club milano - cloudfront.net
Transcript
club milano - cloudfront.net
club milano n. 34 Un viaggio fino a Capo Nord e una rinascita. Questo è Reaching the Cape, lavoro fotografico di Di Giovanni Le botteghe di Milano? Alcune hanno una lunga storia alle spalle, altre sono più recenti. Tutte sono bellissime Faso: «Il baseball? Passione complementare che mi ha donato la dimensione agonistica che manca alla musica» Autunno è senz’altro il periodo migliore per visitare le Langhe, il regno dell’uva Nebbiolo e del tartufo bianco settembre - ottobre 2016 Angela Missoni: «Siamo una grande famiglia, i ricordi di infanzia sono pieni di giochi con amici e cugini» − pagina 16 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/MI 3,00 euro editorial La mezza stagione Ci ho messo anni per capirlo: ciò che rende meravigliosa la nostra città è la sua “dimensione”, che unita alla storica laboriosità dei suoi abitanti e alla continua (talvolta bulimica) voglia di rinnovarsi, rende Milano un laboratorio di esperienze praticamente unico. Né troppo grande né troppo piccola, Milano non ha l’estensione di una metropoli europea, tantomeno mondiale, ma ha tutto ciò che serve per attrarre chiunque e per non far mancare assolutamente nulla a chi ci vive. Esiste ancora la dimensione del quartiere: si può vivere l’atmosfera bohémien di Isola e in pochi minuti a piedi tuffarsi nella modernità glamour di Porta Nuova. Si può passare in pochi minuti dai romantici vicoli di Brera al jet set del quadrilatero della moda, dalla movida dei Navigli all’atmosfera post industriale di Zona Tortona. Una tale varietà di ambienti e situazioni in uno spazio così stretto e facilmente accessibile non lo ha nessun’altra città. Per godere a pieno di tutto questo il milanese dovrebbe andare oltre il momento dell’evento. La parola “evento” è forse il termine più abusato a Milano, al punto da diventare un freno. Ci si muove solo se c’è un evento con il risultato che si perdono le migliori occasioni per vivere gli spazi, le persone e le vere offerte culturali, di qualsiasi tipo. Un momento fantastico dell’anno è quello che stiamo per affrontare: l’autunno, la classica mezza stagione schiacciata da un’estate che sembra non finire mai e un inverno sempre buono per le fughe in montagna. Terminata la settimana della moda, senza la Design Week alle porte, senza grandi concerti, festival musicali o finali di Champions League, l’autunno restituisce ai milanesi la città nel suo spirito più autentico. In autunno Milano è come una bellissima donna senza trucco, finalmente capace di regalarti energie, e non solo di prosciugartele. Certo, la dimensione autunnale è più intima, nascosta. È il momento della ricerca dei propri spazi e della selezione di ciò che ci piace davvero. Ma spesso è anche bello perdersi, a caso, per scoprire luoghi inaspettati che entreranno per sempre nella nostra personalissima playlist, un piccolo tesoro di esperienze da far conoscere ad amici e persone care nei mesi a venire. Scoperta e condivisione. Milano sa essere anche questo. Stefano Ampollini 4 contents point of view 10 focus Autumn in Milan Tra le pieghe di Roberto Perrone di Roberto Perrone inside 12 interview Brevi dalla città Faso a cura di Elisa Zanetti di Paolo Crespi outside 14 focus Brevi dal mondo Guarda come dondolo a cura di Elisa Zanetti di Chiara Temperato cover story 26 28 30 16 Angela Missoni di Nadia Afragola interview 32 Tullio Dobner di Simone Sacco bunch 36 Ebbrezza creativa di Alessia Delisi portfolio 20 Reaching the Cape weekend foto di Matteo Di Giovanni Impossibile perdersi di Carolina Saporiti 6 38 contents wellness 40 overseas Il benessere secondo Bacco Forza della Natura di Simona Lovati di Andrea Zappa style 56 42 Il pantalone italiano della Redazione di Club Milano style 44 Warmth of home di Luigi Bruzzone food 58 Amore d’Oltralpe di Simone Zeni food design 48 Positive Mood 60 Luigi Taglienti di Elisa Zanetti di Marzia Nicolini free time wheels 50 L’elettrico che avanza 62 Da non perdere a cura di Enrico S. Benincasa di Carolina Saporiti secret milano hi tech Salotto Hi-Tech 54 64 Metti una casa a zucca di Marilena Roncarà di Paolo Crespi In copertina Angela Missoni 8 point of view roberto perrone Giornalista e scrittore dalle radici “zeneisi” si è occupato di sport, enogastronomia e viaggi al Corriere della Sera. Ora è freelance. Il suo sito è perrisbite.it. Il suo ultimo libro è Manuale del Viaggiatore Goloso (Mondadori): guida da leggere e consultare per mangiare e bere bene. Autumn in Milan «Non so se tutti hanno capito ottobre la tua grande bellezza / nei tini grassi come pance piene prepari mosto e ebbrezza» (Francesco Guccini, Canzone dei 12 mesi). È strano come la stagione dove tutto si riavvia, la stagione del vino, motore della vita e della socialità, della ripresa di tutte le attività, dal lavoro alla scuola, venga pensata e vissuta come una stagione crepuscolare, come l’inizio di una parabola discendente. Massimo Montanari storico e docente, tra le altre materie, di Storia dell’Alimentazione sottolinea che «la vendemmia, dal Medioevo a oggi, è anche un momento fondamentale di coesione del mondo contadino, di festa». La vendemmia c’è già stata, ma questa è la stagione del vino, che comincia a maturare, per le nostre ebbrezze. Forse allegrie sarebbe meglio. Perché allora consideriamo l’autunno come qualcosa di negativo, qualcosa di privante? Mentre scrivo sento l’aria più fresca (o comunque sento l’aria, perché fino a pochi giorni fa non c’era, né fredda, né calda) che entra dalla mia finestra. Forse è questo, forse sono le foglie morte che si accumulano nei viali, i colori che si fanno più scuri, la gente intristita perché le vacanze sono finite, quelle al sole, quelle che pretendono vestiti leggeri, costumi da bagno, pedule e zaini, per il mare o per i monti. Per molti l’autunno è la stagione del ritorno alla routine. Ma quindi il problema non è la stagione, è considerare gran parte della nostra vita una routine, non amare quello che si fa, per una ragione o per l’altra. Allora l’autunno non è una stagione crepuscolare, decadente per se stessa, ma per come la viviamo. L’autunno è stagione bellissima, è l’atteggiamento con cui si affrontano i momenti della vita a farcelo comprendere oppure no. L’autunno è un passaggio entusiasmante, a me ha sempre affascinato il senso della ripartenza, la città che si riempie, la gente che ritorna ad affollare le strade, il riprendere la propria vita. Non ho mai vissuto l’autunno come un momento periferico, anzi. L’ho sempre associato a una strada che attraversa una campagna dove i colori dominanti sono il rosso, l’ocra, il giallo, il marrone e il viaggio è il senso del tutto. Sotto questo aspetto, Milano sta vivendo un grande autunno, la città vibra. Negli ultimi due anni è cambiata e sta cambiando ancora, sotto i nostri occhi. E d’autunno la ripartenza della metropoli è ancora più evidente. Posti nuovi, case nuove, insegne nuove, iniziative nuove. Tutto riprende e si rinnova. Ho appena finito di leggere un’intervista a Cristiana Capotondi, romana diventata milanese per amore. All’inizio sentiva nostalgia di Roma, poi Milano l’ha travolta. Milano è così, scrosti la sua patina di grigio e di riservatezza e scopri una città che sa accoglierti e stimolarti. Basta solo star lontani dal suo lato isterico. Ma questo vale per qualsiasi stagione e per qualsiasi posto. Roberto Perrone 10 INSIDE The English Boutique Rinfrescare il proprio business english in modo rapido ed efficace attraverso conversazioni su temi specifici, video, traduzioni e test di verifica. The English Boutique, la scuola di soli insegnanti madrelingua di via Costanza, 3, ha lanciato BeeEng Smart, un nuovo corso dedicato alle imprese e al mondo del lavoro per aiutare i professionisti a migliorare le proprie competenze linguistiche. www.theenglishboutique.it Nutrimento per l’anima Probabilmente qualcuno ha cercato di afferrarli immaginando fossero veri, gli iperrealistici frutti e vegetali creati da Giuseppe Carta ed esposti a Germinazioni. I diari della Terra, la prima mostra tenutasi nella sede milanese di Eataly, in piazza XXV Aprile. Ideata da Arte Contemporanea Italiana, l’esposizione di oli su tela e sculture in bronzo ha reso omaggio alla biodiversità dell’Italia, mettendo in scena lo stretto rapporto fra cibo e arte, nutrimenti per il corpo e per l’anima. www.eataly.net Pronti, partenza, via… Avrà tutta la classe di Armani la prossima edizione della Milano Marathon, il grande evento sportivo che si svolgerà il 2 aprile e per il quale sono già aperte le iscrizioni. EA7 Emporio Armani sarà title e technical sponsor e realizzerà le maglie tecniche che i runner indosseranno per i 42 km del percorso. Amata dai milanesi, nell’ultima edizione la maratona ha visto ai nastri di partenza 20mila atleti. www.milanomarathon.it Into the Finnish forest Provengono dalla foresta finlandese di Isokyrö e sono interpretati da Jussi Vijala della distilleria Kyrö, i gin di segale che Björk Swedish Brasserie – al 20 di via Panfilo Castaldi – ha da poco inserito nel menu. Assaggi della cucina di Bjork, dalle aringhe marinate al caviale nordico di coregone, sono stati elaborati in sintonia con il gin, per accompagnarne al meglio la degustazione. www.bjork.it Cambio casa… Nuance, profumi e consistenze materiche sono gli ingredienti che l’interior designer e consulente immobiliare Andrea Castrignano usa per delineare nuovi paesaggi domestici. Conosciuto al grande pubblico per la conduzione del programma televisivo Cambio Casa, Cambio Vita!, il designer aspetta chi avesse voglia di portare una ventata di novità fra le pareti domestiche nel suo studio in via Adige 11. www.andreacastrignano.it 12 outSIDE Lightness Al galoppo! Leggerezza è la parola chiave della nuova collezione autunno inverno di Herno. Il classico bomber di piuma è proposto con caratteristiche tecniche che lo rendono ancora più performante: il nylon, di soli sette denari, è il più leggero al mondo, mentre l’imbottitura è un mix di piuma d’oca e tecnica che rende il capo waterproof. I capispalla sono disponibili sia nella versione maschile sia femminile. www.herno.it Le candeline da spegnere sono ormai 118. 750 gli espositori provenienti da tutto il mondo, oltre 200 gli eventi tra competizioni sportive e spettacoli e 3mila gli eleganti quadrupedi protagonisti. Fieracavalli ritorna a Verona dal 10 al 13 novembre per parlare ancora una volta del mondo del cavallo e dell’affinità naturale che da millenni lega l’uomo a questo meraviglioso animale. www.fieracavalli.it Tra i filari della Franciacorta Natura e buon vino, queste le parole chiave del Festival del Franciacorta in Cantina, che si è tenuto il weekend del 17 e 18 settembre. Settantasei cantine hanno aperto le loro porte, pronte a svelare i segreti dei vitigni Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Bianco e a far degustare le tipologie di Franciacorta. Spazio anche allo sport, con itinerari in bicicletta e trekking in vigna. www.franciacorta.net Instant design Quest’estate Spotti Milano ha aperto le porte del rinnovato spazio in viale Piave con Instant Panorama, il nuovo allestimento che ha consolidato la direzione creativa di Studiopepe. Instant Panorama racconta un interno sofisticato che sembra esistere fuori dal tempo e nel quale luci, colori e texture si uniscono in una sottile armonia, frutto del dialogo continuo tra riferimenti alla tradizione e al design contemporaneo. www.spotti.com La donna che legge È stata inaugurata da poco La donna che legge, mostra che indaga il rapporto di Gabrielle Chanel con letteratura e scrittori. Svelata per la prima volta, la biblioteca di Mademoiselle Chanel rivela una fervida lettrice e mette in luce l’influenza che la lettura ha avuto sulle sue creazioni. Libri, fotografie, quadri, oggetti d’arte e creazioni di moda saranno esposti fino all’8 gennaio presso Fondazione Musei Civici di Venezia, Ca’ Pesaro–Galleria Internazionale d’Arte Moderna. www.chanel.com 14 Cover story 16 Cover story ANGELA MISSONI IL CAPITALE UMANO Angela Missoni ha sempre sognato una sola cosa: fare la mamma. La più giovane dei tre figli di Ottavio e Rosita non è entrata subito nell’impresa di famiglia, ma ha coltivato altre passioni negli anni, si è sposata e ha avuto tre figli. Nel 1992 ha deciso di occuparsi di moda e finalmente nel 1997, con la “benedizione” di mamma Rosita, ha lanciato la sua prima collezione. Oggi è l’unica designer del brand di maglieria più famoso del mondo di Nadia Afragola Missoni è uno dei pochi marchi della moda italiana che può vantarsi di essere ancora al 100% un family business. Dalla sua fondazione al boom degli anni Ottanta, il testimone è passato da una all’altra generazione e oggi il successo è stato riconosciuto anche con una mostra, Missoni Art Colour, allestita prima al Museo Maga di Gallarate (città dove tutto è iniziato) e poi al Fashion and Textile Museum di Londra. Nato come piccolo laboratorio tessile a Gallarate, Missoni si spostò poi a Sumirago, sempre in provincia di Varese, dove ancora oggi ha sede l’azienda: era il 1953 quando fecero la loro comparsa le maglie con fantasia a righe e a zig zag. A capo di tutto Ottavio Missoni, il fondatore, e la moglie Rosita Jelmini che disegnò gli abiti fino al 1997, anno in cui passò il testimone alla figlia Angela, oggi unica designer di tutte le linee. È la storia di una famiglia italiana, quella che ci racconta in queste pagine Angela, la storia di una maison dove figli e nipoti hanno spesso posato per le pubblicità del marchio. Ma è anche la storia di chi ha reso importante la settimana della moda di Milano. Forse non tutti lo sanno, ma fu proprio il marchio di Varese, nel 1966 a sfilare, per la prima volta, al Teatro Gerolamo portando così il prêt-à-porter a Milano. Angela, che ricordi ha della sua infanzia? Ricordi felici, di giochi sempre in compagnia di altri bambini, tanti bambini! Siamo una grande famiglia, quindi c’erano i miei fratelli, i miei cugini e molti, moltissimi amici. Ognuno invitava i suoi, si “condividevano” e così coltivavamo relazioni diverse, che sono non di rado sopravvissute al tempo e restano amicizie ancora oggi. Poi c’erano le lunghe vacanze al mare, in una piccola isola della Dalmazia dove per molti anni i miei hanno affittato una casa. Non c’erano né gas, né elettricità, né acqua corrente... Si viveva all’aria aperta, immersi nell’acqua del mare, cuocendo alla griglia sugli scogli i pesci spesso pescati da noi, bevendo e cucinando con l’acqua dolce del pozzo. Erano giornate lunghissime trascorse all’aperto, erano gioiose, avventurose, sempre con il rumore delle cicale nelle orecchie, in compagnia dei miei fratelli e dei miei genitori, ma anche dei tanti parenti e amici di passaggio. C’erano ospiti che andavano e venivano, rallegrando le tavolate a cena, illuminate con candele e lampade a petrolio. Sapeva già cosa voleva fare da grande? Principalmente la mamma: avere e crescere dei figli è sempre stato il mio più grande sogno, il mio più ambizioso progetto. Poi direi che, in generale, ho avuto aspirazioni e occupazioni diverse, rivolte tutte però nella stessa direzione, ovvero a ridisegnare l’esistente. Avrei voluto fare l’architetto. O altrimenti, la progettista di spazi, arredi e prodotti per l’infanzia, mirati a ottimizzare il lavoro dei genitori e la qualità di vita e gioco dei bambini. E ancora, l’imprenditrice nell’ambito delle colture organiche e dei prodotti biologici. Ovviamente anche la moda è sempre rientrata nei miei interessi: parliamo di un linguaggio e di un punto di vista estetico inalienabile, di un sogno a 360 gradi, quello di cui parlavo prima, ridisegnare l’esistente... Per anni si è rifiutata di lavorare con i suoi genitori. Dopo una breve esperienza a 18 anni come assistente 17 Cover story di sua madre, presa da una crisi di rigetto ha lasciato l’Italia. E poi cosa è successo? Non mi sono mai “rifiutata”. Ho lavorato da quando avevo 19 anni nei periodi di vendita, per avere un’indipendenza economica, riuscendo così nello stesso periodo ad andare ad abitare da sola. Non mi sono mai trasferita del tutto all’estero. Ho lavorato, in seguito, come assistente di mia madre in atelier, dai 23 anni ai 28 anni, e poi ho avuto i miei tre figli… Ed è proprio in quel periodo, quando sono stata a casa con loro, che mi sono dedicata a progetti diversi e ho cominciato a pensare che potevo orientare la mia vita al di fuori dell’azienda. I miei genitori non mi hanno mai forzata a lavorare con loro, e questo discorso è valso anche per i miei fratelli: abbiamo tutti iniziato in maniera quasi naturale. Poi, quando ho capito bene il costo emotivo e psicologico che poteva avere su di me un’interazione quotidiana, fianco a fianco con il talento, l’esperienza e la determinazione imprenditoriale di mia madre Rosita e di mio padre Ottavio che vedevano molto lungo, mi sono informalmente prospettata un’alternativa. Un’alternativa… In che senso? Il nome e l’assetto imprenditoriale di Missoni sono come una grande cupola sotto la quale possono confluire e convivere attività diverse: Missoni non sono solo vestiti da indossare. Ho iniziato a pensare a qualcosa che fosse completamente concepita e controllata da me. Così, senza pressioni né imposizioni, mi sono sentita libera di prendere o lasciare, libera di confrontarmi con un piano tutto mio o di non farlo, o di non fare. Ho accettato gli spunti che arrivavano dall’esterno, 18 dapprima ho cominciato a occuparmi di nuovi progetti per Missoni, ad esempio la linea bambino, la profumeria, la pelletteria. Poi sono passata a impostare il progetto di brand identity che non era mai esistito fino a quel momento. È solo in seguito che ho capito che era la moda il vero ambito all’interno del quale avrei voluto esprimermi. È nata così la linea Angela Missoni: pezzi in maglia, tendenzialmente in tinta unita. Quello è stato per me un importante punto di partenza. Il modo vero con cui ho iniziato a comunicare con mia madre sullo stesso piano a livello lavorativo, creativo e professionale. Le sono piaciuta e a un certo punto, guardando una mia collezione, ha detto: «Questo è quello che Missoni dovrebbe essere oggi» e mi ha passato le redini creative dell’azienda. È vero che ha provato anche ad allevare polli? Sì, era una delle idee che avevo relativamente alle colture e agli allevamenti biologici di cui le ho parlato prima. Cos’è la moda per lei? Un gioco combinatorio che coinvolge istinto, cultura e innovazione. Una personale, e libera, appropriazione e interpretazione di dati, stilemi, spunti formali, elementi decorativi, contenuti estetici. La mia concezione della moda implica, alla pari, memoria e ricerca, passato e contemporaneità, norma e trasgressione, provocazione e sense of humour. Ho avuto la fortuna di ereditare un linguaggio esclusivo e immediatamente universalmente riconoscibile, che può mutare all’infinito, esprimere significati diversi, interpretare e improntare il tempo. Nell’aprile del 1967 Missoni presentò la nuova collezione a palazzo Pitti a Firenze, facendo sfilare le modelle senza reggiseno. Fu uno scandalo. Da allora quanto è cambiato il modo di fare scandalo in passerella? Non ridurrei l’episodio a uno scandalo, lo chiamerei piuttosto un’idea di comunicazione, allora forse involontaria o completamente mirata a valorizzare e spettacolarizzare i modelli... Fu un gesto o una scelta d’amore, contestualizzata in un periodo di grandi ideali stilistici e di autentica fiducia nel nuovo. Direi che eravammo di fronte a un’idea di comunicazione che ha precorso il tempo, visto che oggi il come è diventato più importante del cosa. Abbiamo vissuto, a partire da quegli anni, la destabilizzazione di un rito codificato come la sfilata che, da Yves Saint Laurent a Jean Paul Gaultier o da McQueen a Tisci, non ha conosciuto né limiti, né alcuna censura. E dal 1967 a oggi ha comunque avuto come suoi principali focus i cliché o i ghetti della bellezza e della sessualità, i teatri del mostrare e del celare, dell’essere e dell’apparire. La collezione autunno inverno 201617 che ha interamente disegnato è una delle migliori collezioni di sempre, a detta dei critici. Da dove arriva l’ispirazione? Ho voluto riscoprire l’essenzialità, la linearità del knitwear e lo spirito del tempo che quella moda ha generato. C’è una traccia ideale, ricordata a memoria, di anni che, tra Settanta e Ottanta, ha visto trionfare la libertà di essere, sedurre, trasgredire. C’è la leggerezza di un vestire fatto di scelte e accostamenti informali, personali, stridenti, sbagliati, inaspettati. Il trionfo di capi che il tempo ha reso transgenerazionali, epocali passepartout come la Cover story giacca maschile, il giubbotto smanicato, il giaccone o il cappotto extra lungo, ecc... Tanti modelli codificati, facili, corti e lunghissimi, ampi e slim, veloci da indossare e accostare, che sono stati declinati con le texture, i punti, i colori e i riflessi straordinari del lurex di Missoni XXI secolo. Convivenze estreme di pattern storici, inedite bande, striature melange e nuovi cromatismi. Memoria e soluzioni esclusive, innovative. Il perfetto incontro di questi due aspetti direi che è la chiave del successo Missoni di oggi. Molta maglieria, come da tradizione, senza rinunciare a look divertenti e sexy. Come si evita di dare una stagionalità precisa ai capi? La maglia è divertente, la maglia è sexy. È longeva e versatile. È moda da colle- zione, fatta di pezzi che puoi riprendere, interpretare, ricontestualizzare stagionalmente, illimitatamente. Basta non perdere di vista tutto questo. Con questa collezione ha rievocato lo stile degli anni Settanta, il periodo di maggior successo del marchio. Quelle righe iconiche e un certo zig zag come fanno a non passare mai di moda? Mio padre scherzava dicendo: «Ci copiano da tremila anni!». Le righe e gli zig zag non sono infatti delle esclusive Missoni. Prima di essere e diventare delle iconiche signature del nostro brand, rappresentano dei prodromi estetici, dei paradigmi della cultura tessile. Diciamo che i miei genitori hanno saputo tradurre questi pattern in un linguaggio moda. I “nostri” ac- costamenti e le “nostre” scansioni cromatiche trasfigurano all’infinito righe e zig zag e li trasformano in proposizioni di tendenza, in motivi della moda che non smettono di evocare e rimandare a un passato indefinibile, perfettamente postmoderno. Un passato contemporaneo… Ecco! Quella di Missoni è la storia di una famiglia che è sempre stata molto unita. Si fa tanto parlare oggi di famiglia in Italia. Cosa ne pensa in merito? Sono cresciuta con il culto della famiglia trasmesso a tutti noi da mia madre Rosita. E della famiglia sono a totale favore. Tuttavia non è una cosa così facile come si può pensare, ma rappresenta un’incontestabile forza, una risorsa e un capitale inestimabile. Dategli valore, sempre. 19 Portfolio REACHING THE CAPE Un lavoro fotografico realizzato a fine 2015, un viaggio on the road, da Milano a Capo Nord e ritorno. Un percorso di scoperta, rinascita e speranza per Matteo Di Giovanni che, nel 2011, ha subito l’amputazione di una gamba a causa di un incidente in BosniaErzegovina. Sostenuto da sponsor e da una campagna di crowdfunding su Kickstarter, con “Reaching The Cape” Matteo ha ripreso il suo percorso professionale. Ogni viaggio è innanzitutto un’occasione di crescita interiore e l’autore ha provato che nella vita esistono limiti, ma non confini. Il viaggio è durato due mesi e le fotografie sono state scattate solo in analogico privilegiando un linguaggio tradizionale. La direzione artistica del lavoro è di Micamera e ha visto, tra i suoi più importanti sostenitori, New Old Camera, lo storico negozio di fotografia nel cuore di Milano, punto di riferimento per fotografi professionisti e amatori, da sempre impegnato nella divulgazione della cultura fotografica. www.newoldcamera.com foto di Matteo Di Giovanni 20 Portfolio In questa pagina. In alto, Strandby, Denmark. Sotto, Apple Juice Stand, Norway. Nella pagina a fianco. Germany. La commistione tra aspetto tecnologico e aspetto artigianale è il cuore del progetto, l’elemento che avvicina la protesica alla fotografia analogica 21 Portfolio In questa pagina. Alta, Norway. Nella pagina a fianco. The Last House Before North Cape. Il progetto rappresenta una rinascita e una riappropriazione di tutto quello che a un certo punto sembrava perduto per sempre. Una storia profondamente personale che viene raccontata attraverso una serie di ritratti, paesaggi e interni 22 Portfolio 23 Portfolio matteo di giovanni Classe 1980, è fotografo documentarista. Attualmente vive a Milano. Ha frequentato un master in Fotografia all’Università di Westminster nel 2012. Dopo un grave incidente stradale in Bosnia-Erzegovina, ha ripreso a pieno la sua attività. Si occupa di progetti relativi a problemi sociali e antropologici, concentrandosi sui temi della memoria e dell’identità. È coinvolto nel progetto Officine Fahrenheit, dove collabora con lo stampatore Gianni Romano. Foto di Ryuichi Watanabe. www.matteodigiovanni.com 24 Portfolio In questa pagina. In alto, Åland Photographic Museum, Finland. In basso, Driving through. Nella pagina a fianco. Åland Islands, Finland. Questo viaggio è una metafora dell’esperienza di Matteo. Allontanandosi progressivamente dalle aree popolate si addentra in una terra quasi disabitata, per poi fare ritorno ai luoghi conosciuti 25 FOCUS Tra le pieghe Alcune hanno una lunga storia alle spalle, altre sono più recenti. Sono le bellissime botteghe di Milano che resistono grazie alla qualità dei prodotti che offrono e alla passione dei loro proprietari di Roberto Perrone INDIRIZZI Gastronomia Bonardi viale Umbria 27 Panificio Davide Longoni via Tiraboschi 19 Pregiate carni piemontesi via dell’Annunciata 10 Pasticceria Migliavacca via Ajaccio 3 La Martesana via Cogliero 14 01 01. La vetrina della macelleria aperta da Ercole Villa, oggi è gestita da Mauro Brun e Bruno Rebuffi 26 Sono ancora aperte, come un tempo, le botteghe di una volta. Per fortuna. Magari cambiate, forse ristrutturate, qualcuna aperta recentemente dalla meglio gioventù che, però, ha conservato lo spirito degli antichi, qualità e umanità, anche ruvida. Sapore di Milano: eccellenza e carta vetrata. Uomini e donne, perché la forza di una certa idea di Milano sono le persone. Piero Bonardi apre la sua salumeria-gastronomia il 2 gennaio del 1973, un ragazzino, praticamente, come sua moglie Anna, dopo varie esperienze (cucina anche per la Nazionale di pugilato, come testimoniano le foto alle pareti) e dopo aver attraversato le classiche salumerie milanesi, da Peck al Salumaio di via Montenapoleone. «Qui, al mio primo stipendio, per poco non svengo. Una cifra esorbitante. Sono ricco, penso. Ma si erano sbagliati, quel Bonardi era il direttore. Si chiamava come me». Il segreto di una grande bottega è la fedeltà. Reciproca. Il commerciante offre qualità, la clientela continuità. Ci sono persone che vengono qui da 43 anni. Ovviamente si cambia, la cucina si ampia, quinoa o bulgur solo dieci anni fa erano praticamente sconosciuti. I gusti e i tempi cambiano. «Meno bonarda e più champagne». La cantina, 200 etichette, è curata dal figlio Marco. Molti piatti di verdure, pesce al vapore. Una giusta evoluzione. Però restano insuperabili i classici: dall’insalata russa ai risotti, poi i grandi stagionali, la cassoeula, i mondeghili, le tradizionali polpette milanesi, difficili da trovare così buone. Aperto la domenica mattina, il giorno della paella, vera, ricca, ordinare per credere. Non distante, diverso per età e percorso, ma simile per dedizione, entusiasmo e qualità c’è il negozio di Davide Longoni. Davide è arrivato a Milano seguendo il suo senso per la farina (anche il suo libro ha questo titolo). La sua era una famiglia di fittavoli, poi piccoli proprietari terrieri che fecero un gruzzolo vendendo le terre diventate edificabili. I nonni rilevarono un panificio, ma Davide, prima di mettere le mani in pasta, ha fatto la sua strada: geometra, laurea in lettere, uno stage da Contrasto a occuparsi di foto e fotografi. Quindi il ritorno a casa e, infine, l’atterraggio a Milano. Oltre a questo negozio - con un dehors che qualcuno ha definito newyorchese - si è inventato, con alcu- FOCUS 02 03 ni soci, il nuovo Mercato del Suffragio. Il suo pane viene dalla storia e anche dalla geografia, materie amate all’università. Ci sono profumi e fragranze di una volta: dai cereali alle olive, dal pane con l’uvetta a quello di segale fino a quello con i grani antichi. Ricerca ed evoluzione riportano al gusto di un tempo. Quello del pane che non mancava mai sulle nostre tavole. Un tempo le macellerie a Milano erano 1300, ora ne restano 300. In diminuzione. Un po’ i nuovi stili alimentari, in senso buono, tesi al migliore equilibrio dietetico, un po’ il terrorismo salutista in senso cattivo, di certe mode-tendenze che mentono sapendo di mentire. A Milano c’era, e per fortuna c’è ancora, una grande tradizione. E resiste la più celebre macelleria della città, Pregiate Carni Piemontesi aperta da Ercole Villa. Un tempio per i patiti della “ciccia”. Ercole è andato in pensione, ma la bottega non ha chiuso. Anzi ha ripreso intensità con i nuovi titolari, Mauro Brun e Bruno Rebuffi, allievi divenuti eredi. I due si dividono tra la macelleria originaria, l’Annunciata dove è rimasto Mauro e quella che fu di Ercole, dove opera Brunetto. Amicizia, professionalità, attenzione, qualità. Cresciuti in via della Spiga nella macelleria dei fratelli Quattro (di cognome e di fatto), quando questa chiuse decisero di investire su una loro attività, «in tempo - raccontano - per essere travolti dalla mucca pazza». A un certo punto pensarono di mollare e aprire un’officina, ma lo sconforto fu contenuto dalla passione. Le loro carni sono selezionate con cura, le rosse vengono da un allevamento certificato, quello di Sergio Massaglia a Buttigliera d’Asti. C’è sempre una storia dietro una grande bottega, finiamo con due pasticcerie. La Pasticceria Migliavacca fondata nel 1958 da Alberto Migliavacca e dalla moglie Maria Laura Daverio che prosegue, rinnovata, con laboratorio a vista, la sua strada di qualità. Per i cornetti, le torte, i lievitati, la gente si spinge fino alla periferia est di Milano. Lo stesso succede per la Martesana (ora alla sede storica, ha altri negozi più centrali). Aperta nel 1966 (auguri!), adesso con il pluripremiato capo pasticcere Davide Comaschi regala sempre qualche golosa novità. Botteghe milanesi. Cercatele, tra le pieghe della città. 02. Davide Longoni, dopo una laurea in Lettere, e un’esperienza nell’agenzia Contrasto, ha deciso di dedicarsi al pane aprendo un negozio a Milano 03. I due titolari di Pregiate Carni Piemontesi si dividono tra due macellerie 27 Interview faso Passioni complementari Basso e baseball, da sempre queste sono le due passioni e le due occupazioni di Faso che oggi, unite, stanno dando vita a un progetto «bellissimo» nel centro Sportivo Saini. Si chiamerà Hit Single Arena e già dalla prossima primavera dovremmo iniziare a sentirne parlare di Paolo Crespi 28 interview Milanese quasi doc, «unico ascendente fuori mappa la nonna paterna, di Macerata», Nicola Fasani detto Faso (nella vita e sul palco degli Elio e Le Storie Tese, di cui è da sempre il bassista e il coautore di tante hit) ha una conoscenza invidiabile del territorio metropolitano, che percorre in Vespa da quando aveva sedici anni. Quali sono le tue zone di riferimento, quelle che sai a memoria? Sono fondamentalmente tre. I dintorni di piazza Carbonari, vicino alla Maggiolina, dove sono cresciuto: è stata la mia arena da bicicletta, quando dodicenne partivo in esplorazioni che arrivavano fino al Parco di Monza. I miei mitici negozi di dischi e giocattoli hanno lasciato il posto ad abbigliamento e telefonia… Poi zona viale Washington, dove ho “impiantato” la mia prima casa da single, e infine Porta Romana, dove sono approdato già grandicello e papà. Ma non posso certo trascurare i 28 anni passati a frequentare il Parco Forlanini, ovvero il centro sportivo Saini, dove c’è uno storico campo da baseball oggi ben gestito da Ares Milano, la società di cui sono presidente e per la quale, dopo un quarto di secolo di militanza attiva, alleno i ragazzi ogni volta che posso. E per loro, ma non solo, ho anche messo in campo un bel progettone. Di cosa si tratta? Si chiamerà Hit Single Arena e nasce da una constatazione: il Saini è il più bel centro sportivo della città perché è immerso nel verde e può ospitare moltissime discipline, ma potrebbe essere molto di più per quelli che cercano di praticare un’attività sportiva, quelli che amano stare all’aperto e quelli che vogliono svagarsi un po’. L’idea mi è venuta attraversando ogni volta, per raggiungere il nostro campo, l’ex pista da hockey con anello per il pattinaggio che giace nel più completo abbandono da quando, vent’anni fa, si ruppe il “frigoriferone” che produceva il ghiaccio. Quale sarebbe il nesso? Lo spreco: mi son detto che invece sarebbe bellissimo farci un campus per i bambini, ma anche un’area per eventi e concerti, un cinema all’aperto e, sistemando un edificio esistente, un nuovo spazio multifunzione: di giorno bar super salutare con le spremute di frutta fresca, dove si possa mangiare e bere qualcosa a prezzi accessibili (esattamente l’opposto dell’andazzo milanese), di sera pub per fare musica dal vivo. Con al piano inferiore almeno due sale prova dove a turno i ragazzi possano suonare a una tariffa innovativa: gratis, salvo particolari esigenze di orario. Agli adulti vorremmo dare la possibilità di sperimentare forme di divertimento sportivo. Del tipo batting cage, il tunnel protetto dove senza rischi puoi provare una battuta, parliamo sempre di baseball… Complimenti per l’idea, ma a che punto siete? In una fase avanzata. L’area è stata data in concessione alla federazione baseball, che ha incaricato il sottoscritto di fare un piano. Abbiamo già fatto analizzare il terreno e l’amico “architetto-baseballista” Francesco Baldi ha disegnato il progetto che ha il sostegno dell’assessorato allo sport del Comune ed è piaciuto anche in Regione. Tra l’altro il tutto accadrebbe in un’area servita e senza problemi di coprifuoco acustico. Cosa manca per partire? Partner privati. Per le aziende sarebbe una grande opportunità: con il costo di uno striscione a San Siro presidierebbero il posto per 18 anni… Siamo anche vicino all’aeroporto di Linate: si potrebbero concepire pubblicità orizzontali sul tetto visibili dagli aerei. Il mio sogno è quello di inaugurare almeno una parte di Hit Single Arena entro la prossima primavera. Musica e sport nel tuo caso hanno voluto dire basso & baseball. Cosa rappresentano l’uno e l’altro? Beh, il basso è lo strumento dietro al quale, o con addosso il quale, ho percorso tutto il mio cammino nella musica. Oggi mi rendo conto che per comporre non è l’ideale e quando sono al computer preferisco scrivere tracce per tutti gli strumenti tranne che per il mio. Una curiosità: da mancino lo suono come se non lo fossi e anche quando mi metto alla batteria, che uso discretamente, la configurazione è quella dei destri, ma con le mani aperte anziché incrociate. Una cosa che fa sempre impazzire Christian Meyer, il batterista ufficiale. Il baseball è una passione complementare perché, in quanto sport considerato minore, mi ha regalato quella dimensione agonistica che la musica, per fortuna, non ha. La prossima sfida di gruppo? La nostra prima, vera tournée all’estero come EELST, se si escludono i concerti americani del ’98, in cui, ahimè, avevamo deciso di tradurre in inglese le nostre canzoni. Ora sappiamo che gli stranieri non disdegnano di ascoltarle in lingua originale. Abbiamo incontrato il manager giusto et voilà, un paio di settimane già programmate tra marzo e aprile 2017: Londra, Bruxelles, Parigi… Mica bruscolini! 29 FOCUS GUARDA COME DONDOLO Il ritmo saltellante dello swing porta in pista la Milano danzante. Il fascino del Proibizionismo risuona in città, capelli impomatati e rossetti sfavillanti tornano di moda e le nottate milanesi si riempiono dell’euforia vintage di balere e festival musicali di Chiara Temperato 01 01. Lo Spirit de Milan fa rivivere gli spazi delle ex Cristallerie Livellara, riempiendoli di musica e sapori vintage. Qui si balla, si mangia e si condivide lo spirito del tempo, con la carica dello swing che trascina tutti in pista 30 Erano gli anni Trenta quando gli Stati Uniti conobbero una nuova forma di jazz, briosa e meno intellettuale. Si chiamava swing e a suonarlo erano le grandi orchestre che lanciavano seducenti melodie sulle piste da ballo. Un ritmo libero e scanzonato faceva uscire la musica dagli speakeasy e le dance hall diventavano il simbolo della libertà. Era tempo di festeggiare e di scatenarsi a un ritmo frenetico. Cittadini bianchi e neri si mescolavano, Benny Goodman e Duke Ellington dirigevano le grandi orchestre. Lo swing favorì la nascita di boogie woogie, swing crash e lindy-hop, stili di ballo acrobatici molto apprezzati poi da subculture giovanili, come gli zooties negli USA, gli zazous in Francia. Lo swing intanto diventa fenomeno culturale a livello mondiale, dona nuova visibilità alla cultura afroamericana, vestendola di abiti stravaganti, i cui colori eccentrici provocano la società bacchettona e conformista. L’Europa ne è affascinata e in Italia il nuovo trend musicale arriva con Alberto Rabagliati e il trio Lecan. Oggi, all’alba del 2017, questo genere riscrive la sua storia, torna a far sognare i nostalgici e a incuriosire i più giovani. In un’epoca completamente devota al passato, e maniaca del rétro, viene da chiedersi se il “ripescaggio” del vintage sia solo una moda passeggera, un malinconico rifugio o una condizione imprescindibile, perché nulla è possibile se non partendo dal vecchio. Ma per i nuovi ballerini milanesi lo swing sembra una semplice passione, mossa solo dalla frenesia delle loro indomabili ginocchia. All’inizio sono state le spumeggianti serate Twist and Shout a vestire Milano a festa, a ritmo di rock’n’roll e swing. Hanno scatenato orde di danzatori provetti o improvvisati, alimentato l’estro degli style-addicted e ingolosito chi semplicemente voleva divertirsi. Eserciti trionfanti di danzatori, con tanto di brillantina nei capelli e gonne a FOCUS indirizzi La Balera dell’Ortica via Giovanni Antonio Amadeo 78 Spirit de Milan via Bovisasca 57/59 Il Maglio via Granelli 1 Maison Milano via Lodovico Montegani 68 Jumpin Jazz Ballroom viale Monza 140 02 ruota colorate hanno preso d’assalto Milano che, al calar del tramonto, sembra fermarsi nel tempo. Una città che si rilassa e si diverte quando getta la maschera e si mostra per quello che è. Dove respirare l’autenticità del passato se non nei cortili e nelle piste de La Balera dell’Ortica? Qui il ritmo vibrante dello swing e del boogie woogie mette d’accordo tutti quelli che amano divertirsi tra balli scatenati, pasta e fagioli e fiumi di vino della casa. Banditi i dresscode, è richiesta solo la voglia di condividere e lasciarsi trascinare dall’esuberanza delle orchestre. Il giovedì è la serata swing: prima lezioni con tanto di maestri e poi tutti in pista a scatenarsi; da ottobre è in arrivo anche il “brunch swingato”. Alla balera, raccontano i gestori, «lo swing non è una tendenza, ma un modo di essere». Dalla semplicità al gusto rétro chic, a far tendenza è lo Spirit de Milan, un locale che esprime la sua anima sia nell’amore per lo swing che nel desiderio di recuperare l’antica Milano da osteria, con cucina, canti, balli e lezioni di dialetto milanese. Anticipatore di questa tendenza e con un occhio attento alla scena internazionale, lo Spirit de Milan è il cuore pulsante del quartiere Bovisa. È il sabato sera, durante la Holy Swing Night, che si trasforma nel tempio del ballo, quando le orchestre danno fiato agli strumenti e i ballerini si librano in aria a tempo di musica. Il locale in ottobre ospita anche lo Swing’n’Milan, un’occasione in cui giacche attillate in vita, con spalle imbottite e iperbolici risvolti tornano di moda. Pantaloni a vita alta, larghi al ginocchio e stretti alla caviglia, sono issati da eccentriche bretelle e il cappello Borsalino fa capolino sulle teste impomatate, mentre donne stile pin up sfoggiano gonne sgargianti, bianche calzette e chiome raccolte in code, toupé, o in portentosi pompadour. Per chi ama una cornice classica ed elegante c’è Il Maglio, raffinata location che ospita serate a base di swing (il venerdì) e un ristorante dal menu tradizionale, oppure la Maison Milano, un’antica stazione postale che diventa un lussuoso regno del ballo, del buon cibo e del divertimento con le sue proposte musicali e di intrattenimento, dal burlesque allo swing e al tango. E infine per chi volesse riassaporare l’aria del proibizionismo di New York, riempire le orecchie con musica live acustica jazz e scaldare i tacchi con melodie swing, un salto al Jumpin Jazz Ballroom è d’obbligo. La mania dello swing fa sobbalzare Milano, anche locali storici come Il Magnolia, lo Speakeasy Club di Rozzano e Il Bloom mettono in calendario serate dedicate a questo genere musicale. Puro divertimento? Un nuovo stile di vita? Certo è che quando partono le danze e si scaldano gli ambienti, lo swing esplode al ritmo irrefrenabile di un passato che incanta e suggestiona. 02. La Balera dell’Ortica è il tempio del divertimento genuino, con serate frizzanti a base di ballo, musica dal vivo e cucina casereccia. Foto di Daniele Fragale 31 Interview TULLIO DOBNER Le parole degli altri Il primo settembre ha compiuto settant’anni. Dal 2012 non traduce più Stephen King ma, nonostante ciò, il suo lavoro continua ad accompagnare generazioni di lettori attraverso i più clamorosi bestseller internazionali. Non ultimo L’Uomo di Marte di Weir di Simone Sacco - foto di Cecilia Gatto 32 interview Mi accoglie a casa sua, in piena estate, dove si sta ancora riprendendo da un non piccolo problema di salute. «Tutto risolto, fortunatamente», sono le sue prime parole accompagnate da uno sguardo vispo e un’innegabile voglia di confidarsi. Tullio Dobner è fatto così: un intellettuale appassionato che non si sottrae mai al confronto. Traduttore italiano di Stephen King per tre decadi esatte e contemporaneamente alle prese con altri nomi (Grisham, Koonz, Barker, Sheldon e altri ancora) in grado di far tremare le classifiche di vendita. Un convitato di pietra, nemmeno così tanto discreto («Ho sempre amato le traduzioni emotive trasudanti personalità»), che ci ha tenuto compagnia per innumerevoli ore. Da un pezzo Dobner si è accasato con la Newton & Compton e a breve tornerà al lavoro ridando lustro a due capolavori di H.G. Wells quali La macchina del tempo e La guerra dei mondi. Un bel traguardo di carriera all’insegna, come al solito, del vocabolo giusto. Settanta primavere di cui 47 passate a tradurre di tutto: una vita dedicata alla parola, la tua. Al puro intelletto. Soprattutto una vita dedicata all’interposta persona. E comunque non ho mai desiderato altro che questo. Sicuro? Sì. D’altronde ho tradotto tonnellate di romanzi ma, di mio, ho scritto ben poco (una raccolta di racconti – I libri che perdevano le parole – più Schizosofia uscito solo per il web, NdR). Il fatto è che quando giochi otto ore al giorno con i concetti altrui, alla sera ti ritrovi svuotato di parole tue. Come descriveresti a un profano il tuo mestiere? Come quello di un attore: anch’io, in fondo, mi limito a interpretare un testo creato da qualcun altro. E non potrei fare altrimenti visto che, in campo artistico, non ho mai creduto all’oggettività. Ma così facendo non si corre il rischio di essere troppo “creativi”? L’importante è non consegnare bozze impersonali. Anche perché al mondo esistono due sole categorie di traduzioni: quelle che ci azzeccano e quelle che vanno completamente fuori strada. Una volta “azzeccato” il testo, è quasi necessario aggiungerci un po’ di tuo, un’ipotesi di sensibilità. Anche perché questo rimane un mestiere molto pericoloso… Addirittura? Già. La nostra resta una lingua ricca ed è triste limitarsi a quelle trecento parole che sono sempre il viatico di una traduzione fredda e impersonale. Bisogna essere musicali, scavare dentro la pagina, adoperare quel determinato modo di dire se il caso lo richiede. E se il testo originale è brutto? Una buona traduzione non lo salverà di certo. Prendi La casa dipinta di Grisham a cui lavorai anni fa. Un critico entusiasta mi telefonò dicendomi che avevo tramutato il re del legal thriller in un “grande autore americano”. Complimento respinto al mittente: in quel caso fu tutta farina dello stesso Grisham che, evidentemente, s’era stufato di scrivere d’avvocati col pilota automatico. Fatto sta che nel 1983 esce “Cujo” di Stephen King e Dobner diventa un traduttore “popstar”: ti ci ritrovi? Il termine mi fa sorridere visto che King – prima del boom di It nel 1987 – qua da noi era ancora visto come “uno scrittore di culto” nonostante Carrie, Le Notti di Salem e ovviamente Shining. Il fatto è che alla Sperling & Kupfer erano oltremodo terrorizzati: in Cujo c’era un bambino che faceva una brutta fine e loro non volevano inimicarsi il pubblico femminile. Mi chiesero di trovare le parole adatte per le eventuali lettricimamme! A libro consegnato in redazione tirarono un sospiro di sollievo mentre io trovai l’autore della vita. Perché King e non altri? Perché non ha eguali nel campo della narrativa statunitense. Quando King scrive “semplice” e non abusa di quella sua prosa così chimica e strabordante, beh, non ce n’è davvero per nessuno. Senza dimenticare le affinità personali che ci legano a cominciare dall’anagrafe. Il romanziere del Maine farà settant’anni nel settembre 2017… Sì, King ed io siamo nati nello stesso mese ad appena dodici mesi di distanza. E oltre al segno zodiacale, vergine, condividiamo anche un identico pathos generazionale. Quella sorta di pessimismo di fondo che nel suo caso è coinciso con la guerra in Vietnam mentre nel mio è scaturito con la tragedia di piazza Fontana, un crimine che ancora reclama giustizia. E poi veniamo entrambi dal basso: Stephen scrisse i suoi primi libri in una roulotte mentre io ho cominciato a fare il traduttore in una piccola mansarda di via Previati, in zona Fiera, dove non avevo neppure il fornello a gas! Non c’è proprio niente che vi divide? Beh, anche se non ci siamo mai incontrati, immagino che a livello di gusti musicali non andremmo granché d’accordo! (ride, NdR) Lui è un metallaro nell’anima e, quando scrive, spara a tutto volume AC/DC e Ramones. Io non ce la farei mai… Quando lavoro ho bisogno di silenzio o, al massimo, metto in sottofondo un disco di musica rinascimentale. O dei Beatles. La tua ultima traduzione di King, La leggenda del vento, risale ormai al 2012: ti manca? Mi manca come se vedessi la mia fidanzata storica uscire con un altro uomo. Tempo fa la Sperling ci ha pure provato a farmi correggere una traduzione “kinghiana” realizzata da un loro autore. Dopo un’ora avevo già riscritto ex novo tre pagine! Lì ho compreso di non avere più l’obbiettività necessaria per fare una cosa del genere. E così ho detto addio al mio caro, vecchio amico di una vita. 33 advertorial Porsche Customer Contact Team Dopo avere dato spazio alla personalizzazione con il programma Exclusive, i Centri Porsche di Milano Nord e Milano Est presentano un nuovo servizio che si propone di offrire alla clientela un’accoglienza davvero speciale indirizzi Centro Porsche Milano Nord via Stephenson 53 - Milano Centro Porsche Milano Est via Rubattino 94 - Milano Il caffè a letto la mattina, un fiore per festeggiare un anniversario importante, il piatto preferito la domenica, l’asciugamano sullo scaldasalviette pronto all’uscita dalla doccia. Chi di noi non ha una piccola attenzione dedicata cui non potrebbe mai rinunciare? E chi di noi non vorrebbe riceverne di nuove? I clienti dei Centri Porsche di Milano possono ora scoprirne alcune davvero speciali: è stato infatti da poco lanciato il nuovo programma Customer Contact Team, una coccola a tutti gli effetti che il celebre marchio tedesco ha scelto di sperimentare in due nazioni e cinque concessionarie: in Italia a Padova – centro pilota per il progetto dove le prime prove sono state fatte nel 2014 – e a Milano, nei due Centri di Milano Nord e Milano Est; in Spagna, nelle due sedi di Madrid. Il programma riflette il desiderio di Porsche di mettere sempre più in primo 34 piano la Customer Experience, offrendo un servizio sartoriale, interamente sviluppato sulle esigenze del cliente. Così se fino a ora il programma Exclusive aveva permesso alla clientela Porsche di personalizzare la propria vettura definendo ogni tipo di dettaglio: dalla scelta dei materiali a quella delle colorazioni (ben 198 le tinte disponibili fuori listino), dalla personalizzazione della seduta sino alla possibilità di avere la firma o il nome del guidatore sul battitacco, ora gli amanti della sportiva tedesca potranno scoprire quanto possa essere gratificante avere la possibilità di rivolgersi a un amico e non a un semplice rivenditore. Ma come funziona il Customer Contact Team? Il programma prevede l’analisi quotidiana delle agende dei due centri milanesi e mette in contatto diretto e costante le diverse professionalità che operano al loro interno, dando vita a un flusso di co- municazione continua che favorisce la cooperazione dello staff e l’erogazione al cliente del migliore servizio possibile, senza mai trascurare alcun dettaglio. «Conoscere in anticipo chi verrà in officina il giorno successivo, essere informati sulla sua storia dal punto di vista automobilistico, sapere se ad esempio è socio del Porsche Sci Club o se gioca a golf, permetterà al personale di accogliere il cliente al meglio segnalandogli un prodotto di suo interesse oppure l’organizzazione di un evento sportivo cui potrebbe desiderare partecipare…» spiega Luigi de Vita Tucci, direttore generale dei Centri Porsche Milano Nord e Milano Est. E a proposito di eventi imperdibili, le date non sono ancora state rese note, ma tutti gli amanti di Porsche possono iniziare a segnarsi una nota per ottobre e novembre: arrivano le nuove Cayman e Panamera. www.milano.porsche.it BUNCH In vino Autunno, stagione di vendemmia e uva in tavola. Nuovi colori cominciano a spuntare e la voglia di visitare cantine alla ricerca del vino migliore è irrefrenabile. Da Milano una meta imperdibile per esperti o semplici bevitori sono le Langhe. Ma se preferite le fughe di relax, concedetevi trattamenti all’uva in una Spa. E, infine, riempite le vostre case di oggetti che ricordino Bacco perché «uva oggi, uva domani e i malanni stan lontani» illustrazione di Virassamy 35 BUNCH EBBREZZA CREATIVA Nel corso dei secoli il vino si è affermato non solo per il suo sapore, ma anche per il ricco sapere a esso collegato. Proprio questo connubio ispira ogni anno progetti e iniziative, come la neonata Città del Vino di Alessia Delisi Evoca la sinuosità delle curve di un decanter La Cité du Vin, cittadella tematica nata lo scorso giugno a Bordeaux che offre un’esperienza immersiva nella cultura vinicola mondiale 36 È nata lo scorso giugno a Bordeaux, in Francia, La Cité du Vin, il più grande museo del mondo dedicato alla cultura enologica. Una sorta di “Guggenheim del vino” insomma, progettato dallo studio parigino XTU Architects ispirandosi alla rotondità di questa bevanda e al suo movimento nel bicchiere, ma anche ai vortici incessanti dell’adiacente fiume Garonna. Protagoniste non solo le migliori etichette francesi, ma quelle di 80 Paesi del mondo, Italia compresa, con la sua Strada del Prosecco e i vini dei Colli Conegliano Valdobbiadene. A World of Cultures è, non a caso, il payoff di questa iniziativa che ospita al suo interno mostre permanenti e temporanee, aree degustazione, un auditorium, una biblioteca, una boutique, un’enoteca e il ristorante Le7, affidato allo chef Nicolas Lascombes. Gioielli in Fermento è invece il concorso che, in ambito italiano, abbina il vino e il gioiello d’autore: ogni anno il Mediterraneo e le sue tradizioni offrono agli artisti in gara lo spunto per la realizzazione di opere suggestive, capaci di evocare tutte le sensazioni legate al bere. Quest’anno gli oltre 40 nomi selezionati, italiani e stranieri, saranno protagonisti di un’esposizione che si terrà dal 9 al 17 settembre negli spazi milanesi del Laboratorio Formentini per l’editoria e che, dopo essere passata per Padova, Torre Fornello e Barcellona, si sposterà dal 20 ottobre al 25 novembre al Meatpacking district di New York. Ma i connubi tra vino e design non finiscono qui: lo scorso aprile la cantina Feudi San Gregorio ha presentato DUBL ESSE Dosaggio Zero, la nuova edizione, in tiratura limitata, di DUBL, lo spumante metodo classico campano. La produzione in corso, che racchiude il meglio delle uve dei vigneti di Greco, sarà disponibile a partire dal 15 settembre con un packaging ideato da Fabio Novembre. Ancora ad aprile Passoni Nature, in collaborazione con DINN!, ha presentato Decanter, famiglia di sedute le cui cromie sono ottenute con un’innovativa tecnica di colorazione che sfrutta vinacce pregiate. Brut è invece il nome della collezione di tavoli e panche progettate da Konstantin Grcic per Magis che richiama alla mente la dolcezza del vino frizzante. Si ispira a Milano la nuova Colonna Vino di Toncelli che, tramite una laboriosa tecnica di intarsio, riproduce sulle sue ante la planimetria del quadrilatero della moda. All’interno la sintesi di un’enoteca, con tutti gli strumenti per aprire e degustare le vostre annate preferite. BUNCH Non di solo pane... Bensì anche di vino si nutrono molti progetti contemporanei, dalle bottiglie ai mobili Feudi San Gregorio - DUBL ESSE All’interno di un packaging ideato da Fabio Novembre, DUBL ESSE Dosaggio Zero racchiude il meglio delle uve dei vigneti di Greco. Disponibile, in tiratura limitata, a partire dal 15 settembre www.dubl.it Toncelli - Colonna Vino È un tributo alla capitale della moda e del design questa piccola enoteca dotata di wine cellar, di un ripiano estraibile e di tutti gli strumenti necessari all’apertura e alla degustazione delle bottiglie www.toncelli.it Passoni Nature - Decanter Frutto di una ricerca meticolosa, la collezione di sedute Decanter è una combinazione di legno e vino dalle sfumature naturali, nata da una collaborazione con DINN! www.passoninature.com Liana Pattihis - Emilia I vitigni del paesaggio emiliano sono protagonisti di questa spilla di Liana Pattihis, una delle artiste premiate Kelly & Jones - Notes of Wine durante l’ultima edizione di Gioielli in Pinot Grigio, Riesling, Cabernet, Merlot e Fermento Chardonnay: sono questi i vini che hanno ispirato la www.gioiellinfermento.com collezione di fragranze della sofisticata Kelly Jones www.kellyandjones.com 37 weekend IMPOSSIBILE PERDERSI Non si tratta di sbagliare strada, ma piuttosto di perdere nella propria memoria l’immagine delle colline verdi ricoperte di vigneti e il ricordo dei sapori dei piatti accompagnati da ottimi bicchieri di Barbaresco e Barolo. Benvenuti nelle Langhe, il regno di uva e tartufo! di Carolina Saporiti - foto di Ente Turismo Alba Bra Langhe Roero 01 01. La zona delle Langhe e Roero sono diventate nel 2014 Patrimonio dell’Umanità e il Paesaggio Culturale di questi vigneti è stato dichiarato il 50° sito italiano protetto dall’Unesco. Foto di Davide Dutto 38 «Le Langhe non si perdono» dice il cugino di Cesare Pavese ne I mari del sud, primo testo di Lavorare stanca. I due parenti stanno camminando fianco a fianco in quei territori pieni di ricordi, l’uno – Cesare – ormai vive a Torino e l’altro è appena rientrato dopo un lungo viaggio in giro per il mondo. È uno stretto legame con queste terre che Pavese descrive anche nei Racconti: «Il mio paese sono quattro baracche e un gran fango [...] volevo girare per tutto il mondo e, giunto nei siti più lontani, voltarmi e dire in presenza di tutti: “Non avete mai sentito nominare quei quattro tetti? Ebbene, io vengo di là”». Oggi gran parte del mondo “quei tetti” delle Langhe li conosce molto bene e li associa principalmente a due cose: al vino e al tartufo bianco. Sebbene in Italia si producano ottimi vini a qualsiasi latitudine, il Piemonte e in particolare le Langhe non possono essere trascurati dai veri appassionati. Qualsiasi stagione è adatta a una “gita” in questi territori, in estate i viticoltori hanno più tempo da dedicare agli avventori e a luglio il festival Collisioni è un bellissimo modo per raggruppare insieme più passioni. Ma è certamente l’autunno il periodo più consigliato sia perché si possono assaporare i piatti tipici della regione – non tutti adatti alle temperature estive – sia perché è la stagione del tartufo bianco d’Alba. In questo momento dell’anno infatti si svolge anche la Fiera Internazionale dedicata a questo specialissimo fungo (quest’anno parte l’8 ottobre e continua fino al 27 novembre). Il mistero del Tuber Magnatum è ancora irrisolto: cresce in pochissime aree del mondo e quella delle Langhe, Roero e Monferrato sembra proprio essere la migliore grazie a natura incontaminata, livello di umidità e condizioni del suolo. Altra grande eccellenza da scoprire è l’uva nebbiolo, la regina di queste dolci colline, protetta dai castelli e dalle torri dei piccoli villaggi fortificati. Area di lotte e di splendore nel Medioevo, dalle Langhe passarono pellegrini, mercanti di sale, avventurieri, crociati, monaci lasciando – ognuno di essi – un segno e un’eredità. Ma il segno più grande resta quello dei contadini weekend nelle vigne Immerso nei vigneti, sulla sommità di una collina coltivata a Nebbiolo, Il Boscareto Resort & Spa è un luogo d’incanto e un punto privilegiato di sguardo sui luoghi più affascinanti delle Langhe. Per questo autunno il Resort ha ideato un soggiorno incentrato sui sensi: il lusso di una delle meravigliose Gold Suite; un menu degustazione incentrato sul tartufo e una sessione di trattamenti della tradizione indiana nella Aveda Destination Spa. In alternativa ci si può calare nell’energia della vendemmia settembrina con un sabato incentrato su natura, relax, buona cucina e ottimi vini della cantina Beni di Batasiolo a La Morra. Dopo una giornata all’aria aperta, due ore di relax con massaggi Abhyanga e sessione di Yoga alla Spa La Sovrana, la giornata si chiude con una cena indimenticabile al ristorante Gourmet La Rei, una stella Michelin. www.ilboscaretoresort.it 02 che nei secoli hanno modellato il paesaggio, preservando l’anima antica e selvatica caratterizzata da noccioleti, viti e borghi arrocati. Da una parte, a proteggere questa terra la catena delle Alpi, dove si distinguono bene Monviso e Monte Rosa, dall’altra spira il Marin, il vento del mare che scalda e profuma l’aria. Ma cosa proprio non si può perdere una volta giunti qui? Si può iniziare da Barolo che sorge su un altopiano circondato da colline ricoperte di vigneti. Camminando tra le vie strette del paese si scoprono bottiglierie, botteghe e il castello che ospita anche il Museo del Vino (ma un giro lo merita anche quello del Cavatappi) per poi scegliere un’osteria dove mangiare una battuta al coltello con tartufo, accompagnata da un buon bicchiere di vino. Barolo è bella vederla soprattutto dall’alto, riprendendo la macchina per dirigersi verso la prossima tappa del viaggio: Grinzane Cavour. Anche qui si rimane incantati dalla vista sui poggi coperti di vigneti e dalle Alpi che fanno da sfondo. Tra una sosta e l’altra, nelle Langhe, si possono mettere le gambe sotto al tavolo, con la sicurezza di mangiare bene praticamente ovunque. Ma vale la pena allungare un po’ il giro per andare a provare la cucina di due giovani chef. Il primo è Federico Gallo che guida la cucina della Locanda del Pilone, una stella Michelin ad Alba e Ambassade della prestigiosa Maison de Champagne Krug (offre tre camere doppie, tre junior suite e due suite). A Guarene invece è Michelangelo Mammoliti che incanta i palati al ristorante La Madernassa. Da Grinzane si viaggia verso Serralunga. Il consiglio è di lasciare la macchina lungo la strada che porta al borgo e percorrere gli ultimi metri a piedi. La stretta via è in salita, ma molto suggestiva, come lo è il comune La Morra, considerato il balcone naturale delle Langhe. Tornando ai contadini non si può partire di qui senza aver provato la loro tradizionale merenda che consiste in vitello tonnato, acciughe al verde, frittate, salumi e formaggi tipici, come robiola e murazzano. Un’esperienza che non vi farà più “perdere” le Langhe. 02. L’autunno è la stagione migliore in cui visitare le Langhe, quando cambiano i colori delle colline e si può assaggiare una delle specialità di questo territorio: il tartufo bianco. 39 wellness Il benessere secondo Bacco L’uva Regina, non solo di nome, ma anche di fatto, è tra i frutti della nostra tradizione che contiene il complesso più performante di sostanze idratanti, rigeneranti e protettive nei confronti dell’invecchiamento di Simona Lovati 01 01. Les Sources de Caudalie a Martillac (Francia), membro dei Small Luxury Hotel of the World. Il castello ospita la prima Spa Vinothérapie, che propone rituali a base di uva e vino 40 Simbolo di benessere e di abbondanza, l’uva è un prezioso alleato della bellezza e della salute della nostra pelle. Il suo segreto? Un insieme di sostanze attive utili per favorire la rigenerazione cutanea e cellulare. «In testa ci sono diversi tipi di zuccheri dalle proprietà idratanti – ci spiega il dottor Luigi Rigano, cosmetologo e consulente indipendente del settore cosmetico a Milano – seguono vitamine idrosolubili, come la C, e alcune vitamine del gruppo B, enzimi, fattori di crescita (ovvero molecole in grado di sostenere la proliferazione cellulare, presenti in tutta la frutta fresca e nell’uva in particolare), e il resveratrolo, un potente polifenolo che aiuta a contrastare l’attacco dei radicali li- beri, causa di invecchiamento. Ultimi, ma non per ordine di importanza, gli alfa-idrossiacidi (AHA), ingredienti stimolanti, rigeneranti cellulari e dalle virtù esfolianti». Rispetto all’uva bianca, quella nera è più efficace se inserita nella “mise en place” di trattamenti estetici. «La sua marcia in più è dovuta agli antociani – continua l’esperto – sostanze colorate che le conferiscono la sua tipica sfumatura violacea, che aumentano il turnover cellulare ed epidermico e difendono dallo stress ossidativo». E ancora, se si desidera puntare sull’azione antietà, occorre che gli acini siano maturi, mentre se l’obiettivo è idratare, nella formulazione del soin è preferibile che wellness 02 il frutto sia più acerbo. Un paragrafo a sé merita l’olio di vinaccioli, estratto dai semi. Si tratta di un olio con lipidi polinsaturi dalle notevoli virtù emollienti, antiossidanti. È anche ricco di vitamine, tra cui la F, meglio conosciuta come Omega 3. Se si vuole ricreare a casa un rituale di tutto rispetto, è necessario preparare una sorta di frullato con polpa e buccia dell’uva, miscelarlo con argilla e applicarlo sul viso aiutandosi con garze di cotone, per evitare di fare colare il composto. «Rispetto ad altri sistemi – conclude Rigano – la polpa stessa del frutto funziona da vettore idratante. Ne consegue un rafforzamento della capacità assorbente dei tessuti cutanei che in questo modo possono integrare più facilmente i principi attivi impiegati durante il trattamento e raggiungere un livello di equilibrio e di benessere ideale». Grazie ai benefici dell’uva e all’intuizione di due imprenditori, Mathilde Cathiard e Bertrand Thomas, nella regione di Bordeaux (la più produttiva in Francia in materia di vigneti) negli anni Novanta è nato il brand cosmetico Caudalie, che sfrutta le proprietà di uva e derivati, così come la prima Spa Vinothérapie. Il vino infatti, si scopre, ha virtù antiage sulla pelle, tonifica e protegge le pareti dei capillari sanguigni. Un tuffo nello champagne, invece, grazie al particolare tipo di fermentazione che gli conferiscono le sue tipiche bollicine, è ottimo per ottenere un effetto scrub e rilanciare la microcircolazione sanguigna. E proprio in Francia, nei pressi di Bordeaux, si può provare il trattamento Fleur di Vigne, la proposta di Les Sources de Caudalie che consiste in un avvolgimento corpo purificante e dinamizzante all’argilla tiepida, arricchita da estratti di uva e olio di vinaccioli. Rimanendo in Italia sono comunque tante le Spa che utilizzano questo speciale ingrediente nei loro trattamenti. Al Four Seasons Milano, il rituale relax per i piedi porta la firma di Tauleto Spa. Il bagno energizzante a base di polifoneli bio, mandorle dolci e olio di vinaccioli è seguito da uno scrub e da un impacco astringente all’albume d’uovo che si conclude con un massaggio. Se il vostro obiettivo, invece, è ottenere un viso radioso e senza imperfezioni, il trattamento giusto è l’antiaging all’uva di Sangiovese. Il cuore del soin di Adler Thermae a Bagno Vignoni, in Toscana, sono un morbido gommage e una maschera drenante, per infondere rinnovata giovinezza alla pelle del volto. Un accostamento originale arriva dalle Terme di Merano: si tratta di un peeling al sale e vino rosso. Levigante e rigenerante, fa parte del nuovo pacchetto Sapore di vino, che comprende anche il massaggio con olio di vinaccioli e un ingresso alle terme. E per i romantici, un bagno in tinozza per due. Per non farsi mancare proprio niente. 02. Il nuovo peeling ai vinaccioli altoatesini e sale di Terme Merano. Il soin dedicato al corpo asporta in dolcezza impurità e cellule morte, per donare alla pelle rinnovata luminosità e morbidezza. Foto di Manuela Prossliner 41 style Il pantalone italiano Non un semplice capo d’abbigliamento, ogni pantalone Berwich racchiude il rispetto per le tradizioni e il territorio dove vengono fabbricati. Ecco come il brand di Martina Franca ha raggiunto importanti traguardi della Redazione di Club Milano Partire, viaggiare, scoprire sono i verbi a cui Berwich si ispira per ogni nuovo progetto. I suoi prodotti sono infatti distribuiti secondo criteri di selettività e collaborazione con i propri retailer 42 Ama definirsi, un po’ sfacciatamente, il pantalone italiano e non a torto, dal momento che dal suo lancio nel 2007 Berwich ha continuato a percorrere la sua strada: produrre un capo italiano al 100%. Da allora tanti traguardi sono stati raggiunti. Nel 2014 è nata la collezione femminile, Madame Berwich, e nel frattempo la gamma proposta si è ampliata, tenendo sempre fissi come obiettivi l’internazionalizzazione del marchio, la differenziazione del prodotto e il legame con il territorio. «È la nostra linea strategica» dice Massimo Gianfrate che, insieme ai fratelli Graziana, Antonella e Angelo, si occupa dell’azienda di famiglia Icoman, di cui Berwich fa parte: «Abbiamo un’ottima distribuzione in Italia ed entro 18 mesi vorremmo aprire il nostro primo flagship store a Milano, l’epicentro del nostro business». Da questo primo store ne nasceranno altri in altre nazioni, soprattutto in Medio ed Estremo Oriente. Una scelta che si sposa con il rispetto delle tradizioni e l’amore per il proprio territorio. Berwich sorge A Martina Franca, uno dei poli industriali più importanti nel comparto abbigliamento, dove ancora oggi avviene il 100% della produzione. «Non delocalizziamo – spiega Massimo – è una scelta. Come lo è stata quella di investire sul ricambio generazionale e oggi l’età media del nostro personale è di 30 anni». Scelte che per Berwich non sono un caso, ma una costante. Il fatto che l’azienda pugliese comprenda in sé tutte le fasi di produzione ne rappresenta infatti il punto di forza: «Questa è la strategia: non varcare i confini del territorio. Seppure con alcune difficoltà, vogliamo mantenere la nostra purezza». Nonostante un made in Italy “vero” abbia costi molto alti, per Berwich si tratta di uno dei valori più importanti da diffondere, attraverso collezioni di pantaloni basate sul fascino dell’esplorazione del mondo. Da sempre il marchio presenta collezioni ricercate sia in termini di qualità, sia di innovazione. «Cerchiamo di dare un contributo migliorativo al mondo dei tessuti – racconta Massimo – e siccome siamo grandi amanti delle partnership verticali è nata di recente la collaborazione con Tessuti di Sondrio, storica azienda cotoniera». Da questo rapporto è nata Manopesca, una collezione di modelli slim fit in cui sono state mantenute morbidezza e forma. La Puglia è una regione con un carattere forte che si scorge in ogni paio di pantaloni del marchio, che da Martina Franca devono arrivare a tutto il mondo. Oggi Berwich propone 15 tipologie differenti di prodotti «la delocalizzazione – conclude Massimo – va bene per le produzioni massificate, non per quelle come la nostra. Che con il tempo ripaga molto di più». style stetson Berretto in lana fantasia check sealup Cardigan in maglia di lana con maniche in montone e bottoni in vero corno siglati Sealup campomaggi Tracolla in pelle tinta in capo warmth of home superga Sneakers con tomaia in tessuto check e suola in gomma Motivi a quadri, presi in prestito dai disegni di plaid e coperte sottolineano l’idea di relax della collezione Fendi uomo autunno inverno 2016-17. La silhouette è morbida e confortevole, i pantaloni hanno una vestibilità rilassata di Luigi Bruzzone 44 style Two-button jacket In lana, calda e avvolgente, la giacca due bottoni è un pezzo versatile per l’arrivo della stagione fredda Del Mare 1911 Individual Tagliatore Pino Lerario Giacca due bottoni sfoderata Giacca due bottoni in misto lana Giacca due bottoni sfoderata e destrutturata www.delmare1911spa.com www.individualdenim.it www.tagliatore.com Fradi Henry Cotton’s Laboratori Italiani Giacca due bottoni in lana a fantasia check Giacca due bottoni in lana disegno check Giacca due bottoni in lana a quadri www.fradi.it www.henrycottons.it www.laboratoriitaliani.eu AT.P.CO Eleventy Hackett London Giacca due bottoni sfoderata in misto lana Giacca due bottoni con fantasia check Giacca due bottoni in lana shetland www.atpco.it www.eleventy.it www.hackett.com 45 advertorial Sealup apre il suo primo flagship store a Milano Tra i più prestigiosi produttori di impermeabili e outerwear di lusso, Sealup ha inaugurato il suo negozio monomarca proponendo capispalla, modelli limited edition e una speciale selezione di altri brand di eccellenza. Immancabili i capi su misura, gli accessori e tutto ciò che occorre per un guardaroba completo Le vetrine del negozio monomarca di Sealup, a Milano Un palazzo d’epoca nel cuore di Brera, uno spazio di 300 metri quadrati su due piani e quattro grandi vetrine, è la nuova casa di Sealup, storico marchio di capispalla che durante la settimana della moda ha aperto a Milano il suo primo flagship store. Dal 1935 punto di riferimento nella produzione di luxury rainwear e outerwear, nonché espressione di 100% made in Italy nel mondo, Sealup è stato sinora distribuito nei migliori multi brand italiani ed esteri e ora ha inaugurato il suo primo negozio monomarca. L’obiettivo è presentare al meglio l’universo del marchio, il suo spirito di ricerca e di modern design e offrire alla clientela un’esperienza di shopping unica. La scelta del capoluogo meneghino rispecchia il dna milanese di Sealup, fatto di eleganza e sobrietà, così come la decisione di 46 aprire il proprio store nella centrale via Brera 3/5, all’angolo con via dell’Orso, il suggestivo tratto che collega due luoghi simbolo della città: il Teatro della Scala e l’Accademia di Brera. La nuova boutique si presenta come uno spazio moderno, luminoso ed essenziale. All’ingresso i clienti sono accolti dalla luce proveniente da grandi finestre ad arco che si affacciano su uno dei meravigliosi cortili interni di Milano, mentre all’interno si possono scoprire i famosi capispalla impermeabili, i caban, i cappotti e i capi in piuma d’oca sia per uomo sia per donna. Le collezioni sono affiancate da modelli limited edition Sealup Brera, capi su ordinazione e capi su misura. Ma non solo: all’interno pantaloni, maglieria, camiceria e accessori Sealup. Tra le novità più interessanti anche una speciale selezione di altri brand, altrettanto iconici e d’eccellenza, ricercati in giro per il mondo dall’azienda stessa e proposti in esclusiva nel negozio di Milano per uno sguardo che sa evolversi, rifarsi alle proprie radici e al contempo lasciarsi ispirare da prospettive differenti. L’ampia offerta dello store rispecchia l’evoluzione del marchio nel corso degli anni: dalla produzione iniziale degli anni Trenta, orientata esclusivamente agli impermeabili, agli anni Cinquanta e Sessanta quando Sealup diventa una delle industrie di abbigliamento più importanti in Italia. Attenta al rispetto dei più alti standard di sicurezza sul lavoro, ecosostenibilità e trattamento della privacy, ogni anno Sealup realizza nei propri stabilimenti in Italia 50mila capi, contribuendo a una continua affermazione del made in Italy nel mondo. photo credit: Erick Saillet Claude Cartier Décoration ad: Designwork Moroso Spa Udine Milano London Amsterdam Köln New York Beijing Seoul www.moroso.it Moroso Showroom Amsterdam, Cruquisweg 109R Agent Nederland Burik & Burik bv T +31 (0)20 694 64 00 [email protected] www.burikenburik.nl Misfits sofa system by Ron Arad, 2007 Moon armchair by Tokujin Yoshioka, 2011 Fishbone low table by Patricia Urquiola, 2012 47 design POSITIVE MOOD Il rientro dalle ferie resta sempre traumatico. Oltre ai buoni propositi, anche una casa vivace e solare può aiutare a tornare alla routine più dolcemente. Colori spensierati e linee giocose per sentirsi ancora un po’ in vacanza di Marzia Nicolini Confortevole, a effetto cocoon: il divano Nubilo Beige-Corallo è uno dei pezzi icona di Petite Friture. A firmarlo il designer francese Constance Guisset 48 Settembre mese di (ri)partenze, di buoni propositi e di qualche nervosismo perché le vacanze non sembrano durare mai abbastanza. Il rientro può essere reso più dolce se ci si circonda di accessori e arredi “positivi”. Nelle tonalità: solari e vitaminiche per i più estroversi, tenui e pastello per le personalità più timide. Negli accostamenti: inediti, creativi, pop come in un quadro di Andy Warhol. Nei materiali: naturali possibilmente, sempre i migliori veicoli di felicità. Nelle linee: pulite, giocose, fantasiose. Non esiste una regola generale nella scelta, la cosa importante è che con la loro estetica questi oggetti riescano a trasmetterci spontaneamente un piacevole senso di serenità. Che poi, in fondo, una delle missioni del design è creare oggetti felici, che oltre a essere pratici e as- solvere alla loro specifica funzione, siano anche in grado di coinvolgere chi li usa e, soprattutto, di far stare bene. La casa, in questo modo, può diventare un nido – o cocoon, per usare un termine molto di moda tra i design addicted – dove fare il pieno di buone energie e annientare i pensieri negativi. Un riferimento colto? La frase-manifesto del grande Bruno Munari. In tempi non sospetti aveva già le idee chiarissime: «Non ci deve essere mai un’arte staccata dalla vita: cose belle da guardare e cose brutte da usare». Al contrario, bello e funzionale si mescolano, dandosi forza l’un l’altro e creando pezzi che in casa servono anche al buonumore. Per questo inizio autunno basteranno pochi, selezionati elementi per dare alla casa il giusto twist. E ripartire sarà forse un po’ più facile. design Voglia di sorridere Accessori pop e chic di cui circondarsi per stare bene. Senza mai prendersi troppo sul serio... Coin Casa - Tovaglietta pesce Tovaglietta in fibra naturale a forma di pesce. Da usare anche come centrotavola: semplice, ma super chic www.coincasa.it Texturae - Cockatoo La carta da parati Cockatoo, disegnata da Elena Salmistraro per la Yarn collection di Texturae si ispira all’anima pop degli uccelli simbolo dell’Australia, simpatici protagonisti di una composizione dai colori tenui, ma contrastanti www.texturae.it Normann Copenhagen - Bau Small Lampada pendente scultorea e colorata piena di personalità. Il paralume è una composizione di forme geometriche di diverse sfumature. Si assembla a casa, perfetto esempio di Do It Yourself www.normann-copenhagen.com Driade - Magic Hour Nato dall’estro creativo e surreale di Thukral and Tagra, considerati tra i più importanti esponenti dell’arte contemporanea indiana, l’orologio a Gan Rug - Silaï Pink Carpet parete Magic Hour unisce elementi La designer belga Charlotte Lancelot firma un figurativi e pattern digitali. Qui nella soffice tappeto in tessuto naturale intrecciato dai variante rotonda toni pastello. Leggero, lo si può abbinare ai cuscini www.driade.com e pouf della serie www.gan-rugs.com 49 WHEELS L’elettrico che avanza Compatta e rispettosa dell’ambiente, la piccola e-up!, citycar elettrica di Volkswagen, promette costi di esercizio estremamente contenuti e grandi possibilità di personalizzazione di Carolina Saporiti Caratterizzata da dimensioni compatte, la e-up! è una city-car quattro posti con un’autonomia di 160 km. A Milano la si può trovare presso le concessionarie AutoRigoldi 50 In Norvegia i politici parlano di vietare la vendita di auto a benzina dal 2025 in poi. E in Italia? Rse (Ricerca sul Sistema Energetico), su mandato della Presidenza del Consiglio, vuole programmare questo autunno una road map sulla mobilità sostenibile in Italia che definisca strategie e scenari al 2030. L’obiettivo è organizzare contenuti, identificare il mix di vettori e tecnologie in grado di rispondere alla necessità di decarbonizzazione e quindi contribuire alla definizione delle politiche, normative e industriali, che potrebbero portare l’Italia a ricoprire un ruolo da protagonista sul tema della mobilità sostenibile. Volkswagen è in prima fila nel promuovere questo modello di mobilità. Con il prototipo Budd-e, presentato quest’anno, ha svelato il nuovo pianale MEB specifico per le sue future auto elettriche, testimoniando un forte impegno in questa direzione. D’altro canto, già nel 2013 il marchio tedesco ha lanciato sul mercato italiano la sua prima auto 100% elettrica, la e-up! che consuma solo 11,7 kWh/100 km. Le sue dimensioni e i suoi consumi ne fanno il veicolo ideale per muoversi in città o per gite fuori porta assolutamente sostenibili. Infatti l’autonomia media della e-up! – che può raggiungere una velocità massima di 130 km/h – si attesta tra 120 e 160 km in funzione di stile di guida e carico utile. Si tratta di valori adatti soprattutto ai centri urbani e a quei pendolari che si muovono tra il centro e le prime fasce extraurbane. Come sempre Volkswagen ha creato un prodotto efficiente, ma tenendo conto anche dei dettagli: il servofreno eletromeccanico infatti unisce impianto frenante e funzione freno motore. Quest’ultima è molto utile per gestire al meglio la quantità di corrente disponibile nella batteria. Infatti, sfruttando il recupero dell’energia nelle fasi di rilascio e frenata, si trasforma l’energia cinetica in energia elettrica che ritorna ad essere immagazzinata nella batteria. Il guidatore ha pertanto facoltà di influire molto su questi consumi e di conseguenza sull’autonomia della vettura. La e-up!, dal canto suo, è in grado di disattivare utenze temporaneamente non necessarie. Ma una delle caratteristiche che rendono e-up! una citycar ideale è anche l’alto livello di personalizzazione sviluppato da Volkswagen con specifici allestimenti ed elementi di design che la rendono inconfondibile. La gamma delle dotazioni va dagli indicatori di direzione delle luci diurne a LED, ai cerchi in lega leggera perfezionati dal punto di vista aerodinamico, fino agli interni accoglienti e luminosi. Le app del sistema di infotainment e navigazione maps+more fanno parte della dotazione base della e-up! insieme a sistema radio-CD, impianto vivavoce, cinque porte, climatizzatore automatico, parabrezza e sedili anteriori riscaldabili. TAN (fisso) 4,75%, TAEG 6,50%. Consumo su percorso misto: 4,6 l/100 km. Emissioni di CO2 su percorso misto: 105 g/km”. Offerta promozionale esclusi IPT, Kit sicurezza + contributo PFU e bollo su dichiarazione di conformità, al netto dell’ “Incentivo Concessionarie Citroën”. 2 anni di garanzia del costruttore e 2 anni di estensione di garanzia inclusi. Esempio di finanziamento su Nuova DS3 PureTech 82 CONNECTED Chic. Promo non cumulabile, valida in caso di acquisto con Finanziamento SIMPLYDRIVE e permuta di vetture dei marchi BMW, Mercedes, Audi, Volvo, Jaguar, Mini, Lexus, Alfa Romeo (escluso Mito), Lancia (escluso Ypsilon) 16.082 € IVA e messa su strada incluse (IPT e imposta di bollo su conformità escluse) con formula Simplydrive. Anticipo 4.950€. Imposta sostitutiva sul contratto in misura di legge. Spese di incasso mensili 3,50 €. Importo totale del credito 11.427 €. Spese pratica pari a 295 €. Importo totale dovuto 12.883,30 €. 35 rate mensili da 148,87 € e una rata finale denominata Valore Futuro Garantito da 9.029,69 €. TAN (fisso) 4,75%, TAEG 6,50%. La rata mensile comprende il servizio facoltativo Azzurro Relax (Antifurto con polizza furto e incendio – Prov VA, importo mensile del servizio 12,00€) ed il il servizio facoltativo Idealdrive (Manutenzione programmata con durata 36 mesi e percorrenza 30.000 km importo mensile del servizio € 22,19). Offerte promozionali riservate a Clienti privati per i contratti stipulati fino al 30/09/2016 ed immatricolazione entro il 30/09/2016 presso le Concessionarie Citroen che aderiscono all’iniziativa, non cumulabili con altre iniziative in corso. Informazioni europee di base sul credito ai consumatori presso le Concessionarie. Salvo approvazione Banca PSA Italia. Le immagini sono inserite a titolo informativo. advertorial Con Seat Ateca ogni giorno diventa meraviglioso Nata per fare scoprire nuovi punti di vista, la nuova vettura segna l’ingresso della casa automobilistica spagnola nel segmento SUV indirizzi Lombarda Motori via Buonarroti 128 - Monza via Rizzo 8 - Milano Un’automobile per semplificarci la vita. È Seat Ateca, il nuovo SUV – il primo della casa automobilistica spagnola – che è stato lanciato sul mercato italiano a fine luglio. La nuova Ateca annovera numerosi sistemi di assistenza, per una guida facile e confortevole, unita alla massima sicurezza a bordo. Tra questi il Traffic Jam Assist, l’ACC con Front Assist, il Traffic Sign Recognition, il Blind Spot Detection, il Park Assist 3.0, il Rear Traffic Alert e la funzione Top View. Quest’ultima, attraverso le quattro telecamere situate nella calandra frontale, nel paraurti posteriore e nei gusci degli specchietti retrovisori esterni, permette di visualizzare l’intera area circostante alla Ateca a 360°. «Ateca risponde esattamente alle esigenze dell’automobilista di oggi – spiega Mauro Della Torre, responsabile com52 merciale di Lombarda Motori – perché è una macchina confortevole e spaziosa che è la caratteristica che viene sempre più ricercata nelle automobili, ma allo stesso tempo offre innovazioni a livello tecnologico che rendono più comoda e sicura la guida. E questo ormai è fondamentale». Il tutto senza sacrificare l’aspetto estetico «Seat Ateca ha associato alla tecnologia un design ricercato. Nel suo segmento, può vantare una dimensione ridotta, ma nonostante ciò abitacolo e bagagliaio risultano molto capienti» continua Della Torre. L’ingresso in questo segmento rappresenta un passo strategico importante: «Seat è un’azienda che crescerà nei volumi e nel fatturato perché ha un grandissimo potenziale. Ateca rappresenta la vera novità del marchio spagnolo e dà il via a una serie di lanci di nuo- vi modelli». È con questo entusiasmo e in previsione di tutte queste novità che la storica concessionaria Lombarda Motori con sede a Monza (fondata da Luigi Zannier nel 1963), ha aperto lo scorso anno una sede a Milano «in città mancava una concessionaria Seat – spiega Della Torre – e a un anno dalla apertura il bilancio è più che positivo. Milano è una città su cui si deve lavorare tanto: noi stiamo cercando di farci conoscere tramite il tessuto sociale. Da una parte i clienti “storici” di Seat hanno finalmente avuto la loro concessionaria, dall’altra ci sono quelli nuovi che non conoscono, o conoscono poco, il marchio e che rimangono sorpresi». L’invito è quello di andare a provare di persona; la promessa? Farvi vivere la città senza stress. www.seat.lombardamotori.it Nessuno vi offre sport & benessere come noi Se il vostro obiettivo è quello di ridurre lo stress, sentirvi più in forma o trascorrere più tempo con la vostra famiglia, iscrivetevi ad Aspria Harbour Club. Vi garantiamo che sentirete la differenza in 90 giorni* T: +39 02 4528677 aspria.com * Iscrivetevi questo mese e utilizzate la nostra garanzia di soddisfazione valida 90 giorni. 53 hi tech SALOTTO HI-TECH Il “back to home” degli italiani reduci dalle vacanze estive è anche il ritorno ai piaceri dell’home entertainment. In arrivo nuovi schermi, radio, cuffie, lettori audio e speaker di qualità e design elevati. Costi in proporzione di Paolo Crespi Cabinet in legno e alta connettività contraddistinguono Duetto, uno dei nuovi prodotti marchiati Como Audio: radio e smart speaker stereo ad alta fedeltà con Wi-Fi, Bluetooth, Spotify Connect. Si può usare in configurazione multi-room 54 Lo spettacolo domestico, basato in gran parte su contenuti audiovisivi e multimediali, si avvale di device innovativi concepiti per fruire di musica, film, giochi, app, immagini e interattività digitale ai massimi livelli qualitativi. Anche se non sono all’orizzonte sofisticate sale cinema o costosi impianti domotici, è possibile comunque dare una svolta al proprio tempo libero tra le pareti di casa scegliendo con cura alcuni prodotti di alta gamma e completando via via la dotazione con l’inserimento di altre componenti: speaker di ogni foggia e dimensione, sistemi multi-room, soundbar, cuffie personalizzabili in base alle esigenze con vari tipi di equalizzazione, schermi aggiuntivi, proiettori. Il nostro consiglio è quello di frazionare la spesa, facendo acquisti mirati e puntando inizialmente su pochi elementi di pregio. A cominciare da un buon televisore, o meglio, una smart tv in grado di gestire tutti i canali broadcast, i programmi on demand e i nuovi servizi legati al web. In perenne gara con il personal computer, il televisore, a medio-grande schermo, è bene o male il centro dell’intrattenimento domestico. Non vanno poi sottovalutati i lettori audio portatili, ad alta fedeltà, in grado di abbattere quella vera e propria “barriera del suono” costituita dai normali riproduttori di musica digitale compressa, ovvero i player Mp3, ormai integrati via software all’interno di altri dispositivi, tablet e smartphone in testa. Anche se liquida, la colonna sonora del nostro cocooning autunnale merita di essere ascoltata al meglio. Della partita fa parte a pieno titolo anche la radio, la cui recuperata dignità consente oggi di scegliere apparecchi di grande fascino e qualità, in grado di riprodurre fedelmente sia i canali tradizionali (analogici), sia digitali (DAB) e le diffusissime stazioni online. E l’autunno riserva una sorpresa proprio per i cultori del mass media più amato e “social” dell’era pre Internet. Da Tom DeVesto, l’americano di origini italiane che più di tutti ha contribuito a reinventare la radio e a rilanciarla nel mondo dell’elettronica di consumo (la Tivoli fu una sua creazione), una nuova gamma di prodotti di eccellenza che con il marchio Como Audio alzano l’asticella elevando l’apparecchio radiofonico a smart speaker. Da provare. hi tech Un rientro da urlo Una selezione di device che renderanno meno doloroso il ritorno alla routine settembrina LG - 77G6V È di fatto l’unico tv Oled 4K, con pixel autoilluminanti, presente sul mercato. La soundbar integrata è orientabile e utilizza componenti Harman Kardon. Lo schermo misura 77” ed è predisposto per il cinema 3D www.lg.com/it/tv-oled Samsung - Galaxy Note 7 Funzione di scansione dell’iride e supporto video in HDR caratterizzano l’ultimo phablet della casa coreana, che monta anche una videocamera Gear 360 per riprese VR subito condivisibili online. La memoria è espandibile fino a 256 GB www.samsung.com Bang & Olufsen - BeoSound 35 Con un angolo di diffusione del suono di 180° combinato alla potenza di due woofer e due tweeter da 80 watt, lo speaker multi-room combina un elevato profilo acustico e un’interfaccia intuitiva www.bang-olufsen.com Astell&Kern - AK380 Il riproduttore digitale DAP ad alta risoluzione riproduce ogni genere di file audio fino a 32bit/384KHz. L’elegante chassis è in rame, il display LCD è un touchscreen da 4”. Sennheiser - PC 373D Collegandolo a un computer funziona Dotata di microfono a cancellazione di rumore, come DAC esterno la nuova cuffia supporta i gamer e i clan più esigenti. www.audiogamma.it La soundcard USB crea un effetto Dolby 7.1, permettendo di vivere intensamente ogni situazione di gioco www.sennheiser.com 55 overseas forza della natura Lontane, molto lontane: le Hawaii sono una meta sognata ma poco visitata soprattutto dagli europei. Chi riesce a pianificarvi un viaggio sarà però appagato dai colori e dalla flora incontaminata di questo arcipelago di Andrea Zappa - foto di Hawaii Tourism Authtority 01 01. La selvaggia e deserta costa dell’Isola Kauai, una delle principali otto isole dell’arcipelago. Foto di Tor Johnson 56 Situate nel bel mezzo del Pacifico, le isole Hawaii sono una di quelle destinazioni da sogno di cui spesso si tiene una cartolina appiccicata sulla porta del frigo e, ogni volta che la si chiude, ci si ripromette di organizzare lì il prossimo viaggio. Madre Natura sembra aver deciso di manifestare proprio qui tutta la sua forza e bellezza: il blu ruggente delle grandi onde dell’oceano, infatti, fa da contrasto alla terra nera dei vulcani che le caratterizzano, per non parlare del manto verde smeraldo della vegetazione che tenta di ricoprire qualsiasi centimetro di terra emersa dell’arcipelago. Un paradiso in cui la prima parola che si sente appena scesi dalla scaletta dell’aereo è «Aloha», che in lingua locale significa “affetto, amore, pace e compassione”; un’espressione che già fa intendere lo spirito rilassato che pervade la vita quotidiana degli hawaiani. Quante isole visitare e quali scegliere dipende tutto dal numero di giorni che si hanno a disposizione, tenendo in considerazione che solo per arrivare a udire il “magico saluto” sono necessari circa due giorni tra scali, check-in e sale d’attesa. L’isola di Hawaii, soprannominata Big Island, è la maggiore delle otto principali e con il suo possente vulcano Kilauea è senza dubbio una tappa obbligata del viaggio. Camminare sulla cresta di una montagna fumante all’interno del Volcanoes National Park, patrimonio dell’umanità dell’Unesco, è un’esperienza senza paragoni. Ancora di più se si decide di ammirare dall’alto la lava che cerca di spaccare la roccia partecipando a un tour in elicottero, partendo dall’eliporto di Hilo, località sulla costa occidentale nota per le sue spiagge nere. Il pilota farà sicuramente un giro anche sulle Akaka Falls, le cascate più importanti dell’isola, per farvi ammirare il loro impressionante salto di 140 metri. L’isola è anche nota agli appassionati di golf per offrire i migliori campi overseas 02 03 dell’arcipelago. Chi vuole invece rimanere assordato dalla potenza dell’oceano deve dirigersi a Waimea sulla North-Shore di Oahu: nelle “giornate buone”, come dicono da queste parti, fanno bella mostra di sé le onde più grandi del mondo, i cui picchi raggiungono 15 metri di altezza. Tra novembre e dicembre vi si radunano i surfisti più temerari per cimentarsi in appuntamenti quali il Vans Triple Crown of Surfing e il Billabong Pipe Masters. Ma Oahu è tristemente nota anche per il violento bombardamento giapponese del 7 dicembre 1941 alla base americana di Pearl Harbor. Per ricordare questo tragico avvenimento è stato istituito un monumento esattamente sopra il relitto di una delle navi colpite, la USS Arizona. Presso il Pearl Harbor Visitor Center è possibile partecipare a un tour guidato dell’area, ammirare una ricostruzione esatta della battaglia, numerose gallerie fotografiche e un docufilm con riprese dell’epoca. Abbandonata la storia, si può proseguire con la fantasia andando a visitare l’immenso Ho’omaluhia Botanical Garden che, non a caso, è stato il set di alcune ambientazioni del film Jurassic Park. L’area, molto vasta, può essere esplorata con la propria auto e raccoglie la flora proveniente da Asia, Africa e Polinesia. Da non perdere anche l’isola di Maui, in grado di offrire una varietà di paesaggi incredibili. La soluzione migliore per go- dere della sua bellezza è affittare un 4x4 e iniziare a esplorarla. Molto famosa è la Strada per Hana, un percorso costiero di un centinaio di chilometri fatto da 600 curve e 54 ponti che permette di ammirare allo stesso tempo cascate nascoste nella foresta come panorami mozzafiato a strapiombo sul mare. Tralasciando le spiagge più famose per i surfisti come quella di Hookipa, di grande fascino è quella di Kaihalulu, una mezzaluna di sabbia rossa incastonata nel fianco del cono di cenere di Ka’uiki Head. Il sentiero per raggiungerla è impervio, il che la rende una meta difficile da raggiungere per le famiglie, ma molto amata dagli appassionati di nudismo. In tutto l’arcipelago hawaiano si organizzano crociere per avvistare le balene, ma proprio dal piccolo porto di Lahaina, posto sulla costa occidentale di Maui, partono i tour più quotati: tutte le agenzie del luogo assicurano almeno un avvistamento con le megattere che, nel periodo tra dicembre e maggio migrano dall’Alaska alla ricerca di acque più calde. All’appello mancano ancora le isole di Niihau, Kauai, Molokai, Lanai e Kaoolawe, ma solo chi ha molto tempo a disposizione può permettersi di farsi ispirare da questi antichi nomi e scegliere quale altra meravigliosa isola esplorare. Tutti gli altri dovranno salire sulla scaletta dell’aereo di ritorno con nelle orecchie il suono del “magico saluto”. 02. Tra le varie attrazioni delle Hawai ci sono le innumerevoli cascate, alcune delle quali raggiungono altezze superiori ai cento metri. Foto di Tor Johnson 03. Un surfista su una delle spiagge della North Shore dell’isola di Oahu. Il surf da queste parti è lo sport nazionale. Foto di Tor Johnson 57 food Amore d’Oltrape Dopo le cucine etniche più azzardate e le pasticcerie regionali o scandinave, il food trend del momento è un ritorno alle origini. E da Milano a Roma tornano sulle tavole dolci raffinati e piatti eredi della nouvelle cuisine di Simone Zeni 01 01. In Italia va di “moda” la cucina francese e in molte città hanno aperto locali che propongono sapori d’Oltralpe 58 Ci sono la cucina turca e quella scandinava, le tapas spagnole e la moussakà greca o balcana. Da più lontano arrivano uramaki, rodizio, ceviche e gyoza. A Milano si possono avere difficoltà nel trovare un buon risotto con zafferano e midollo, ma è quanto mai semplice incappare in ristoranti etnici insoliti e azzardati. Per molti anni la spasmodica ricerca dell’esotico ha fatto sì che la città, e l’Italia tutta, abbiano un po’ trascurato le cucine a noi più vicine, come quella d’Oltralpe dei padri della nouvelle cuisine, il movimento culinario emerso nel 1973 per merito dei critici gastronomici Christian Millau e Henri Gault, e dell’haute pâtisserie (eccezione fatta per i macaron di Ladurée e compagnia bella che, nella loro veste di coloratissimi bocconi, si sono ritagliati un’inossidabile fetta di pubblico). Nell’ultimo periodo però la tendenza è sembrata cambiare e, da Milano a Roma, fino a Torino e Bologna, la Francia è tornata a conquistare i palati gourmand a suon di baguette, croissant, crêpes ed eclair. Nel capoluogo lombardo il colosso dei prodotti da forno Délifrance ha aperto un grande store nella moderna piazza Gae Aulenti. Non solo: se la catena L’éclair de Genie di Christophe Adam è pronta a rifornire la città con i suoi lunghi dolcetti di pasta choux in corso di Porta Ticinese e in corso Garibaldi (presto anche con boutique in centro storico), la pasticceria di Pascal Caffet in via San Vittore prepara dolci dall’estetica e dal gusto impeccabili e impareggiabili macaron. Qui ad accogliervi è Olivier Gallo, colto maître pâtissier che nei suoi dolci mette tutta la sapienza che si ritrova anche nello store Caffet di Torino, in piazza Castello, interamente dedicato al cioccolato (ed elegante come una moderna gioielleria). Oltre al dolce, si possono degustare ottimi vini, carne e pane croccante da Le vrai, locale a metà tra brasserie e boulangerie in via Galilei. Da Amuse Bouche, in via Savona, si possono ordinare quelli che la gestione definisce testualmente «30 gram- food midnight in milan Inagura il 19 settembre a Milano il locale Pourquoi Pas?, la nuova Brasserie Cafè Restaurant di C.so Garibaldi 17, un angolo parigino nel cuore di Milano. Un concentrato di competenze, esperienze e attitudini di tre amici diventati oggi anche soci. Simone Taiuti, Giancarlo Siola e Daniele Pagani hanno infatti unito le proprie capacità per dare forma a questo angolo parigino nel cuore milanese. Il progetto si è materializzato in uno spazio di 30 mq aperto dal petit déjeuner al calar della notte, per un’offerta che non tralascia l’appuntamento dell’aperitivo. Protagonisti, ça va sans dire, i prodotti migliori francesi: verre de vin blanc ou rouge, cremant de Loire, champagne, bières françaises, il tutto accompagnato da piccole amuse bouche, piccoli chou, foies gras o fresche cruditées. mi di dimensione artistica per soddisfare tutti i palati e tutti gli appetiti», un tripudio di panini con uvette, formaggi, pomodori, sottòli ricercati e senape à l’àncienne. Via Correggio 50 è infine l’indirizzo per gli amanti delle crêpes, qui ha sede La creperie d’Auriane che propone anche piatti creativi francesi (spesso a base d’anatra) e zuppe. E anche Roma ha il suo tempio delle crepes, un ristorantino alla moda aperto nella prima metà del 2016. Si tratta del colorato Crêpes Galettes e si trova in via Leonina, dove il titolare Florent prepara orgoglioso e appassionato le originali bretoni, sia dolci sia salate, accompagnate dall’inseparabile sidro di mele ma anche baguette e altri prodotti tipici. La vera novità capitolina dell’anno che va ad affiancare locali storici come il Charly’s Sauciere (con oltre 45 gloriosi anni di attività nella sua sede di via San Giovanni in Laterano) e Le Levain Bakery, il forno di via Santini aperto a fine 2014 da un’idea del giovane pasticcere pugliese Giuseppe Solfrizzi, cresciuto alla corte del celebre Alain Ducasse, che impiega le sue farine biologiche e il lievito madre al servizio di un’ispi- 02 razione di pasticceria tutta francese. Dotta, e innegabilmente golosa, anche Bologna non si è tirata indietro davanti alle ultime tendenze food e Le bar a’ vin, in via Nazario Sauro, ne è la dimostrazione. Gestito da Angelo, che tra i primi portò nel capoluogo emiliano l’allure delle strade di Parigi con il ristorante Au Coq Qui Rit, questo localino riesce ad accontentare ogni cliente con etichette ricercate (sempre bene lasciarsi consigliare), bollicine naturali, bocconcini sani e degustazioni attente anche a chi è intollerante. E l’ambiente è carico di un romanticismo che sfiora la magia. Le altre città? Sicuramente arriveranno. Una tendenza, quella che riporta la tanto ammirata creatività francese (soprattutto in ambito dolciario), che pare essere solo all’inizio e che non si può leggere come un fenomeno modaiolo, ma piuttosto come un’evoluzione inevitabile di quel processo, ormai consolidato nel Belpaese, di conservazione, riscoperta, valorizzazione e attualizzazione di ricette e pietanze che fanno la storia dei territori. E che dalle nostre montagne ha quindi appena superato il confine. 02. Dolce o salata, la cucina francese, così varia e golosa, conquista tutti 59 food Luigi Taglienti La sua è una cucina senza tempo, antica e moderna insieme. Ha lavorato al fianco di Ezio Santin, Christian Willer, Christian Sinicropi e Carlo Cracco. Nel 2009 ha guadagnato la sua prima Stella Michelin, mentre nel 2014 si è aggiudico le Tre Forchette del Gambero Rosso. Classe 1979, Luigi Taglienti inaugura una nuova fase della sua vita alla guida di Lume, il ristorante nel quale spera di poter crescere anche come manager di Elisa Zanetti Com’è nato il suo amore per la cucina? È una passione venuta fuori piano piano. In casa abbiamo sempre mangiato bene: mio nonno aveva l’orto e in famiglia siamo tutti buone forchette. Poi è arrivata la scuola alberghiera e così la passione è diventata professione. Tengo a sottolineare questo: il cuoco è un professionista, non è uno che lo fa solo per passione: ci vuole tantissima passione, ma è una professione con dei parametri ben definiti. Cosa differenzia un professionista? Ci sono degli elementi che sono oggettivi, delle preparazioni, dei passaggi che sono fondamentali e che un cuoco deve fare per diventare un professionista e non restare un “cuochetto”. Contano molto le esperienze di professionalità vissuta, lo studio, l’approccio al lavoro che è fatto di disciplina, perché è duro: dà molto, ma priva anche di molte cose. Fare bene questa professione significa viverla a 360 gradi, senza staccare. Certo, ci sono dei momenti di relax, ma il processo mentale è costante: a mente fredda si ripercorrono i passaggi, si cerca di capire dove migliorare... Noto che le piace definirsi “cuoco”, è una parola genuina, che non si sente spesso oggi… Sì, adesso cercano tutti le copertine di Vanity Fair… Io ho imparato molto da Ezio Santin, un professionista fedele 60 alla sua cucina, ma in modo umile, pacato. Credo siano valori che mancano: oggi sono tutti grandi chef, poi davanti a una stufa… Parliamone: fare il cuoco è diventata una moda, ma se lo sei davvero quando ti trovi a usare una stufa la fai funzionare, non è lei che fa camminare te. La prima cosa che ha imparato in cucina? Ti accorgi sempre dopo di quello che impari, impari sbagliando, fai un percorso e non ti rendi conto delle acquisizioni che fai, è un continuo crescere. Sono entrato in cucina presto e ho imparato come si lavano i piatti. Chi lava per terra ha la stessa importanza di chi manteca un risotto: il risotto va al cliente, chi pulisce il pavimento ti permette di lavorare meglio, se cucinassi nello sporco non potresti fare il risotto bene. Ci vuole rispetto per tutti. La sua cucina è una cucina sia classica che innovativa… La mia è una cucina senza regole, perché le regole le conosco e credo di avere delle buone nozioni della “cucina classica”. Questo mi permette di essere naturale e di creare cose inedite, attraverso flash mentali. Ad esempio: ho l’idea di accostare l’aragosta alle lumache bianche liguri? Ci provo, ma lo faccio cuocendo le lumache in maniera tradizionale, alla ligure, faccio il soffritto all’italiana e così via. Compongo una cucina molto personale: creativa e contemporanea, ma che rispecchia l’italianità, una nuova italianità. Qual è il suo rapporto con la tradizione? Mi piace parlare un linguaggio che sia italiano, che non corrisponda per forza con la tradizione, ma che segua quei profumi e quei sapori in grado di fare riaffiorare la memoria. La vera tradizione è la memoria, non è quello che intendono tutti. Il piatto tradizionale è quello che ciascuno tramite quel piatto ricorda, è un riaffiorare di memorie vissute. Si tratta di un legame più personale, intimo. Il suo piatto della memoria? I fagioli all’uccelletto di mia nonna. Le piace vivere a Milano? Nei primi quattro anni in cui sono stato qui sono stato totalmente assorbito dall’impegno a Il Ristorante Trussardi alla Scala. In questo anno di lavori dedicati a Lume, ho imparato a conoscerla, girarla e mi piace: è una città che dà energia, che mette la giusta pressione e noi stiamo cercando di creare qualcosa di innovativo, ridando vita all’ex fabbrica Richard Ginori, uno spazio che ha avuto un significato importante per l’Italia e nel quale spero di poter crescere anche come manager, lanciando un nuovo brand. food La ricetta dello chef Una delle ricette preferite dallo chef mescola i profumi delle more di gelso e della verbena per esaltare il gusto delle animelle con il succo di vitello Animella di vitello cotta al tegame, anacardi e more di gelso Ingredienti per 4 persone: 4 tranci di animella da140 g, burro, succo di vitello, 200 g di anacardi idratati, 40 ml latte, 40 ml panna, 5 ml di aceto d’anfora, sale, pepe bianco, more di gelso fresche, foglie di verbena Prendere i 4 tranci di animella, sbianchirli in acqua acidulata, e riporle in un tegame medio a bordi bassi, con poco burro chiarificato. Arrostire le animelle sino a renderle belle dorate, aggiungere un poco di burro fresco e continuare la cottura mantenendole rosa all’interno. Lasciare riposare al caldo per almeno 8 minuti, poi glassare le animelle con il succo di vitello. Per preparare la crema lume Si trova all’interno della ex fabbrica Richard Ginori e fa parte di W37, la realtà polifunzionale gestita da MB America che comprende abitazioni, uffici e spazi per eventi. «L’idea – spiega Taglienti – è creare un luogo dove ritagliarsi un momento di tranquillità, vogliamo che gli ospiti entrino nella nostra casa e la rendano loro». E potranno farlo davvero: una stanza di W37 è infatti riservata ai clienti di Lume che potranno pernottare lì. Progettati dall’architetta Monica Melotti, gli spazi sono caratterizzati da tonalità bianche e ampie vetrate affacciate sul giardino interno a catturarne la luce, da qui il nome Lume. La cucina è chiusa in un cubo di vetro ornato da decori che, riattualizzando il motivo del ricamo, rappresentano l’equilibrio fra patrimonio storico e contemporaneità. via Giacomo Watt 37 - Milano www.lumemilano.com di anacardi intiepidire il latte e la panna, aggiungere la frutta secca e frullare sino a ottenere una crema liscia. Condire con aceto d’anfora e un filo di olio aggiustando di sale e pepe bianco. Presentare il piatto adagiando alla base la crema di anacardi, dopo di che aggiungere anacardi e more di gelso fresche, alcune foglie di verbena e terminare con l’animella glassata. 61 free time Da non perdere... Una selezione dei migliori eventi che animeranno la città nei prossimi mesi a cura di Enrico S. Benincasa TEDxMilano Il Teatro del Verme ospita la quarta edizione di TEDxMilano, dedicata al tema “Incroci”, inteso come commistione tra culture, scambi di competenze e confronto tra percorsi personali e professionali. Il format è ovviamente quello collaudato: 15 minuti per ogni relatore per condividere idee ed esperienze con il pubblico in sala e, successivamente, con la rete. Teatro Dal Verme - Milano il 16 ottobre www.tedxmilano.it Hokusai, Hiroshige, Utamaro Palazzo Reale - Milano dal 22 settembre al 29 gennaio www.hokusaimilano.it La via geometrica Tra le tante cose fatte nella sua vita, Leonardo da Vinci ha contribuito anche allo sviluppo del gioco degli scacchi? Da questa domanda, sorta in seguito al ritrovamento del manoscritto di Frà Luca Pacioli intitolato De ludo scachorum da parte di Franco Rocco, profondo conoscitore della storia del gioco, è nato prima un volume e oggi una mostra che, oltre a rispondere positivamente a questo quesito, presenta video e altri oggetti dedicati agli scacchi. Spazio Espositivo PwC - Milano fino al 30 settembre 62 Il 150esimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Giappone e Italia è l’occasione per portare a Palazzo Reale una mostra dedicata all’ukiyo-e, termine con il quale si indica la produzione artistica seriale in stampe, a opera di giovani artisti di Tokyo (allora Edo), Osaka e Kyoto a partire dal ‘700. Soggetti di queste opere, divenute popolari perché accessibili a tutti per i minori costi, sono uomini, animali, paesaggi naturali, immagini mondane, di arti e mestieri o legate alla dimensione onirica, tutti elementi del cosiddetto “mondo fluttuante”. I tre artisti simbolo di questa corrente sono Hokusai, Hiroshige e Utamaro e, per raccontare la loro esperienza artistica, l’Honolulu Musueum of Art ha concesso agli organizzatori 200 silografie policrome e libri illustrati che andranno a popolare le cinque sezioni in cui è divisa la mostra (Paggi e luoghi celebri: Hokusai e Hiroshige; Tradizione letteraria e vedute celebri: Hokusai; Rivali di “natura”: Hokusai e Hiroshige; Utamaro: bellezza e sensualità; I Manga: Hokusai insegna). Un’occasione per conoscere alcuni artisti capaci di forgiare l’immagine del Giappone ancora prima dell’arrivo della fotografia, veri e propri innovatori che hanno influenzato movimenti europei successivi come l’Impressionismo, arrivando a lasciare tracce fino ai giorni nostri, dai manga agli anime senza dimenticare il mondo del tatuaggio. free time Festival della Fotografia Etica Red Bull Flying Bach La breakdance dei Flying Steps incontra sul palco del Teatro degli Arcimboldi le musiche di uno dei compositori più importanti del Settecento, Johann Sebastian Bach. Uno spettacolo che fa sempre il sold out in tutto il mondo e che, per la versione italiana, vedrà la partecipazione della ballerina Virginia Tomarchio. Due gli spettacoli previsti nella giornata del primo ottobre, uno alle 17 e uno alle 21. Teatro degli Arcimboldi - Milano il 1 ottobre www.teatroarcimboldi.it Location varie - Lodi tutti i weekend di ottobre www.festivaldellafotografiaetica.it Dal 2010 Lodi, grazie al Gruppo Fotografico Progetto Immagine, ospita durante il mese di ottobre uno degli eventi dedicati alla fotografia più interessanti in Italia. Stiamo parlando del Festival della Fotografia Etica, iniziativa che promuove la fotografia come strumento di conoscenza e approfondimento della realtà e che porta nella città lombarda fotoreporter di caratura internazionale per esporre i propri lavori. Nell’edizione 2016 il festival si “allunga” e aumenta di un weekend la sua durata, portando quindi da tre a quattro i fine settimana di attività. Sarà probabilmente superato il record di presenze dello scorso anno di poco più di 9mila visitatori. Mostre, dibattiti, in- contri e workshop saranno organizzati in diversi punti del centro città, mentre gli appuntamenti serali si svolgeranno alla biblioteca comunale. Oltre al concorso principale, ci sarà spazio anche per approfondimenti vari sempre legati a temi importanti dal punto di vista del contenuto, sia in “Spazio ONG”, sia in quello dedicato alle popolazioni che vivono agli estremi del mondo, sia in quello dedicato all’approfondimento tematico sul cancro. Da quest’anno, inoltre, l’evento si fa itinerante con “Travelling Festival”, iniziativa che porterà le mostre in giro per la Lombardia, in particolare a Milano (allo Spazio San Fedele), Voghera e Bergamo, ma anche in Umbria, a Perugia. Milano Musica 25esima edizione per Milano Musica, la manifestazione che, in collaborazione con il Teatro Alla Scala, indaga i linguaggi della musica contemporanea con concerti e performance studiate per l’occasione. Il programma di quest’anno è dedicato a Gérard Grisey e alla sua produzione musicale avanguardistica. Venti gli eventi in programma, a cavallo tra ottobre e novembre, in diversi luoghi della città. Location Varie - Milano dal 9 ottobre al 21 novembre www.milanomusica.org 63 secret milano Metti una casa a zucca Sembrano le case delle favole, invece sono quelle del Villaggio dei Giornalisti, alla Maggiolina, casette monofamiliari a base circolare che assomigliano a zucche per la caratteristica forma del tetto. Uno spaccato di architettura del XX secolo che aveva più di un’idea in testa di Marilena Roncarà - foto da Urbanfile.org Succede talvolta che l’estro degli architetti prenda il sopravvento regalandoci squarci di quartieri che sembrano arrivare da un’altra dimensione e che inevitabilmente ci sorprendono. Tutto questo a Milano accade anche al Villaggio dei Giornalisti, in una fascia di terreno che si sviluppa in maniera sinuosa a partire da piazza Carbonari. A venirci incontro, in realtà un po’ mimetizzate tra le più ordinarie architetture di quartiere che sembrano, invece, fare l’occhiolino alle case vacanza, sono alcune casette dalla forma alquanto bizzarra, le case “igloo” dette anche “zucca” per la caratteristica forma del tetto. Si tratta, infatti, di vere e proprie cupole realizzate con un sistema a volta, formato da mattoni forati: sono costruzioni monofamiliari a base circolare di circa 45 metri quadri. Il tutto è stato progettato dall’ingegnere Mario Cavallé anche se, a dire il vero, due fra le sue creazioni, quelle ispira64 te a uno dei funghi più appariscenti e velenosi del bosco, l’amanita muscaria, con tanto di gambo e cappello rosso, furono demolite nel Dopoguerra e di loro abbiamo traccia solo nelle foto. Le altre, a forma di igloo o zucca, sono per fortuna sopravvissute (8 su 10) ed è davvero difficile non notarle in via Lepanto, a ridosso della ferrovia. Ma per partire dall’inizio bisogna tornare al maggio del 1911 quando l’avvocato Mario Cerati, redattore de “Il Secolo”, diffondeva un editoriale sul tema degli alloggi e delle case popolari ribadendo che, se tanto era stato fatto a vantaggio delle classi operaie, c’era invece poco o niente per la piccola e media borghesia. La sua proposta era di formare una società cooperativa che acquistasse terreni nel comune di Milano o limitrofi per costruirvi fabbricati a uso dei soci. L’iniziativa ebbe così successo che, in pochi mesi, il progetto iniziò e venne costituita la società “Quartiere Giardi- no Mirabello”, mentre il quartiere prese poi il nome di Villaggio dei Giornalisti perché il primo nucleo di adesioni arricò perlopiù da pubblicisti. Oggi il villaggio è un tranquillo quartiere residenziale immerso nel verde e, tra un viottolo e l’altro, precisamente in via Perrone di San Marino, c’è un’altra sorpresa pronta ad accoglierci: la famosa casa palafitta, un’opera del movimento razionalista degli anni Trenta, firmata dall’architetto Luigi Figini. Anche se un po’ soffocata tra le altre abitazioni e ormai priva di quell’«affettuoso abbraccio della natura», come lo aveva descritto Figini, che ben consentiva di apprezzare il gioco dei pieni e dei vuoti, la casa resta ancora lì a mostrarci un’organizzazione del quotidiano più che mai ispirata. Ma soprattutto insieme alle case igloo, ci parla della storia di questo quartiere, degli architetti che lo hanno immaginato e di come continui a “produrre pensiero”. network Puoi trovare Club Milano in oltre 200 location selezionate a Milano night & restaurant: Al fresco Via Savona 50 Angolomilano Via Boltraffio18 Antica Trattoria della Pesa V.le Pasubio 10 Bar Magenta Largo D’Ancona Beda House Via Murat 2 Bento Bar C.so Garibaldi 104 Bhangra Bar C.so Sempione 1 Blanco Via Morgagni 2 Blue Note Via Borsieri 37 Caffè della Pusterla Via De Amicis 24 Café Gorille Via De Castillia 20 Caffè Savona Via Montevideo 4 Cape Town Via Vigevano 3 Capo Verde Via Leoncavallo 16 Cheese Via Celestino IV 11 Chocolat Via Boccaccio 9 Circle Via Stendhal 36 Colonial Cafè C.so Magenta 85 Combines XL Via Montevideo 9 Cubo Lungo Via San Galdino 5 Dada Cafè / Superstudio Più Via Tortona 27 Deseo C.so Sempione 2 Design Library Via Savona 11 Elettrauto Cadore Via Cadore ang. Pinaroli 3 El Galo Negro Via Taverna Executive Lounge Via Di Tocqueville 3 Exploit Via Pioppette 3 Fashion Cafè Via San Marco 1 FoodArt Via Vigevano 34 Fusco Via Solferino 48 G Lounge Via Larga 8 Giamaica Via Brera 32 God Save The Food Via Tortona 34 Goganga Via Cadolini 39 Grand’Italia Via Palermo 5 HB Bistrot Hangar Bicocca Via Chiese 2 Il Coriandolo Via dell’Orso 1 Innvilllà Via Pegaso 11 Jazz Cafè C.so Sempione 4 Kamarina Via Pier Capponi 1 Kisho Via Morosini 12 Kohinoor Via Decembrio 26 Kyoto Via Bixio 29 La Fabbrica V.le Pasubio 2 La rosa nera Via Solferino 12 La Tradizionale Via Bergognone 16 Le Biciclette Via Torti 1 Le Coquetel Via Vetere 14 Le jardin au bord du lac Via Circonvallazione 51 (Idroscalo) Leopardi 13 Via Leopardi 13 Les Gitanes Bistrot Via Tortona 15 Lifegate Cafè Via della Commenda 43 Living P.zza Sempione 2 Luca e Andrea Alzaia Naviglio Grande 34 MAG Cafè Ripa Porta Ticinese 43 Mandarin 2 Via Garofano 22 Milano Via Procaccini 37 Mono Via Lecco 6 My Sushi Via Casati 1 - V.le Certosa 63 N’ombra de Vin Via San Marco 2 Noon Via Boccaccio 4 Noy Via Soresina 4 O’ Fuoco Via Palermo 11 Origami Via Rosales 4 Ozium t7 café - via Tortona 7 Palo Alto Café C.so di Porta Romana 106 Panino Giusto P.zza Beccaria 4 - P.zza 24 Maggio Parco Via Spallanzani - C.so Magenta 14 Patchouli Cafè C.so Lodi 51 Posteria de Amicis Via De Amicis 33 Qor Via Elba 30 Radetzky C.so Garibaldi 105 Ratanà Via De Castillia 28 Refeel Via Sabotino 20 Rigolo Via Solferino 11 Marghera Via Marghera 37 Rita Via Fumagalli 1 Roialto Via Piero della Francesca 55 Serendepity C.so di Porta Ticinese 100 Seven C.so Colombo 11 - V.le Montenero 29 - Via Bertelli 4 Smeraldino P.zza XXV Aprile 1 Smooth Via Buonarroti 15 Superstudio Café Via Forcella 13 Stendhal Via Ancona 1 Tasca C.so Porta Ticinese 14 That’s Wine P.zza Velasca 5 Timè Via S.Marco 5 Tortona 36 Via Tortona 36 Trattoria Toscana C.so di Porta Ticinese 58 Union Club Via Moretto da Brescia 36 Van Gogh Cafè Via Bertani 2 Volo Via Torricelli 16 Zerodue_Restaurant C.so di Porta Ticinese 6 3Jolie Via Induno 1 stores: Ago Via San Pietro All’Orto 17 Al.ive Via Burlamacchi 11 Ana Pires Via Solferino 46 Antonia Via Pontevetero 1 ang. Via Cusani Bagatt P.zza San Marco 1 Banner Via Sant’Andrea 8/a Biffi C.so Genova 6 Brand Largo Zandonai 3 Brian&Barry via Durini 28 Brooksfield C.so Venezia 1 Buscemi Dischi C.so Magenta 31 Centro Porsche Milano Nord Via Stephenson 53 Centro Porsche Milano Est Via Rubattino 94 C.P. Company C.so Venezia Calligaris Via Tivoli ang. Foro Buonaparte Dantone C.so Matteotti 20 Eleven Store Via Tocqueville 11 Fgf store Piazza xxv Aprile1 Germano Zama Via Solferino 1 Gioielleria Verga Via Mazzini 1 Joost Via Cesare Correnti 12 Jump Via Sciesa 2/a Kartell Via Turati ang. Via Porta 1 La tenda 3 Piazza San Marco 1 Le Moustache Via Amadeo 24 Le Vintage Via Garigliano 4 Libreria Hoepli Via Hoepli 5 MCS Marlboro Classics C.so Venezia 2 - Via Torino 21 - C.so Vercelli 25 Moroso Via Pontaccio 8/10 Native Alzaia Naviglio Grande 36 Open viale Monte Nero 6 Paul Smith Via Manzoni 30 Pepe Jeans C.so Europa 18 Pinko Via Torino 47 Rubertelli Via Vincenzo Monti 56 The Store Via Solferino 11 Valcucine (Bookshop) C.so Garibaldi 99 showroom: Alberta Ferretti Via Donizetti 48 Alessandro Falconieri Via Uberti 6 And’s Studio Via Colletta 69 AutoRigoldi Showroom Skoda Via Pecchio10 AutoRigoldi Showroom Volkswagen Via Novara 235 Bagutta Via Tortona 35 Casile&Casile Via Mascheroni 19 Damiano Boiocchi Via San Primo 4 Daniela Gerini Via Sant’Andrea 8 Gap Studio C.so P.ta Romana 98 Gallo Evolution Via Andegari 15 ang. Via Manzoni Gruppo Moda Via Ferrini 3 Guess Via Lambro 5 Guffanti Concept Via Corridoni 37 IF Italian Fashion Via Vittadini 11 In Style Via Cola Montano 36 Interga V.le Faenza 12/13 Jean’s Paul Gaultier Via Montebello 30 Love Sex Money Via Giovan Battista Morgagni 33 Massimo Bonini Via Montenapoleone 2 Miroglio Via Burlamacchi 4 Missoni Via Solferino 9 Moschino Via San Gregorio 28 Parini 11 Via Parini 11 Red Fish Lab Via Malpighi 4 Sapi C.so Plebisciti 12 Spazio + Meet2Biz Alzaia Naviglio Grande 14 Studio Zeta Via Friuli 26 Who’s Who Via Serbelloni 7 beauty & fitness: Accademia del Bell’Essere Via Mecenate 76/24 Adorè C.so XXII Marzo 48 Aspria Harbour Club Milano Via Cascina Bellaria 19 Caroli Health Club Via Senato 1Centro Sportivo San Carlo Via Zenale 6 Damasco Via Tortona 19 Get Fit Via Lambrate 20 - Via Piranesi 9 - V.le Stelvio 65 - Via Piacenza 4 - Via Ravizza 4 - Via Meda 52 - Via Vico 38 - Via Cenisio 10 Greenline Via Procaccini 36/38 Gym Plus Via Friuli 10 Intrecci Via Larga 2 Le Garcons de la rue Via Lagrange 1 Le terme in città Via Vigevano 3 Orea Malià Via Castaldi 42 - Via Marghera 18 Romans Club Corso Sempione 30 Spy Hair Via Palermo 1 Tennis Club Milano Alberto Bonacossa Via Giuseppe Arimondi 15 Terme Milano P.zza Medaglie d’Oro 2, ang. Via Filippetti Tony&Guy Gall. Passerella 1 Virgin Active Milano Diaz Piazza Diaz 6 art & entertainment: PAC (Padiglione Arte Contemporanea) Via Palestro 14 Pack Foro Bonaparte 60 Palazzo Reale P.zza Duomo Teatro Carcano C.so di Porta Romana 63 Teatro Derby Via Pietro Mascagni 8 Teatro Libero Via Savona 10 Teatro Litta C.so Magenta 24 Teatro Smeraldo P.zza XXV Aprile 10 Teatro Strehler Largo Greppi 1 Triennale V.le Alemagna 6 Triennale Bovisa Via Lambruschini 31 hotel: Admiral Via Domodossola 16 Astoria V.le Murillo 9 Boscolo C.so Matteotti 4 Bronzino House Via Bronzino 20 Bulgari Via Fratelli Gabba 7/a Domenichino Via Domenichino 41 Four Season Via Gesù 8 Galileo C.so Europa 9 Nhow Via Tortona 35 Park Hyatt (Park Restaurant) Via T. Grossi 1 Residence Romana C.so P.ta Romana 64 Sheraton Diana Majestic V.le Piave 42 inoltre: Bagni Vecchi e Bagni Nuovi di Bormio (SO) Terme di PreSaint-Didier (AO) 65 Colophon club milano viale Col di Lana, 12 20136 Milano T +39 02 45491091 [email protected] www.clubmilano.net direttore responsabile sales manager Stefano Ampollini Filippo Mantero T +39 02 89072469 art director Luigi Bruzzone editore M.C.S. snc caporedattore via Monte Stella, 2 Carolina Saporiti 10015 Ivrea TO redazione distribuzione Enrico S. Benincasa [email protected] Elisa Zanetti stampa grafico Arti Grafiche Fiorin Antonella Ferrari via del Tecchione, 36 20098 San Giuliano Milanese MI collaboratori T +39 02 98280769 Nadia Afragola, Paolo Crespi, Alessia Delisi, Simona Lovati, Marzia Nicolini, Roberto Perrone, Marilena Roncarà, Simone Sacco, Chiara Temperato, Virassamy, Andrea Zappa Patrocinato dal Tennis Club Milano Alberto Bonacossa fotografi Davide Dutto, Matteo Di Giovanni, Ente Turismo Alba Bra Langhe Roero, Daniele Fragale, Cecilia Gatto, Hawaii Tourism Authtority, Tor Johnson, Urbanlife.org è vietata la riproduzione, anche parziale, di testi e foto. Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 126 del 4 marzo 2011 66