1/86 ADEGUATEZZA PATRIMONIALE Informativa al

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1/86 ADEGUATEZZA PATRIMONIALE Informativa al
ADEGUATEZZA PATRIMONIALE
Informativa al pubblico
Maggio 2016
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SOMMARIO
1 - OBIETTIVI E POLITICHE DI GESTIONE DEL RISCHIO (ART. 435 CRR) .................................................. 4
1.1
INTRODUZIONE ................................................................................................................................... 4
1.2
RISCHIO DI CREDITO E CONTROPARTE.......................................................................................... 9
1.3
RISCHIO DI MERCATO.......................................................................................................................14
1.4
RISCHIO OPERATIVO ........................................................................................................................17
1.5
RISCHIO DI CONCENTRAZIONE .......................................................................................................19
1.6
RISCHIO DI LIQUIDITÀ .......................................................................................................................21
1.7
RISCHIO DI TASSO D’INTERESSE ...................................................................................................24
1.8
RISCHIO STRATEGICO ......................................................................................................................26
1.10
RISCHIO REPUTAZIONALE ...............................................................................................................28
1.11
RISCHIO RESIDUO .............................................................................................................................30
1.12
RISCHIO CONNESSO ALLA QUOTA DI ATTIVITA’ VINCOLATE ....................................................33
1.13
RISCHIO DI LEVA FINANZIARIA ECCESSIVA ..................................................................................34
1.14 ATTIVITA’ DI RISCHIO E CONFLITTI DI INTERESSE NEI CONFRONTI DI SOGGETTI
COLLEGATI .....................................................................................................................................................35
1.15
RISCHIO DI TRASFERIMENTO ..........................................................................................................37
1.16
RISCHIO PAESE .................................................................................................................................38
1.17
RISCHIO CONNESSO CON L’ASSUNZIONE DI PARTECIPAZIONI.................................................39
1.18
RISCHIO DA CARTOLARIZZAZIONE ................................................................................................40
1.19
GOVERNO SOCIETARIO....................................................................................................................41
2 - AMBITO DI APPLICAZIONE (ART. 436 CRR) ...........................................................................................46
3 - FONDI PROPRI (ART. 437 CRR) ................................................................................................................47
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4 - REQUISITI DI CAPITALE (ART. 438 CRR) ................................................................................................53
5 - ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI CONTROPARTE (ART. 439 CRR) ...........................................................56
6 - RETTIFICHE PER IL RISCHIO DI CREDITO (ART. 442 CRR)...................................................................59
7 - ATTIVITÀ NON VINCOLATE (ART. 443 CRR) ...........................................................................................71
8 - USO DELLE ECAI (ART. 444 CRR)............................................................................................................72
9 - RISCHIO MERCATO (ART. 445 CRR)........................................................................................................74
10 - RISCHIO OPERATIVO (ART. 446 CRR) ...................................................................................................75
11 - ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE
(ART. 447 CRR) ................................................................................................................................................76
12 - ESPOSIZIONE AL RISCHIO TASSO DI INTERESSE SU POSIZIONI NON INCLUSE NEL
PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE (ART. 448 CRR) ....................................................................................80
13 - POLITICA DI REMUNERAZIONE (ART. 450 CRR) ..................................................................................81
14 - USO DI TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO (ART. 453 CRR) .........................85
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1 - OBIETTIVI E POLITICHE DI GESTIONE DEL RISCHIO (ART. 435 CRR)
1.1 INTRODUZIONE
Con la pubblicazione del Regolamento UE n. 575/2013 del 26 giugno 2013 (Capital Requirements Regulation CRR) e della Circolare Banca d’Italia n. 285 del 17 dicembre 2013, la materia dell’Informativa al pubblico
(cosiddetto Terzo Pilastro o Pillar 3 della vigilanza prudenziale) è regolata, dal 1° gennaio 2014 da:
-
CRR, Parte Otto e Dieci, Titolo I, Capo 3;
regolamenti della Commissione Europea recanti le norme tecniche di regolamentazione o di attuazione.
Il presente documento, con il quale Banca CARIM adempie ai requisiti previsti dalla suddetta normativa, è riferito
al 31 dicembre 2015.
Le politiche per il governo dei rischi, i requisiti organizzativi e quelli patrimoniali costituiscono condizione
essenziale per il perseguimento degli obiettivi aziendali e contribuiscono alla sana e prudente gestione della
Banca.
Per assicurare l’adeguato presidio di tutti i rischi a cui può essere esposta, in linea con le disposizioni di vigilanza,
Banca CARIM :
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si è dotata di un documento di Politiche per il Governo dei Rischi (di seguito PGR);
ha definito il quadro di riferimento per la determinazione della propensione al rischio, attraverso la stesura del
documento “Risk Appetite Framework” (RAF). Obiettivo del RAF è quello di formalizzare ex ante gli obiettivi
di rischio che Banca CARIM intende raggiungere ed i conseguenti limiti operativi.
Banca CARIM ritiene infatti che la formalizzazione, attraverso la definizione del RAF, di obiettivi di rischio coerenti
con il massimo rischio assumibile, il modello di business e gli indirizzi strategici perseguiti dall’istituto, sia elemento
essenziale per improntare la politica di governo dei rischi ed il processo di gestione degli stessi ai principi della
sana e prudente gestione aziendale.
Il RAF fornisce quindi un quadro organico della strategia corrente della Banca, dei rischi impliciti in tale strategia
e della misurazione di questi rischi in termini di requisiti patrimoniali/capitale interno, di livelli ottimali di liquidità e
dei valori opportuni con riferimento agli altri rischi rilevanti quantificabili.
Nella tabella seguente è riportata la sintesi di alcune principali fondamentali per la costruzione del RAF.
Definizione
risk appetite framework” “RAF (sistema degli obiettivi di
rischio)
quadro di riferimento che definisce - in coerenza con il massimo
rischio assumibile, il business model e il piano strategico - la
propensione al rischio, le soglie di tolleranza, i limiti di rischio, le
politiche di governo dei rischi, i processi di riferimento necessari per
definirli e attuarli
Risk capacity (massimo rischio livello massimo di rischio che una Banca è tecnicamente in grado di
assumibile)
assumere senza violare i requisiti regolamentari o gli altri vincoli
imposti dagli azionisti o dall’autorità di vigilanza
risk appetite (obiettivo di
livello di rischio (complessivo e per tipologia) che la Banca intende
rischio o propensione al
assumere per il perseguimento dei suoi obiettivi strategici
rischio)
risk tolerance (soglia di
devianza massima dal risk appetite consentita; la soglia di
tollerenza)
tolleranza è fissata in modo da assicurare in ogni caso alla Banca
margini sufficienti per operare, anche in condizioni di stress, entro il
massimo rischio assumibile. Nel caso in cui sia consentita
l’assunzione di rischio oltre l’obiettivo di rischio fissato, fermo
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Definizione
risk profile (rischio effettivo)
risk limits (limiti di rischio)
restando il rispetto della soglia di tolleranza, sono individuate le
azioni gestionali necessarie per ricondurre il rischio assunto entro
l’obiettivo prestabilito
rischio effettivamente assunto, misurato in un determinato istante
temporale
articolazione degli obiettivi di rischio in limiti operativi, definiti, in
linea con il principio di proporzionalità, per tipologie di rischio, unità
e o linee di business, linee di prodotto, tipologie di clienti
Nel RAF Banca CARIM dichiara la propria propensione al rischio, contestualizzandola rispetto agli indirizzi
strategici che intende seguire nel corso dell’esercizio, alle metodologie adottate per la definizione del capitale
interno ai fini di rendicontazione ICAAP (Internal Capital Adequacy Assessment Process), ai vigenti assetti
organizzativi e sistema dei controlli interni.
Periodicamente vengono condotte analisi di stress testing i cui risulati sono utili per la stesura del Resoconto
ICAAP e per le attività di aggiornamento degli indicatori contenuti nel RAF.
Con riferimento all’esercizio 2015, i valori dei principali coefficienti patrimoniali sono i seguenti:
Risk Profile
(rischio effettivo)
al 31/12/2015
Risk Appetite
(propensione al rischio)
Risk Capacity
(massimo rischio assumibile)
Tier 1 Capital Ratio
8,53%
9,33%
9,30%
Total Capital Ratio
10,86%
11,53%
11,30%
Gli elementi ivi contenuti definiscono, a livello complessivo e a livello di singolo rischio, il posizionamento che il
Consiglio di Amministrazione (CdA) intende adottare alla luce del modello di business e delle linee guida
strategiche contenute nel Piano Industriale.
In particolare Banca CARIM intende caratterizzarsi per la capacità di perseguire gli interessi aziendali in modo
competitivo, ispirandosi ai principi di sana e prudente gestione, allo scopo di rappresentare una istituzione solida,
affidabile e trasparente, aperta alle innovazioni, interprete dei bisogni dei clienti e degli stakeholders in generale.
In parallelo alle linee strategiche, agli obiettivi di budget e in coerenza con il principio di proporzionalità, il Consiglio
di Amministrazione ha identificato il livello di propensione al rischio della Banca in termini sia di parametri da
tempo utilizzati nelle prassi aziendali e relativi all’adeguatezza patrimoniale (posizione di liquidità di breve termine
e assorbimento di capitale), sia di specifici parametri che definiscono ex ante gli obiettivi di rischio perseguiti dalla
Banca.
In aggiunta, nel PGR, la Banca esprime i propri indirizzi circa la gestione dei c.d. “rischi difficilmente misurabili”
identificandone, laddove possibile, gli obiettivi, le linee guida ed i processi di monitoraggio e gestione.
La posizione rispetto ai parametri di propensione al rischio è analizzata dal CdA con cadenza trimestrale,
attraverso uno specifico Tableau de Bord, che potrà riconsiderarne la coerenza rispetto all’evoluzione del contesto
operativo (interno ed esterno) e alle strategie aziendali.
Di seguito sono illustrati i compiti degli organi aziendali in materia di gestione dei rischi.
Consiglio di Amministrazione
L’Organo con funzione di supervisione strategica è rappresentato in Banca CARIM dal Consiglio di
Amministrazione, che definisce e approva:
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il modello di business, avendo consapevolezza dei rischi a cui tale modello espone la Banca e comprensione
delle modalità attraverso le quali i rischi sono rilevati e valutati;
gli indirizzi strategici, provvedendo al loro riesame periodico, in relazione all’evoluzione dell’attività aziendale
e del contesto esterno, al fine di assicurarne l’efficacia nel tempo;
gli obiettivi di rischio, la soglia di tolleranza e le politiche di governo dei rischi;
le linee di indirizzo del Sistema di Controlli Interni, verificando che esso sia coerente con il livello di rischio
accettato e gli indirizzi strategici stabiliti e che sia in grado di cogliere l’evoluzione dei rischi aziendali e
l’interazione tra gli stessi;
i criteri per individuare le operazioni di maggiore rilievo da sottoporre al vaglio preventivo della funzione di
controllo dei rischi, indicando l’estensione, i limiti e le modalità di esercizio dei poteri di detta funzione, secondo
quanto stabilito, tempo per tempo, dalla specifica disciplina della Banca d’Italia;
approva:
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la costituzione delle funzioni aziendali di controllo, i relativi compiti e responsabilità, le modalità di
coordinamento e collaborazione, i flussi informativi tra tali funzioni e tra queste e gli organi aziendali;
il processo di gestione del rischio e ne verifica la compatibilità con gli indirizzi strategici e le politiche di governo
dei rischi;
le politiche, i processi e le metodologie di valutazione delle attività aziendali, e, in particolare, degli strumenti
finanziari, assicurandone la costante adeguatezza; stabilisce altresì i limiti all’esposizione della Banca verso
strumenti o prodotti finanziari di incerta o difficile valutazione; in materia il presente documento fa riferimento
agli altri regolamenti di tempo in tempo adottati dalla Banca;
il processo per lo sviluppo e la convalida dei sistemi interni di misurazione dei rischi non utilizzati a fini
regolamentari e ne verifica periodicamente il corretto funzionamento;
il processo per l’approvazione di nuovi prodotti e servizi, l’avvio di nuove attività, l’inserimento di nuovi mercati;
approva il documento “Informativa al pubblico” (cosiddetto Pillar 3), ai sensi della vigente disciplina di vigilanza
prudenziale;
al fine di attenuare i rischi operativi e di reputazione della Banca e favorire la diffusione di una cultura dei
controlli interni, un codice etico cui sono tenuti a uniformarsi i componenti degli organi aziendali e i dipendenti.
Il codice definisce i principi di condotta (ad es. regole deontologiche e regole da osservare nei rapporti con i
clienti) a cui deve essere improntata l’attività aziendale. Tale materia non sarà trattata nel presente
documento.
assicura che:
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la struttura della Banca sia coerente con l’attività svolta e con il modello di business adottato, evitando la
creazione di strutture complesse non giustificate da finalità operative;
il sistema dei controlli interni e l’organizzazione aziendale siano costantemente uniformati ai principi indicati
nella Parte Prima, Titolo IV, Cap. 3 della Circolare 285/2013 della Banca d’Italia, e che le funzioni aziendali
di controllo possiedano i requisiti e rispettino le previsioni ivi previsti. Nel caso emergano carenze o anomalie,
promuove con tempestività l’adozione di idonee misure correttive e ne valuta l’efficacia;
l’attuazione del RAF sia coerente con gli obiettivi di rischio e la soglia di tolleranza approvati; valuta
periodicamente l’adeguatezza e l’efficacia del RAF e la compatibilità tra il rischio effettivo e gli obiettivi di
rischio;
il piano strategico, il RAF, l’ICAAP e il sistema dei controlli interni siano coerenti, avuta anche presente
l’evoluzione delle condizioni interne ed esterne in cui opera la Banca;
la quantità e l’allocazione del capitale e della liquidità detenuti siano coerenti con il livello di rischio accettato,
le politiche di governo dei rischi e il processo di gestione dei rischi;
con cadenza almeno annuale, approva il programma di attività, compreso il piano di audit predisposto dalla
funzione di revisione interna, ed esamina le relazioni annuali predisposte dalle funzioni aziendali di controllo.
Approva il piano di Audit pluriennale.
Con riferimento al processo ICAAP, definisce ed approva le linee generali del processo, ne assicura la coerenza
con il RAF e l’adeguamento tempestivo in relazione a modifiche significative delle linee strategiche, dell’assetto
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organizzativo, del contesto operativo di riferimento, promuove il pieno utilizzo delle risultanze dell’ICAAP a fini
strategici e nelle decisioni d’impresa.
Riguardo ai rischi di credito e di controparte, approva le linee generali del sistema di gestione delle tecniche di
attenuazione del rischio che presiede all’intero processo di acquisizione, valutazione, controllo e realizzo degli
strumenti di attenuazione del rischio utilizzati.
Organo con funzione di gestione
L’organo con funzione di gestione in Banca CARIM è rappresentato dal Consiglio di Amministrazione e dal
Direttore Generale ed è responsabile dell’istituzione e del mantenimento di un efficace sistema di gestione e
controllo dei rischi, in attuazione degli indirizzi strategici.
Esso deve avere la comprensione di tutti i rischi aziendali, inclusi i possibili rischi di malfunzionamento dei sistemi
interni di misurazione, e, nell’ambito di una gestione integrata, delle loro interrelazioni reciproche e con
l’evoluzione del contesto esterno. Deve inoltre essere in grado di individuare e valutare i fattori, inclusa la
complessità della struttura organizzativa, da cui possono scaturire rischi per la Banca.
In attuazione degli indirizzi strategici, del RAF e delle politiche di governo dei rischi definite dal CdA, è responsabile
dell’adozione di tutti gli interventi necessari ad assicurare l’aderenza dell’organizzazione e del sistema dei controlli
interni ai requisiti previsti dalla normativa.
In tale contesto:
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coerentemente con le politiche di governo dei rischi, definisce il processo di gestione dei rischi. In particolare,
stabilisce limiti operativi all’assunzione delle varie tipologie di rischio, coerenti con la propensione al rischio,
tenendo esplicitamente conto dei risultati delle prove di stress e dell’evoluzione del quadro economico. Inoltre,
nell’ambito della gestione dei rischi, limita l’affidamento sui rating esterni, assicurando che, per ciascuna
tipologia di rischio, siano condotte adeguate e autonome analisi interne;
nella definizione del processo di gestione dei rischi, agevola lo sviluppo e la diffusione a tutti i livelli di una
cultura del rischio integrata in relazione alle diverse tipologie di rischio ed estesa a tutta la Banca. In particolare
si accerta che siano sviluppati e attuati programmi di formazione per sensibilizzare i dipendenti in merito alle
responsabilità in materia di rischio, in modo da non confinare tale processo agli specialisti o alle funzioni di
controllo;
stabilisce le responsabilità delle strutture e delle funzioni aziendali coinvolte nel processo di gestione dei
rischi, in modo che siano chiaramente attribuiti i relativi compiti e siano prevenuti potenziali conflitti d’interessi;
assicura, altresì, che le attività rilevanti siano dirette da personale qualificato, con adeguato grado di
autonomia di giudizio e in possesso di esperienze e conoscenze adeguate ai compiti da svolgere;
esamina tutte le operazioni di maggior rilievo, secondo la definizione adottata dalla Banca, e, in particolare,
quelle oggetto di parere negativo da parte della funzione Risk Management e, se del caso, le autorizza; di tali
operazioni informa il CdA e il Collegio Sindacale;
definisce il processo (responsabili, procedure, condizioni) per approvare gli investimenti in nuovi prodotti, la
distribuzione di nuovi prodotti o servizi ovvero l’avvio di nuove attività o l’ingresso in nuovi mercati. Il processo
deve: a) assicurare che vengano pienamente valutati i rischi derivanti dalla nuova operatività, che detti rischi
siano coerenti con il livello di rischio accettato e che la Banca sia in grado di gestirli; b) definire le fasce di
clientela a cui si intendono distribuire nuovi prodotti o servizi in relazione alla complessità degli stessi e ad
eventuali vincoli normativi esistenti; c) stimare gli impatti della nuova operatività in termini di costi e ricavi
nonché di risorse umane, organizzative e informatiche; d) individuare le eventuali modifiche da apportare al
sistema dei controlli interni;
definisce i flussi informativi interni volti ad assicurare agli organi aziendali e alle funzioni aziendali di controllo
la piena conoscenza e governabilità dei fattori di rischio e verifica del rispetto del RAF;
nell’ambito del RAF autorizza il superamento della propensione al rischio entro il limite rappresentato dalla
soglia di tolleranza e provvede a darne pronta informativa al CdA individuando azioni gestionali necessarie
per produrre il rischio assunto entro l’obiettivo prestabilito;
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pone in essere le iniziative e gli interventi necessari per garantire nel continuo la complessiva affidabilità del
sistema dei controlli interni e porta a conoscenza del CdA i risultati delle verifiche effettuate.
predispone ed attua i necessari interventi correttivi o di adeguamento nel caso emergano carenze o anomalie,
o a seguito dell’introduzione di nuovi prodotti, attività, servizi o processi rilevanti;
assicura:
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la coerenza tra livello di rischio accettato, pianificazione aziendale, politiche di governo dei rischi e il processo
di gestione dei rischi, tenendo presente anche l’evoluzione delle condizioni interne ed esterne in cui opera la
Banca;
il corretto funzionamento dei processi e delle metodologie di valutazione delle attività aziendali, compresi gli
strumenti finanziari, e promuove il loro costante aggiornamento;
una corretta, tempestiva e sicura gestione delle informazioni a fini contabili, gestionali e di reporting.
Con riferimento al processo ICAAP e al RAF, dà attuazione agli stessi, curando che siano rispondenti agli indirizzi
strategici e che soddisfino i requisiti previsti dalla specifica disciplina.
Con specifico riferimento ai rischi di credito e di controparte, in linea con gli indirizzi strategici, approva specifiche
linee guida volte ad assicurare l’efficacia del sistema di gestione delle tecniche di attenuazione del rischio e a
garantire il rispetto dei requisiti generali e specifici di tali tecniche.
Collegio Sindacale
L’Organo con funzione di controllo in Banca CARIM è rappresentato dal Collegio Sindacale, che ha la
responsabilità di vigilare sulla completezza, funzionalità e adeguatezza del sistema di controlli interni e del RAF.
In particolare vigila sul rispetto della corretta applicazione dei principi generali del sistema di controlli interni, e del
ruolo ricoperto in merito, sia dagli organi aziendali, sia dalle funzioni aziendali di controllo.
Per lo svolgimento delle proprie attribuzioni, dispone di adeguati flussi informativi da parte degli altri organi
aziendali e delle funzioni di controllo interno.
Considerata la pluralità di funzioni aventi, all’interno dell’azienda, compiti e responsabilità di controllo, il Collegio
Sindacale è tenuto ad accertare l’adeguatezza di tutte le funzioni coinvolte nel sistema dei controlli, il corretto
assolvimento dei compiti e l’adeguato coordinamento delle medesime, promuovendo gli interventi correttivi delle
carenze e delle irregolarità rilevate.
Funzioni aziendali di controllo
La Banca ha istituito le seguenti Funzioni di controllo:
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Funzione Internal Audit
Funzione Risk management
Funzion Compliance
Funzione Antiriciclaggio
Nessuna funzione di controllo è esternalizzata.
Adeguatezza delle misure di gestione del richio
L’attività compiuta nell’anno dagli organi aziendali e dalle funzioni di controllo conduce a valutare nel complesso
chiaramente identificati e quantificati i rischi aziendali.
In particolare, il Consiglio di Amministrazione e il Collegio Sindacale, ricevono in materia su base periodica
(prevalentemente annuale e trimestrale) relazioni sia in base a quanto previsto dalla regolamentazione sia in base
ai flussi informativi autonomamente predisposti dalla struttura.
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Tra questi si segnala il c.d. Tableau de Bord, documento nel quale sono integrate le principali valutazioni tratte
dalle relazioni delle funzioni Internal Audit, Risk Management e Compliance.
1.2 RISCHIO DI CREDITO E CONTROPARTE
Informativa qualitativa
Rischio che nell'ambito di un'operazione creditizia il debitore non assolva, anche solo in parte, ai suoi obblighi
di rimborso del capitale e di pagamento degli interessi.
Obiettivi e politiche di gestione del rischio
a)
Strategie e processi per la gestione del rischio
Nel quadro della più generale politica di gestione dei rischi della Banca, la componente relativa al rischio
di credito è certamente la più importante, data l’incidenza degli impieghi sul totale delle attività di bilancio.
Nel corso del 2015 il comparto crediti è stato oggetto di una profonda revisione che si è concretizzata con
l’entrata in vigore ad inizio anno del nuovo corpus normativo costituito da:
a. Categorie di Rischio e Sistema delle Deleghe;
b. Regolamento del Processo del Credito;
c. Regolamento per la gestione delle esposizioni creditizie a rischio aggravato;
d. Regolamento delle Garanzie e Credit Risk Mitigation;
e. Policy di Provisioning.
A livello normativo il 2015 è stato caratterizzato dal recepimento a livello nazionale delle nuove disposizioni
comunitarie in materia di:
f. classificazione del credito deteriorato;
g. introduzione del concetto di concessione di "misura di tolleranza" (forbearance) e relativa
attribuzione dello stato di forborne che hanno reso necessario l'aggiornamento dei processi
gestionali del credito, attualmente in corso di definizione.
A fronte di tali novità normative l'Istituto formalizza i propri obiettivi e strategie di medio periodo in materia
di concessione del credito attraverso la redazione e la periodica revisione della Credit Policy Operativa (di
seguito CPO). Essa costituisce lo strumento dinamico di governo e presidio dei rischi creditizi, che esplicita,
in termini operativi e commerciali, gli indirizzi degli organi di supervisione strategica e di gestione, al fine di
giungere al migliore equilibrio fra composizione dell'attivo, efficacia dei processi di gestione del credito,
redditività del capitale impiegato e generazione di valore nel tempo.
Il documento di CPO si integra con il Regolamento del Processo del Credito (di seguito RdC), i manuali
operativi e le normative specifiche in tema di prodotti creditizi, vigenti pro tempore.
Per garantire coerenza tra progressiva crescita degli impieghi e rafforzamento patrimoniale, la Banca attua
una politica creditizia attenta, basata su regole, procedure e comportamenti condivisi da tutti gli attori del
processo, atti a garantire la migliore combinazione rischio/rendimento del capitale impiegato preservando
l’equilibrio del profilo di liquidità.
La CPO della Banca costituisce quindi strumento dinamico di governo e presidio dell’esposizione ai rischi
creditizi, esplicitando gli indirizzi strategici, al fine di mantenere il migliore equilibrio fra composizione
dell’attivo, efficacia dei processi dell’attività creditizia, redditività del capitale impiegato e generazione di
valore nel tempo.
La CPO è definita in considerazione, tra gli altri, dei seguenti elementi di contesto esterno ed interno alla
Banca:
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perdurante congiuntura sfavorevole, incremento dei tassi di default e degli accantonamenti patrimoniali
a fronte dell’accresciuto deterioramento delle esposizioni;
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concentrazione del portafoglio in termini di:
- singole controparti o gruppi economici (rischio di controparte),
- settori o distretti particolarmente critici (rischio di concentrazione geosettoriale),
- operazioni a medio lungo termine (rischio durata/tasso);
- riduzione del valore dei beni posti a garanzia da obbligati principali e/o sussidiari;
- evoluzione della disciplina di vigilanza prudenziale;
- correlata necessità di ottimizzare l’assorbimento patrimoniale delle varie forme tecniche di impiego con
idonei strumenti di mitigazione del rischio
- esigenza di pervenire, per ciascun cliente affidato, ad una maggiore correlazione tra redditività e rischio
(risk adjusted return).
Al fine di perseguire la mission sopra indicata, valutati gli elementi di contesto, la CPO definisce una
strategia articolata che riconsidera:
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- i limiti massimi di assunzione di rischio per singolo soggetto o gruppo economico (limite di
concentrazione single name);
- la definizione su logica geografica e settoriale delle aree ed attività economiche su cui ridurre,
mantenere ed incrementare la presenza, tendendo alla composizione di un portafoglio crediti ideale per
durata media e differenziazione del rischio (limiti di concentrazione settoriale);
- limiti su tasso e durata per il contenimento del rischio tasso connesso all’attività di erogazione del
credito;
- l’attività di erogazione ispirata al risk appetite framework, tenuto conto delle riserve di liquidità disponibili.
La Credit Policy indica su quali segmenti di clientela e settori di mercato ridurre o aumentare gli impieghi,
nonché quali forme tecniche e prodotti privilegiare al fine di ottimizzare la composizione del portafoglio
crediti.
Sulla base delle strategie riportate nel Piano Industriale e nel Budget l’attività di erogazione si rivolge
principalmente a forme tecniche e controparti affini alle capacità operative della Banca, in un ottica generale
di riduzione dell’assorbimento patrimoniale, secondo le regole prudenziali in vigore.
In questo quadro, la Banca intende affermare il suo ruolo nei territori di insediamento, coerentemente con
la propria dimensione patrimoniale, secondo un modello di Banca retail, che privilegi le relazioni con le
famiglie e le piccole e medie imprese.
Quale indirizzo generale per orientare la concessione del credito, si definisce che le forme tecniche di
riferimento, siano:
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b)
Pivati: mutui ipotecari prima casa (durata massima 25 anni), rischio carte di credito, prestitti personali
finalizzati e scoperto di c/c;
Imprese: crediti di firma commerciali (durata massima 18 mesi), portafoglio sbf, apertura di credito in
c/c e finanziamenti m/l termine finalizzati all’incremento della produzione o al rafforzamento
patrimoniale.
Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio
La situazione descritta fa riferimento alla situazione organizzativa1 esistente al 31/12/2015.
Il massimo responsabile della gestione del rischio di credito è il Consiglio di Amministrazione, ai sensi
dell’art. 16 dello Statuto.
1
Si informa che il CDA, nella seduta del 15 dicembre 2015, ha deliberato la riorganizzazione della rete distributiva attraverso l’adozione del modello
“Hub – Spoke”, che prevede la presenza di gruppi di filiali satellite (Spoke) coordinate dal responsabile di una filiale Capofila (Hub). L’applicazione di
tale modello organizzativo decorre a far data dal 1 febbraio 2016.
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L’adozione del nuovo corpus normativo ha ridisegnato il processo di analisi, proposta, concessione,
gestione, e controllo andamentale delle facilitazioni creditizie riguardanti la clientela, attività che
coinvolgono, nei limiti dei poteri decisionali ad essi delegati i seguenti soggetti e unità organizzative:
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Responsabili di Filiale;
Capi Sede;
Capi Area Territoriale;
Funzione Crediti, con facoltà deliberative riconosciute sia al Responsabile della funzione sia ai Capi
Team e Senior Team Crediti;
Funzione Recupero Crediti, con facoltà riconosciute sia al Responsabile della funzione sia al
Responsabile della Gestione dei Crediti anomali ai Senior Gestione Crediti anomali e al
Responsabile del Contenzioso;
Direttore Generale e Vice Direttore Generale;
Comitato Crediti;
Consiglio di amministrazione.
Le funzioni Crediti e Recupero Crediti, in diretta dipendenza della Direzione Generale, realizzano il presidio
sulle attività inerenti il comparto del credito, rispettivamente nelle fasi di erogazione e gestione del credito
in bonis (Funzione Crediti) e nella fase di recupero del credito anomalo e in contenzioso (Funzione Recupero
Crediti).
Ai Responsabili di Filiale è demandata la gestione delle relazioni con la clientela, l'attuazione delle direttive
in materia di credito emanate degli Organi superiori competenti ed il costante monitoraggio dei rapporti
accesi.
Nell'ambito del processo di istruttoria, essi curano l'acquisizione dei documenti sulla situazione patrimoniale
e reddituale del richiedente e degli eventuali garanti; raccolgono e vagliano tutte le informazioni che
consentono di valutare le condizioni attuali e prospettiche del cliente; individuano l'eventuale esistenza di
collegamenti con altri soggetti; deliberano entro i limiti di competenza.
Esaurita la fase di concessione del credito, è a carico dei Responsabili di Filiale la gestione ed il
monitoraggio dei rapporti; essi rappresentano il primo livello di presidio del rischio mediante il rilievo dei
sintomi di anomalia e la prevenzione del deterioramento degli impieghi concessi.
Gli stessi Responsabili possono proporre, qualora ne ricorrano gli estremi, l’attribuzione di specifici "stati"
alle posizioni con rischio aggravato. Sempre allo scopo di valutare la qualità dei rapporti e di verificarne
anche il volume di lavoro appoggiato, è prevista la periodica revisione degli affidamenti.
Nell’ambito della Funzione Credito, la specifica struttura del Team Gestione è a supporto, indirizzo
dell’attività gestionali delle filiali per quanto riguarda le posizioni in bonis che denotano segni di andamento
anomalo.
Nell’ambito della ridefinizione delle funzioni di controllo coerentemente con le novità introdotte dalla
Circolare 285/2013 di Banca d’Italia, a decorrere dal 15 ottobre la funzione Monitoraggio Crediti, è stata
gerarchicamente posizionata a stretto riporto della Funzione Direzionale di Risk Management quale struttura
di controllo di secondo livello con la specifica mission di:
-
misurare e monitorare l’esposizione al rischio di credito e al rischio di concentrazione;
controllare l’andamentale sui crediti che presentano anomalie o sintomi di aggravamento del rischio;
valutazione della coerenza delle classificazioni delle esposizioni creditizie fondate su parametri
definiti nella regolamentazione aziendale;
valutazione della congruità degli accantonamenti e della valutazione dei dubbi esiti;
verifica dell’adeguatezza dei processi di recupero crediti;
verifica dell’adeguatezza e corretta applicazione dei criteri di provisioning, mediante l’analisi di
backtesting sugli esiti del processo di recupero.
11/86
c)
Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e reporting del rischio
Le "Disposizioni di vigilanza per le banche", emanate in data 17 dicembre 2013 da Banca d'Italia, in
applicazione del cosiddetto CRD IV package - composto dalla Direttiva 2013/36/ UE del 26 giugno 2013
(CRD IV) e dal Regolamento (UE) n. 575/2013 del 26 giugno 2013 (CRR) - prevedono tre approcci, con un
diverso grado di sofisticazione, per il calcolo dei rischi assunti dalla Banca. Banca CARIM ha adottato
l’approccio standard.
Al fine di disporre di informazioni puntuali ed efficaci sulle singole posizioni per una corretta valutazione del
rischio, la Banca si avvale in sede di concessione e successivamente in sede di gestione e revisione
periodica delle posizioni, di banche dati e Sistemi di Informazione Creditizia, Business Information e Info
provider esterni , quali la Centrale dei Rischi della Banca d'Italia, la Centrale dei Rischi Finanziari Eurisc di
CRIF, l'archivio dei bilanci aziendali gestito da Centrale dei Bilanci, l'archivio delle informazioni societarie
gestito da CERVED e del servizio di visure ipocatastali.
Quali strumenti di controllo andamentale delle esposizioni e di pricing del credito Banca CARIM si avvale
delle applicazioni “MC - Monitoraggio Crediti” , “CPC-Credit Position Control” e Rating “S.A.Ra” che
consentono il controllo, la misurazione e la gestione delle singole posizioni, oltre a fornire una visione del
profilo di rischio dell'intero portafoglio crediti ovvero di specifici comparti di quest'ultimo.
Il sistema “S.A.Ra” è la procedura per la determinazione di rating interni, non validi a fini regolamentari. La
procedura classifica la clientela in 9 fasce di rischiosità, più una di default. L'attribuzione del rating si basa
su modelli quantitativi e su fattori qualitativi. I primi alimentano un modulo che traduce i dati andamentali
interni, i flussi segnaletici di Centrale dei Rischi ed i dati di bilancio in uno score. I secondi, anch'essi tradotti
in uno score, riflettono l'elaborazione di un questionario sull'impresa, sul management, sulle aree
geografiche di affari e sul settore economico in cui opera il debitore.
Sulla base delle informazioni prodotte dai sopra descritti sistemi, vengono identificate le esposizioni con
andamento anomalo, alle quali vengono applicate le procedure di controllo e recupero del credito previste
nella specifico regolamento.
d)
Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la verifica continuativa della loro
efficacia
Come anticipato, nel 2015 è stato adottato il Regolamento delle Garanzie e Credit Risk Mitigation che riporta
le linee guida del processo di gestione delle garanzie per il rispetto delle condizioni di ammissibilità delle
medesime ai fini regolamentari di CRM – Credit Risk Mitigation.
La Banca acquisisce idonee forme di garanzia a supporto degli affidamenti concessi, perseguendo i
seguenti obiettivi:
-
ove consentito dalla normativa di vigilanza, per ridurre l’assorbimento patrimoniale degli attivi e
beneficiare di ponderazioni agevolate ai fini del calcolo dei coefficienti prudenziali;
sul piano gestionale, per mitigare il rischio di credito e quale presidio secondario da attivarsi ai fini
di recupero dei crediti vantati in caso di default del debitore.
Le tipologie di protezione del credito possono essere reali o personali.
La protezione di tipo reale è costituita dall’acquisizione di garanzie che attribuiscono al creditore il diritto, in
caso di insolvenza del debitore, di procedere al soddisfacimento del proprio credito aggredendo determinati
beni immobili, beni mobili registrati, attività finanziarie specificamente individuate o somme di denaro.
Le tipologie di protezione del credito di tipo reale maggiormente utilizzate da Banca CARIM sono costituite
da:
-
garanzie reali finanziarie, attraverso contratti di pegno aventi ad oggetto contante ovvero strumenti
finanziari;
12/86
-
ipoteche su immobili, aventi ad oggetto immobili sia di natura residenziale (tipicamente ad uso
abitativo) sia di natura non residenziale (ad uso commerciale e industriale).
Relativamente alle garanzie reali finanziarie, Banca CARIM ha stabilito, in relazione alle caratteristiche dello
strumento finanziario ricevuto in garanzia, specifici scarti prudenziali volti ad assicurare l’adeguatezza della
garanzia rappresentata dal pegno anche a fronte di variazioni nel valore del bene offerto in garanzia.
Per i finanziamenti assistiti da ipoteca è attivo apposito servizio di valutazione immobiliare a cura di società
indipendenti che redigono perizie estimative rispondenti ai requisiti di ammissibilità previste dalle
Disposizioni di Vigilanza in termini di:
-
requisiti di terzietà del valutatore;
modalità di rivalutazione periodica del valore di stima.
Il pieno rispetto delle condizioni di eleggibilità delle garanzie ipotecarie con il rispetto di tutti i requisiti previsti
dalla normativa è garantito nella fase di perfezionamento dai controlli effettuati in sede di istruttoria
tecnico/legale e chiusura della pratica da parte della Funzione Crediti.
Nel corso dell’anno sono proseguite le attività inerenti la costituzione e alimentazione del database degli
immobili oggetto di garanzia. Tali attività sono propedeutiche alla successiva rivalutazione statistica dei
portafogli immobiliari al fine di stimare periodicamente il grado di copertura dei finanziamenti erogati rispetto
alle garanzie ipotecarie assunte e assicurare il mantenimento nel tempo delle condizioni di eleggibilità delle
stesse.
La protezione di tipo personale è caratterizzata dall'impegno del terzo garante, nell'eventualità
dell'inadempimento del debitore o del verificarsi di altri specifici eventi connessi con il credito, di rispondere
delle obbligazioni del debitore con tutto il proprio patrimonio.
Le tipologie di protezione del credito di tipo personale di cui la Banca si avvale sono costituite principalmente
da fideiussioni e avalli.
La Banca accetta inoltre garanzie fidejussorie rilasciate dai Consorzi Fidi sotto forma di fidejussioni
convenzionali di prima e seconda istanza. A tal fine, la Banca opera prevalentemente con confidi iscritti
nell'elenco speciale di cui all'art. 107 TUB, che rientrano nella categoria "intermediari vigilati" e, quindi,
oggetto di vigilanza da parte di Banca d’Italia. Generalmente, tali Confidi richiedono controgaranzia al Fondo
Centrale di Garanzia per le PMI che, avendo quale debitore di ultima istanza lo Stato Italiano, permette, per
la quota parte del finanziamento garantita dalla cooperativa, di beneficiare di assorbimenti patrimoniali pari
a 0.
13/86
1.3
RISCHIO DI MERCATO
Informativa qualitativa
Rischio derivante dalla fluttuazione di valore degli strumenti finanziari negoziati sui mercati (azioni, obbligazioni,
derivati, titoli in valuta) e degli strumenti finanziari il cui valore è collegato a variabili di mercato (crediti a clientela
– per la componente di tasso, depositi in euro e valuta ecc.).
Obiettivi e politiche di gestione del rischio
a)
Strategie e processi per la gestione del rischio
Le politiche di gestione del portafoglio di proprietà sono illustrate nel regolamento della funzione Finanza:
“Regolamento portafoglio titoli di proprietà, sistema delle deleghe, limiti e autonomie”.
Il Processo di Investimento, deliberato dal Consiglio di Amministazione, definisce le competenze e le
responsabilità degli attori che intervengono nel processo complessivo in riferimento a ciascuna delle fasi in
cui il medesimo si articola tramite un sistema di deleghe che risulti leggibile e verificabile.
Il Processo di Investimento è articolato in 3 “sottoprocessi”:
1. Strategico, che rappresenta la “parte alta” del processo complessivo, che afferisce alle attività del
Consiglio di Amministrazione;
2. Gestionale, riferito alle attività di indirizzo sviluppate per la gestione del portafoglio di investimento
della Banca a cura della Funzione Finanza in coerenza con gli indirizzi definiti dal Consiglio di
Amministrazione e il Direttore Generale;
3. Di Controllo degli attivi in gestione, nell’ambito del quale le competenti strutture della Funzione
Direzionale Risk Management verficano la coerenza degli investimenti in essere rispetto agli
indirizzi definiti complessivamente nell’ambito del Processo di Investimento.
Il portafoglio titoli della Banca, in coerenza con i principi contabili e con le Disposizioni di Vigilanza
Prudenziale è così strutturato:
1. Portafoglio di negoziazione: comprende strumenti detenuti con l’obiettivo di beneficiare nel breve
periodo di variazioni positive tra prezzi di acquisto e prezzi di vendita; in tale aggregato vengono inclusi gli
strumenti finanziari allocati nel portafoglio IAS “ HFT – Held for Trading” secondo le regole ed i criteri stabiliti
dallo IAS 39;
2. Portafoglio Bancario finanziario che si compone di:
“AFS – Available for Sale”- strumenti finanziari disponibili per la vendita;
“HTM – Held to Maturity” – attività finanziarie detenute fino alla scadenza;
“FVTPL – Fair Value to profit and loss” – attività valutate a conto economico in esercizio della “fair value
option”, intendendo per tali le attività che, a prescindere dalla finalità di detenzione, sono valutate a
conto economico.
Le scelte di investimento sono tradizionalmente caratterizzate da un approccio rischio-rendimento
prudenziale e non speculativo e sono realizzate nell’ambito delle linee guida aziendali di volta in volta definite
nelle riunioni periodiche con la Direzione. Il portafoglio di proprietà è principalmente orientato:
-
- ai titoli obbligazionari, in prevalenza titoli di Stato;
- al comparto azionario, con quote molto modeste e limitatamente a società quotate;
- alle quote di fondi comuni di investimento non speculativi.
In linea con le Disposizioni di Vigilanza Prudenziale, in termini di assorbimento patrimoniale, il rischio di cambio
è ricompreso all’interno dei rischi di mercato e viene determinato solo quando l’esposizione al rischio supera il
limite del 2% dei Fondi Propri.
14/86
L’operatività in cambi è prevalentemente orientata a supportare le esigenze commerciali e finanziarie della
clientela e quindi, in generale, la posizione in cambi viene pareggiata.
Anche l’esposizione al rischio di cambio è disciplinata nell’ambito del citato Regolamento portafoglio titoli di
proprietà, sia in merito alla posizione complessiva in cambi sia in merito all’esposizione su divise.
Investimenti su strumenti o prodotti finanziari di incerta o difficile valutazione possono essere effettuati soltanto
previa autorizzazione del Direttore Generale.
b) Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio
Le unità organizzative a presidio dei rischi di mercato sono principalmente la funzione Finanza e la funzione
Risk Management.
La funzione Finanza svolge un controllo di primo livello relativo all’esposizione dei rischi di mercato e ai
risultati economici del portafoglio titoli di proprietà.
La funzione Risk Management svolge attività di controllo di secondo livello attraverso il costante monitoraggio
dei limiti operativi definiti nel regolamento della funzione Finanza.
Tenuto conto del grado di propensione al rischio, tempo per tempo definito nel RAF, le Strategie Generali di
Investimento sono rappresentate da:
- la definizione dei limiti di investimento per asset class (equity – non equity) e per rischio cambio con
definizione delle autonomie delegate ai vari soggetti coinvolti nei ruoli operativi;
- la volatilità massima (modified duration per la parte obbligazionaria) consentita;
- i limiti di VaR (in un orizzonte temporale di un anno) ;
- i limiti di esposizione al rischio di credito massimo consentito (in relazione alla volatilità per le azioni e
al rating degli emittenti degli strumenti finanziari obbligazionari) e relativo rischio di concentrazione;
- l’attribuzione di specifiche autorizzazioni e deleghe operative in tema di gestione del portafoglio
complessivo e di due sub portafogli di trading proprietario in Titoli di Stato e in divise estere;
- definizione di limiti di stop loss sulle posizioni aperte.
La posizione in cambi viene monitorata giornalmente dalla funzione Estero e, con riferimento ad eventuali
assorbimenti patrimoniali relativi ai rischi di cambio conseguenti alla posizione netta in cambi aperta
superiore al 2% dei Fondi Propri, dalla funzione Bilancio e dalla funzione Risk Management, con cadenza
trimestrale.
Si informa che alla funzione Bilancio compete il calcolo del requisito patrimoniale per tale rischio ai fini delle
segnalazioni di vigilanza.
c) Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio
I presidi adottati per il monitoraggio dei rischi di mercato degli strumenti finanziari in carico al portafoglio titoli
di proprietà risultano attivati attraverso un sistema di misurazione e di reporting del rischio gestito dalla
funzione Risk Management.
Essa valuta giornalmente il rispetto dei limiti operativi e la rischiosità del portafoglio, utilizzando:
l’applicativo di Asset and Liability Management (ERMAS) per la valutazione giornaliera del VaR di
mercato;
- applicativi creati internamente alla funzione, a partire dai medesimi flussi informativi del portafoglio di
proprietà, che alimentano anche l’applicativo di Asset and Liability Management (ERMAS), e da
informazioni reperibili da infoprovider per il monitoraggio dei limiti operativi.
L’ analisi del rischio di cambio viene effettuata quantificando l’esposizione delle singole divise e la posizione
netta in cambi aggregata.
-
15/86
d) Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la verifica continuativa della loro
efficacia
Stante l’attuale struttura del portafoglio titoli di proprietà e l’operatività corrente, il rischio prezzo è incentrato
prevalentemente sul comparto obbligazionario dei titoli di Stato italiani.
Obiettivo della Banca è mantenere una modesta rischiosità del portafoglio titoli che viene perseguita, per il
rischio azionario e il rischio obbligazionario corporate, attraverso un’ampia diversificazione.
Stante questa limitazione, le politiche di attenuazione del rischio si attuano attraverso la definizione di limiti
operativi formalizzati nel citato regolamento.
Le modalità operative della gestione del rischio di cambio, messe in atto dalla funzione Estero, sono
finalizzate alla minimizzazione dell’esposizione a tale rischio, grazie al tendenziale giornaliero pareggiamento
delle posizioni aperte in valuta.
16/86
1.4
RISCHIO OPERATIVO
Informativa qualitativa
Rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi
interni, oppure da eventi esogeni. Rientrano in tale tipologia, tra l’altro, le perdite derivanti da frodi, errori umani,
interruzioni dell’operatività, indisponibilità dei sistemi, inadempienze contrattuali, catastrofi naturali. Nel rischio
operativo è compreso il rischio legale, mentre non sono inclusi quelli strategici e di reputazione.
Obiettivi e politiche di gestione del rischio
a)
Strategie e processi per la gestione del rischio
Il Rischio Operativo è valutato sia in maniera qualitativa che in maniera quantitativa; per Banca CARIM la
gestione e mitigazione avvengono attraverso il ricorso a sistemi di attenuazione e controllo. In linea con
tale approccio si ritengono efficaci i presidi organizzativi affidati alle singole strutture aziendali e alle policy
di comportamento previste per i processi maggiormente significativi.
All’interno dell’attività formativa, è stata posta particolare attenzione ai cosiddetti controlli di linea che sono
diretti ad assicurare il corretto svolgimento delle operazioni aziendali.
La fase di mappatura dei rischi per unità operativa della Banca richiede la mappatura dei
processi/sottoprocessi, nella quale vengono identificate aree o sottoprocessi a maggiore rischio, per i quali
verrà poi valutata e quantificata la tipologia e l’entità.
Banca CARIM si è dotata dello strumento ARIS (Architecture of integrated Information Systems), tool di
riferimento per la mappatura dei processi, rischi e controlli per il mercato bancario e assicurativo italiano,
che consente un approccio metodologico del business process management per una gestione evoluta dei
processi aziendali, al fine di:
- mappare e documentare i processi in modo integrato (attività, unità organizzative/posizioni aziendali,
sistemi informatici, modulistica, ecc…);
- supportare la gestione dei rischi operativi e dei controlli di linea;
- rilevare gli aspetti normativi e di compliance;
- progettare interventi di riorganizzazione aziendale e di miglioramento dei processi.
Tutte le informazioni aziendali vengono così documentate e gestite all’interno di un Repository
Organizzativo e Normativo (RON), unico per tutta la Banca, a supporto della Direzione o delle Aree
aziendali.
b)
Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio
Il controllo sui rischi operativi coinvolge, in generale, con diversi ruoli, gli Organi Aziendali, le funzioni di
controllo di secondo livello, in particolare Risk Management, Compliance e Controlli, nonché tutto il
personale.
La gestione e mitigazione del rischio operativo avviene sia con lo sviluppo dei progetti di formazione di tutto
il personale di Banca CARIM sia con la predisposizione di opportuni presidi organizzativi.
Oltre che con il requisito patrimoniale/capitale interno, il rischio operativo è presidiato anche sotto l’aspetto
“qualitativo”, disciplinato nell’ambito del documento Framework del Sistema dei Controlli Interni.
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c)
Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio
La quantificazione dei rischi operativi in termini di requisito patrimoniale è stata condotta secondo la
metodologia regolamentare prevista da Banca d’Italia, con l’utilizzo del metodo base e l’applicazione del
coefficiente del 15% alla media dell’indicatore rilevante degli ultimi tre esercizi.
La Banca stima inoltre il requisito patrimoniale relativo al rischio operativo secondo il metodo
standardizzato, seppure non ai fini regolamentari. I risultati dei due metodi differiscono marginalmente.
Le aree di business per le quali la Banca ha effettuato la stima del margine di intermediazione sono state
selezionate dall’elenco previsto dal Regolamento UE n. 575/2013 (Capital Requirement Regulation - CRR,
Titolo III, articolo 317, tabella 2) e più precisamente, sono le seguenti:
- negoziazioni e vendite;
- intermediazione al dettaglio;
- servizi bancari al dettaglio;
- pagamenti e regolamenti;
- gestioni patrimoniali.
d)
Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la verifica continuativa della loro
efficacia
Per Banca CARIM la gestione e la mitigazione del rischio operativo avvengono attraverso il ricorso a sistemi
di attenuazione e controllo. In linea con tale approccio si ritengono efficaci i presidi organizzativi affidati alle
singole strutture aziendali e alle policy di comportamento previste per i processi maggiormente significativi.
A supporto dell’attività di prevenzione dei rischi operativi, Banca CARIM si è dotata nel tempo di specifiche
procedure formalizzate a presidio delle aree più suscettibili di essere esposte a rischi operativi.
18/86
1.5
RISCHIO DI CONCENTRAZIONE
Informativa qualitativa
Rischio derivante da esposizioni verso controparti, gruppi di controparti connesse e controparti del medesimo
settore economico o che esercitano la stessa attività o appartenenti alla medesima area geografica.
Obiettivi e politiche di gestione del rischio
a) Strategie e processi per la gestione del rischio
Il rischio di concentrazione si riferisce al complesso delle attività creditizie della Banca.
La Credit Policy prevede specifiche indicazioni gestionali per contenere al concentrazione dei rischi e
aumentare la diversificazione del portafoglio crediti, sia con riferimento all’esposizione verso singoli
nominativi o gruppi economici, sia con riferimento ai vari settori economici.
Il rischio di concentrazione è inoltre quantificato in termini di Capitale Interno ai fini ICAAP.
b) Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio
Le funzioni coinvolte per la gestione di tale tipologia di rischio sono:
- la funzione Crediti;
- la funzione Bilancio (relativamente al monitoraggio periodico dei “Grandi Rischi” così come definiti
dalle Normative di Vigilanza);
- la funzione direzionale Risk Management2;
c) Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio
Con riferimento al rischio di concentrazione single name, Banca CARIM mantiene sotto controllo due
aggregati:
- i “Grandi Rischi” secondo la definizione delle Istruzioni di Vigilanza;
- i gruppi economici che presentano affidamenti accordati superiori a € 5 mln.
Con riferimento al rischio di concentrazione cd geosettoriale, Banca CARIM analizza mensilmente la
composizione del portafoglio crediti e dell’aggregato “Grand Fidi” per settore economico, secondo la
classificazione ISTAT (codice ATECO).
Il capitale interno a fronte del rischio di concentrazione è stimato attraverso la somma di una componente
single name, seguendo le indicazioni dell’All. B della Circolare 285/2013, e di una componente geosettoriale valutata adottando la metodologia sviluppata dal Gruppo di lavoro ABI, utilizzando i parametri
dell’area territoriale Nord Est3.
d) Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la verifica continuativa della loro
efficacia
Le più rilevanti forme di copertura e attenuazione del rischio sono rappresentate, da una parte, dalle linee
guida formulate dalla Direzione Generale e oggetto di costante riferimento per il Consiglio di
2
All’interno della funzione Risk Management è stata inserita la funzione Monitoraggio Crediti
Laboratorio Rischio di concentrazione, Metodologia per la stima del rischio di concentrazione geo-settoriale e relativi risultati.
3ABI,
19/86
Amministrazione, dall’altra dall’attuazione di tali linee guida nel processo di erogazione del credito, a cura
della funzione Crediti e, in fase di controllo andamentale, dalla funzione Risk Management.
Le politiche di attenuazione del rischio si attuano inoltre attraverso la definizione di limiti operativi sui
principali aggregati e indicatori monitorati, in particolare si definiscono limiti su:
-
Grandi rischi;
Grandi Fidi;
Concentrazione Geo-Settoriale.
20/86
1.6 RISCHIO DI LIQUIDITÀ
Informativa qualitativa
Il rischio che la Banca non sia in grado di adempiere alle proprie obbligazioni alla loro scadenza o debba
comunque farvi fronte a costi non di mercato.
Obiettivi e politiche di gestione del rischio
a) Strategie e processi per la gestione del rischio
Tenuto conto della sua natura di Banca commerciale retail, Banca CARIM intende mantenere elevato il suo
livello di liquidità, sia come disponibilità sul mercato interbancario, sia come struttura del portafoglio di
proprietà.
La gestione del rischio di liquidità è oggetto di uno specifico manuale denominato “Governo e gestione del
rischio di liquidità”, nel quale è compreso anche il Contingency Funding Plan (Piano di emergenza per la
liquidità) della la Banca, approvato dal Consiglio di Amministrazione del 8 luglio 2014, che definisce i limiti
operativi, gli obiettivi, i processi e le strategie di intervento in caso si presentino situazioni di crisi.
La Banca presidia il rischio di liquidità attraverso un processo interno di monitoraggio gestionale; rilevazioni
con cadenza giornaliera e settimanale, così come richiesto dalla Banca d’Italia nonché attraverso il calcolo
del “requisito di copertura della liquidità” (LCR – Liquidity Coverage Ratio) e del “finanziamento stabile”
(NSFR – Net Stable Funding Ratio) ai sensi del Regolamento UE n. 575/2013 e del Regolamento Delegato
UE n. 61/2015.
La gestione del rischio di liquidità avviene attraverso il monitoraggio della soglia di tolleranza o risk appetite
e il sistema di limiti operativi, early warning e analisi di stress test. Soglia di tolleranza, limiti ed early warning
sono stati costruiti utilizzando prove di stress test.
b) Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio
Il modello di governance definito a presidio dei processi di gestione della liquidità e di controllo del rischio di
liquidità si fonda sui seguenti due principi:
-
separatezza tra i processi di gestione della liquidità ed i processi di controllo del rischio di liquidità;
ottimizzazione di gestione e di controllo, coerentemente con la struttura organizzativa e mediante un
processo di deleghe che prevede il coinvolgimento di:
o
Consiglio di Amministrazione, con ruolo di definire la soglia di tolleranza al rischio di liquidità,
intesa come massima esposizione al rischio ritenuta accettabile, e di definire le politiche di
governo e i processi di gestione del rischio;
o
Direttore Generale, con le principali responsabilità di definire le linee guida del processo di
gestione del rischio e allocarne le funzioni all’interno della struttura organizzativa;
o
Collegio Sindacale, che vigila sull’adeguatezza e sulla rispondenza ai requisiti normativi del
processo di gestione del rischio di liquidità;
o
Funzione Finanza, che per il tramite di un’unità operativa dedicata, gestisce la liquidità
operativa della Banca nell’ambito delle istruzioni impartite dalla Direzione generale;
o
Funzione Risk Management, che assicura il controllo indipendente del rischio di liquidità,
definendo le metodologie e i processi da adottare.
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c) Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio
Relativamente alla gestione della liquidità e al fine di strutturare in modo efficace ed efficiente i propri presidi
organizzativi, Banca CARIM ha suddiviso la gestione della liquidità in due macro aree: “Liquidità Operativa”
e “Liquidità Strutturale”.
Liquidità operativa
La gestione del rischio di liquidità operativa ha l’obiettivo di garantire che la Banca sia in grado di soddisfare
gli impegni di pagamento, attesi ed inattesi, in modo da non compromettere il normale svolgimento dell’attività
bancaria, su un orizzonte temporale pari a 3 mesi, in linea con l’orizzonte temporale adottato dalla Banca
d’Italia ai fini del monitoraggio periodico della liquidità.
Il principale indicatore regolamentare è l’LCR, Liquidity Coverage Ratio.
Liquidità strutturale
La gestione della liquidità strutturale è finalizzata a garantire l’equilibrio e la stabilità del profilo di liquidità
sull’orizzonte temporale superiore ai tre mesi e il raccordo con la gestione della liquidità operativa.
La funzione Risk Management identifica e misura il rischio di liquidità strutturale con riferimento ad un numero
di scadenze pari a quelle utilizzate per la valutazione del rischio tasso d’interesse .
I principali indicatori utilizzati sono:
-
tempo di sopravvivenza che indica l’orizzonte temporale in cui la Banca riesce a far fronte al proprio
fabbisogno ipotizzando una situazione inerziale alla data di analisi;
-
NSFR, Net Stable Funding Ratio.
d) Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la verifica continuativa della loro
efficacia
Il principale presidio di tale rischio è rappresentato dal mantenimento di un elevato livello di attività
prontamente liquidabili sia depositate presso banche centrali o altre primarie banche sia attraverso la
detenzione nel portafoglio di titoli prontamente negoziabili con perdite economiche ridotte.
Banca CARIM, ha inoltre definito un piano di emergenza (Contingency Funding Plan - CFP).
La principale finalità del piano di emergenza è quella di proteggere il patrimonio della Banca in situazioni di
drenaggio di liquidità, attraverso la predisposizione di strategie di gestione delle crisi e procedure per il
reperimento di fonti di finanziamento in caso di emergenza.
Banca CARIM, in linea con la normativa emanata dalla Banca d’Italia in materia, ha definito il proprio piano
di emergenza attraverso:
-
la classificazione delle diverse tipologie di tensione di liquidità al fine di identificarne la natura (sistemica
o idiosincratica);
-
l’individuazione delle competenze e delle responsabilità di organi e funzioni aziendali in caso di
emergenza;
-
la stima di back-up liquidity che, in presenza di scenari avversi, sia in grado di determinare con
sufficiente attendibilità l’ammontare massimo drenabile dalle diverse fonti di finanziamento.
Il CFP è oggetto di revisione da parte del Consiglio di Amministrazione, insieme alle linee guida per la
misurazione, il monitoraggio e la gestione del rischio di liquidità, quindi quanto meno annualmente e
comunque in occasione di eventi riferibili alla Banca o a scenari esterni di particolare rilevanza.
22/86
La rilevazione della posizione finanziaria netta e del piano di emergenza elaborato da Banca CARIM, trovano
riscontro, con aggiornamento almeno annuale, nel resoconto ICAAP.
I limiti operativi costituiscono il principale presidio organizzativo perl’attenuazione del rischio di liquidità; sono
determinati anche attraverso risultati di prove di stress test e sono aggiornati costantemente per tener conto
dei mutamenti della strategia e dell’operatività della Banca.
23/86
1.7
RISCHIO DI TASSO D’INTERESSE
Informativa qualitativa
Rischio inteso come potenziale diminuzione del valore economico delle poste in conseguenza di mutamenti del
livello dei tassi di mercato, derivanti dal mismatch di scadenze e/o di pricing tra le attività e le passività del
portafoglio bancario.
Obiettivi e politiche di gestione del rischio
a) Strategie e processi per la gestione del rischio
Le scelte gestionali e strategiche della Banca sono volte a minimizzare la volatilità del valore economico
complessivo al variare delle strutture dei tassi.
La gestione del rischio di tasso d’interesse avviene attraverso il rispetto del limite di Risk Appetite, e dei
limiti operativi; sono inoltre effettuate analisi qualitative attraverso monitoraggi; in caso di superamento dei
limiti sono previsti interventi di rientro.
Trimestralmente viene inoltre effettuata una stima del capitale interno a fronte di tale rischio.
b) Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio
La gestione del rischio di tasso di interesse è affidata alla funzione Risk Management, che, sulla base delle
risultanze prodotte, elabora specifici report.
c) Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio
Tutte le poste attive e passive di bilancio, l’operatività di tesoreria e i derivati di copertura, sono monitorati
con metodologie Asset & Liability Management mediante un applicativo ad hoc (ERMAS).
La reportistica attualmente prodotta riguarda i seguenti ambiti:
-
-
analisi di struttura patrimoniale attiva e passiva;
analisi di gap con posizionamento delle attività e passività per valuta nelle fasce temporali di
scadenza e/o riprezzamento;
analisi liquidità strutturale delle attività e delle passività per valuta nelle fasce temporali di scadenza
e/o riprezzamento;
analisi di margine di interesse finalizzata a quantificare l’impatto sul margine di interesse di variazioni
della curva dei tassi di interesse;
analisi del valore economico, che attraverso tecniche di duration gap, quantifica l’impatto sul fair
value dell’attivo e del passivo (con riferimento sempre ad una predeterminata variazioni della curva
dei tassi di interesse),
analisi dello spread commerciale delle attività e delle passività per valuta nelle fasce temporali di
scadenza e/o riprezzamento;
analisi per business unit contrattuale e comportamentale al variare della curva dei tassi di interesse.
In ottemperanza alle “Nuove Disposizioni di Vigilanza Prudenziale per le Banche”, la Banca ha provveduto
ad adeguare norme, processi e strumenti in base alle linee guida metodologiche - coerenti con le indicazioni
fornite dal Comitato di Basilea - per la realizzazione di un sistema semplificato per la misurazione del capitale
interno a fronte del rischio di tasso del “portafoglio bancario”, escludendo quindi il trading book (cfr. Circ
285/2013, All. C, Cap. 1).
24/86
Poiché la Banca non ha esposizioni rilevanti in valuta estera, cioè su nessuna singola valuta la Banca è
esposta in misura superiore al 5%, le valute estere, al fine della predetta analisi, vengono accorpate all’euro.
d) Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la verifica continuativa della loro
efficacia
Stante l’attuale struttura patrimoniale della Banca, non è stato fatto ricorso a strumenti finanziari di
copertura del rischio di tasso di interesse.
Sul fronte dei mutui erogati e degli impieghi commerciali alla clientela, non si rilevano significative posizioni
a rischio di tasso da fair value, in quanto prevalentemente espressi a tasso variabile e a vista, secondo i
criteri di bilanciamento sopra esposti.
Per effetto di tale equilibrio, la Banca non ha ritenuto di porre in essere coperture classificate come cash
flow hedge.
Le politiche di attenuazione del rischio si attuano attraverso la definizione di limiti operativi in termini di
sensitività del valore attuale rapportato ai Fondi Propri, di sensitività del margine di interesse e di duration
gap a fronte di uno shock parallelo della curva dei tassi di interesse di ±25bp e ±200bp.
25/86
1.8
RISCHIO STRATEGICO
Informativa qualitativa
Rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da cambiamenti del contesto operativo
o da decisioni aziendali errate, attuazione inadeguata di decisioni, scarsa reattività a variazioni del contesto
competitivo.
Obiettivi e politiche di gestione del rischio
a) Strategie e processi per la gestione del rischio
In base alle previsioni normative, Banca CARIM, non ha quantificato l’esposizione al rischio strategico, ma
ha optato per il ricorso a strumenti di attenuazione e controllo, che hanno come obiettivo l’individuazione di
informazioni utili per il corretto monitoraggio dell’attività della Banca.
Il rischio strategico può essere articolato in:
- rischio strategico di medio-lungo termine, legato sia al mancato conseguimento degli obiettivi economici
e patrimoniali previsti nel Piano Strategico, di tempo in tempo vigente, sia da profonde discontinuità
derivanti da fattori esogeni o ingresso in nuovi mercati di particolare complessità;
- rischio strategico di breve-termine, legato al mancato conseguimento di obiettivi commerciali,
tipicamente con orizzonte annuale.
La Banca, attraverso un processo di governance codificato, predispone annualmente un budget di
esercizio, riferito sia all’intero istituto sia ai singoli centri di profitto e di costo. Dato che la principale fonte di
ricavi è dato dall’attività commerciale, è prevista un forte focalizzazione sui budget delle filiali.
Di norma con periodicità triennale, la Banca predispone un Piano Strategico, anch’esso con orizzonte
triennale; eventuali rilevanti elementi di discontinuità, interni o esterni, possono portare, nell’ambito del
triennio, o ad una revisione delle previsioni economiche e patrimoniali o ad una nuova stesura del Piano,
anche con orizzonti temporali più ampi del triennio.
b) Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio
Il Consiglio di Amministrazione:
- approva il modello di business della Banca, avendo consapevolezza dei rischi cui tale modello espone
la Banca stessa, con piena comprensione delle modalità attraverso le quali i rischi sono rilevati e valutati;
- assicura che la struttura della Banca sia coerente con l’attività svolta e con il modello di business
adottato, evitando la creazione di strutture complesse non giustificate da finalità operative;
- definisce e identifica il livello di rischio accettato (c.d. “tolleranza al rischio” o “appetito per il rischio” );
- definisce gli indirizzi strategici e le politiche di governo degli stessi e provvede al loro riesame periodico,
in relazione all’evoluzione dell’attività aziendale e del contesto esterno, al fine di assicurarne l’efficacia
nel tempo.
Il Direttore Generale dà concreta attuazione a quanto definito dal Consiglio in materia di modello di business
e di indirizzi strategici e assicura la coerenza tra il livello di rischio accettato, la pianificazione aziendale e
il processo di gestione dei rischi, avuta anche presente l’evoluzione delle condizioni interne ed esterne in
cui opera la Banca.
Più in particolare la funzione Controllo di Gestione, avvalendosi della collaborazione delle altre funzioni
interessate, supporta il Direttore Generale nella preparazione del Piano e del Budget annuale, segue nel
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continuo l’evoluzione delle performance e del contesto esterno e segnala agli Organi e alle strutture
competenti gli scostamenti significativi.
c) Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio
Lo strumento di misurazione del rischio strategico, sia a breve sia a medio-lungo termine, è rappresentato
dallo scostamento percentuale tra gli obiettivi formulati e i consuntivi conseguiti.
Il processo di budget prevede un reporting mensile, a cura della funzione Controllo di Gestione, con
evidenza degli scostamenti rispetto agli obiettivi, con specifica evidenza del conto economico delle unità
della rete commerciale.
Il Piano Strategico è oggetto di analisi tra previsione e consuntivo quanto meno su base annuale, ovvero
con maggior frequenza in caso di eventi rilevanti.
Con riferimento ai Fondi Propri e al capitale interno, annualmente, ovvero più frequentemente in caso di
eventi rilevanti, viene condotta la riconciliazione tra gli obiettivi definiti nell’ambito dei processi di budget e
pianificazione e i livelli di tali aggregati, nell’ambito del processo ICAAP, a cura della funzione Risk
Management.
d) Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la verifica continuativa della loro
efficacia
Per sua natura, il rischio strategico, trova il principale presidio nell’eccedenza di patrimonio di vigilanza
rispetto ai requisiti patrimoniali.
A tale proposito, nell’ambito del processo ICAAP, tale analisi è integrata dai cosiddetti “rischi di secondo
pilastro” (tasso di interesse e concentrazione) e dal “capitale complessivo”, che contribuiscono a
perfezionare la quantificazione del capitale al netto dei rischi stimati.
Con riferimento alla periodica verifica dei risultati, è previsto che in merito al budget e al Piano Strategico,
il Direttore Generale riferisca trimestralmente al Consiglio di Amministrazione.
In entrambi i casi, in relazione alla dimensione e alla tipologia degli scostamenti evidenziati, che possano
compromettere il raggiungimento degli obiettivi, vengono valutati gli opportuni correttivi, a cura del Direttore
Generale ovvero, nel caso di eventi rilevanti, dal Consiglio di Amministrazione.
27/86
1.10 RISCHIO REPUTAZIONALE
Informativa qualitativa
Rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da una percezione negativa
dell’immagine della Banca da parte di clienti, controparti, azionisti della Banca, investitori o autorità di vigilanza.
Obiettivi e politiche di gestione del rischio
a) Strategie e processi per la gestione del rischio
In base alle previsioni normative, Banca CARIM non quantifica in termini di capitale interno l’esposizione
al rischio reputazionale, ma ha optato per il ricorso a strumenti di attenuazione e controllo, in particolare
l’emanazione di policy sui rischi specifici che possono tradursi anche in rischi di reputazione e il presidio
dei processi rilevanti.
Ad integrazione delle policy e dei processi, la Banca ha anche avviato analisi statistiche sui rischi operativi
e sui reclami, al fine di disporre anche di elementi quantitativi per valutare il rischio in oggetto.
b) Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio
In quanto rischio “multidimensionale”, cioè originato dall’emergere di altri rischi, anche senza che essi si
traducano in perdite effettive, e da modifiche nella percezione dell’immagine della Banca presso i suoi
stakeholders, esso impone una costante attenzione, in primo luogo, da parte del Consiglio di
Amministrazione e del Direttore Generale.
Inoltre ciascuna funzione aziendale, nell’ambito dell’attività di competenza, è comunque responsabilizzata
a svolgere tutti quei controlli che, da una parte, evitino l’insorgere dei rischi operativi, di non conformità,
ecc., dall’altra che, una volta manifestatisi questi rischi e le relative perdite, essi vengano circoscritti in modo
da non danneggiare la reputazione della Banca.
La funzione che operativamente rileva gli eventi che, con riferimento ai rapporti con lo stakeholder
“clientela”, possono avere un impatto sulla reputazione della Banca è identificata nella funzione
Compliance.
L’integrazione di tali rilevazioni nel più generale sistema di risk management della Banca è in carico alla
funzione Risk Management.
Inoltre, la funzione di Internal Audit evidenzia le criticità dalle quali potrebbero emergere eventuali rischi
per la reputazione della Banca, nell’ambito della tipica attività di controllo dei processi. Infine, per quanto
riguarda i rapporti con i media, la responsabilità è in carico alla funzione Segreteria e Affari Societari.
c) Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio
A presidio di tale rischio sono costantemente rafforzati i controlli ed aggiornata la normativa interna, in
particolare in materia di antiriciclaggio, di trasparenza, di sistemi di pagamento e servizi di investimento.
Con decorrenza ottobre 2015, le funzioni di gestione dei reclami e di presidio della soddisfazione della
clientela sono state confermate alla nuova Funzione Gestione Reclami , posta a diretto riporto del
responsabile della Funzione Direzionale Compliance .
Anche nel corso del 2015 le scelte organizzative hanno rispecchiato la politica di gestione dei contrasti con
la clientela, col fine di favorire, ove possibile, il legame fiduciario con la medesima, il consolidamento del
buon nome aziendale e la realizzazione dei fini statutari.
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Sono confermati i meccanismi per una corretta gestione delle lamentele (intese come qualsiasi rimostranza,
protesta o lagnanza manifestata dalla clientela e che può essere composta direttamente dalla Rete in via
bonaria) e una pacifica composizione delle controversie.
d)
Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la verifica continuativa della loro
efficacia
La Banca adotta una politica di gestione dei contrasti con la clientela con il fine di rafforzare e di favorire il
legame fiduciario con la medesima, lo sviluppo degli affari, il consolidamento del buon nome aziendale e
la realizzazione dei fini statutari.
Un ulteriore miglioramento del profilo reputazionale della Banca è atteso dall’esito di due recenti iniziative:
1. sviluppo nel settore della finanza etica;
2. redazione del Bilancio Sociale.
La prima iniziativa fa seguito all’operazione di fusione, realizzatasi nel 2013, fra Banca CARIM ed Eticredito
ed ha consentito di produrre valore sociale oltre che economico, coniugando efficienza ed equità in un
nuovo modello imprenditoriale capace di stare fra mercato ed etica.
In merito alla seconda iniziativa, applicando i principi della responsabilità sociale di impresa, Banca CARIM
ha redige un Bilancio Sociale, per registrare gli impatti sociali delle attività bancarie e il valore prodotto per
la collettività, dando conto del perseguimento degli obiettivi e delle azioni compiute in coerenza con la
missione etica. Il Bilancio Sociale è uno strumento per la gestione della fiducia degli stakeholders e del
valore di immagine della Banca, in linea con le iniziative per la prevenzione dei rischi reputazionali.
Al fine mitigare il rischio di reputazione, la Banca definisce:
1. policy interne in merito alle varie tipologie di rischio che possono innescare rischi di reputazione, tra le
quali, in particolare, quella per la “Gestione del rischio di non conformità alle norme”;
2. il presidio dei processi dai quali possono emergere rischi di reputazione, rafforzato dall’attività
dell’Internal Audit;
3. il tempestivo intervento della Direzione Generale per affrontare le criticità emergenti;
4. la gestione della comunicazione esterna, nel più generale quadro di iniziative di crisis management.
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1.11 RISCHIO RESIDUO
Informativa qualitativa
Rischio che le tecniche riconosciute per l’attenuazione del rischio di credito utilizzate dalla Banca risultino meno
efficaci del previsto.
Obiettivi e politiche di gestione del rischio
a) Strategie e processi per la gestione del rischio
Le tipologie di protezione del credito possono essere personali o reali; la protezione del credito di tipo
personale è caratterizzata dall’insieme delle tecniche fondate sull’impegno di un terzo a pagare un
determinato importo, nell’eventualità dell’inadempimento del debitore o del verificarsi di altri specifici eventi
connessi con il credito.
La protezione del credito di tipo reale è l’insieme delle tecniche di attenuazione del rischio di credito che
attribuiscono all’acquirente di protezione il diritto al soddisfacimento del credito a valere su attività o somme
di denaro specificatamente individuate. Comprendono: le garanzie reali finanziarie, immobiliari e su beni
mobili, la cessione di crediti commerciali, la compensazione delle posizioni in bilancio e fuori bilancio.
Le tipologie di protezione del credito di tipo reale maggiormente utilizzate da Banca CARIM sono costituite
da:
-
garanzie reali finanziarie, aventi ad oggetto contante e strumenti finanziari, prestate attraverso contratti
di pegno;
ipoteche su immobili, aventi ad oggetto immobili sia di natura residenziale (tipicamente ad uso
abitativo) sia di natura non residenziale (ad uso commerciale e industriale).
Relativamente alle garanzie reali finanziarie, Banca CARIM ha stabilito, in relazione alle caratteristiche
dello strumento finanziario ricevuto in garanzia, specifici scarti prudenziali che adeguano il valore della
garanzia riconducendolo ad un valore di tipo cauzionale.
Per i finanziamenti assistiti da ipoteca è stato attivato un servizio valutazioni immobiliari per la richiesta di
perizie estimative su immobili, rispondente ai requisiti di ammissibilità delle garanzie ipotecarie previste
dalle Disposizioni di Vigilanza in termini di:
-
valutazione degli immobili effettuata da un perito indipendente;
rivalutazione periodica del valore di stima.
Le tipologie di protezione del credito di tipo personale sono costituite principalmente da garanzie personali
quali la fideiussione e l’avallo.
La Banca accetta inoltre garanzie dai consorzi fidi sotto forma di fidejussioni convenzionali di prima e
seconda istanza. La Banca opera prevalentemente con i confidi che rientrano nella categoria “intermediari
vigilati”, consentendo pertanto un minore assorbimento patrimoniale e, in presenza delle adeguate
condizioni di sovereign rating, l’assegnazione di un coefficiente di ponderazione ridotto. Tuttavia, a causa
dei recenti downgrading del rating della Repubblica Italiana da parte delle principali agenzie internazionali,
ai sensi della “Nuova disciplina di vigilanza prudenziale, al momento agli intermediari vigilati è assegnato
un coefficiente di ponderazione al 100% (75% se segmento retail).
b) Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio
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Con riferimento alle garanzie reali finanziarie, il controllo sul valore degli strumenti finanziari ricevuti in
garanzia viene effettuato, a diversi livelli:
- Filiali e Aree Territoriali: nell’ambito della quotidiana operatività, si attivano d’iniziativa in tutti i casi in cui
ritengano opportuno un reintegro della garanzia stessa;
- Funzione Crediti: nell’ambito della gestione delle tecniche di mitigazione del rischio di credito, accerta
costantemente i requisiti previsti dalla Circolare 285/2013 della Banca d’Italia. Questi ultimi sono da
intendersi quali principi di carattere generale, che possono trovare diversa applicazione nelle forme
contrattuali utilizzate, per le quali la Banca ha effettuato le opportune valutazioni di merito creditizio.
Con riferimento alle garanzie ipotecarie, la gestione dell’archivio degli immobili a garanzie e la loro periodica
rivalutazione sono in carico alla funzione Crediti.
c) Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio
Relativamente alle garanzie finanziarie, il valore degli strumenti finanziari oggetto di pegno viene
determinato sulla base del valore di mercato decurtato di una specifica percentuale (c.d. scarto) che varia
in base alla rischiosità dello strumento; in particolare la Banca richiede a garanzia titoli non caratterizzati
da eccessiva volatilità (titoli di Stato, obbligazioni emesse da Banca CARIM o pegni in denaro) come
determinato dai poteri di erogazione del credito vigenti tempo per tempo.
In sede di calcolo del requisito patrimoniale, la mitigazione del rischio di credito è prevista esclusivamente
per le garanzie che rispettano tutti i requisiti generali e specifici individuati dalle disposizioni di vigilanza
prudenziale per le banche.
Relativamente alle garanzie reali su immobili, l’orientamento è verso la clientela retail per il settore
residenziale. Anche in caso di operazioni a medio e lungo termine a favore di costruttori, nell’analisi si porta
particolare attenzione alla possibilità di accollo, a favore di clientela retail, delle unità immobiliari ottenute e
rivenienti dall’intervento finanziato dalla Banca.
Con riferimento alle garanzie ipotecarie, la Banca ha adottato un sistema di valutazione peritale,
propedeutica alla successiva rivalutazione statistica dei portafogli immobiliari al fine di stimare
periodicamente il grado di copertura delle garanzie ipotecarie rispetto agli importi, erogati in adesione alle
nuove normative in materia, descritto in maggior dettaglio nel paragrafo seguente.
Con riferimento alle garanzie personali vengono svolte attività di verifica in merito alla conservazione di
contratti relativi a garanzie personali e della loro conformità a tutelare il credito della Banca.
d) Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la verifica continuativa della loro
efficacia
I requisiti di copertura ed attenuazione del rischio, prevedono che:
- la garanzia acquisita conferisca alla Banca un diritto pieno e liberamente azionabile in giudizio;
- si provveda a tutti gli adempimenti richiesti per la validità, l’efficacia, e l’opponibilità a terzi della
protezione del credito, in base alla legge tempo per tempo vigente; in tale ambito si provveda alla
acquisizione e alla conservazione della documentazione idonea ad attestare esplicitamente la
sussistenza della protezione del credito;
- si accerti che il fornitore di protezione (garante) non possa opporre, in base alla disciplina applicabile,
eccezioni che possano inficiare la validità, l’efficacia, e l’opponibilità della protezione a terzi;
- verifichi che la garanzia possa essere realizzata tempestivamente attraverso la liquidazione e
l’acquisizione del ricavato ovvero attraverso l’acquisizione diretta delle attività poste a garanzia.
In relazione alle garanzie reali finanziarie, la funzione Crediti accerta il sussistere dei seguenti requisiti:
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- correlazione: non deve esistere una rilevante correlazione positiva tra il valore della garanzia finanziaria
e il merito creditizio del debitore;
- valore della garanzia: deve essere facilmente individuabile attraverso le quotazioni dei mercati mobiliari,
lo strumento deve godere di un discreto grado di liquidabilità;
- separatezza: qualora l’attività oggetto della garanzia finanziaria sia detenuta presso terzi, Banca CARIM
si assicura che venga rispettata la separatezza tra patrimonio del depositario e il bene dato in garanzia,
nonché la separatezza tra i beni appartenenti a soggetti diversi, depositati presso il medesimo
depositario;
- durata: la garanzia deve essere di durata minima non inferiore alla durata del credito o l’esposizione
che garantisce.
In relazione alle garanzie personali, la funzione Crediti accerta il sussistere dei seguenti requisisti:
- la garanzia deve essere diretta e la sua entità deve essere chiaramente definita e incontrovertibile;
- il contratto non deve contenere alcuna clausola che possa consentire al garante di annullare
unilateralmente la garanzia;
- in caso di inadempimento della controparte, la Banca deve avere il diritto di rivalersi tempestivamente
sul garante per le somme coperte dalla garanzia;
- la garanzia deve essere un’obbligazione esplicitamente formalizzata assunta dal garante.
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1.12 RISCHIO CONNESSO ALLA QUOTA DI ATTIVITA’ VINCOLATE
Informativa qualitativa
Rischio derivante da situazioni di tensione rilevanti, ossia da shock plausibili benché improbabili, avendo
riguardo anche al declassamento del rating del credito della Banca, alla svalutazione delle attività costituite
in pegno e all’aumento dei requisiti di margine
Obiettivi e politiche di gestione del rischio
a) Strategie e processi per la gestione del rischio
A presidio di tale rischio Banca CARIM determina una riserva di liquidità costituita da un obbligo di
mantenimento di un ammontare libero di titoli eligible volto a gestire il potenziale aumento della quota di
attività vincolate derivante da situazioni di tensione rilevanti.
Tenuto conto che il portafoglio titoli della Banca è prevalentemente costituito da titoli governativi italiani, le
ipotesi di stress utilizzate per la determinazione del buffer sono:
- downgrading dell’ Italia da BBB- a BB;
- variazione del valore di mercato dei titoli a seguito di un aumento dei tassi di interesse pari allo spread
fra curva governativa italiana (BBB-) e curva governativa portoghese (BB).
b) Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio
La funzione Risk Management monitora periodicamente tale rischio.
c) Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio
Il Risk Management verifica giornalmente il rispetto dei limiti del buffer di liquidità.
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1.13 RISCHIO DI LEVA FINANZIARIA ECCESSIVA
Informativa qualitativa
Rischio che un livello di indebitamento particolarmente elevato rispetto alla dotazione di mezzi propri renda
la Banca vulnerabile, rendendo necessaria l’adozione di misure correttive al proprio piano industriale,
compresa la vendita di attività con contabilizzazione di perdite che potrebbero comportare rettifiche di valore
anche sulle restanti attività
Obiettivi e politiche di gestione del rischio
a) Strategie e processi per la gestione del rischio
Il rischio di leva finanziaria eccessiva, così come definito dal Regolamento (UE) n. 575/2013 e dal
Regolamento delegato (UE) n. 62/2015, è calcolato come “la misura del capitale dell’ente divisa per la misura
dell’esposizione complessiva dell’ente ed è espresso in percentuale”.
La funzione Risk Management monitora periodicamente l’indicatore di leva finanziaria (Leverage Ratio) e
verifica il rispetto dei limiti di Risk Appetite.
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1.14 ATTIVITA’ DI RISCHIO E CONFLITTI DI INTERESSE NEI CONFRONTI DI SOGGETTI COLLEGATI
Informativa qualitativa
Rischio che la vicinanza di taluni soggetti ai centri decisionali, possa compromettere l’oggettività e
l’imparzialità delle decisioni relative alla concessione di finanziamenti e ad altre transazioni nei confronti dei
medesimi soggetti, con possibili distorsioni del processo di allocazione delle risorse, esposizione della
Banca a rischi non adeguatamente misurati o presidiati, potenziali danni per depositanti e azionisti
Obiettivi e politiche di gestione del rischio
La Banca, relativamente alle attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti dei c.d. “Soggetti Collegati”,
opera secondo trasparenza e correttezza, presidiando il rischio che la vicinanza di taluni soggetti ai centri
decisionali, possa compromettere l’oggettività e l’imparzialità delle decisioni relative alla concessione di
finanziamenti e ad altre transazioni nei confronti dei medesimi soggetti, con possibili distorsioni del processo
di allocazione delle risorse, esposizione della Banca a rischi non adeguatamente misurati o presidiati,
potenziali danni per depositanti e azionisti.
Le operazioni poste in essere con tali soggetti sono normate, sia in termini sostanziali che procedurali, dal
“Regolamento delle Operazioni di Interesse Personale e delle Operazioni con Parti Correlate” , con il quale:
- è stato individuato il perimetro delle parti correlate e dei soggetti connessi al Gruppo;
- sono state definite le operazioni di “maggiore rilevanza”, di “minore rilevanza” e da cui derivano differenti
obblighi informativi e procedurali;
- sono state individuate le operazioni di “importo esiguo” e le operazioni “escluse” dagli obblighi di cui al
punto precedente;
- sono state definite le modalità procedurali per le diverse tipologie di operazioni;
- sono stati disciplinati gli adempimenti informativi, ivi compresi quelli previsti dalle disposizioni di legge.
Con riferimento alla modalità di rilevazione delle operazioni con parti correlate, si segnala che l’individuazione
dei soggetti da includere nel perimetro delle parti correlate è stata effettuata ai sensi della delibera CONSOB
12 marzo 2010 n. 17221, modificata dalla delibera n. 17389 del 23 giugno 2010 e del Principio Contabile IAS
24, facendo quindi riferimento a quanto disciplinato dalla regolamentazione interna.
Come riportato nell’allegato H della Nota Integrativa del Bilancio, si informa che non sono state effettuate
operazioni di natura atipica o inusuale che per significatività o rilevanza possano avere dato luogo a dubbi in
ordine alla salvaguardia del patrimonio aziendale, né con parti correlate, né con soggetti diversi dalle parti
correlate.
Per quanto riguarda le operazioni di natura non atipica o inusuale con parti correlate, esse rientrano
nell’ambito dell’ordinaria operatività e sono di norma poste in essere a condizioni di mercato e comunque
sulla base di valutazioni di reciproca convenienza economica, nel rispetto della normativa esistente.
E’ stata altresì condotta, nel mese di dicembre 2015, una verifica del processo Gestione Operazioni con Parti
Correlate e Soggetti Collegati, in ottemperanza a quanto previsto nel piano di audit 2015 ed in conformità
alle disposizioni di Banca d’Italia e Consob, il cui scopo è stato quello di controllare:
- la corretta valorizzazione dello status di “soggetto collegato” dell’anagrafe generale della Banca
(procedure informatiche DAISY, AG), con relativo “flag” che identifica la controparte ai fini dell’art. 136
del TUB, o della disciplina sulle Parti Correlate e Soggetti Collegati , IAS 24, delibera Consob 12 marzo
2010 n. 17221 e successive modifiche;
- il rispetto del processo operativo/deliberativo relativo all’istruttoria delle operazioni di affidamento con
soggetti collegati, svolta con analisi delle evidenze procedurali ed interviste ai Responsabili della
Funzione Segreteria e Affari Societari e Funzione Segreteria Crediti;
- la presenza e correttezza della documentazione inviata alla Funzione Segreteria e Affari Societari, da
esibire agli Amministratori Indipendenti, documentazione che deve ricomprendere degli specifici
elementi informativi (es. le controparti, la natura della correlazione, le modalità esecutive e il tipo di
operazione);
- il rispetto dei limiti operativi alle attività di rischio (la soglia del 5% dei Fondi Propri, limite entro il quale
poter eseguire l’operazione e le soglie di minore rilevanza , tra cui “operazioni di importo esiguo”, quelle
il cui controvalore non ecceda € 150.000,00, con relativa competenza deliberativa da parte del Consiglio
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di Amministrazione, ma con variazione dell’iter autorizzativo da CDA a Servizio Crediti, come previsto
da “Regolamento delle operazioni di interesse personale e delle operazioni con Parti correlate”);
- la produzione dell’informativa al CDA, al pubblico, oltre alle segnalazioni alla Vigilanza.
Le conclusioni delle verifiche condotte, in relazione al campione esaminato e all’ambito di verifica sulle
operazioni di affidamento, hanno portato alla rilevazione di un sostanziale rispetto dell’operatività prevista
normativamente ed in particolare dei blocchi operativi previsti per il rispetto delle autonomie decisionali.
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1.15 RISCHIO DI TRASFERIMENTO
Informativa qualitativa
Rischio che una Banca, esposta nei confronti di un soggetto che si finanzia in una valuta diversa da quella in
cui percepisce le sue principali fonti di reddito, realizzi delle perdite dovute alle difficoltà del debitore di convertire
la propria valuta nella valuta in cui è denominata l’esposizione
Nel corso del 2015 in relazione alla modesta esposizione della clientela a valute estere di Paesi a rischio, si
ritiene il rischio di trasferimento non rilevante.
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1.16 RISCHIO PAESE
Informativa qualitativa
Rischio di perdite causate da eventi che si verificano in un paese diverso dall’Italia.
Il rischio paese nel 2015 è considerato non rilevante in quanto le esposizioni ad esso riconducibili rappresentano
l’1,41% dell’esposizione “equivalente” e lo 0,58% dei requisiti patrimoniali del rischio di credito.
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1.17 RISCHIO CONNESSO CON L’ASSUNZIONE DI PARTECIPAZIONI
Informativa qualitativa
Rischio di un eccessivo immobilizzo dell’attivo derivante da investimenti partecipativi in imprese finanziarie e
non finanziarie.
Il rischio connesso con l’assunzione di partecipazioni è stato considerato nel 2015 non rilevante in quanto le
esposizioni ad esso riconducibili rappresentano meno dell’1% del totale dell’attivo della Banca. Il rischio viene
monitorato attraverso la verifica del rispetto dei dettami normativi imposti dalla Circolare 285/2013.
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1.18 RISCHIO DA CARTOLARIZZAZIONE
Informativa qualitativa
Rischio che la sostanza economica dell’operazione di cartolarizzazione non sia pienamente rispecchiata nelle
decisioni di valutazione e di gestione del rischio.
Alla data di redazione del presente documento non sono presenti rischi derivanti da operazioni di
cartolarizzazioni.
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1.19 GOVERNO SOCIETARIO
Il Governo Societario è rappresentato dall’insieme delle metodologie, dei modelli e dei sistemi di pianificazione,
gestione e controllo necessari al funzionamento degli organi della Banca.
La finalità è garantire il perseguimento degli obiettivi aziendali e le condizioni di sana e prudente gestione
mediante efficaci assetti organizzativi e di governo.
Banca CARIM, sulla base di un’approfondita autovalutazione, ha adottato il modello di governance cosiddetto
“tradizionale” (paragrafi 2, 3 e 4 della Sezione VI-bis del codice civile – art. 2380 e seguenti), con un Consiglio
di Amministrazione (con funzioni di supervisione strategica e di gestione) e un Collegio Sindacale (con funzioni
di controllo) entrambi di nomina assembleare, in linea con il sistema di amministrazione e di controllo
comunemente adottato dalle banche di medie e piccole dimensioni.
Si precisa altresì che il Consiglio di Amministrazione, unitamente al Direttore Generale, in qualità di organo con
funzione di gestione attua gli indirizzi deliberati nell’esercizio della funzione di supervisione strategica.
Il Direttore Generale, infatti, in quanto capo dell’esecutivo, concorre alla funzione di gestione e svolge un ruolo
di raccordo funzionale tra le Funzioni aziendali di controllo di secondo livello e l’organo con funzione di gestione
da cui dipendono gerarchicamente le citate funzioni (Nota di chiarimento sulla Circolare 285/2013 del giugno
2014, aggiornata nel luglio 2014).
In considerazione della mission della Banca, della linearità dell’assetto proprietario, della scarsa complessità del
modello organizzativo e distributivo, delle ridotte dimensioni della rete commerciale, della semplicità dei prodotti
offerti alla clientela e degli obiettivi aziendali attuali e prospettici, il modello organizzativo e di controllo
attualmente adottato si conferma come il più idoneo ad assicurare condizioni di sana e prudente gestione.
L’elezione dei componenti del Consiglio di Amministrazione avviene mediante la presentazione di liste di
candidati proposte dai Soci che rappresentino almeno il 2% del capitale sociale avente il diritto di voto.
Ogni socio può votare per una sola lista.
Le liste, depositate presso la sede della Banca almeno sette giorni prima della data fissata per la convocazione
dell’Assemblea, da non computarsi nel termine, devono contenere almeno tre nominativi di candidati idonei a
qualificarsi come indipendenti.
Unitamente e contestualmente a ciascuna lista, a pena di inammissibilità, deve essere depositato un chiaro ed
adeguato curriculum vitae di ciascun candidato corredato da auto-certificazioni che attestino:
-
la mancanza di cause di incompatibilità e ineleggibilità;
la vigenza dei requisiti disposti dalla disciplina legale e regolamentare;
l’eventuale idoneità a qualificarsi come “indipendente”, ai sensi dello Statuto;
gli incarichi eventualmente ricoperti in altri organismi;
la disponibilità di tempo adeguata per l’espletamento della funzione;
le dichiarazioni dei soggetti legittimati che presentano la lista o che concorrono a presentare la lista,
diversi da quelli che detengono anche congiuntamente una partecipazione di controllo o di maggioranza
relativa, attestanti l’assenza di rapporti di collegamento con costoro previsti dalle disposizioni legislative
o regolamentari vigenti per la elezione degli amministratori di società quotate o, in mancanza, per la
elezione dei sindaci delle stesse.
Dalla lista che ha ottenuto la maggioranza dei voti espressi dai Soci intervenuti sono nominati, secondo l’ordine
progressivo con il quale sono elencati nella lista stessa, tanti Amministratori pari al numero degli Amministratori
preventivamente determinato dall’Assemblea, diminuito di due.
I restanti due Amministratori sono nominati, secondo l’ordine progressivo con il quale sono elencati, dalla lista
che ha ottenuto il maggior numero di voti tra le restanti liste ammesse al voto.
L’ordine di preferenza indicato nelle liste sarà rispettato nei limiti della necessaria designazione di due soli
amministratori indipendenti tratti dalla lista che ha ottenuto la maggioranza dei voti, e di un solo amministratore
indipendente tratto dalla lista che ha ottenuto il maggior numero dei voti tra le restanti liste ammesse al voto.
41/86
La Presidenza e la Vice Presidenza del Consiglio di Amministrazione spettano ai candidati indicati al primo e al
secondo posto della lista che ha ottenuto il maggior numero di voti.
Nella tabella si riportano il numero di cariche di amministrazione affidate ai membri dell'organo di
amministrazione alla data del 31 dicembre 2015:
Nome e Cognome
Sido Bonfatti
Matteo Guaitoli
Anna Cicchetti4
Massimo Giusti
Vera Negri
Fabio Pranzetti5
Renzo Ticchi
Carica ricoperta nella Banca
Presidente del Consiglio di
Amministrazione
Vice Presidente del Consiglio
di Amministrazione
Consigliere
Consigliere
Consigliere
Consigliere
Consigliere
Numero di
cariche
7
0
1
4
0
0
3
Banca CARIM ha adottato uno specifico documento sulla Composizione quali - quantitativa ottimale dell’organo
amministrativo di Banca CARIM Spa (di seguito, per brevità, anche Documento) approvato dal Consiglio di
Amministrazione il 21 aprile 2015 e successivamente aggiornato nel 2016.
Obiettivo del Documento è quello di definire il miglior assetto numerico e qualitativo del Consiglio di
Amministrazione, mediante l’individuazione di candidati con caratteristiche e competenze tali da assicurare che
l’organo amministrativo della Banca sia dotato, nel continuo, di risorse professionali adeguate alle dimensioni,
alla complessità e alle prospettive di sviluppo del proprio business.
In conformità al predetto Documento, il Consiglio di Amministrazione della Banca è costituito da sette
componenti, compresi il Presidente e il Vice Presidente, in possesso delle caratteristiche e dei requisiti indicati
nel Documento stesso.
Il numero adottato, non pletorico, appare funzionale ad una maggiore efficacia ed incisività del Consiglio di
Amministrazione, rendendo pertanto non necessaria la costituzione di un Comitato Esecutivo, per quanto
previsto dallo Statuto, onde evitare sovrapposizioni e non univoche attribuzioni delle competenze.
Il Consiglio di Amministrazione conduce annualmente, salvo sopravvenute necessità, specifiche autovalutazioni
al fine di verificare che la funzionalità dell’organo di vertice sia garantita nel continuo.
Sotto il profilo qualitativo, i componenti del Consiglio di Amministrazione assicurano un livello di autorevolezza
e professionalità confacente alla complessità operativa e dimensionale della Banca, avendo i requisiti previsti
dall’art. 26 del D. Lgs. 385/1993 (formalizzati nel Decreto ministeriale 161/98) che vengono verificati
periodicamente dal Consiglio di Amministrazione.
Le aree di competenza individuate dal documento sulla Composizione quali - quantitativa ottimale del Consiglio
di Amministrazione di Banca CARIM sono:
1. conoscenza del business bancario, acquisita mediante l’esperienza di almeno tre anni in qualità di
esponente aziendale presso istituti di credito o finanziari;
4
Il Consigliere Anna Cicchetti è stata cooptata dal Consiglio di Amministrazione in data 22/12/2015, in sostituzione del Consigliere
Patrizia Albano dimissionaria dal 03/11/2015. La nomina è stata confermata dall’Assemblea Ordinaria del 29/03/2016
5
Consigliere Rag. Fabio Pranzetti, dimissionario dal 30/3/2016
42/86
2. conoscenza della regolamentazione di settore, acquisita mediante l’esperienza triennale come
esponente aziendale o responsabile di specifiche funzioni presso istituti di credito o finanziari ovvero
attraverso l’esercizio di attività imprenditoriale o professionale o l’insegnamento universitario in materie
economico-giuridiche o l’esercizio di ruoli di responsabilità presso enti, istituzioni, fondazioni o
associazioni;
3. conoscenza dei territori presidiati dalla Banca e relative caratteristiche socio-economiche e di mercato,
acquisita mediante l’esperienza triennale in qualità di esponente presso aziende o l’esercizio di attività
imprenditoriale o professionale o l’esercizio di ruoli di responsabilità presso enti, istituzioni, fondazioni
o associazioni nei territori di interesse;
4. conoscenza dei sistemi di controllo interno e delle metodologie di gestione e controllo dei rischi,
acquisita mediante l’esperienza triennale in qualità di esponente aziendale o di responsabile di
specifiche funzioni presso aziende ovvero attraverso l’esercizio di attività imprenditoriale o professionale
o l’insegnamento universitario in materie economico-giuridiche;
5. conoscenza degli aspetti di corporate governance e dei processi di gestione aziendale acquisita
mediante l’esperienza triennale in qualità di esponente aziendale o di responsabile di specifiche funzioni
presso aziende ovvero attraverso l’esercizio di attività imprenditoriale o professionale o l’insegnamento
universitario in materie economico - giuridiche.
Assume altresì importanza che i membri del Consiglio di Amministrazione siano adeguatamente rappresentativi
delle diverse componenti della base sociale e delle attività economiche prevalenti nei territori di insediamento
della Banca.
Inoltre, recependo le disposizioni emanate dalla Banca d’Italia il 6 maggio 2014, il Documento prevede che negli
Organi di supervisione e gestione siano presenti, ivi compresi quelli “non esecutivi”, soggetti:
-
-
-
pienamente consapevoli dei poteri e degli obblighi inerenti alle funzioni che ciascuno di essi è chiamato
a svolgere e dunque, tra le altre: funzione di supervisione (cioè di indirizzo della gestione, attraverso
operazioni strategiche, decisioni in ordine a piani industriali o finanziari), funzione di gestione (intesa
come attuazione degli indirizzi deliberati nell’esercizio della funzione di supervisione strategica), funzioni
esecutive e funzioni non esecutive, ecc.;
dotati di professionalità adeguate al ruolo da ricoprire, anche in eventuali comitati interni al consiglio, e
calibrate in relazione alle caratteristiche operative e dimensionali della Banca;
con competenze diffuse tra tutti i componenti e opportunamente diversificate, in modo da consentire
che ciascuno dei componenti, sia all’interno di eventuali comitati, che nelle decisioni collegiali, possa
effettivamente contribuire ad assicurare un governo efficace dei rischi in tutte le aree della Banca;
che dedichino tempo e risorse adeguate alla complessità del loro incarico.
Attualmente, il Regolamento del Consiglio di Amministrazione non prevede un limite numerico agli incarichi
che possono ricoprire i singoli Consiglieri. Tuttavia la materia è stata oggetto di un intervento normativo (art.
36 del cosiddetto Decreto “Salva Italia” - Legge 201/2011”) che vieta ai titolari di cariche negli organi
gestionali, di sorveglianza e di controllo e ai funzionari di vertice di imprese o gruppi di imprese operanti nei
mercati del credito, assicurativi e finanziari, di assumere o esercitare analoghe cariche in imprese o gruppi
di imprese concorrenti, intendendo per tali le imprese e i gruppi tra i quali non vi sono rapporti di controllo e
che operano nei medesimi mercati di prodotto e geografici;
-
che indirizzino la loro azione al perseguimento dell’interesse complessivo della Banca,
indipendentemente dalla compagine sociale che li ha votati o dalla lista da cui sono tratti;
ha imposto infatti alle società quotate di adeguare la composizione dei consigli di amministrazione e
degli altri organi sociali con almeno un terzo degli amministratori eletti tra il genere meno rappresentato;
e i casi di preclusione, in forza dei quali non possono essere candidati:
-
coloro che alla data di inizio dell’amministrazione straordinaria e nei tre esercizi precedenti abbiano
ricoperto incarichi di amministrazione, direzione e controllo presso Banca CARIM o presso il CIS –
Credito Industriale Sammarinese SpA.
43/86
-
Non possono altresì essere candidati coloro che nei tre esercizi precedenti a quello in cui avviene la
nomina (o la cooptazione) abbia ricoperto cariche presso CORIT – Riscossioni Locali SpA.
Allo scopo di prevenire possibili conflitti di interesse e per meglio assicurare la sana e prudente gestione,
è preclusa la possibilità di presentare candidature ai soggetti che al momento della nomina a
componente il Consiglio di Amministrazione abbiano in essere, direttamente o indirettamente, con la
Banca attività di rischio superiori all’1% dei Fondi Propri, come definiti dalla normativa di Vigilanza, da
ultimo comunicati alla Banca d’Italia. Per il calcolo di tale limite sarà applicata la stessa modalità prevista
dal Titolo V – Capitolo 5 – Sezione II delle Nuove Disposizioni di Vigilanza prudenziale per le banche
(“Attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti dei soggetti collegati”). Tale indirizzo è coerente
con la necessità di proseguire il riposizionamento dell’attività della Banca verso il segmento “retail”.
In sede di nomina (o di cooptazione) degli Amministratori verrà valutata preventivamente la composizione quali
– quantitativa del Consiglio, individuando e definendo ex ante il profilo teorico dei candidati che andrà sottoposto
ai Soci in tempo utile per la formazione delle liste. Viene fatta salva la possibilità degli Azionisti di svolgere
proprie valutazioni sulla composizione ottimale del board e di presentare liste autonome e coerenti con i criteri
predefiniti.
Comitato rischi
Il Consiglio di Amministrazione:
-
definisce le linee di indirizzo del sistema dei controlli, le politiche di governo dei rischi e il RAF (Risk
Appetite Framework)
valuta periodicamente l’adeguatezza del sistema dei controlli interni e di gestione dei rischi e la loro
efficacia
valuta periodicamente il profilo di rischio e la sua coerenza con la strategia e il modello di business della
Banca.
Nell’esercizio di questi compiti, e nell’esame delle relazioni finanziarie periodiche, il Consiglio di Amministrazione
si avvale dell'attività del Comitato Rischi al quale sono attribuite funzioni consultive, istruttorie e propositive in
materia di rischi e di sistema dei controlli interni nei confronti del Consiglio di amministrazione. Il Comitato Rischi
non ha compiti esecutivi; ha comunque facoltà di accedere alle informazioni e alle funzioni aziendali necessarie
per lo svolgimento dei compiti ad esso assegnati, nonché di avvalersi di consulenti esterni, nei limiti del budget
assegnato.
Flusso di informazioni sui rischi indirizzato all'organo di gestione
Banca CARIM ritiene che efficaci flussi informativi interni costituiscano un elemento fondamentale
dell’organizzazione e del governo societario della Banca, non solamente per consentire un corretto
adempimento di obblighi imposti dalla normativa vigente, ma anche per garantire una funzionale attività del
Consiglio di Amministrazione.
La circolazione di informazioni tra gli Organi Sociali e all’interno degli stessi, rappresenta la condizione
fondamentale perché siano effettivamente realizzati gli obiettivi di efficienza della gestione ed efficacia dei
controlli, con presidi organizzativi volti ad evitare il rischio di divulgazione impropria di notizie riservate.
A tal fine e in piena aderenza con le previsioni civilistiche dell’agire in modo informato (art. 2381c.c.), il Consiglio
di Amministrazione di Banca CARIM ha approvato un Regolamento dei Flussi Informativi con delibera del 20
novembre 2012 e successivi aggiornamenti.
Il Regolamento individua i soggetti tenuti a fornire periodicamente adeguata informativa, anche su specifica
richiesta, al fine di incentivare i meccanismi di circolazione delle informazioni, tra gli Organi Sociali ed al loro
interno, idonei a realizzare obiettivi di efficienza della gestione ed efficacia dei controlli; descrive la circolazione
44/86
delle informazioni tra gli Organi con funzioni di supervisione strategica, di gestione e di controllo; dettaglia la
tipologia di riferimenti previsti.
Con specifico riferimento alle funzioni di controllo (Internal Audit, Compliance e Risk Management), queste
presentano periodicamente (prevalentemente con cadenza annuale e trimestrale) relazioni in merito alle attività
svolte.
Tra queste di evidenziano le relazioni destinate alla Banca d’Italia (ex. Circ. 285/2013) e alla CONSOB (ex
Regolamento congiunto Banca d’Italia/CONSOB).
Esse, all’occorrenza, segnalano l’eventuale verificarsi di eventi rilevanti.
Ad inizio di ogni esercizio, infine, le medesime funzioni predispongono un programma di lavoro per l’esercizio
medesimo.
45/86
2 - AMBITO DI APPLICAZIONE (ART. 436 CRR)
Informativa qualitativa
a) Denominazione della Banca cui si applicano gli obblighi di informativa
Banca CARIM – Cassa di Risparmio di Rimini SpA.
b) Aree di consolidamento rilevanti per i fini prudenziali e di bilancio
La Banca non fa parte di un gruppo bancario e nel 2015 non ha registrato operazioni che ne hanno
modificato il perimetro societario.
c)
Eventuali impedimenti giuridici o sostanziali, attuali o prevedibili, che ostacolano il rapido trasferimento di
risorse patrimoniali o di fondi all’interno del gruppo
La Banca non fa parte di un gruppo bancario.
d)
Riduzione dei requisiti patrimoniali individuali applicati alla capogruppo ed alle controllate italiane
Poiché la Banca non fa parte di un gruppo bancario, non sono applicate riduzioni ai requisiti patrimoniali.
Informativa quantitativa
a)
Controllate non incluse nel consolidamento e ammontare aggregato delle loro deficienze patrimoniali
rispetto ad eventuali requisiti patrimoniali obbligatori
Poiché la Banca non fa parte di un gruppo bancario, non ci sono società controllate che non siano incluse
nel consolidamento.
46/86
3 - FONDI PROPRI (ART. 437 CRR)
Informativa qualitativa
a)
Informazioni sintetiche sulle principali caratteristiche contrattuali degli elementi patrimoniali, in particolare
degli strumenti innovativi di capitale e di quelli non innovativi nonché degli strumenti cui si applicano
clausole di salvaguardia (es. grandfathering)
I fondi propri sono calcolati in conformità alla Direttiva 2013/36/UE, nota come “CRD IV”, ed al
Regolamento (UE) n. 575, noto come “CRR”, che traspongono nell'Unione Europea gli standard definiti
dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (cosiddetto Framework “Basilea 3”).
Le nuove norme hanno trovato applicazione dal 1° gennaio 2014 secondo i dettami definiti dalla Banca
d'Italia nelle circolari 285 (“Nuove Disposizioni di Vigilanza per le banche”) e 286 (“Istruzioni per la
compilazione delle segnalazioni prudenziali per i soggetti vigilati”) pubblicate a fine 2013.
I Fondi Propri risultano costituiti dalla somma del Capitale di Classe I — ammesso nel calcolo senza
alcuna limitazione — e del Capitale aggiuntivo di Classe II, che viene ammesso nel limite massimo del
Capitale di Classe I. Da tali aggregati vengono dedotti le partecipazioni, gli strumenti innovativi di capitale,
gli strumenti ibridi di patrimonializzazione e le attività subordinate, detenuti in altre banche e società
finanziarie. Vengono altresì dedotte le partecipazioni in società di assicurazione e le passività subordinate
emesse dalle medesime società, se computate dall'emittente a fini patrimoniali, nonché ulteriori elementi
connessi con il calcolo dei requisiti patrimoniali.
Il Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1) al 31 dicembre 2015, è costituito dalle
diverse voci che compongono il Patrimonio Netto della Banca. Le “deduzioni” dal capitale primario di
classe 1 attengono alle attività immateriali iscritte in bilancio e alle passività fiscali differite associate
all’avviamento.
Si precisa infine che la Banca si è avvalsa della facoltà di sterilizzare le riserve da valutazione riferibili ai
titoli di debito emessi da Amministrazioni Centrali di Paesi dell’Unione Europea detenuti nel portafoglio
“Attività finanziarie disponibili per la vendita”.
La Banca non ha emesso strumenti finanziari computabili nel Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional
Tier 1 – AT1).
Nel Capitale di classe 2 (Tier 2 –T2) figurano alcuni prestiti obbligazionari subordinati emessi dalla Banca
che sono stati computati al netto degli eventuali riacquisti.
Si evidenzia che l’esclusione del capitale di classe 2 di alcune tipologie di prestiti subordinati emessi dalla
Banca è in relazione ad una interpretazione fornita dall’EBA della normativa entrata in vigore a partire dal
1° gennaio 2014.
47/86
Informativa quantitativa
La tabella riportata di seguito riporta la composizione dei Fondi Propri al 31 Dicembre 2015.
Bilancio
Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1)
Strumenti di CET 1:
Capitale versato
Sovrapprezzi di emissione
Riserve:
Utili o perdite portati a nuovo
Utili o perdita di periodo
Altre componenti di conto economico accumulate
Riserve - Altro
CAPITALE
Detrazioni
Avviamento:
Avviamento connesso con attività immateriali
Passività fiscali differite associate all'avviamento
Altre attività immateriali:
Altre attività immateriali importo al lordo dell'effetto fiscale
Attività fiscali differite che si basano sulla redditività futura e non
derivano da differenze temporanee al netto delle relative passività
fiscali differite
Fondi pensione a prestazione definita:
Eccedenza degli elementi da detrarre dal capitale aggiuntivo di
classe 1 rispetto al capitale aggiuntivo di classe 1
Regime transitorio - Impatto su CET 1
TOTALE CAPITALE PRIMARIO DI CLASSE 1
Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1):
Regime transitorio - Impatto su AT 1
Eccedenza degli elementi da detrarre dal capitale aggiuntivo di
classe 1 rispetto al capitale aggiuntivo di classe 1
TOTALE CAPITALE DI CLASSE 1 (TIER 1)
Approccio
Regolamentare
246.146
1.877
25.311
-37.937
2.594
15
238.005
238.005
-23.044
4.345
-158
-9.318
-22.786
25.394
212.439
-22.786
22.786
212.439
Capitale di classe 2 (TIER 2):
Strumenti di T2:
Capitale versato
Detrazioni
Regime transitorio - Impatto sul T2:
56.596
TOTALE CAPITALE AGGIUNTIVO DI CLASSE 2 (TIER 2)
58.152
1.556
FONDI PROPRI
270.592
Valori in €mgl
La tabella seguente fornisce il dettaglio degli elementi che compongono i fondi propri al 31/12/2015, secondo
lo schema previsto dall’allegato VI del Regolamento di Esecuzione (UE) n. 1423/2013 della Commissione.
CAPITALE PRIMARIO DI CLASSE 1: STRUMENTI E RISERVE
1
Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni
48/86
31/12/2015
248.022
di cui. Azioni ordinarie
246.146
2
Utili non distribuiti
3
Altre componenti di conto econimico complessivo accumulate ( e altre riserve, includere gli utili e le perdite non realizzati
ai sensi della disciplina contabile applicabile)
3a
Fondi per rischi bancari generali
4
Importo degli elementi ammissibili di cui all'articolo 484, paragrafo 3, e le relative riserve sovrapprezzo azioni, soggetti a
eliminazione progressiva del capitale primario di classe 1
-12.611
2.594
-
Conferimenti di capitale pubblico che beneficiano della clausola di grandfathering fino al 1° gennaio 2018
5
Interessi di minoranza (importo consentito nel capitale primario di classe 1 consolidato)
5a
Utili di periodo verificati da persone indipendenti al netto di tutti gli oneri o dividendi prevedibili
6
Capitale primario di classe 1 prima delle rettifiche regolamentari
238.005
CAPITALE PRIMARIO DI CLASSE 1 (CET1): RETTIFICHE REGOLAMENTARI
7
Rettifiche di valore supplementari (importo negativo)
8
Attività immateriali (al netto delle relative passività fiscali) (importo negativo)
9
Campo vuoto nell'UE
10
Attività fiscali differite che dipendono dalla redditività futura, escluse quelle derivanti da differenze temporanee (al netto
delle relative passività fiscali per le quali sono soddisfatte le condizioni di cui all'articolo 38, paragrafo 3) (importo
negativo)
0
0
11
Riserve di valore equo relative agli utili e alle perdite generati dalla copertura dei flussi di cassa
12
Importi negativi risultanti dal calcolo degli importi delle perdite attese
13
Qualsiasi aumento del patrimonio netto risultante da attività cartolarizzate (importo negativo)
14
Gli utili o le perdite su passività valutati al valore equo dovuti all'evoluzione del merito di credito
15
Attività dei fondi pensione a prestazioni definite (importo negativo)
16
Strumenti propri di capitale primario classe 1 detenuti dall'ente direttamente o indirettamente (importo negativo)
17
18
19
20
-18.856
Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente, quando tali soggetti
detengono con l'ente una partecipazione incrociata reciproca per aumentare artificialmente i fondi propri dell'ente
(importo negativo)
Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente, indirettamente,
quando l'ente non ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e al netto di
posizioni corte ammissibili) (importo negativo)
Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente, indirettamente
o sinteticamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e al
netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo)
Campo vuoto nell'UE
-9.318
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
Importo dell'esposizione dei seguenti elementi, che possiedono i requisiti per ricevere un fattore di ponderazione del
20a
rischio pari al 1250%, quando l'ete opta per la deduzione
20b di cui: partecipazioni qualificate al di fuori del settore finanziario (importo negativo)
20c di cui: posizioni verso la cartolarizzazione (importo negativo)
20d di cui: operazioni con regolamento non contestuale (importo negativo)
21
Attività fiscali differite che derivano da differenze temporanee (importo superiore alla soglia del 10% al netto delle relative
passività fiscali per le quali sono soddisfatte le condizioni di cui all'articolo 38 par 3) (importo negativo)
22
Importo che supera la soglia del 15% (importo negativo)
23
di cui: strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente o
indirettamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti
49/86
0
0
0
0
0
0
0
24
Campo vuoto nell'UE
25
di cui: attività fiscali differite che derivano da differenze temporanee
0
25a Perdite relative all'esercizio in corso (importo negativo)
0
25b Tributi prevedibili relativi agli elementi del capitale primario di classe 1 (importo negativo)
26
0
Rettifiche regolamentari applicate al capitale primario di classe 1 in relazione agli importi soggetti a trattamento pre-CRR
26a Rettifiche regolamentari relative agli utili e alle perdite non realizzati ai sensi degli articoli 467 e 468
di cui:….filtro per utili non realizzati su titoli di debito con emittenti diversi da amministrazioni centrali
di cui:….filtro per utili non realizzati su titoli di debito emessi da amministrazioni centrali
di cui:….filtro per utili non realizzati su titoli di capitale
0
0
-2.958
24
130
-3.112
importo da dedurre o da aggiungere al capitale primario di classe 1 in relazione ai filtri e alle deduzioni aggiuntivi previsti
26b
per il trattamento pre-CRR
Deduzioni ammissibili dal capitale aggiuntivo di classe 1 che superano il capitale aggiuntivo di classe 1 dell'ente (importo
27
negativo)
28
Totale delle rettifiche regolamentari al capitale primario di classe 1 (CET1)
29
Capitale primario di classe 1 (CET1)
28.352
-22.786
-21.814
212.439
CAPITALE AGGIUNTIVO DI CLASSE 1 (AT1): STRUMENTI
30
Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni
31
di cui: classificati come patrimonio netto ai sensi della disciplina contabile applicabile
32
di cui: classificati come passività ai sensi della disciplina contabile applicabile
33
Importo degli elementi ammissibili di cui all'articolo 484, par 4, e le relative riserve sovrapprezzo azioni, soggetti a
eliminazione progressiva del capitale aggiuntivo di classe 1
Conferimenti di capitale pubblico che beneficiano della clausola di grandfathering fino al 1° gennaio 2018
34
Capitale di classe 1 ammissibile incluso nel capitale aggiuntivo di classe 1 consolidato (compresi gli interessi di
minoranza non inclusi nella riga 5) emesso da filiazioni e detenuto da terzi
35
di cui: strumenti emessi da filiazioni soggetti a eliminazione progressiva
36
Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1) prima delle rettifiche regolamentari
0
0
0
0
0
0
0
0
CAPITALE AGGIUNTIVO DI CLASSE 1 (AT1): RETTIFICHE REGOLAMENTARI
37
Strumenti propri di capitale aggiuntivo di classe 1 detenuti dall'ente direttamente o indirettamente (importo negativo)
Strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente, quando tali soggetti
38 detengono con l'ente una partecipazione incrociata reciproca concepita per aumentare artificialmente i fondi propri
dell'ente (importo negativo)
Strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente, indirettamente o
39 sinteticamente, quando l'ente non ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e
al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo)
Strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente o
40 indirettamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% al
netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo)
Rettifiche regolamentari applicate al capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione agli importi soggetti a trattamento pre41 CRR e trattamenti transitori, soggetti a eliminazione progressiva ai sensi del regolamento (UE) n.575/2013 (ossia importi
residui CRR)
Importi residui dedotti dal capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione alla deduzione dal capitale primario di classe 1
41a
durante il periodo transitorio ai sensi dell'art.472 del regolamento (UE) n.575/2013
Importi residui dedotti dal capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione alla deduzione dal capitale di classe 2 durante il
41b
periodo transitorio ai sensi dell'art.475 del regolamento (UE) n.575/2013
di cui: investimenti significativi detenuti direttamente nel capitale di altri soggetti del settore finanziario
50/86
0
0
0
0
-22.786
-22.786
0
0
41c
Importo de dedurre dal o da aggiungere al capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione ai filtri e alle deduzioni aggiuntivi
previsti per il trattamento pre-CRR
42
Deduzioni ammissibili dal capitale di classe 2 che superano il capitale di classe 2 dell'ente (importo negativo)
43
Totale delle rettifiche regolamentari al capitale primario di classe 1 (AT1)
44
Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1)
45
Capitale di classe 1 (T1 = CET1 + AT1)
0
22.786
0
0
212.439
CAPITALE DI CLASSE 2 (T2): STRUMENTI E ACCANTONAMENTI
46
Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni
47
Importo degli elementi ammissibili di cui all'articolo 484, par 5, e le relative riserve sovrapprezzo azioni, soggetti a
eliminazione progressiva del capitale di classe 2
Conferimenti di capitale pubblico che beneficiano della clausola di grandfathering fino al 1° gennaio 2018
48
Strumenti e fondi propri ammissibili incluso nel capitale di classe 2 consolidato (compresi gli interessi di minoranza e
strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 non inclusi nella riga 5 o nella riga 34) emessi da filiazioni e detenuti da terzi
49
di cui: strumenti emessi da filiazioni soggetti a eliminazione progressiva
50
Rettifiche di valore su crediti
51
Capitale di classe 2 (T2) prima delle rettifiche
0
56.596
0
0
0
0
56.596
CAPITALE DI CLASSE 2 (T2): RETTIFICHE REGOLAMENTARI
52
53
54
Strumenti propri di capitale di classe 2 detenuti dall'ente direttamente o indirettamente e prestiti subordinati (importo
negativo)
0
Strumenti di capitale di classe 2 e prestiti subordinati di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente, quando tali
soggetti detengono con l'ente una partecipazione incrociata reciproca concepita per aumentare artificialmente i fondi
propri dell'ente (importo negativo)
0
Strumenti di capitale di classe 2 e prestiti subordinati di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente,
indirettamenete o sinteticamente, quando l'ente non ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla
soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo)
0
54a di cui nuove partecipazioni non soggette alle disposizioni transitorie
54b di cui partecipazioni esistenti prima del 1° gennaio 2013 e soggette alle disposizioni transitorie
Strumenti di capitale di classe 2 e prestiti subordinati di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente o
55 indirettamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti (al netto di posizioni corte ammissibili)
(importo negativo)
Rettifiche regolamentari applicate al capitale di classe 2 in relazione agli importi soggetti a trattamento pre-CRR e
56 trattamenti transitori, soggetti a eliminazione progressiva ai sensi del regolamento (UE) n.575/2013 (ossi importi residui
CRR)
Importi residui dedotti dal capitale di classe 2 in relazione alla deduzione del capitale primario di classe 1 durante il perido
56a
transitorio ai sensi dell'articolo 472 del regolamento (UE) 575/2013
Importi residui dedotti dal capitale di classe 2 in relazione alla deduzione del capitale aggiuntivo di classe 1 durante il
56b
perido transitorio ai sensi dell'articolo 475 del regolamento (UE) 575/2013
di cui: investimenti significativi detenuti direttamente nel capitale di altri soggetti del settore finanziario
Importo da dedurre dal o da aggiungere al capitale di classe 2 in relazione ai filtri e alle deduzioni aggiuntivi previsti per il
56c
trattamento pre-CRR
0
0
0
1.556
0
0
0
1.556
di cui: filtro per utili non realizzati (titoli di debito)
di cui: filtro per utili non realizzati (titoli di capitale)
1.556
57
Totale delle rettifiche regolamentari al capitale di classe 2 (T2)
58
Capitale di classe 2 (T2) post rettifiche
59
Capitale totale (TC = T1 + T2)
1.556
58.152
270.591
Attività ponderate per il rischio in relazione agli importi soggetti a trattamento pre-CRR e trattamenti transitori, soggetti a
59a
eliminazione progressiva ai sensi del regolamento (UE) n.575/2013 (ossia importi residui CRR)
51/86
0
60
Totale delle attività ponderate per il rischio
2.491.015
COEFFICIENTI E RISERVE DI CAPITALE
61
Capitale primario di classe 1 (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio)
62
Capitale di classe 1 (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio)
63
Capitale totale (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio)
64
Requisito della riserva di capitale specifica dell'ente (requisito relativo al capitale primario di classe 1 a norma dell'art.92,
par 1 a), requisiti della riserva di conservazione del capitale, della riserva di capitale anticiclica, della riserva di capitale a
fronte del rischio sistemico, della riserva degli G-Sil o O-Sil, in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio)
65
di cui: requisito della riserva di conservazione del capitale
66
di cui: requisito della riserva di capitale anticiclica
67
di cui: requisito della riserva a fronte del rischio sistemico
8,5%
8,5%
10,9%
7,0%
2,5%
0
67a di cui: riserva di capitale dei G-Sil o degli O-Sil
0
0
68
Capitale primario di classe 1 disponibile per le riserve (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio)
69
(non pertinente nella normativa UE)
70
(non pertinente nella normativa UE)
71
(non pertinente nella normativa UE)
0
0
0
0
IMPORTI INFERIORI ALLE SOGLIE DI DEDUZIONE (PRIMA DELLA PONDERAZIONE DEL RISCHIO)
72
73
Capitale di soggetti del settore finanziario detenuto direttamente o indirettamente, quando l'ente non ha un investimento
significativo in tali soggetti (importo inferiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili)
Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente o
indirettamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti (importo inferiore alla soglia del 10% e al
netto di posizioni corte ammissibili)
74
Campo vuoto nell'UE
75
Attività fiscali differite che derivano da differenze temporanee (importo inferiore alla soglia del 10% al netto delle relative
passività fiscali per le quali sono soddisfatte le condizioni di cui all'articolo 38 par 3) (importo negativo)
20.668
171
0
4.512
MASSIMALI APPLICABILI PER L'INCLUSIONE DI ACCANTONAMENTI NEL CAPITALE DI CLASSE 2
76
Rettifiche di valore su crediti incluse nel capitale di classe 2 in relazione alle esposizioni soggette al metodo
standardizzato (prima dell'applicazione del massimale)
77
Massimale per l'inclusione di rettifiche di valore su crediti nel capitale di classe 2 nel quadro del metodo standarrdizzato
79
Rettifiche di valore su crediti incluse nel capitale di classe 2 in relazione alle esposizioni soggette al metodo basato sui
ratin interni (prima dell'applicazione del massimale)
Massimale per l'inclusione di rettifiche di valore su crediti nel capitale di classe 2 nel quadro del metodo basato sui rating
interni
STRUMENTI DI CAPITALE SOGGETTI A ELIMINAZIONE PROGRESSIVA (APPLICABILE SOLTANTO TRA IL 1°
GENNIO 2013 E IL 1° GENNAIO 2022)
80
Attuale massimale sugli strumenti di capitale primario di classe 1 soggetti a eliminazione progressiva
81
Importo escluso dal capitale primario di classe 1 in ragione del massimale (superamento del massimale dopo i rimborsi e
le scadenze)
82
Attuale massimale sugli strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 soggetti a eliminazione progressiva
83
Importo escluso dal capitale aggiuntivo di classe 1 in ragione del massimale (superamento del massimale dopo i rimborsi
e le scadenze)
84
Attuale massimale sugli strumenti di capitale di classe 2 soggetti a eliminazione progressiva
85
Importo escluso dal capitale di classe 2 in ragione del massimale (superamento del massimale dopo i rimborsi e le
scadenze)
78
52/86
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
4 - REQUISITI DI CAPITALE (ART. 438 CRR)
Informativa qualitativa
a)
Sintetica descrizione del metodo adottato dalla Banca nella valutazione dell’adeguatezza del proprio
capitale interno per il sostegno delle attività correnti e prospettiche
La Banca valuta la propria adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica attraverso il Sistema degli
Obiettivi di Rischio (RAF), coerentemente con il modello di business, il Piano Strategico, il Budget e
l’ICAAP.
L’approccio adottato per la valutazione dell’adeguatezza patrimoniale si basa su due presupposti:
- sostenere adeguatamente l’operatività della Banca, anche in funzione dei piani strategici definiti;
- rispettare tempo per tempo le indicazione dell’Organo di Vigilanza per quanto concerne i livelli di
patrimonializzazione.
Il totale dei requisiti patrimoniali, conformemente alle norme di riferimento di cui alla Circolare della Banca
d’Italia n. 285 del 17 dicembre 2013 e successivi aggiornamenti, é ottenuto sommando rispettivamente i
valori relativi a:
- Rischi di credito e di controparte;
- Rischi di mercato;
- Rischio operativo.
Le Attività di rischio ponderate sono ottenute applicando ai rischi sopra indicati (Totale requisiti Prudenziali,
Rischi di Primo Pilastro) il coefficiente moltiplicativo del 12,50 (pari al coefficiente reciproco dell’8%).
La Banca, attraverso il processo ICAAP definisce in piena autonomia un sistema per determinare il capitale
complessivo, adeguato, in termini attuali e prospettici a fronteggiare tutti i rischi rilevanti; il calcolo del
capitale complessivo richiede una valutazione di tutti i rischi a cui la Banca è o potrebbe essere esposta,
sia di quelli considerati ai fini del calcolo dei Fondi Propri, sia di quelli in esso non contemplati.
Il Risk Management, con il coinvolgimento delle principali funzioni aziendali, sviluppa il processo ICAAP
nelle seguenti fasi:
- 1.individuazione dei rischi da sottoporre a valutazione: tale fase si sostanzia nell’identificare i rischi
cui la Banca è esposta, in considerazione dell’operatività e dei mercati di riferimento. Al fine di
individuare i rischi rilevanti, l’analisi considera tutti i rischi contenuti nell’Allegato A, Parte Prima, Titolo
III, Capitolo 1 della Circolare 285/2013 e nell’Allegato A, Parte Prima, Titolo IV, Capitolo 3, della
Circolare 285/2013.
- 2.misurazione/valutazione dei singoli rischi e del relativo Capitale Interno: i rischi individuati sono
suddivisi tra quelli oggetto di valutazione quantitativa e quelli oggetto di valutazione qualitativa.
Nell’ambito dei rischi oggetto di valutazione quantitativa si distinguono quelli a fronte dei quali si
determina un Capitale Interno, da quelli per i quali si adottano altre forme di misurazione. Quelli non
misurabili sono oggetto di valutazione sulla base dei previsti presidi organizzativi. Vengono inoltre
effettuate prove di stress volte a valutare la vulnerabilità della Banca ad eventi eccezionali ma plausibili.
- 3.determinazione del Capitale Interno Complessivo: il Capitale Interno Complessivo è determinato
mediante l’approccio building block semplificato, che consiste nel sommare ai requisiti regolamentari, a
fronte dei rischi del Primo Pilastro (eventualmente rettificati secondo i criteri di volta in volta illustrati), il
Capitale Interno relativo agli altri rischi ritenuti rilevanti. Si calcola inoltre l’eccedenza/deficit di Capitale
confrontato con i Fondi Propri;
- 4.riconciliazione del Capitale Complessivo con i Fondi Propri: è illustrata la riconciliazione del
Capitale Complessivo con la definizione dei Fondi Propri .
53/86
Informativa quantitativa
b)
Il requisito patrimoniale relativo a ciascuna delle classi regolamentari di attività
Nella tabella seguente si riportano i requisiti patrimoniali a fronte del rischio di credito relativi a ciascuna
delle classi regolamentari di attività (in € mgl).
Requisito
Patrimoniale
Classi regolamentari di attività
AMMINISTRAZIONI CENTRALI E BANCHE
CENTRALI
INTERMEDIARI VIGILATI
ENTI DEL SETTORE PUBBLICO
AMMINISTRAZIONI REGIONALI O AUTORITA’
LOCALI
BANCHE MULTILATERALI DI SVILUPPO
ESPOSIZIONI AL DETTAGLIO
IMPRESE ED ALTRI SOGGETTI
ESPOSIZIONI OICR
IPOTECA SU IMMOBILI RESIDENZIALI
IPOTECA SU IMMOBILI NON RESIDENZIALI
ESPOSIZIONI IN STATO DI DEFAULT
ALTRE ESPOSIZIONI
ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE
Totale
c)
6.593
554
735
342
0
6.031
82.975
348
9.946
9.079
53.009
14.907
2.349
186.870
Il requisito patrimoniale relativo a ciascuna delle classi regolamentari di attività con il metodo IRB
Banca CARIM non utilizza il metodo IRB.
d)
Requisito Patrimoniale a fronte del rischio di controparte
Il requisito patrimoniale a fronte del rischio di controparte è nullo.
e)
Requisiti patrimoniali a fronte dei rischi di mercato separatamente
Nella tabella seguente si riporta il requisito patrimoniale a fronte dei rischi di mercato scomposto per le
differenti voci che lo generano (in € mgl):
Importi
Rischio di posizione
Rischio di concentrazione
Rischio di regolamento
Rischio di cambio
Rischio di posizione in merci
RISCHIO DI MERCATO
54/86
218
0
0
0
0
218
f)
Requisito patrimoniale a fronte dei rischi operativi
Il requisito patrimoniale a fronte dei Rischi Operativi di Banca CARIM, calcolato secondo il metodo
base, così come descritto dal Regolamento n. 575/2013, è pari a 12.191€ mgl.
g) Coefficienti patrimoniali totale e di base (Tier 1 ratio)
Importi
Attività di rischio ponderate (in € mgl)
Patrimonio di base/attività di rischio ponderate (Tier I capital ratio)
Fondi propri/attività di rischio ponderate (Total capital ratio)
55/86
2.491.015
8,53%
10,86%
5 - ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI CONTROPARTE (ART. 439 CRR)
Informativa qualitativa
a)
Aspetti generali
L’attività che la Banca svolge in strumenti derivati è esclusivamente incentrata su quelli di natura finanziaria
e si articola, come disposto in materia dal Consiglio di Amministrazione, solo su operazioni aventi carattere
non speculativo, con finalità di copertura (hedging) di attività/passività proprie preesistenti; in particolare,
per quanto riguarda la copertura di poste del passivo si tratta di I.R.S. (interest rate swap, scambio di tasso
fisso con variabile) finalizzati alla copertura del rischio di tasso di interesse.
Non esistono operazioni in conto proprio riconducibili a contropartite con clientela.
i) Metodologia utilizzata per assegnare i limiti operativi definiti in termini di capitale interno e di credito
relativi alle esposizioni creditizie verso la controparte
Delibera “quadro” del Consiglio di Amministrazione in materia di “Impianto regolamentare della Banca,
Regolamento portafoglio titoli di proprietà, sistema delle deleghe, limiti e autonomie”6, che consente la
copertura di obbligazioni emesse dalla Banca.
ii) Politiche relative alle garanzie ed alle valutazioni concernenti il rischio di controparte
Vedi punto precedente.
iii) Politiche rispetto alle esposizioni al rischio di correlazione sfavorevole (wrong-way risk)
Trattandosi di copertura del rischio di tasso su passività in essere correlate al tasso dell’attivo non è
prevista una correlazione sfavorevole.
iv) Dell’impatto, in termini di garanzia che la Banca dovrebbe fornire, in caso di abbassamento della
valutazione del proprio merito creditizio (downgranding)
Attualmente Banca CARIM non è soggetta a Rating.
Relativamente al periodo in cui Banca CARIM era soggetta a Rating, non ricorreva ad alcuna garanzia
in caso di abbassamento della valutazione del proprio merito creditizio (downgrading).
6
Approvato dal C.d.A. nell’Aprile 2014.
56/86
Informativa qualitativa
b)
i) Il fair value lordo positivo dei contratti in € mgl
Portafoglio di Negoziazione
Portafoglio Bancario
Totale
Derivati
Governi e Banche Centrali
Enti Pubblici
Banche
Società Finanziarie
Assicurazioni
Imprese non Finanziarie
Altri soggetti
Totale
Totale Complessivo
Fair Value
positivo
4.513
4.513
Titoli di
Titoli di
debito e capitale e
tassi di
indici
interesse azionari
Tassi di
cambio e
oro
Altri
valori
Sottostanti
differenti
1.851
1.286
1.376
4.513
4.513
ii) riduzione del fair value lordo positivo dovuto a compensazione
Non rilevante.
iii) fair value positivo al netto degli accordi di compensazione
Non rilevante.
iv) garanzie reali detenute
Assenti.
v) fair value positivo dei contratti derivati al netto degli accordi di compensazione e degli accordi di
garanzia
Non rilevante.
vi) misure dell’EAD, o di valore dell’esposizione al rischio di controparte, calcolate secondo i metodi
utilizzati (modelli interni, standardizzato, valore corrente) in € mgl:
57/86
Valore EAD
Valore garanzie
(valore
reali (su
equivalente)
equivalente)
2.625
0
0
Derivati
Contratti derivati
PCT
Altre operazioni Security Financing
Transaction e con regolamento a
l/termine
9.875
101.090
vii) valore nozionale dei derivati di credito di copertura del rischio di controparte:
Banca CARIM non opera su derivati creditizi.
viii) distribuzione del fair value positivo dei contratti per tipo di sottostante
Vedi tabella di cui al precedente punto i)
ix) valore nozionale dei derivati su crediti del portafoglio Bancario e del portafoglio di negoziazione a fini di
vigilanza, suddiviso per tipologie di prodotti, ulteriormente dettagliato in funzione del ruolo svolto dalla
Banca (acquirente o venditore di protezione) nell’ambito di ciascun gruppo di prodotti
Banca CARIM non opera su derivati creditizi.
58/86
6 - RETTIFICHE PER IL RISCHIO DI CREDITO (ART. 442 CRR)
Informativa qualitativa
a)
i) Definizioni di crediti “scaduti” e “deteriorati” utilizzate a fini contabili
La definizione utilizzata coincide con quella delle Istruzioni di Vigilanza della Banca d’Italia.
ii) Metodologie adottate per determinare le rettifiche di valore
Nella costruzione delle tabelle che seguono si è tenuto conto delle indicazioni fornite dalla circolare
della Banca d’Italia n. 7535 del 5/1/2009 in materia di esposizioni delle rettifiche di valore. Fra le rettifiche
di valore specifiche vengono indicate anche quelle che la Banca calcola forfetariamente relativamente
ai crediti past-due.
Per una descrizione dettagliata si veda la Nota integrativa del Bilancio al 31 Dicembre 2015, Parte E –
Informazioni sui rischi e sulle relative politiche di copertura – Sezione 1 – Rischio di Credito.
Informativa quantitativa
b)
Esposizioni creditizie lorde totali e medie relative al periodo di riferimento, distinte per principali tipologie
di esposizione e di controparte. L’ammontare è al netto delle compensazioni contabili ammesse, ma non
tiene conto degli effetti delle tecniche di attenuazione del rischio di credito
Si riporta di seguito l’informativa quantitativa in € mgl
i) Esposizioni per cassa e fuori bilancio verso banche: valori lordi e netti
Tipologie esposizioni/valori
Rettifiche
di valore
specifiche
Esposizione lorda
Fino a 3
mesi
Attività deteriorate
Da oltre 3 Da oltre 6
mesi fino mesi fino
a 6 mesi
a 1 anno
A. ESPOSIZIONI PER CASSA
a) Sofferenze
- di cui: esposizioni oggetto di
concessione
b) Inadempienze probabili
- di cui: esposizioni oggetto di
concessione
c) Esposizioni scadute deteriorate
- di cui: esposizioni oggetto di
concessione
d) Esposizioni scadute non deteriorate
- di cui: esposizioni oggetto di
concessione
e) Altre esposizioni non deteriorate
- di cui: esposizioni oggetto di
concessione
TOTALE A
B. ESPOSIZIONI FUORI BILANCIO
a) Deteriorate
b) Non deteriorate
TOTALE B
TOTALE A+B
59/86
oltre 1
anno
Rettifiche di
valore di
portafoglio
Espozione
netta
Attività non
deteriorate
36
36
56.476
56.476
56.512
56.512
4.430
4.430
60.942
4.430
4.430
60.942
ii) Esposizioni per cassa e fuori bilancio verso clientela: valori lordi e netti
Rettifiche
di valore
specifiche
Rettifiche
di valore Esposizione
di
netta
portafoglio
454.179
(204.870)
249.309
Esposizione Lorda
Tipologie esposizioni/valori
A. ESPOSIZIONI PER CASSA
a) Sofferenze
- di cui: esposizioni oggetto di
concessioni
b) Inadempienze probabili
25.252
- di cui: esposizioni oggetto di
concessioni
13.724
c) Esposizioni scadute deteriorate
898
- di cui: esposizioni oggetto di
concessioni
149
d) Esposizioni scadute non deteriorate
- di cui: esposizioni oggetto di
concessioni
e) Altre esposizioni non deteriorate
- di cui: esposizioni oggetto di
concessioni
TOTALE A 26.150
B. ESPOSIZIONI FUORI BILANCIO
a) Deteriorate
b) Non deteriorate
Oltre 1 anno
Da oltre 6 mesi
fino a 1 anno
Da oltre 3 mesi
fino a 6 mesi
Fino a 3 mesi
Attività deteriorate
Attività
non
deteriorate
6.622
27.886
35.595
227.023
(16.109)
(65.803)
19.486
220.980
3.065
5.725
8.481
11.986
34.323
26.311
(9.626)
(5.461)
49.967
39.459
4.462
1.796
13.448
12.347
39.872
707.513
267.604
(2.437)
(1.460)
17.418
266.144
18.478
2.520.067
(63)
(11.464)
18.415
2.508.603
42.279
(456)
41.823
(12.924)
3.284.495
(155)
16.174
269.348
2.787.671 (276.134)
16.317
(143)
269.503
TOTALE B 16.317
TOTALE A+B 42.467
269.503
12.347
39.872
60/86
707.513
(143)
(155)
285.522
3.057.174 (276.277)
(13.079)
3.570.017
c)
Distribuzione geografica delle esposizioni, ripartite per classi principali di esposizione; e per aree significative.
i) Distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e “fuori bilancio” verso banche
ITALIA
Esposizioni/Aree geografiche
Esposizione
Netta
Rettifiche
valore
complessive
ALTRI PAESI EUROPEI
Rettifiche
Esposizione
valore
Netta
complessive
AMERICA
Rettifiche
Esposizione
valore
Netta
complessive
ASIA
Esposizione
Netta
Rettifiche
valore
complessive
RESTO DEL MONDO
Rettifiche
Esposizione
valore
Netta
complessive
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze
A.2 Inadempienze probabili
A.3 Esposizioni scadute deteriorate
A.4 Esposizioni non deteriorate
43.263
12.254
547
344
104
TOTALE A
43.263
12.254
547
344
104
B.4 Esposizioni non deteriorate
1.435
2.723
272
TOTALE B
1.435
2.723
272
TOTALE (A+B) 31/12/2015
44.698
14.977
547
616
104
TOTALE 31/12/2014
30.492
16.736
1.219
427
477
B. Esposizioni "fuori bilancio"
B.1 Sofferenze
B.2 Inadempienze probabili
B.3 Altre attività deteriorate
61/86
ii) Distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e “fuori bilancio” verso clientela
ITALIA
Esposizioni/Aree geografiche
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze
A.2 Inadempienze probabili
A.3 Esposizioni scadute deteriorate
A.4 Esposizioni non deteriorate
TOTALE A
B. Esposizioni "fuori bilancio"
B.1 Sofferenze
B.2 Inadempienze probabili
B.3 Altre attività deteriorate
B.4 Esposizioni non deteriorate
TOTALE B
TOTALE A+B 31/12/2015
TOTALE A+B 31/12/2014
Esposizione
Netta
ALTRI PAESI EUROPEI
Rettifiche valore
complessive
Esposizione
Netta
Rettifiche
valore
complessive
AMERICA
Esposizione
Netta
249.166
220.350
39.459
2.763.686
3.272.661
(204.625)
(65.750)
(5.461)
(12.913)
(288.749)
143
630
(245)
(53)
10.098
10.871
(11)
(309)
963
963
9.263
5.975
936
269.284
285.458
3.558.119
3.892.960
(12)
(130)
(1)
(155)
(298)
(289.047)
(350.007)
64
64
10.935
9.899
(309)
(202)
963
47
62/86
Rettifiche valore
complessive
ASIA
Esposizione
Netta
Rettifiche
valore
complessive
RESTO DEL MONDO
Esposizione
Netta
Rettifiche valore
complessive
Distribuzione per settore economico per tipo di controparte delle esposizioni, ripartite per tipologia di esposizione, e, se necessario, ulteriori dettagli
(172.860)
17.241
(14.580)
2.245
(1.529)
199.975
(60.847)
20.578
(4.684)
44.109
(8.896)
5.858
(730)
37.308
(5.177)
2.129
(281)
17.390
(2.433)
28
(4)
Rettifiche valore
di portafoglio
Rettifiche valore
specifiche
222.751
Esposizione
Netta
Rettifiche valore
di portafoglio
Altri soggetti
Rettifiche valore
specifiche
Imprese non finanziarie
Esposizione
Netta
Rettifiche valore
di portafoglio
Rettifiche valore
specifiche
(2.117)
Esposizione
Netta
Rettifiche valore
specifiche
24
Società di assicurazione
Rettifiche valore
di portafoglio
Esposizione
Netta
Società finanziarie
Rettifiche valore
di portafoglio
Rettifiche valore
specifiche
Esposizione
Netta
Altri enti pubblici
Rettifiche valore
di portafoglio
Esposizioni/Controparti
Rettifiche valore
specifiche
Governi
Esposizione
Netta
d)
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze
- di cui: esposizioni oggetto di
concessioni
A.2 Inadempienze probabili
- di cui: esposizioni oggetto di
concessioni
A.3 Esposizioni scadute deteriorate
- di cui: esposizioni oggetto di
concessioni
A.4 Esposizioni non deteriorate
- di cui: esposizioni oggetto di
concessioni
TOTALE A
427
22
948.833
32.177
(272)
(3)
28.244
1.218.367
(11.400) 547.126
51.016
948.833
32.177
26.534 (29.893)
(498)
9.222
28.717
(2.392)
1.678.401
(238.884) (11.400) 596.367 (34.858)
5.499
(7)
3.764
(5)
B.2 Inadempienze probabili
5.973
(130)
2
B.3 Altre attività deteriorate
916
(1)
20
(1.524)
(21)
(1.524)
B. Esposizioni "fuori bilancio"
B.1 Sofferenze
B.4 Esposizioni non deteriorate
790
5.406
(1)
730
(1)
(1)
230.077
32.345
(143)
32.367
(10)
TOTALE B
790
5.406
6.229
(7)
(1)
240.730
TOTALE (A+B) 31/12/2015
949.623
37.583
(1) 34.946
(2.399)
(1)
1.919.131
(239.020) (11.543) 628.734 (34.858)
(1.534)
TOTALE (A+B) 31/12/2014 1.115.163
44.603
(6) 96.246
(2.310)
(3)
2.039.029
(305.507) (12.745) 607.865 (27.583)
(2.055)
63/86
(136)
(143)
(10)
e)
Distribuzione per vita residua contrattuale dell’intero portafoglio, ripartito per tipologia di esposizione e, se
necessario, ulteriori dettagli (valori in € mgl)
i) Portafoglio Bancario: distribuzione per durata residua (per data di riprezzamento) delle attività e
delle passività finanziarie – valuta di denominazione: Euro
Tipologia/Durata residua
1. Attività per cassa
1.1 Titoli di debito
- con opzione di rimborso
anticipato
- altri
1.2 Finanziamenti a banche
1.3 Finanziamenti a clientela
- c/c
- altri finanziamenti
- con opzione di rimborso
anticipato
- altri
2. Passività per cassa
2.1 Debiti verso clientela
- c/c
- altri debiti
- con opzione di rimborso
anticipato
- altri
2.2 Debiti verso banche
- c/c
- altri debiti
2.3 Titoli di debito
- con opzione di rimborso
anticipato
- altri
2.4 Altre passività
- con opzione di rimborso
anticipato
- altri
3. Derivati finanziari
3.1 Con titolo sottostante
- Opzioni
+ posizioni lunghe
+ posizioni corte
- Altri derivati
+ posizioni lunghe
+ posizioni corte
3.2 Senza titolo sottostante
- Opzioni
+ posizioni lunghe
+ posizioni corte
- Altri derivati
+ posizioni lunghe
+ posizioni corte
4. Altre operazioni fuori bilancio
+ posizioni lunghe
+ posizioni corte
Fino a 3
mesi
A vista
1.526.095
Da oltre 3
mesi fino
a 6 mesi
301.835
289
615.321
551.133
Da oltre
6 mesi
fino a 1
anno
108.587
557.528
269.983
Da oltre
5 anni
fino a 10
anni
193.626
158.039
69
2
269.983
157.970
3
Da oltre 1
anno fino
a 5 anni
289
551.133
Oltre 10
anni
21.932
5
12.164
1.513.931
500.145
1.013.786
38.023
263.523
4.034
259.489
64.188
2.986
61.202
108.587
13.837
94.750
287.545
29.597
257.948
35.587
3.295
32.292
21.927
1.004.091
215.724
42.069
43.524
123.984
25.681
21.927
9.695
1.903.618
1.896.610
1.744.994
151.616
43.765
901.333
194.338
92.581
101.757
19.133
116.746
60.888
60.402
486
51.226
119.056
51.270
51.080
190
133.964
303.119
10.748
10.748
6.611
15.999
151.616
7.002
6.495
507
101.757
563.320
486
190
563.320
143.675
55.858
67.786
292.371
15.999
75.666
18.721
15.475
79.290
60
68.009
37.137
52.311
213.081
15.939
128.859
59.348
23.212
97.945
17.924
16.046
128.859
128.048
7.487
120.561
811
517
294
59.348
59.348
11.668
47.680
23.212
23.212
23.151
61
97.945
97.945
97.607
338
17.924
17.924
16.943
981
16.046
16.046
14.405
1.641
21.927
6
6
64/86
Durata
indeterminata
ii) Portafoglio Bancario: distribuzione per durata residua (per data di riprezzamento) delle attività e
delle passività finanziarie – valuta di denominazione: altre divise
Tipologia/Durata residua
1. Attività per cassa
1.1 Titoli di debito
- con opzione di rimborso anticipato
- altri
1.2 Finanziamenti a banche
1.3 Finanziamenti a clientela
- c/c
- altri finanziamenti
- con opzione di rimborso anticipato
- altri
2. Passività per cassa
2.1 Debiti verso clientela
- c/c
- altri debiti
- con opzione di rimborso anticipato
- altri
2.2 Debiti verso banche
- c/c
- altri debiti
2.3 Titoli di debito
- con opzione di rimborso anticipato
- altri
2.4 Altre passività
- con opzione di rimborso anticipato
- altre
3. Derivati finanziari
3.1 Con titolo sottostante
- Opzioni
+ posizioni lunghe
+ posizioni corte
- Altri derivati
+ posizioni lunghe
+ posizioni corte
3.2 Senza titolo sottostante
- Opzioni
+ posizioni lunghe
+ posizioni corte
- Altri derivati
+ posizioni lunghe
+ posizioni corte
4. Altre operazioni fuori bilancio
+ posizioni lunghe
+ posizioni corte
fino a 3
mesi
a vista
6.138
4.857
da oltre 3
mesi fino
a 6 mesi
1.075
919
919
2.462
3.676
3.676
4.857
156
4.857
156
4.857
156
5.554
5.553
5.553
1
1
811
811
811
294
517
65/86
da oltre
6 mesi
fino a 1
anno
da oltre
1 anno
fino a 5
anni
da oltre
5 anni
fino a 10
anni
oltre 10
anni
Durata
indeterminata
i) Distribuzione per settore economico o per tipo di controparte significativi con l’ammontare di esposizione deteriorate o scadute, indicate separatamente
(172.860)
17.241
(14.580)
2.245
(1.529)
199.975
(60.847)
20.578
(4.684)
44.109
(8.896)
5.858
(730)
37.308
(5.177)
2.129
(281)
17.390
(2.433)
28
(4)
Rettifiche valore
di portafoglio
Rettifiche valore
specifiche
222.751
Esposizione
Netta
Rettifiche valore
di portafoglio
Altri soggetti
Rettifiche valore
specifiche
Imprese non finanziarie
Esposizione
Netta
Rettifiche valore
di portafoglio
Rettifiche valore
specifiche
(2.117)
Esposizione
Netta
Rettifiche valore
specifiche
24
Società di assicurazione
Rettifiche valore
di portafoglio
Esposizione
Netta
Società finanziarie
Rettifiche valore
di portafoglio
Rettifiche valore
specifiche
Esposizione
Netta
Altri enti pubblici
Rettifiche valore
di portafoglio
Esposizioni/Controparti
Rettifiche valore
specifiche
Governi
Esposizione
Netta
f)
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze
- di cui: esposizioni oggetto di
concessioni
A.2 Inadempienze probabili
- di cui: esposizioni oggetto di
concessioni
A.3 Esposizioni scadute deteriorate
- di cui: esposizioni oggetto di
concessioni
A.4 Esposizioni non deteriorate
- di cui: esposizioni oggetto di
concessioni
TOTALE A
427
22
948.833
32.177
(272)
(3)
28.244
1.218.367
(11.400) 547.126
51.016
948.833
32.177
26.534 (29.893)
(498)
28.717
(2.392)
1.678.401
5.499
(7)
3.764
(5)
5.973
(130)
916
(1)
9.222
(238.884) (11.400) 596.367 (34.858)
(1.524)
(21)
(1.524)
B. Esposizioni "fuori bilancio"
B.1 Sofferenze
B.2 Inadempienze probabili
B.3 Altre attività deteriorate
B.4 Esposizioni non deteriorate
790
5.406
(1)
730
TOTALE B
790
5.406
(1)
6.229
TOTALE (A+B) 31/12/2015
949.623
37.583
TOTALE (A+B) 31/12/2014 1.115.163
44.603
66/86
2
20
(1)
230.077
(7)
(1)
240.730
(1) 34.946
(2.399)
(1)
1.919.131
(239.020) (11.543) 628.734 (34.858)
(1.534)
(6) 96.246
(2.310)
(3)
2.039.029
(305.507) (12.745) 607.865 (27.583)
(2.055)
(136)
(143)
32.345
(10)
(143)
32.367
(10)
ii) rettifiche di valore complessive e iii) rettifiche di valore effettuate nel periodo di riferimento.
ITALIA
Esposizioni/Aree geografiche
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze
A.2 Inadempienze probabili
A.3 Esposizioni scadute deteriorate
A.4 Esposizioni non deteriorate
TOTALE A
B. Esposizioni "fuori bilancio"
B.1 Sofferenze
B.2 Inadempienze probabili
B.3 Altre attività deteriorate
B.4 Esposizioni non deteriorate
TOTALE B
TOTALE A+B 31/12/2015
TOTALE A+B 31/12/2014
Esposizione
Netta
ALTRI PAESI EUROPEI
Rettifiche valore
complessive
Esposizione
Netta
Rettifiche
valore
complessive
AMERICA
Esposizione
Netta
249.166
220.350
39.459
2.763.686
3.272.661
(204.625)
(65.750)
(5.461)
(12.913)
(288.749)
143
630
(245)
(53)
10.098
10.871
(11)
(309)
963
963
9.263
5.975
936
269.284
285.458
3.558.119
3.892.960
(12)
(130)
(1)
(155)
(298)
(289.047)
(350.007)
64
64
10.935
9.899
(309)
(202)
963
47
67/86
Rettifiche valore
complessive
ASIA
Esposizione
Netta
Rettifiche
valore
complessive
RESTO DEL MONDO
Esposizione
Netta
Rettifiche valore
complessive
h) Per aree geografiche significative, l’ammontare:
1)delle esposizioni deteriorate e scadute, indicate separatamente; delle rettifiche di valore relative a ciascuna area geografica:
Italia Nord Ovest
Esposizioni/Aree geografiche
Italia Nord Est
Rettifiche valore
complessive
Espos. Netta
Espos. Netta
Italia Centro
Rettifiche valore
complessive
Espos. Netta
Italia Sud e Isole
Rettifiche valore
complessive
Espos. Netta
Rettifiche valore
complessive
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze
204
(937)
189.984
(162.973)
51.172
(35.190)
7.806
(5.525)
A.2 Inadempienze probabili
628
(58)
132.784
(40.281)
75.844
(20.640)
11.094
(4.771)
32.610
(4.528)
5.285
(721)
1.561
(212)
A.4 Esposizioni non deteriorate
49.669
(174)
1.321.239
(9.506)
1.354.336
(2.981)
38.442
(252)
TOTALE
50.504
(1.169)
1.676.617
(217.288)
1.486.637
(59.532)
58.903
(10.760)
B.1 Sofferenze
3.581
(4)
5.515
(8)
167
B.2 Inadempienze probabili
3.696
(102)
2.265
(26)
14
(2)
B.3 Altre attività deteriorate
874
(1)
62
3
A.3 Esposizioni scadute deteriorate
B. Esposizioni "fuori bilancio"
B.4 Esposizioni non deteriorate
83.137
(1)
160.418
(129)
23.874
(23)
1.855
(2)
TOTALE
83.137
(1)
168.569
(236)
31.716
(57)
2.036
(4)
TOTALE (A+B) 31/12/2015
133.641
(1.170)
1.845.186
(217.524)
1.518.353
(59.589)
60.939
(10.764)
TOTALE 31/12/2014
40.704
(1.350)
1.966.951
(252.058)
1.780.158
(84.429)
105.147
(12.160)
68/86
h) Dinamiche delle rettifiche di valore complessive a fronte delle esposizioni deteriorate, separatamente
per le rettifiche di valore specifiche e di portafoglio. Le informazioni comprendono:
i) La descrizione delle modalità di determinazione delle rettifiche di valore;
Per una descrizione dettagliata si veda la Nota integrativa del Bilancio al 31 Dicembre 2015, Parte E –
Informazioni sui rischi e sulle relative politiche di copertura relativamente – Sezione 1 – Rischio di Credito.
ii) il saldo iniziale delle rettifiche di valore totali;
iii ) le cancellazioni effettuate nel periodo;
iv ) le rettifiche di valore effettuate nel periodo;
v ) le riprese di valore effettuate nel periodo;
vi) ogni altro aggiustamento, ad esempio per oscillazioni del cambio, fusioni societarie, acquisizioni e
dimissioni di filiazioni, compresi i trasferimenti tra tipi di rettifiche di valore;
vii) il saldo finale delle rettifiche di valore totali
Il totale delle rettifiche di valore, che tutela la massa totale dei crediti per cassa verso clientela è
analiticamente dettagliato nella Nota Integrativa al Bilancio al 31 Dicembre 2015 (Parte E – Sezione 1 –
Rischio di credito), in € mgl.
Esposizioni per cassa verso clientela: dinamica delle esposizioni deteriorate lorde
Causali/Categorie
Sofferenze
A. Esposizione lorda iniziale
- di cui: esposizioni cedute non cancellate
B. Variazioni in aumento
B.1 ingressi da esposizioni in bonis
B.2 trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate
B.3 altre variazioni in aumento
C. Variazioni in diminuzione
C.1 uscite verso esposizioni in bonis
C.2 cancellazioni
C.3 incassi
C.4 realizzi per cessioni
C.5 perdite da cessione
C.6 trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate
C.7 altre variazioni in diminuzione
D. Esposizione lorda finale
- di cui: esposizioni cedute non cancellate
Esposizioni
scadute deteriorate
515.254
310.516
24.530
80.876
1.761
73.379
5.736
(141.951)
80.302
53.112
13.996
13.194
(104.035)
(11.173)
(1.418)
(14.650)
(1.466)
(344)
(74.984)
41.145
35.887
3.478
1.780
(20.755)
(2.581)
(25)
(2.228)
(53)
286.783
44.920
(136.206)
(3.824)
(1.259)
(662)
454.179
69/86
Inadempienze
probabili
(15.868)
Esposizioni per cassa verso clientela: dinamica delle rettifiche di valore complessive
Sofferenze
Causali/Categorie
Totale
264.172
A. Rettifiche complessive iniziali
- di cui: esposizioni cedute non cancellate
B. Variazioni in aumento
B.1 rettifiche di valore
B.2 perdite da cessione
B.3 trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate
B.4 altre variazioni in aumento
C. Variazioni in diminuzione
C.1 riprese di valore da valutazione
C. 2 riprese di valore da incasso
C.3 utili da cessione
C.4 cancellazioni
C.5 trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate
C.6 altre variazioni in diminuzione
D. Rettifiche complessive finali
- di cui: esposizioni cedute non cancellate
Totale
68.145
Esposizioni
scadute
deteriorate
Totale
2.715
84.615
68.995
180
15.440
31.094
30.941
153
3.166
3.166
(143.917)
(21.655)
(1.349)
(33.437)
(7.145)
(1.785)
(420)
(120.733)
(8.915)
(15.439)
(153)
65.802
(420)
(180)
204.870
70/86
Inadempienze
probabili
5.461
7 - ATTIVITÀ NON VINCOLATE (ART. 443 CRR)
Informativa quantitativa
Vengono di seguito riportate le evidenze quantitative relative alle attività impegnate e non impegnate sulla
base dello schema diffuso dalla Banca Centrale Europea, in € mgl.
Template A - Attivi dell'ente segnalante
010
020
030
040
100
120
Valore di bilancio
Valore di bilancio Fair value delle
delle Attività
Fair value delle
delle Attività non attività non
vincolate
attività vincolate vincolate
vincolate
010
040
060
090
875.971
832.174
2.872.407
183.537
VOCI
Attività dell'Istituto
Finanziamenti a vista
T itoli di capitale
T itoli di debito
Finanziamenti diversi da finanziamenti a vista
Altre attività
832.174
43.796
31.448
152.090
2.325.596
363.274
832.174
31.447
152.090
Template B -Collateral ricevuti dall'ente segnalante
VOCI
130
140
150
160
220
230
240
Collateral ricevuti dall'Istituto
Finanziamenti a vista
Titoli di capitale
Titoli di debito
Finanziamenti diversi da finanziamenti a vista
Altri collateral ricevuti
Propri Titoli di debito emessi diversi da covered bonds e ABSs
Fair value dei
collateral ricevuti
o titoli di debito
emessi vincolati
Fair value dei
collateral ricevuti
o titoli di debito
emessi vincolabili
010
040
0
8.207
8.207
T emplate C -Fonti di impiego
VOCI
010
020
040
090
120
130
140
150
160
170
Valore di bilancio delle passività connesse
Derivati
Depositi
T itoli di debito emessi
Altre fonti di encumbrance
Nominale degli impegni ricevuti
Nominale delle garanzie finanziarie ricevute
Fair value dei titoli ricevuti in prestito senza garanzia in contanti
Altre fonti di encumbrance
TOTALE FONTI DI ENCUMBRANCE
71/86
Attività, collateral
Passività
ricevuti e titoli di
corrispondenti o debito emessi
titoli prestati
diversi da covered
(+)
(-)
010
030
109.971
111.236
109.971
111.236
0
764.735
109.971
764.735
875.971
8 - USO DELLE ECAI (ART. 444 CRR)
Informativa qualitativa
a)
(i) Denominazione delle agenzie esterne di valutazione del merito di credito e delle agenzie per il
credito all’esportazione prescelte
Moody’s Investors Service
ii) Classi regolamentari di attività e relative agenzie esterne di valutazione del merito di credito
Per il calcolo delle esposizioni ponderate per il rischio di credito utilizzando il metodo standardizzato,
Banca CARIM ha utilizzato le agenzie esterne di valutazione del merito creditizio riportate in tabella:
Portafogli
Esposizioni verso
Amministrazioni centrali e
banche centrali
ECA/ECAI
Moody's Investors
Service
Esposizioni verso organizzazioni Moody's Investors
Service
internazionali
Moody's Investors
Esposizione verso banche
Service
multilaterali di sviluppo
Caratteristiche dei rating
Solicited e Unsolicited
Solicited e Unsolicited
Solicited e Unsolicited
Esposizioni verso imprese ed
altri soggetti
Moody's Investors
Service
Solicited e Unsolicited
Esposizioni verso organismi di
investimento collettivo del
risparmio (OICR)
Moody's Investors
Service
Solicited e Unsolicited
Posizioni verso cartolarizzazioni
aventi un rating a breve termine
Moody's Investors
Service
Posizioni verso cartolarizzazioni Moody's Investors
diverse da quelle aventi un rating Service
a breve termine
iii)Descrizione del processo impiegato per estendere le valutazioni del merito di credito relative all’emittente
o all’emissione ad attività comparabili non incluse nel portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza.
Banca CARIM non estende le suddette valutazioni ad attività comparabili.
72/86
Informativa quantitativa
b)
Per le banche che calcolano le esposizioni ponderate per il rischio di credito secondo il metodo
standardizzato occorre fornire, per ciascuna classe regolamentare di attività, i valori delle esposizioni, con
e senza attenuazione del rischio di credito, associati a ciascuna classe di merito creditizio nonchè i valori
delle esposizioni dedotte dal patrimonio di vigilanza
L’informativa è in € mgl.
TOTALE DELLE ESPOSIZIONI NOMINALI (€ mgl)
Fattori di ponderazione
Rischio di credito e di controparte
Metodologia standard
Esposizioni verso o garantite da amministrazioni e banche centrali
Esposizioni verso o garantite da amministrazioni regionali o autorità locali
Esposizioni verso o garantite da organismi del settore pubblico
Esposizioni verso o garantite da banche multilaterali di sviluppo
Esposizioni verso o garantite da imprese e altri soggetti
Esposizioni verso o garantite da intermediari vigilati
Esposizioni al dettaglio
Esposizioni garantite da immobili
Esposizioni in stato di default
Esposizioni verso OICR
Esposizioni in strumenti di capitale
Altre esposizioni
0%
1.048.212
21.643
6.612
TOTALE NOMINALE
1.069.924
494.855
35%
50%
75%
289
34.615
1.384
100%
70.992
150%
250%
4.512
ALTRE
11.246
69
452.244
631
1.802.350
0
1
167.876
372.840
Rischio di credito e di controparte
Metodologia standard
Esposizioni verso o garantite da amministrazioni e banche centrali
Esposizioni verso o garantite da amministrazioni regionali o autorità locali
Esposizioni verso o garantite da organismi del settore pubblico
Esposizioni verso o garantite da banche multilaterali di sviluppo
Esposizioni verso o garantite da imprese e altri soggetti
Esposizioni verso o garantite da intermediari vigilati
Esposizioni al dettaglio
Esposizioni garantite da immobili
Esposizioni in stato di default
Esposizioni verso OICR
Esposizioni in strumenti di capitale
Altre esposizioni
20%
0%
1.048.201
372.840
242.376
242.665
167.876
237.945
4.355
28.937
185.015
293.505
2.341.472
293.507
171
4.683
TOTALE DELLE ESPOSIZIONI NOMINALI (ED EQUIVALENTI) PONDERATE
Fattori di ponderazione
20%
35%
50%
75%
100%
150%
250%
289
70.992
4.512
25.286
1.170
8.960
69
33.331
484
1.112.187
0
1
109.340
372.543
21.643
TOTALE NOMINALE
6.612
1.062
73/86
240.523
9.946
9.090
6.029
235.029
4.355
28.937
185.015
284.807
125.628
34.177
171
937
ALTRE
9 - RISCHIO MERCATO (ART. 445 CRR)
L’esposizione al rischio di mercato della Banca è calcolata con la metodologia standard, valutando ciascun
rischio così come disposto dal Regolamento (UE) n.575/2013 e successive modifiche ed integrazioni.
Al 31/12/2015, l’esposizione al rischio di mercato (in € mgl) risultava:
Rischio di posizione
rischio generico
titoli di debito
titoli di capitale
31/12/2015
1.037
44
rischio specifico
titoli di debito
titoli di capitale
1.595
44
OICR
-
Opzioni
-
Requisito regolamentare
2.720
Conseguentemente il requisito patrimoniale a fronte del rischio di mercato è pari a 218 € mgl.
74/86
10 - RISCHIO OPERATIVO (ART. 446 CRR)
Informativa qualitativa
a)
Descrizione del metodo adottato per il calcolo dei requisiti patrimoniali a fronte del rischio operativo
Relativamente all’anno 2015, la quantificazione dei rischi operativi è stata condotta secondo la metodologia
regolamentare prevista dal Regolamento (UE) n.575/2013 e successive modifiche ed integrazioni. In
particolare è stato utilizzato il metodo base e l’applicazione del coefficiente del 15% alla media
dell’indicatore rilevante degli ultimi tre esercizi. Secondo il Regolamento (UE) n.575/2013 e successive
modifiche ed integrazioni, per le banche che applicano i principi contabili stabiliti dalla direttiva 86/635/CEE,
l'indicatore rilevante è pari alla somma dei seguenti elementi: Interessi e proventi assimilati, Interessi e
oneri assimilati, Proventi su azioni, quote ed altri titoli a reddito variabile/Fisso, Proventi per
commissioni/provvigioni, Oneri per commissioni/provvigioni, Profitto (perdita) da operazioni finanziarie, Altri
proventi di gestione.
Inoltre, gli enti non utilizzano i seguenti elementi nel calcolo dell'indicatore rilevante:
-
profitti e perdite realizzati sulla vendita di titoli non inclusi nel portafoglio di negoziazione,
proventi derivanti da partite straordinarie o irregolari,
proventi derivanti da assicurazioni.
La quantificazione dei rischi operativi al 31 dicembre 2015, ha delineato un requisito patrimoniale pari a
circa 12,191€ mln.
75/86
11 - ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE NON INCLUSE NEL
PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE (ART. 447 CRR)
Informativa qualitativa
a)
i) Differenziazione delle esposizioni in funzione degli obiettivi perseguiti (es. realizzazione di guadagni in
linea capitale, relazioni con le controparti, motivazioni strategiche);
ii) descrizione delle tecniche di contabilizzazione e delle metodologie di valutazione utilizzate, incluse le
ipotesi di fondo e le prassi che influiscono sulla valutazione, nonché le modifiche significative di tali prassi.
I titoli di capitale non allocati nel portafoglio di negoziazione vengono iscritti nello stato patrimoniale al loro
fair value. L’iscrizione iniziale delle attività finanziarie disponibili per la vendita coincide con la data di
regolamento per i titoli di debito e di capitale e con la data di erogazione per i crediti. La rilevazione iniziale
delle attività finanziarie disponibili per la vendita avviene al loro fair value, che di norma corrisponde
all’ammontare erogato/pagato comprensivo dei costi e dei ricavi iniziali direttamente attribuibili.
Se l’iscrizione avviene a seguito di riclassificazione di “Attività finanziarie detenute sino a scadenza”, il
valore di iscrizione è rappresentato dal fair value al momento del trasferimento.
Gli investimenti classificati nel portafoglio disponibili per la vendita sono valutati al fair value, ad eccezione
degli strumenti rappresentativi di capitale non quotati in un mercato attivo, i quali, quando il fair value non
possa essere determinato in modo attendibile, vengono mantenuti al costo.
Le attività finanziarie della specie sono valutate al fair value e gli effetti della valutazione vengono imputati
a patrimonio netto.
A ciascuna data di bilancio viene valutato se vi siano oggettive evidenze che uno strumento finanziario
abbia subito perdite di valore con riferimento alle modalità di seguito indicate:
a. in relazione ai titoli di debito le informazioni che si considerano principalmente rilevanti ai fini
dell’accertamento di eventuali perdite per riduzione di valore sono le seguenti:
- esistenza di significative difficoltà finanziarie dell’emittente, testimoniate da inadempimenti o
mancati pagamenti di interessi o capitale;
- probabilità di apertura di procedure concorsuali;
- scomparsa di un mercato attivo sugli strumenti finanziari;
- peggioramento delle condizioni economiche che incidono sui flussi finanziari dell’emittente;
- declassamento del merito di credito dell’emittente, nel caso di titoli obbligazionari dotati di rating,
quando accompagnato da altre notizie negative sulla situazione finanziaria di quest’ultimo.
Nel caso di titoli obbligazionari si considera la disponibilità di fonti specializzate o di informazioni
disponibili su “info-provider” (ad esempio Bloomberg, Reuters, ecc.) attraverso cui si determina più
puntualmente la rilevanza della situazione di deterioramento dell’emittente. In assenza di tali
elementi si fa riferimento, ove possibile, alla quotazione di obbligazioni similari a quella presa in
esame in termini sia di caratteristiche finanziarie sia di standing dell’emittente.
b. Con riferimento ai titoli di capitale, le informazioni che si ritengono rilevanti ai fini dell’evidenziazione
di perdite per riduzioni di valore includono, oltre alle precedenti considerazioni:
- la verifica dei cambiamenti intervenuti nell’ambiente tecnologico, di mercato, economico o legale
in cui l’emittente opera;
- una diminuzione significativa o prolungata del fair value di uno strumento rappresentativo di
capitale al di sotto del suo costo può essere considerata evidenza obiettiva di una riduzione di
valore.
Più in particolare, il superamento di uno dei seguenti parametri rappresenta obiettiva evidenza di un
impairment e comporta la rilevazione della perdita a conto economico:
- Fair value del titolo inferiore al valore di iscrizione iniziale di oltre il 30%;
oppure
- Fair value del titolo inferiore al valore di carico per un arco temporale superiore a 12 mesi.
76/86
Relativamente agli investimenti in strumenti rappresentativi di capitale, la necessità di rilevare un
impairment considera inoltre, singolarmente o congiuntamente, le seguenti situazioni:
- il Fair value dell’investimento risulta significativamente inferiore al costo di acquisto o comunque è
significativamente inferiore a quello di società similari dello stesso settore;
- il management della società non è considerato di adeguato standing ed in ogni caso capace di
assicurare una ripresa delle quotazioni;
- si rivela la riduzione del “credit rating” dalla data dell’acquisto;
- significativo declino dei profitti, dei cash flow o nella posizione finanziaria netta dell’emittente dalla data
di acquisto;
- si rileva una riduzione o interruzione della distribuzione dei dividendi;
- scompare un mercato attivo per i titoli obbligazionari emessi;
- si verificano cambiamenti del contesto normativo, economico e tecnologico dell’emittente che hanno
un impatto negativo sulla situazione reddituale, patrimoniale e finanziaria dello stesso;
- esistono prospettive negative del mercato, settore o area geografica nel quale opera l’emittente.
Le perdite di valore sono rappresentate dalla differenza tra il costo ammortizzato dei titoli sottoposti a
impairment e il loro valore recuperabile che è il maggiore tra il fair value ed il valore d’uso.
Le perdite sono registrate nel conto economico come rettifiche di valore. Gli aumenti di valore dovuti al
passaggio del tempo sono iscritti nel conto economico come interessi attivi; eventuali successive riprese di
valore vanno registrate nel conto economico per titoli di debito, direttamente a patrimonio netto per i titoli
di capitale.
Per i titoli di capitale non quotati valutati al costo le riprese di valore da valutazione non possono essere
riconosciute in bilancio.
Le attività finanziarie detenute sino alla scadenza sono iscritte a Bilancio alla data di regolamento. All’atto
della rilevazione iniziale, sono rilevate al fair value, comprensivo degli eventuali costi e proventi
direttamente attribuibili.
Se la rilevazione in questa categoria avviene per trasferimento dalle “Attività disponibili per la vendita”, il
fair value dell’attività alla data di passaggio viene assunto come nuovo costo ammortizzato dell’attività
stessa. Successivamente alla rilevazione iniziale, sono valutate al costo ammortizzato utilizzando il metodo
del tasso di interesse effettivo.
In sede di chiusura del bilancio e delle situazioni infrannuali, viene effettuata la verifica dell’esistenza di
obiettive evidenze di riduzione di valore. Se esse sussistono, l’importo della perdita viene misurato come
differenza tra il saldo contabile dell’attività e il valore attuale dei futuri flussi finanziari stimati recuperabili,
scontati al tasso di interesse effettivo originario. L’importo della perdita viene rilevato nel conto economico.
Qualora i motivi che hanno dato origine alla rettifica di valore siano successivamente rimossi, vengono
effettuate corrispondenti riprese di valore. Il ripristino di valore non deve determinare un valore contabile
che superi il costo ammortizzato che si sarebbe determinato nel caso in cui la perdita per riduzione di valore
non fosse stata rilevata.
Informativa quantitativa
b)
c)
d)
Valore di bilancio e fair value e, per i titoli quotati, raffronto con la quotazione di mercato qualora questa
si discosti in modo significativo dal relativo fair value.
Tipologia, natura e importi delle esposizioni, distinguendole tra:
i) esposizioni negoziate sul mercato;
ii) esposizioni in strumenti di private equity detenute nell’ambito di portafogli sufficientemente;
diversificati;
iii) altre esposizioni;
Utili e perdite complessivamente realizzati nel periodo di riferimento a seguito di cessioni e liquidazioni.
i) Plus/minusvalenze totali non realizzate (registrate dallo stato patrimoniale ma non a conto economico);
ii) ammontare delle plus/minusvalenze di cui sopra incluso nel patrimonio di base ovvero in quello
supplementare;
77/86
Le tabelle riportano la situazione di cui sopra alla data del 31/12/2015 in € mgl.
Attività finanziarie valute al “fair value”
Voci/Valori
1. Titoli di debito
1.1 Titoli strutturati
1.2 Altri titoli di debito
2. Titoli di capitale
3. Quote di O.I.C.R.
4. Finanziamenti
4.1 Strutturati
4.2 Altri
Totale
Costo
Totale
31/12/2015
Livello 1
Livello 2
4
106
4
Livello 3
Totale
31/12/2014
Livello 1
Livello 2
3
101
106
3
23
Livello 3
101
23
27
27
106
101
26
25
101
85
Attività finanziarie disponibili per la vendita
Voci/Valori
1. Titoli di debito
1.1 Titoli strutturati
1.2 Altri titoli di debito
2. Titoli di capitale
2.1 Valutati al fair value
2.2 Valutati al costo
3. Quote di O.I.C.R.
4. Finanziamenti
Totale
Livello 1
Totale
31/12/2015
Livello 2
980.003
254
980.003
254
8.555
8.555
980.003
Livello 3
Livello 1
1.114.733
232
1.114.733
232
10.534
10.534
20.554
543
20.011
4.332
8.809
24.886
Totale
31/12/2014
Livello 2
1.114.733
10.766
Livello 3
18.044
543
17.501
1.578
19.622
Attività finanziarie detenute sino alla scadenza
Banca CARIM, nel periodo di riferimento non aveva attività classificate come “detenute sino alla
scadenza”.
La classificazione dei livelli 1, 2 e 3 si riferiscono alla scala gerarchica prevista dai principi contabili
internazionali IAS/IFRS, sinteticamente illustrata nella Nota Integrativa. I valori riportati di seguito sono in
€ mgl.
Valore di bilancio
Tiplogia della
esposizione
Titoli di Capitale
OICR
Totale
Titoli
quotati
Titoli non
quotati
0
23
23
78/86
0
0
0
Fair value
Valore di mercato
Titoli
Titoli
non
Titoli quotati
quotati
quotati
0
0
0
23
0
23
23
0
23
Plusvalenze/Minusvalenze
Tiplogia
Registrate nello
di cui:
Utile/Perdite da
di cui: incluso
della
stato patrimoniale
incluso nel
realizzi/cessioni/liquidazioni
nel patrimonio
esposizione
ma non a conto
patrimonio
di base
economico
supplementare
Titoli di
Capitale
0
5.188
0
1.556
OICR
0
0
0
0
Totale
0
5.188
0
1.556
79/86
12 - ESPOSIZIONE AL RISCHIO TASSO DI INTERESSE SU POSIZIONI NON
INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE (ART. 448 CRR)
Informativa qualitativa
a)
i) Natura del rischio di tasso di interesse:
Per rischio tasso di interesse sul Portafoglio Bancario (banking book), si intende il rischio di subire una
perdita o una variazione di valore di attività/passività derivanti da inattese variazioni dei tassi di interesse.
Tali variazioni possono essere causate dalle differenze nelle scadenze e nei tempi di ridefinizione del
tasso d’interesse delle attività e delle passività della Banca.
In presenza di tali differenze, fluttuazioni dei tassi d’interesse determinano sia una variazione del margine
d’interesse, e quindi del profitto atteso di breve periodo, sia una variazione del valore di mercato delle
attività e delle passività, e quindi del valore economico del patrimonio netto.
ii) Ipotesi di fondo utilizzate nella misurazione e gestione del rischio, in particolare relative ai finanziamenti
con opzione di rimborso anticipato e alla dinamica dei depositi non vincolati:
L’intero Portafoglio Bancario, quindi tutte le poste attive e passive di bilancio, l’operatività di tesoreria e i
derivati di copertura, sono monitorati con metodologie Asset & Liability Management mediante
l’applicativo di Asset and Liability Management (ERMAS).
Il rischio di tasso d’interesse è stato calcolato sul Portafoglio Bancario mediante una sensitivity analysis
al 31 dicembre 2015, con la procedura di asset and liability management, che ha utilizzato, in sostituzione
dei fattori di ponderazione semplificati per fasce di durata (cfr. Circolare 285 del 17 dicembre 2013 Parte
Prima, Titolo III, Capitolo 1, Allegato C), coefficienti calcolati sulla duration di ogni singolo strumento in
portafoglio, ipotizzando una variazione parallela di ±200 basis point della curva dei tassi d’interesse. A
differenza della metodologia semplificata prevista dalla Disciplina di Vigilanza Prudenziale, non si
approssima la duration all’interno delle 14 fasce di scadenza, ma si determina per ogni rapporto, e quindi
per le singole poste, la duration effettiva. I dati delle Sofferenze sono estratti dalla base A2 della matrice
dei conti, le poste a vista sono modellizzate come proposto nella Circ 285/2013 e successivi
aggiornamenti.
iii) Frequenza di misurazione di questa tipologia di rischio
Il rischio di tasso d’interesse viene monitorato con cadenza almeno mensile.
Informativa quantitativa
b)
Si riportano di seguito i risultati relativi all’esposizione del rischio di tasso di interesse, comprensiva di tutte
le valute data la scarsa significatività delle valute non rilevanti.
Indice di rischiosità al 31/12/2015
Valore Economico a rischio/Fondi Propri
+200bp
4,10%
Come mostrano i valori nella tabella, l’esposizione al rischio tasso di interesse assume livelli modesti,
inferiori alle soglie previste dalla Disciplina Prudenziale (20% del Patrimonio di Vigilanza).
80/86
13 - POLITICA DI REMUNERAZIONE (ART. 450 CRR)
Informativa qualitativa
a) Informazioni relative:
i) al processo decisionale seguito per definire le politiche di remunerazione comprese, se del caso, le
informazioni sulla composizione e sul mandato del “Comitato remunerazioni”, su eventuali consulenti
esterni dei cui servizi la Banca si è avvalsa e sul ruolo degli organi e delle funzioni interessate;
Banca CARIM disciplina questo argomento attraverso il “Documento sulle Politiche di Remunerazione”,
approvato dall’Assemblea degli Azionisti del 28 aprile 2015 e aggiornato dall’assemblea del 18 aprile
2016, (a cui si rimanda per maggiori dettagli). Il documento approvato dall’Assemblea e l’informativa
proposta rispondono alle disposizioni di vigilanza emanate da Banca d’Italia con la Circolare 285/2013
e successive modifiche ed integrazioni.
L’Assemblea riceve un’informativa, almeno annuale (cosiddetta informativa ex post) sulle modalità con
cui sono state attuate tali politiche, strutturata in modo disaggregato per ruoli e funzioni ed
eventualmente, se significative, anche per linee di business (es. finanza, credito).
Sulla base di tale Documento è stato istituito un sistema di remunerazione che prevede la possibilità di
corrispondere al personale dipendente una quota fissa e una quota variabile, correttamente calibrate in
ragione del ruolo nell’importo e nei criteri di determinazione, ferme restando le condizioni di base di
stabilità, liquidità e redditività aziendale.
Banca CARIM, in considerazione della struttura organizzativa adottata e della prossimità del proprio
totale attivo al limite inferiore della classe dimensionale stabilita dall’Organo di Vigilanza, non costituirà
il Comitato di Remunerazione, le cui funzioni saranno svolte direttamente dal Consiglio di
Amministrazione, Organo con funzione di supervisione strategica.
ii) alle modalità cui è assicurato il collegamento tra la remunerazione e i risultati
Le presenti Politiche di remunerazione istituiscono un sistema che prevede la possibilità di
corrispondere al personale una quota fissa e una quota variabile, correttamente calibrate in ragione del
ruolo nell’importo e nei criteri di determinazione, ferme restando le condizioni di base di stabilità, liquidità
e redditività aziendale.
La Banca adotta meccanismi volti ad assicurare la piena compatibilità, tempo per tempo, delle Politiche
di remunerazione rispetto alle politiche di distribuzione degli utili, che a loro volta debbono consentire di
mantenere condizioni di adeguatezza dei fondi propri e della liquidità, attuali e prospettici, rispetto ai
rischi cui si espone l’azienda.
L’elemento chiave della strategia retributiva è l’equilibrata composizione fra elementi retributivi fissi ed
elementi variabili. In tal modo, infatti, le aspettative di sicurezza, attrattività e stabilità del rapporto di
lavoro si bilanciano compiutamente con l’esigenza di favorire il merito ed il particolare impegno sugli
obiettivi aziendali con positivi effetti nel medio periodo. L’attivazione di forme di remunerazione variabile
è un importante passaggio per la realizzazione delle strategie aziendali e per gratificare il Personale
Dipendente al fine di conseguire prestazioni di eccellenza.
iii) alle caratteristiche di maggior rilievo del sistema di remunerazione, tra cui i criteri utilizzati per la
valutazione, l’adeguamento ai rischi, le politiche di differimento con particolare riferimento ai meccanismi
di correzione ex post per i rischi;
La remunerazione dei componenti del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale è definita
nel rispetto delle Disposizioni di Vigilanza, coerentemente con il modello di governance, le
caratteristiche operative e dimensionali della Banca.
Non è prevista la corresponsione di componenti variabili per i membri degli organi societari.
81/86
Non sono previsti meccanismi di incentivazione né componenti variabili della remunerazione, né sono
ammessi compensi o premi di fine mandato.
La remunerazione dei componenti del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale è definita
nel rispetto delle Disposizioni di Vigilanza, coerentemente con il modello di governance, le
caratteristiche operative e dimensionali della Banca.
Tenuto conto dei seguenti elementi:
linearità dell’assetto proprietario;
qualità degli elementi che compongono il patrimonio netto;
preponderanza, fra i fattori di rischio dell’attività, del rischio di credito;
semplicità del modello distributivo;
ridotte dimensioni della rete commerciale;
cultura aziendale localistica;
semplicità dei prodotti offerti dalla Banca
per il personale dipendente, secondo criteri di proporzionalità, il sistema di incentivazione, determinante
la parte variabile della retribuzione, detta Premio individuale a favore del Personale Dipendente,
prevede meccanismi di computo modulati in ragione del ruolo svolto. La sostenibilità dell’ammontare
complessivo massimo dei premi viene valutata in relazione alla stabilità della Banca e alla sostenibilità
aziendale. Annualmente viene determinato un plafond o bonus pool che retribuisce i premi definiti
mediante sistema di incentivazione. L’erogazione di tale parte variabile della retribuzione è dunque
condizionata alla formazione del bonus pool che si attiva al raggiungimento o al mantenimento di precisi
requisiti c.d. gates o cancelli. Il Consiglio di Amministrazione definisce annualmente, in sede di budget,
su proposta del Direttore Generale, le soglie numeriche e le condizioni che devono essere soddisfatte
con riferimento al valore degli indicatori, affinché si possano considerare superati i gates di accesso al
sistema di incentivazione. Per procedere alla erogazione dei premi secondo il sistema di incentivazione
tutti i cancelli devono essere superati, cioè tutti gli indicatori – alla data di rilevazione a consuntivo –
devono soddisfare le condizioni prestabilite dal CdA.
iv ) Informazioni relative agli indicatori di performance presi come riferimento per la remunerazione variabile,
inclusi i piani basati su azioni, opzioni o altri stumenti finanziari;
Non è prevista l’attivazione di un sistema incentivante né l’erogazione di premi in azioni o opzioni come
componente variabile della retribuzione.
Responsabili delle funzioni direzionali
La determinazione dei premi individuali è legata al raggiungimento di obiettivi quantitativi e/o qualitativi
riferibili alle singole unità organizzative.
Il Consiglio di Amministrazione, su proposta del Direttore Generale, assegna gli obiettivi alle strutture in
coerenza con il piano strategico, il budget annuale, le politiche di assunzione di rischio, i progetti specifici
per l’esercizio.
Fra gli obiettivi quantitativi possono rilevare gli obiettivi di budget e/o altre misure settoriali o di dettaglio,
Responsabili delle funzioni direzionali di controllo
La ripartizione del bonus pool fra il personale più rilevante delle funzioni di controllo viene definita dal
Consiglio di Amministrazione, che, sentito il Collegio Sindacale e il Direttore Generale, determina l’importo
del premio individuale di ciascun soggetto coerentemente con i livelli di responsabilità e tenuto conto dei
livelli retributivi nonché di obiettivi che si sostanziano nel rispetto degli obblighi derivanti dalla Normativa
di Vigilanza, della predisposizione di rendicontazione annuale tempestiva, di un adeguato presidio
82/86
dell’esposizione ai rischi della Banca, dello svolgimento di iniziative per diffondere la cultura dei controlli
e gestione dei rischi.
Responsabili di area terrritoriale e di filiale
Il sistema premiante per i Responsabili di Filiale prevede l’assegnazione di specifici obiettivi al fine di
misurare le performance risk adjusted della Filiale sulla base di un punteggio o scoring calcolato in
funzione del conseguimento di specifici obiettivi quantitativi e qualitativi assegnati alla struttura.
Il sistema di scoring opera con riferimento a due gruppi di obiettivi assegnati alla Filiale:
obiettivi di redditività connessi al Conto Economico di Filiale;
obiettivi commerciali di cui al Budget assegnato alla Filiale.
In ottemperanza alle Disposizioni di vigilanza, gli indicatori di performance reddituale e di performance
commerciale sono rettificati con parametri che tengano conto dell’esposizione ai rischi di credito, operativi,
di compliance e reputazionali. Il punteggio di ogni Filiale, dunque, può essere soggetto a meccanismi di
correzione (malus), connessi ad alcuni KRI – key risk indicator.
v ) Informazioni relative alle ragioni sottostanti le scelte dei sistemi di remunerazione variabile e di ogni altra
prestazione non monetaria e i principali parametri utilizzati.
La presenza di una parte variabile della remunerazione reca benefici in termini di propensione ai risultati
e all'efficienza, garantisce flessibilità nella struttura dei costi e assicura che l'intera struttura dei compensi
sia collegata ai rischi, orientata ai risultati di lungo periodo, coerente e compatibile con i livelli di liquidità
e di patrimonializzazione.
Informativa quantitativa
b ) i) Informazioni aggregate sulle remunerazioni, ripartite per le aree di attività;
FUNZIONI AZIENDALI
Funzioni di controllo
Funzioni direzionali
Rete commerciale
NR
RISORSE
42
189
541
TOTALE
REMUNERAZIONE TOTALE
(di cui
TOTALE
FISSA
FRINGE
VARIABILE
BENEFIT)
1.907.354
1.907.354
10.602
7.898.981
7.898.981
45.071
19.460.448
19.460.448
52.422
772
29.266.783
29.266.783
108.095
ii ) Informazioni aggregate sulle remunerazioni, ripartite per le varie categorie del “personale più rilevante”,
con indicazioni dei seguenti elementi:
-
gli importi remunerativi per l’esercizio, suddivisi in componente fissa e variabile e il numero dei
beneficiari;
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CATEGORIE PERSONALE
Amministratori
Sindaci
Organismo di vigilanza
Direzione Generale
Resp. Funzioni Controllo
Altro personale più rilevante
TOTALE
-
NR
RISORSE
12
5
2
5
7
REMUNERAZIONE TOTALE
(di cui
TOTALE
FISSA
FRINGE
VARIABILE
BENEFIT)
317.342
317.342
100.883
100.883
41.784
41.784
815.434
815.434
25.912
437.877
437.877
9.464
785.918
785.918
16.791
31
2.499.238
2.499.238
52.168
gli importi e le forme della componente variabile della remunerazione suddivisa in contanti, azioni,
strumenti collegati alle azioni e altre tipologie;
Nell’esercizio non sono state corrisposte remunerazioni variabili
-
gli importi delle remunerazioni differite, distinguendo tra le parti già accordate e non;
Non sono presenti remunerazioni differite.
-
gli importi delle remunerazioni differite riconosciute durante l’esercizio, pagate e ridotte attraverso
meccanismi di correzione dei risultati;
Non sono presenti remunerazioni differite.
-
i nuovi pagamenti per trattamenti di inizio e di fine rapporto effettuati durante l’esercizio e il
numero dei relativi beneficiari;
CATEGORIE PERSONALE
Amministratori
Sindaci
Organismo di vigilanza
Direzione Generale
Resp. Funzioni Controllo
Altro personale più rilevante
TOTALE
-
NR
RISORSE
12
5
TFR
ACCANTONATO
TFR PAGATO
2
5
7
54.259
29.511
48.624
113.064
105.809
31
132.394
218.873
INCENTIVI
REMUNERAZ.
REMUNERAZ.
ESODO
PAGATE
gli importi dei pagamenti per il trattamento di fine rapporto riconosciuti durante l’esercizio, il
numero dei beneficiari e l’importo più elevato riconosciuto ad ogni singola persona.
Nell’esercizio sono state riconosciute somme in sede conciliativa a titolo di risarcimento
contrattuale per risoluzione anticipata del rapporto di lavoro, per importi complessivamente
inferiori ai limiti di cui all’art. 450 CRR lett. i).
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14 - USO DI TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO
(ART. 453 CRR)
Informativa qualitativa
a)
Politiche e processi in materia di compensazione in bilancio e “fuori bilancio” con l’indicazione della
misura in cui la Banca ricorre alla compensazione
Banca CARIM, al 31/12/2015, non dispone di contratti relativi ad accordi di compensazione delle poste di
bilancio e “fuori bilancio” attive e passive verso una stessa controparte.
b)
Politiche e processi per la valutazione e la gestione delle garanzie reali
Vedi TAVOLA 1.11 (rischio residuo), lettere a), e d).
c)
Descrizione dei principali tipi di garanzie reali accettate dalla Banca.
Vedi TAVOLA 1.11 (rischio residuo), lettere a), e c).
d)
Principali tipologie di garanti e di controparti in operazioni su derivati creditizi e il loro merito di credito
Banca CARIM non opera su derivati creditizi.
e)
Informazioni sulle concentrazioni del rischio di mercato o di credito nell’ambito degli strumenti di
attenuazione del rischio di credito adottati.
Nell’ambito degli strumenti finanziari (Rischio di Mercato) oggetto di pegno, viene eseguito una valutazione
e un controllo costante delle operazioni di finanziamento con garanzia pignoratizia. A tal fine, è stato creato
e viene elaborato periodicamente un report relativo a tali esposizioni, quelle in cui il controvalore del
deposito dato a garanzia risulti essere inferiore rispetto al valore della garanzia.
Inoltre, a partire dal 2013, viene effettuato periodicamente un controllo sul livello di diminuzione del “fair
value” dei titoli/valori costituiti in garanzia, in particolare vengono monitorati i titoli/valori che hanno subito
una diminuzione del “fair value” pari o superiore al 10% rispetto al valore cauzionale.
Nell’ambito del Rischio di Credito è posta in essere una serie di attività a presidio di tale rischio:
- gruppi di clienti connessi: il calcolo del perimetro di un gruppo di clienti connessi considera, oltre ai
legami giuridici ed economici, anche la presenza di garanzie;
- monitoraggio degli affidamenti di maggiore dimensione: mensilmente viene monitorato dalla funzione
Risk Management l’ammontare complessivo e l’evoluzione delle esposizioni di maggiore dimensione
per tutti i Gruppi Economici connessi;
- strumenti di rilevazione e controllo:
•
utilizzo di un sistema di Rating Interno fornito da CSE in continuo aggiornamento e sviluppo.
•
implementazione della procedura MC (monitoraggio crediti) di CSE al fine di rendere lo strumento
sempre più tempestivo nella rilevazione dei segnali di anomalie gestionali;
•
adozione del modello LGD (loss given default) fornito da CSE sulle posizioni oggetto di Rating.
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Informativa quantitativa
f)
Per le banche che calcolano le esposizioni ponderate per il rischio di credito conformemente al metodo
standardizzato o al metodo IRB di base, separatamente per ciascuna classe regolamentare di attività,
indicare il valore dell’esposizione totale (al netto, se applicabili, delle compensazioni in bilancio e degli
accordi di compensazione fuori bilancio) che è coperto da garanzie reali finanziarie e da altre garanzie reali
ammesse, dopo l’applicazione delle rettifiche per volatilità
Rischio di credito e di controparte. Metodologie Standard
Esposizioni verso o garantite da amministrazioni e banche centrali
Esposizioni verso o garantite da amministrazioni regionali o autorità locali
Esposizioni verso o garantite da organismi del settore pubblico
Esposizioni verso o garantite da banche multilaterali di sviluppo
Esposizioni verso o garantite da intermediari vigilati
Esposizioni verso o garantite da imprese e altri soggetti
Esposizioni al dettaglio
Esposizioni garantite da immobili
Esposizioni in stato di default
Esposizioni verso Oicr
Esposizioni in strumenti di capitale
Altre esposizioni
Totale
g)
Garanzie
reali
finanziarie
Garanzie
reali
personali
Totale
101.117.140
32.124.542
2.427.792
974.574
1.632.203
5.346.692
734.230
117.800
1.733.714
101.117.140
37.471.234
3.162.022
1.092.374
3.365.917
138.276.251
7.932.436 146.208.687
Per le banche che calcolano gli importi delle esposizioni ponderati per il rischio di credito conformemente
al metodo standardizzato o al metodo IRB di base, separatamente per ciascuna classe regolamentare di
attività, l’esposizione totale (al netto, se applicabili, delle compensazioni in bilancio e degli accordi di
compensazione fuori bilancio) coperta da garanzie personali o derivati su crediti. Per gli strumenti di
capitale tale requisito informativo si applica a ciascuno dei metodi (metodo della ponderazione semplice,
metodo PD/LGD, metodo dei modelli interni).
Si veda punto precedente.
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