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CASI GIURIDICI
SESSIONE DI GENNAIO 2015
IL CASO JALOUD CONTRO I PAESI BASSI
ALLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO
La sentenza della Grande Camera del 20 Novembre 2014, caso n. 47708/08, è di notevole
interesse perché estende l’ambito territoriale di applicazione della Convenzione di Roma, in
sentenza, secondo la Corte di Strasburgo, ogni militare europeo impegnato in operazioni conflittuali
in qualsiasi parte del mondo, “porta nella sua giberna la Convenzione ed è tenuto alla sua
applicazione?.
I fatti nella notte del 21 aprile 2004 un’automobile non si fermava ad un posto di blocco tenuto
da militari olandesi nel Sud- est dell’Iraq.
I militari reagivano sparando ed uccidendo un civile iracheno, Azhar Sabah Jaloud. Il padre di
costui, dopo aver esaurito le vie di ricorso interne che gli forniva l’ordinamento olandese,
presentava ricorso alla CEDU il 6 ottobre 2008, sostenendo la violazione dell’art.2 della
Convenzione (Diritto alla vita). Dal canto suo il Governo olandese chiedeva il rigetto del ricorso .
L’analisi della Corte è stata accuratissima.
Molte pagine della sentenza sono dedicate ai fatti, riportando le versioni di vari protagonisti e
testimoni; segue la descrizione di tutte le procedure interne olandesi per l’esame del caso, giunte
fino alla Corte d’appello di Aznhem .
Un capitolo descrive le caratteristiche della presenza militare olandese in Iraq; un altro riporta
le istruzioni fornite al personale militare, nonché le pertinenti norme interne: Costituzione del
Regno, Codice Penale Militare. Un altro capitolo è dedicato alla giurisprudenza, citando casi
similari e le relative decisioni.
Ampliando il suo esame delle norme interne alle internazionali, la Corte ha passato in rassegna
le Regole dell’Aja del 1907 sulle leggi e consuetudini della guerra terrestre, la quarta Convenzione
di Ginevra del 1949, le pertinenti Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e vi ha
aggiunto un excursus sulla giurisprudenza della Corte Internazionale di Giustizia, menzionando in
particolare il parere consultivo del 2004 sulla costruzione di un muro in Palestina, la sentenza del
2005 nella causa Bongo contro Uganda e quella del 2007 nella causa Bosnia-Erzegovina contro
Serbia e Montenegro. Né mancano riferimenti agli articoli elaborati dalla Commissione di Diritto
Internazionale delle Nazioni Unite sulla responsabilità degli Stati.
L’attento scrutinio della Corte si è esteso anche ai documenti relativi all’occupazione dell’Iraq,
come l’Ordinanza N. 28 dell’Autorità della Coalizione ed alcuni “Memorandum of Understanding”.
Nel dispositivo finale la Corte, dando ragione al ricorrente, ha ritenuto che vi sia stata
violazione dell’art. 2 della Convenzione e ha condannato il Governo olandese al rimborso delle
Spese di giudizio e al pagamento di un indennizzo per danni morali.
UNA SENTENZA DELLA MAGISTRATURA OLANDESE
SUL MASSACRO DI SREBRENICA
Nel luglio del 1995 ebbe luogo una delle più gravi e massicce violazioni dei diritti umani degli
ultimi decenni: la strage di Srebrenica, in cui perirono circa 8000 bosniaci musulmani, nel corso
della guerra tra le repubbliche della ex Jugoslavia. I familiari delle vittime, raggruppati nel comitato
“Le madri di Srebrenica”, fecero perciò causa allo Stato olandese, che nei pressi di quella località
aveva posizionato una base militare.
Il processo si è svolto dinnanzi alla Corte Distrettuale dell'Aja e si è concluso con sentenza del
16 luglio 2014. Oltre alla documentazione presentata dai ricorrenti, la Corte ha avuto a disposizione
un lungo rapporto in tre parti, redatto a cura del “Dutch Institute for War, Holocaust and Genocide
Studies”, nonché le audizioni e il rapporto finale provenienti dal Comitato parlamentare d'inchiesta
sulla missione dei Paesi Bassi a Srebrenica.
L'esposizione dei fatti è assai dettagliata, e inizia dal 1991, anno in cui cominciò il
dissolvimento della Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia, e ciò alla scopo di inquadrare
storicamente gli avvenimenti della causa. Vengono citate tutte la pertinenti risoluzioni del Consiglio
di Sicurezza delle Nazioni Unite, e viene precisato che un battaglione olandese ne sostituì uno
canadese il 3 marzo 1994 nella località di Potocari, a circa cinque chilometri da Srebrenica.
La situazione cominciò a precipitare il 5 luglio 1995, quando i serbo-bosniaci al comando di
Mladic attaccarono Srebrenica. Dopo la caduta di quest'ultima, le esecuzioni di massa ebbero luogo
dal 14 al 17 luglio. L'oggetto della causa, però, era più specifico, e riguardava circa 300 persone che
si erano rifugiate nel “compound” olandese, mentre le altre migliaia avevano cercato scampo nei
boschi vicini.
Nel dispositivo della sentenza la Corte ha ritenuto l'Olanda civilmente responsabile per
l'uccisione dei predetti 300. Secondo la Corte, il comando del battaglione avrebbe dovuto sapere
che i musulmani sarebbero stati uccisi dai serbo-bosniaci quando li consegnarono a questi ultimi:
“Si può dire con sufficiente certezza che se il contingente Dutchbat avesse permesso loro di restare
nel compound, quegli uomini sarebbero sopravvissuti. Contribuendo alla loro deportazione, il
battaglione ha agito al di fuori della legge”, ha sentenziato la Corte.
Quindi lo Stato olandese dovrà risarcire i parenti delle vittime, ed inoltre saranno a suo carico
le spese di giudizio.