l`agenda di novembre / 50 giorni di cinema / radical tools

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l`agenda di novembre / 50 giorni di cinema / radical tools
Novembre 2014
23
L’AGENDA DI NOVEMBRE / 50 GIORNI DI CINEMA / RADICAL TOOLS / FIUMANI
SOMMARIO
sipario
4
AUTUNNO CALDO A TEATRO
di tommaso chimenti
arte
5
RADICAL TOOLS
di giovanni bartolozzi
pellicole
6
50 GIORNI DI CINEMA
di caterina liverani
emergenti
8
UN PO’ DI ZENZERO
di eleonora ceccarelli
personaggi
10
FEDERICO FIUMANI
di riccardo morandi
fenomeni
12
RED ROCK
di roberto pecorale
interazioni
14
AEOLIAN RIDE
di pietro principi
take your time
15
marmi tessuti
di isabella tronconi
omaggi
16
sergio leone
di marco fattori
cose nuove
18
fortezza asd
di riccardo sgamato
20
l’agenda di NOVEMBRE
boxini
22
NOVEMBRE da non perdere
i provinciali
point of view
24 Aut!
jacob aue sobol
di pratosfera
di gilberto benni
un sex symbol al mese
la zona d’ombra
di il moderatore
di michele baldini
26 gianluigi lentini
la scena
28 jacopo prete
faccio cose, vedo gente
just kids
immagine e privacy
di davide morena
palati fini
palestra robur
di miriam lepore e giulia tibaldi
di leandro ferretti
29 non mordermi più
ponte alle grazie
EDITORIALE di matilde sereni
Uscita forzata.
Chi ha un Mac sa di cosa parlo, per gli amanti del pc ricordo
solo la sequenza: CTRL+ALT+CANC e magicamente (una
volta su dieci) tutto finiva.
Qualcuno sa dirmi dove si trova questa fantastica opzione
nella nostra testa? *
Restare impantanata nei doveri, nelle promesse fatte agli altri
ma anche a sé stessi, nelle responsabilità, non avendo minimamente la capacità di sottrarsene a comando.
Sotto certi punti di vista è certo lodevole, sotto altri è di sicuro una bega.
Che poi sarebbe anche ganzo saper fare mille cose tutte bene,
ma ahimé più spesso accade che ne fai troppe e alcune riescono zoppe, o magari dai la priorità a quelle sbagliate; in ogni
caso l’Errore è sempre dietro l’angolo e il Senso di Colpa alza
il ditino inquisitore.
Ed è esattamente qui che ZAC, uscita forzata, ci si pensa domani. O anche mai. Tanto alla fine ci penserà qualcun altro.
Che liberazione.
Nein, non funziona così.
O forse sì, per alcuni, ma dubito fortemente vivano in totale
pace con sé stessi.
È giusto fare quello che ci piace, ma è giusto farlo coscientemente.
È sacrosanto saper dire di no, ma c’è l’onere di rispettare il
lavoro degli altri.
Non ho la verità in tasca, parlo secondo il mio punto di vista... e secondo ok, ho rotto le palle, va bene.
Niente, Firenze è risorta, novembre è colmo
di ottime scelte, i locali ingranano la
seconda e tutto questo con un clima decisamente incongruente.
Sarà stimolante vivere la città.
Farlo con noi, ancora di più.
Sono orgogliosa di Lungarno.
Buona lettura.
*per idee e suggerimenti scrivere a: [email protected]
basta stare tranquilli
31 un meraviglioso caso di astigmatismo
di simona santelli
33
stelle
di faolo pox
matite
35 stelle senza sinossi
di ginevra ballati
37 PAROLE
di gabriele ametrano
Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Firenze n. 5892 del 21/09/2012
N. 23 - Anno III - NOVEMBRE 2014 - Rivista Mensile - www.lungarnofirenze.it
Editore: A
ssociazione Culturale Lungarno
Via dell’Orto, 20 - 50124 Firenze - P.I. 06286260481
Direttore Responsabile: Marco Mannucci
Direttore Editoriale: Matilde Sereni
Responsabile di redazione: Leonardo Cianfanelli
38 suoni
Stampa: Grafiche Martinelli - Firenze
di lespertone
Distribuzione: Ecopony Express - Firenze
in copertina:
“Tepore d’autunno”
di Isabella Ahmadzadeh
Isabella Ahmadzadeh, alias MZD, nasce a Livorno da padre persiano e madre
livornese.
Cresce in un bar a brioche ed estathè per poi innamorarsi del Graphic Design e
dell’illustrazione. Studia Visual Communication allo IED di Firenze.
Mission: portare un po’ di bellezza e un sorriso laddove regnano il brutto e il
serioso.
https://www.behance.net/imzd
Hanno collaborato: Tommaso Chimenti, Caterina Liverani, Riccardo Morandi,
Pratosfera, Eleonora Ceccarelli, Gilberto Benni, Miriam Lepore, Giulia Tibaldi,
Leandro Ferretti, il moderatore, Michele Baldini, Giovanni Bartolozzi, Faolo Pox,
Aldo Giannotti, Lespertone, Gabriele Ametrano, Isabella Tronconi, Riccardo
Sgamato, Simona Santelli, Pietro Principi, Roberto Pecorale, Ginevra Ballati, Marco
Fattori, Isabella Ahmadzadeh, Cristina Verrienti, Davide Morena.
Nessuna parte di questo periodico può essere riprodotta senza l’autorizzazione
scritta dei proprietari. La direzione non si assume alcuna responsabilità per marchi,
foto e slogan usati dagli inserzionisti, né per cambiamenti di date, luoghi e orari
degli eventi segnalati.
Scopri dove trovare Lungarno su www.lungarnofirenze.it
Si ringrazia la Lira Srl e la famiglia Fattori
per sostenere e credere in Lungarno.
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SIPARIO
di tommaso chimenti
AUTUNNO CALDO
A TEATRO
N
el pieno delle stagioni. L’autunno
sbatte le porte, di foglie secche appartenenti a qualche vecchia poesia,
che fa ancora colpo, non se ne vedono più, il grigiore e lo smog insieme ai cieli neri
invece abbondano. Vestirsi a cipolla non serve
più. In alcune enclavi si continua a respirare, a
salvarci dalle brutture là fuori. Come profetizzava Daniele Timpano nel suo “Zombitudine”
forse fuori sono tutti morti e noi, dentro il teatro
siamo gli ultimi sopravvissuti barricati tra parole
millenarie, parole nuove e fresche, libri, racconti, storie da passarci, emozioni da condividere.
Ed allora è scoppiettante l’inizio stagione fiorentino (poi i programmi andranno a scemare verso il già detto ed il già visto) ed incoraggiante,
spumeggiante e corroborante.
Ad esempio come non salutare l’arrivo di Alessandro Bergonzoni che torna al suo amato
Teatro Puccini con il nuovo “Nessi” (7, 8) che,
facile e scontata ironia, non è il mostro di Lockness ma le sinapsi sintattiche, associative e concettuali che collegano parole, frasi, idee le une
alle altre. Praticamente quello che ha sempre fatto, gettare ponti, creare basi, molti voli pindarici
e qualche tuffo carpiato letterario.
Perché con le parole tutto diventa possibile, senza giocarsi, senza prestigiatori ma spremendole
a fondo nei loro più profondi significati e recondite radici lessicali per estrapolarne il magma del
pensiero, sorridendo della nostra intelligenza
troppo spesso messa a nanna troppo presto.
Non è certo da meno il Teatro di Rifredi che
nel mese autunnale per eccellenza spara le sue
catucce migliori. Sarà una mitragliata di qualità
con cinque proiettili ad impallinare la platea.
Partendo dal linguaggio muto dell’inglese Nola
Rae, una delle poche donne mimo al mondo in
one (wo)man show, che con “Napoleone in fuga
inseguito dai conigli” (1, 2) omaggia l’imperatore
di bassa statura (no, non è il Signor B., da poco
grande amico intimo di Luxuria) con la mano
perennemente nel taschino. Soprattutto racconta, nell’anniversario dei duecento anni, il generale mignon sull’isola d’Elba (anche il regista
Paolo Virzì ne fece una sua personale trasposizione in “Io e N.”) con il linguaggio universale
del clown che trascina la tragedia nella risata, il
dramma nel caos.
Sempre nel teatro dei Pupi e Fresedde due piece
a sfondo Lgbt, ma non solo, ovviamente.
Si parla di diversità e di accettazione, di crescita
e di confronto/scontro tra la propria visione del
mondo, i propri desideri e la morale condivisa,
benpensante e perbenista che attita, giudica,
emargina, altre volte umilia o uccide: prima
“Operetta burlesca” di Emma Dante (15, 16),
subito a seguire “Io mai niente con nessuno avevo
fatto” (18) dei giovani di Vucciria Teatro. Sicilia
avanti tutta. Ed ancora risate e muto con “Far
West” degli spagnoli Yllana, anche loro scoperti
da Mordini & Savelli nei loro giri internazionali
alla ricerca di talenti visuali provenienti da mezzo mondo.
Dopo il mondo marino, dopo i toreri sull’orlo di
una crisi di nervi, dopo i neofiti Indiana Jones,
eccoci nel pericoloso universo di polvere, whisky e pistoleri, di mandrie, tabacco da masticare
e legge del più forte alla conquista dell’oro, della
frontiera, degli indiani. Per chiudere la cinquina “Il malato immaginario” (dal 27 al 30), una
certezza la firma di Ugo Chiti, da Moliere fino
all’Arca Azzurra, che estrae dal genio francese
la chiave di lettura più esistenziale vedendo nel
“malato” ognuno di noi che, bulimici ed insoddisfatti di vita, medicamentosi ed ipocondriaci,
abbiamo paura di quello che ci stuzzica, e ci innamoriamo di ciò che temiamo: la vita e la morte vanno sempre a braccetto.
Boom anche al Teatro della Pergola con tre
grandi interpreti: Gabriele Lavia, direttore artistico, o meglio consulente termine più trendy,
con una nuova produzione tutta fiorentina, i “Sei
personaggi in cerca d’autore” (fino al 2), a seguire
torna (a grande richiesta?) “Servo per due” (dal
4 al 9) con Pierfrancesco Favino ed infine
Umberto Orsini con “La leggenda del grande
inquisitore” (dall’11 al 16). Un buon trittico per
aprire una stagione non così demodé, come le
ultime alle quali ci avevano abituato.
ARTE
È
di giovanni bartolozzi
5
RADICAL TOOLS
in mostra a Base-Progetti per l’arte,
una delle più significative rassegne sulle avanguardie radicali fiorentine degli
anni Sessanta. Radical Tools ha scandito l’estate nostrana con sette mostre dedicate ai
sette gruppi fiorentini che hanno segnato quella
corrente passata alla storia come Architettura
Radicale. Si tratta di un movimento artistico
e culturale che ha avuto un riverbero su scala
mondiale con numerosi esponenti come Peter
Cook, Cedric Price, Hans Hollein o Gaetano
Pesce, che nel clima culturale della Firenze di
quegli anni ha prodotto una ricerca originale e
riconoscibile a cavallo tra arte visiva, architettura e design, celebrando una nuova propensione
verso il progetto.
Archizoom, Buti, Pettena, Superstudio, Ufo,
Zziggurat e 9999 sono i protagonisti di questa
storia che inizia il suo corso nel 1966 con la mostra Superarchitettura a Pistoia, di Archizoom e
Superstudio, a cui si sono affiancati altri gruppi
nati in seno alla Facoltà di architettura di Firenze.
Nel febbraio del 1969, il gruppo 9999 inaugura
a Firenze lo Space Electronic, luogo sperimentale e ibrido nato come punto di incontro dei
movimenti d’avanguardia, che durante la contestazione studentesca è stato il centro della nuova
cultura pop. Lo Space Electronic era luogo delle
arti, dei seminari, del teatro d’avanguardia, naturalmente della musica e del divertimento: di
quella cultura del tempo libero che ha caratterizzato la Generazione della Contestazione.
Chi sono e cosa lasciano alle nuove generazioni
questi protagonisti? Vediamolo sinteticamente.
Archizoom sono gli autori della No Stop City,
la città senza architettura, diffusa sul territorio e
costruita sulla logica della accumulazione merceologica; tra gli oggetti realizzati in quegli anni
per Poltronova, la Superonda è forse divenuta
l’icona della cultura Pop.
Remo Buti è un esponente silenzioso, grazie
alla sua formazione di “archigiano” ha dato
un contributo trasversale al progetto, con una
produzione sempre volta all’essenza che spazia
dall’allestimento all’architettura, dal disegno al
design: basti ricordare i suoi “Piatti di architettura”.
Gianni Pettena, autore del libro L’Anarchitetto,
figura poliedrica, protagonista ma anche storico
e studioso dell’architettura Radicale. Le prime
occasioni di docenza negli Stati Uniti gli hanno
consentito di realizzare opere significative come
Wearable chair, Ice I e Ice II, Red Line.
Superstudio è uno dei gruppi di punta che ha
notevolmente contribuito alla diffusione del
movimento fiorentino. Le loro conferenze
all’A.A. di Londra hanno influenzato i più grandi architetti contemporanei. Nel 1969-70 con
il celebre Monumento continuo sviluppano un
progetto critico sull’architettura ipotizzando un
modello di urbanizzazione totale.
Ufo, sono autori di happening e performance
nelle strade e nelle manifestazioni pubbliche
volti a spettacolarizzare l’architettura e le sue
icone, con uno sguardo dissacrante e provoca-
torio. Da queste premesse nascono lavori come
gli Urboeffimeri, Boutique Mago di Oz, le Case
Anas, Giro d’Italia.
Zziggurat si caratterizza per un interesse rinnovato e mitico nei confronti dell’architettura.
Palcoscenico delle loro visioni urbane pop è Firenze, come nella Città lineare per Santa Croce
o nel progetto Florence too late to be saved? in
cui la natura si riappropria dei monumenti della
città.
9999 inaugura il proprio studio in una fattoria
a Marignolle e, poco dopo, lo Space Electronic
nel centro di Firenze. Campagna e citta quindi,
tecnologia e natura sono al centro di una riflessione ancora oggi attuale, che ha animato i loro
progetti, tra i quali ricordiamo l’happening con
proiezioni su Ponte Vecchio.
Dopo il successo delle sette esposizioni, la mostra finale di Radical Tools tiene insieme esperienze nate in un contesto culturale comune che
ha prodotto opere e progetti caratterizzati da
marcate diversità all’interno delle quali è possibile scorgere grandi tematiche di riferimento.
Rimane e sarà visibile in mostra fino al 15 novembre una produzione eterogenea, che nel suo
insieme ha indagato campi inconsueti e accattivanti della ricerca progettuale.
Radical Tools è un progetto di Base-Progetti per
l’arte con Pino Brugellis, Lorenzo Bruni, Giovanni Bartolozzi.
6
PELLICOLE
di caterina liverani
50 GIORNI DI CINEMA
PER TUTTI
I
nnovazione, donne, famiglia, giovani, generazione 2.0, grandi maestri e giovani promesse… All’ottava edizione della 50 Giorni
di cinema internazionale di Firenze, dal 29
ottobre al 14 dicembre, la vita viene raccontata
in tutte le sue sfumature attraverso dieci festival
presentati al Cinema Odeon senza soluzione di
continuità.
France Odeon (30 ottobre-2 novembre) celebrerà il regista Alain Resnais scomparso la scorsa primavera a novantun anni, durante i quali ha
firmato capolavori come Hiroshima Mon Amour
e L’anno scorso a Marienbad. Sabine Azéma, moglie di Resnais, presenterà Aimer, boire et chanter,
ultima opera del maestro, mentre Marc Fitoussi
accompagnerà in anteprima italiana La Ritournelle con Isabelle Huppert.
Il ritmo del fado, la voce di Mercedes Sosa e tantissime immagini e note per Immagini & Suoni
del Mondo. Festival del Film Etnomusicale
(3-5 novembre) che facendo conoscere e riscoprire musica e strumenti al pubblico fiorentino
è giunto con successo alla sua settima edizione.
Trentacinque sono invece gli anni del cinema al
femminile del Festival Internazionale di Cinema e Donne (6-11 novembre) che quest’anno
riflettendo sul tema “L’origine del mondo” proporrà un percorso alla scoperta della cinematografia al femminile di diversi peasi tra cui Svezia, Portogallo, Olanda e Canada, quest’ultimo
rappresentato dalla regista Leone d’Argento nel
1984 Micheline Lanctôt.
Media, globalizzazione, ma anche street art,
natura e pittura classica nella selezione di do-
cumentari de Lo Schermo dell’Arte Film Festival (12-16 novembre) che nella sua settima
edizione presenterà tra gli altri i documentari
Naissance d’un musée sull’apertura del nuovo
Louvre-Lens nella regione del Pas-de-Calais in
Francia, Apicula Enigma curioso e affascinante
viaggio che esplora la vita delle api, Cutie and the
Boxer delizioso racconto della vita matrimoniale e dell’opera del neodadaista Ushio Shinohara, Tim’s Vermeer sulla poliedrica personalità
dell’ingegnere americano Tim Jenison e la sua
ossessione per Vermeer.
Una realtà giovane che si va affermando con
sempre maggior impegno quella del Balkan
Florence Express (17-20 novembre), organizzata con Oxfam Italia, durante il quale sarà
presentata, in collaborazione con il Festival dei
popoli, l’opera collettiva I ponti di Sarajevo presentato all’ultimo Festival di Cannes, insieme a
dei focus sulle nuove realtà cinematografiche di
Serbia, Macedonia, Kosovo, Croazia, Bosnia e
Slovenia.
Il regista israeliano Eythan Fox (Yossi and Jagger,
Camminando sull’acqua) con il suo ultimo film
Cupcakes sarà l’ospite speciale della dodicesima
edizione del Florence Queer Festival (21-27
novembre) brillante kermesse dedicata all’universo LGBTIQ. Tra i tanti titoli in programma
Boy Meets Girl di Eric Schaeffer, Global Gay di
Frédéric Martel et Rémi Lainé e Pierrot Lunaire
dell’autore cult canadese Bruce LaBruce; spazio
anche ai cortometraggi con i due concorsi Videoqueer e Se hai testa fai il test.
Il grande cinema documentario sarà in scena
all’Odeon dal 28 novembre al 5 dicembre per il
55° Festival dei Popoli con il concorso ufficiale,
la sezione Panorama con il meglio del documentario made in Italy, il laboratorio Doc at work in
cui, tra workshop e incontri, progetti in fase di
realizzazione vengono proposti a distributori,
editori e buyers internazionali. La retrospettiva
della cinquantacinquesima edizione sarà dedicata al documentarista olandese Jos de Putter.
River to River, il festival fiorentino dedicato al
cinema indiano (6-12 dicembre) nella sua quattordicesima edizione sceglie di puntare sulle
nuove generazioni con le anteprime di Diary Of
an Overly Reactive Middle Aged Teenager, Acceptance e Hank and Asha, storie di grandi aspirazioni, di social network e d’amore. Spazio anche
ai documentari, alle retrospettive, ai corti e naturalmente alle suggestioni di Bollywood.
Il cinema per tutta la famiglia viene dall’estremo
nord con l’avvicinarsi del Natale e della sesta
edizione di Una Finestra sul Nord. Rassegna
di cinema finlandese, in cartellone il 13 e il 14
dicembre per arrivare alla conclusione della 50
Giorni come sempre affidata al Premio N.I.C.E.
Città di Firenze che il 14 dicembre proporrà il
film vincitore di N.I.C.E. USA 2014.
Per le promozioni di Trenitalia, gli ingressi a
prezzo ridotto, le app da scaricare e la collaborazione con MymoviesLive!, che proporrà un film
al giorno nella sala virtuale, e tutte le news consultate la pagina web www.50giornidicinema.it,
per gli approfondimenti sulle pellicole in programma veniteci a trovare sulla pagina facebook
di Lungarno!
L’ESPERTO CONSIGLIA
IL CLASSICONE
Tre fratelli, tre diversi
modi di affrontare una
difficile identità comune
legata alla Ndrangheta. Rocco pur essendo
coinvolto nel riciclaggio
di denaro vive a Milano
facendo l’industriale, Luciano rifiuta la criminalità
ed è rimasto a vivere in
Aspromonte dove alleva
bestiame, mentre Luigi il
più giovane e irrequieto è
coinvolto in un traffico di
droga internazionale.
Una bravata compiuta da
Leo, figlio unico di Luciano, riaccende la guerra fra
i clan facendo sgretolare
gli equilibri della famiglia.
Presentato all’ultimo Festival del Cinema di Venezia Anime nere di Francesco Munzi è un’opera tanto cruda quanto coinvolgente che racconta
magistralmente una storia di rancore, di onore e d’amore universali
ambientata in Italia. Sposando con mestiere il cinema di impegno a una
impeccabile messa in scena, Munzi, al suo terzo lungometraggio, dona
nuova e potente linfa al complicato panorama cinematografico italiano,
regalando allo spettatore la possibilità di una riflessione profonda e umana nella quale è impossibile non restare coinvolti.
Trelkovski un giovanotto mite
e un po’ imbranato si trasferisce in un appartamento
parigino lasciato libero dopo
il tentato suicidio della precedente inquilina, la misteriosa
Simone. Colpito dalla vicenda
si reca all’ospedale in cui la
poveretta giace in fin di vita e
dove conosce Stella, un’amica
di Simone dalla quale è immediatamente attratto.
Il nuovo appartamento si rivela quanto mai inospitale per
Trelkovski che si sente continuamente osservato dai bizzarri vicini e morbosamente
incuriosito dagli oggetti e dalle abitudini della precedente
ospite.
Paranoia, tensione, erotismo e
un pizzico di humor nero in questo superbo film diretto e interpretato da
Roman Polanski che, rientrato in Europa dopo il successo di Chinatown
e il tragico assassinio della moglie Sharon Tate, elabora le tematiche e
le suggestioni di Rosemary’s Baby in una chiave più confidenziale, nella
quale molti non hanno esitato a notare ammiccamenti di carattere biografico.
ANIME NERE
L’INQUILINO DEL TERZO
PIANO (1976)
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EMERGENTI
di eleonora ceccarelli
UN PO’ DI
ZENZERO
I
l biologico è di moda. Il biologico vero non
esiste. Il biologico fa molto casual chic. E in
questo periodo è anche una parola un po’
abusata e utilizzata impropriamente. Verissimo. Proviamo però a parlarne e a guardare oltre.
Il biologico è anche tanto altro. Come sarebbe
bello se qualcuno cucinasse per noi nel rispetto
dell’ambiente, sostenendo la manodopera locale e rurale, preservando la qualità delle acque e
dei terreni, facendo del bene a sé e a tutti gli altri,
ma con un gusto migliore! Anche questo significa biologico eppure accade realmente.
Un gruppo di ragazzi ha realizzato il proprio
sogno buttandosi senza paura e con molta incoscienza, a detta loro, in un’avventura nuova e
enorme. La cooperativa Zenzero nasce a metà
del 2006 sulla base di valori e di principi etici
che ancora ne sono le fondamenta. Nel 2008
concepisce il bio catering, ad oggi la principale
attività, poi la distribuzione nelle mense degli
asili nido, fino ad arrivare alla bio gastronomia.
Tutto questo è stato possibile grazie ai finanziamenti concessi da MAG6 di Reggio Emilia,
una cooperativa a sostegno di iniziative che promuovono l’imprenditoria finalizzata al sociale
con un minor impatto ambientale. Una finanza
alternativa che aiuta i giovani a inserirsi nel mer-
cato reale attraverso rate flessibili e un approccio
diverso da ogni altro istituto. Ciò ha permesso la
nascita di questa realtà unica sul territorio, realtà
che sta crescendo e specializzandosi sempre più.
Oltre al catering viene offerto anche un servizio
di allestimento sempre nel rispetto dei principi
base della cooperativa: le materie prime sono
selezionate e certificate da fornitori locali e da
piccole imprese.
La sede è molto bella e accogliente, con tavolini dove potersi accomodare a gustare i prodotti
take away della bio gastronomia.
Nei nuovi bellissimi locali di via del Ponte Sospeso, dietro una vetrinetta deliziosa, sono
esposte molte specialità: verdure, polpette, lasagne, schiacciatine e torte, ma anche prodotti
confezionati che, se per ovvie ragioni non sono
frutto del territorio, provengono comunque dal
circuito equosolidale. Inoltre nella corte c’è anche un calcio balilla, icona di un Italia lontana
che porta sempre dentro un sorriso.
La cosa che maggiormente mi ha colpito della
squadra è la totale mancanza di estremismo,
aspetto che purtroppo spesso accompagna coloro che si muovono in questo ambiente. La
cooperativa, infatti, rispetta ogni tipo di scelta
alimentare affiancando alla cucina vegana e ve-
getariana carne e pesce, conditi con fantasia,
creatività ed energia.
Insomma diciamo che anche se George Clooney, contro ogni pronostico, si è affidato a un
altro catering per il suo matrimonio, il sogno di
estendere i confini fuori dalla Toscana rimane.
Eppure l’ambizione maggiore della cooperativa
resta quella di poter allestire il primo matrimonio tra coppie omosessuali in Italia. Coppie che
si amano e dicono sì non per una convenzione,
non perché l’abito bianco sia uno status sociale e non per colpa dell’orologio biologico che
avanza.
In merito molte iniziative sono già state realizzate da questi ragazzi, dimostrando un grande
impegno nel cercare di portare avanti gli ideali
che li animano.
La loro fortuna? Avere la libertà di continuare a
fare ciò in cui realmente credono, trovando un
punto d’incontro con il cliente senza venire mai
meno ai loro principi.
Insomma se hai in mente di sposarti a dicembre
e di avere dei bei pomodorini succosi per l’aperitivo, te li puoi scordare! Ma come è buono lo
zenzero candito? Ottimo direi…
http://zenzerocooperativa.it/
11 / 16 novembre
UMBERTO ORSINI
LA LEGGEDENDA DEL
GRANDE INQUISITORE
da Fedor Dostoevskij
regia Pietro Babina
18 / 20 novembre
TEATRO GOLDONI
CRONACA DI UN
AMORE RUBATO
4 / 9 novembre
PIERFRANCESCO FAVINO
di Dacia Maraini
uno spettacolo di e con
Federica Di Martino
SERVO PER DUE
One Man, Two Guvnors
di Richard Bean
regia Pierfrancesco Favino
e Paolo Sassanelli
20 / 22 novembre
17 novembre
EDOARDO SYLOS LABINI
NERONE
UBU AND THE TRUTH
COMMISSION
di William Kentridge
e The Handspring Puppet
Company
da Massimo Fini
di Edoardo Sylos Labini
Biglietteria
Via della Pergola 24
Tel. 055.0763333
[email protected]
Lun > sab 9.30 > 18.30,
domenica riposo
www.teatrodellapergola.com
10
PERSONAGGI
di riccardo morandi
FEDERICO
FIUMANI
S
e Genova ha avuto De André e la scuola
dei cantautori genovesi negli anni Sessanta, a Firenze decine di anni dopo abbiamo avuto Diaframma, Litfiba, Neon e
Moda. Il capitano della Firenze rock del decennio
del Drive In è rimasto senza dubbio Federico Fiumani. I Diaframma sono la band che per prima ha
incollato, usando la Coccoina, pezzi di manichini
con le spalline, ciuffi wave imbiancati, chitarre consumate con lettere d’amore e sesso di amanti a tratti
stanchi, regalando al panorama musicale nostrano
un quadro nervoso e sentimentale che i più hanno
giustamente definito “punk cantautoriale”. Incontriamo Federico Fiumani, in un caldo pomeriggio
settembrino, prima di una partita della Fiorentina.
Hai appena finito di registrare un album personale di cover, cosa abbastanza singolare per te
se si pensa al fatto che questi brani sono di cantautori italiani degli anni Settanta. Qual è stata
la molla che ti ha portato a questo tipo di progetto? Da quanto ci pensavi?
Era da qualche anno che ci riflettevo. In questo
lavoro ho cercato di riprendere i miei ascolti precedenti al 1977, anno in cui ho scoperto il punk,
genere che ha fatto da mio spartiacque personale.
La cosa è stata molto piacevole, soprattutto perché
ho avuto modo di lavorare con Alessandro Grazian,
che di questo disco ha curato arrangiamenti ed esecuzioni. Sono i brani con cui sono cresciuto, brani di autori italiani come Conte e Guccini, che mi
hanno accompagnato e mi accompagnano ancora.
Per l’uscita in vinile, e solo per quella, ti sei affidato al crowdfounding: una raccolta fondi via
web. Come hai vissuto questa esperienza che
solitamente è sfruttata dai “giovani” che si lanciano in questo mondo?
Be’, il crowdfounding era stato già usato sia da Gianni Maroccolo per il progetto solista VDB23, che
dai C.S.I., quindi in un certo senso mi sono sentito
“legittimato”. Scherzi a parte, spesso mi era stato
chiesto di fare questo esperimento allora mi sono
convinto che poteva essere una buona scommessa.
Non farò nemmeno un tour, anche se mi piacerebbe organizzare una data unica in un locale, magari
proprio a Firenze.
Puoi delineare un percorso della musica indipendente italiana? Tanti ne hai visti passare,
toccare, scomparire. Su chi avresti scommesso
e su chi vorresti scommettere?
Ricordo con molto piacere i Karibean, una band
di Osimo, mio paese natale: suonarono a Firenze
qualche anno fa un ottimo rock psichedelico che
francamente mi impressionò.
Oggi spesso mi portano dei demo, che ascolto volentieri. Altri due nomi sono i Quanti e i Whiskey
& Sodoma. Mi è piaciuto moltissimo Nicolò Carnesi: secondo me è già ad un ottimo livello nella
scena indipendente e pronto per un ulteriore passo
in avanti.
Il tuo concerto apre da anni la stagione solare
del rock a Firenze. Gennaio, alla Flog. Una sor-
ta di “ritrovo degli alpini” per gli ascoltatori. Il
manifesto dei tuoi concerti è da sempre quello
derivato da Boxe, ma che senso ha?
Hai ragione: sono circa ventisette anni che suoniamo a gennaio alla Flog. Il manifesto è lo stesso dal
1989. È iconico, piace ai locali e alla gente, e forse
anche per pigrizia abbiamo sempre lasciato questo
pugno sul mio naso come simbolo. È come un marchio di fabbrica, anche se quest’anno abbiamo provato a cambiare, proponendo un nuovo manifesto
con una foto della band.
Hai iniziato nei Diaframma come chitarrista.
Qual è stato il passaggio attraverso cui ti sei
scoperto cantante? Hai mai avuto paura di non
essere all’altezza di questo ruolo?
Negli anni Ottanta le band new-wave, quali i Diaframma, avevano voci profonde e calde: io non volevo cantare, stavo bene in disparte a suonare la mia
chitarra. Successivamente quando ci siamo sciolti,
dopo Boxe (1988), decisi di trovarmi un lavoro
normale e di chiudere con la musica, ma dopo tre
mesi la voglia di ricominciare è tornata. Provai con
una strana formazione a tre incidendo Gennaio, e
le cose andarono bene. In sostanza il mio approdo
alla voce è stato una cosa naturale, senza traumi. Un
tentativo andato a buon fine.
Il ritorno dei desideri, tuo lavoro datato 1994, ha
come ultimo brano Come sarò fra vent’anni (una
coda, peraltro, un po’ strana e nervosa). Come
ti vedi, adesso, dopo vent’anni?
Sono felice. Le cose vanno bene, incredibilmente
bene: domani siamo a Pontassieve, dopodomani a
Desio. Oserei dire che sono rimasto lo stesso, e che
sono soddisfatto di come sono adesso.
Spesso in Confidenziale proponi dei live personali, senza band, andando sul palco stranamente accompagnato solo dalla tua Fender. Spiegaci
perché non usi la chitarra acustica, come fanno
tutti.
La chitarra acustica è grossa, goffa: se sai suonare bene è perfetta, ma se devi “zappare” è meglio
quell’elettrica. In ogni caso non ho avuto lamentele
dagli ascoltatori.
Del resto anche J Mascis propone un live voce/chitarra elettrica. Diciamo che siamo l’uno ispirazione
per l’altro. (Ride).
«Fiumani non si è mai svenduto, incarnando
un ideale molto romantico in chi segue le cose
del rock. Questo senza dubbio paga, anche se il
rigore estremo può portare a degli errori, e farsi
consigliare è comunque una buona strada».
Sei d’accordo con questo giudizio di Nicola
Vannini, primissima voce dei Diaframma? Ti
saresti dato qualche consiglio in più in passato?
Nicola parla dal punto di vista di un produttore: io
faccio musica per divertirmi.
Quindi le proposte di allargare il pubblico partecipando a Sanremo, con altro piglio artistico, non le
ho accettate, nonostante a un certo punto fossero
quasi un’imposizione. Ho sempre scelto la via per
stare bene e avere l’essenziale per vivere.
Mi fa sorridere il fatto che Nicola, a distanza di
anni, non abbia accettato la mia amicizia su Facebook: forse ai tempi ci siamo lasciati un po’ male.
Firenze: dove porteresti un caro amico per regalare lui un pezzetto inedito e magico di questa
città?
In un negozio di dischi: li amo come luogo d’incontro, di scambio di percorsi artistici e musicali, di
vita. La Firenze rock degli anni Ottanta si è formata
nei negozi, anche se adesso le cose sono cambiate.
Forse lo porterei anche in Piazza Dalmazia perché
l’ho nominata in una mia canzone. Il resto di Firenze rimane una splendida cartolina da cui è impossibile prescindere.
Bobo Rondelli, con il quale abbiamo fatto una
chiacchierata tempo fa, sostiene che un vero artista deve essere malato, e che i lavoratori, i portatori di sani principi, non sono dei veri e propri
geni. Che ne pensi?
Forse Bobo aveva in mente Piero Ciampi! In ogni
caso non credo che ci sia una regola precisa: anche se molti cantanti nel nostro mondo non sono
esattamente “normali”, si incontrano dei geni come
Paolo Conte, un avvocato rispettabile, oppure
Francesco De Gregori, che provano il contrario. In
sostanza non è necessario essere malato per scrivere, assolutamente.
Che valutazione dai del mondo mainstream?
Vorresti o avresti voluto farne parte?
A me sarebbe piaciuto diventare ricco e famoso,
e tutti, bene o male, vorrebbero esserlo. Del resto
questo è un mestiere che puoi fare solo se hai suc-
cesso, piccolo o grande che sia. Io ho trovato una
via soddisfacente, e non ho niente contro chi si arricchisce con le proprie produzioni. Può essere un
bene o un male: guardate che fine ha fatto Vasco
Rossi, rovinato proprio da questo mondo. Forse la
mia strada è quella di suonare in posti più piccoli,
ma va bene, mi accontento.
Hai scritto un libro di poesie dal titolo Odio
Springsteen e gli U2. Perché? È spiazzante ed
estremo, ma li odi sul serio o la tua è una provocazione?
No, io li odio nella misura in cui rappresentano il
rock da stadio, retorico, magari con contorni politici come fanno gli U2.
Ma Springsteen è genuino, è una sorta di “working class hero”.
Sono americanate queste, sono cose che non mi
piacciono. Retorica pura. A me piace più il punk, la
musica suonata nelle cantine.
Bene. Ti salutiamo chiedendoti ovviamente
quali sono stati il primo e l’ultimo disco acquistati.
Con i miei soldi il primo è stato Sheena Is a Punk
Rocker dei Ramones, nel 1977. L’ultimo due giorni
fa: Gira che ti rigira amore bello di Claudio Baglioni.
Sarà fra poco in concerto a Firenze; sono curioso.
12
FENOMENI
di roberto pecorale
RED ROCK
O
gni tanto succede che conoscenti
e amici, ancora ignari del pippone
che farò loro una volta terminata la
domanda, mi chiedano se in Cina
esista il rock.
Non vi obbligherò a leggere tutto fino in fondo e
rispondo subito di sì: esiste, gode di ottima salute e si chiama yaogun.
La letteratura in materia sancisce l’ingresso del
rock in Cina nel maggio del 1986, in occasione
del concerto Let the world be filled with love allo
Stadio dei Lavoratori di Pechino. Erano gli anni
dei Band-Aid e USA for Africa con We are the
world, e fu in questo clima che i produttori decisero che la risposta cinese dovesse essere più
grande, più forte e semplicemente più degli altri,
invitando 107 artisti sul palco e trasmettendo il
festival in Cinavisione. Let the World era la chance per dimostrare al mondo che si stava operando su una scala internazionale, è che la loro scala
era la più grande di tutte.
Tra i numerosi artisti emerse il giovane cantante Cui Jian, che con la sua esibizione segnò
indelebilmente il corso della musica in Cina intonando Yi wu suoyou, il suo brano più famoso,
il cui significato può essere tradotto come “Non
possiedo niente a nome mio”. Cui diede voce
alle ansie, alle disillusioni e alle inquietudini di
un’intera generazione di giovani che stava faticosamente cercando di uscire dal trentennio
maoista. Per la prima volta in una canzone non
si parlava più alla prima persona plurale, di noi,
cioè del Popolo, bensì di una singola individualità.
Vale la pena contestualizzare brevemente la scena musicale cinese del tempo. Mentre negli anni
Sessanta la musica popolare in America poneva
le basi per una ben nota rivoluzione, i giovani cinesi ne stavano vivendo una molto diversa. Negli anni della Rivoluzione Culturale (1966-76)
il mondo dell’Arte era subordinato alla politica e
doveva servire il Popolo, gli artisti erano lavoratori culturali, essenziali nella loro Missione esattamente quanto lo erano i contadini nelle risaie.
In quegli anni trovare qualsiasi forma di musica
al di fuori delle canzoni popolari e inni rivoluzionari trasmessi in loop era semplicemente impossibile.
In seguito le prime riforme economiche dei
primi anni Ottanta favorirono lentamente l’ingresso di canzoni provenienti da Hong Kong e
da Taiwan con Teresa Teng, che nonostante i divieti ufficiali riuscirono a raggiungere gli stereo
e i karaoke cinesi. In quegli anni ci furono anche
le prime esibizioni di artisti stranieri, tra i quali
Jean Michel Jarre (per il suo show si narra abbiano dovuto togliere la corrente ad un’intera area
di Pechino) e gli Wham!, piccoli segnali di apertura per milioni di giovani affamati di musica,
in una realtà dove non era possibile decidere da
quale disco dei Beatles iniziare, occorreva prima
capire chi o cosa fossero i Beatles.
Verso la fine degli anni Ottanta cominciò finalmente a giungere nel Regno di Mezzo un sacco
di musica dall’estero, i cosiddetti dakou: cassette
prima, cd poi, con una parte letteralmente segata, asportata, ma che consentivano comunque
l’ascolto. Erano le eccedenze, gli scarti indeside-
rati del mercato discografico occidentale spediti
nelle discariche cinesi, che contribuirono alla
formazione musicale dei precursori dello yaogun in Cina.
Tornando a Cui Jian, la sua carriera continuò
tra alti e bassi (si ricorda una recente esibizione
in Italia con Baccini al Premio Tenco), ma resta
indiscutibilmente un’icona universalmente riconosciuta da ogni yaogunner cinese.
La scena rock in Cina è quindi un fenomeno
relativamente giovane, in cui è possibile trovare oggigiorno un numero sempre più grande di
gruppi indipendenti che offrono mix eclettici di
punk, noise, musica sperimentale, folk e rock,
gruppi che cercano di farsi spazio e distanziarsi
dall’immagine di un Paese spesso riconosciuto
per la sua creatività conformista e dal pop cantonese zuccherato. Artisti che si collocano al di
fuori dei canali media governativi, accomunati
dalla crescente insoddisfazione verso gli insipidi
modelli proposti. Tra questi non posso che segnalare il mio primo amore assoluto, ovvero i P.K.14, la band che
ha dato vita alla musica alternativa in Cina: una
combinazione di Fugazi e Television che non vi
lascerà indifferenti. Qualora i P.K. avessero fatto breccia, provate anche i Carsick Cars, Xiao
He, The Gar, Lonely China Day, e infine (per
gli amanti del post-yaogun) gli Hualun e i Glow
Curve. Godeteveli!
in alto: gli Hedgehog
(Photo courtesy: Matthew Niederhauser, Sound Kapital,
Beijing’s Music Underground, powerHouse Books, Brooklyn)
14
INTERAZIONI
di pietro principi
AEOLIAN RIDE
PORTATI DAL VENTO
S
e un pomeriggio di qualche sabato fa,
mentre stavate bighellonando tra San
Niccolò e Sant’Ambrogio, vi è capitato di imbattervi in uno strano gruppo
di bianchissime bolle in bicicletta che vi sono
sfrecciate accanto procurandovi il classico effetto non so bene cosa stia succedendo, ma per sicurezza stasera niente alcool e a letto presto, state tranquilli: le avete viste davvero. Possiamo assicurarvi che quelle nuvole scampanellanti non erano
il risultato del vostro venerdì sera un tantino
troppo spavaldo, ma dell’Aeolian Ride, la performance partecipativa su due ruote ideata nel
2004 dall’artista e designer newyorchese Jessica
Findley. Una pedalata pensata per trasformare le
vie della città in uno spazio per l’arte pubblica e
trasformare per un attimo il paesaggio urbano.
Come?
«Un giorno stavo andando in bici per le strade
di Brooklyn con la mia giacca di nylon aperta»
racconta Jessica Findley. «Era come se stessi
volando, e ho pensato che sarebbe stato buffo
creare dei costumi che si gonfiassero col vento
per una grande pedalata collettiva. Ho messo l’idea da parte finché un amico non mi ha chiesto
se avessi un suggerimento da portare al Burning
Man. Gli ho spiegato il progetto dei costumi e
gli è piaciuto tantissimo, ma alla fine ha deciso
di costruire una piovra gigante. Un anno dopo
mi ha chiamata dicendo che stava ripensando
alla mia idea e che dovevo a tutti i costi metterla
in pratica. L’11 settembre era passato da poco e
la mia vita era a un punto morto. Un interruttore mi è scattato in testa e un attimo dopo stavo
progettando dei costumi gonfiabili il nylon anti
strappo.» Conigli, gocce e bolle, creati in un tessuto talmente leggero da gonfiarsi con il minimo soffio di vento e dotati di led per illuminarsi
durante la notte, come una parata di lucciole
giganti.
Da quel momento Aeolian Ride ha attraversato
diciannove diverse città ed è arrivata a Firenze
grazie al supporto di KLM e Holland (dove ci
sono biciclette ci sono spesso degli olandesi di
mezzo!) per festeggiare il suo decennale, ospite
dei ragazzi di Ciclica che lo scorso anno portarono alla Leopolda un altro evento su due ruote made in N.Y., il Bicycle Film Festival. Strano
scorrazzare per il mondo con decine di tute di
nylon in valigia? Per Jessica, è il modo più bello
di conoscere un posto nuovo e le persone che
lo vivono.
«A seconda dei contatti locali che organizzano
l’evento, Aeolian Ride attrae persone diverse,
tutte unite dall’amore per la bicicletta. Artisti,
bike messenger, appassionati o anche solo curiosi. Il risultato è sempre lo stesso: gente che
si diverte, che ride, che torna bambina facendo
qualcosa che nella vita di ogni giorno non farebbe mai.»
Jessica è arrivata all’aeroporto in Italia con una
valigia piena di costumi che si gonfiano pedalando e una tavola da surf sotto il braccio: un’altra
delle sue passioni che ha sempre il vento come
comune denominatore. In effetti, il nome all’Aeolian Ride deriva da un termine greco che significa proprio “portato dal vento”. Però come dice
lei, «i costumi si gonfiano, ma niente paura, non
verrai trasportato via, almeno non dal vento!».
http://www.aeolian-ride.info
TAKE YOUR TIME
15
di isabella tronconi
MARMI TESSUTI
L’
Arte di Calimala fu una delle più illustri fra le Arti Maggiori fiorentine,
deputata principalmente al commercio internazionale di tessuti. La sua
nicchia, a Orsanmichele, campeggia in posizione d’onore su Via Calzaiuoli (angolo Via de’
Lamberti), un angolo nobilitato dalla presenza,
all’interno della chiesa, dell’abbacinante tabernacolo dell’Orcagna, normalmente inondato
di luce prima che le arcate del loggiato al primo
piano venissero murate alla fine del ‘300. Agli
inizi del ‘400 l’Arte era tanto ricca e potente da
poter commissionare per la suddetta nicchia
una colossale statua in bronzo del suo santo
patrono, San Giovanni Battista, al Ghiberti, che
nel 1412-’16 fuse così il primo grande bronzo
a tutto tondo dall’antichità classica, dotandolo
persino di cornee placcate d’argento (il magnifico originale si può ammirare -insieme a tutte le
altre statue originali della chiesa- nel Museo di
Orsanmichele, visitabile gratuitamente il Lunedì). Lo stemma dell’Arte era l’aquila che artiglia
una “balla ammagliata” o un “torsello” di dodici/
tredici panni avvolti nel feltro, così confezionati
per lo smercio. Questo stemma è ancora visibile all’esterno di almeno una trentina di edifici
del centro sotto forma di “pietrino”, una pietra
scolpita con l’emblema dell’istituzione che deteneva la proprietà dell’immobile: in Via delle
Caldaie 30, in Via della Chiesa 19, in Piazza del
Duomo 4, in Via Maggio 6, in Via Palazzuolo
124 e 186r, in Via del Prato d’Ognissanti 22, 24,
30, 36, 38, 52 e 54, in Piazza San Giovanni 6 e
8, in Via San Niccolò 24, in Via San Zanobi 49r,
51r, 53r, 55r e 57r, in Via de’ Servi 30, 32, 34 e
36, in Piazza della Signoria 1, in Via Toscanella 10, in Via Vacchereccia 3, in Via della Vigna
Nuova 7. Tutti questi edifici dovettero essere,
in passato, case di proprietà dell’Arte, alcune di
esse persino identificate dai numeri di posizione
nel registro delle possessioni, simili a numeri civici: la sede ufficiale dell’Arte si trovava dal 1359
nell’isolato compreso fra Via dei Calzaiuoli 1r5r, Via Calimaruzza 2, Piazza della Signoria 4a,
via Porta Rossa 1r, con i locali della farmacia
Molteni che dovettero un tempo ospitarne la
sala dell’udienza. In Via Calimaruzza (già “Calimala Vecchia”, o “Calimala Francesca”) 2a, la
presenza di un arco acuto con lo stemma su di
un campo disseminato di gigli di Francia ci testimonia della presenza, qui, dell’ingresso alla sede
dell’Arte, importatrice di panni di lana “franceschi” (francesi) dalle fiere della Champagne.
Questi panni arrivavano grezzi a Firenze, e qui
venivano rifiniti fino a diventare di qualità altissima: l’Arte della Lana, invece, si occupava della
produzione di panni di lana a livello interamente
e prettamente locale.
Altre due aquile con il torsello svettano sul col-
mo di due degli edifici religiosi più importanti
di Firenze, una sulla Porta Nord del Battistero,
l’altra in cima alla facciata di San Miniato al
Monte. L’Arte di Calimala aveva infatti il patronato di entrambi, a partire rispettivamente dal
1150 e dal 1180. Sempre all’Arte di Calimala si
deve infatti la commissione delle tre porte del
Battistero.
È proprio all’interno di questi due edifici che
si può forse vedere una meravigliosa eco di ciò
che furono i materiali commerciati dall’Arte nel
suo periodo più antico e sconosciuto, prima del
1220. Prima di quella data l’Arte doveva importare attraverso l’allora potentissima Pisa e l’Arno
le lane e le sete preziose dall’Egitto, dalla Siria,
dal Maghreb, dal “Garbo” (forse la Penisola Iberica, da “Algarve”). È probabilmente a questi
tessuti -spesso conservati solo a sparuti brandelli, in tutti i musei del mondo- che dovettero
ispirarsi i marmorarii che realizzarono le splendide tarsìe tipiche del Romanico fiorentino e
soprattutto dei pavimenti del Battistero e di San
Miniato.
Dal 1220, anno d’inizio delle guerre fra Pisa e
Firenze, i rapporti commerciali fra i due comuni
si interruppero: fu da allora che Calimala iniziò
la sua attività con i panni “franceschi”, dall’Inghilterra e dalle Fiandre.
16
OMAGGI
di marco fattori
SERGIO LEONE
S
ergio Leone, figura originale, è stato
tra i cineasti italiani più significativi
al mondo. Nei primi anni Sessanta il
cinema italiano entrava in una fase di
trasformazione, in bilico tra vitalità d’autore e
crisi dei filoni popolari del decennio precedente. Nel tipico mix nostrano di astuzia, genialità
e approssimazione cominciò a farsi strada l’idea
di ricalcare il western, il genere americano per
eccellenza, che andava perdendo rapidamente
il suo fulgore. Tra vari registi, Leone ebbe l’intuizione di ribaltare le convenzioni tradizionali
del genere e introdurne di nuove sebbene le sue
opere all’inizio fossero considerate di scarso valore artistico. In seguito i critici cominciarono
a cogliere gli aspetti innovativi del suo cinema,
non di rado accostato a quello di Sam Peckinpah, subendo nel corso degli anni una notevole
rivalutazione. Lo stile, la passione per i dettagli,
il tempo dilatato e la tecnica innovativa dei suoi
sette film hanno fatto sì che le pellicole entrassero a pieno diritto nella storia del cinema. Impregnate dei miti cinematografici americani (fatto
comune a molti cineasti e cinefili italiani), risentono di quel senso di timore reverenziale che
si prova di fronte alla grandezza di Hollywood.
La Trilogia del dollaro, conosciuta anche come
la Trilogia dell’uomo senza nome (senza nome
sì, ma dal soprannome “il monco” o “il biondo”
nel secondo e terzo episodio), comprende i tre
primi spaghetti western diretti da Leone, aventi
per protagonista un giovane Clint Eastwood che
recita e veste nella stessa maniera in tutte e tre le
pellicole, con colonne sonore di Ennio Morricone divenute celebri e parte integrante dei film
stessi. Sullo schermo si alternano Gian Maria
Volonté (interpretando la parte del cattivo nei
primi due), Lee van Cleef (prima buono nell’indimenticabile ruolo del Colonello, poi cattivo in
Sentenza) e un grande Eli Wallach nella migliore interpretazione della sua carriera con il brutto
e farsesco Tuco.
Il regista avrebbe voluto ingaggiare Charles
Bronson e Henry Fonda i quali, non conoscendo Leone, chiesero molti soldi pur di non fare i
film. Quindi il regista si rivolse ad attori meno
costosi quali James Coburn e Clint Eastwood,
che la spuntò perché più a buon mercato. La differenza era, è il caso di dirlo, un pugno di dollari,
o se vogliamo vederla dalla prospettiva di Coburn qualche dollaro in più.
Sono film che mettono in scena un far west
cinico, brutale, realistico, stravolto rispetto
ai modelli di John Ford, di Henry Hawks o di
Anthony Mann, ma nello stesso tempo tanto
astratto da poter riacquistare l’aura fiabesca originaria. In tutti Leone porta alla luce il lato nascosto della leggenda della frontiera, sottolineandone la durezza fisica e liberandola dall’alone
romantico e da qualsiasi giustificazione poetica;
vi sono sequenze di una violenza così cruda che
raramente si era vista.
Per un pugno di dollari (1964), girato tra Roma
e la Spagna in difficilissime condizioni, non solo
inaugurò la fruttuosa collaborazione creativa
con Morricone, ma trasformò il western in un
nuovo tipo di favola: brutale e realista in superficie, mitica nell’essenza.
Il successo del primo mise Leone in una posizione di forza, che gli consentì una maggiore libertà
di accentuare gli episodi collaterali e le divagazioni caricaturali o, addirittura, di sbizzarrirsi
nelle tonalità surreali come accade in Per qualche dollaro in più (1965). Tra assalti e agguati,
sparatorie e beffe, il Monco e il Colonnello inseguono il crudele Indio e una congrega priva di
codici morali, degradata, dominata dall’avidità e
squassata dall’istinto di morte, contrapponendo
ironia e dramma, mito e storia. Il film ottenne
un risultato ancora più cospicuo del precedente,
finendo fatalmente con l’inasprire le polemiche
dei recensori. Ci volle ancora del tempo perché
si arrivasse a cogliere il senso di lotta esistenziale
che non vuole celebrare il culto della violenza,
ma vedere la cognizione del dolore e l’accettazione del destino.
In Il buono, il brutto, il cattivo (1966), la cui la
durata di ben tre ore ne rivela tutta l’ambizione
facendone uno dei più famosi western di tutti
i tempi, la cura scenografica, la ricostruzione
dello sfondo storico della guerra di Secessione, affrontata con inedita disinvoltura nella sua
crudezza e crudeltà, le notevoli scene di massa,
soprattutto belliche, conferirono al film un tono
epico molto più marcato di quelli precedenti.
Questi tre film dallo strepitoso successo popo-
17
lare, tanto in Europa come negli Stati Uniti, furono il modello del genere negli anni Sessanta
e Settanta. E dire che il primo era uscito nelle
sale italiane come riempitivo fra la fine dell’estate e l’inizio della stagione vera e propria: erano
gli anni in cui gli spettatori affollavano le sale, e
dopo il tripudio delle arene estive si tornava al
chiuso, anche se la stagione era ancora buona.
Avrebbe dovuto resistere una settimana o due,
invece andò avanti fino all’inverno. L’influenza
di Leone fu tale che da allora in molti western
prodotti negli USA si adottò un’impostazione
di personaggi e situazioni che si fece via via più
vicina a quella italiana di qualità, piuttosto che al
western classico di John Ford.
Nel ’68 il regista aggiunse il capolavoro monumentale C’era una volta il West, in cui recitarono,
come aveva sognato, Henry Fonda e Charles
Bronson, in un affresco nostalgico sull’epopea
del West al tramonto i cui personaggi acquistano un maggiore spessore umano rispetto
alla Triologia, e dove la magistrale abilità tecnica e narrativa del regista dà vita a un’elegia su
quell’età dell’oro narrata in tante favole americane e irrimediabilmente distrutta dalla realtà
storica. Il film, alla cui stesura collaborarono
Bertolucci e Dario Argento, pur conservando e
anzi, accentuando lo stile solenne ed epico delle
opere precedenti, si avvicinava al western classico con maggior ambizione, rispetto, e con un
rigore filologico ancora più minuzioso. Come
Leone dichiarò, la pellicola metteva in scena
tutti gli stereotipi del western (la prostituta re-
denta, il fuorilegge romantico e individualista,
il pistolero cinico al servizio dell’uomo d’affari,
il vendicatore solitario), nell’intento di rendere
omaggio al filone americano per eccellenza attraverso numerosissime citazioni dei classici. Il
senso del film, la sua poetica, la sua epica, più
che nel complesso svolgimento, stanno nella
lunghissima sequenza finale, mirabilmente accompagnata ancora una volta dalle melodie di
Morricone, sequenza in cui il cavaliere silenzioso e solitario Armonica si allontana a cavallo
dal fervido lavoro degli uomini della ferrovia
(chiaro simbolo del nuovo mondo che avanza
e scaccia senza volere quello vecchio), portando sull’altro ronzino il corpo del suo simile, lo
splendido Cheyenne.
Infine nel ’71 esce Giù la testa!, film sulla rivoluzione messicana (e irlandese). Influenzata dalla
realtà e dai dibattiti politici italiani dell’epoca,
quest’opera fu una tarda reazione agli idealismi
con cui era stata presentata la rivoluzione messicana; il film non ottenne successo e lo stesso
regista ne rimase vagamente deluso, benché la
poetica anche di questa pellicola non sia certo inferiore alle precedenti. Infatti, omaggio
al grande irlandese John Ford (The informer,
1935), presenta non pochi momenti di elevata
qualità visiva e spettacolare, accanto ad altri di
vivo coinvolgimento. I detrattori di Leone ebbero grande soddisfazione dalle numerose critiche che trovarono uniti gli esegeti neutrali con
la sinistra, indignata per la maniera “ambigua e
grossolana” con la quale sarebbero state trattate
questioni come la dialettica tra le classi e la presa
di coscienza politica.
Da un’idea di Leone (che ne fu il produttore), il
regista Tonino Valerii ricavò Il mio nome è nessuno del ’73, che ha come protagonisti Henry
Fonda e Terence Hill (nel frattempo diventato
famoso insieme a Bud Spencer per il sequel Trinità). Si tratta di un confronto fra la tradizione
americana, bisognosa di un rinnovamento radicale, e quella nuova italica, scoppiettante, ironica e autoironica. Troviamo una continuità nel
personaggio di Fonda che già rappresentava la
malinconica filosofia di un’epoca al tramonto,
nelle vesti di spietato bandito. In questo caso,
seppur enigmatico, è un eroe/pioniere dagli
epici valori morali. Dall’altra parte l’opera si
contraddistingue per quell’allegria scanzonata
e quella ironia che sfociano in una più aperta
comicità tipica del filone del western comico
appena nato proprio con Trinità. La contrapposizione è la nota più originale del lavoro. Il nome
di Peckinpah è inciso sulla lapide in un cimitero,
omaggio di Leone al regista per il secco rifiuto
di dirigere il film sulla rivoluzione messicana.
Leone, talmente arrabbiato dai modi bruschi
dell’americano non solo decise di realizzare
personalmente il progetto, ma pensò anche di
omaggiare il rivale.
Il primo western all’italiana in assoluto fu prodotto nel ’59, infatti diversi altri precedettero
quelli di Leone. Erano film prodotti con budget
ridotti e povertà di mezzi, girati in luoghi che ricordavano il lontano West, ma più vicini e meno
dispendiosi, come il sud della Spagna, il Lazio,
la Sardegna o la Calabria, con attori, spesso di
valore, agli albori della carriera. Nonostante
un’iniziale diffidenza, il genere si andò affermando. Alcuni dei primi western italiani furono
diretti da buoni registi quali Mario Amendola,
Tonino Valerii, Fulci, Sollima, Corbucci, che
inventarono, nell’indifferenza generale, il filone
che poi Leone avrebbe portato a fama mondiale. I primi venticinque film furono scambiati per
avanzi di magazzino americani.
Sebbene la critica si limitò per lungo tempo a riconoscere in Sergio Leone il massimo esponente e maestro indiscusso del genere, dagli anni
Ottanta si è avuta una riabilitazione di alcune
pellicole precedenti, che hanno trovato la loro
espressione più significativa in una retrospettiva
alla Mostra di Venezia del 2007.
Anche New York, nel 2012, ha celebrato lo spaghetti western da Leone in poi, ignorando i suoi
predecessori. Si è tenuto per tre settimane un
ciclo dedicato all’ “età d’oro dell’opera a cavallo
italiana”, con ventisei pellicole chiuse dal paradosso di un western italiano fatto da un regista
americano, Amore, piombo e furore. Il festival è
stato voluto da Tarantino, da sempre appassionato del genere tanto da servirsi prima della famosa scena di Django, presa tale e quale, per un
suo film Le jene, e da realizzare poi il suo Django
unchained.
18
COSE NUOVE
di riccardo sgamato
FORTEZZA ASD
L
a passione per lo skateboard e il longboard ha permesso a un gruppo di
ragazzi di incontrarsi e conoscersi sulle strade fiorentine per poter praticare insieme tali sport. In poco tempo i ritrovi, il
passaparola e gli appuntamenti sono cresciuti.
Con l’aiuto dei social network hanno creano un
gruppo, la Fortezza Crew, come strumento per
promuovere aggregazione e comunicare i luoghi
di ritrovo. In pochissimo tempo la Crew è diventata un punto di riferimento in tutta la Toscana
che coinvolge i riders di ogni disciplina su tavola.
Il 29 luglio 2014 dalla volontà di un ristretto e
affiatato gruppo di amici nasce a Firenze Fortezza ASD. Per sapere di più riguardo all’attività
di questa associazione sportiva dilettantistica
abbiamo intervistato il suo presidente Simone
Sassoli.
Simone, cosa vi ha spinto a fondare la vostra
associazione sportiva?
Ciao e grazie. Innanzi tutto devo fare una premessa: il longboard viene praticato su strade in
discesa e contrariamente allo skateboard non
può essere confinato in uno skate park, in strutture appositamente costruite o improvvisate.
Nel 99% dei casi dobbiamo praticarlo in strade
aperte al traffico e anche se cerchiamo aree con
pochissimo movimento (zone industriali, dismesse o di cantiere…) un minimo di rischio
c’è sempre. Inoltre, non avendo luci e freni, per
il codice della strada siamo considerati illegali.
Gli enti come i comuni si interfacciano meglio
con associazioni riconosciute quindi creando
questo gruppo speriamo di avere la possibilità
di chiudere una strada per qualche ora e organizzare dei ritrovi, dei corsi per principianti o
anche solo skatare legalmente senza correre
troppi pericoli. Detto ciò, la spinta a prendere
questa decisione, oltre alla passione per lo skate
e al desiderio di vederlo crescere e condividerlo
con nuovi amici, è senz’altro la voglia di poter
praticarlo in sicurezza.
Che tipo di supporto avete dalla Uisp territoriale?
Al momento il rapporto è appena iniziato, ma
abbiamo già la possibilità di garantire un’assicurazione per tutelare tutti i nostri rider e stiamo
ultimando la didattica necessaria per la formazione degli istruttori/maestri di longboard. Infatti, mentre questa figura esiste già per lo
skate, per il long (forse proprio a causa
della mancanza di strutture e associazioni riconosciute), mancano istruttori/maestri che possano insegnare.
Quali sono i vostri obbiettivi futuri? Avete in
programma un evento a breve?
Ci stiamo muovendo tra i comuni limitrofi per
poter organizzare il nostro primo contest.
Inoltre essendo Fortezza ASD una polisportiva
vorremmo portare il nostro entusiasmo anche
in altri sport paralleli come lo snowboard, il surf
e il kite.
Sappiamo già che sarà difficile, ma ci piacerebbe
poter chiudere una strada una volta alla settimana. Il nostro sogno sarebbe il viale Poggi, dove
da tre anni viene organizzato, con una grande affluenza di riders e di pubblico, il Florence Open
Skate. Quel viale non è normalmente molto
trafficato e non ci sono abitazioni private, quindi sarebbe perfetto per organizzare i corsi per i
principianti in tutta sicurezza e avere anche un
ottimo spot per gli allenamenti.
Un consiglio che dai a chi gira con te?
Il casco. Sempre!
NOVEMBRE
SABATO 1
G
UANO PADANO
Glue Firenze (FI) ing. libero con tessera
I L PAN DEL DIAVOLO
Sonar (Colle Val d’Elsa) ing. NP
T HE FAUNS
Tender Club (FI) ing. NP
B
ALOJI
Auditorium Flog (FI) ing. 15/12 €
F RESH YO GRABBER ANIMA
Nof Club (FI) ing. libero
U
MBERTO TOZZI
Teatro Verdi (FI) ing. 26/46 €
F RANCESCO GARITO
Plaz (FI) ing. libero
I NCUBUS TRIBUTE
Cycle (Calenzano) ing. libero con tessera
I SANTI
Exenzia Club (PO) ing. libero con tessera
E SSERE O NON ESSERE AMLETO (1-9/11)
Teatro Le Laudi (FI) ing. 18/16 €
DOMENICA 2
S UONI RIFLESSI (2-16/11)
Sala Vanni (FI) 12/8 €
LUNEDÌ 3
N
O SENSE | MASSIMILIANO SORRENTINI,
GABRIO BALDACCI, STEFANO BARTOLINI
Nof Club (FI) ing. libero
D
IVINO COMMEDIA (3-24/11)
Spazio Alfieri (FI) ing. 5 €
Z OOM FESTIVAL (3-11/11)
Teatro Studio (Scandicci) ing. NP
MARTEDÌ 4
I MPROVISTI
Nof Club (FI) ing. libero
S ERVO PER DUE (4-9/11)
Teatro della Pergola (FI) ing. 32/16 €
A
NTONETTE GOROCH-OLIVIA MANCINI
Max Pub (FI) ing. libero
MERCOLEDÌ 5
C IRQUE DU SOLEIL
Nelson Mandela Forum (FI) ing. 40/80 €
R
OCK CONTENST
Tender Club (FI) ing. Libero
L E NUITS DU MANOUCHES
Nof Club (FI) ing. libero
O
MAGGIO A MARGUERITE DURAS (5-6/11)
Istituto Francese (FI) ing. libero
L ANZILLOTTA-LUPO
Teatro Verdi (FI) ing. 20/16 €
L A VITA COME AVVENTURA
Teatro Dante (Campi Bisenzio) ing. libero
GIOVEDÌ 6
R
OCK CONTEST
Tender Club (FI) ing. NP
THE GREASY BEARS
Plaz (FI) ing. libero
MAZZAOKE
Exenzia Club (PO) ing. libero con tessera
GIUSTO LA FINE DEL MONDO (6-7/11)
Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 €
VENERDÌ 7
F LORENCE TATTOO CONVENTION + WALL
SKIN (7-9/11)
Fortezza da Basso (FI) ing. 16 €
P IERPAOLO CAPOVILLA
Viper Theatre (FI) ing. 10 €
M
+A
Tender Club (FI) ing. NP
A
FREE MAMA
Nof Club (FI) ing. libero
F RED WESLEY & THE NEW JB’S
Auditorium Flog (FI) ing. 10 €
R
ATIONAL EMOTIVE THERAPY
Max Pub (FI) ing. libero
G
IVDA
Controsenso (PO) ing. libero con tessera
G
RANPROGETTO
Plaz (FI) ing. libero
V
ALERIAN SWING
Cycle (Calenzano) ing. libero con tessera
S YNTHETHIC MEN
Exenzia Club (PO) ing. 10 €
A
RISTOFANE#UTOPIA (7-8/11)
Teatro di Rifredi (FI) ing. 14/12 €
N
ESSI (7-8/11)
Teatro Puccini (FI) ing. 20/25 €
U
N PO’ DI ME
Teatro Verdi (FI) ing. NP
S UPERHERO (7-9/11)
Teatro di Cestello (FI) 15/13 €
N
O - I GIORNI DELL’ARCOBALENO
Istituto Stensen (FI) ing. 6/4,50 €
C HERUBINO GAMBARDELLA
Spazio A (FI) ing. libero
SABATO 8
C ALIBRO 35
Auditorium Flog (FI) ing. 10 €
D
RINK TO ME
Tender Club (FI) ing. NP
N
OISY-ENCA-VARROSI-DJ ABOOM
Viper Theatre (FI) ing. 20 €
G
LUE IN SWING - II EDITION
Glue Firenze (FI) ing. libero con tessera
Z YDECO
Nof Club (FI) ing. libero
F RANCESCO RENGA
Teatro Verdi (FI) ing. 23/51 €
O
NDE ROCK
Plaz (FI) ing. libero
S ANDBLUSTING
Cycle (Calenzano) ing. 4 € con tessera
M
ANOUCHE PARTY
Pinocchio Jazz (FI) ing. 10 €
A
BA SHANTI
Sonar (Colle Val d’Elsa) ing. NP
B
ACK TO THE 90’S BOYS
Exenzia Club (PO) ing. 5 €
L E MILLE E UNA NOTTE (8-9/11)
Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 €
L A DANZA UNISCE LE CULTURE
Teatro Dante (Campi Bisenzio) ing. 12/10 €
L E SORELLE MATERASSI (8-9/11)
Teatro Reims (FI) ing. NP
DOMENICA 9
N
OVONADA
Max Pub (FI) ing. libero
LUNEDÌ 10
J ACK D’AMICO w/ MATTEO BORDONE,
FEDERICO SCETTRI
Nof Club (FI) ing. libero
F LORENCE YOUTH & HERITAGE FESTIVAL
(10-13/11)
ICLAB (FI) ing. NP
MARTEDÌ 11
F ATOUMATA DIAWARA
Auditorium Flog (FI) ing. 15/12 €
L EAVE THE PLANET
Max Pub (FI) ing. libero
A
NUNNAKI
Teatro Verdi (FI) ing. 7 €
T IC NOF
Nof Club (FI) ing. libero
L A LEGGENDA DEL GRANDE INQUISITORE
(11-16/11)
Teatro della Pergola (FI) ing. 32/16 €
L A GUERRA PER IMMAGINI (11-12/11)
Istituto Francese (FI) ing. libero
V
ISIO
Villa Romana (FI) ing. NP
MERCOLEDÌ 12
B
LUES BAND
Nof Club (FI) ing. Libero
L O SCHERMO DELL’ARTE (12-16/11)
Cinema Odeon + Varie Location (FI) ing. NP
GIOVEDÌ 13
R
OCK CONTEST
Tender Club (FI) ing. libero
S CANDALOSOBRIO | QUEER FESTIVAL
Nof Club (FI) ing. Libero
D
IO GRONE NIGHT
Max Pub (FI) ing. libero
M
AZZAOKE
Exenzia Club (PO) ing. libero con tessera
A
LAIN FLEISCHER
Istituto Francese (FI) ing. libero
VENERDÌ 14
M
ARIO VENUTI
Viper Theatre (FI) ing. 20 €
F AST ANIMALS AND SLOW KIDS
Tender Club (FI) ing. NP
N
OTHING FOR BREAKFAST
Nof Club (FI) ing. libero
N
ECESSARIAMENTE
Auditorium Flog (FI) ing. 10/5 €
S I NON SEDES IS
Max Pub (FI) ing. libero
E MANUELE PARRINI SOLO/HOBBY HORSE
Sala Vanni (FI) ing. 15/10 €
V
ERTIGINE & PAOLINO
Plaz (FI) ing. libero
L UCERTULAS
Controsenso (PO) ing. libero con tessera
R
UGGERO DEI TIMIDI
Exenzia Club (PO) ing. 5 €
S AVING MR. BANKS
Istituto Stensen (FI) ing. 6/4,50 €
I L MIO GESU
Teatro ObiHall (FI) ing. NP
V
ALJEAN IL MUSICAL
Teatro Puccini (FI) ing. 20/25 €
I N-ERME (14-15/11)
Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 €
A
LL’ALBA PERDERÒ (14-16/11)
Teatro di Cestello (FI) 15/13 €
D
ELITTO PER DELITTO (14-23/11)
Teatro Le Laudi (FI) ing. 18/16 €
F RANCO PURINI
Spazio A (FI) ing. libero
I L PASSATO NEL PRESENTE
Istituto Francese (FI) ing. libero
SABATO 15
F UZZ ORCHESTRA
Glue Firenze (FI) ing. libero con tessera
M
ARTA SUI TUBI
Auditorium Flog (FI) ing. 12/10 €
T HE PROPER
Tender Club (FI) ing. NP
N
EDO & THE BELLOS
Nof Club (FI) ing. libero
F ELIX KROCHER
Viper Theatre (FI) ing. NP
C ONTUSION
Plaz (FI) ing. libero
S KIP & DIE + CLAP! CLAP!
Sonar (Colle Val d’Elsa) ing. NP
B
ARBARA CASINA & BANDA SUL
Pinocchio Jazz (FI) ing. 10 €
B
LAZE BAYLEY
Exenzia Club (PO) ing. 12 €
O
PERETTA BURLESCA (15-16/11)
Teatro di Rifredi (FI) ing. 14/12 €
C AVEMAN - L’UOMO DELLE CAVERNE
Teatro Puccini (FI) ing. 18/22 €
S OGNI E BISOGNI (15-16/11)
Teatro Politeama (PO) ing. 22/18 €
S OLO SE TU LO VUOI (15-16/11)
Teatro Dante (Campi Bisenzio) ing. 12/10 €
L A FINESTRA SUI CORTILI (15-16/11)
Teatro Verdi (FI) ing. NP
Domenica 9 novembre ore 10.00/11.00/12.00
IN SUA MOVENZA È FERMO
Visita spettacolo al Teatro della Pergola
In collaborazione con Compagnia delle Seggiole
www.teatrodellapergola.com
MUSICA TEATRO ARTE CINEMA EVENTI
PERCHÉ A FIRENZE NON C’È MAI NIENTE DA FARE...
DOMENICA 16
LUNEDÌ 17
S LASH
Nelson Madela Forum (FI) ing. 40/50 €
M
ANNARINO
Teatro Obihall (FI) ing. 40/24 €
N
EKO w/ FRANCESCO DIODATI, FRANCESCO PONTICELLI, ERMANNO BARON,
CARLO CONTI
Nof Club (FI) ing. libero
MARTEDÌ 18
E MMA MARRONE
Nelson Madela Forum (FI) ing. 29/57 €
T IC NOF
Nof Club (FI) ing. libero
I O MAI NIENTE CON NESSUNO AVEVO
FATTO
Teatro di Rifredi (FI) ing. 14/12 €
I NTERVISTA AL CERVELLO SHOW
Teatro Dante (Campi Bisenzio) ing. NP
MERCOLEDÌ 19
T RANS UPPER EGYPT
Max Pub (FI) ing. libero
C ESARE CREMONINI
Nelson Madela Forum (FI) ing. 31/48 €
G
IOACCHINO TURU E VANESSA V
Nof Club (FI) ing. libero
T HE MUSICAL BOX
Teatro ObiHall (FI) ing. 40/24 €
O
RCHESTRA SINFONICA DI GUANAJUATO
Teatro Verdi (FI) ing. 20/16 €
L ’AVARO
Teatro Dante (Campi Bisenzio) ing. 24/10 €
GIOVEDÌ 20
R
OCK CONTEST
Tender Club (FI) ing. libero
S URGICAL BEAT BROS
Max Pub (FI) ing. Libero
B
LUE POPSICLE
Nof Club (FI) ing. libero
G
LI UOMINI DI OKINAWA
Plaz (FI) ing. libero
M
AZZAOKE
Exenzia Club (PO) ing. libero con tessera
U
BU AND THE TRUTH COMMISSION
(20-22/11)
Teatro della Pergola (FI) ing. 32/16 €
C ARCARLO PRAVETTONI (20-22/11)
Teatro Puccini (FI) ing. 18/22 €
I NFERNO PURGATORIO E PARADISO
Teatro ObiHall (FI) ing. 22/16 €
S CRITTI PACIFISTI (20-21/11)
Istituto Francese (FI) ing. libero
VENERDÌ 21
S OVIET SOVIET
Tender Club (FI) ing. NP
B
ALKANIC PARTY
Auditorium Flog (FI) ing. 12/10 €
F LAMINGOES
Nof Club (FI) ing. libero
T HEGIORNALISTI
Controsenso (PO) ing. libero con tessera
L OUIS MOHOLO-MOHOLO/ALEXANDER
HAWKINS DUO
Sala Vanni (FI) ing. 15/10 €
G
OLD 5
Plaz (FI) ing. libero
S SSR-CCCP TRIBUTE
Cycle (Calenzano) ing. libero con tessera
J 27
Exenzia Club (PO) ing. 5 €
F LORENCE QUEER FESTIVAL (21-27/11)
Cinema Odeon (FI) ing. 7/5 €
P IETRO CARLO PELLEGRINI
Spazio A (FI) ing. libero
A
SPETTANDO IL NATALE (21-23/11)
Teatro ObiHall (FI) ing. 5 €
F AR WEST (21-23/11)
Teatro di Rifredi (FI) ing. 14/12 €
B
USTRIC (21-23/11)
Spazio Alfieri (FI) ing. 12 €
U
NA FAMIGLIA QUASI PERFETTA (21-23/11)
Teatro Verdi (FI) ing. NP
M
ARINAI
Teatro di Cestello (FI) 15/13 €
T UTTO SUA MADRE
Istituto Stensen (FI) ing. 6/4,50 €
SABATO 22
J OHNNY MOX + GAZEBO PENGUINS
Glue Firenze (FI) ing. libero con tessera
A
TOYS ORCHESTRA
Sonar (Colle Val d’Elsa) ing. NP
P USSYWARMERS + TIGER FOREST CAT
Tender Club (FI) ing. NP
C OCAINOMADI
Nof Club (FI) ing. libero
G
EORGE EZRA
Viper Theatre (FI) ing. 20 €
M
ARLENE KUNTZ
Auditorium Flog (FI) ing. 15 €
T HE LIARS + RITUAL CHUD
Max Pub (FI) ing. libero
S URFER JOE
Plaz (FI) ing. libero
R
ITA MARCOTULLI & LUCIANO BIONDINI
DUO
Pinocchio Jazz (FI) ing. 10 €
N
EON
Exenzia Club (PO) ing. 5 €
A
LTISSIMA POVERTÀ (22-23/11)
Cango (FI) ing. NP
E ROTICANZONI
Teatro Politeama (PO) ing. 10 €
SOGNO 2.0
Teatro Dante (Campi Bisenzio) ing. 12/10 €
GRAND PRIX GINNASTICA
Nelson Madela Forum (FI) ing. 16/26 €
DOMENICA 23
STABAT MATER
Chiesa di San Firenze (FI) ing. libero
L’ABETE
Teatro Puccini (FI) ing. 8 €
LUNEDÌ 24
JAZZ | OMIT FIVE
Nof Club (FI) ing. libero
ROBERTO BOLLE
Nelson Madela Forum (FI) ing. 42/100 €
IL SOLE D’INVERNO | CINQUANTA! (2528/11)
Teatro di Caldine (Fiesole) ing. 15/12 €
GREAT QUEEN RATS
Teatro ObiHall (FI) ing. 15/20 €
MARTEDÌ 25
FISH
Viper Theatre (FI) ing. 20 €
BIAGIO ANTONACCI
Nelson Madela Forum (FI) ing. 34/75 €
TIC NOF
Nof Club (FI) ing. libero
ADECH
Spazio Alfieri (FI) ing. 7.5 €
MERCOLEDÌ 26
A PIPPO NON PIACE LA PIZZICA
Nof Club (FI) ing. libero
IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE (2627/11)
Teatro di Cestello (FI) 15/13 €
GIOVEDÌ 27
ROCKCONTEST
Tender Club (FI) ing. libero
CONTRO LE MAFIE
Auditorium Flog (FI) ing. libero
KUBRICK
Max Pub (FI) ing. libero
MAZZAOKE
Exenzia Club (PO) ing. libero con tessera
IL MALATO IMMAGINARIO (27-30/11)
Teatro di Rifredi (FI) ing. 14/12 €
NEMICO PUBBLICO
Teatro Puccini (FI) ing. 16/20 €
DON GIOVANNI (27-30/11)
Teatro Verdi (FI) ing. NP
WAR REQUIEM
Istituto Francese (FI) ing. libero
VENERDÌ 28
SUBSONICA
Nelson Madela Forum (FI) ing. 28 €
NAOMI BERRILL
Sala Vanni (FI) ing. 13/10 €
A
VEC SANS
Tender Club (FI) ing. NP
N
ORGE LED ZEPPELIN TRIBUTE BAND
Teatro ObiHall (FI) ing. 12/20 €
T HE REAL MOTHER FUNKERS
Nof Club (FI) ing. libero
C ALIBRO 35
Sonar (Colle Val d’Elsa) ing. NP
C ALAFOSCOPA
Auditorium Flog (FI) ing. 5 €
T HE RUST AND THE FURY
Controsenso (PO) ing. libero con tessera
L AST TRAIN TRIO
Plaz (FI) ing. libero
Y
ABANCI
Exenzia Club (PO) ing. 5 €
O
OOOOOO
Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 15/12 €
M
ARATONA DI NEW YORK (28-29/11)
Teatro Puccini (FI) ing. 18/22 €
P RENDILA COSÌ (28-30/11)
Teatro di Cestello (FI) 15/13 €
M
ASSIMO DEI
Spazio A (FI) ing. libero
SABATO 29
W
U MING CONTINGENT
Glue Firenze (FI) ing. libero con tessera
R
INO GAETANO BAND
Auditorium Flog (FI) ing. 8 €
G
ENERAL STRATOCUSTER & THE MARSHALL
Nof Club (FI) ing. libero
H
ANG-ON
Tender Club (FI) ing. NP
H
EYMOONSHAKER
Viper Theatre (FI) ing. 10 €
9 9 POSSE
Sonar (Colle Val d’Elsa) ing. NP
P FM
Teatro ObiHall (FI) ing. 40/24 €
B
LUESTASTICS DUO
Plaz (FI) ing. libero
U
FOMAMMUT
Cycle (Calenzano) ing. 18 € con tessera
P IERO BITTOLO BON
Pinocchio Jazz (FI) ing. 10 €
S IXTH JUNE
Exenzia Club (PO) ing. 5 €
I L MALATO IMMAGINARIO (29-30/11)
Teatro Le Laudi (FI) ing. 18/16 €
A
SCOLTANDO GABER
Teatro Dante (Campi Bisenzio) ing. 12/10 €
DOMENICA 30
I L DIAVOLO E L’ACQUA SANTA
Teatro Dante (Campi Bisenzio) ing. 12/10 €
C AVALLERIA RUSTICANA
Teatro Politeama (PO) ing. 28/14 €
NOVEMBRE da non perdere
SABATO 1
UMBERTO TOZZI
Teatro Verdi (FI) ing. 26/46 €
Poche volte so essere serio come quando parlo di Umberto Tozzi. E non so se é merito del video di “Stella
Stai” dove é una vera rockstar, o forse grazie a quello di
“E muoio di te” gran pezzo vincitore pure del Festivalbar... qui solca le strade
americane con una mustang cabrio. È che io adoro le sue interpretazioni e i
suoi contributi determinanti. Come in “Si può dare di più” dove il suo “rubandoiminuti di un’eternitàaaaaAAAA” é senza dubbio il picco della canzone.
MARTEDÌ 18
EMMA MARRONE
Nelson Madela Forum (FI) ing. 29/57 €
Mai dimenticherò il manifesto modificato da un allegro
toscano in EMMAiala.
VENERDÌ 7
GRANPROGETTO
Plaz (FI) ing. libero
Quando c’avevamo visto giusto c’avevamo visto giusto.
Continua la saga del “sostegno incondizionato ai gruppi
che hanno partecipato a Mars Attacks 2013”. Conferma
il nome questa Band di ottimi musicisti in grado di essere normalmente speciali. Poche pretese, grande professionalità, ottima produzione musicale...
cosa desiderare di più?
SABATO 8
FRANCESCO RENGA
Teatro Verdi (FI) ing. 23/51 €
Intanto lui è il compagno di Ambra il che significa che
ogni sera si infila sotto le lenzuola di una donna ganza,
bella, intelligente, brava e pure con quel gusto teen anni
90 che chi ha 38 anni come me capisce al volo. Ecco, per me resta l’unica cosa
buona che ha fatto dopo aver registrato “per volareeeeEEEEEEE.... SENZA
TEMPOOOOOO” con i Timoria.
GIOVEDÌ 13
SCANDALOSOBRIO
Nof Club (FI) ing. libero
BANCOMAT BANCOMAT. Cara Scandalo SoBrio,
lo so che sei amica su facebook di uno di Lungarno ma
vorrei che tu avessi occhi solo per me. Io non farò mai lo
stronzo con il cuore degli altri, io sarei la tua vasca da bagno, la schiuma che ti
fa bruciare gli occhi, sarei la tua scala, i tuoi stivali. Io ti amo e il 13 novembre
te lo dimostrerò.
LUNEDÌ 17
SLASH
Nelson Madela Forum (FI) ing. 40/50 €
Chi di noi non ha mai fatto l’intro di Sweet child of mine
con una scopa in mano o facendo il cretino in macchina?
Chi non ha mai pensato di essere nel parcheggio della
chiesa in mezzo al deserto suonando sotto un cazzo di elicottero che alza la
polvere e soprattutto facendo un baccano tutto senza jack attaccato all’amplifcatore? mai mettere in discussione il Gighen della chitarra elettrica, mai.
SABATO 22
JOHNNY MOX + GAZEBO PENGUINS
Glue Firenze (FI) ing. libero con tessera
Esiste un calore che contraddistingue diverse persone
del nord. Mi piace pensare che sia un calore che assimilano ai focolari, nei rifugi nelle nevi, dentro ai cappotti
mentre il vento batte forte. Il Reverendo Mox ha questo calore, lo diffonde
dalla stretta di mano sino a quando predica da sopra una cassa rendendoci
tutti apostoli o, chi lo sa, tutti profeti. Da non perdere.
VENERDÌ 28
SUBSONICA
Nelson Madela Forum (FI)
ing. 28 €
NAOMI BERRILL
Sala Vanni (FI) ing. 13/10 €
Ecco un doppio col botto. Serate come questa sono rivelatrici del fermento
fiorentino.
Hai 20 anni e vuoi sapere come ci siamo divertiti noi a 30? Hai 30 e vuoi divertirti come quando ne avevi 20? Hai 40 anni e hai la sera libera e “dai bimbe
andiamo a vedere quel Figo di Samuel?”. Allora vai a vedere i Subsonica.
Hai 20 e vuoi fare colpo su colui/colei che ti piace che magari appezza l’ottima musica Homemade e vuoi creare un ottimo ambiente romantico? Hai 30
anni e ti piace la musica che culla e stuzzica magari anche con un violoncello
di mezzo che anche se non ti piace comunque viene bene a raccontarlo? Hai
40 e cerchi quella cosa comoda che ti porti fuori di casa ti faccia sentire bene
senza strafare e magari mercoledì poi vai pure al cinema? Allora Sala Vanni,
Naomi Berrill e magari ti compri anche il cd
neutra estetica e benessere
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E AVRAI UNA PROVA GRATUITA DI KEOPE
24
I PROVINCIALI
N
on c’è tregua a Prato e ne siamo parecchio
contenti. Perché come ci insegnano da
Firenze, alla fine anche quaggiù in Provincia ci
sono sempre più cose da fare. Stiamo parlando
di nuovi spazi culturali che nascono come
funghi qua e là, sempre espressione di giovani e
gruppi di giovani che si rimboccano le maniche
e provano a fare quello che più gli piace.
Specialmente in centro storico. Ne segnaliamo
due, da cui Pratosfera si aspetta grandi cose.
Il primo è nuovo di zecca e porta il nome di
“Aut!”. E’ un’associazione culturale spuntata
in via Filippino, una delle strade degradate del
centro storico, e che oltre all’attività culturale
fatta di mostre fotografiche, teatro, laboratori per
bambini e musica, si ripromette di offrire servizi
ai giovani e meno giovani: dai servizi di Caf
all’assistenza per la redazione del curriculum fino
ad arrivare al supporto nelle pratiche legate al
soggiorno all’estero con il programma Erasmus.
Insomma, ci sono un sacco di cose in ponte in via
Filippino. Il programma vero e proprio partirà
dai primi di novembre ma quello di “Aut!” e del
“Left Lab” che ci sta dietro è sicuramente una
delle realtà da tenere d’occhio questo inverno.
L’altra segnalazione è una vecchia conoscenza
del panorama culturale pratese ma non per
questo merita meno attenzione, anzi. Fonderia
POINT OF VIEW
di pratosfera
Aut! e Fonderia Cultart
Cultart ha inaugurato da poco la sua nuova sede
nell’ex Chiesino di San Giovanni in piazza delle
Carceri, mettendo in piedi un programma di
concerti, incontri, degustazioni, presentazioni
per pochi intimi che ha tutte le intenzioni di
diventare un cult dell’inverno pratese. Un po’
di appuntamenti? Il 7 novembre i “The Talkings
Bugs”; dall’8 al 30 novembre, “Uforoblog”,
mostra fotografica di Francesco Vieri; il 15
novembre arriva il “Jep Gambardella Acoustic
Trio”; il 22 sarà invece la volta di “Art & Kids”,
sperimentazioni artistiche rivolte ai più piccoli .
Fino ad arrivare al 28 e al concerto di “Giuradei”.
di gilberto benni
Jacob Aue Sobol
Diversamente dalle altre volte ho lasciato che
fossero le sensazioni del fotografo a parlare e
l’invito è quello di addentrarsi insieme a lui nel
viaggio attraverso lande sconosciute alla ricerca
di nuovi orizzonti perché come diceva Eliot:
«Non smetteremo di esplorare. E alla fine di
tutto il nostro andare ritorneremo al punto di
partenza per conoscerlo per la prima volta».
Distanze enormi
a passo lento
«In questo viaggio visiterò tre città in cui non
sono mai stato: Mosca, Ulan Bator e Pechino.
Il treno mi porterà dalle foreste russe al deserto
della Mongolia, e alla fine attraverso le montagne fino a Pechino. Il treno sarà il fil rouge che
collega queste tre capitali. Dal finestrino seguirò
i cambiamenti del paesaggio e dell’atmosfera. È
un viaggio che ho sempre voluto fare; il leggendario viaggio lungo la ferrovia transiberiana.
Così tanta storia ha avuto luogo lungo questi
binari, così tanti occhi hanno visto quello che
vedrò. Voglio scoprire se viaggiare in treno mi
permetterà di vedere le cose da un’altra prospettiva. In Danimarca puoi attraversare il paese in
treno in cinque ore, ma in Russia le distanze
sono enormi. Mi domando se il collegamento
tra le persone e i luoghi mi sembrerà diverso sapendo che passerò per ogni albero, ogni casa e
ogni villaggio lungo la mia strada per Pechino.»
Ogni cosa
è nuova
«Russia, Mongolia e Cina mi sono del tutto
sconosciute, tutto è nuovo, ma la mia ambizione rimane la stessa. Utilizzerò la macchina fotografica come strumento per creare contatto,
vicinanza e intimità. Voglio incontrare gente,
legarmi alle città, fare miei quei luoghi, anche se
per poco tempo.»
Bianco e nero
«Scattare in bianco e nero
è sempre stato per me il
modo più diretto per raggiungere questioni esistenziali. Sento che in bianco e
nero le mie immagini non
sono legate a un tempo o a
un luogo preciso, ma creano viceversa un proprio
universo. Mi piace pensare
che riguardino qualcosa di
diverso e di più grande rispetto a ciò che mostrano.
O almeno questa è la mia
ambizione; focalizzarmi
sulle emozioni con uno
stato d’animo che non è definito dall’apparenza
o dalla provenienza, ma dalle cose che ci legano
e ci rendono dipendenti l’uno dall’altro.»
Il suo bianco e nero, intensamente personale
ed espressivo, ha permesso a Jacob Aue Sobol
di guadagnarsi la reputazione di una delle stelle
nascenti della fotografia, fino a farlo diventare
nel 2010 membro di Magnum Photos. Ha ricevuto il prestigioso Leica European Publishers’
Award nel 2008 per il suo lavoro I, Tokyo, ed è
a lui che Leica si è rivolta per testare la Leica M
Monochrom. 26
UN SEX SYMBOL AL MESE
di il moderatore
una non precisata (ma di certo illuminata) mente
alle prese con la vera essenza della bellezza
GIANLUIGI LENTINI
O
ggi si entra nella storia. Nella storia di un
prescelto, nato in quella provincia torinese
di manzoniane reminiscenze, arrivato in vetta
al mondo del calcio e da lì velocemente sprofondato, ma nei secoli dei secoli impresso nei
ricordi. Quei fortunati che se la sono vissuta in
diretta, avranno sempre in testa la sua cavalcata
impetuosa da ala vecchio stile, la progressione
imprendibile da rugbista, nonché il suo leggendario inizio di carriera; pulcino nel glorioso
Toro, lanciato da un altro romantico immortale,
Emiliano Mondonico, demiurgo di quella squadra dei primi anni Novanta che fu capace di arrivare al terzo posto in campionato e di lasciare
un fiume di lacrime sui legni di quella maledetta
porta ad Amsterdam.
L’escalation di Lentini in quel periodo sembra
inarrestabile: è il trascinatore del Toro, la curva
Maratona lo adora come un figlio, i critici cominciano a tirare fuori impegnativi paragoni con
la “farfalla granata” Meroni; anche perché Lentini non sfugge alla tentazione del personaggio,
con l’orecchino alla Maradona e con il caschetto
sempre arruffato dal moto perpetuo delle sue
lunghe leve, che fanno
di lui un Gullit sabaudo
e che lo trascinano nelle
grinfie di Berlusca.
Dopo una trattativa
estenuante, il Milan se
lo aggiudica nel ’92 per
una cifra vicina ai venti
miliardi, la più alta mai
registrata fino a quel momento nel calciomercato italiano. I quotidiani
gridano allo scandalo, la Torino granata si ribella
e i tifosi mettono a ferro e fuoco le strade cittadine come era successo due anni prima a Firenze
per la cessione di Roberto Baggio alla Juve.
Nell’invincibile Milan di Capello Lentini non
è più il solista idolatrato, ma comincia bene la
sua avventura al top del pianeta pallone, finché
quella leggendaria sventura che perseguita i torinesi “made in Toro” si abbatte su di lui nell’estate
successiva al suo primo campionato in rossonero. Al ritorno da Torino, si lancia in autostrada
a 200 km/h con la sua Porsche gialla, dimenticandosi del ruotino di scorta appena montato al
LA ZONA D’OMBRA
posto della gomma forata.
Perde il controllo dell’auto e si salva per miracolo, ma si stronca tutto. Torna a giocare dopo un
anno intero, però non è più Lentini: è un giocatore normale. Il Milan lo scarica eppure lui continua. Mette il cuore davanti alle gambe spezzate
che non gli consentono più di fare la differenza,
va a ricercare Mondonico all’Atalanta, torna
al Torino riportandolo in serie A. Continua a
vagare lontano dal calcio che conta, fino a pochi mesi fa, quando a casa sua nel Carmagnola
(campionato promozione piemontese), rifiuta
l’offerta televisiva dell’Isola dei Famosi, perché
Gigi Lentini è una leggenda.
di michele baldini
antagonismi gratuiti
FACCIO COSE,
VEDO GENTE.
COMBATTO.
A
h com’è bello partire, conoscere nuove persone, vedere posti nuovi, imparare nuove
lingue. Insomma muoversi, lasciare la provincia,
un paese in declino, esplorare mondi sconosciuti per sentirsi ripetere al ritorno, momentaneo o
definitivo, «beato te!». Bisogna dire una cosa:
la vita è una guerra. In molti la considerano giusta, ma è pur sempre una guerra.
Il valore dell’esperienza, la propria crescita personale, la propria realizzazione, come si quantificano? La vita di tutti è una guerra, la si può
vivere lanciando bombe da un aeroplano o facendone una trincea. La prima si dichiara subito
vinta. Ce l’hanno insegnato gli americani o no?
Ci accontentiamo di eliminare certi bersagli,
ci diamo un tempo massimo e degli obiettivi,
sorvoliamo paesi, confini, barriere architettoniche, vediamo il panorama dall’alto, spesso
non curanti di chi sotto, pancia a terra, vorrebbe continuare a vivere la propria esistenza nel
modo in cui l’ha sempre conosciuta. Si abbatte
uno status quo preesistente. Si perde la carica,
l’energia, l’irrefrenabile istinto di uccidere, di
conquistare a vantaggio della lucidità, di una implicita dichiarazione di potenza e di superiorità.
Finito l’ingaggio, finita la guerra. Poco importa
se il paese che si abbatte non lo lasciamo come
l’abbiamo trovato, se ciò che distruggiamo non
lo ricostruiamo mattone per mattone.
L’altro tipo di guerra, quella che preferisco, è
condotta all’arma bianca: ci si nasconde dietro
le macerie, si accende un focolaio e se ne spegne
un altro. Spesso è difficile capire chi sia il nemico e perché lo si affronti. Lo guardi negli occhi,
ti sembra di vivere ogni giorno dentro Niente di
nuovo sul fronte occidentale. Nulla resta uguale e
nulla si risolve. La tua vita, giorno dopo giorno,
rimane appesa a un filo. Vivi di abitudini instabili, di equilibri discontinui, fatti da alti e bassi
spesso poco bilanciati.
Mia mamma che dice sempre «ama il mare, ma
attaccati alla terra» mi fa sempre tanta simpatia…
28
LA SCENA
piccole incursioni nel sottobosco locale
jacopo prete
non solo, è una piazza poco incline ai nuovi
movimenti. Infatti, a differenza di quanto
avvenuto al tempo dei grandi poeti stilnovisti
che portarono una ventata di autentica
innovazione in campo letterario, ad esclusione
di quello che si è espresso nel corso degli anni
Ottanta, quando Firenze era considerata la
capitale della new wave, oggi non si è capaci di
mantenere tale avanguardia; anzi come si suol
dire “si arriva dopo i fochi”.
Il risultato? Apparire irrilevanti rispetto ad altre
realtà nazionali.
Identificati in qualche modo.
Jacopo Prete, per i confidenti più stretti “Sonic”.
Fiorentino di nascita, fonico di professione.
“Operaio della musica”, una descrizione che
potrebbe inquadrare meglio questo ruolo
all’interno di una piramide lavorativa dove,
troppo spesso, si perde il senso dei rispettivi
incarichi.
Cos’è per te La Scena?
Ad oggi non esiste alcuna Scena o meglio forse
esiste solo in una realtà da salotto, dove pochi
iniziati, mossi da enorme passione, tentano di
lanciare idee nuove senza avere a disposizione
molti mezzi. Firenze purtroppo di recente, e
JUST KIDS
Perché credere ne La Scena?
Be’, altrimenti non saprei chi chiamare per
andare a vedere la partita della Fiorentina. Può
essere un buon inizio.
(Sorride). [N.d.R.]
di davide morena
IMMAGINE E PRIVACY: DIRITTO E (MAN)ROVESCIO
I
n questo pazzo paese che è l’Italia, l’agenda
delle questioni cruciali della comunità non nasce da esigenze condivise, ma è dettata da una
nebulosa società segreta composta da politici,
giornalisti, alieni e vicini impiccioni.
Questa setta occulta, tra le tante nefandezze,
è responsabile anche della grande preoccupazione di un numero crescente di genitori per il
diritto alla privacy dei loro figli. Preoccupazione che diventa paranoia se al saggio di danza di
Enrichetta, tra il mixer luci e le scale, ci capita di
scorgere qualcuno che sta riprendendo l’evento.
Ma può fare le riprese? Ma non dovrebbe chiederci
di firmare una liberatoria?
Spulciando la giurisprudenza a riguardo possiamo capire se e quando sia lecito che facciano
foto o riprese video ai nostri figli senza il nostro
consenso. E magari evitarci una
brutta figura.
Il diritto che ci sembra messo in
pericolo è quello della tutela della
nostra immagine, regolamentato
dal Regio Decreto n. 633 del 1941,
secondo cui per utilizzare l’immagine di Enrichetta è necessario che
l’operatore abbiano avuto il consenso del genitore. Ma lo stesso
articolo prevede una serie di eccezioni. In particolare, non è dovuto
alcun consenso per riprendere persone, anche se minorenni, mentre
partecipano a eventi che si svolgono in pubblico o nel corso di manifestazioni sportive e artistiche.
Il fatto stesso che si partecipi ad un saggio, che
è un evento pubblico al quale si può partecipare
pagando un biglietto, stabilisce implicitamente
che ciò che accade durante il saggio non appartiene alla sfera privata. Di contro, se l’operatore
volesse intervistare Enrichetta la norma e l’etica
gli impongono di chiedere il permesso al genitore. Ma anche in questo caso non c’è bisogno di
firmare nulla: il fatto stesso che Enrichetta parli
davanti alla telecamera senza forzature implica
la sua disponibilità a farsi riprendere, previo accordo con il genitore.
Il problema semmai può dipendere dall’uso che
farà di queste immagini. Se il video del saggio è
destinato a realizzare un DVD ricordo o a essere
inviato ai telegiornali a scopo redazionale, è tutto regolare. Ma il video non può essere usato per
montare lo spot di una ditta di abbigliamento
per la danza senza il consenso o un eventuale accordo economico con il genitore. In questi casi,
seppure non è facile ottenere un risarcimento, è
però possibile ottenere la rimozione delle immagini, rivolgendosi direttamente all’interessato ed eventualmente al giudice.
La linea di principio quindi è molto semplice:
si possono riprendere o fotografare persone
anche minorenni per strada, in luoghi ed eventi
pubblici, e farne un uso informativo, didattico o
culturale, purché questo non leda in alcun modo
la persona ripresa.
Certo, l’idea di “lesione dell’immagine” è relativa e sempre più spesso i genitori si arroccano
su posizioni intransigenti; vedono rischi e abusi
dove non ce ne sono affatto. La giurisprudenza
in questo senso ha già ripetutamente espresso la propria posizione: quando il diritto all’immagine
si scontra con il diritto di cronaca,
entrambi garantiti dalla Costituzione, a prevalere è il secondo,
purché non provochi un effettivo
danno all’interessato.
Perciò la prossima volta che al saggio di Enrichetta ci venisse la tentazione di fare la scenata della mano
davanti all’obiettivo e del perentorio “spegni quella telecamera!”,
chiediamoci se quell’operatore ci
stia effettivamente danneggiando,
o se invece rischiamo di essere noi
a danneggiare lui.
PALATI FINI
di miriam lepore e giulia tibaldi
29
NON MORDERMI PIÙ
«O
ra passa tutto, reagisci,
datti una svegliata.»
No, no aspettate, ho la perla: «Il
tempo guarisce ogni ferita». No,
no aspettate ne ho una migliore: «La vita va presa a morsi».
Sono stata spalla bagnata da copiose lacrime e a mia volta ho
sporcato di mascara le magliette
di amici, parenti e anche di qualche malcapitato sconosciuto. Potrei stilare un decalogo delle cose
che si dicono agli amici per tirarli
su di morale (le liste vanno molto di moda, acchiappano clic, ma
qui siamo su carta e posso pure
evitarle). Eppure non ci sono frasi più fastidiose da sentire quando sei
dalla parte del mascara colato
e al contempo più facili da dire
se sei dalla parte della maglietta
da sfregare con lo smacchiatore.
Perché in realtà non sono altro
che vere. Di fatto quel dolore che
ti schiaccia lo stomaco e ti fa re-
spirare a fatica resterà con te, ma
cambierà lentamente forma. Diventerà un brutto ricordo. Non ti
farà più saltare un battito o abbassare gli occhi.
«Eh ma questa volta è diverso.»
«No, non lo è.»
Ma se per il tempo che passa, e
tutte quelle cose lì, posso anche
prendere le parti del buon senso
comune, per la vita che va mozzicata no.
«Ma chi sei? Uno del reality di
Briatore? Un live fast die young?
Un non sei tu sono io che ho bisogno di fare esperienze nel mondo?»
Ecco, ciao.
Io dico che la vita va inzuppata,
magari nel vin santo. Che secondo me ci rende più felici e basta
ed evita difficili smacchiamenti di
magliette bianche.
CANTUCCI ALLE MANDORLE
Ingredienti
500 gr di farina 4 uova intere
1/2 bustina di lievito per dolci
350 gr di zucchero
1 cucchiaio di miele di castagno
250 gr di mandorle la scorza grattugiata di un arancio
Preriscaldiamo il forno a 200°. Setacciamo la farina su una spianatoia
insieme a zucchero e lievito. A parte sbattiamo le uova con la scorza
d’arancio, il miele e una punta di sale e uniamo al composto di farina.
Cominciamo a lavorare e dopo poco aggiungiamo anche le mandorle.
L’impasto deve risultare appiccicoso, se non lo è possiamo aggiungere
un goccio di vin santo. Formiamo dei panetti stretti e lunghi e inforniamo per circa mezz’ora, o comunque fino a quando la superficie non sia
ben dorata. Lasciamo raffreddare per qualche minuto, poi tagliamo i
panetti ricavando cantucci di circa due centrimetri di larghezza.
PALESTRA ROBUR
di leandro ferretti
lezioni di ginnastica culturale per fiorentini
PONTE ALLE GRAZIE
N
ell’essere vecchio è solo di poco più giovane del più vecchio. Ponte alle Grazie è
il secondo attraversamento dell’Arno costruito
in città dopo il Ponte Vecchio, per l’appunto.
Oggi saluta il fiume che entra nell’agglomerato
storico, esattamente come ha fatto ogni giorno
dal 1237 quando la sua costruzione fu terminata sotto l’egida del Podestà Rubaconte da
Mandello che gli dette il primo nome, da cui
l’osservazione dantesca «la chiesa che soggioga
la ben guidata sopra Rubaconte» riferita a San
Miniato. Ponte alle Grazie ha il sapore di un
breve confine, che separa due modi di intendere
Firenze: quella ancora un po’ periferica prima, e
quella totalmente immersa nei suoi fasti dopo.
È stato sempre un ponte vissuto a livello popolaresco, usato come si usava il fiume una volta,
uno spazio urbano simile a tanti altri. Si chiedevano le grazie a una immagine devozionale della
Madonna che stava in un tabernacolo dalla parte
di via dei Benci; vi si lavorava alacremente, i renaioli da una parte e i legnaioli dall’altra, questi
ultimi intenti a parcheggiare i tronchi nella zona
oggi occupata dai canottieri, per poi issarli servendosi di un terrapieno che tuttora si intuisce;
e ci si divertiva, unendo alle ragioni igieniche
quelle ludiche e un po’ di onnipresente malizia.
Per lungo tempo si trovò nei pressi del ponte,
infatti, un bagno pubblico dalla parte di Piazza
dei Mozzi: si scendeva tramite una scala sulla
riva del fiume e lì ci si immergeva. I tempi erano
tali per cui non solo vigeva la promiscuità, ma
anche uno scarso pudore. Proverbiale divenne
allora il fatto che in quelle acque nuotassero pesci non scevri di rischio per le donne costumate.
Fischiaio veniva chiamato quel bagno, e mai fu
scelta forse denominazione più adatta per qualcosa.
probably the best Pub in Via Orti Oricellari
11 spine di Birre Artigianali a rotazione
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Grande selezione di bottiglie da tutto il mondo
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Live Music e Sports Room
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Aperto tutte le sere dalle 17.00 alle 2.00
Tutti gli eventi sono ad ingresso gratuito
4 nov Antonette Goroch (Alt-folk / country blues) + Olivia Mancini (Folk-rock / USA)
7 nov Rational Emotive Therapy (New Wave / Old carne, Firenze)
9 nov Novonada
(Indipendent Rock, Londra, Firenze chiamata)
11 nov Lasciare il pianeta (Post-Rock / Alternative Pop, Londra)
13 nov Dio Drone notte (Performance Sperimentali da Ravenna e Firenze)
14 nov Si Non Sedes Is (post / hardcore-metal Dalle fauci della Capitale)
19 nov Trans Alto Egitto (Fuzzy Psych Rock, Roma)
20 nov Surgical Bros beat (Sperimentale elettronico Pop-Noise impresa Mombu & Neo)
22 nov The Liars (Garage / Surf, Pisa) + Rituale Chud (punk-rock / eroi del rock’n’roll, Firenze)
27 nov Kubrick (Emotional duo Post / Rock, Firenze)
• VIA DEGLI ORTI ORICELLARI, 6r - FIRENZE •
BASTA STARE TRANQUILLI
di simona santelli
31
Un meraviglioso caso di astigmatismo
L
a giornata comincia alla grandissima con i
miei fidi Wayfarer spaccati in due, proprio là
dove si infila la nappa. Divento aggressiva tipo
Veruca Salt in La fabbrica di Cioccolato e comincio a inveire, soprattutto nei confronti della
Chiesa Cattolica. Ma pesantemente, aggiungendo particolari high-tech, tipo gente che si ritrova
incinta di un mouse. Poi mi dicono di star tranquilla che mi viene il reflusso gastroesofageo.
No, cioè.
«Sarai un po’ stressata» mi dice con grandi occhioni spalancati la naturopata fricchettona con
i fili d’argento fra i capelli. Ma farsi un po’ di henné, amica?
«Mmm… sì, certo… chi non lo è?»
«Non ti piace proprio il tuo lavoro vero?» Rughette d’espressione tutte concentrate in una
nota di disapprovazione.
«No, a me il mio lavoro piace, in realtà.»
«Eh, ma bisogna tu ti dia una calmata, rischia
di diventare cronico questo tuo problema… sei
sicura, nessun attrito, ansia… ?»
«Nessuna ansia.»
Chiaro che preferirei star qui a rifilare pinoli di
San Rossore a settantanove euro al chilo alle pittrici di borgo della Stella, proprietarie di mansarde che si affacciano sul Giardino degli Antinori, o a dissertare sulla mooncup con persone
che ormai hanno fraternizzato con il mezzo –
ergo la mooncup non è solo un flute su per la figa,
ma anzi, salverà il mondo. Chiaro. Invece mi ritrovo a parlare con gli uffici di Google, e non so
se ci avete provato, eh, buona fortuna. Loggati e
sloggati almeno trecento quarantasei volte in un
giorno da più account. Hai presente? Username,
password, la password digitata non è quella cor-
retta, hai dimenticato la tua password? Digita la
tua email, ti rimanderemo la password.
Non le rispondo così, chiaramente, ma poco
dopo me ne pento. Perché questo suo negozio
Yogi Tea e farine di ’sto cazzo è pieno di bohémiennes trentenni che comprano le verdurine per
cena, gli snack di semi di girasole e lo yogurt fatto con il latte di capra e ci stanno sentendo.
«Hai problemi di stipsi? Forse non proprio totale, ma una cosa chiamata “feci a molla”, ne fai
un pezzettino e risale su, pezzettino e risale su,
eh?»
Mi guardo intorno come se fossi l’emoticon di
Skype con i denti in fuori che osserva a destra
e a sinistra. Sono disposta a tutto, pur di uscirne viva. La odio. Manco hanno i prezzi su tutti i
prodotti. Lo sapete che non è legale, eh? Mi porta
addirittura davanti allo scaffale dove una volta
giacevano le prugne umeboshi.
«Quelle sarebbero state perfette per il tuo disturbo, ma adesso, sai com’è, potrebbero essere
radioattive. E giustamente non possiamo mica
riempirci la bocca di bio di qua, bio di là e poi ci
prendiamo le prugne “giappe” all’uranio.»
Ah, Marie Curie, certo che no.
Per dovere di cronaca finisce che spendo trenta euro in silicea gastrointestinale e magnesio a
mille milioni di euro al grammo. Secondo me la
prendono dal solito fornitore dei pinoli di San
Rossore a settantanove malloppazzi al chilo. Ma
le difficoltà, oltre che di praticità quotidiana, nel
vivere una vita non menomata ed economicamente accettabile non finiscono qui.
Dicevo, infatti, la mattina parte con i miei
Rayban preferiti divisi a metà: senza non posso stare. Donc, pausa pranzo, occhialaio. Uno
di quelli storici con i cartelloni oculistici e un
vecchio dentro, che pensi ora do un colpo secco
assestato bene a ’sto vecchio, e gli rubo tutto. E
i cassettini in metallo con le targhettine. Potresti essere qui o da un tipografo, chi se ne frega,
l’importante è avere la casa quanto più simile
possibile a quelle di blog very cool. Di occhiali,
infatti, neanche l’ombra. Ma di cosa vive questo?
«Buongiorno signorina, è qui per una visita
oculistica?»
Lo osservo meglio: è tutto rugoso, ha un alito che non riesco a capire cosa si sia mangiato,
forse fa colazione con la soluzione salina. Intorno agli occhi ha delle strane escrescenze gialle.
Sembra una tartaruga. Ha gli occhi acquosi, ma
si vede che ha il pensiero lucido. Che non se sta
a rincoglioni’, insomma. Non lo ammazzo con
una vecchia Leica fra capo e collo come nei miei
piani, perché potrebbe sorprendermi con un’insospettata agilità.
Presa alla sprovvista, riemergo velocemente dai
miei piani abissali e chiedo se sviluppano rullini.
«Sì, certo, sviluppiamo i rullini… ma la visita
oculistica?»
«Mmm, no, non ne ho bisogno, vedo bene.»
Ho la “cacca a molla”, può bastare?!
«Se vede bene lo decido io.» Sfiatellata al tartufo e Vetril.
«Signorina lei ha degli occhi bellissimi… un
meraviglioso caso di astigmatismo. Palese. Sì, sì, lo
vedo a occhio nudo. Mmm, chissà com’è fortunato il ragazzo che la mattina si sveglia e può ammirare questi begli occhi asimmetrici. Ce l’ha il
fidanzato?»
New Album
ven
28
novembre
Sala Vanni
Piazza del Carmine, 14
Firenze
Biglietti: Prevendita 10 euro + d.p. | Alla biglietteria 13 euro. | Prevendite: Box Office | www.boxol.it
Info: Musicus Concentus | tel. 055 287347 | [email protected]
www.musicusconcentus.it | www.naomiberrill.org
STELLE
di faolo pox - disegni di aldo giannotti
per quadri astrali o astri quadrali scrivi a [email protected] e sarai rimborsato.
33
Mi sbagli i fondamentali specialmente nell’approccio
all’altro sesso, alla famiglia e al lavoro. Quindi mi sentirei di dirti che sbagli il metodo, e anche un po’ la
prima impressione che offri. Leggerezza Ariete, leggerezza non è frivolezza, leggerezza è un sorriso alla
panettiera, una mancia al venditore di rose, uno
sguardo complice all’estetista, una letta a quest’oroscopo mentre sei sul cesso. Perché se la gente pensa
che sei troppo serio altro non è che la maniera più
gentile di dirti che sei pesante. Piuma
Toro Toro, pensi a come tagliare i rami secchi o a
come gestire i nuovi germogli? Pensi sia meglio dire
al giardiniere di tornare con la sega e l’apino o con
una camionata di concime e delle fascette? Pensi sia
meglio che l’autunno marcisca le ultime sterpaglie o
che forse tutto quell’humus delle foglie sarà un toccasana per il tuo nuovo innesto? Perché non hai un
giardino abbastanza grande per fare entrambi e soprattutto le energie sono sempre le stesse. Ma decidi
altrimenti i rami saranno pesi penzolanti e i germogli
appassiranno sul nascere. Pollice Verde
Dedicarsi. Cosa significa dedicarsi realmente? Fare
qualcosa per qualcun altro perché è la cosa giusta da
fare o farlo perché ce la si sente sul serio? Perché la
prima presuppone una manifestazione di riconoscenza da parte del beneficiario, la seconda no, la seconda la soddisfi tu, anzi, sei tu a dover ringraziare
per la possibilità. Dividi ciò che hai fatto in questo
semplice schema e vedi dove vuoi intervenire (forse
a casa) e dove potresti (tipo in amore). E poi agisci
con tutto il cuore, come sai fare tu. Ma mai recriminare, mai. Autostrada
Cancro mi sembri Giuseppe Rossi con in mano il telefonino a giugno 2014 che vorrebbe scrivere “Caro
Prandelli vattelo a pigliar nel c**o” e invece scrive da
mezzo rosicone e mezzo dispiaciuto e pure mezzo solidale con i compagni. Ecco tu nel rapporto di coppia
che stai vivendo sei più o meno così. Ma sbagli, o scrivi
tutto oppure non scrivere niente. Perché è l’unica soluzione che ti tiene sano e connesso. Parlare chiaro, sempre, senza pensare che “caspita l’avrà capito, no?”. Invece tentenni, usi i puntini, rileggi quello che stai per
scrivere, smussi. Non ci siamo, devi importi e imprimere la tua opinione per bene. Pressione
Non vorrei mai, mai, mai usare questa espressione,
ma devo. Saturno contro. Pare passato, ma ti piace
dare la colpa a ’sto Saturno, se vede. Ma adesso dai,
mettici del tuo, buttati, cercatela questa intimità, coltivala, allarga l’orizzonte delle tue aspettative, ma
senza sconfinare nella solita utopia che tanto Angelina Jolie non busserà alla tua porta, Brad Pitt non ti
noterà tra le sconosciute, ma non per questo la tua
vita non sarà folgorante come un lampo e fresca
come una fonte. Parapendio
Fluttui. Mo lo finisco così ’sto oroscopo. Fluttui. Così
poi numme dici che i miei parerei sono privi di fondamento e soprattutto non mi attacchi un pippone sul
fatto che se fosse stato vero quello che avevo detto
allora… Siete tanti voi della vergine e io vincerò
sempre contro di te perché calcolerò i secondi i minuti e i gradi di dove sei nato, leggerò le tue stelle e ti
dimostrerò che per te non andava bene, ma per l’altra
vergine calzava a pennello. Io vinco. Perché continuare a sfidarmi? Ma soprattutto perché continuare
nelle cause perse. Si chiamano perse. Sforbiciata
Se adesso davvero dovessi in qualche modo lamentarti saresti un’ingrata Bilancia, saresti un’ingrata che
non sa viversi le cose belle della vita e dà sempre la
colpa agli altri. Ma è tua, la colpa. Devi solo fare un
passo più netto. La vuoi dare? Dàlla. Ma perché scrivermi sms alle tre di notte dicendomi “mi porta a
casa, lo faccio salire?” CHE CAZZO NE SO? Ma poi
se lo fai salire non dirgli che ti piacciono gli incensi e
dare la colpa a lui che non era interessante. E tu Bilancia che sei il lui, quando lei ti dice che le piacciono gli
incensi perché invece di pensare “che palle, com’è noiosa questa” non rispondi “ma
mi hai fatto salire per parlare di incensi? Allora portami da Tiger la prossima volta,
così salgo da te con le orecchie fluorescenti e vaffanculo.” Serenità e pochi dubbi,
questa è la ricetta. Rodeo
SCORPIO WINS! Citando un videogame che andava molto di moda quando ero bambino. Novembre è
il tuo mese. Affabuli, coinvolgi, traini, affascini, attrai,
governi e decidi senza il minimo ripensamento: vedi
tu se non è rivoluzionario tutto questo. Perché non ti
decidi a viverti questa condizione senza pensare che
non può essere così. Lo è. Lo è già e tu stai solo perdendo tempo caro mio, perdendo tempo prezioso.
Fidati di me, levati la vestaglia, sali sul ring e inizia a
picchiare duro. Guantoni
Conosci il gioco di carte “merda”? Praticamente metti quattro o cinque idioti, te compreso, intorno a un
tavolo, dai quattro carte a testa e a turno ogni giocatore passa una carta a quello alla sua destra. Il primo
che ha tutte le carte uguali di ogni seme sbatte la
mano sul tavolo e dice “merda”. L’ultimo a mettere la
mano ha perso. Ok, tu sei esattamente in una situazione come questa. Quindi attenzione alle carte che
tieni, pensa bene a quello scarti, potrebbe servirti o
ancora peggio potrebbe servire a un altro giocatore.
E poi, se uno vince, vedi di non prenderti tu tutta la
merda del caso. Allerta
Sempre la solita questione che attanaglia tantissimi
soggetti nel mondo: la pizza è meglio mangiarla sempre dalla stessa pizzeria, oppure fa bene cambiare,
provare nuovi posti e vedere cosa accade con il rischio di passare qualche serata a masticare gomma al
pomodoro? Eh, Capricorno, tu rappresenti la solita
pizzeria, ma a volte metti un po’ di pepe nella ricetta
altrimenti i clienti saranno colti dalla monotonia e
proveranno altri impasti. Ricette
Chi lascia strada vecchia per quella nuova… è un coglione. Così recitava una scritta sul muro della mia
scuola. Non è il tuo caso Acquario perché tu non sei
colui che sceglie, bensì potresti essere a breve – e con
tuo grande stupore – una delle due strade, o forse entrambe allo stesso tempo, ma per viaggiatori diversi.
Pare infatti che dalle costellazioni parta un occhio di
bue fisso sulla tua testolina piena zeppa di pensieri. E
sarai al centro dell’attenzione, come piace a te, ma
questa volta dovrai pensare agli altri e non a te stesso.
Roulette
Caro Pesci, direi che sei più una trota di montagna,
un salmone scozzese e non un branzino, un’orata o
una ricciola. Stai al freddo, ma in acqua dolce, prediligi le altitudini considerevoli e non ti vanno a genio
le vallate o le pianure. Bene, restaci, coccolati tra sassolini e ruscelli, stattene tra le montagne e nessuno ti
verrà a fare alla griglia. Ma se per caso ti venisse in
mente di nuotare a valle occhio, gli spiedi sono appuntiti e le posate tentennano sui piatti. Squame
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Con la tessera di Lungarno ci sostieni, ottieni sconti, sfrutti le nostre convenzioni, ricevi una shopper che anche
se non ti piace è comoda per metterci le ciabatte per la piscina, le scarpe per la palestra, la biancheria sporca,
il phon, i bigodini, la carta da buttare nella raccolta differenziata, il tabacco, la settimana enigmistica per il
mare, i contenitori da riportare alla mamma, la spesa della sera, il pane secco, i trucchi, i libri per il treno,
il mac, il kit per le mostre o anche solo Lungarno.
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stelle senza sinossi di ginevra ballati
PAROLE
37
di gabriele ametrano
GIOVANI, ARTISTI E
DISOCCUPATI
di Cyrille Martinez
Edizioni Clichy - pp. 138
Fondamentalmente siamo degli sfigati.
Viviamo dei nostri miseri successi, di libri
pubblicati con case editrici che non saranno
mai in vetrina, di creazioni artistiche che non
sono altro che copia della copia di qualche idea
passata. Ci abbandoniamo alle sicurezze dei
social network, di qualche “like” che gli amici ci
regalano, dei contatti fatti in qualche incontro
notturno al bar sotto casa mentre blateravamo
concetti esistenziali che nessuno ascoltava.
Ci diamo un tono perché pensiamo di avere
uno stile, facciamo cose e vediamo gente. Ma
per essere qualcuno ci vuole ben altro. Fossimo nati agli inizi degli anni Sessanta, magari a
New York, forse (ma dico forse) saremmo diventati come Andy Warhol e John Giorno. Già,
perché loro hanno avuto la fortuna di vivere quegli anni lì: momenti in cui bastava un poco di
genialità per passare dall’essere un grafico ad un guru della pop art o da ubriacone spiantato ad
essere considerato un poeta beat. E Giovani, artisti e disoccupati di Cyrille Martinez (Edizioni
Clichy) ce lo racconta con ironia. Con tratti più o meno veritieri, l’autore ci narra le peripezie,
le orge e le follie dei giovanissimi Warhol e Giorno. Vernissage, feste underground, sbronze
e droga all’insegna di quel mondo che nei propri cenni biografici non dimenticavano mai di
menzionare “abita e lavora a New York New York”. Perché New York è un luogo ma “New York
New York” era uno stato mentale. In quegli anni hanno inventato, disfatto e modificato il senso
dell’arte, tutti concentrati in un quartiere talmente snob che hanno finito per credersi degli
artisti e ci sono riusciti. Che poi lo siano diventati per genialità o semplicemente perché si sono
trovati nel posto giusto al momento giusto, be’, questo è proprio il dilemma di queste pagine.
Noi possiamo leccarci le ferite, capire se siamo degli sfigati qui e oggi. Ma una cosa è certa:
possiamo essere felici di noi stessi anche senza essere a New York New York. Basta ridurre il
nostro ego e nutrirci di sana realtà.
NESSUNA CAREZZA
di Alberto Schiavone
Baldini & Castoldi - pp. 176
Cosa c’è di male a uccidere una persona se si pensa
che quello sia il gesto risolutivo ai problemi? Per
qualcuno la risposta è: niente. Veronica e Mauro
sono una giovane coppia in attesa di un figlio.
Vivono i nostri giorni e come tanti agognano
la certezza del lavoro. I due capiscono che solo
ammazzando un collega di Mauro riusciranno
a mettere al sicuro un contratto a tempo
indeterminato. Mettono su un piano, s’informano
su internet e senza nessuna consapevolezza si
dedicano alla sua attuazione. Il destino prevarrà
sulla stupidità, fortunatamente, ma non sarà
così clemente da regalare un po’ di coscienza
a questi protagonisti. Alberto Schiavone è un
ottimo narratore: uno di quelli che saprebbe
incantarvi davanti il focolare. E Nessuna carezza
(Baldini&Castoldi) è la perfetta rappresentazione
della nostra attualità, in cui solitudine, apparenza
e incertezza martellano le vite di ognuno. Le
soluzioni a queste problematiche ci sono ma,
statene certi, nessuna di queste ammette la morte.
Letture digitali
IL BELLO DELLA VITA
IL TELEFONO SENZA FILI
di Dan Rhodes
di Marco Malvaldi
Newton Compton Editori
Sellerio
Tradotto in venti paesi e ovunque con
un successo clamoroso, questo romanzo
è adatto a chi crede nelle coincidenze.
Aurélie è una studentessa di Belle Arti che
si dedicherà a un progetto strampalato del
suo professore. Cosa producono volontà e
casualità combinate insieme? Basta un gesto
e la vita della giovane francese cambierà
radicalmente, immergendola in baldorie
notturne, incontri eccezionali e gioie
improvvise. Se ne siete capaci, lasciatevi
andare anche voi al bello della vita. Il resto
verrà.
Alla fine Malvaldi piace e in tanti lo leggono (e
io ancora devo farmene una ragione!). Questo
suo ultimo romanzo rimette in gioco le dentiere
dei vecchietti del BarLume. Un nuovo caso, la
stessa commissaria Alice Martelli e lo stesso
paese. L’ironia spicciola dell’autore fa sorridere:
non è un grande comico, ma alla fine sa scrivere
con semplicità e riesce sempre a far numeri di
vendita. Io ve lo segnalo, ma non ve lo consiglio.
Di libri da leggere ce n’è talmente tanti che
Malvaldi può anche rimanere in fondo alla lista.
ESERCIZI DI STILE / gabrieleametrano.com
38
SUONI
di lespertone
THE BUDOS BAND
Burnt Offering
Daptone Records
Vi abbiam parlato spesso della Daptone su
queste pagine. Giuro che nessuno di loro
ci dà un euro e che, anzi, per ascoltarsi le
loro cose (ma anche le altre) ci arrangiamo con qualche anteprima streaming qua
e là, con qualche amicizia discografica o
con gli ormai noti servizi di streaming on
demand, se non arriviamo troppo lunghi
fra data di pubblicazione del disco in questione e quella di Lungarno. Quindi magari
assocerete l’etichetta in questione a Charles Bradley ed a Sharon Jones, visto che in passato
abbiamo dato ad entrambi lo spazio che meritavano. Ovviamente in Daptone non campano
solo di questi due, ma anche di tante altre cose e artisti, diciamo ‘minori’, termine orrendo
ma che può rendere bene l’idea quando si parla di progetti che hanno un’esposizione limitata
a causa di un’infinità di motivi. In questa categoria rientrano i The Budos Band, super band
strumentale (super anche nel senso che sono tanti) di Staten Island composta da un minimo
di nove elementi a cui spesso si aggiungono altri musicisti che han voglia di suonare qualcosa, qualsiasi cosa. I The Budos Band sono tutt’altro che dei pivelli, visto che questo “Burnt
Offering” è il loro quarto album ed il primo, ma questo non c’entra nulla sull’esser dei pivelli
o meno, ad avere un titolo perlomeno tradizionale – gli altri erano fantasiosamente una roba
zeppeliana tipo I, II, III, con la variante EP tra II e III. Perché ci piacciono? Perché raramente
ci è capitato di ascoltare un gruppo che racchiuda una simile quantità di influenze incanalandole poi con una tale forza ritmica e melodica da avere tutte le carte in regola per raggiungere
un pubblico decisamente più ampio. Loro si definiscono una band instrumental afro-soul. Ma
sono stati umili e si sono autolimitati. Non che solitamente impazzisca per i buglioni di generi,
ma quando questi son ben fatti, equilibrati, con i giusti ingredienti e dosaggi, sì, eccome se
impazzisco. Si sono autolimitati perché c’è molto di più di un semplice instrumental afro-soul.
C’è del metal, del rock, del funk, della blaxploitation, del cinematico. Ed un groove nero, però
loro sono bianchissimi, che ne basterebbe la metà. Come possiamo non amare un gruppo che
ci sentiamo di consigliare tanto al fan di Mulatu Astatke e Sun Ra, quanto a quello dei Black
Sabbath? O a quello di Carpenter. O degli stessi Charles Bradley e Sharon Jones. Sino ai recenti
Goat e, per rimanere in casa, Calibro 35. Ecco perché ai loro concerti ci trovi di tutto di più, anche l’hipster che se ne sta lì con la birretta analcolica. Sin dalla sua copertina – una via di mezzo
tra un approccio fantasy ed un altro decisamente lisergico – “Burnt Offering” si svela come
uno dei dischi più complessi e riusciti di questo 2014. 10 brani - su tutti la doppietta composta
dalla splendida e mistica apertura di disco ‘Into the Fog’ seguita da ‘The Sticks – retti da un uso
dei fiati spettacolare, acido e straniante ed accompagnati costantemente dall’hammond. Tutta
roba a noi cara, ovviamente. Basterebbe questo per stenderci, ma “Burnt Offering” è tutto ed
il contrario di tutto e riserva molte altre sorprese. Come se a un certo punto il detective Shaft
mettesse su i Melvins. Tipo.
FLYING LOTUS
You’re Dead
Warp
Quinto album per Steven
Ellison, Flying Lotus quando
incide dischi, alle prese tra
cenni prog (realmente, cenni,
altrimenti mi procurerebbe fastidio), elettronica, hip
hop, raffinata drum’n’bass, r’n’b e jazz, tanto jazz (e
non potrebbe essere altrimenti vista la parentela con
i Coltrane, pronipote della pianista Alice e di suo
marito John). “You’re dead”, composto da 19 brani
senza alcuna pausa per una durata complessiva di 38
minuti, è sperimentale e fumoso il giusto necessario.
Ed è anche bellissimo.
CARIBOU
Our Love
City Slang
Se eravate attenti ricorderete
Caribou in apertura dei Radiohead, qui a Firenze, nel
2012. Se eravate attentissimi,
lo ricorderete addirittura in Sala Vanni con gli affreschi a rischio, causa doppia batteria. Nel mentre Dan
Snaith (ex Manitoba) ha avuto una bimba, “Our
Love”, ed ha intrapreso con decisione (e classe) un
nuovo percorso tra dance, IDM e soulful house, anticipato anche dall’alias Daphni. Ci sono anche Four
Tet (e moglie), Jessy Lanza (alla voce) e Owen Pallett a dargli mano. A suo modo, pop.
LIQUIDO DI MORTE
Liquido di Morte
Autoprodotto
Come avrete notato da alcuni riferimenti messi qua e là a
mo’ di indizi, da queste parti
amiamo anche un certo tipo
di metal. Soprattutto quando riusciamo a beccare
quei riferimenti che stanno fra doom, psych, stoner
e post rock. Bravissimi in tal senso sono i Liquido di
Morte, band attiva nel milanese da circa una decina
d’anni, finalmente al debutto con questo eponimo
lavoro composto da tre tracce assai dilatate e concepite tipo jam session. Se anche uno soltanto dei generi sopra menzionati vi dice qualcosa, fateli vostri, i
Liquido di Morte s’intende.
CHI PIÙ NE HA, PIÙ NE METAL
Antemasque “ANTEMASQUE” (Caroline)
C’è una cosa che ci piace: cambiare idea. D’altronde quando uno dice una cazzata è rinfrescante fermare tutto e dire:
«Amici, ho detto una cazzata. Scusate. Ora sistemo». Il disco degli Antemasque è la messa in musica di questa sensazione, più o meno. Cedric Bixler Zavala e Omar Rodríguez-López, ex At The Drive-In, probabilmente non lo ammetteranno mai esplicitamente, ma con i Mars Volta l’avevano fatta proprio fuori dal vaso. Non tanto per la fusione di
psichedelia, post-punk, jazz elettrico davisiano e latinismi hardcore: la ricetta funzionava e dal vivo si volava. Ma i dischi
sono diventati in fretta troppi, sempre meno curati, meno importanti. Se bruci in fretta ti spegni in fretta. Antemasque
è una reazione tagliente, concisa: i pezzi durano tre minuti e mezzo di media, la produzione è cruda, il suono quasi non
masterizzato, forte ma non violento. Ci son aperture quasi doorsiane (Drown All Your Witches), e l’unico paragone sensato che ci viene in mente
è un ibrido tutto californiano fra X, Germs e Jane’s Addiction. Attitudinale prima che musicale. Ma che bomba.
http://solomacello.blogspot.it/
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Continua il contest “My point of you” organizzato da Lungarno in collaborazione con Leica Store Firenze.
Partecipare è semplice. Scatta un selfie insieme a questa pagina del giornale e invialo con un messaggio privato
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Ogni mese una giuria composta da Leica Store Firenze e Lungarno sceglierà la foto del mese.
Le 5 foto del mese parteciperanno all’estrazione finale. All’autore dello scatto selezionato verrà regalata una Leica D-Lux 6 Edition 100.
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