Informativa qualitativa Rischio che la vicinanza di taluni soggetti ai centri decisionali, possa compromettere l’oggettività e l’imparzialità delle decisioni relative alla concessione di finanziamenti e ad altre transazioni nei confronti dei medesimi soggetti, con possibili distorsioni del processo di allocazione delle risorse, esposizione della Banca a rischi non adeguatamente misurati o presidiati, potenziali danni per depositanti e azionisti Obiettivi e politiche di gestione del rischio La Banca, relativamente alle attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti dei c.d. “Soggetti Collegati”, opera secondo trasparenza e correttezza, presidiando il rischio che la vicinanza di taluni soggetti ai centri decisionali, possa compromettere l’oggettività e l’imparzialità delle decisioni relative alla concessione di finanziamenti e ad altre transazioni nei confronti dei medesimi soggetti, con possibili distorsioni del processo di allocazione delle risorse, esposizione della Banca a rischi non adeguatamente misurati o presidiati, potenziali danni per depositanti e azionisti. Le operazioni poste in essere con tali soggetti sono normate, sia in termini sostanziali che procedurali, dal “Regolamento delle Operazioni di Interesse Personale e delle Operazioni con Parti Correlate” , con il quale: - è stato individuato il perimetro delle parti correlate e dei soggetti connessi al Gruppo; - sono state definite le operazioni di “maggiore rilevanza”, di “minore rilevanza” e da cui derivano differenti obblighi informativi e procedurali; - sono state individuate le operazioni di “importo esiguo” e le operazioni “escluse” dagli obblighi di cui al punto precedente; - sono state definite le modalità procedurali per le diverse tipologie di operazioni; - sono stati disciplinati gli adempimenti informativi, ivi compresi quelli previsti dalle disposizioni di legge. Con riferimento alla modalità di rilevazione delle operazioni con parti correlate, si segnala che l’individuazione dei soggetti da includere nel perimetro delle parti correlate è stata effettuata ai sensi della delibera CONSOB 12 marzo 2010 n. 17221, modificata dalla delibera n. 17389 del 23 giugno 2010 e del Principio Contabile IAS 24, facendo quindi riferimento a quanto disciplinato dalla regolamentazione interna. Come riportato nell’allegato H della Nota Integrativa del Bilancio, si informa che non sono state effettuate operazioni di natura atipica o inusuale che per significatività o rilevanza possano avere dato luogo a dubbi in ordine alla salvaguardia del patrimonio aziendale, né con parti correlate, né con soggetti diversi dalle parti correlate. Per quanto riguarda le operazioni di natura non atipica o inusuale con parti correlate, esse rientrano nell’ambito dell’ordinaria operatività e sono di norma poste in essere a condizioni di mercato e comunque sulla base di valutazioni di reciproca convenienza economica, nel rispetto della normativa esistente. E’ stata altresì condotta, nel mese di dicembre 2015, una verifica del processo Gestione Operazioni con Parti Correlate e Soggetti Collegati, in ottemperanza a quanto previsto nel piano di audit 2015 ed in conformità alle disposizioni di Banca d’Italia e Consob, il cui scopo è stato quello di controllare: - la corretta valorizzazione dello status di “soggetto collegato” dell’anagrafe generale della Banca (procedure informatiche DAISY, AG), con relativo “flag” che identifica la controparte ai fini dell’art. 136 del TUB, o della disciplina sulle Parti Correlate e Soggetti Collegati , IAS 24, delibera Consob 12 marzo 2010 n. 17221 e successive modifiche; - il rispetto del processo operativo/deliberativo relativo all’istruttoria delle operazioni di affidamento con soggetti collegati, svolta con analisi delle evidenze procedurali ed interviste ai Responsabili della Funzione Segreteria e Affari Societari e Funzione Segreteria Crediti; - la presenza e correttezza della documentazione inviata alla Funzione Segreteria e Affari Societari, da esibire agli Amministratori Indipendenti, documentazione che deve ricomprendere degli specifici elementi informativi (es. le controparti, la natura della correlazione, le modalità esecutive e il tipo di operazione); - il rispetto dei limiti operativi alle attività di rischio (la soglia del 5% dei Fondi Propri, limite entro il quale poter eseguire l’operazione e le soglie di minore rilevanza , tra cui “operazioni di importo esiguo”, quelle il cui controvalore non ecceda € 150.000,00, con relativa competenza deliberativa da parte del Consiglio 35/86 di Amministrazione, ma con variazione dell’iter autorizzativo da CDA a Servizio Crediti, come previsto da “Regolamento delle operazioni di interesse personale e delle operazioni con Parti correlate”); - la produzione dell’informativa al CDA, al pubblico, oltre alle segnalazioni alla Vigilanza. Le conclusioni delle verifiche condotte, in relazione al campione esaminato e all’ambito di verifica sulle operazioni di affidamento, hanno portato alla rilevazione di un sostanziale rispetto dell’operatività prevista normativamente ed in particolare dei blocchi operativi previsti per il rispetto delle autonomie decisionali. 36/86 1.15 RISCHIO DI TRASFERIMENTO Informativa qualitativa Rischio che una Banca, esposta nei confronti di un soggetto che si finanzia in una valuta diversa da quella in cui percepisce le sue principali fonti di reddito, realizzi delle perdite dovute alle difficoltà del debitore di convertire la propria valuta nella valuta in cui è denominata l’esposizione Nel corso del 2015 in relazione alla modesta esposizione della clientela a valute estere di Paesi a rischio, si ritiene il rischio di trasferimento non rilevante. 37/86 1.16 RISCHIO PAESE Informativa qualitativa Rischio di perdite causate da eventi che si verificano in un paese diverso dall’Italia. Il rischio paese nel 2015 è considerato non rilevante in quanto le esposizioni ad esso riconducibili rappresentano l’1,41% dell’esposizione “equivalente” e lo 0,58% dei requisiti patrimoniali del rischio di credito. 38/86 1.17 RISCHIO CONNESSO CON L’ASSUNZIONE DI PARTECIPAZIONI Informativa qualitativa Rischio di un eccessivo immobilizzo dell’attivo derivante da investimenti partecipativi in imprese finanziarie e non finanziarie. Il rischio connesso con l’assunzione di partecipazioni è stato considerato nel 2015 non rilevante in quanto le esposizioni ad esso riconducibili rappresentano meno dell’1% del totale dell’attivo della Banca. Il rischio viene monitorato attraverso la verifica del rispetto dei dettami normativi imposti dalla Circolare 285/2013. 39/86 1.18 RISCHIO DA CARTOLARIZZAZIONE Informativa qualitativa Rischio che la sostanza economica dell’operazione di cartolarizzazione non sia pienamente rispecchiata nelle decisioni di valutazione e di gestione del rischio. Alla data di redazione del presente documento non sono presenti rischi derivanti da operazioni di cartolarizzazioni. 40/86 1.19 GOVERNO SOCIETARIO Il Governo Societario è rappresentato dall’insieme delle metodologie, dei modelli e dei sistemi di pianificazione, gestione e controllo necessari al funzionamento degli organi della Banca. La finalità è garantire il perseguimento degli obiettivi aziendali e le condizioni di sana e prudente gestione mediante efficaci assetti organizzativi e di governo. Banca CARIM, sulla base di un’approfondita autovalutazione, ha adottato il modello di governance cosiddetto “tradizionale” (paragrafi 2, 3 e 4 della Sezione VI-bis del codice civile – art. 2380 e seguenti), con un Consiglio di Amministrazione (con funzioni di supervisione strategica e di gestione) e un Collegio Sindacale (con funzioni di controllo) entrambi di nomina assembleare, in linea con il sistema di amministrazione e di controllo comunemente adottato dalle banche di medie e piccole dimensioni. Si precisa altresì che il Consiglio di Amministrazione, unitamente al Direttore Generale, in qualità di organo con funzione di gestione attua gli indirizzi deliberati nell’esercizio della funzione di supervisione strategica. Il Direttore Generale, infatti, in quanto capo dell’esecutivo, concorre alla funzione di gestione e svolge un ruolo di raccordo funzionale tra le Funzioni aziendali di controllo di secondo livello e l’organo con funzione di gestione da cui dipendono gerarchicamente le citate funzioni (Nota di chiarimento sulla Circolare 285/2013 del giugno 2014, aggiornata nel luglio 2014). In considerazione della mission della Banca, della linearità dell’assetto proprietario, della scarsa complessità del modello organizzativo e distributivo, delle ridotte dimensioni della rete commerciale, della semplicità dei prodotti offerti alla clientela e degli obiettivi aziendali attuali e prospettici, il modello organizzativo e di controllo attualmente adottato si conferma come il più idoneo ad assicurare condizioni di sana e prudente gestione. L’elezione dei componenti del Consiglio di Amministrazione avviene mediante la presentazione di liste di candidati proposte dai Soci che rappresentino almeno il 2% del capitale sociale avente il diritto di voto. Ogni socio può votare per una sola lista. Le liste, depositate presso la sede della Banca almeno sette giorni prima della data fissata per la convocazione dell’Assemblea, da non computarsi nel termine, devono contenere almeno tre nominativi di candidati idonei a qualificarsi come indipendenti. Unitamente e contestualmente a ciascuna lista, a pena di inammissibilità, deve essere depositato un chiaro ed adeguato curriculum vitae di ciascun candidato corredato da auto-certificazioni che attestino: - la mancanza di cause di incompatibilità e ineleggibilità; la vigenza dei requisiti disposti dalla disciplina legale e regolamentare; l’eventuale idoneità a qualificarsi come “indipendente”, ai sensi dello Statuto; gli incarichi eventualmente ricoperti in altri organismi; la disponibilità di tempo adeguata per l’espletamento della funzione; le dichiarazioni dei soggetti legittimati che presentano la lista o che concorrono a presentare la lista, diversi da quelli che detengono anche congiuntamente una partecipazione di controllo o di maggioranza relativa, attestanti l’assenza di rapporti di collegamento con costoro previsti dalle disposizioni legislative o regolamentari vigenti per la elezione degli amministratori di società quotate o, in mancanza, per la elezione dei sindaci delle stesse. Dalla lista che ha ottenuto la maggioranza dei voti espressi dai Soci intervenuti sono nominati, secondo l’ordine progressivo con il quale sono elencati nella lista stessa, tanti Amministratori pari al numero degli Amministratori preventivamente determinato dall’Assemblea, diminuito di due. I restanti due Amministratori sono nominati, secondo l’ordine progressivo con il quale sono elencati, dalla lista che ha ottenuto il maggior numero di voti tra le restanti liste ammesse al voto. L’ordine di preferenza indicato nelle liste sarà rispettato nei limiti della necessaria designazione di due soli amministratori indipendenti tratti dalla lista che ha ottenuto la maggioranza dei voti, e di un solo amministratore indipendente tratto dalla lista che ha ottenuto il maggior numero dei voti tra le restanti liste ammesse al voto. 41/86 La Presidenza e la Vice Presidenza del Consiglio di Amministrazione spettano ai candidati indicati al primo e al secondo posto della lista che ha ottenuto il maggior numero di voti. Nella tabella si riportano il numero di cariche di amministrazione affidate ai membri dell'organo di amministrazione alla data del 31 dicembre 2015: Nome e Cognome Sido Bonfatti Matteo Guaitoli Anna Cicchetti4 Massimo Giusti Vera Negri Fabio Pranzetti5 Renzo Ticchi Carica ricoperta nella Banca Presidente del Consiglio di Amministrazione Vice Presidente del Consiglio di Amministrazione Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere Numero di cariche 7 0 1 4 0 0 3 Banca CARIM ha adottato uno specifico documento sulla Composizione quali - quantitativa ottimale dell’organo amministrativo di Banca CARIM Spa (di seguito, per brevità, anche Documento) approvato dal Consiglio di Amministrazione il 21 aprile 2015 e successivamente aggiornato nel 2016. Obiettivo del Documento è quello di definire il miglior assetto numerico e qualitativo del Consiglio di Amministrazione, mediante l’individuazione di candidati con caratteristiche e competenze tali da assicurare che l’organo amministrativo della Banca sia dotato, nel continuo, di risorse professionali adeguate alle dimensioni, alla complessità e alle prospettive di sviluppo del proprio business. In conformità al predetto Documento, il Consiglio di Amministrazione della Banca è costituito da sette componenti, compresi il Presidente e il Vice Presidente, in possesso delle caratteristiche e dei requisiti indicati nel Documento stesso. Il numero adottato, non pletorico, appare funzionale ad una maggiore efficacia ed incisività del Consiglio di Amministrazione, rendendo pertanto non necessaria la costituzione di un Comitato Esecutivo, per quanto previsto dallo Statuto, onde evitare sovrapposizioni e non univoche attribuzioni delle competenze. Il Consiglio di Amministrazione conduce annualmente, salvo sopravvenute necessità, specifiche autovalutazioni al fine di verificare che la funzionalità dell’organo di vertice sia garantita nel continuo. Sotto il profilo qualitativo, i componenti del Consiglio di Amministrazione assicurano un livello di autorevolezza e professionalità confacente alla complessità operativa e dimensionale della Banca, avendo i requisiti previsti dall’art. 26 del D. Lgs. 385/1993 (formalizzati nel Decreto ministeriale 161/98) che vengono verificati periodicamente dal Consiglio di Amministrazione. Le aree di competenza individuate dal documento sulla Composizione quali - quantitativa ottimale del Consiglio di Amministrazione di Banca CARIM sono: 1. conoscenza del business bancario, acquisita mediante l’esperienza di almeno tre anni in qualità di esponente aziendale presso istituti di credito o finanziari; 4 Il Consigliere Anna Cicchetti è stata cooptata dal Consiglio di Amministrazione in data 22/12/2015, in sostituzione del Consigliere Patrizia Albano dimissionaria dal 03/11/2015. La nomina è stata confermata dall’Assemblea Ordinaria del 29/03/2016 5 Consigliere Rag. Fabio Pranzetti, dimissionario dal 30/3/2016 42/86 2. conoscenza della regolamentazione di settore, acquisita mediante l’esperienza triennale come esponente aziendale o responsabile di specifiche funzioni presso istituti di credito o finanziari ovvero attraverso l’esercizio di attività imprenditoriale o professionale o l’insegnamento universitario in materie economico-giuridiche o l’esercizio di ruoli di responsabilità presso enti, istituzioni, fondazioni o associazioni; 3. conoscenza dei territori presidiati dalla Banca e relative caratteristiche socio-economiche e di mercato, acquisita mediante l’esperienza triennale in qualità di esponente presso aziende o l’esercizio di attività imprenditoriale o professionale o l’esercizio di ruoli di responsabilità presso enti, istituzioni, fondazioni o associazioni nei territori di interesse; 4. conoscenza dei sistemi di controllo interno e delle metodologie di gestione e controllo dei rischi, acquisita mediante l’esperienza triennale in qualità di esponente aziendale o di responsabile di specifiche funzioni presso aziende ovvero attraverso l’esercizio di attività imprenditoriale o professionale o l’insegnamento universitario in materie economico-giuridiche; 5. conoscenza degli aspetti di corporate governance e dei processi di gestione aziendale acquisita mediante l’esperienza triennale in qualità di esponente aziendale o di responsabile di specifiche funzioni presso aziende ovvero attraverso l’esercizio di attività imprenditoriale o professionale o l’insegnamento universitario in materie economico - giuridiche. Assume altresì importanza che i membri del Consiglio di Amministrazione siano adeguatamente rappresentativi delle diverse componenti della base sociale e delle attività economiche prevalenti nei territori di insediamento della Banca. Inoltre, recependo le disposizioni emanate dalla Banca d’Italia il 6 maggio 2014, il Documento prevede che negli Organi di supervisione e gestione siano presenti, ivi compresi quelli “non esecutivi”, soggetti: - - - pienamente consapevoli dei poteri e degli obblighi inerenti alle funzioni che ciascuno di essi è chiamato a svolgere e dunque, tra le altre: funzione di supervisione (cioè di indirizzo della gestione, attraverso operazioni strategiche, decisioni in ordine a piani industriali o finanziari), funzione di gestione (intesa come attuazione degli indirizzi deliberati nell’esercizio della funzione di supervisione strategica), funzioni esecutive e funzioni non esecutive, ecc.; dotati di professionalità adeguate al ruolo da ricoprire, anche in eventuali comitati interni al consiglio, e calibrate in relazione alle caratteristiche operative e dimensionali della Banca; con competenze diffuse tra tutti i componenti e opportunamente diversificate, in modo da consentire che ciascuno dei componenti, sia all’interno di eventuali comitati, che nelle decisioni collegiali, possa effettivamente contribuire ad assicurare un governo efficace dei rischi in tutte le aree della Banca; che dedichino tempo e risorse adeguate alla complessità del loro incarico. Attualmente, il Regolamento del Consiglio di Amministrazione non prevede un limite numerico agli incarichi che possono ricoprire i singoli Consiglieri. Tuttavia la materia è stata oggetto di un intervento normativo (art. 36 del cosiddetto Decreto “Salva Italia” - Legge 201/2011”) che vieta ai titolari di cariche negli organi gestionali, di sorveglianza e di controllo e ai funzionari di vertice di imprese o gruppi di imprese operanti nei mercati del credito, assicurativi e finanziari, di assumere o esercitare analoghe cariche in imprese o gruppi di imprese concorrenti, intendendo per tali le imprese e i gruppi tra i quali non vi sono rapporti di controllo e che operano nei medesimi mercati di prodotto e geografici; - che indirizzino la loro azione al perseguimento dell’interesse complessivo della Banca, indipendentemente dalla compagine sociale che li ha votati o dalla lista da cui sono tratti; ha imposto infatti alle società quotate di adeguare la composizione dei consigli di amministrazione e degli altri organi sociali con almeno un terzo degli amministratori eletti tra il genere meno rappresentato; e i casi di preclusione, in forza dei quali non possono essere candidati: - coloro che alla data di inizio dell’amministrazione straordinaria e nei tre esercizi precedenti abbiano ricoperto incarichi di amministrazione, direzione e controllo presso Banca CARIM o presso il CIS – Credito Industriale Sammarinese SpA. 43/86 - Non possono altresì essere candidati coloro che nei tre esercizi precedenti a quello in cui avviene la nomina (o la cooptazione) abbia ricoperto cariche presso CORIT – Riscossioni Locali SpA. Allo scopo di prevenire possibili conflitti di interesse e per meglio assicurare la sana e prudente gestione, è preclusa la possibilità di presentare candidature ai soggetti che al momento della nomina a componente il Consiglio di Amministrazione abbiano in essere, direttamente o indirettamente, con la Banca attività di rischio superiori all’1% dei Fondi Propri, come definiti dalla normativa di Vigilanza, da ultimo comunicati alla Banca d’Italia. Per il calcolo di tale limite sarà applicata la stessa modalità prevista dal Titolo V – Capitolo 5 – Sezione II delle Nuove Disposizioni di Vigilanza prudenziale per le banche (“Attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti dei soggetti collegati”). Tale indirizzo è coerente con la necessità di proseguire il riposizionamento dell’attività della Banca verso il segmento “retail”. In sede di nomina (o di cooptazione) degli Amministratori verrà valutata preventivamente la composizione quali – quantitativa del Consiglio, individuando e definendo ex ante il profilo teorico dei candidati che andrà sottoposto ai Soci in tempo utile per la formazione delle liste. Viene fatta salva la possibilità degli Azionisti di svolgere proprie valutazioni sulla composizione ottimale del board e di presentare liste autonome e coerenti con i criteri predefiniti. Comitato rischi Il Consiglio di Amministrazione: - definisce le linee di indirizzo del sistema dei controlli, le politiche di governo dei rischi e il RAF (Risk Appetite Framework) valuta periodicamente l’adeguatezza del sistema dei controlli interni e di gestione dei rischi e la loro efficacia valuta periodicamente il profilo di rischio e la sua coerenza con la strategia e il modello di business della Banca. Nell’esercizio di questi compiti, e nell’esame delle relazioni finanziarie periodiche, il Consiglio di Amministrazione si avvale dell'attività del Comitato Rischi al quale sono attribuite funzioni consultive, istruttorie e propositive in materia di rischi e di sistema dei controlli interni nei confronti del Consiglio di amministrazione. Il Comitato Rischi non ha compiti esecutivi; ha comunque facoltà di accedere alle informazioni e alle funzioni aziendali necessarie per lo svolgimento dei compiti ad esso assegnati, nonché di avvalersi di consulenti esterni, nei limiti del budget assegnato. Flusso di informazioni sui rischi indirizzato all'organo di gestione Banca CARIM ritiene che efficaci flussi informativi interni costituiscano un elemento fondamentale dell’organizzazione e del governo societario della Banca, non solamente per consentire un corretto adempimento di obblighi imposti dalla normativa vigente, ma anche per garantire una funzionale attività del Consiglio di Amministrazione. La circolazione di informazioni tra gli Organi Sociali e all’interno degli stessi, rappresenta la condizione fondamentale perché siano effettivamente realizzati gli obiettivi di efficienza della gestione ed efficacia dei controlli, con presidi organizzativi volti ad evitare il rischio di divulgazione impropria di notizie riservate. A tal fine e in piena aderenza con le previsioni civilistiche dell’agire in modo informato (art. 2381c.c.), il Consiglio di Amministrazione di Banca CARIM ha approvato un Regolamento dei Flussi Informativi con delibera del 20 novembre 2012 e successivi aggiornamenti. Il Regolamento individua i soggetti tenuti a fornire periodicamente adeguata informativa, anche su specifica richiesta, al fine di incentivare i meccanismi di circolazione delle informazioni, tra gli Organi Sociali ed al loro interno, idonei a realizzare obiettivi di efficienza della gestione ed efficacia dei controlli; descrive la circolazione 44/86 delle informazioni tra gli Organi con funzioni di supervisione strategica, di gestione e di controllo; dettaglia la tipologia di riferimenti previsti. Con specifico riferimento alle funzioni di controllo (Internal Audit, Compliance e Risk Management), queste presentano periodicamente (prevalentemente con cadenza annuale e trimestrale) relazioni in merito alle attività svolte. Tra queste di evidenziano le relazioni destinate alla Banca d’Italia (ex. Circ. 285/2013) e alla CONSOB (ex Regolamento congiunto Banca d’Italia/CONSOB). Esse, all’occorrenza, segnalano l’eventuale verificarsi di eventi rilevanti. Ad inizio di ogni esercizio, infine, le medesime funzioni predispongono un programma di lavoro per l’esercizio medesimo. 45/86 2 - AMBITO DI APPLICAZIONE (ART. 436 CRR) Informativa qualitativa a) Denominazione della Banca cui si applicano gli obblighi di informativa Banca CARIM – Cassa di Risparmio di Rimini SpA. b) Aree di consolidamento rilevanti per i fini prudenziali e di bilancio La Banca non fa parte di un gruppo bancario e nel 2015 non ha registrato operazioni che ne hanno modificato il perimetro societario. c) Eventuali impedimenti giuridici o sostanziali, attuali o prevedibili, che ostacolano il rapido trasferimento di risorse patrimoniali o di fondi all’interno del gruppo La Banca non fa parte di un gruppo bancario. d) Riduzione dei requisiti patrimoniali individuali applicati alla capogruppo ed alle controllate italiane Poiché la Banca non fa parte di un gruppo bancario, non sono applicate riduzioni ai requisiti patrimoniali. Informativa quantitativa a) Controllate non incluse nel consolidamento e ammontare aggregato delle loro deficienze patrimoniali rispetto ad eventuali requisiti patrimoniali obbligatori Poiché la Banca non fa parte di un gruppo bancario, non ci sono società controllate che non siano incluse nel consolidamento. 46/86 3 - FONDI PROPRI (ART. 437 CRR) Informativa qualitativa a) Informazioni sintetiche sulle principali caratteristiche contrattuali degli elementi patrimoniali, in particolare degli strumenti innovativi di capitale e di quelli non innovativi nonché degli strumenti cui si applicano clausole di salvaguardia (es. grandfathering) I fondi propri sono calcolati in conformità alla Direttiva 2013/36/UE, nota come “CRD IV”, ed al Regolamento (UE) n. 575, noto come “CRR”, che traspongono nell'Unione Europea gli standard definiti dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (cosiddetto Framework “Basilea 3”). Le nuove norme hanno trovato applicazione dal 1° gennaio 2014 secondo i dettami definiti dalla Banca d'Italia nelle circolari 285 (“Nuove Disposizioni di Vigilanza per le banche”) e 286 (“Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni prudenziali per i soggetti vigilati”) pubblicate a fine 2013. I Fondi Propri risultano costituiti dalla somma del Capitale di Classe I — ammesso nel calcolo senza alcuna limitazione — e del Capitale aggiuntivo di Classe II, che viene ammesso nel limite massimo del Capitale di Classe I. Da tali aggregati vengono dedotti le partecipazioni, gli strumenti innovativi di capitale, gli strumenti ibridi di patrimonializzazione e le attività subordinate, detenuti in altre banche e società finanziarie. Vengono altresì dedotte le partecipazioni in società di assicurazione e le passività subordinate emesse dalle medesime società, se computate dall'emittente a fini patrimoniali, nonché ulteriori elementi connessi con il calcolo dei requisiti patrimoniali. Il Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1) al 31 dicembre 2015, è costituito dalle diverse voci che compongono il Patrimonio Netto della Banca. Le “deduzioni” dal capitale primario di classe 1 attengono alle attività immateriali iscritte in bilancio e alle passività fiscali differite associate all’avviamento. Si precisa infine che la Banca si è avvalsa della facoltà di sterilizzare le riserve da valutazione riferibili ai titoli di debito emessi da Amministrazioni Centrali di Paesi dell’Unione Europea detenuti nel portafoglio “Attività finanziarie disponibili per la vendita”. La Banca non ha emesso strumenti finanziari computabili nel Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1). Nel Capitale di classe 2 (Tier 2 –T2) figurano alcuni prestiti obbligazionari subordinati emessi dalla Banca che sono stati computati al netto degli eventuali riacquisti. Si evidenzia che l’esclusione del capitale di classe 2 di alcune tipologie di prestiti subordinati emessi dalla Banca è in relazione ad una interpretazione fornita dall’EBA della normativa entrata in vigore a partire dal 1° gennaio 2014. 47/86 Informativa quantitativa La tabella riportata di seguito riporta la composizione dei Fondi Propri al 31 Dicembre 2015. Bilancio Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1) Strumenti di CET 1: Capitale versato Sovrapprezzi di emissione Riserve: Utili o perdite portati a nuovo Utili o perdita di periodo Altre componenti di conto economico accumulate Riserve - Altro CAPITALE Detrazioni Avviamento: Avviamento connesso con attività immateriali Passività fiscali differite associate all'avviamento Altre attività immateriali: Altre attività immateriali importo al lordo dell'effetto fiscale Attività fiscali differite che si basano sulla redditività futura e non derivano da differenze temporanee al netto delle relative passività fiscali differite Fondi pensione a prestazione definita: Eccedenza degli elementi da detrarre dal capitale aggiuntivo di classe 1 rispetto al capitale aggiuntivo di classe 1 Regime transitorio - Impatto su CET 1 TOTALE CAPITALE PRIMARIO DI CLASSE 1 Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1): Regime transitorio - Impatto su AT 1 Eccedenza degli elementi da detrarre dal capitale aggiuntivo di classe 1 rispetto al capitale aggiuntivo di classe 1 TOTALE CAPITALE DI CLASSE 1 (TIER 1) Approccio Regolamentare 246.146 1.877 25.311 -37.937 2.594 15 238.005 238.005 -23.044 4.345 -158 -9.318 -22.786 25.394 212.439 -22.786 22.786 212.439 Capitale di classe 2 (TIER 2): Strumenti di T2: Capitale versato Detrazioni Regime transitorio - Impatto sul T2: 56.596 TOTALE CAPITALE AGGIUNTIVO DI CLASSE 2 (TIER 2) 58.152 1.556 FONDI PROPRI 270.592 Valori in €mgl La tabella seguente fornisce il dettaglio degli elementi che compongono i fondi propri al 31/12/2015, secondo lo schema previsto dall’allegato VI del Regolamento di Esecuzione (UE) n. 1423/2013 della Commissione. CAPITALE PRIMARIO DI CLASSE 1: STRUMENTI E RISERVE 1 Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni 48/86 31/12/2015 248.022 di cui. Azioni ordinarie 246.146 2 Utili non distribuiti 3 Altre componenti di conto econimico complessivo accumulate ( e altre riserve, includere gli utili e le perdite non realizzati ai sensi della disciplina contabile applicabile) 3a Fondi per rischi bancari generali 4 Importo degli elementi ammissibili di cui all'articolo 484, paragrafo 3, e le relative riserve sovrapprezzo azioni, soggetti a eliminazione progressiva del capitale primario di classe 1 -12.611 2.594 - Conferimenti di capitale pubblico che beneficiano della clausola di grandfathering fino al 1° gennaio 2018 5 Interessi di minoranza (importo consentito nel capitale primario di classe 1 consolidato) 5a Utili di periodo verificati da persone indipendenti al netto di tutti gli oneri o dividendi prevedibili 6 Capitale primario di classe 1 prima delle rettifiche regolamentari 238.005 CAPITALE PRIMARIO DI CLASSE 1 (CET1): RETTIFICHE REGOLAMENTARI 7 Rettifiche di valore supplementari (importo negativo) 8 Attività immateriali (al netto delle relative passività fiscali) (importo negativo) 9 Campo vuoto nell'UE 10 Attività fiscali differite che dipendono dalla redditività futura, escluse quelle derivanti da differenze temporanee (al netto delle relative passività fiscali per le quali sono soddisfatte le condizioni di cui all'articolo 38, paragrafo 3) (importo negativo) 0 0 11 Riserve di valore equo relative agli utili e alle perdite generati dalla copertura dei flussi di cassa 12 Importi negativi risultanti dal calcolo degli importi delle perdite attese 13 Qualsiasi aumento del patrimonio netto risultante da attività cartolarizzate (importo negativo) 14 Gli utili o le perdite su passività valutati al valore equo dovuti all'evoluzione del merito di credito 15 Attività dei fondi pensione a prestazioni definite (importo negativo) 16 Strumenti propri di capitale primario classe 1 detenuti dall'ente direttamente o indirettamente (importo negativo) 17 18 19 20 -18.856 Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente, quando tali soggetti detengono con l'ente una partecipazione incrociata reciproca per aumentare artificialmente i fondi propri dell'ente (importo negativo) Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente, indirettamente, quando l'ente non ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo) Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente, indirettamente o sinteticamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo) Campo vuoto nell'UE -9.318 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 Importo dell'esposizione dei seguenti elementi, che possiedono i requisiti per ricevere un fattore di ponderazione del 20a rischio pari al 1250%, quando l'ete opta per la deduzione 20b di cui: partecipazioni qualificate al di fuori del settore finanziario (importo negativo) 20c di cui: posizioni verso la cartolarizzazione (importo negativo) 20d di cui: operazioni con regolamento non contestuale (importo negativo) 21 Attività fiscali differite che derivano da differenze temporanee (importo superiore alla soglia del 10% al netto delle relative passività fiscali per le quali sono soddisfatte le condizioni di cui all'articolo 38 par 3) (importo negativo) 22 Importo che supera la soglia del 15% (importo negativo) 23 di cui: strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente o indirettamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti 49/86 0 0 0 0 0 0 0 24 Campo vuoto nell'UE 25 di cui: attività fiscali differite che derivano da differenze temporanee 0 25a Perdite relative all'esercizio in corso (importo negativo) 0 25b Tributi prevedibili relativi agli elementi del capitale primario di classe 1 (importo negativo) 26 0 Rettifiche regolamentari applicate al capitale primario di classe 1 in relazione agli importi soggetti a trattamento pre-CRR 26a Rettifiche regolamentari relative agli utili e alle perdite non realizzati ai sensi degli articoli 467 e 468 di cui:….filtro per utili non realizzati su titoli di debito con emittenti diversi da amministrazioni centrali di cui:….filtro per utili non realizzati su titoli di debito emessi da amministrazioni centrali di cui:….filtro per utili non realizzati su titoli di capitale 0 0 -2.958 24 130 -3.112 importo da dedurre o da aggiungere al capitale primario di classe 1 in relazione ai filtri e alle deduzioni aggiuntivi previsti 26b per il trattamento pre-CRR Deduzioni ammissibili dal capitale aggiuntivo di classe 1 che superano il capitale aggiuntivo di classe 1 dell'ente (importo 27 negativo) 28 Totale delle rettifiche regolamentari al capitale primario di classe 1 (CET1) 29 Capitale primario di classe 1 (CET1) 28.352 -22.786 -21.814 212.439 CAPITALE AGGIUNTIVO DI CLASSE 1 (AT1): STRUMENTI 30 Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni 31 di cui: classificati come patrimonio netto ai sensi della disciplina contabile applicabile 32 di cui: classificati come passività ai sensi della disciplina contabile applicabile 33 Importo degli elementi ammissibili di cui all'articolo 484, par 4, e le relative riserve sovrapprezzo azioni, soggetti a eliminazione progressiva del capitale aggiuntivo di classe 1 Conferimenti di capitale pubblico che beneficiano della clausola di grandfathering fino al 1° gennaio 2018 34 Capitale di classe 1 ammissibile incluso nel capitale aggiuntivo di classe 1 consolidato (compresi gli interessi di minoranza non inclusi nella riga 5) emesso da filiazioni e detenuto da terzi 35 di cui: strumenti emessi da filiazioni soggetti a eliminazione progressiva 36 Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1) prima delle rettifiche regolamentari 0 0 0 0 0 0 0 0 CAPITALE AGGIUNTIVO DI CLASSE 1 (AT1): RETTIFICHE REGOLAMENTARI 37 Strumenti propri di capitale aggiuntivo di classe 1 detenuti dall'ente direttamente o indirettamente (importo negativo) Strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente, quando tali soggetti 38 detengono con l'ente una partecipazione incrociata reciproca concepita per aumentare artificialmente i fondi propri dell'ente (importo negativo) Strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente, indirettamente o 39 sinteticamente, quando l'ente non ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo) Strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente o 40 indirettamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo) Rettifiche regolamentari applicate al capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione agli importi soggetti a trattamento pre41 CRR e trattamenti transitori, soggetti a eliminazione progressiva ai sensi del regolamento (UE) n.575/2013 (ossia importi residui CRR) Importi residui dedotti dal capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione alla deduzione dal capitale primario di classe 1 41a durante il periodo transitorio ai sensi dell'art.472 del regolamento (UE) n.575/2013 Importi residui dedotti dal capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione alla deduzione dal capitale di classe 2 durante il 41b periodo transitorio ai sensi dell'art.475 del regolamento (UE) n.575/2013 di cui: investimenti significativi detenuti direttamente nel capitale di altri soggetti del settore finanziario 50/86 0 0 0 0 -22.786 -22.786 0 0 41c Importo de dedurre dal o da aggiungere al capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione ai filtri e alle deduzioni aggiuntivi previsti per il trattamento pre-CRR 42 Deduzioni ammissibili dal capitale di classe 2 che superano il capitale di classe 2 dell'ente (importo negativo) 43 Totale delle rettifiche regolamentari al capitale primario di classe 1 (AT1) 44 Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1) 45 Capitale di classe 1 (T1 = CET1 + AT1) 0 22.786 0 0 212.439 CAPITALE DI CLASSE 2 (T2): STRUMENTI E ACCANTONAMENTI 46 Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni 47 Importo degli elementi ammissibili di cui all'articolo 484, par 5, e le relative riserve sovrapprezzo azioni, soggetti a eliminazione progressiva del capitale di classe 2 Conferimenti di capitale pubblico che beneficiano della clausola di grandfathering fino al 1° gennaio 2018 48 Strumenti e fondi propri ammissibili incluso nel capitale di classe 2 consolidato (compresi gli interessi di minoranza e strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 non inclusi nella riga 5 o nella riga 34) emessi da filiazioni e detenuti da terzi 49 di cui: strumenti emessi da filiazioni soggetti a eliminazione progressiva 50 Rettifiche di valore su crediti 51 Capitale di classe 2 (T2) prima delle rettifiche 0 56.596 0 0 0 0 56.596 CAPITALE DI CLASSE 2 (T2): RETTIFICHE REGOLAMENTARI 52 53 54 Strumenti propri di capitale di classe 2 detenuti dall'ente direttamente o indirettamente e prestiti subordinati (importo negativo) 0 Strumenti di capitale di classe 2 e prestiti subordinati di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente, quando tali soggetti detengono con l'ente una partecipazione incrociata reciproca concepita per aumentare artificialmente i fondi propri dell'ente (importo negativo) 0 Strumenti di capitale di classe 2 e prestiti subordinati di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente, indirettamenete o sinteticamente, quando l'ente non ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo) 0 54a di cui nuove partecipazioni non soggette alle disposizioni transitorie 54b di cui partecipazioni esistenti prima del 1° gennaio 2013 e soggette alle disposizioni transitorie Strumenti di capitale di classe 2 e prestiti subordinati di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente o 55 indirettamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti (al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo) Rettifiche regolamentari applicate al capitale di classe 2 in relazione agli importi soggetti a trattamento pre-CRR e 56 trattamenti transitori, soggetti a eliminazione progressiva ai sensi del regolamento (UE) n.575/2013 (ossi importi residui CRR) Importi residui dedotti dal capitale di classe 2 in relazione alla deduzione del capitale primario di classe 1 durante il perido 56a transitorio ai sensi dell'articolo 472 del regolamento (UE) 575/2013 Importi residui dedotti dal capitale di classe 2 in relazione alla deduzione del capitale aggiuntivo di classe 1 durante il 56b perido transitorio ai sensi dell'articolo 475 del regolamento (UE) 575/2013 di cui: investimenti significativi detenuti direttamente nel capitale di altri soggetti del settore finanziario Importo da dedurre dal o da aggiungere al capitale di classe 2 in relazione ai filtri e alle deduzioni aggiuntivi previsti per il 56c trattamento pre-CRR 0 0 0 1.556 0 0 0 1.556 di cui: filtro per utili non realizzati (titoli di debito) di cui: filtro per utili non realizzati (titoli di capitale) 1.556 57 Totale delle rettifiche regolamentari al capitale di classe 2 (T2) 58 Capitale di classe 2 (T2) post rettifiche 59 Capitale totale (TC = T1 + T2) 1.556 58.152 270.591 Attività ponderate per il rischio in relazione agli importi soggetti a trattamento pre-CRR e trattamenti transitori, soggetti a 59a eliminazione progressiva ai sensi del regolamento (UE) n.575/2013 (ossia importi residui CRR) 51/86 0 60 Totale delle attività ponderate per il rischio 2.491.015 COEFFICIENTI E RISERVE DI CAPITALE 61 Capitale primario di classe 1 (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio) 62 Capitale di classe 1 (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio) 63 Capitale totale (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio) 64 Requisito della riserva di capitale specifica dell'ente (requisito relativo al capitale primario di classe 1 a norma dell'art.92, par 1 a), requisiti della riserva di conservazione del capitale, della riserva di capitale anticiclica, della riserva di capitale a fronte del rischio sistemico, della riserva degli G-Sil o O-Sil, in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio) 65 di cui: requisito della riserva di conservazione del capitale 66 di cui: requisito della riserva di capitale anticiclica 67 di cui: requisito della riserva a fronte del rischio sistemico 8,5% 8,5% 10,9% 7,0% 2,5% 0 67a di cui: riserva di capitale dei G-Sil o degli O-Sil 0 0 68 Capitale primario di classe 1 disponibile per le riserve (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio) 69 (non pertinente nella normativa UE) 70 (non pertinente nella normativa UE) 71 (non pertinente nella normativa UE) 0 0 0 0 IMPORTI INFERIORI ALLE SOGLIE DI DEDUZIONE (PRIMA DELLA PONDERAZIONE DEL RISCHIO) 72 73 Capitale di soggetti del settore finanziario detenuto direttamente o indirettamente, quando l'ente non ha un investimento significativo in tali soggetti (importo inferiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente o indirettamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti (importo inferiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) 74 Campo vuoto nell'UE 75 Attività fiscali differite che derivano da differenze temporanee (importo inferiore alla soglia del 10% al netto delle relative passività fiscali per le quali sono soddisfatte le condizioni di cui all'articolo 38 par 3) (importo negativo) 20.668 171 0 4.512 MASSIMALI APPLICABILI PER L'INCLUSIONE DI ACCANTONAMENTI NEL CAPITALE DI CLASSE 2 76 Rettifiche di valore su crediti incluse nel capitale di classe 2 in relazione alle esposizioni soggette al metodo standardizzato (prima dell'applicazione del massimale) 77 Massimale per l'inclusione di rettifiche di valore su crediti nel capitale di classe 2 nel quadro del metodo standarrdizzato 79 Rettifiche di valore su crediti incluse nel capitale di classe 2 in relazione alle esposizioni soggette al metodo basato sui ratin interni (prima dell'applicazione del massimale) Massimale per l'inclusione di rettifiche di valore su crediti nel capitale di classe 2 nel quadro del metodo basato sui rating interni STRUMENTI DI CAPITALE SOGGETTI A ELIMINAZIONE PROGRESSIVA (APPLICABILE SOLTANTO TRA IL 1° GENNIO 2013 E IL 1° GENNAIO 2022) 80 Attuale massimale sugli strumenti di capitale primario di classe 1 soggetti a eliminazione progressiva 81 Importo escluso dal capitale primario di classe 1 in ragione del massimale (superamento del massimale dopo i rimborsi e le scadenze) 82 Attuale massimale sugli strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 soggetti a eliminazione progressiva 83 Importo escluso dal capitale aggiuntivo di classe 1 in ragione del massimale (superamento del massimale dopo i rimborsi e le scadenze) 84 Attuale massimale sugli strumenti di capitale di classe 2 soggetti a eliminazione progressiva 85 Importo escluso dal capitale di classe 2 in ragione del massimale (superamento del massimale dopo i rimborsi e le scadenze) 78 52/86 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 4 - REQUISITI DI CAPITALE (ART. 438 CRR) Informativa qualitativa a) Sintetica descrizione del metodo adottato dalla Banca nella valutazione dell’adeguatezza del proprio capitale interno per il sostegno delle attività correnti e prospettiche La Banca valuta la propria adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica attraverso il Sistema degli Obiettivi di Rischio (RAF), coerentemente con il modello di business, il Piano Strategico, il Budget e l’ICAAP. L’approccio adottato per la valutazione dell’adeguatezza patrimoniale si basa su due presupposti: - sostenere adeguatamente l’operatività della Banca, anche in funzione dei piani strategici definiti; - rispettare tempo per tempo le indicazione dell’Organo di Vigilanza per quanto concerne i livelli di patrimonializzazione. Il totale dei requisiti patrimoniali, conformemente alle norme di riferimento di cui alla Circolare della Banca d’Italia n. 285 del 17 dicembre 2013 e successivi aggiornamenti, é ottenuto sommando rispettivamente i valori relativi a: - Rischi di credito e di controparte; - Rischi di mercato; - Rischio operativo. Le Attività di rischio ponderate sono ottenute applicando ai rischi sopra indicati (Totale requisiti Prudenziali, Rischi di Primo Pilastro) il coefficiente moltiplicativo del 12,50 (pari al coefficiente reciproco dell’8%). La Banca, attraverso il processo ICAAP definisce in piena autonomia un sistema per determinare il capitale complessivo, adeguato, in termini attuali e prospettici a fronteggiare tutti i rischi rilevanti; il calcolo del capitale complessivo richiede una valutazione di tutti i rischi a cui la Banca è o potrebbe essere esposta, sia di quelli considerati ai fini del calcolo dei Fondi Propri, sia di quelli in esso non contemplati. Il Risk Management, con il coinvolgimento delle principali funzioni aziendali, sviluppa il processo ICAAP nelle seguenti fasi: - 1.individuazione dei rischi da sottoporre a valutazione: tale fase si sostanzia nell’identificare i rischi cui la Banca è esposta, in considerazione dell’operatività e dei mercati di riferimento. Al fine di individuare i rischi rilevanti, l’analisi considera tutti i rischi contenuti nell’Allegato A, Parte Prima, Titolo III, Capitolo 1 della Circolare 285/2013 e nell’Allegato A, Parte Prima, Titolo IV, Capitolo 3, della Circolare 285/2013. - 2.misurazione/valutazione dei singoli rischi e del relativo Capitale Interno: i rischi individuati sono suddivisi tra quelli oggetto di valutazione quantitativa e quelli oggetto di valutazione qualitativa. Nell’ambito dei rischi oggetto di valutazione quantitativa si distinguono quelli a fronte dei quali si determina un Capitale Interno, da quelli per i quali si adottano altre forme di misurazione. Quelli non misurabili sono oggetto di valutazione sulla base dei previsti presidi organizzativi. Vengono inoltre effettuate prove di stress volte a valutare la vulnerabilità della Banca ad eventi eccezionali ma plausibili. - 3.determinazione del Capitale Interno Complessivo: il Capitale Interno Complessivo è determinato mediante l’approccio building block semplificato, che consiste nel sommare ai requisiti regolamentari, a fronte dei rischi del Primo Pilastro (eventualmente rettificati secondo i criteri di volta in volta illustrati), il Capitale Interno relativo agli altri rischi ritenuti rilevanti. Si calcola inoltre l’eccedenza/deficit di Capitale confrontato con i Fondi Propri; - 4.riconciliazione del Capitale Complessivo con i Fondi Propri: è illustrata la riconciliazione del Capitale Complessivo con la definizione dei Fondi Propri . 53/86 Informativa quantitativa b) Il requisito patrimoniale relativo a ciascuna delle classi regolamentari di attività Nella tabella seguente si riportano i requisiti patrimoniali a fronte del rischio di credito relativi a ciascuna delle classi regolamentari di attività (in € mgl). Requisito Patrimoniale Classi regolamentari di attività AMMINISTRAZIONI CENTRALI E BANCHE CENTRALI INTERMEDIARI VIGILATI ENTI DEL SETTORE PUBBLICO AMMINISTRAZIONI REGIONALI O AUTORITA’ LOCALI BANCHE MULTILATERALI DI SVILUPPO ESPOSIZIONI AL DETTAGLIO IMPRESE ED ALTRI SOGGETTI ESPOSIZIONI OICR IPOTECA SU IMMOBILI RESIDENZIALI IPOTECA SU IMMOBILI NON RESIDENZIALI ESPOSIZIONI IN STATO DI DEFAULT ALTRE ESPOSIZIONI ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE Totale c) 6.593 554 735 342 0 6.031 82.975 348 9.946 9.079 53.009 14.907 2.349 186.870 Il requisito patrimoniale relativo a ciascuna delle classi regolamentari di attività con il metodo IRB Banca CARIM non utilizza il metodo IRB. d) Requisito Patrimoniale a fronte del rischio di controparte Il requisito patrimoniale a fronte del rischio di controparte è nullo. e) Requisiti patrimoniali a fronte dei rischi di mercato separatamente Nella tabella seguente si riporta il requisito patrimoniale a fronte dei rischi di mercato scomposto per le differenti voci che lo generano (in € mgl): Importi Rischio di posizione Rischio di concentrazione Rischio di regolamento Rischio di cambio Rischio di posizione in merci RISCHIO DI MERCATO 54/86 218 0 0 0 0 218 f) Requisito patrimoniale a fronte dei rischi operativi Il requisito patrimoniale a fronte dei Rischi Operativi di Banca CARIM, calcolato secondo il metodo base, così come descritto dal Regolamento n. 575/2013, è pari a 12.191€ mgl. g) Coefficienti patrimoniali totale e di base (Tier 1 ratio) Importi Attività di rischio ponderate (in € mgl) Patrimonio di base/attività di rischio ponderate (Tier I capital ratio) Fondi propri/attività di rischio ponderate (Total capital ratio) 55/86 2.491.015 8,53% 10,86% 5 - ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI CONTROPARTE (ART. 439 CRR) Informativa qualitativa a) Aspetti generali L’attività che la Banca svolge in strumenti derivati è esclusivamente incentrata su quelli di natura finanziaria e si articola, come disposto in materia dal Consiglio di Amministrazione, solo su operazioni aventi carattere non speculativo, con finalità di copertura (hedging) di attività/passività proprie preesistenti; in particolare, per quanto riguarda la copertura di poste del passivo si tratta di I.R.S. (interest rate swap, scambio di tasso fisso con variabile) finalizzati alla copertura del rischio di tasso di interesse. Non esistono operazioni in conto proprio riconducibili a contropartite con clientela. i) Metodologia utilizzata per assegnare i limiti operativi definiti in termini di capitale interno e di credito relativi alle esposizioni creditizie verso la controparte Delibera “quadro” del Consiglio di Amministrazione in materia di “Impianto regolamentare della Banca, Regolamento portafoglio titoli di proprietà, sistema delle deleghe, limiti e autonomie”6, che consente la copertura di obbligazioni emesse dalla Banca. ii) Politiche relative alle garanzie ed alle valutazioni concernenti il rischio di controparte Vedi punto precedente. iii) Politiche rispetto alle esposizioni al rischio di correlazione sfavorevole (wrong-way risk) Trattandosi di copertura del rischio di tasso su passività in essere correlate al tasso dell’attivo non è prevista una correlazione sfavorevole. iv) Dell’impatto, in termini di garanzia che la Banca dovrebbe fornire, in caso di abbassamento della valutazione del proprio merito creditizio (downgranding) Attualmente Banca CARIM non è soggetta a Rating. Relativamente al periodo in cui Banca CARIM era soggetta a Rating, non ricorreva ad alcuna garanzia in caso di abbassamento della valutazione del proprio merito creditizio (downgrading). 6 Approvato dal C.d.A. nell’Aprile 2014. 56/86 Informativa qualitativa b) i) Il fair value lordo positivo dei contratti in € mgl Portafoglio di Negoziazione Portafoglio Bancario Totale Derivati Governi e Banche Centrali Enti Pubblici Banche Società Finanziarie Assicurazioni Imprese non Finanziarie Altri soggetti Totale Totale Complessivo Fair Value positivo 4.513 4.513 Titoli di Titoli di debito e capitale e tassi di indici interesse azionari Tassi di cambio e oro Altri valori Sottostanti differenti 1.851 1.286 1.376 4.513 4.513 ii) riduzione del fair value lordo positivo dovuto a compensazione Non rilevante. iii) fair value positivo al netto degli accordi di compensazione Non rilevante. iv) garanzie reali detenute Assenti. v) fair value positivo dei contratti derivati al netto degli accordi di compensazione e degli accordi di garanzia Non rilevante. vi) misure dell’EAD, o di valore dell’esposizione al rischio di controparte, calcolate secondo i metodi utilizzati (modelli interni, standardizzato, valore corrente) in € mgl: 57/86 Valore EAD Valore garanzie (valore reali (su equivalente) equivalente) 2.625 0 0 Derivati Contratti derivati PCT Altre operazioni Security Financing Transaction e con regolamento a l/termine 9.875 101.090 vii) valore nozionale dei derivati di credito di copertura del rischio di controparte: Banca CARIM non opera su derivati creditizi. viii) distribuzione del fair value positivo dei contratti per tipo di sottostante Vedi tabella di cui al precedente punto i) ix) valore nozionale dei derivati su crediti del portafoglio Bancario e del portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza, suddiviso per tipologie di prodotti, ulteriormente dettagliato in funzione del ruolo svolto dalla Banca (acquirente o venditore di protezione) nell’ambito di ciascun gruppo di prodotti Banca CARIM non opera su derivati creditizi. 58/86 6 - RETTIFICHE PER IL RISCHIO DI CREDITO (ART. 442 CRR) Informativa qualitativa a) i) Definizioni di crediti “scaduti” e “deteriorati” utilizzate a fini contabili La definizione utilizzata coincide con quella delle Istruzioni di Vigilanza della Banca d’Italia. ii) Metodologie adottate per determinare le rettifiche di valore Nella costruzione delle tabelle che seguono si è tenuto conto delle indicazioni fornite dalla circolare della Banca d’Italia n. 7535 del 5/1/2009 in materia di esposizioni delle rettifiche di valore. Fra le rettifiche di valore specifiche vengono indicate anche quelle che la Banca calcola forfetariamente relativamente ai crediti past-due. Per una descrizione dettagliata si veda la Nota integrativa del Bilancio al 31 Dicembre 2015, Parte E – Informazioni sui rischi e sulle relative politiche di copertura – Sezione 1 – Rischio di Credito. Informativa quantitativa b) Esposizioni creditizie lorde totali e medie relative al periodo di riferimento, distinte per principali tipologie di esposizione e di controparte. L’ammontare è al netto delle compensazioni contabili ammesse, ma non tiene conto degli effetti delle tecniche di attenuazione del rischio di credito Si riporta di seguito l’informativa quantitativa in € mgl i) Esposizioni per cassa e fuori bilancio verso banche: valori lordi e netti Tipologie esposizioni/valori Rettifiche di valore specifiche Esposizione lorda Fino a 3 mesi Attività deteriorate Da oltre 3 Da oltre 6 mesi fino mesi fino a 6 mesi a 1 anno A. ESPOSIZIONI PER CASSA a) Sofferenze - di cui: esposizioni oggetto di concessione b) Inadempienze probabili - di cui: esposizioni oggetto di concessione c) Esposizioni scadute deteriorate - di cui: esposizioni oggetto di concessione d) Esposizioni scadute non deteriorate - di cui: esposizioni oggetto di concessione e) Altre esposizioni non deteriorate - di cui: esposizioni oggetto di concessione TOTALE A B. ESPOSIZIONI FUORI BILANCIO a) Deteriorate b) Non deteriorate TOTALE B TOTALE A+B 59/86 oltre 1 anno Rettifiche di valore di portafoglio Espozione netta Attività non deteriorate 36 36 56.476 56.476 56.512 56.512 4.430 4.430 60.942 4.430 4.430 60.942 ii) Esposizioni per cassa e fuori bilancio verso clientela: valori lordi e netti Rettifiche di valore specifiche Rettifiche di valore Esposizione di netta portafoglio 454.179 (204.870) 249.309 Esposizione Lorda Tipologie esposizioni/valori A. ESPOSIZIONI PER CASSA a) Sofferenze - di cui: esposizioni oggetto di concessioni b) Inadempienze probabili 25.252 - di cui: esposizioni oggetto di concessioni 13.724 c) Esposizioni scadute deteriorate 898 - di cui: esposizioni oggetto di concessioni 149 d) Esposizioni scadute non deteriorate - di cui: esposizioni oggetto di concessioni e) Altre esposizioni non deteriorate - di cui: esposizioni oggetto di concessioni TOTALE A 26.150 B. ESPOSIZIONI FUORI BILANCIO a) Deteriorate b) Non deteriorate Oltre 1 anno Da oltre 6 mesi fino a 1 anno Da oltre 3 mesi fino a 6 mesi Fino a 3 mesi Attività deteriorate Attività non deteriorate 6.622 27.886 35.595 227.023 (16.109) (65.803) 19.486 220.980 3.065 5.725 8.481 11.986 34.323 26.311 (9.626) (5.461) 49.967 39.459 4.462 1.796 13.448 12.347 39.872 707.513 267.604 (2.437) (1.460) 17.418 266.144 18.478 2.520.067 (63) (11.464) 18.415 2.508.603 42.279 (456) 41.823 (12.924) 3.284.495 (155) 16.174 269.348 2.787.671 (276.134) 16.317 (143) 269.503 TOTALE B 16.317 TOTALE A+B 42.467 269.503 12.347 39.872 60/86 707.513 (143) (155) 285.522 3.057.174 (276.277) (13.079) 3.570.017 c) Distribuzione geografica delle esposizioni, ripartite per classi principali di esposizione; e per aree significative. i) Distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e “fuori bilancio” verso banche ITALIA Esposizioni/Aree geografiche Esposizione Netta Rettifiche valore complessive ALTRI PAESI EUROPEI Rettifiche Esposizione valore Netta complessive AMERICA Rettifiche Esposizione valore Netta complessive ASIA Esposizione Netta Rettifiche valore complessive RESTO DEL MONDO Rettifiche Esposizione valore Netta complessive A. Esposizioni per cassa A.1 Sofferenze A.2 Inadempienze probabili A.3 Esposizioni scadute deteriorate A.4 Esposizioni non deteriorate 43.263 12.254 547 344 104 TOTALE A 43.263 12.254 547 344 104 B.4 Esposizioni non deteriorate 1.435 2.723 272 TOTALE B 1.435 2.723 272 TOTALE (A+B) 31/12/2015 44.698 14.977 547 616 104 TOTALE 31/12/2014 30.492 16.736 1.219 427 477 B. Esposizioni "fuori bilancio" B.1 Sofferenze B.2 Inadempienze probabili B.3 Altre attività deteriorate 61/86 ii) Distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e “fuori bilancio” verso clientela ITALIA Esposizioni/Aree geografiche A. Esposizioni per cassa A.1 Sofferenze A.2 Inadempienze probabili A.3 Esposizioni scadute deteriorate A.4 Esposizioni non deteriorate TOTALE A B. Esposizioni "fuori bilancio" B.1 Sofferenze B.2 Inadempienze probabili B.3 Altre attività deteriorate B.4 Esposizioni non deteriorate TOTALE B TOTALE A+B 31/12/2015 TOTALE A+B 31/12/2014 Esposizione Netta ALTRI PAESI EUROPEI Rettifiche valore complessive Esposizione Netta Rettifiche valore complessive AMERICA Esposizione Netta 249.166 220.350 39.459 2.763.686 3.272.661 (204.625) (65.750) (5.461) (12.913) (288.749) 143 630 (245) (53) 10.098 10.871 (11) (309) 963 963 9.263 5.975 936 269.284 285.458 3.558.119 3.892.960 (12) (130) (1) (155) (298) (289.047) (350.007) 64 64 10.935 9.899 (309) (202) 963 47 62/86 Rettifiche valore complessive ASIA Esposizione Netta Rettifiche valore complessive RESTO DEL MONDO Esposizione Netta Rettifiche valore complessive Distribuzione per settore economico per tipo di controparte delle esposizioni, ripartite per tipologia di esposizione, e, se necessario, ulteriori dettagli (172.860) 17.241 (14.580) 2.245 (1.529) 199.975 (60.847) 20.578 (4.684) 44.109 (8.896) 5.858 (730) 37.308 (5.177) 2.129 (281) 17.390 (2.433) 28 (4) Rettifiche valore di portafoglio Rettifiche valore specifiche 222.751 Esposizione Netta Rettifiche valore di portafoglio Altri soggetti Rettifiche valore specifiche Imprese non finanziarie Esposizione Netta Rettifiche valore di portafoglio Rettifiche valore specifiche (2.117) Esposizione Netta Rettifiche valore specifiche 24 Società di assicurazione Rettifiche valore di portafoglio Esposizione Netta Società finanziarie Rettifiche valore di portafoglio Rettifiche valore specifiche Esposizione Netta Altri enti pubblici Rettifiche valore di portafoglio Esposizioni/Controparti Rettifiche valore specifiche Governi Esposizione Netta d) A. Esposizioni per cassa A.1 Sofferenze - di cui: esposizioni oggetto di concessioni A.2 Inadempienze probabili - di cui: esposizioni oggetto di concessioni A.3 Esposizioni scadute deteriorate - di cui: esposizioni oggetto di concessioni A.4 Esposizioni non deteriorate - di cui: esposizioni oggetto di concessioni TOTALE A 427 22 948.833 32.177 (272) (3) 28.244 1.218.367 (11.400) 547.126 51.016 948.833 32.177 26.534 (29.893) (498) 9.222 28.717 (2.392) 1.678.401 (238.884) (11.400) 596.367 (34.858) 5.499 (7) 3.764 (5) B.2 Inadempienze probabili 5.973 (130) 2 B.3 Altre attività deteriorate 916 (1) 20 (1.524) (21) (1.524) B. Esposizioni "fuori bilancio" B.1 Sofferenze B.4 Esposizioni non deteriorate 790 5.406 (1) 730 (1) (1) 230.077 32.345 (143) 32.367 (10) TOTALE B 790 5.406 6.229 (7) (1) 240.730 TOTALE (A+B) 31/12/2015 949.623 37.583 (1) 34.946 (2.399) (1) 1.919.131 (239.020) (11.543) 628.734 (34.858) (1.534) TOTALE (A+B) 31/12/2014 1.115.163 44.603 (6) 96.246 (2.310) (3) 2.039.029 (305.507) (12.745) 607.865 (27.583) (2.055) 63/86 (136) (143) (10) e) Distribuzione per vita residua contrattuale dell’intero portafoglio, ripartito per tipologia di esposizione e, se necessario, ulteriori dettagli (valori in € mgl) i) Portafoglio Bancario: distribuzione per durata residua (per data di riprezzamento) delle attività e delle passività finanziarie – valuta di denominazione: Euro Tipologia/Durata residua 1. Attività per cassa 1.1 Titoli di debito - con opzione di rimborso anticipato - altri 1.2 Finanziamenti a banche 1.3 Finanziamenti a clientela - c/c - altri finanziamenti - con opzione di rimborso anticipato - altri 2. Passività per cassa 2.1 Debiti verso clientela - c/c - altri debiti - con opzione di rimborso anticipato - altri 2.2 Debiti verso banche - c/c - altri debiti 2.3 Titoli di debito - con opzione di rimborso anticipato - altri 2.4 Altre passività - con opzione di rimborso anticipato - altri 3. Derivati finanziari 3.1 Con titolo sottostante - Opzioni + posizioni lunghe + posizioni corte - Altri derivati + posizioni lunghe + posizioni corte 3.2 Senza titolo sottostante - Opzioni + posizioni lunghe + posizioni corte - Altri derivati + posizioni lunghe + posizioni corte 4. Altre operazioni fuori bilancio + posizioni lunghe + posizioni corte Fino a 3 mesi A vista 1.526.095 Da oltre 3 mesi fino a 6 mesi 301.835 289 615.321 551.133 Da oltre 6 mesi fino a 1 anno 108.587 557.528 269.983 Da oltre 5 anni fino a 10 anni 193.626 158.039 69 2 269.983 157.970 3 Da oltre 1 anno fino a 5 anni 289 551.133 Oltre 10 anni 21.932 5 12.164 1.513.931 500.145 1.013.786 38.023 263.523 4.034 259.489 64.188 2.986 61.202 108.587 13.837 94.750 287.545 29.597 257.948 35.587 3.295 32.292 21.927 1.004.091 215.724 42.069 43.524 123.984 25.681 21.927 9.695 1.903.618 1.896.610 1.744.994 151.616 43.765 901.333 194.338 92.581 101.757 19.133 116.746 60.888 60.402 486 51.226 119.056 51.270 51.080 190 133.964 303.119 10.748 10.748 6.611 15.999 151.616 7.002 6.495 507 101.757 563.320 486 190 563.320 143.675 55.858 67.786 292.371 15.999 75.666 18.721 15.475 79.290 60 68.009 37.137 52.311 213.081 15.939 128.859 59.348 23.212 97.945 17.924 16.046 128.859 128.048 7.487 120.561 811 517 294 59.348 59.348 11.668 47.680 23.212 23.212 23.151 61 97.945 97.945 97.607 338 17.924 17.924 16.943 981 16.046 16.046 14.405 1.641 21.927 6 6 64/86 Durata indeterminata ii) Portafoglio Bancario: distribuzione per durata residua (per data di riprezzamento) delle attività e delle passività finanziarie – valuta di denominazione: altre divise Tipologia/Durata residua 1. Attività per cassa 1.1 Titoli di debito - con opzione di rimborso anticipato - altri 1.2 Finanziamenti a banche 1.3 Finanziamenti a clientela - c/c - altri finanziamenti - con opzione di rimborso anticipato - altri 2. Passività per cassa 2.1 Debiti verso clientela - c/c - altri debiti - con opzione di rimborso anticipato - altri 2.2 Debiti verso banche - c/c - altri debiti 2.3 Titoli di debito - con opzione di rimborso anticipato - altri 2.4 Altre passività - con opzione di rimborso anticipato - altre 3. Derivati finanziari 3.1 Con titolo sottostante - Opzioni + posizioni lunghe + posizioni corte - Altri derivati + posizioni lunghe + posizioni corte 3.2 Senza titolo sottostante - Opzioni + posizioni lunghe + posizioni corte - Altri derivati + posizioni lunghe + posizioni corte 4. Altre operazioni fuori bilancio + posizioni lunghe + posizioni corte fino a 3 mesi a vista 6.138 4.857 da oltre 3 mesi fino a 6 mesi 1.075 919 919 2.462 3.676 3.676 4.857 156 4.857 156 4.857 156 5.554 5.553 5.553 1 1 811 811 811 294 517 65/86 da oltre 6 mesi fino a 1 anno da oltre 1 anno fino a 5 anni da oltre 5 anni fino a 10 anni oltre 10 anni Durata indeterminata i) Distribuzione per settore economico o per tipo di controparte significativi con l’ammontare di esposizione deteriorate o scadute, indicate separatamente (172.860) 17.241 (14.580) 2.245 (1.529) 199.975 (60.847) 20.578 (4.684) 44.109 (8.896) 5.858 (730) 37.308 (5.177) 2.129 (281) 17.390 (2.433) 28 (4) Rettifiche valore di portafoglio Rettifiche valore specifiche 222.751 Esposizione Netta Rettifiche valore di portafoglio Altri soggetti Rettifiche valore specifiche Imprese non finanziarie Esposizione Netta Rettifiche valore di portafoglio Rettifiche valore specifiche (2.117) Esposizione Netta Rettifiche valore specifiche 24 Società di assicurazione Rettifiche valore di portafoglio Esposizione Netta Società finanziarie Rettifiche valore di portafoglio Rettifiche valore specifiche Esposizione Netta Altri enti pubblici Rettifiche valore di portafoglio Esposizioni/Controparti Rettifiche valore specifiche Governi Esposizione Netta f) A. Esposizioni per cassa A.1 Sofferenze - di cui: esposizioni oggetto di concessioni A.2 Inadempienze probabili - di cui: esposizioni oggetto di concessioni A.3 Esposizioni scadute deteriorate - di cui: esposizioni oggetto di concessioni A.4 Esposizioni non deteriorate - di cui: esposizioni oggetto di concessioni TOTALE A 427 22 948.833 32.177 (272) (3) 28.244 1.218.367 (11.400) 547.126 51.016 948.833 32.177 26.534 (29.893) (498) 28.717 (2.392) 1.678.401 5.499 (7) 3.764 (5) 5.973 (130) 916 (1) 9.222 (238.884) (11.400) 596.367 (34.858) (1.524) (21) (1.524) B. Esposizioni "fuori bilancio" B.1 Sofferenze B.2 Inadempienze probabili B.3 Altre attività deteriorate B.4 Esposizioni non deteriorate 790 5.406 (1) 730 TOTALE B 790 5.406 (1) 6.229 TOTALE (A+B) 31/12/2015 949.623 37.583 TOTALE (A+B) 31/12/2014 1.115.163 44.603 66/86 2 20 (1) 230.077 (7) (1) 240.730 (1) 34.946 (2.399) (1) 1.919.131 (239.020) (11.543) 628.734 (34.858) (1.534) (6) 96.246 (2.310) (3) 2.039.029 (305.507) (12.745) 607.865 (27.583) (2.055) (136) (143) 32.345 (10) (143) 32.367 (10) ii) rettifiche di valore complessive e iii) rettifiche di valore effettuate nel periodo di riferimento. ITALIA Esposizioni/Aree geografiche A. Esposizioni per cassa A.1 Sofferenze A.2 Inadempienze probabili A.3 Esposizioni scadute deteriorate A.4 Esposizioni non deteriorate TOTALE A B. Esposizioni "fuori bilancio" B.1 Sofferenze B.2 Inadempienze probabili B.3 Altre attività deteriorate B.4 Esposizioni non deteriorate TOTALE B TOTALE A+B 31/12/2015 TOTALE A+B 31/12/2014 Esposizione Netta ALTRI PAESI EUROPEI Rettifiche valore complessive Esposizione Netta Rettifiche valore complessive AMERICA Esposizione Netta 249.166 220.350 39.459 2.763.686 3.272.661 (204.625) (65.750) (5.461) (12.913) (288.749) 143 630 (245) (53) 10.098 10.871 (11) (309) 963 963 9.263 5.975 936 269.284 285.458 3.558.119 3.892.960 (12) (130) (1) (155) (298) (289.047) (350.007) 64 64 10.935 9.899 (309) (202) 963 47 67/86 Rettifiche valore complessive ASIA Esposizione Netta Rettifiche valore complessive RESTO DEL MONDO Esposizione Netta Rettifiche valore complessive h) Per aree geografiche significative, l’ammontare: 1)delle esposizioni deteriorate e scadute, indicate separatamente; delle rettifiche di valore relative a ciascuna area geografica: Italia Nord Ovest Esposizioni/Aree geografiche Italia Nord Est Rettifiche valore complessive Espos. Netta Espos. Netta Italia Centro Rettifiche valore complessive Espos. Netta Italia Sud e Isole Rettifiche valore complessive Espos. Netta Rettifiche valore complessive A. Esposizioni per cassa A.1 Sofferenze 204 (937) 189.984 (162.973) 51.172 (35.190) 7.806 (5.525) A.2 Inadempienze probabili 628 (58) 132.784 (40.281) 75.844 (20.640) 11.094 (4.771) 32.610 (4.528) 5.285 (721) 1.561 (212) A.4 Esposizioni non deteriorate 49.669 (174) 1.321.239 (9.506) 1.354.336 (2.981) 38.442 (252) TOTALE 50.504 (1.169) 1.676.617 (217.288) 1.486.637 (59.532) 58.903 (10.760) B.1 Sofferenze 3.581 (4) 5.515 (8) 167 B.2 Inadempienze probabili 3.696 (102) 2.265 (26) 14 (2) B.3 Altre attività deteriorate 874 (1) 62 3 A.3 Esposizioni scadute deteriorate B. Esposizioni "fuori bilancio" B.4 Esposizioni non deteriorate 83.137 (1) 160.418 (129) 23.874 (23) 1.855 (2) TOTALE 83.137 (1) 168.569 (236) 31.716 (57) 2.036 (4) TOTALE (A+B) 31/12/2015 133.641 (1.170) 1.845.186 (217.524) 1.518.353 (59.589) 60.939 (10.764) TOTALE 31/12/2014 40.704 (1.350) 1.966.951 (252.058) 1.780.158 (84.429) 105.147 (12.160) 68/86 h) Dinamiche delle rettifiche di valore complessive a fronte delle esposizioni deteriorate, separatamente per le rettifiche di valore specifiche e di portafoglio. Le informazioni comprendono: i) La descrizione delle modalità di determinazione delle rettifiche di valore; Per una descrizione dettagliata si veda la Nota integrativa del Bilancio al 31 Dicembre 2015, Parte E – Informazioni sui rischi e sulle relative politiche di copertura relativamente – Sezione 1 – Rischio di Credito. ii) il saldo iniziale delle rettifiche di valore totali; iii ) le cancellazioni effettuate nel periodo; iv ) le rettifiche di valore effettuate nel periodo; v ) le riprese di valore effettuate nel periodo; vi) ogni altro aggiustamento, ad esempio per oscillazioni del cambio, fusioni societarie, acquisizioni e dimissioni di filiazioni, compresi i trasferimenti tra tipi di rettifiche di valore; vii) il saldo finale delle rettifiche di valore totali Il totale delle rettifiche di valore, che tutela la massa totale dei crediti per cassa verso clientela è analiticamente dettagliato nella Nota Integrativa al Bilancio al 31 Dicembre 2015 (Parte E – Sezione 1 – Rischio di credito), in € mgl. Esposizioni per cassa verso clientela: dinamica delle esposizioni deteriorate lorde Causali/Categorie Sofferenze A. Esposizione lorda iniziale - di cui: esposizioni cedute non cancellate B. Variazioni in aumento B.1 ingressi da esposizioni in bonis B.2 trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate B.3 altre variazioni in aumento C. Variazioni in diminuzione C.1 uscite verso esposizioni in bonis C.2 cancellazioni C.3 incassi C.4 realizzi per cessioni C.5 perdite da cessione C.6 trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate C.7 altre variazioni in diminuzione D. Esposizione lorda finale - di cui: esposizioni cedute non cancellate Esposizioni scadute deteriorate 515.254 310.516 24.530 80.876 1.761 73.379 5.736 (141.951) 80.302 53.112 13.996 13.194 (104.035) (11.173) (1.418) (14.650) (1.466) (344) (74.984) 41.145 35.887 3.478 1.780 (20.755) (2.581) (25) (2.228) (53) 286.783 44.920 (136.206) (3.824) (1.259) (662) 454.179 69/86 Inadempienze probabili (15.868) Esposizioni per cassa verso clientela: dinamica delle rettifiche di valore complessive Sofferenze Causali/Categorie Totale 264.172 A. Rettifiche complessive iniziali - di cui: esposizioni cedute non cancellate B. Variazioni in aumento B.1 rettifiche di valore B.2 perdite da cessione B.3 trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate B.4 altre variazioni in aumento C. Variazioni in diminuzione C.1 riprese di valore da valutazione C. 2 riprese di valore da incasso C.3 utili da cessione C.4 cancellazioni C.5 trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate C.6 altre variazioni in diminuzione D. Rettifiche complessive finali - di cui: esposizioni cedute non cancellate Totale 68.145 Esposizioni scadute deteriorate Totale 2.715 84.615 68.995 180 15.440 31.094 30.941 153 3.166 3.166 (143.917) (21.655) (1.349) (33.437) (7.145) (1.785) (420) (120.733) (8.915) (15.439) (153) 65.802 (420) (180) 204.870 70/86 Inadempienze probabili 5.461 7 - ATTIVITÀ NON VINCOLATE (ART. 443 CRR) Informativa quantitativa Vengono di seguito riportate le evidenze quantitative relative alle attività impegnate e non impegnate sulla base dello schema diffuso dalla Banca Centrale Europea, in € mgl. Template A - Attivi dell'ente segnalante 010 020 030 040 100 120 Valore di bilancio Valore di bilancio Fair value delle delle Attività Fair value delle delle Attività non attività non vincolate attività vincolate vincolate vincolate 010 040 060 090 875.971 832.174 2.872.407 183.537 VOCI Attività dell'Istituto Finanziamenti a vista T itoli di capitale T itoli di debito Finanziamenti diversi da finanziamenti a vista Altre attività 832.174 43.796 31.448 152.090 2.325.596 363.274 832.174 31.447 152.090 Template B -Collateral ricevuti dall'ente segnalante VOCI 130 140 150 160 220 230 240 Collateral ricevuti dall'Istituto Finanziamenti a vista Titoli di capitale Titoli di debito Finanziamenti diversi da finanziamenti a vista Altri collateral ricevuti Propri Titoli di debito emessi diversi da covered bonds e ABSs Fair value dei collateral ricevuti o titoli di debito emessi vincolati Fair value dei collateral ricevuti o titoli di debito emessi vincolabili 010 040 0 8.207 8.207 T emplate C -Fonti di impiego VOCI 010 020 040 090 120 130 140 150 160 170 Valore di bilancio delle passività connesse Derivati Depositi T itoli di debito emessi Altre fonti di encumbrance Nominale degli impegni ricevuti Nominale delle garanzie finanziarie ricevute Fair value dei titoli ricevuti in prestito senza garanzia in contanti Altre fonti di encumbrance TOTALE FONTI DI ENCUMBRANCE 71/86 Attività, collateral Passività ricevuti e titoli di corrispondenti o debito emessi titoli prestati diversi da covered (+) (-) 010 030 109.971 111.236 109.971 111.236 0 764.735 109.971 764.735 875.971 8 - USO DELLE ECAI (ART. 444 CRR) Informativa qualitativa a) (i) Denominazione delle agenzie esterne di valutazione del merito di credito e delle agenzie per il credito all’esportazione prescelte Moody’s Investors Service ii) Classi regolamentari di attività e relative agenzie esterne di valutazione del merito di credito Per il calcolo delle esposizioni ponderate per il rischio di credito utilizzando il metodo standardizzato, Banca CARIM ha utilizzato le agenzie esterne di valutazione del merito creditizio riportate in tabella: Portafogli Esposizioni verso Amministrazioni centrali e banche centrali ECA/ECAI Moody's Investors Service Esposizioni verso organizzazioni Moody's Investors Service internazionali Moody's Investors Esposizione verso banche Service multilaterali di sviluppo Caratteristiche dei rating Solicited e Unsolicited Solicited e Unsolicited Solicited e Unsolicited Esposizioni verso imprese ed altri soggetti Moody's Investors Service Solicited e Unsolicited Esposizioni verso organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR) Moody's Investors Service Solicited e Unsolicited Posizioni verso cartolarizzazioni aventi un rating a breve termine Moody's Investors Service Posizioni verso cartolarizzazioni Moody's Investors diverse da quelle aventi un rating Service a breve termine iii)Descrizione del processo impiegato per estendere le valutazioni del merito di credito relative all’emittente o all’emissione ad attività comparabili non incluse nel portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza. Banca CARIM non estende le suddette valutazioni ad attività comparabili. 72/86 Informativa quantitativa b) Per le banche che calcolano le esposizioni ponderate per il rischio di credito secondo il metodo standardizzato occorre fornire, per ciascuna classe regolamentare di attività, i valori delle esposizioni, con e senza attenuazione del rischio di credito, associati a ciascuna classe di merito creditizio nonchè i valori delle esposizioni dedotte dal patrimonio di vigilanza L’informativa è in € mgl. TOTALE DELLE ESPOSIZIONI NOMINALI (€ mgl) Fattori di ponderazione Rischio di credito e di controparte Metodologia standard Esposizioni verso o garantite da amministrazioni e banche centrali Esposizioni verso o garantite da amministrazioni regionali o autorità locali Esposizioni verso o garantite da organismi del settore pubblico Esposizioni verso o garantite da banche multilaterali di sviluppo Esposizioni verso o garantite da imprese e altri soggetti Esposizioni verso o garantite da intermediari vigilati Esposizioni al dettaglio Esposizioni garantite da immobili Esposizioni in stato di default Esposizioni verso OICR Esposizioni in strumenti di capitale Altre esposizioni 0% 1.048.212 21.643 6.612 TOTALE NOMINALE 1.069.924 494.855 35% 50% 75% 289 34.615 1.384 100% 70.992 150% 250% 4.512 ALTRE 11.246 69 452.244 631 1.802.350 0 1 167.876 372.840 Rischio di credito e di controparte Metodologia standard Esposizioni verso o garantite da amministrazioni e banche centrali Esposizioni verso o garantite da amministrazioni regionali o autorità locali Esposizioni verso o garantite da organismi del settore pubblico Esposizioni verso o garantite da banche multilaterali di sviluppo Esposizioni verso o garantite da imprese e altri soggetti Esposizioni verso o garantite da intermediari vigilati Esposizioni al dettaglio Esposizioni garantite da immobili Esposizioni in stato di default Esposizioni verso OICR Esposizioni in strumenti di capitale Altre esposizioni 20% 0% 1.048.201 372.840 242.376 242.665 167.876 237.945 4.355 28.937 185.015 293.505 2.341.472 293.507 171 4.683 TOTALE DELLE ESPOSIZIONI NOMINALI (ED EQUIVALENTI) PONDERATE Fattori di ponderazione 20% 35% 50% 75% 100% 150% 250% 289 70.992 4.512 25.286 1.170 8.960 69 33.331 484 1.112.187 0 1 109.340 372.543 21.643 TOTALE NOMINALE 6.612 1.062 73/86 240.523 9.946 9.090 6.029 235.029 4.355 28.937 185.015 284.807 125.628 34.177 171 937 ALTRE 9 - RISCHIO MERCATO (ART. 445 CRR) L’esposizione al rischio di mercato della Banca è calcolata con la metodologia standard, valutando ciascun rischio così come disposto dal Regolamento (UE) n.575/2013 e successive modifiche ed integrazioni. Al 31/12/2015, l’esposizione al rischio di mercato (in € mgl) risultava: Rischio di posizione rischio generico titoli di debito titoli di capitale 31/12/2015 1.037 44 rischio specifico titoli di debito titoli di capitale 1.595 44 OICR - Opzioni - Requisito regolamentare 2.720 Conseguentemente il requisito patrimoniale a fronte del rischio di mercato è pari a 218 € mgl. 74/86 10 - RISCHIO OPERATIVO (ART. 446 CRR) Informativa qualitativa a) Descrizione del metodo adottato per il calcolo dei requisiti patrimoniali a fronte del rischio operativo Relativamente all’anno 2015, la quantificazione dei rischi operativi è stata condotta secondo la metodologia regolamentare prevista dal Regolamento (UE) n.575/2013 e successive modifiche ed integrazioni. In particolare è stato utilizzato il metodo base e l’applicazione del coefficiente del 15% alla media dell’indicatore rilevante degli ultimi tre esercizi. Secondo il Regolamento (UE) n.575/2013 e successive modifiche ed integrazioni, per le banche che applicano i principi contabili stabiliti dalla direttiva 86/635/CEE, l'indicatore rilevante è pari alla somma dei seguenti elementi: Interessi e proventi assimilati, Interessi e oneri assimilati, Proventi su azioni, quote ed altri titoli a reddito variabile/Fisso, Proventi per commissioni/provvigioni, Oneri per commissioni/provvigioni, Profitto (perdita) da operazioni finanziarie, Altri proventi di gestione. Inoltre, gli enti non utilizzano i seguenti elementi nel calcolo dell'indicatore rilevante: - profitti e perdite realizzati sulla vendita di titoli non inclusi nel portafoglio di negoziazione, proventi derivanti da partite straordinarie o irregolari, proventi derivanti da assicurazioni. La quantificazione dei rischi operativi al 31 dicembre 2015, ha delineato un requisito patrimoniale pari a circa 12,191€ mln. 75/86 11 - ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE (ART. 447 CRR) Informativa qualitativa a) i) Differenziazione delle esposizioni in funzione degli obiettivi perseguiti (es. realizzazione di guadagni in linea capitale, relazioni con le controparti, motivazioni strategiche); ii) descrizione delle tecniche di contabilizzazione e delle metodologie di valutazione utilizzate, incluse le ipotesi di fondo e le prassi che influiscono sulla valutazione, nonché le modifiche significative di tali prassi. I titoli di capitale non allocati nel portafoglio di negoziazione vengono iscritti nello stato patrimoniale al loro fair value. L’iscrizione iniziale delle attività finanziarie disponibili per la vendita coincide con la data di regolamento per i titoli di debito e di capitale e con la data di erogazione per i crediti. La rilevazione iniziale delle attività finanziarie disponibili per la vendita avviene al loro fair value, che di norma corrisponde all’ammontare erogato/pagato comprensivo dei costi e dei ricavi iniziali direttamente attribuibili. Se l’iscrizione avviene a seguito di riclassificazione di “Attività finanziarie detenute sino a scadenza”, il valore di iscrizione è rappresentato dal fair value al momento del trasferimento. Gli investimenti classificati nel portafoglio disponibili per la vendita sono valutati al fair value, ad eccezione degli strumenti rappresentativi di capitale non quotati in un mercato attivo, i quali, quando il fair value non possa essere determinato in modo attendibile, vengono mantenuti al costo. Le attività finanziarie della specie sono valutate al fair value e gli effetti della valutazione vengono imputati a patrimonio netto. A ciascuna data di bilancio viene valutato se vi siano oggettive evidenze che uno strumento finanziario abbia subito perdite di valore con riferimento alle modalità di seguito indicate: a. in relazione ai titoli di debito le informazioni che si considerano principalmente rilevanti ai fini dell’accertamento di eventuali perdite per riduzione di valore sono le seguenti: - esistenza di significative difficoltà finanziarie dell’emittente, testimoniate da inadempimenti o mancati pagamenti di interessi o capitale; - probabilità di apertura di procedure concorsuali; - scomparsa di un mercato attivo sugli strumenti finanziari; - peggioramento delle condizioni economiche che incidono sui flussi finanziari dell’emittente; - declassamento del merito di credito dell’emittente, nel caso di titoli obbligazionari dotati di rating, quando accompagnato da altre notizie negative sulla situazione finanziaria di quest’ultimo. Nel caso di titoli obbligazionari si considera la disponibilità di fonti specializzate o di informazioni disponibili su “info-provider” (ad esempio Bloomberg, Reuters, ecc.) attraverso cui si determina più puntualmente la rilevanza della situazione di deterioramento dell’emittente. In assenza di tali elementi si fa riferimento, ove possibile, alla quotazione di obbligazioni similari a quella presa in esame in termini sia di caratteristiche finanziarie sia di standing dell’emittente. b. Con riferimento ai titoli di capitale, le informazioni che si ritengono rilevanti ai fini dell’evidenziazione di perdite per riduzioni di valore includono, oltre alle precedenti considerazioni: - la verifica dei cambiamenti intervenuti nell’ambiente tecnologico, di mercato, economico o legale in cui l’emittente opera; - una diminuzione significativa o prolungata del fair value di uno strumento rappresentativo di capitale al di sotto del suo costo può essere considerata evidenza obiettiva di una riduzione di valore. Più in particolare, il superamento di uno dei seguenti parametri rappresenta obiettiva evidenza di un impairment e comporta la rilevazione della perdita a conto economico: - Fair value del titolo inferiore al valore di iscrizione iniziale di oltre il 30%; oppure - Fair value del titolo inferiore al valore di carico per un arco temporale superiore a 12 mesi. 76/86 Relativamente agli investimenti in strumenti rappresentativi di capitale, la necessità di rilevare un impairment considera inoltre, singolarmente o congiuntamente, le seguenti situazioni: - il Fair value dell’investimento risulta significativamente inferiore al costo di acquisto o comunque è significativamente inferiore a quello di società similari dello stesso settore; - il management della società non è considerato di adeguato standing ed in ogni caso capace di assicurare una ripresa delle quotazioni; - si rivela la riduzione del “credit rating” dalla data dell’acquisto; - significativo declino dei profitti, dei cash flow o nella posizione finanziaria netta dell’emittente dalla data di acquisto; - si rileva una riduzione o interruzione della distribuzione dei dividendi; - scompare un mercato attivo per i titoli obbligazionari emessi; - si verificano cambiamenti del contesto normativo, economico e tecnologico dell’emittente che hanno un impatto negativo sulla situazione reddituale, patrimoniale e finanziaria dello stesso; - esistono prospettive negative del mercato, settore o area geografica nel quale opera l’emittente. Le perdite di valore sono rappresentate dalla differenza tra il costo ammortizzato dei titoli sottoposti a impairment e il loro valore recuperabile che è il maggiore tra il fair value ed il valore d’uso. Le perdite sono registrate nel conto economico come rettifiche di valore. Gli aumenti di valore dovuti al passaggio del tempo sono iscritti nel conto economico come interessi attivi; eventuali successive riprese di valore vanno registrate nel conto economico per titoli di debito, direttamente a patrimonio netto per i titoli di capitale. Per i titoli di capitale non quotati valutati al costo le riprese di valore da valutazione non possono essere riconosciute in bilancio. Le attività finanziarie detenute sino alla scadenza sono iscritte a Bilancio alla data di regolamento. All’atto della rilevazione iniziale, sono rilevate al fair value, comprensivo degli eventuali costi e proventi direttamente attribuibili. Se la rilevazione in questa categoria avviene per trasferimento dalle “Attività disponibili per la vendita”, il fair value dell’attività alla data di passaggio viene assunto come nuovo costo ammortizzato dell’attività stessa. Successivamente alla rilevazione iniziale, sono valutate al costo ammortizzato utilizzando il metodo del tasso di interesse effettivo. In sede di chiusura del bilancio e delle situazioni infrannuali, viene effettuata la verifica dell’esistenza di obiettive evidenze di riduzione di valore. Se esse sussistono, l’importo della perdita viene misurato come differenza tra il saldo contabile dell’attività e il valore attuale dei futuri flussi finanziari stimati recuperabili, scontati al tasso di interesse effettivo originario. L’importo della perdita viene rilevato nel conto economico. Qualora i motivi che hanno dato origine alla rettifica di valore siano successivamente rimossi, vengono effettuate corrispondenti riprese di valore. Il ripristino di valore non deve determinare un valore contabile che superi il costo ammortizzato che si sarebbe determinato nel caso in cui la perdita per riduzione di valore non fosse stata rilevata. Informativa quantitativa b) c) d) Valore di bilancio e fair value e, per i titoli quotati, raffronto con la quotazione di mercato qualora questa si discosti in modo significativo dal relativo fair value. Tipologia, natura e importi delle esposizioni, distinguendole tra: i) esposizioni negoziate sul mercato; ii) esposizioni in strumenti di private equity detenute nell’ambito di portafogli sufficientemente; diversificati; iii) altre esposizioni; Utili e perdite complessivamente realizzati nel periodo di riferimento a seguito di cessioni e liquidazioni. i) Plus/minusvalenze totali non realizzate (registrate dallo stato patrimoniale ma non a conto economico); ii) ammontare delle plus/minusvalenze di cui sopra incluso nel patrimonio di base ovvero in quello supplementare; 77/86 Le tabelle riportano la situazione di cui sopra alla data del 31/12/2015 in € mgl. Attività finanziarie valute al “fair value” Voci/Valori 1. Titoli di debito 1.1 Titoli strutturati 1.2 Altri titoli di debito 2. Titoli di capitale 3. Quote di O.I.C.R. 4. Finanziamenti 4.1 Strutturati 4.2 Altri Totale Costo Totale 31/12/2015 Livello 1 Livello 2 4 106 4 Livello 3 Totale 31/12/2014 Livello 1 Livello 2 3 101 106 3 23 Livello 3 101 23 27 27 106 101 26 25 101 85 Attività finanziarie disponibili per la vendita Voci/Valori 1. Titoli di debito 1.1 Titoli strutturati 1.2 Altri titoli di debito 2. Titoli di capitale 2.1 Valutati al fair value 2.2 Valutati al costo 3. Quote di O.I.C.R. 4. Finanziamenti Totale Livello 1 Totale 31/12/2015 Livello 2 980.003 254 980.003 254 8.555 8.555 980.003 Livello 3 Livello 1 1.114.733 232 1.114.733 232 10.534 10.534 20.554 543 20.011 4.332 8.809 24.886 Totale 31/12/2014 Livello 2 1.114.733 10.766 Livello 3 18.044 543 17.501 1.578 19.622 Attività finanziarie detenute sino alla scadenza Banca CARIM, nel periodo di riferimento non aveva attività classificate come “detenute sino alla scadenza”. La classificazione dei livelli 1, 2 e 3 si riferiscono alla scala gerarchica prevista dai principi contabili internazionali IAS/IFRS, sinteticamente illustrata nella Nota Integrativa. I valori riportati di seguito sono in € mgl. Valore di bilancio Tiplogia della esposizione Titoli di Capitale OICR Totale Titoli quotati Titoli non quotati 0 23 23 78/86 0 0 0 Fair value Valore di mercato Titoli Titoli non Titoli quotati quotati quotati 0 0 0 23 0 23 23 0 23 Plusvalenze/Minusvalenze Tiplogia Registrate nello di cui: Utile/Perdite da di cui: incluso della stato patrimoniale incluso nel realizzi/cessioni/liquidazioni nel patrimonio esposizione ma non a conto patrimonio di base economico supplementare Titoli di Capitale 0 5.188 0 1.556 OICR 0 0 0 0 Totale 0 5.188 0 1.556 79/86 12 - ESPOSIZIONE AL RISCHIO TASSO DI INTERESSE SU POSIZIONI NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE (ART. 448 CRR) Informativa qualitativa a) i) Natura del rischio di tasso di interesse: Per rischio tasso di interesse sul Portafoglio Bancario (banking book), si intende il rischio di subire una perdita o una variazione di valore di attività/passività derivanti da inattese variazioni dei tassi di interesse. Tali variazioni possono essere causate dalle differenze nelle scadenze e nei tempi di ridefinizione del tasso d’interesse delle attività e delle passività della Banca. In presenza di tali differenze, fluttuazioni dei tassi d’interesse determinano sia una variazione del margine d’interesse, e quindi del profitto atteso di breve periodo, sia una variazione del valore di mercato delle attività e delle passività, e quindi del valore economico del patrimonio netto. ii) Ipotesi di fondo utilizzate nella misurazione e gestione del rischio, in particolare relative ai finanziamenti con opzione di rimborso anticipato e alla dinamica dei depositi non vincolati: L’intero Portafoglio Bancario, quindi tutte le poste attive e passive di bilancio, l’operatività di tesoreria e i derivati di copertura, sono monitorati con metodologie Asset & Liability Management mediante l’applicativo di Asset and Liability Management (ERMAS). Il rischio di tasso d’interesse è stato calcolato sul Portafoglio Bancario mediante una sensitivity analysis al 31 dicembre 2015, con la procedura di asset and liability management, che ha utilizzato, in sostituzione dei fattori di ponderazione semplificati per fasce di durata (cfr. Circolare 285 del 17 dicembre 2013 Parte Prima, Titolo III, Capitolo 1, Allegato C), coefficienti calcolati sulla duration di ogni singolo strumento in portafoglio, ipotizzando una variazione parallela di ±200 basis point della curva dei tassi d’interesse. A differenza della metodologia semplificata prevista dalla Disciplina di Vigilanza Prudenziale, non si approssima la duration all’interno delle 14 fasce di scadenza, ma si determina per ogni rapporto, e quindi per le singole poste, la duration effettiva. I dati delle Sofferenze sono estratti dalla base A2 della matrice dei conti, le poste a vista sono modellizzate come proposto nella Circ 285/2013 e successivi aggiornamenti. iii) Frequenza di misurazione di questa tipologia di rischio Il rischio di tasso d’interesse viene monitorato con cadenza almeno mensile. Informativa quantitativa b) Si riportano di seguito i risultati relativi all’esposizione del rischio di tasso di interesse, comprensiva di tutte le valute data la scarsa significatività delle valute non rilevanti. Indice di rischiosità al 31/12/2015 Valore Economico a rischio/Fondi Propri +200bp 4,10% Come mostrano i valori nella tabella, l’esposizione al rischio tasso di interesse assume livelli modesti, inferiori alle soglie previste dalla Disciplina Prudenziale (20% del Patrimonio di Vigilanza). 80/86 13 - POLITICA DI REMUNERAZIONE (ART. 450 CRR) Informativa qualitativa a) Informazioni relative: i) al processo decisionale seguito per definire le politiche di remunerazione comprese, se del caso, le informazioni sulla composizione e sul mandato del “Comitato remunerazioni”, su eventuali consulenti esterni dei cui servizi la Banca si è avvalsa e sul ruolo degli organi e delle funzioni interessate; Banca CARIM disciplina questo argomento attraverso il “Documento sulle Politiche di Remunerazione”, approvato dall’Assemblea degli Azionisti del 28 aprile 2015 e aggiornato dall’assemblea del 18 aprile 2016, (a cui si rimanda per maggiori dettagli). Il documento approvato dall’Assemblea e l’informativa proposta rispondono alle disposizioni di vigilanza emanate da Banca d’Italia con la Circolare 285/2013 e successive modifiche ed integrazioni. L’Assemblea riceve un’informativa, almeno annuale (cosiddetta informativa ex post) sulle modalità con cui sono state attuate tali politiche, strutturata in modo disaggregato per ruoli e funzioni ed eventualmente, se significative, anche per linee di business (es. finanza, credito). Sulla base di tale Documento è stato istituito un sistema di remunerazione che prevede la possibilità di corrispondere al personale dipendente una quota fissa e una quota variabile, correttamente calibrate in ragione del ruolo nell’importo e nei criteri di determinazione, ferme restando le condizioni di base di stabilità, liquidità e redditività aziendale. Banca CARIM, in considerazione della struttura organizzativa adottata e della prossimità del proprio totale attivo al limite inferiore della classe dimensionale stabilita dall’Organo di Vigilanza, non costituirà il Comitato di Remunerazione, le cui funzioni saranno svolte direttamente dal Consiglio di Amministrazione, Organo con funzione di supervisione strategica. ii) alle modalità cui è assicurato il collegamento tra la remunerazione e i risultati Le presenti Politiche di remunerazione istituiscono un sistema che prevede la possibilità di corrispondere al personale una quota fissa e una quota variabile, correttamente calibrate in ragione del ruolo nell’importo e nei criteri di determinazione, ferme restando le condizioni di base di stabilità, liquidità e redditività aziendale. La Banca adotta meccanismi volti ad assicurare la piena compatibilità, tempo per tempo, delle Politiche di remunerazione rispetto alle politiche di distribuzione degli utili, che a loro volta debbono consentire di mantenere condizioni di adeguatezza dei fondi propri e della liquidità, attuali e prospettici, rispetto ai rischi cui si espone l’azienda. L’elemento chiave della strategia retributiva è l’equilibrata composizione fra elementi retributivi fissi ed elementi variabili. In tal modo, infatti, le aspettative di sicurezza, attrattività e stabilità del rapporto di lavoro si bilanciano compiutamente con l’esigenza di favorire il merito ed il particolare impegno sugli obiettivi aziendali con positivi effetti nel medio periodo. L’attivazione di forme di remunerazione variabile è un importante passaggio per la realizzazione delle strategie aziendali e per gratificare il Personale Dipendente al fine di conseguire prestazioni di eccellenza. iii) alle caratteristiche di maggior rilievo del sistema di remunerazione, tra cui i criteri utilizzati per la valutazione, l’adeguamento ai rischi, le politiche di differimento con particolare riferimento ai meccanismi di correzione ex post per i rischi; La remunerazione dei componenti del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale è definita nel rispetto delle Disposizioni di Vigilanza, coerentemente con il modello di governance, le caratteristiche operative e dimensionali della Banca. Non è prevista la corresponsione di componenti variabili per i membri degli organi societari. 81/86 Non sono previsti meccanismi di incentivazione né componenti variabili della remunerazione, né sono ammessi compensi o premi di fine mandato. La remunerazione dei componenti del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale è definita nel rispetto delle Disposizioni di Vigilanza, coerentemente con il modello di governance, le caratteristiche operative e dimensionali della Banca. Tenuto conto dei seguenti elementi: linearità dell’assetto proprietario; qualità degli elementi che compongono il patrimonio netto; preponderanza, fra i fattori di rischio dell’attività, del rischio di credito; semplicità del modello distributivo; ridotte dimensioni della rete commerciale; cultura aziendale localistica; semplicità dei prodotti offerti dalla Banca per il personale dipendente, secondo criteri di proporzionalità, il sistema di incentivazione, determinante la parte variabile della retribuzione, detta Premio individuale a favore del Personale Dipendente, prevede meccanismi di computo modulati in ragione del ruolo svolto. La sostenibilità dell’ammontare complessivo massimo dei premi viene valutata in relazione alla stabilità della Banca e alla sostenibilità aziendale. Annualmente viene determinato un plafond o bonus pool che retribuisce i premi definiti mediante sistema di incentivazione. L’erogazione di tale parte variabile della retribuzione è dunque condizionata alla formazione del bonus pool che si attiva al raggiungimento o al mantenimento di precisi requisiti c.d. gates o cancelli. Il Consiglio di Amministrazione definisce annualmente, in sede di budget, su proposta del Direttore Generale, le soglie numeriche e le condizioni che devono essere soddisfatte con riferimento al valore degli indicatori, affinché si possano considerare superati i gates di accesso al sistema di incentivazione. Per procedere alla erogazione dei premi secondo il sistema di incentivazione tutti i cancelli devono essere superati, cioè tutti gli indicatori – alla data di rilevazione a consuntivo – devono soddisfare le condizioni prestabilite dal CdA. iv ) Informazioni relative agli indicatori di performance presi come riferimento per la remunerazione variabile, inclusi i piani basati su azioni, opzioni o altri stumenti finanziari; Non è prevista l’attivazione di un sistema incentivante né l’erogazione di premi in azioni o opzioni come componente variabile della retribuzione. Responsabili delle funzioni direzionali La determinazione dei premi individuali è legata al raggiungimento di obiettivi quantitativi e/o qualitativi riferibili alle singole unità organizzative. Il Consiglio di Amministrazione, su proposta del Direttore Generale, assegna gli obiettivi alle strutture in coerenza con il piano strategico, il budget annuale, le politiche di assunzione di rischio, i progetti specifici per l’esercizio. Fra gli obiettivi quantitativi possono rilevare gli obiettivi di budget e/o altre misure settoriali o di dettaglio, Responsabili delle funzioni direzionali di controllo La ripartizione del bonus pool fra il personale più rilevante delle funzioni di controllo viene definita dal Consiglio di Amministrazione, che, sentito il Collegio Sindacale e il Direttore Generale, determina l’importo del premio individuale di ciascun soggetto coerentemente con i livelli di responsabilità e tenuto conto dei livelli retributivi nonché di obiettivi che si sostanziano nel rispetto degli obblighi derivanti dalla Normativa di Vigilanza, della predisposizione di rendicontazione annuale tempestiva, di un adeguato presidio 82/86 dell’esposizione ai rischi della Banca, dello svolgimento di iniziative per diffondere la cultura dei controlli e gestione dei rischi. Responsabili di area terrritoriale e di filiale Il sistema premiante per i Responsabili di Filiale prevede l’assegnazione di specifici obiettivi al fine di misurare le performance risk adjusted della Filiale sulla base di un punteggio o scoring calcolato in funzione del conseguimento di specifici obiettivi quantitativi e qualitativi assegnati alla struttura. Il sistema di scoring opera con riferimento a due gruppi di obiettivi assegnati alla Filiale: obiettivi di redditività connessi al Conto Economico di Filiale; obiettivi commerciali di cui al Budget assegnato alla Filiale. In ottemperanza alle Disposizioni di vigilanza, gli indicatori di performance reddituale e di performance commerciale sono rettificati con parametri che tengano conto dell’esposizione ai rischi di credito, operativi, di compliance e reputazionali. Il punteggio di ogni Filiale, dunque, può essere soggetto a meccanismi di correzione (malus), connessi ad alcuni KRI – key risk indicator. v ) Informazioni relative alle ragioni sottostanti le scelte dei sistemi di remunerazione variabile e di ogni altra prestazione non monetaria e i principali parametri utilizzati. La presenza di una parte variabile della remunerazione reca benefici in termini di propensione ai risultati e all'efficienza, garantisce flessibilità nella struttura dei costi e assicura che l'intera struttura dei compensi sia collegata ai rischi, orientata ai risultati di lungo periodo, coerente e compatibile con i livelli di liquidità e di patrimonializzazione. Informativa quantitativa b ) i) Informazioni aggregate sulle remunerazioni, ripartite per le aree di attività; FUNZIONI AZIENDALI Funzioni di controllo Funzioni direzionali Rete commerciale NR RISORSE 42 189 541 TOTALE REMUNERAZIONE TOTALE (di cui TOTALE FISSA FRINGE VARIABILE BENEFIT) 1.907.354 1.907.354 10.602 7.898.981 7.898.981 45.071 19.460.448 19.460.448 52.422 772 29.266.783 29.266.783 108.095 ii ) Informazioni aggregate sulle remunerazioni, ripartite per le varie categorie del “personale più rilevante”, con indicazioni dei seguenti elementi: - gli importi remunerativi per l’esercizio, suddivisi in componente fissa e variabile e il numero dei beneficiari; 83/86 CATEGORIE PERSONALE Amministratori Sindaci Organismo di vigilanza Direzione Generale Resp. Funzioni Controllo Altro personale più rilevante TOTALE - NR RISORSE 12 5 2 5 7 REMUNERAZIONE TOTALE (di cui TOTALE FISSA FRINGE VARIABILE BENEFIT) 317.342 317.342 100.883 100.883 41.784 41.784 815.434 815.434 25.912 437.877 437.877 9.464 785.918 785.918 16.791 31 2.499.238 2.499.238 52.168 gli importi e le forme della componente variabile della remunerazione suddivisa in contanti, azioni, strumenti collegati alle azioni e altre tipologie; Nell’esercizio non sono state corrisposte remunerazioni variabili - gli importi delle remunerazioni differite, distinguendo tra le parti già accordate e non; Non sono presenti remunerazioni differite. - gli importi delle remunerazioni differite riconosciute durante l’esercizio, pagate e ridotte attraverso meccanismi di correzione dei risultati; Non sono presenti remunerazioni differite. - i nuovi pagamenti per trattamenti di inizio e di fine rapporto effettuati durante l’esercizio e il numero dei relativi beneficiari; CATEGORIE PERSONALE Amministratori Sindaci Organismo di vigilanza Direzione Generale Resp. Funzioni Controllo Altro personale più rilevante TOTALE - NR RISORSE 12 5 TFR ACCANTONATO TFR PAGATO 2 5 7 54.259 29.511 48.624 113.064 105.809 31 132.394 218.873 INCENTIVI REMUNERAZ. REMUNERAZ. ESODO PAGATE gli importi dei pagamenti per il trattamento di fine rapporto riconosciuti durante l’esercizio, il numero dei beneficiari e l’importo più elevato riconosciuto ad ogni singola persona. Nell’esercizio sono state riconosciute somme in sede conciliativa a titolo di risarcimento contrattuale per risoluzione anticipata del rapporto di lavoro, per importi complessivamente inferiori ai limiti di cui all’art. 450 CRR lett. i). 84/86 14 - USO DI TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO (ART. 453 CRR) Informativa qualitativa a) Politiche e processi in materia di compensazione in bilancio e “fuori bilancio” con l’indicazione della misura in cui la Banca ricorre alla compensazione Banca CARIM, al 31/12/2015, non dispone di contratti relativi ad accordi di compensazione delle poste di bilancio e “fuori bilancio” attive e passive verso una stessa controparte. b) Politiche e processi per la valutazione e la gestione delle garanzie reali Vedi TAVOLA 1.11 (rischio residuo), lettere a), e d). c) Descrizione dei principali tipi di garanzie reali accettate dalla Banca. Vedi TAVOLA 1.11 (rischio residuo), lettere a), e c). d) Principali tipologie di garanti e di controparti in operazioni su derivati creditizi e il loro merito di credito Banca CARIM non opera su derivati creditizi. e) Informazioni sulle concentrazioni del rischio di mercato o di credito nell’ambito degli strumenti di attenuazione del rischio di credito adottati. Nell’ambito degli strumenti finanziari (Rischio di Mercato) oggetto di pegno, viene eseguito una valutazione e un controllo costante delle operazioni di finanziamento con garanzia pignoratizia. A tal fine, è stato creato e viene elaborato periodicamente un report relativo a tali esposizioni, quelle in cui il controvalore del deposito dato a garanzia risulti essere inferiore rispetto al valore della garanzia. Inoltre, a partire dal 2013, viene effettuato periodicamente un controllo sul livello di diminuzione del “fair value” dei titoli/valori costituiti in garanzia, in particolare vengono monitorati i titoli/valori che hanno subito una diminuzione del “fair value” pari o superiore al 10% rispetto al valore cauzionale. Nell’ambito del Rischio di Credito è posta in essere una serie di attività a presidio di tale rischio: - gruppi di clienti connessi: il calcolo del perimetro di un gruppo di clienti connessi considera, oltre ai legami giuridici ed economici, anche la presenza di garanzie; - monitoraggio degli affidamenti di maggiore dimensione: mensilmente viene monitorato dalla funzione Risk Management l’ammontare complessivo e l’evoluzione delle esposizioni di maggiore dimensione per tutti i Gruppi Economici connessi; - strumenti di rilevazione e controllo: • utilizzo di un sistema di Rating Interno fornito da CSE in continuo aggiornamento e sviluppo. • implementazione della procedura MC (monitoraggio crediti) di CSE al fine di rendere lo strumento sempre più tempestivo nella rilevazione dei segnali di anomalie gestionali; • adozione del modello LGD (loss given default) fornito da CSE sulle posizioni oggetto di Rating. 85/86 Informativa quantitativa f) Per le banche che calcolano le esposizioni ponderate per il rischio di credito conformemente al metodo standardizzato o al metodo IRB di base, separatamente per ciascuna classe regolamentare di attività, indicare il valore dell’esposizione totale (al netto, se applicabili, delle compensazioni in bilancio e degli accordi di compensazione fuori bilancio) che è coperto da garanzie reali finanziarie e da altre garanzie reali ammesse, dopo l’applicazione delle rettifiche per volatilità Rischio di credito e di controparte. Metodologie Standard Esposizioni verso o garantite da amministrazioni e banche centrali Esposizioni verso o garantite da amministrazioni regionali o autorità locali Esposizioni verso o garantite da organismi del settore pubblico Esposizioni verso o garantite da banche multilaterali di sviluppo Esposizioni verso o garantite da intermediari vigilati Esposizioni verso o garantite da imprese e altri soggetti Esposizioni al dettaglio Esposizioni garantite da immobili Esposizioni in stato di default Esposizioni verso Oicr Esposizioni in strumenti di capitale Altre esposizioni Totale g) Garanzie reali finanziarie Garanzie reali personali Totale 101.117.140 32.124.542 2.427.792 974.574 1.632.203 5.346.692 734.230 117.800 1.733.714 101.117.140 37.471.234 3.162.022 1.092.374 3.365.917 138.276.251 7.932.436 146.208.687 Per le banche che calcolano gli importi delle esposizioni ponderati per il rischio di credito conformemente al metodo standardizzato o al metodo IRB di base, separatamente per ciascuna classe regolamentare di attività, l’esposizione totale (al netto, se applicabili, delle compensazioni in bilancio e degli accordi di compensazione fuori bilancio) coperta da garanzie personali o derivati su crediti. Per gli strumenti di capitale tale requisito informativo si applica a ciascuno dei metodi (metodo della ponderazione semplice, metodo PD/LGD, metodo dei modelli interni). Si veda punto precedente. 86/86