progetto nbcr ebola

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progetto nbcr ebola
CROCE ROSSA ITALIANA
COMITATO REGIONALE TOSCANA
COSTITUZIONE E POSSIBILE IMPIEGO OPERATIVO DI UN
NUCLEO N.B.C.R. DELLA CROCE ROSSA ITALIANA
ALL’INTERNO DELLA REGIONE TOSCANA
Croce Rossa Italiana - Comitato Regionale Toscana - Ufficio Attività Emergenze
Introduzione
Nella storia dell’uomo si sono sempre verificati disastri; in passato, nella maggior parte dei casi,
erano di origine naturale. Al giorno d'oggi, con le conoscenze e le tecnologie moderne, si sono
sommate una serie di problematiche di origine chimica, biologica, nucleare e radiologica
(dovute ad errori umani, a sistemi di sicurezza insufficienti, ad atti di matrice terroristica, ecc.),
che impongono di essere fronteggiate con una struttura di soccorso avanzata, sostanzialmente
diversa, come approccio e gestione, da quella a cui siamo “normalmente” abituati.
Quando la risposta “ordinaria” non basta
Per disastro o catastrofe si intende un evento calamitoso che comporta, nelle relazioni tra uomo e
ambiente, conseguenze di gravità tale che la comunità colpita ha bisogno di sforzi e risorse
straordinari per contenerle.
Ci sono due elementi che entrano nella definizione:
• La portata dannosa e grave nel rapporto uomo-ambiente;
• La necessità di una risposta sociale e comunitaria per superare le conseguenze o limitare i
danni.
Gli orientamenti da seguire nel porre in atto i mezzi di prevenzione ed i soccorsi rientrano
nell’interesse di questa materia. Nella definizione di catastrofe rientrano anche le guerre e ogni
forma di guerriglia, perché queste situazioni comportano gravi perdite umane e, sovente, una vasta
distruzione ecologica. Lo scopo dell’intervento in questi casi è la limitazione delle sequele e della
perdita di vite umane e può essere considerata l’integrazione di varie tipologie di soccorso,
applicate ad un'emergenza collettiva, per fornire una risposta sanitaria corretta. La risposta si basa,
quindi, sull’integrazione delle varie componenti dei soccorsi, quali Forze dell’Ordine, Vigili del
Fuoco, Servizio Sanitario Nazionale, Corpo Forestale dello Stato, C.R.I., Associazione Nazionale
Alpini, Centri di Radio Soccorso e Associazioni di Volontariato che costituiscono la Protezione
Civile. Sono classificate tre tipologie di eventi, per ognuno dei quali sono identificati precisi ambiti
di competenza e responsabilità nella gestione dei soccorsi:
Tipologia degli eventi ed ambiti di competenza
Ai fini dell’attività di protezione civile, gli eventi si distinguono in (Legge 225/92):
A
B
C
Eventi naturali o connessi con Eventi naturali o connessi Calamità naturali, catastrofi o
l’attività dell’uomo, che con l’attività dell’uomo altri eventi che, per intensità
possono essere fronteggiati che, per la loro natura ed ed estensione, devono essere
mediante interventi attuabili estensione,
comportano fronteggiati con mezzi e
dai
singoli
enti
ed l’intervento coordinato di poteri straordinari.
amministrazioni competenti più enti o amministrazioni
in via ordinaria.
competenti in via ordinaria.
Un’ulteriore classificazione è basata sui fattori scatenanti, in modo da poter valutare il rischio
evolutivo: in pratica la possibilità che l’evento possa proseguire nella sua azione lesiva o innescare
altri pericoli, provocando lesioni o morte agli individui che ne subiscono l’effetto.
Tale classificazione comprende:
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- CATASTROFI NATURALI:
• Fenomeni Geologici:
o Terremoti - maremoti;
o Eruzioni vulcaniche;
o Bradisismo;
o Caduta di meteoriti e asteroidi.
• Eventi meteorologici:
o Piogge estese;
o Siccità;
o Trombe d’aria, tifoni, uragani;
o Neve, ghiaccio, grandine;
o Nebbia.
• Fenomeni idrogeologici:
o Alluvioni, esondazioni;
o Frane;
o Valanghe, slavine;
o Collasso ghiacciai.
• Varie:
o Epidemie animali.
- CATASTROFI TECNOLOGICHE O ANTROPICHE:
• Incidenti rilevanti in attività industriali:
o Incendio, esplosione;
o Rilascio di sostanze inquinanti o tossiche;
o Rilascio di radioattività.
• Incidenti nei trasporti:
o Aerei;
o Ferroviari;
o Di navigazione (fluviale e marittima);
o Stradali;
o Rilascio di sostanze tossiche o radioattive.
• Collasso dei sistemi tecnologici:
o Black-out elettrico;
o Black-out informatico;
o Interruzione del rifornimento idrico;
o Interruzione di condotte di gas od oleodotti;
o Collasso di dighe o bacini.
• Incendi:
o Boschivi;
o Urbani;
o Industriali.
• Varie:
o Crollo di immobili (es. abitazioni, ospedali).
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- CATASTROFI CONFLITTUALI E SOCIOLOGICHE:
• Atti terroristici;
• Sommosse;
• Conflitti armati internazionali;
• Uso di armi chimiche, batteriologiche e nucleari;
• Epidemie;
• Carestie;
• Migrazioni forzate di popolazioni (es. campi profughi);
• Incidenti durante spettacoli, feste e manifestazioni sportive.
Gli strumenti utilizzati per fronteggiare questi eventi sono:
• La strategia: l’arte e la capacità di pianificare le soluzioni organizzative;
• La tattica: la capacità di mettere in pratica le linee guida con l’applicazione della catena dei
soccorsi;
• La logistica: l’insieme delle procedure che prevedono l’impiego di uomini, materiali e
mezzi.
La strategia si identifica nella pianificazione delle risposte: infatti il Dipartimento della Protezione
Civile ha emanato le Linee Guida per la predisposizione dei Piani di gestione dell’emergenza a
livello comunale e provinciale, diversificate per evento o situazione, quale atto d'indirizzo per le
Regioni, le Prefetture ed i Comuni.
La tattica si esplica attraverso la trasformazione delle Linee Guida in Piani Operativi a livello
decentrato, in modo da ottenere una serie di figure e strutture, ognuna con le sue funzioni
specifiche, integrate in modo da formare una vera e propria catena dei soccorsi sanitari (attualmente
tutto ciò non è ancora pienamente operativo o realmente funzionale su tutto il territorio italiano).
La logistica è l’organizzazione di un equo e razionale dispiegamento sul campo di uomini, materiali
e mezzi, ovvero il quantum che permetterà al sistema di funzionare.
Come si inserisce la Croce Rossa Italiana nell’ambito della Protezione Civile
L’Associazione della Croce Rossa Italiana (CRI), “Ente Pubblico” a livello Nazionale e Regionale,
Associazione di Promozione Sociale a livello Provinciale e Locale, è composta in gran parte da
personale volontario, ma, nell’ambito delle attività di protezione civile, si colloca diversamente
rispetto alle altre “Organizzazioni di volontariato”, di cui al D.P.R. 613/94.
Infatti, nella legge n°225 del 24.02.92 “Istituzione del Servizio Nazionale della Protezione Civile”,
la C.R.I. viene identificata come una delle “Strutture operative nazionali” di Protezione Civile
(art.11) ed è chiamata a far parte, con un proprio rappresentante, del Consiglio Nazionale della
Protezione Civile (Art.8).
Ne consegue che tutto il personale appartenente all’associazione, sia esso volontario (civile o
militare) che dipendente, è automaticamente personale di Protezione Civile.
I compiti attribuiti alla CRI nell’ambito delle attività di Protezione Civile sono:
• Primo soccorso e trasporto infermi;
• Interventi socio-assistenziali a più largo raggio;
• Soccorso sanitario di massa;
• Ricerca e ricongiungimento dispersi;
• Censimento delle necessità della popolazione, raccolta e distribuzione di generi di prima
necessità e di aiuti provenienti anche dall’estero.
I compiti sopra citati trovano applicazione nelle fasi di soccorso e ripristino dopo il manifestarsi
dell’evento calamitoso.
Un altro importante contributo da parte della CRI può essere portato nelle fasi di prevenzione e di
previsione, sia attraverso la collaborazione con le amministrazioni locali per la redazione dei piani
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comunali di protezione civile e delle necessarie sinergie con il “Piano di emergenza” proprio della
Croce Rossa, sia attraverso lo svolgimento di corsi di primo soccorso, integrati da nozioni su come
comportarsi in caso di disastro/calamità e su come prevenire gli infortuni. Tutto ciò contribuisce a
creare nel tessuto sociale una “cultura del rischio” (capacità di affrontarlo, di prevenirlo o di
evitarlo), contribuendo, quindi, ad aumentare notevolmente la resilienza della popolazione.
Le emergenze Nucleari, Biologiche, Chimiche, Radiologiche (N.B.C.R.)
Storia
Gli agenti biologici sono stati utilizzati fin dall’antichità, come dimostrano le documentazioni
storiche che parlano di cadaveri di appestati lanciati con le catapulte oltre le mura delle città
assediate; oppure, in epoca più recente, di intere popolazioni di pellerossa sterminate distribuendo
loro coperte infettate con il vaiolo. Gli agenti chimici, invece, sono stati introdotti principalmente
durante la 1° Guerra Mondiale, quando venne fatto vastissimo uso di gas asfissianti, impiegati poi
anche in molte guerre coloniali (Etiopia). Hiroshima e Nagasaki rappresentano, infine, il primo caso
di utilizzo di armi nucleari contro le popolazioni. Al di fuori di un contesto di guerra o di attacchi
terroristici, l’uso industriale di sostanze chimiche e radioattive potenzialmente pericolose è
aumentato nella società moderna, elevando esponenzialmente il rischio di incidenti anche gravi.
Eventi N.B.C.R. con conseguenze di tipo “sanitario” nel mondo verificatisi dal 1976 in poi.
Seveso 1976 (ICMESA)
Nel reattore B di un impianto per la produzione di cosmetici, la temperatura sale oltre i 300 gradi.
La valvola di sicurezza si rompe. Fuoriescono alcuni chilogrammi di una sostanza chimica che
produce una nube di gas. Dopo quattro giorni si iniziano a vedere i primi effetti: intossicazioni,
ricoveri d’urgenza, defogliamento delle piante e moria di animali. Dopo dieci giorni viene
identificata la sostanza: “Diossina”, un potentissimo veleno. Quattordici giorni dopo viene presa la
decisione di evacuare la zona (quindici ettari) e il giorno successivo viene dato l’allarme anche ai
comuni limitrofi.
Sant Carles de la Rapita (Spagna) 1978
Esplosione di un’autobotte di GPL dentro un campeggio. Le vittime sono 200.
Ekaterinburg (Sverdlovsk URSS) 1979
Fuoriuscita da un centro militare sovietico di Antrace, che ha seguito la direzione del vento
predominante. L’epidemia conseguente viene in un primo tempo attribuita a carne contaminata, ma
gli esami evidenziano la presenza di antrace polmonare (Carbonchio). Vengono riscontrati casi di
Carbonchio su persone fino ad una distanza di quattro chilometri (novantasei infette, di cui
sessantasei morte) e su capi di bestiame fino ad una distanza di cinquanta chilometri dall'epicentro.
Dalles (Oregon USA) 1984
Un gruppo terroristico contamina l’insalata di dieci ristoranti della città con il batterio della
Salmonella, infettando 751 persone. Il responsabile verrà identificato nel fondatore della setta
Rajneeshees.
Mexico City 1984
Esplosione di un deposito di GPL. 500 vittime e 5000 feriti.
Bhopal (India) 1984
Dalla fabbrica di pesticidi Union Carbide, in via di dismissione e con ridotte procedure di
manutenzione degli impianti di stoccaggio delle materie prime, fuoriescono quaranta tonnellate di
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vapori di cianuro. La nuvola assassina, dovuta all’esplosione dell'Isocinato di Metile (MIC), larga
cento metri, si dirige, spinta dal vento, sulla bidonville dei quartieri poveri. Nelle strade le persone
muoiono tra gli spasmi, con polmoni ed occhi in fiamme. Gli ospedali sono colmi di migliaia di
agonizzanti ed i medici non sanno cosa fare, non avendo informazioni sulla composizione della
nube tossica. Perdono la vita all’incirca 8.000 persone solo nella prima notte; tra 20.000 e 30.000
muoiono nei mesi successivi e risultano più di 500.000 intossicati.
Chernobyl (URSS) 1986
Incidente nucleare che causa 31 morti e 187 feriti, terrorizzando per mesi l’intera Europa.
Matsumoto (Giappone)1994
Un gruppo terroristico, utilizzando il gas nervino “Sarin”, provoca la morte di 7 persone e 144 feriti.
Tokyo (Giappone)1995
Lo stesso gruppo terroristico utilizza il Sarin per l’attentato nella Metropolitana di Tokio. Muoiono
12 persone e più di 5.000 rimangono intossicate.
Tokaimura (Giappone)1999
Nell’impianto per la preparazione di combustibile nucleare, durante una operazione di routine,
vengono versati in una vasca di purificazione 16 chili di Uranio anziché i 3 previsti dalla procedura:
2 morti; evacuate 300.000 persone.
Mosca (URSS) 2002
Al teatro Dubrovka di Mosca, durante uno spettacolo, vengono sequestrati gli spettatori e gli attori.
Sconosciuto il gas utilizzato dalle Forze Speciali per intervenire (si suppone vapori di Fentanyl): 41
guerriglieri e 90 ostaggi muoiono asfissiati dal gas; 750 erano gli spettatori presenti.
Iran 2004
Dopo una violenta esplosione, si incendia un convoglio formato da 51 vagoni, dei quali 17
trasportavano zolfo, 6 combustibile, 7 fertilizzanti e 10 cotone idrofilo. Le prime notizie vengono
date solo 9 ore dopo l’accaduto: 295 le vittime e 350 i feriti. Tra i morti vi sono soccorritori, autorità
e abitanti dei villaggi vicini intervenuti per dare soccorso.
Perugia 2006
Esplosione di un oleificio a Campello sul Cliturno. Viene registrata una temperatura di 450 gradi e
viene stabilito un perimetro di sicurezza di 500 metri. 4 morti ed un disperso.
Napoli 2007
Nelle strade ci sono 2.700 tonnellate di rifiuti ed altre 2.000 sono accumulate in discariche
provvisorie o sono ancora caricate sugli automezzi. L’incendio di cumuli di spazzatura sprigiona
diossina. Il caldo estivo aumenta i timori per un'eventuale emergenza infettiva. Vengono cosparsi
sull’immondizia prodotti disinfettanti per limitare i cattivi odori e per cercare di contenere il
proliferare di insetti e di ratti.
Bergamo 2007
Un’esplosione all’interno di un azienda chimica (la AcsDopfar di Albano Sant’Alessandro) provoca
un incendio e lo sprigionamento di una vasta nube che si propaga ai paesi vicini. Scattato l’allarme,
vengono evacuate le scuole di Albano e dei paesi limitrofi.
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Krsko (slovenia) 2008
Il 4 giugno, l’Europa intera rimane per qualche ora con il fiato sospeso alla notizia che la centrale
nucleare di Krsko, in linea d’aria a poco più di cento chilometri da Trieste, aveva subito una perdita
di liquidi dall’impianto di raffreddamento. L’allarme per fortuna rientra in serata.
Akia (Ungheria) 2010
Una grande quantità di fanghi tossici fuoriescono da una fabbrica di alluminio, contaminando una
vasta area, uccidendo 7 persone, intossicandone una ventina e inquinando gravemente i fiumi Torna,
Marcal e Ràba, affluenti del Danubio.
Fukuschima (Giappone) 2011
11 Marzo 2011: a causa delle conseguenze di un maremoto si fondono i noccioli dei reattori 1, 2 e 3
della centrale nucleare di Fukuschima, causando la fuoriuscita di materiale radioattivo nel terreno
circostante e nell’oceano.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara che "le radiazioni provocate dal disastrato
all’impianto nucleare di Fukushima ed entrate nella catena alimentare sono più gravi di quanto
finora si fosse pensato" e che l'effetto dell'incidente "è molto più grave di quanto chiunque avesse
immaginato all'inizio, quando si pensava che si trattasse di un problema limitato a 20-30
chilometri".
Quando si parla di eventi N.B.C.R.
Un evento N.B.C.R. si può definire “evento non convenzionale”, derivando la terminologia dal
gergo militare, in cui si distinguono armi “convenzionali” (cioè ammesse dalla convenzione di
Ginevra), come fucili e cannoni, e armi “non convenzionali” (cioè proibite dalla convenzione di
Ginevra), quali le armi biologiche e i gas asfissianti.
Si possono verificare due tipi di scenari possibili:
• Evento catastrofico ad effetto limitato: evento caratterizzato dalla integrità delle strutture di
soccorso esistenti nel territorio in cui si manifesta, nonché dalla limitata estensione nel
tempo (meno di 12 ore) delle operazioni di soccorso;
• Evento catastrofico che travalica le potenzialità di risposta delle strutture locali: evento che
devasta anche i territori e causa un elevato numero di vittime e in cui si viene a creare una
sproporzione fra richieste di soccorso e disponibilità di uomini e mezzi da impiegare sul
campo.
La principale difficoltà di fronte ad un possibile scenario N.B.C.R. è avere consapevolezza della
potenziale minaccia e delle misure precauzionali da adottare, così da salvaguardare l'incolumità dei
soccorritori e, di conseguenza, permettere loro di svolgere le attività previste in (relativa,
perlomeno) sicurezza.
Risulta quindi di estrema importanza individuare già nella primissima fase di allarme la natura
dell’evento.
Indicatori di un possibile evento N.B.C.R.:
• Scoppio o esplosione con effetti limitati, specialmente se in un luogo pubblico;
• Segnalazione di un dispositivo, un contenitore o un veicolo che ha disperso una sostanza
nebulizzata o gassosa;
• Segnalazione di odori insoliti, provenienti da liquidi o sostanze nebulizzate;
• Molte persone coinvolte che presentano sintomi similari;
• Più persone che lamentano un effetto apparentemente senza causa o senza traumi;
• Animali morti o con segni di sofferenza;
• Rinvenimento di dispositivi di protezione individuale abbandonati (guanti, maschere
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antigas, autorespiratori) sul luogo dell'evento.
In funzione della rilevazione di uno o più indicatori, si può ragionevolmente pensare di essere di
fronte ad un evento N.B.C.R.; diviene quindi indispensabile la raccolta di maggiori informazioni
utili per l’organizzazione dei soccorsi.
In particolare, è fondamentale individuare prontamente:
• La natura dell’evento
o Sono stati notati individui il cui comportamento può essere ritenuto sospetto?
o Quante persone sono coinvolte?
o Situazione delle vittime: sono facilmente raggiungibili?
o Quali sintomi presentano le persone coinvolte? (tipo di sostanza implicata, lesioni
prevalenti, fratture, ustioni, intossicazioni)
• L’entità e l’estensione dell’evento
o Dove è localizzato, quali sono le condizioni meteorologiche presenti al momento
sulla scena?
o Descrizione di una zona nel dettaglio (viabilità, itinerari preferenziali, precauzioni
per pericolo di crollo…)
o È in atto un incendio o vi è stata un’esplosione?
o Sono coinvolti veicoli e, se sì, che tipo di veicoli?
La gestione di un evento N.B.C.R.
La catena del soccorso
La catena del soccorso rappresenta una sequenza di dispositivi, funzionali e/o strutturali, che
consentono la gestione delle vittime di una catastrofe ad effetto più o meno limitato.
È composta da vari anelli:
- Identificazione (fase di allarme)
L’ente preposto alla ricezione dell’allarme di pertinenza sanitaria è la Centrale Operativa (C.O.) del
sistema 118. La CO dispone di procedure operative validate per la gestione dell’emergenza,
che le permettono di dimensionare l’evento attraverso una mirata raccolta di informazioni e
di modulare la risposta sulla base delle necessità. In questa fase, seguendo linee guida
concordate con gli altri Enti non sanitari per la gestione degli eventi N.B.C.R., si ottiene:
• Raccolta delle informazioni dell’utente standardizzate;
• Confronto delle informazioni pervenute con gli altri Enti di emergenza;
• Possibile attivazione dei mezzi di soccorso attraverso una procedura predefinita, che mira a
garantire la maggiore protezione/tutela possibile degli operatori sanitari.
- Settorializzazione e delimitazione della zona
Ripartizione della zona interessata in aree funzionali di lavoro, allo scopo di razionalizzare le
risorse disponibili e garantire la sicurezza dei soccorritori. È necessaria la conoscenza dei
perimetri di sicurezza e la corretta distribuzione del personale di soccorso. Questa fase è
obbligatoriamente condotta dai Vigili del Fuoco, considerate le loro specifiche competenze.
- Triage
È un processo decisionale finalizzato alla selezione delle vittime e, nel contesto extraospedaliero,
viene applicato in due momenti:
• Direttamente sullo scenario, con l’obiettivo di stabilire una priorità d’accesso al Posto
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•
Medico Avanzato (PMA);
All’interno del PMA, con l’obiettivo di stabilire un ordine di evacuazione verso ospedali o
strutture alternative.
- Noria di salvataggio
Rappresenta l’insieme delle operazioni effettuate da personale tecnico, anche Sanitario (con
specifiche competenze e protezioni di livello N.B.C.R.), volte al trasporto di feriti dal luogo
dell’evento al PMA e viceversa.
- Posto Medico Avanzato
Dispositivo funzionale di selezione e trattamento sanitario delle vittime, localizzato ai margini
dell’area di sicurezza. Può essere sia una struttura (tenda, containers), sia un’area funzionalmente
deputata al compito di radunare le vittime, concentrare le risorse di primo trattamento e organizzare
l’evacuazione sanitaria dei feriti.
Il Posto Medico Avanzato deve possedere alcuni requisiti:
• Collocazione in area sicura, al riparo da rischi evolutivi;
• Collocazione agevole rispetto alle vie di comunicazione;
• Adeguata segnalazione, con accesso e deflusso separati;
• Caratteristiche ottimali di temperatura, luminosità e climatizzazione.
La struttura è geograficamente e operativamente interposta tra il sito della catastrofe e gli ospedali.
- Noria di evacuazione
Costituisce il movimento delle ambulanze e degli altri mezzi di trasporto sanitario dal PMA agli
ospedali di riferimento (e viceversa), al fine di garantire l’ospedalizzazione delle vittime.
Coordinamento delle attività
La normativa vigente prevede che sul luogo dell’evento siano presenti perlomeno le seguenti figure:
• Direttore dei Soccorsi Sanitari (DSS). Si rapporta con i referenti analoghi di altre istituzioni
deputate alla gestione dell’emergenza ed assume la responsabilità di ogni dispositivo di
intervento sanitario nella zona delle operazioni;
• Direttore Tecnico dei Soccorsi (DTS). Assume la responsabilità inerente la sicurezza
dell’intero intervento.
Aree di intervento
Le aree di intervento vengono suddivise in:
• Zona rossa o calda: area operativa di contatto, in cui è presente sostanza contaminante. Vi
operano principalmente i Vigili del Fuoco, con idonee protezioni;
• Zona arancione o tiepida: area operativa potenzialmente pericolosa, in cui il rischio di
contaminazione è legato alla movimentazione degli operatori e delle vittime, che possono
propagare la contaminazione attraverso deambulazione, trasporto materiali o contatto. Vi
possono operare,oltre al personale dei VVF, il personale sanitario del 118 ed operatori di
Croce Rossa, addetti alla decontaminazione, muniti di idonee protezioni;
• Zona gialla o fredda: area operativa non pericolosa, che costituisce la base operativa per
l’allestimento del PMA da parte del personale del 118, che opera con specifico
equipaggiamento, e dagli Enti interessati all’emergenza. In tale zona si individuano le aree
di parcheggio dei mezzi, delle attrezzature e del personale. È presidiata dalle Forze
dell’ordine, che controllano sia il confine con l’area tiepida, al fine di impedire l’ingresso di
persone non autorizzate (in questo caso le Forze dell’ordine saranno adeguatamente protette
come se operassero in area tiepida), sia il perimetro esterno della zona fredda (perimetro
esterno operativo).
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Formazione del personale
La formazione, l’addestramento ed i successivi momenti di retraining del personale devono
inscindibilmente passare attraverso la condivisione delle procedure operative, organizzative e
gestionali dell’intervento.
Le emergenze N.B.C.R. impongono infatti:
• L’adozione di un piano di intervento predefinito, codificato e condiviso con gli altri enti
coinvolti;
• La dotazione di attrezzature e dispositivi di protezione individuale specifici;
• La realizzazione di infrastrutture necessarie per l’immagazzinamento;
• la conservazione, l’igiene e il ripristino dei materiali utilizzati sia per l’addestramento che
per eventuali emergenze reali;
• la formazione del personale.
La decontaminazione
La decontaminazione può essere classificata nelle seguenti modalità:
SANITARIA
È rivolta alle vittime coinvolte nell’area
incidentale e si pone l’obiettivo di rimuovere
completamente la contaminazione.
TECNICA
È rivolta al personale che opera nelle zone
contaminate e serve a rimuovere eventuali
tracce di contaminante depositate sui DPI
dell’operatore.
PRIMARIA
Consiste in un intervento senza l’utilizzo di
materiali o attrezzature specifiche e si pone
l’obiettivo di ridurre la concentrazione di
sostanza contaminante.
SECONDARIA
Consiste in un intervento che, attraverso
l’uso di sostanze specifiche, elimina il più
possibile l’agente nocivo.
Metodi di decontaminazione
Esistono due processi base utilizzati per la decontaminazione dopo l’esposizione ad un agente
contaminante: la rimozione fisica e la neutralizzazione chimica. Questi metodi possono essere
utilizzati indipendentemente o combinati, in modo da ottenere una maggiore efficacia.
Aspetti Tecnici:
Dispositivi di Protezione Individuale (DPI): dispositivi le cui caratteristiche variano a seconda del
tipo di agente contaminante.
Considerata la specificità delle dotazioni previste, si impone per il personale in oggetto un percorso
di formazione ed addestramento all’utilizzo. Risulta indispensabile, inoltre, per il mantenimento
delle competenze e della praticità di utilizzo, garantire periodici retraining pratici.
In linea generale si possono distinguere due diversi livelli di protezione:
Protezione di base:
• Tuta monouso NBC a tenuta di liquidi - Categoria 3 - tipo 3;
• Tuta monouso NBC a tenuta di polveri e di spray - Categoria 3 - tipo 4;
• Stivali in nitrile pesante o mescola equivalente - EN 345;
• Guanti in butile pesante o mescola equivalente per rischio chimico biologico;
• Guanti in lattice naturale pesante per rischio chimico biologico - EN 388-EN 374;
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•
•
•
•
•
•
Guanti monouso in lattice naturale leggero, non sterili - EN 420;
Maschera intera per filtro;
Filtro monouso SX-P3 per uso BC;
Filtro monouso SX-P3 per uso N;
Antiappannante spray per maschere e visori;
Nastro adesivo speciale.
Protezione avanzata:
• Tuta scafandrata NBC ad uso limitato a tenuta di gas - Categoria 3;
• Tuta scafandrata NBC riutilizzabile a tenuta di gas - Categoria 3;
• Tuta monouso NBC a tenuta di liquidi - Categoria 3 - tipo 3;
• Tuta monouso NBC a tenuta di polveri e di spray - Categoria 3 - tipo 4;
• Sottotuta igienica monouso in materiale assorbente;
• Casco di protezione con sottogola – EN 397;
• Stivali in nitrile pesante o mescola equivalente per rischio chimico biologico – EN 345;
• Guanti in butile pesante o mescola equivalente per rischio chimico biologico – EN 388-EN
374;
• Guanti in lattice naturale pesante per rischio chimico biologico - EN 388-EN 374;
• Guanti monouso in lattice naturale leggero, non sterili - EN 420;
• Sottoguanti in cotone;
• Autorespiratore a ciclo aperto ad aria compressa lunga durata;
• Autorespiratore a ciclo aperto ad aria compressa;
• Bombola di riserva per autoprotettore;
• Maschera intera per filtro;
• Filtro monouso SX-P3 per uso BC;
• Filtro monouso SX-P3 per uso N;
• Mascherina tipo FFP 3S con valvola di espirazione confezione singola sigillata,
versione pieghevole - EN 149;
• Antiappannante spray per maschere e visori;
• Nastro adesivo speciale.
Sistema di decontaminazione
Prevede la dislocazione in area arancione di strutture (generalmente tende) in grado di accogliere le
vittime contaminate. Ne esistono in commercio diverse tipologie, le cui caratteristiche tecniche
variano sensibilmente. Le più evolute dispongono di due tipologie di corridoi, appositamente
separati:
• Corridoio per le persone autosufficienti, in grado di camminare e di effettuare la doccia
autonomamente;
• Corridoio per le persone non autosufficienti.
Dispongono inoltre di un valido sistema di riscaldamento, sia ambientale che dell’acqua di
erogazione.
Approvvigionamento idrico:
i dispositivi di decontaminazione sfruttano l’impiego di docce montate su strutture facilmente
trasportabili, che erogano ingenti quantitativi di acqua corrente.
Smaltimento delle acque reflue contaminate:
le acque reflue, derivanti dal lavaggio nelle apposite docce delle vittime e degli operatori che sono
venuti a contatto con l’agente, sono convogliate in appositi recipienti chiusi, che devono essere
smaltite seguendo specifiche procedure, codificate dagli addetti alla bonifica ambientale.
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La realtà attuale in Regione Toscana
Vigili del Fuoco:
Nucleo N.B.C.R.
Da sempre i Vigili del Fuoco operano in prima linea, nell'ambito della Protezione Civile, in caso di
interventi di tipo "convenzionale" che coinvolgano sostanze chimiche, biologiche e radiologiche.
Dopo gli eventi dell'11 settembre 2001 hanno assunto un ruolo fondamentale anche nell'ambito
della difesa civile per i rischi connessi ad attacchi di tipo "non convenzionale".
I numerosi sforzi profusi in questa direzione hanno portato alla dotazione di mezzi, di
strumentazioni e di DPI dedicati, al rafforzamento della formazione specifica del personale con
funzioni operative e direttive e all'istituzione di un nuovo modello organizzativo dei nuclei
N.B.C.R., che ora prevede la presenza capillare in tutto il territorio nazionale di:
• Squadra base (presso il Comando Provinciale o Distaccamento);
• Nucleo Provinciale (presso il Comando Provinciale);
• Nucleo Operativo Regionale (solitamente presso il Comando Capoluogo di Regione).
I nuclei N.B.C.R., in presenza di esplosioni, perdite o rilasci, contaminazioni, provvedono alla
rilevazione delle sostanze mediante sofisticati strumenti, al salvataggio delle persone e alla
decontaminazione.
Periodicamente vengono effettuati addestramenti, tenendo conto di diversi scenari, compreso quello
di un attacco terroristico con immissione nell'ambiente di sostanze non convenzionali, come ad
esempio gas tossici, polveri e liquidi.
Autocarro Trasporto Nucleare (ACT/NUC) - SHELTER PRESSURIZZATO
Autocarro Trasporto Nucleare - Shelter Pressurizzato, locale di decontaminazione con doccia e
lavandino lava occhi, disimpegno per la vestizione, laboratorio di misura. La pressurizzazione è
ottenuta mediante un sistema di aerazione con un elettroventilatore centrifugo con prefiltro e filtro a
carbone attivo. È presente un sistema di campionamento dell'aria in uscita dalla batteria di filtri per
il controllo dell'eventuale contaminazione residua. In emergenza sono disponibili due gruppi di
cilindri (3+2) di aria compressa da 40 litri a 200 bar ciascuno, a cui sono asservite separatamente la
cabina e lo shelter.
Camionetta Nucleare Biologico Chimico (CA/NBC).
Automezzo utilizzato in via prioritaria per il traino del Decontaminatore Degassificatore
Sterilizzatore Nucleare Biologico Chimico (DDS/NBC) e per il trasporto del relativo materiale di
corredo. La CA/NBC, in operazioni di contrasto ad aggressivi non convenzionali, insieme con l'
Autofurgone Nucleare Biologico Chimico (AF/NBC) e il DDS/NBC, costituisce il centro di
decontaminazione su tende pneumatiche.
Carro Rilevamento Radioattivo e Chimico Nucleare Biologico Chimico (CRRC/NBC)
È il mezzo di soccorso di primo intervento strutturato per operare come postazione avanzata in
presenza di aggressivi non convenzionali.
I Vigili del Fuoco effettuano esclusivamente una decontaminazione tecnica o primaria, non avendo
in dotazione l'attrezzatura idonea per una decontaminazione sanitaria di massa.
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Croce Rossa Italiana - Comitato Regionale Toscana - Ufficio Attività Emergenze
Soccorso Sanitario:
Unità di decontaminazione (Unità DECO)
In ogni Centrale Operativa 118 della regione Toscana è presente un nucleo operativo, costituito da
personale medico ed infermieristico adeguatamente formato (minimo 4 persone). Le Unità DECO
intervengono sul luogo dell’evento, subito dopo che i Vigili del Fuoco hanno terminato la
“zonizzazione”. Oltre ai DPI, dispongono di una tenda di decontaminazione tecnica (completamente
accessoriata), che permette la decontaminazione esclusivamente di un numero limitato di pazienti
deambulanti.
Tenda di decontaminazione N.B.C.R.
Dal 2004 il 118 di Firenze e la Provincia di Firenze (Direzione Difesa del Suolo e Protezione
Civile) hanno sottoscritto un accordo che prevede la mobilitazione e l'impiego della tenda di
decontaminazione NBCR, fornita dal Dipartimento di Protezione Civile (DPC), assegnata alla
Regione Toscana ed affidata, da quest'ultima, al 118 di Firenze per interventi su tutto il territorio
regionale.
Questa attrezzatura permette l'allestimento di una linea di decontaminazione della popolazione, con
la possibilità di trattare, in tempi sufficientemente brevi e su più corridoi di trattamento, un elevato
numero di pazienti, sia deambulanti che barellati.
La Provincia di Firenze ne assicura il trasporto ed il montaggio, con tempi di intervento entro i 90
minuti nel comune di Firenze e nelle zone limitrofe, entro due ore nel restante territorio provinciale
ed entro 4 ore nel restante territorio regionale.
La risposta ospedaliera
La Regione Toscana ha organizzato un piano di intervento operativo per la gestione ospedaliera
delle emergenze N.B.C.R.. Il 12 dicembre 2013 si è svolta la giornata di studio "L'ospedale nelle
emergenze N.B.C.R.. Verso una linea guida regionale", rivolta principalmente agli addetti ai lavori (
direzioni sanitarie, responsabili di pronto soccorso, tossicologi, esperti di malattie infettive, fisici
specialisti in fisica medica e tutti gli altri soggetti coinvolti nell'organizzazione per la gestione delle
emergenze). Tra i relatori anche Ahmed Meghzifene, dell'Agenzia Internazionale dell'Energia
Atomica di Vienna, con un intervento sulle emergenze radiologiche.
"Sono molte - spiega la regione Toscana in una nota - le attività, sia nel settore industriale, sia in
quello dei servizi, che fanno ricorso a tecnologie cui sono correlati potenziali rischi di natura
biologica, tossicologica o radiologica. In condizioni normali, le abituali misure di prevenzione
rendono trascurabili i rischi per i lavoratori e per la popolazione, ma, in conseguenza di incidenti o
di atti deliberati di sabotaggio o di terrorismo, possono verificarsi esposizioni ad agenti biologici,
chimici o alle radiazioni, che rappresentano concrete minacce per i soggetti coinvolti. La Regione
Toscana ha quindi commissionato all'Azienda Ospedaliera di Careggi lo studio di un piano di
intervento operativo per la gestione ospedaliera delle emergenze N.B.C.R., che consenta di
ottimizzare le risorse umane, strumentali e strutturali presenti".
"Le emergenze N.B.C.R., spiega Cesare Gori, responsabile della Fisica sanitaria di Careggi,
sono percepite talvolta come un settore di nicchia, in quanto evento raro. Ma è proprio la loro
scarsa frequenza che comporta, all'atto pratico, specifici elementi di criticità nella loro
gestione. E, considerato che gli ospedali sono tra i primi soggetti cui si fa ricorso in caso di
emergenza sanitaria, una risposta ospedaliera efficace diventa fondamentale nella gestione
delle emergenze N.B.C.R.".
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Croce Rossa Italiana - Comitato Regionale Toscana - Ufficio Attività Emergenze
La risposta della Croce Rossa Italiana agli eventi N.B.C.R.
Storia:
La Croce Rossa Italiana si è sempre occupata di gestione di eventi N.B.C.R. (la sua storia è legata
all’evoluzione delle tecnologie belliche che, come già citato, hanno visto nascere nel secolo scorso
le principali armi di distruzione di massa biologiche, chimiche e nucleari), grazie soprattutto
all'operato degli appartenenti al Corpo Militare CRI, che lavorano a stretto contatto con le forze
armate del nostro paese e ne condividono addestramento e formazione.
In ambito “civile”, la risposta alle problematiche N.B.C.R. è stata portata avanti dalla Croce Rossa
del Trentino dal 2001. In quell’anno, infatti, iniziò una proficua collaborazione con la Protezione
Civile della Provincia Autonoma di Trento, finalizzata alla messa in campo di una stazione di
decontaminazione di grandi dimensioni.
La prima sperimentazione avvenne nell’ottobre del 2003 a Palau in Sardegna.
Nell’aprile del 2005 fu ufficialmente costituito il Nucleo N.B.C.R. CRI del Trentino.
Le varie edizioni annuali del corso di specializzazione N.B.C.R., organizzate e proposte a livello
provinciale, in base a un preciso programma formativo e di sviluppo, hanno portato alla realtà
odierna del Nucleo del Trentino, che consta di 90 volontari abilitati e regolarmente iscritti nell’Albo
Provinciale degli operatori N.B.C.R..
Con gli anni la formazione e la gestione si sono estese a tutto il territorio nazionale, portando ad una
struttura organizzativa unificata a livello centrale (con sede sempre in Trentino) e alla nascita di una
Commissione Tecnica Nazionale (che si occupa di regolamenti, di stesura di linee guida, di
verifiche e controlli) e di un Centro Nazionale di Formazione del personale.
L’ultimo lavoro portato a termine dal Centro Nazionale di Formazione è datato febbraio 2014:
“LINEE GUIDA NAZIONALI PER LA GESTIONE EXTRAOSPEDALIERA DI PERSONE
ESPOSTE A IRRADIAZIONI E/O CONTAMINAZIONI ACUTE IN RELAZIONE AD
EVENTUALI EMERGENZE RADIOLOGICHE”, frutto di un lungo e certosino lavoro di altissimo
spessore che, come cita il prof. Zichichi nella premessa, ha il merito di affrontare per la prima volta
in Italia (e in Europa, pare) questo particolare argomento.
Le finalità del nucleo N.B.C.R. della Croce Rossa Italiana
Al fine di poter svolgere al meglio il proprio compito istituzionale, nell’ambito delle attività
generali di soccorso ed assistenziali proprie dell’Ente ed in particolare nel settore collegato al
rischio N.B.C.R., la CRI ha inteso adeguare la propria struttura di risposta alle mutate esigenze di
carattere tecnico/sanitario, orientandola maggiormente verso la salvaguardia della popolazione
civile.
È inoltre compito dell’attività N.B.C.R. della CRI garantire la massima diffusione, fra la
popolazione e fra tutti gli operatori del soccorso non qualificati N.B.C.R., delle tecniche elementari
di autoprotezione e di primo intervento in ambienti e circostanze non convenzionali, comunque
riconducibili alla casistica N.B.C.R..
L’attività N.B.C.R.
L’attività N.B.C.R., inquadrata nei Soccorsi Speciali della CRI, assolve a quelle attività di primo e
di pronto soccorso sanitario che richiedono un elevato livello di competenza, di addestramento, di
organizzazione e di dotazioni anche di carattere non sanitario, a causa delle particolari circostanze
in cui esse sono svolte.
Tali attività sono indirizzate principalmente, ma non esclusivamente, alle operazioni di
decontaminazione rapida della popolazione civile, nell’ambito degli interventi di prevenzione e/o
soccorso, a fronte di eventi di sospetta o confermata natura N.B.C.R..
Come tutti i Soccorsi Speciali della C.R.I., il settore N.B.C.R. interviene in maniera ausiliaria e
coordinata con le istituzioni preposte alla salvaguardia della popolazione, attraverso il
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Croce Rossa Italiana - Comitato Regionale Toscana - Ufficio Attività Emergenze
dispiegamento e/o la gestione operativa delle stazioni di decontaminazione di cui dispone o in cui è
chiamato a intervenire, avvalendosi di proprio personale qualificato, addestrato e adeguatamente
equipaggiato.
I rapporti tra i Nuclei Speciali della C.R.I. e le istituzioni di volta in volta coinvolte sono
regolamentati da convenzioni e/o protocolli d’intesa con lo Stato, le Regioni, le Province, i Comuni
e anche con i privati.
Considerato che l’attività operativa in ambiente N.B.C.R., intesa come attività di Protezione Civile,
ivi compresi anche eventuali servizi tecnici non di soccorso (bonifiche, trasporti, ecc..), deve essere
svolta da personale adeguatamente formato in questo specifico settore, avvalendosi di tecniche,
equipaggiamenti e tattiche di intervento particolari, è decretato che sia ad esclusiva pertinenza del
personale N.B.C.R. formato e iscritto nell’Albo Nazionale degli Operatori N.B.C.R. della C.R.I..
Sono soggetti attivi del settore N.B.C.R. nell’ambito de Soccorsi Speciali della C.R.I.:
• Gli Operatori N.B.C.R.;
• Gli operatori N.B.C.R. Specializzati;
• Gli Aiuto Istruttori;
• Gli Istruttori;
• I Maestri Istruttori;
• I Referenti Regionali;
• Il Referente Nazionale.
La struttura Operativa di un nucleo N.B.C.R. si basa su tre livelli, cui corrispondono altrettante
mansioni di carattere tecnico:
• 1° livello N.B.C.R.:
o Operatori N.B.C.R..
• 2° livello N.B.C.R.:
o Operatori N.B.C.R. specializzati in Logistica;
o Operatori N.B.C.R. specializzati in DPI;
o Operatori N.B.C.R. specializzati in ambito sanitario;
o Operatori N.B.C.R. di Livello Avanzato.
• 3° livello N.B.C.R.:
o Operatori abilitati al Coordinamento di operazioni rientranti nella casistica N.B.C.R..
Materiali e mezzi:
Attualmente non vi sono risorse specificatamente destinate a questa attività, salvo un minimo di
dotazione personale, consegnata ad ogni corsista durante l’attività didattica, ad uso esclusivamente
addestrativo. I costi sono enormi, sia per ciò che concerne l’acquisto del materiale operativo
necessario per l’avvio dell’attività (tenda di decontaminazione, caldaia, ecc.), sia per il materiale di
consumo (tute, filtri, ecc.), che deve essere sostituito dopo ogni utilizzo. Possibili soluzioni
potrebbero essere:
• Usufruire di congrui finanziamenti da parte di Enti istituzionali (Comunità Europea, DPC,
Regione, ecc.);
• Gestire il materiale già a disposizione delle Regioni.
Proposte per il futuro impiego operativo di un nucleo regionale N.B.C.R. della CRI Toscana
La necessità di proporre l’impiego di un nucleo N.B.C.R. CRI all’interno della Regione Toscana
nasce da una serie di fattori, legati:
• Alla natura stessa degli eventi N.B.C.R.;
• Alla (purtroppo) drastica riduzione dei finanziamenti;
• Alla necessità di un piano di prevenzione e riduzione dei rischi;
• Alla presenza di un numero quasi sempre elevato di vittime;
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•
•
Alla richiesta di risorse straordinarie in termini di uomini e mezzi per la gestione delle
operazioni di soccorso;
Alle problematiche logistiche e di personale (Unità DECO, PMA, trasporto vittime) a livello
regionale e di centrali 118.
Personale
Personale CRI attualmente operativo in Toscana:
• 30 Operatori N.B.C.R. base, di cui:
o 10 Specializzati in DPI;
o 7 Specializzati in Soccorso Sanitario.
Procedura di attivazione del nucleo:
ogni Delegato Regionale CRI per le attività di emergenza del Comitato presso il quale è istituito un
nucleo N.B.C.R. è tenuto a predisporre una specifica procedura di attivazione dello stesso, allo
scopo di far confluire nel minor tempo possibile il personale preposto nella zona d’intervento.
Una volta operativo, verrà organizzata una turnazione regionale di reperibilità e di “pronta”
partenza, tenendo presente che le emergenze N.B.C.R. hanno una tempistica d'intervento “non
immediata”.
Per ottimizzare tutta la procedura e la relativa catena di comando, avrei previsto le seguenti
modalità:
1. Individuazione di un referente unico regionale (come previsto da regolamento), che si
occupi della gestione “complessiva” del nucleo;
2. Istituzione di un servizio di turnazione h24, garantito da un massimo di 10 operatori che,
alternandosi e con a disposizione un telefono cellulare sempre attivo (+ uno di riserva),
possano fornire una risposta effettiva in caso di attivazione;
3. Istituzione di un “nucleo pronta partenza”, con il compito di radunare e, una volta sul luogo
dell'evento, rendere operativo il materiale tecnico a disposizione (tenda, apparecchiature
tecnologiche, ecc.);
4. Istituzione di una sistema di “allerta generale”, che permetta di avvisare tutti gli operatori e
di recuperare le singole disponibilità in maniera automatica, in modo da poter gestire la
turnazione completa per tutta la durata dell’evento;
5. Gestione on-line, attraverso un sistema di messaggistica istantanea (sms, WhatsApp,
Facebook, messenger, ecc.) dei punti 2., 3. e 4., previa opportuna e approfondita formazione
degli interessati.
Composizione delle squadre di intervento
• Squadra DPI: composta esclusivamente da personale in possesso della “specializzazione in
DPI”, si occupa del corretto utilizzo e dell’ efficienza dei DPI in dotazione;
• Squadra Sanitaria: composta esclusivamente da personale in possesso della
“specializzazione in Ambito sanitario” ha come compiti principali la presa in carico e la
decontaminazione dei pazienti non deambulanti, assolvendo, inoltre, nelle fasi di pre e post
decontaminazione, ad ogni operazione di carattere sanitario prevista;
• Squadra Operatori di Livello Avanzato: composta esclusivamente da personale in
possesso della “Specializzazione di Operatore di Livello Avanzato”, ha il compito di fornire
informazioni attendibili dal punto di vista sanitario ed operare un triage predecontaminazione, propedeutico all’evacuazione delle vittime da parte dei Vigili del Fuoco.
L’impiego avviene in stretto coordinamento con i Vigili del Fuoco;
• Squadra Tecno: composta esclusivamente da personale appositamente addestrato all’uso e
manutenzione dei macchinari in uso al Nucleo N.B.C.R., ha il compito di mantenere in
efficienza i macchinari e i dispositivi accessori costituenti le apparecchiature tecnologiche
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Croce Rossa Italiana - Comitato Regionale Toscana - Ufficio Attività Emergenze
•
delle stazioni di decontaminazione, effettuando le manutenzioni ordinarie, i controlli
periodici e tutte le prove necessarie. In fase operativa si occupa prioritariamente di
garantirne il perfetto funzionamento;
Squadra Logistica: composta esclusivamente da personale appositamente addestrato alla
gestione delle strutture di decontaminazione in uso al Nucleo N.B.C.R., ha il compito di
mantenerle in efficienza, effettuando le manutenzioni ordinarie, i controlli periodici e tutte le
prove di montaggio ritenute necessarie. In fase operativa si occupa, prioritariamente, del
corretto montaggio delle strutture, garantendo anche i rifornimenti dei materiali necessari.
Sinergie con altri enti operativi in ambito N.B.C.R.
È necessario istituire (o potenziare) delle forti collaborazioni con le altre realtà del territorio, in
particolare con:
• Vigili del Fuoco: stabilire un accordo, ad integrazione e completamento di quello già
vigente, che consenta al personale CRI l'accesso alla formazione (compresa l'attività di
addestramento insieme ai nuclei capillarmente presenti sul territorio) prevista per i Vigili del
Fuoco in ambito N.B.C.R.;
• Centrali 118: stipulare un accordo di collaborazione, sia a livello operativo che di
formazione, che consenta di operare in completa sinergia e di ottenere il massimo risultato
dalle risorse a disposizione;
• Forze di polizia e Forze Armate: la CRI può essere attivata per intervenire in ambito di
“difesa civile”. È pertanto necessario predisporre dei protocolli ad hoc, che stabiliscano
mansioni e limiti operativi del personale CRI impiegato.
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RISCHIO EBOLA
Premessa
La diffusione delle presenti raccomandazioni trae spunto dalle numerose richieste di informazioni
sui possibili rischi, sui comportamenti da adottare e sui metodi di protezione inerenti al “rischio
Ebola”.
Sulla base dei contenuti delle Circolari del Ministero della Salute sino ad oggi pervenute, degli esiti
delle riunioni tecniche del Centro Nazionale di Formazione NBCR e dei contributi di esperti esterni,
si riportano di seguito alcune indicazioni, relative a come segnalare e gestire correttamente
eventuali casi sospetti di Malattia da Virus Ebola (MVE).
Quella in corso è la più estesa epidemia da virus Ebola della storia, la prima a coinvolgere l’Africa
occidentale. I Paesi attualmente interessati sono Guinea, Liberia, Sierra Leone e Mali.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in data 8 agosto 2014, ha dichiarato l’epidemia di
Ebola dell’Africa occidentale “emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale” e, in
conformità al Regolamento Sanitario Internazionale, ha emanato raccomandazioni temporanee per
la gestione dell’evento. Nella fattispecie, allo stato attuale, è improbabile che persone infettate da
virus Ebola in Guinea, Liberia, Sierra Leone e Mali possano giungere in Italia e sviluppare
sintomi dopo il proprio arrivo (incubazione: 2 - 21giorni).
Il rischio di trasmissione delle infezioni è insito nelle pratiche assistenziali sanitarie, in misura
variabile, in ragione principalmente del tipo di microrganismo patogeno, delle caratteristiche del
paziente, del tipo di procedura messa in atto e dell’ambiente di lavoro.
Risulta fondamentale che gli operatori sanitari e non sanitari e chiunque possa venire a contatto con
tali pazienti siano adeguatamente formati ad adottare comportamenti finalizzati a prevenire tali
eventualità.
Altro aspetto basilare è la formazione del personale della Centrale Operativa 118 nell’effettuare
un’opportuna valutazione del rischio al ricevimento della telefonata per richiesta di soccorso.
Prevenzione della trasmissione delle infezioni durante il trasporto di contatti, casi sospetti o
confermati di malattia da virus Ebola
I rischi nel settore del trasporto di un paziente possono essere:
• Rischio di contagio dell’operatore (rischio più frequente);
• Rischio di contagio trasmesso dall’operatore ad altri pazienti e/o a colleghi.
Si ribadisce che l’eventuale richiesta di trasporto anche solo di “casi sospetti” di MVE deve
avvenire da parte del personale medico a seguito di opportune procedure di verifica.
Per il trasporto del paziente è importante ricordare che:
1. Il trasporto del paziente contagiato dovrà avvenire preferibilmente con barelle isolatori
pressurizzate, dotate di filtri HEPA (High Efficiency Particulate Air). In mancanza di tali dispositivi,
le parti del veicolo maggiormente esposte a contatto diretto col paziente e dei suoi eventuali escreti
dovranno essere rivestite con fogli in polietilene (plastica);
2. Il personale di ambulanza deve essere adeguatamente formato e idoneamente attrezzato per il
rischio specifico. Devono, quindi, essere indossate le appropriate barriere (DPI e Dispositivi Medici
particolari, quali medicazioni impermeabili) o poste in atto le procedure per ridurre la possibilità
della trasmissione di microrganismi a sé, ad altre persone (pazienti, altro personale di assistenza) e
all’ambiente;
3. Il personale dell’ospedale di destinazione del paziente deve essere avvertito dalla Centrale
Operativa 118 per l’attivazione delle procedure ospedaliere interne per la corretta gestione del
paziente;
4. Al paziente sarà fatta indossare subito una mascherina chirurgica impermeabile (se tollerata) e, se
possibile, sarà informato sulle modalità di aiuto al personale nella prevenzione della trasmissione;
5. Nel caso di trasporto di pazienti con patologia MVE accertata, tutto il personale dell'ambulanza
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deve essere identificato come strumento di monitoraggio di potenziale esposizione all'infezione. Se
un membro dell'equipaggio dell'ambulanza o del personale viene accidentalmente esposto a
materiale potenzialmente infettivo del paziente, questo deve essere segnalato immediatamente;
6. Dopo il trasporto, i mezzi e le attrezzature utilizzate dovranno essere pulite e disinfettate con
soluzione di ipoclorito di sodio al 10%.
Prevenzione della trasmissione delle infezioni MVE
La prevenzione riguarda l’insieme delle pratiche finalizzate a prevenire il rischio di trasmissione di
infezioni (sia da fonti note che non identificate) per:
• Pazienti;
• Personale sanitario;
• Personale non sanitario.
Sono indicate, per tutti i soggetti sopra elencati, se svolgono attività di assistenza diretta ai pazienti
o se vengono a contatto con fluidi organici o tessuti, le Precauzioni Standard e le Precauzioni
basate sulle modalità di trasmissione della MVE.
Le Precauzioni Standard sono indicate SEMPRE nei confronti di qualsiasi tipologia di
pazienti e non solo di quelli noti come potenziale fonte di rischio.
Le Precauzioni basate sule modalità di trasmissione vanno applicate, in aggiunta alle Precauzioni
Standard, qualora vi sia la diagnosi o il forte sospetto diagnostico, di infezioni o di colonizzazioni
determinate da specifici agenti infettivi.
Precauzioni standard
Devono essere applicate nell’assistenza di tutti i pazienti indipendentemente dalla loro patologia
(infettiva e non infettiva), con l’obiettivo di prevenire le esposizioni parenterali, delle mucose e
della cute lesa degli operatori sanitari a microrganismi trasmessi attraverso il sangue ed altri liquidi
biologici (sangue, liquidi biologici contenenti sangue, tessuti e frammenti ossei, liquido cefalo
spinale, sinoviale, pleurico, peritoneale, amniotico, pericardico, seminale, secrezioni vaginali, latte
umano), le escrezioni, il contatto con la cute non integra (compresi eruzioni cutanee) e le mucose.
Le precauzioni standard prevedono:
• Il lavaggio delle mani, sia in ambito extra, sia in ambito intraospedaliero;
• L’utilizzo dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) indicati dal Ministero della Salute
sia in ambito extra sia in ambito intraospedaliero;
• L’eliminazione dei DM (aghi, bisturi e taglienti,…) sia in ambito extra sia in ambito
intraospedaliero;
• Lo smaltimento di rifiuti, sia in ambito extra sia in ambito intraospedaliero;
• Lo smaltimento di biancheria, sia in ambito extra sia in ambito intraospedaliero;
• La disinfezione/sterilizzazione di presidi e attrezzature, sia in ambito extra sia in ambito
intraospedaliero;
• La pulizia/disinfezione ambientale, sia in ambito extra sia in ambito intraospedaliero;
• L’isolamento, principalmente in ambito intraospedaliero.
In generale, per la riduzione del rischio di infezioni, in aggiunta alle precedenti raccomandazioni, si
ricorda di:
• Evitare di toccare occhi, naso e bocca con mani non lavate;
• Lavare frequentemente le mani con acqua e sapone, o con soluzioni disinfettanti a base di
alcool;
• In caso di lavaggio con acqua e sapone le mani devono essere strofinate per almeno 40/60
secondi usando acqua calda.
In caso di uso di disinfettanti a base di gel idroalcolici, peraltro preferibili, non deve essere usata
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acqua e le mani devono essere strofinate fino a che non siano completamente asciutte.
Precauzioni basate sulle modalità di trasmissione della MVE
La modalità più frequente di trasmissione della MVE è quella per contatto. Le precauzioni che
devono essere prese da tutto il personale di assistenza riguardano principalmente l’uso dei DPI.
I DPI: protezioni respiratorie, protezioni per gli occhi, schermi facciali, protezioni del corpo
(parziali o totali).
Articolo 74 D.Lgs. 81/08: “Si intende per Dispositivo di Protezione Individuale, di seguito
denominato “DPI”, qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo
scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute
durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo.” I DPI devono
essere conformi ai requisiti del D.Lgs 475/92 e devono essere adeguati ai rischi da prevenire ed alle
condizioni esistenti sul luogo dell’evento.
È fatto OBBLIGO DEL DATORE DI LAVORO la FORNITURA dei DPI al lavoratore che, ai
sensi degli artt. 36 e 37 del D.Lgs. n.81/2008, deve essere adeguatamente formato sulle
procedure da seguire con specifico addestramento per il loro corretto uso ed utilizzo.
L’INFORMAZIONE,
LA
FORMAZIONE
E
L’ADDESTRAMENTO
SONO
INDISPENSABILI PER I DPI APPARTENENTI ALLA CATEGORIA III.
Il lavoratore deve utilizzare in maniera corretta i DPI sulla base della formazione ricevuta, deve
curare i DPI a sua disposizione, non deve apportare alcuna modifiche ad essi e deve segnalare
eventuali manomissioni, difetti o rotture.
I Dispositivi di Protezione Individuale si dividono per:
• CATEGORIA I – Progettazione Semplice: tutti i dispositivi di Protezione Individuale
destinati a proteggere da Rischi Fisici leggeri (es. urti, prodotti detergenti, vibrazioni,
radiazioni non pericolose);
• CATEGORIA II – Progettazione Intermedia: tutti i Dispositivi di Protezione Individuale
che non rientrano nelle altre due Categorie – Rischio significativo per occhi, braccia, viso,
(es. tappi per l’udito, guanti, paragomiti. ecc..);
• CATEGORIA III – Progettazione Complessa (Salvavita): tutti i Dispositivi di Protezione
Individuale destinati a proteggere da lesioni gravi e/o a carattere permanente e da rischi di
morte (es. tute di protezione, apparecchi di protezione, resp. filtranti, caschi visiere, ecc.);
• CLASSE: gli indumenti di protezione chimica sono classificati principalmente per la loro
capacità di offrire una barriera alla permeazione ed alla penetrazione fisica (nel rischio
biologico penetrazione biologica e micropenetrazione biologica) degli aggressivi nei
diversi stati in cui si possono presentare (solido liquido gassoso). In pratica, la Classe
identifica il risultato dei test di prova (permeazione e penetrazione) che ha sostenuto il
materiale di barriera a contatto con diverse sostanze contaminanti (in diverse forme e a
differenti pressioni [KPa] nel rischio biologico). Più la classe dei DPI è alta (6 o 3 a seconda
dei test di certificazione), maggiore è la durata di tempo di protezione dell’indumento per la
sua utilizzazione a contatto con sostanze contaminanti: questi indumenti presentano 6
diverse tipologie di struttura costruttiva, che cambiano proprio in relazione al diverso modo
di realizzare questi materiali di barriera;
• TIPO: determina la protezione più adeguata da adottare in base a:
◦ Situazione;
◦ Evento;
◦ Sostanze.
Il “Tipo”, indica il livello di protezione offerto da un indumento protettivo, conformemente
alla definizione delle norme europee. Inoltre, stabilisce che il capo ha superato uno o più
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test di impermeabilità e che il materiale con cui è confezionato soddisfa i requisiti
minimi di resistenza meccanica e di protezione.
IMPORTANTE: indumenti dello stesso tipo non necessariamente offrono le stesse proprietà di
protezione, durata e comfort. Per questo motivo, si raccomanda di paragonare le proprietà fisiche e
chimiche dei materiali per differenziare meglio gli indumenti.
Esistono 6 tipologie di materiali di barriera: più il tipo del DPI è basso (6 1), maggiore è la
performance di sicurezza che questo garantisce (es: indumento di Tipo 1, MASSIMO livello di
protezione; indumento di Tipo 6, BASSO livello di protezione).
Al fine di assicurare protezioni di barriera adeguate, devono essere usati da soli o simultaneamente
vari tipi di maschere, occhiali e visiere compatibili tra loro per mantenere la propria efficacia nei
confronti del rischio o dei rischi corrispondenti.
Kit di protezione consigliati
Il personale CRI addetto, durante le procedure e le attività assistenziali a rischio di generare spruzzi
o getti di liquidi organici (sangue, secrezioni od escrezioni), deve indossare i DPI sotto elencati
(Kit), per assicurare la protezione delle mucose, degli occhi, del naso e della bocca dalla
trasmissione per contatto di patogeni.
PERTANTO, RITENENDO DOVEROSO ADOTTARE IL PRINCIPIO DELLA MASSIMA
SICUREZZA PER GLI OPERATORI CRI, dopo aver considerato le modalità di contagio e la
classificazione delle “categorie di rischio”, sono stati elaborati tre differenti “Kit di protezione
individuale”, collegati alle tre differenti classificazioni di rischio.
KIT TIPO A: CASO SOSPETTO
INDICAZIONI MINISTERO DELLA SALUTE SUGGERIMENTI CRI
Normali indumenti da lavoro
Uniforme di servizio con manica
(possibilmente in tessuto emorepellente)
lunga
Camice impermeabile
Camice impermeabile
Doppio paio di guanti
Doppio paio di guanti in nitrile
Mascherina chirurgica impermeabile
Facciale Filtrante FFP2 (Meglio FFP3 NR-D)
Occhiali protettivi a mascherina
Occhiali protettivi a mascherina o, in alternativa,
Schermo facciale
Paziente con elevato rischio di contaminazione
(diarrea, vomito, sanguinamenti e/o ambiente
contaminato in modo significativo)
Un ulteriore paio di guanti
Un ulteriore paio di guanti
Copriscarpe
Copristivali con suola in agglomerato gommoso
Un copricapo
Sottotuta (Facoltativo)
Tuta Tipo 4b*
Interventi che possano generare aerosol,
somministrazione di farmaci con nebulizzazione,
broncoscopia, bronco aspirazione Intubazione,
ventilazione a pressione positiva
Tute intere idrorepellenti
Facciale Filtrante FFP2
Protezione superiore già prevista nel presente
Kit
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* L’indicazione dell’uso della tuta al posto del camice impermeabile è dovuto al bisogno di
agevolare la facilità di movimento all’interno di in un vano ambulanza e per la maggior garanzia
della protezione del corpo.
Pertanto questa è la proposta:
• Uniforme di servizio con manica lunga (possibilmente in tessuto emorepellente);
• Camice impermeabile;
• Doppio paio di guanti in nitrile;
• Facciale Filtrante FFP2 NR D (Meglio FFP3 NRD);
• Occhiali protettivi a mascherina o, in alternativa, Schermo facciale.
In presenza di paziente con elevato rischio di contaminazione (diarrea, vomito, sanguinamenti
e/o ambiente contaminato in modo significativo):
• Un ulteriore paio di guanti;
• Copristivali con suola in agglomerato gommoso;
• Sottotuta (facoltativo);
• Tuta Tipo 4b.
KIT TIPO B: CASO PROBABILE
INDICAZIONI MINISTERO DELLA SALUTE SUGGERIMENTI CRI
Normali indumenti da lavoro
Uniforme di servizio con manica lunga o
Sottotuta
Camice impermeabile
Tuta tipo 4-b
Doppio paio di guanti
3 paia di guanti in nitrile (di cui 2 lunghi almeno
30 cm)
Mascherina chirurgica impermeabile
Facciale filtrante FFP3 NR D
Occhiali protettivi a mascherina
Occhiali protettivi a mascherina o, in alternativa,
Schermo facciale
Paziente con elevato rischio di contaminazione
(diarrea, vomito, sanguinamenti e/o ambiente
contaminato in modo significativo)
Un ulteriore paio di guanti
Protezione superiore già prevista nel presente
Kit
Copriscarpe
Protezione superiore già prevista nel presente
Kit
Un copricapo
Protezione superiore già prevista nel presente
Kit
Interventi che possano generare aerosol,
somministrazione di farmaci con nebulizzazione,
broncoscopia, bronco aspirazione Intubazione,
ventilazione a pressione positiva
Tute intere idrorepellenti
Protezione superiore già prevista nel presente
Kit
Facciale filtrante FFP3
Protezione superiore già prevista nel presente
Kit
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Pertanto questa è la proposta:
• Uniforme di servizio con manica lunga o Sottotuta;
• Tuta tipo 4b;
• 3 paia di guanti in nitrile (di cui 2 lunghi almeno 30 cm.);
• Facciale Filtrante FFP3NR D;
• Occhiali protettivi a mascherina o, in alternativa, Schermo facciale;
• Nastro adesivo speciale.
KIT TIPO C: CASO CONFERMATO
INDICAZIONI MINISTERO DELLA SALUTE SUGGERIMENTI CRI
Normali indumenti da lavoro
Uniforme di servizio con manica lunga o
Sottotuta
Camice impermeabile
Tuta almeno di tipo 4-b (meglio Tuta di tipo 3-b)
Doppio paio di guanti
3 paia di guanti in nitrile (di cui 2 lunghi almeno
30 cm)
Mascherina chirurgica impermeabile
Maschera a pieno facciale
Occhiali protettivi a mascherina
Filtro P3
Copristivali con suola in agglomerato gommoso
Nastro speciale per nastrare maschera e guanti
Paziente con elevato rischio di contaminazione
(diarrea, vomito, sanguinamenti e/o ambiente
contaminato in modo significativo)
Un ulteriore paio di guanti
Protezione superiore già prevista nel presente
Kit
Copriscarpe
Protezione superiore già prevista nel presente
Kit
Un copricapo
Protezione superiore già prevista nel presente
Kit
Interventi che possano generare aerosol,
somministrazione di farmaci con nebulizzazione,
broncoscopia, bronco aspirazione Intubazione,
ventilazione a pressione positiva
Tute intere idrorepellenti
Protezione superiore già prevista nel presente
Kit
Facciale filtrante FFP3 o, in alternativa, Protezione superiore già prevista nel presente
Maschera a pieno facciale o Respiratore Kit
elettroventilato (PAPR)
Pertanto questa è la proposta:
• Uniforme di servizio con manica lunga o Sottotuta;
• Tuta tipo 4b (meglio Tuta tipo 3b);
• Maschera a pieno facciale;
• Filtro P3 (Biostop) per il solo rischio biologico (fascia in colore bianco);
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•
•
•
3 paia di guanti in nitrile (di cui 2 lunghi almeno 30 cm.);
Copri stivali con suola in agglomerato gommoso o, in alternativa, Stivali 345 S5;
Nastro adesivo speciale.
Attrezzature e capi di vestiario per l’assistenza al paziente
Particolare cura deve essere posta nel trattamento e nello smaltimento del materiale usato per
l’assistenza al paziente:
• Rifiuti: i rifiuti con sangue o fluidi corporei devono essere raccolti in sacchetti o contenitori
per il rischio biologico e avviati allo smaltimento, in conformità alla normativa vigente,
dalla struttura ospedaliera di destinazione;
• Dispositivi di aspirazione portatili: devono essere dotati di filtri in linea HEPA o
equivalenti;
• Escrezioni e i fluidi aspirati: devono essere conservati in contenitori chiusi (per lo
smaltimento come rifiuti sanitari per il rischio biologico) ed eliminati, in conformità alla
normativa vigente, presso la struttura ospedaliera di destinazione. Può essere utilizzata una
polvere gelificante per assorbire liquidi e semisolidi a base acquosa, da versare direttamente
nel recipiente il cui contenuto deve essere gelificato;
• Oggetti taglienti usati (aghi e bisturi): devono essere raccolti in contenitori resistenti alle
punture per lo smaltimento come rifiuti sanitari, in conformità alla normativa vigente, presso
la struttura ospedaliera di destinazione;
• Vomito, urina o feci: devono essere utilizzati Dispositivi Medici monouso con valvola
antiriflusso o a chiusura ermetica con tampone gelificante da smaltire come rifiuti sanitari,
in conformità alla normativa vigente, presso la struttura ospedaliera di destinazione;
• Altri dispositivi: devono essere posti in un sacco idoneo (se robusto e l’oggetto può esservi
riposto senza contaminare l’esterno). In caso contrario, sarà necessario l’uso di due sacchi.
Ciò assume particolare rilievo a livello extraospedaliero;
• Dispositivi Medici critici riutilizzabili e/o attrezzature per l’assistenza del paziente
contaminati e riutilizzabili e/o strumenti medici semicritici e/o attrezzature per
l’assistenza ai pazienti: devono essere sterilizzati o disinfettati ad alto livello dopo l’uso,
per ridurre il rischio di trasmissione di microrganismi ad altri pazienti. La tipologia di
trattamento sarà determinata dall’oggetto e dall’impiego cui è destinato, dalle
raccomandazioni del costruttore, dalle regole dell’ospedale di riferimento e da ogni
regolamentazione o linea guida appropriata;
• Attrezzature non critiche (es.: quelle che toccano la cute intatta) contaminate con sangue,
liquidi organici, secrezioni ed escrezioni: devono essere adeguatamente pulite e
disinfettate ad alto livello e/o sterilizzate, se possibile, dopo l’uso, in accordo con linee
guida validate. L’attrezzatura (monouso) deve essere maneggiata e avviata allo smaltimento
in modo da ridurre il rischio di trasmissione di microrganismi e, nel contempo, la
contaminazione ambientale. Tale materiale sarà eliminato in accordo con le regole
dell’ospedale di riferimento e secondo le normative esistenti.
Considerazioni conclusive
Le raccomandazioni indicate hanno inteso porre particolare attenzione su tutte le modalità
applicative e procedurali atte a contenere il rischio di trasmissione da MVE.
Si deve porre particolare attenzione alla formazione degli operatori (sanitari e non), con particolare
riguardo alle procedure di gestione del rischio, dalla chiamata al 118 all’arrivo del paziente alla
struttura sanitaria.
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Materiali e mezzi
È auspicabile che, a livello di Comitato Regionale CRI (o gruppo di Comitati Regionali limitrofi),
vengano messi a disposizione:
•
Barella ad alto biocontenimento ISOARK 36N-4*: per il trasporto di un paziente
sospetto/confermato di patologie altamente aggressive e diffusive, utilizzabile su veicoli di
soccorso non modificati (ambulanze, aeroambulanze**, eliambulanze), equipaggiata con
sistema autonomo di filtrazione (filtro HEPA) a pressione negativa e ad alta efficienza, che
garantisce la massima protezione e sicurezza per gli operatori e la collettività;
•
Modulo di isolamento BETH-RL ad alto biocontenimento per pulmino, per il trasporto
dei contatti (familiari, ecc.) potenzialmente infetti, equipaggiato con sistema autonomo di
filtrazione (filtro HEPA) a pressione negativa e ad alta efficienza;
[*Ogni squadra, debitamente addestrata, è composta da:
• 2 medici, 7 infermieri, 2 autisti - per trasporti < 3 h;
• doppio team (ognuno composto da 3 medici, 6 infermieri, due autisti) - per trasporti > 3 h.
**L'Aeronautica Militare utilizza la barella ISOARK sui propri mezzi per il trasporto di pazienti in
alto biocontenimento.]
•
Stazione di Decontaminazione (mod. eurovinil del 2005): tenda di tipo pneumatico
progettata per rispondere in maniera tempestiva agli interventi di emergenza in cui si renda
necessaria una decontaminazione di massa. È disponibile nella versione a quattro archi
pneumatici e offre i seguenti benefici:
◦ Compattezza, leggerezza e componenti durevoli nel tempo;
◦ Assenza di palerie metalliche;
◦ Rapido dispiegamento e gonfiaggio, per mezzo di bombole ad aria compressa o
gonfiatori elettrici: due persone possono montare la tenda nel tempo di cinque minuti;
◦ Il fondo e il telo di copertura costituiscono un unico pezzo con pannelli trasparenti
integrati, aventi la funzione di lucernai;
◦ Linee doccia preassemblate.
La modularità permette di ottenere all’interno, per mezzo di teli divisori, zone doccia, zone
vestizione, zone di svestizione e controllo divise in corsie per uomini, donne e barellati.
Più tende possono creare un sistema integrato di maggiori dimensioni;
•
Stazione di decontaminazione “tecnica” DPI NBC Unit (mod. EDY): doccia di
decontaminazione gonfiabile specifica per operatori, altamente efficiente, con un prezzo
competitivo, facilmente trasportabile e di veloce montaggio. E' composta da una struttura
gonfiabile, un catino sostituibile ed un sistema di erogazione acqua. È inoltre possibile
collegare più unità. E' provvista di maniche per assistenza esterna. E' venduta con una borsa
per il trasporto in PVC. Caratteristiche:
◦ Catino in Zytron (tm) sostituibile;
◦ Sistema di raccolta acqua;
◦ Utilizzo minimo di acqua;
◦ 6 Ugelli;
◦ Spazzola erogatrice;
◦ Attacchi per picchetti e tiranti;
◦ Peso contenuto;
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◦ Tempo di montaggio: 2 minuti circa;
•
Sistema elettrico, idraulico e di raccolta acque reflue. La stazione di decontaminazione
necessita dei seguenti “accessori”:
◦ Caldaia per il riscaldamento dell’acqua da impiegare all’interno del percorso di
decontaminazione, con la possibilità di miscelare eventuali additivi;
◦ Sistema di tubazioni per il convoglio dell’acqua di decontaminazione;
◦ Sistema di pompe, tubazioni e raccolta delle acque reflue;
◦ Generatore relativi pannelli elettrici di corrente per il gonfiaggio, illuminazione e
funzionamento della stazione;
◦
Supporti per la decontaminazione dei pazienti non deambulanti (pantografo, barella,
ecc.;
•
Strutture per l’allestimento delle stazioni di vestizione e svestizione: tende o gazebo di
facile montaggio, con all’interno panche e tavoli per la vestizione e la svestizione degli
operatori impegnati nelle operazioni di decontaminazione.
◦
◦
◦
◦
◦
◦
◦
◦
◦
•
Materiale di “consumo” e DPI per gli operatori:
Tute di protezione in varie misure:
▪ Tuta tipo 3;
▪ Tuta tipo 4;
▪ Sottotuta.
Maschere e filtri di protezione:
▪ Maschera Drager Panorama Nova;
▪ Filtro Reaktor;
▪ Filtro polivalente.
Guanti in varie misure (es. Duomix);
Stivali in varie misure;
Guanti nitrile in varie misure;
Occhiali protettivi a mascherina;
Schermo facciale;
Copri stivali con suola in agglomerato gommoso o, in alternativa, Stivali 345 S5;
Nastro adesivo speciale.
Mezzi: possono essere utilizzati autocarri e furgoni già in dotazione all'Ente e destinati ad
usi polivalenti.
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Investimento complessivo
Stazione di decontaminazione di massa: in questo caso la cifra può
variare ENORMEMENTE a seconda della ditta fornitrice, del
modello e della capacità di decontaminazione. La stima, pertanto, è
ipotetica.
Stazione di decontaminazione tecnica. Anche in questo caso la stima è
ipotetica.
Caldaia, sistema idraulico e di gestione delle acque reflue, gruppo
elettrogeno ed impianto elettrico.
Strutture per la vestizione e svestizione degli operatori (gazebo,
panche, ecc.).
Vestiario per 50 operatori.
Barella ad alto biocontenimento N36-4 + formazione personale
sanitario (ogni squadra è composta da: 2 medici, 7 infermieri, 2
autisti).
*Ambulanza allestita per trasporto di paziente infetto, completa di
dotazioni.
Trasformazione di pulmino già in possesso del Ente, con modulo di
isolamento BETH-RL ad alto biocontenimento.
Totale
* Facoltativo
1
€ 40.000,00
1
€
5.000,00
1
€
4.000,00
set
€
5.000,00
set
€ 12.000,00
1
€ 11.134,00
1
€ 80.000,00
1
€ 32.000,00
€ 189.134,00
Autori:
Rag. Leardo Romanelli, Delegato Regionale A.E. CRI Toscana
Prof.ssa Giuliana Lucani, Operatore Sala Operativa A.E. CRI Toscana
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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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Balagna R., Aspetti generali degli agenti chimici e radio-nucleari, Assessorato alla Sanità Regione
Piemonte, 2002.
Boccia Zoboli A. et. al. (a cura di), Procedura dei servizi 118 Regione Emilia Romagna in caso di
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D.P.R. 194/2001, Regolamento recante norme concernenti la partecipazione delle organizzazioni di
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Direzione Centrale per l’Emergenza e il Soccorso Tecnico, Linee Guida per l’intervento di tipo
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DPGR 24/R/2008, art. 9, comma 3, Approvazione criteri e procedure per la valutazione della
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L. 24 febbraio 1992, n. 225, in materia di “ Istituzione del servizio nazionale della protezione civile
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O.P. C.R.I. 135/13 del 7/5/2013, Regolamento di organizzazione delle Attività del Settore
Emergenza della Croce Rossa Italiana.
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O.P. C.R.I. 136/13 del 7/5/2013, Regolamento per i corsi di formazione nel Settore Emergenza e i
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Ord. n. 3275, pubblicata sulla G.U. n. 74 del 29-03-2003.
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Civile del Ministero dell’Interno e della Croce Rossa Italiana, inerente le attività di soccorso e
formazione, 7/10/2014.
Protocollo d’intesa operativo fra Ministero dell’Interno (Direzione Regionale per la Toscana) e
C.R.I. (Comitato Regionale della Toscana), inerente le Attività di Emergenza, 30/12/2011.
Scuola Interforze di Rieti, Corso pilota di formazione per formatori sanitari del sistema 118 in caso
di emergenze N.B.C.R., 2003.
Servizio Sanitario Regionale Emilia-Romagna (a cura del), Emergenze N.B.C.R., Asl di Ravenna,
2005.
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