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4/11/2015
Mediterraneo fuoriLuogo: SabirFest crocevia di idee e linguaggi – PAC
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PAC RACCONTA IN ESCLUSIVA…
Mediterraneo fuoriLuogo: SabirFest crocevia
di idee e linguaggi
18 ottobre 2015 di zazie Lascia un commento
ELENA SCOLARI | Quattro giorni a Messina, dedicati al Mediterraneo, esplorandone gli
aspetti politici, sociali, culturali, teatrali. Incontri con con autori, giornalisti, drammaturghi,
attivisti da Algeria, Marocco, Italia, Egitto, Francia, Grecia, Turchia…
Qui vi diamo una panoramica generale su
una parte dei numerosissimi eventi realizzati
nell’ambito della seconda edizione di
SabirFest, assai ricco, ambizioso per
quantità di appuntamenti ma senz’altro
prezioso spazio aperto all’opportunità di
confrontarsi e dialogare con realtà che si
conoscono poco. Paesi geograficamente non
troppo lontani da noi ma con una
complessità che continua a sfuggirci, una
nebbia di disinformazione che è possibile
dissipare – in parte – solo ascoltando chi da
quei paesi viene e in quelle complessità
cerca di vivere.
PUNTI DI VISTA
DANAE: come
Con Mohamed Leghtas (Marocco)
scopriamo ad esempio l’esistenza di un
portale sulla società civile dell’area del
Maghreb nato per segnalare censure alla
libertà d’espressione, veniamo a sapere che in Marocco esistono alcuni temi tabù, dei
quali alla stampa è vietato parlare criticamente: la monarchia, l’Islam, le situazioni
dell’Arabia Saudita e del Sahara. Sul portale si possono indicare atti di violazione della
libertà d’espressione e il coordinamento del progetto si attiva per dare voce a queste
situazioni. Ci interessiamo di quali siano i mezzi artistici per contrastare la cortina ufficiale
e Leghtas ci risponde che il teatro, spesso quello di strada, è un mezzo molto usato
per trattare argomenti non permessi rivolgendosi in maniera diretta alla gente.
Interessante sarebbe poter fare un confronto serio e circostanziato su ciò che, in Italia,
Iscriviti
oggi crea scandalo e sdegno, nel mondo teatrale e artistico. 
Nello stesso incontro Cecilia Dalla Negra, giornalista indipendente dell’Osservatorio Iraq,
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Nordafrica e Medioriente ci spiega di come il suo lavoro significhi aprire la rete ai
Ricevi al tuo indirizzo email tutti i
giornalisti di questi luoghi e consentir loro di raccontare ciò che vivono e vedono, senza
nuovi post del sito.
filtri e senza pressioni editoriali o politiche. E ci riferiamo anche a importanti episodi
Unisciti agli altri 169 follower
positivi come il recente e partecipassimo World social forum tenutosi in Iran.
indossare il 17 fra
eleganza e fragilità,
da Warlop
a Pennini
RENZO
FRANCABANDERA | Ci
siamo salvati con un crowdfounding.
Sarebbe una di quelle raccolte fondi a cui
partecipano gruppi di interesse per far …
[leggi]
Romaeuropa 2015:
una Operetta in
tacco 12
Le scarpe dal tacco
altissimo messe in
fila sul palco del
Teatro Vittoria che si
notano appena si prende posto farebbero
mortificare qualsiasi donna … [leggi]
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Si attraversa anche la filosofia, a Sabirfest: Marco Dotti ci parla di Simone Weil e del suo
interrogarsi sul linguaggio come patria, un linguaggio sotterraneo che scorre nelle correnti
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del Mediterraneo e lambisce le coste di tutti noi, purché disposti a concedere attenzione
all’altro, a mettere impegno nello sguardo creando qualità di relazione. Proprio come
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sosteneva Sant’Agostino (nato a Ippona, nell’odierna Algeria) con la sua massima “Deus
est relatio”, intendendo la relazione come più alto grado di espressione umana.
Dall’Algeria viene anche Karim Metref che ci mostra un reportage di videointerviste a cura
di Marco Letizia grazie al quale capiamo meglio cosa è stata la precoce primavera berbera
nel 1980, una sollevazione che coinvolge tutta la regione della Cabilia per poi arrivare ad
Algeri e aprire la strada all’insurrezione nazionale del 1988 che metterà fine al regno del
partito unico, ma che porterà anche alla guerra civile del 1992.
Non potendo soffermarci nel dettaglio di tutte le relazioni ascoltate, proviamo a tracciare
qualche linea di “relazione”, appunto, tra le varie esperienze incontrate nel festival: si
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PREMIO RETE
CRITICA – i nostri
candidati per
l’ediz. 2015
GRUPPO PAC | Cari
lettori, come gruppo
di studio e attività di
indagine critica sulle arti sceniche,
prendiamo molto sul serio il Premio Rete
Critica. … [leggi]
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Mediterraneo fuoriLuogo: SabirFest crocevia di idee e linguaggi – PAC
riflette molto sulla possibilità di una lingua (come era una lingua il Sabir), intesa nel più
ampio senso del termine, che sia terreno comune per riflessioni e comportamenti in anni
di migrazione, di cambiamento, di continuo rinnovarsi di quel melting pot culturale che
non ha più contorni nitidi ma che proprio in questa costante mutevolezza trova o può
trovare la sua forza.
Se la drammaturga Magdalena Barile analizza acutamente la lingua in un puntuale
excursus sul teatro di parola degli ultimi 60 anni concludendo che un solo e univoco
Italiano non esiste, le risponde l’antropologo Francesco Remotti con una brillante
argomentazione riguardo al concetto di Identità: nemmeno quella esiste! O almeno non
rimane fissa nel tempo ma è fatta di una catena di somiglianze, continue copie di noi
stessi che mutano con la vita e “in relazione” agli incontri che facciamo.
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VIDEO REPORTAGE RECENTI
Magnolia: Zelda, gli Atridi e
l’Europa – Videointervista a
Chiudiamo questo reportage messinese dedicandoci a due spettacoli, coerenti con il
tentativo di dare una silhouette alla mediterraneità di cui si è discusso nelle giornate
sabiriche. Abbiamo detto tentativo non a caso: Patrizzia della compagnia Retablo e Nel
fuoco di Suttascupa non sono esempi riusciti di una volontà – soltanto dichiarata – di
aprire l’isolanità della Sicilia attraverso il mezzo scenico.
Il primo lavoro è tutto in siciliano strettissimo, soffriamo un po’ la fatica di seguire la
parlata ma soffriamo soprattutto l’insistere, ancora, sulla mistica del dialetto meridionale
che – di per sé – dovrebbe essere sintomo di profondo attaccamento alla terra, alle
tradizioni, alle origini e in ultima analisi al “popolo” e quindi ai tanto amati ultimi.
Sprechiamo un po’ di cinismo per dire che non è sufficiente mettere un bravo attore (quale
senza dubbio è Savì Manna) in calze a rete e guêpière, calarlo nel sempre pittoresco
mercato del pesce e farlo diventare complice di una rapinatrice (che morirà, per non
difettare di dramma) per creare l’effetto verità e raccontare una città difficile come
Palermo. In Patrizzia (inopinatamente descritta nella presentazione come sensation
seeker…) c’è molto materiale buono, a partire dalla carica interpretativa di Manna, da
contenere un po’ a vantaggio di una pulizia narrativa che esalterebbe gli elementi positivi.
Nel fuoco è invece la storia di Nourredine Adnane, venditore ambulante marocchino morto
per essersi dato fuoco, a Palermo, interpretato dal giovane Maziar Firouzi. I Suttascupa
vogliono parlare di un fatto di cronaca tragico senza aver ancora deciso quale sarà la linea
artistica migliore per affrontarlo. Si sente chiaramente il coinvolgimento emotivo del
regista Giuseppe Massa di fronte a questa terribile storia, si sente ma non emerge affatto
nella realizzazione sul palco. Troppa astrattezza crea distanza invece di avvicinare, troppi
cliché manichei sulla città cattiva e inospitale nei confronti di una categoria – gli immigrati
– descritta come “buona” rendono schematica una riflessione che deve essere più
complessa.
Giorgia Cerruti
Autunno Danza 2015:
l’immateriale concreto e la
poetica sociale della danza
– IL VIDEO
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VIDEOREPORT: verso una
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Un po’ di razionalizzazione organizzativa permetterebbe a SabirFest di connettere meglio i
tanti punti toccati nelle quattro giornate. E unendo i punti potrebbe formarsi una figura –
culturale – nuova.
Uno dei nostri video reportage. Cercate
gli altri sul nostro canale YOUTUBE
https://www.youtube.com/user/ArteCultureLive/vide
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