Simone Matera - iii b classico

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Simone Matera - iii b classico
Simone Matera
EYES WIDE SHUT
I. IPOTESI DI COMPLOTTO
È possibile concepire la realtà di tutti i giorni considerandola sotto un altro punto di vista? Magari più oscuro,
più pericoloso, ma non privo di quel fascino che circonda il mistero, ciò di cui non siamo a conoscenza?
Osservando la storia antica e moderna, pare di scorgere un inquietante, sottile filo conduttore che lega tra loro
personaggi, luoghi ed eventi in un modo altrimenti inspiegabile; ma da chi o da cosa è governato questo filo?
Chi si trova nascosto dietro macchinazioni che, sempre considerando la realtà in questa prospettiva
"complottistica", possono aver governato la nostra storia in passato e probabilmente la governano tuttora?
Queste domande potrebbero rimanere prive di risposta per moltissimo tempo ancora, forse per sempre, ma è
interessante approfondire la questione per tentar di capire se la nostra quotidianità, anche solo in parte, possa
dipendere da tutto questo. Ovviamente, se di sette si tratta, antiche o moderne che siano, esse sono per
definizione "segrete": proprio questo rende fallimentari in partenza questo tipo di ricerche. Tuttavia da sempre
c'è chi tenta ugualmente di "ficcare il naso" nelle faccende esoteriche, spesso pagando a caro prezzo la sua
curiositas: fra queste persone c'è un genio del cinema, Stanley Kubrick.
II. PERCHÉ QUESTO FILM
Il punto di partenza per questa mia riflessione è stato infatti il thriller erotico-psicanalitico Eyes Wide Shut,
l'ultimo film diretto da Stanley Kubrick, che vede sullo schermo l'allora coppia Tom Cruise (William "Bill"
Harford) e Nicole Kidman (Alice Harford) che per una serie di circostanze del tutto casuali rimane invischiata in
una pericolosissima spirale di occulto, rituali, sette segrete e morte. Intanto la crisi sentimentale della coppia
Cruise-Kidman esplode, inscenando una strepitosa unione di tensione psicologica ed emotiva.
Questa che è la più controversa e tormentata delle opere del famoso regista statunitense, ispirata al romanzo
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Doppio Sogno di Arthur Schnitzler, uscì postuma nelle sale cinematografiche americane il 16 luglio 1999, a soli
tre mesi dalla morte del suo ideatore. Il film porta con sè un alone di mistero dovuto alla precoce morte di
Kubrick, che non potè terminare l'opera (e si vede: il finale infatti non è assolutamente all'altezza del resto del
film). Non manca chi ritiene possibile che egli sia stato eliminato per avere portato sul grande schermo delle
verità scomode, troppo scomode per una così ampia diffusione. Volendo dare libero sfogo a queste teorie il
mistero si infittisce se si considera che dalla morte del regista al 1 gennaio 2001 (data di Odissea nello spazio,
uno dei film più famosi di Kubrick) intercorrono esattamente 666 giorni, numero usualmente accostato al
Diavolo secondo la religione cristiana. Queste ovviamente sono solo delle supposizioni, ma ritengo sia
importante considerare che Kubrick ha spesso inserito nei suoi film riferimenti al potere, ai suoi discutibilissimi
piani d'azione e alle persone che manovrano il tutto da una posizione di primissimo piano nell'odierna società.
Al di là del fatto che si vogliano avallare le teorie complottiste o meno, è certo che la setta presentata nel film è
un chiaro riferimento alle società segrete che esercitano un controllo globale sul nostro pianeta.
Nel film viene inoltre dipinto un quadro impietoso della figura umana. Kubrick ci mostra l'incongruenza tra le
necessità mentali e quelle fisiche dell'uomo. L'uomo, essendo l'animale dominante sulla terra, ma pur sempre
un animale, non è in grado di resistere ai propri istinti. Illuminando l'ipocrisia del matrimonio, quindi, viene
affrontato il discorso di come gli esseri umani soccombano alle tentazioni derivanti dall'istinto sessuale.
Del significato del film sono state date diverse interpretazioni da parte della critica, da quella eroticopsicoanalitica freudiana (Eros e Thanatos) applicata al matrimonio borghese, a quella esoterica e di critica del
potere corrotto e corruttore, da quella religioso-cristiana fino a quella relativistica pirandelliana (il tema della
"maschera" e dell'impossibilità per il protagonista di conoscere l'unica verità, poiché ne esistono diverse: Bill,
come lo spettatore, non riesce a capire che cosa è realtà e che cosa è finzione scenica).
III. SIMBOLOGIA DEL FILM:
Attraverso molteplici riferimenti e simboli, Kubrick insinua nello spettatore il dubbio che la pellicola tratti in
realtà ben altra tematica rispetto a quella che si coglie in superficie (un po' come accade nelle Metamofosi di
Apuleio). Vediamo quali sono i principali elementi simbolici.
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a. IL TITOLO
Il titolo del film è un gioco di parole: l'usuale espressione eyes wide open (occhi "largamente aperti", cioè
spalancati) diventa "Occhi largamente (cioè completamente) chiusi" e richiama l'ambiguità del tema trattato.
Non si tratta solo della "cecità" del matrimonio: tale formula si adatta piuttosto bene a tutte quelle sette
estremamente elitarie i cui membri, come mostrato nel film, celano reciprocamente i propri misfatti di fronte
alla legge. Nulla di ciò che esse praticano esiste, nessuno ha potuto vederlo perché gli occhi dei testimoni erano
completamente chiusi. A supporto di quest'ultima interpretazione è opportuno ricordare che l'espressione shut
your eyes to something è utilizzata proprio per indicare il rifiuto di porre attenzione ad un qualche atto
negativo/malvagio.
b. IL PENTACOLO
Si osservino le decorazioni sulle pareti: quelli che sembrano semplici fiori, ad una vista più accorta si rivelano in
realtà dei pentagoni. Tale forma ha particolare rilevanza per tutti coloro che si interessano d'esoterismo e
magia: la stella a cinque punte (più propriamente quando inscritta in un cerchio a formare il cosiddetto
pentacolo) rappresenta, nell'accezione classica, i cinque elementi fondamentali del cosmo: acqua, aria, fuoco,
terra e spirito (l'energia emanata da Dio). L'utilizzo del pentagono, ed in particolare del pentacolo, come
simbolo mistico, è antichissimo ed originariamente non aveva nulla a che fare con le forze oscure: il
pentagramma, come chiarirò meglio in seguito, era infatti il simbolo della setta pitagorica, che lo aveva fatto
proprio dopo la scoperta dei numeri irrazionali. Il cristianesimo demonizzò gran parte delle icone utilizzate in
ambito pagano ed è per questo che oggi il pentacolo viene spesso associato alle pratiche sataniche (specie se
disegnato rovesciato).
c. I NOMI
Durante la festa la signora Harford incontra l'ungherese Sandor Szavost che con il suo particolare
atteggiamento attira l'attenzione di Alice e degli spettatori. Il suo nome sembra essere derivato da quello di
Anton Szandor LaVey, fondatore della Chiesa di Satana, organizzazione religiosa nata nel 1966 a San Francisco
(California, USA). Sebbene la Chiesa di Satana utilizzi la figura demoniaca solo come icona ed il suo credo sia
quello di proclamare l'individuo stesso Dio, essa utilizza molteplici riferimenti a pratiche occulte. Tra i suoi
membri vi sono diversi personaggi famosi, un esempio fra tutti: Marilyn Manson.
Il nome scelto per la moglie del Dottor Bill Harford (Tom Cruise), interpretata da una quantomai sensuale
Nicole Kidman, è Alice. È chiaro il riferimento all'Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll, di cui la
protagonista del film replica in qualche modo la catabasi in un mondo "rovesciato", in cui nulla è come appare.
Nella prima scena del film, passata alla storia per lo spogliarello offerto dalla Kidman, vi è inoltre un elemento
che rafforza ancor di più il paragone: lo specchio. La presenza dello specchio sembra del tutto naturale - la
protagonista si trova nella sua camera - ma esso può essere interpretato come un rimando all'opera Attraverso
lo specchio e quel che Alice vi trovò (il seguito di Alice nel paese delle meraviglie). Tale accostamento con i testi
di Carroll esalta una delle tematiche fondamentali della pellicola: il rapporto tra sogno e realtà.
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d. L'ARCOBALENO
Mentre Alice viene corteggiata da Szavost, Bill è in compagnia di due modelle. Alla sua domanda circa dove lo
stiano conducendo le giovani rispondono: "Dove finisce l'arcobaleno".
L'espressione, evidentemente simbolica, può essere compresa solo ricordando quali sono i significati associati
all'arcobaleno nella mitologia/religione. E' possibile evidenziarne due principali. Il primo è quello di patto fra
Dio e gli uomini (ebraismo e cristianesimo, cfr. il diluvio universale), il secondo è quello di tramite fra due
mondi (mitologia greca, cfr. la messaggera degli dèi Iris, e mitologia dei popoli scandinavi). Facendo riferimento
a quest'ultima accezione risulta evidente come la criptica frase detta dalle modelle al Dr. Harford non sia altro
che un'anticipazione di ciò che sta per avvenire: Bill, spinto dalla curiositas e dagli istinti, come il bel Lucio di
Apuleio, sta per entrare in un mondo che non gli appartiene, un mondo nel quale non avrebbe mai dovuto
mettere piede, un mondo che non esiste se non per coloro che ne fanno già parte. Il tramite per questo viaggio
- l'arcobaleno appunto - sono le due modelle, simboliche rappresentanti di desiderio sessuale e ricerca di
nuove esperienze.
e. SETTE PERSONE
Per essere ammesso al rituale orgiastico il Dr. Harford dovrà passare davanti a sette persone atte a verificare
che sappia la parola d'ordine. Sebbene il numero 7 sia legato a molteplici concetti ed immagini diverse, data
l'atmosfera satanica che regna nella celebrazione, il riferimento ai sette cancelli dell'Inferno (cfr. mitologia
sumera, la vicenda di Inanna) sembra la spiegazione più plausibile per tale scelta del regista.
f. IL CANTO SATANICO
Il canto così inquietante che accompagna il rituale, forse l'elemento più noto del film, è in realtà un brano della
liturgia ortodossa recitato al contrario. Notoriamente il capovolgere i simboli, gli oggetti ed i discorsi sacri è
tipico delle pratiche sataniche. Tale brano non è dunque molto diverso da quelli che siamo soliti ascoltare in
una qualsiasi celebrazione cristiana ed è stupefacente come la semplice inversione della musica sia riuscita a
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creare un effetto così lugubre e terrificante.
g. IL FIDELIO
La parola d'ordine per la partecipazione del rituale orgiastico, la "password", fu volutamente modificata
dall'originaria "Danimarca" in un più ambiguo "Fidelio". Fidelio fu infatti un'opera teatrale di Ludwig Van
Beethoven rappresentata per la prima volta il 20 novembre 1805 a Vienna con libretto di Joseph Sonnleithner.
Non è un caso il rimando di tale opera. E' infatti possibile trovare varie analogie tra il compositore viennese
(non a caso "protagonista" già di Arancia meccanica) e il regista statunitense. Una delle tematiche principali
del Fidelio riguarda la lotta contro la tirannia e l'affermazione delle libertà e delle giustizia, tema estremamente
caro a Beethoven e che poteva trovare una giustificazione nella situazione in cui si trovava la città austriaca da
poco invasa dall'esercito napoleonico: tematica di denuncia del potere, questa, sicuramente vicina a Kubrick,
che in tanti suoi film tentò più o meno velatamente di mettere in scena un attacco al potere. Scrive Beethoven
riguardo al Fidelio: "Di tutte le mie creature, il Fidelio è quella la cui nascita mi è costata i più aspri dolori, quella
che mi ha procurato i maggiori dispiaceri." Ciò ricorda indubbiamente il tormentato e discusso lavoro del
regista, che neanche poté vedere terminata la summa di tutta la sua carriera.
h. REX TREMENDAE MAIESTATIS
L'entrata del Dr. Harford nel café in cui apprende della morte della giovane ragazza che lo aveva salvato è
accompagnata dal Rex tremendae, quinto brano del Requiem mozartiano.
L'utilizzo di tale musica è particolarmente significativo. La prima, immediata, osservazione riguarda l'utilizzo di
un brano del Requiem, opera che viene composta per la celebrazione di una messa funebre solenne. Esso si
connette da un lato alla morte della giovane, dall'altro alla morte dell'innocenza del Dr. Harford. In secondo
luogo l'immagine del "re di tremenda maestà" - più adatta ad un tiranno che ad un salvatore - è perfettamente
in sintonia con il clima di tensone dovuto all'enorme e tetra potenza della setta. La richiesta di salvezza
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riconduce invece dalla dimensione satanica dell'orgia a quella religiosa, presentando un uomo che, impotente,
si affida alla grazia divina. Tale brano si pone dunque come raccordo tra le infernali atmosfere del rituale ed
un'eventuale pacificazione successiva, che però non avrà luogo. L'uomo impotente è Bill. A differenza di quanto
previsto dal percorso "discesa agli inferi-risalita-salvezza", tipico dei romanzi come Le metamorfosi di Apuleio
(ma anche di opere come le Confessioni di Sant'Agostino o la Divina Commedia di Dante) e di probabile
ascendenza ermetica (è infatti delineato nel Poimandres, il primo trattato del Corpus Hermeticum), la grazia
divina non esiste.
IV. LA SETTA DEI PITAGORICI E IL PENTACOLO
Come si è potuto notare, numerosissimi sono nel film i rimandi a sette e società segrete dell'antichità classica
nonché dell'epoca moderna. Fra queste, una posizione di rilievo è indubbiamente assunta dalla setta
pitagorica, di cui conosciamo soprattutto l'nteresse per la matematica e la geometria.
Ma qual era il lato più misterioso di questa setta? E perché è riconducibile in alcuni casi a simboli
erroneamente associati al diavolo o più in generale al male?
Partirei dall'analisi della figura geometrica divenuta emblema della setta: il pentagono regolare.
Si tratta di un poligono regolare con 5 lati e 5 angoli uguali. Collegando tramite segmenti i 5 vertici di un
pentagono in tutti i modi possibili, si ottiene la figura di una stella a 5 punte. Questo simbolo, che viene
chiamato pentagramma, veniva usato come amuleto in tutte le più antiche civiltà e, con la svastica, è uno dei
più antichi simboli della storia umana.
Il pentagramma effigiato in simboli magici prendeva il nome di pentacolo e viene ancora chiamato in questo
modo dagli occultisti. Tuttabia, contrariamente a quanto si crede, questo simbolo non era affatto correlato alla
figura di Satana: questa credenza popolare è nata dal fatto che se ne sono appropriate le sette sataniche che,
anche attualmente, lo usano diffusamente nei loro riti.
Il vero significato del pentacolo era in realtà molto più profondo: i 5 vertici rappresentano i 5 elementi
costitutivi del Cosmo e le linee che li collegano tutto il processo della creazione.
Il vertice superiore rappresenta lo Spirito, l’Uno inconoscibile di Pitagora, dal quale deriva per emanazione
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tutta la Creazione. Il primo elemento a manifestarsi, scendendo verso il basso fino al vertice a destra, è l’Acqua,
dalla quale nasce la vita. Risalendo poi a sinistra troviamo l’elemento Aria, dal quale si formano le prime forme
di vita che hanno coscienza di sé. Procedendo verso destra, si incontra l’elemento Terra, che genera le forme di
vita più evolute. Infine, scendendo dall’elemento Terra verso il vertice inferiore sinistro, si trova l’elemento
Fuoco, che rappresenta la degenerazione finale delle forme viventi che, però, risaliranno allo Spirito, dal quale
inizierà un nuovo ciclo.
Il significato del pentacolo che abbiamo descritto è relativo al Macrocosmo, ma questo simbolo rappresenta
anche il Microcosmo: in questa interpretazione il pentagramma rappresenta la figura schematizzata di un
corpo umano, con le braccia aperte e le gambe divaricate, come mirabilmente rappresentato nel famoso
Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci, raffigurato qui sotto.
Il pentacolo, da sempre usato come talismano, si trova ancora nelle bandiere nazionali del Marocco e
dell’Etiopia e, purtroppo, fu adottato come simbolo anche dalle Brigate Rosse negli anni di piombo in Italia: un
destino che lo accomuna in qualche modo all’antichissima svastica, adottata come simbolo dal regime nazista
in Germania.
Fu la setta pitagorica ad evidenziare per prima le sorprendenti proprietà matematiche del pentagono
regolare: questa figura è infatti legata ad una delle più sensazionali scoperte matematiche dell'antichità: il
numero irrazionale (cioè con infinite cifre dopo la virgola che non si ripetono periodicamente e di conseguenza
non rappresentabile graficamente). Il numero legato al pentagono regolare è ф, il cosiddetto "numero aureo"
o "sezione aurea", pari a 1,6180339887...
La leggenda vuole che Pitagora, dopo aver scoperto questo numero, abbia rivelato la scoperta solo ai suoi
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collaboratori più stretti, adottando proprio il segno ф come marchio di riconoscimento di questa setta di pochi
eletti. In realtà la scoperta del numero aureo da parte del matematico greco avvenne in seguito ad alcune
considerazioni geometriche fatte a partire dallo studio del pentagono regolare.
Non si sa in che misura le proprietà del numero aureo e la loro relazione con in pentagono fossero note ai
Pitagorici (la stessa definizione di rapporto aureo veniva da essi ricondotta allo studio del quadrato anziché del
pentagono, e precisamente al rapporto fra il lato e la sua diagonale, pari alla radice quadrata di 2, la cui
scoperta, si dice, costò addirittura la vita al pitagorico Ippaso di Metaponto); tuttavia fu proprio questa figura
geometrica ad attirare particolarmente la loro attenzione.
In effetti nel pentagono regolare il rapporto aureo 1,6180339887... è presente ossessivamente: esso è pari al
rapporto fra il lato BC e la sua diagonale AB, ma anche fra AB e BD (o AC') e fra AD e AC', e a sua volta AD e DC',
e così via in un'infinità di relazioni simili.
Infatti, tracciate tutte le sue diagonali, vediamo che all'interno del poligono si viene a creare una stella a cinque
punte (pentagramma); all'interno della stella si crea un nuovo pentagono, se si tracciano anche a quest'ultimo
tutte le diagonali si crea un altro pentagramma con al suo interno un pentagono, e così via all’infinito.
Con l’identico procedimento che abbiamo usato nel pentagono originario, a partire dal pentagono centrale
possiamo generare un’altra stella a 5 punte, stavolta con la punta verso il basso: questo simbolo "rovesciato" è
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appunto quello usato dai Satanisti.
Il pentagramma rovesciato, in ossequio al principio dell'inversione dei simboli sacri tipico delle sette sataniche,
simboleggia l’inversione del principio spirituale (la punta rivolta verso il basso significa proprio questo): in
questo modo si ritiene possibile utilizzare il potere della stella nei rituali di magia nera. Si usa spesso il
pentagramma anche come icona diabolica, disegnando un caprone all’interno di un pentacolo rovesciato.
Pentagramma e pentacolo
V. ETERIE E TIASI
La presenza nell'antica Grecia di una setta "segreta" come quella pitagorica non è da considerare un caso
isolato: infatti abbiamo notizia di numerose forme di associazioni esoteriche maschili e femminili, "antenate"
delle sette moderne: le eterie e i tiasi.
I membri di entrambe le organizzazioni erano legati tra loro da solidi e rigorosissimi giuramenti. Nel caso delle
eterie, dalle quali erano escluse le donne, questi sodalizi dipendevano dalla comunanza di idee politiche e
letterarie, di interessi religiosi, culturali e filosofici. Gli elementi vincolanti prevedevano un giuramento formale,
l'abitudine del simposio e la pederastia come forma di trasmissione del sapere "per iniziati" dall'erastès
(amante) all'eròmenos (amato), il che chiarisce maggiormente la reale funzione sociale e culturale di quella che
viene considerata una singolarità sessuale degli antichi Greci.
Il tiaso invece, che ammetteva anche le donne (celebre il tiaso di Saffo nell'isola di Lesbo, VII-VI secolo a.C.), era
di carattere prevalentemente religioso: sono noti specialmenti i tiasi dediti al culto di Dioniso, con processioni,
canti e danze sfrenate.
VI. LE MISTERIOSE VICENDE DI ALCIBIADE E ANDOCIDE
Quando si parla di eterie e sette segrete antiche, si parla di Alcibiade: la sua vita fu infatti connessa ad una
vicenda estremamente misteriosa, che di fatto stroncò la sua carriera poltica: la cosiddetta mutilazione delle
Erme verificatasi ad Atene in una notte di primavera (mese di Targelione) del 415 a.C., durante la guerra del
Peloponneso (431-404 a.C.).
Le Erme erano dei pilastrini di sezione quadrangolare, di altezza variabile tra 1 e 1,5 m, sormontati da una testa
scolpita a tutto tondo, che, nell'antica Grecia (principalmente in Attica), raffiguravano Ermes (da cui il nome).
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Un'Erma
Collocate lungo le strade, ai crocevia, ai confini delle proprietà e dinanzi alle porte per invocare la protezione di
Ermes, cui veniva attribuita, fra le altre cose, la protezione dei viandanti.
Durante i preparativi per la spedizione in Sicilia una notte, tutte le Erme (le statue che raffiguravano Ermes ai
crocicchi delle strade principali) in Atene furono mutilate; questo atto di profanazione sacrilega fu visto come
di cattivo auspicio per la missione e fece scoppiare uno scandalo giudiziario. Plutarco insinua che Androcle,
oppositore di Alcibiade, abbia ingaggiato falsi testimoni per accusare lui e i suoi amici delle mutilazioni e di aver
profanato i Misteri eleusini. In seguito i suoi avversari, tra i cui capi c'erano Androcle stesso e Tessalo, figlio di
Cimone, ingaggiarono degli oratori per sostenere che Alcibiade avrebbe dovuto prima compiere la spedizione e
poi essere processato al ritorno. Alcibiade, sospettando le loro intenzioni, chiese di essere processato
immediatamente, nonostante rischiasse la pena di morte, difendendo così di persona la sua reputazione; la sua
richiesta non fu accolta e la flotta salpò, senza che la questione fosse stata risolta. Come Alcibiade aveva
sospettato, la sua assenza favorì i suoi nemici che lo accusarono di aver intrapreso azioni e fatto commenti
sacrileghi, affermando che questi fatti erano collegati ad un suo complotto anti-democratico. Secondo Tucidide
gli Ateniesi, avendo paura della deriva tirannica, vedevano con sospetto tutti i politici influenti, fra cui lo stesso
Alcibiade: di qui il desiderio di eliminarlo dai giochi.
Quando la flotta arrivò a Catania, trovò la trireme ateniese Salaminia che stava aspettando di riportare ad
Atene Alcibiade e gli altri imputati affinché fossero processati. Alcibiade disse agli araldi che li avrebbe seguiti
con la sua nave, ma guinto a Thurii fuggì: ad Atene fu dichiarato colpevole e condannato a morte in
contumacia, le sue proprietà furono confiscate e fu promessa una taglia di un talento a chiunque avesse ucciso
uno dei fuggitivi. Di qui il suo "tradimento" nei confronti della pòlis. Un ritratto del carismatico quanto
travolgente carattere di Alcibiade è presentato nel finale del Simposio di Platone. Qui, ebbro di vino, egli
compie un teatrale e prorompente ingresso per poter partecipare al banchetto dove già sono presenti tra gli
altri Socrate, Erissimaco e Pausania: siamo nel 416 a.C., l'anno prima dello scandalo, e questo getta una luce di
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ironia tragica su tutto il Simposio.
Il processo degli Ermocopidi riguardò un'altra figura di spicco, l'oratore Andocide, che riuscì a sfuggire alla
condanna a morte denunciando quattro presunti colpevoli. Nel 399 fu nuovamente accusato di avere violato i
misteri eleusini, riuscendo però ad ottenere l'assoluzione grazie all'orazione Sui Misteri. Tuttavia egli non riuscì
mai a riabilitarsi del tutto agli occhi della pòlis, tanto che fu costretto alla fine a scegliere l'esilio volontario.
VII. I MISTERI ELEUSINI
Di questi riti, la cui violazione era così importante da essere pagata a prezzo della vita, abbiamo informazioni
assai scarse e frammentarie. Il Culto di Eleusi si celebrava nel santuario di Demetra e di Persefone, alle pendici
di una collina in posizione bassa ed esterna rispetto alla acropoli di Eleusi (24 km nord-ovest di Atene). Era
esplicitamente indicato nel fitto calendario di festività religiose ateniesi con la formula tà mystèria, le "pratiche
segrete" per antonomasia. Questa parola finì infatti per denotare tutte le manifestazioni religiose diffuse in
Grecia e in Magna Grecia, che prendevano come modello i Misteri Eleusini. Erodoto per esempio la usò per
indicare i Misteri di Iside e Osiride, ma chiamò teletè le Tesmoforie in onore di Demetra. I due termini in età
ellenistica divennero interscambiabili, anche se nel testo greco dell’Inno a Demetra per indicare la pratica
rituale eleusina non si usa mai altro termine che òrghia.
Demetra, conosciuta come la dèa greca del frumento, legata quindi alla Terra come tutte le "Grandi Madri" dei
culti matriarcali, era venerata a Eleusi, città situata a occidente di Atene. Il mito rappresenta una delle varianti
più famose dei culti agrari dedicati al ciclo di morte, rinascita e trasformazione della vegetazione e narra le
drammatiche vicende della dèa delle messi, che, partita da Creta, giunse ad Eleusi per ritrovare la figlia Core
(detta anche Persèfone o Prosèrpina) rapita da Ade, il dio degli Inferi.
La speranza, anzi la certezza, che veniva offerta agli iniziati era niente di meno che la vita dopo la morte. Parte
integrante del rituale misterico era la segretezza, sottolineata da due aggettivi àrretha, "ciò che non va detto",
in quanto esperienza personale incomunicabile a parole, che richiede di vivere il rito di persona, e apòrrheta,
"ciò che è indicibile perché è proibito parlarne", ovvero l’obbligo a non rivelare i segreti del rito.
Ai misteri eleusini pare fosse stato iniziato un altro grandissimo esponente della letteratura greca: il
tragediografo Eschilo. Nato proprio ad Eleusi, stando alla testimonanzia di Aristofane nella sua famosa
commedia Le Rane, Eschilo fu iniziato ai misteri eleusini: una successiva violazione di essi da parte sua sarebbe
stata la causa di un processo per empietà e di un esilio a Gela.
Tuttavia Eschilo non fu l'unico tra i grandi tragediografi greci ad avere un certo rapporto con misteri o pratiche
del genere. Occorre infatti anche citare Euripide, che nelle sue Baccanti ha dato una sublime rappresentazione
delle sconcertanti pratiche del culto dionisiaco, descrivendo minuziosamente l'esaltazione della follia delle
donne iniziate, a tal punto in estasi da diventare incuranti di fronte all'uccisione e al massacro di fanciulli o
piccoli animali, rigorosamente di sesso maschile. Viene spontaneo chiedersi quale sia la posizione di Euripide di
fronte a tali misteri: parebbe scettico ed impaurito, ma anche affascinato. E' tuttavia possibile un suo
coinvolgimento più profondo con questi ambienti? Difficile, ma non impossibile affermarlo: infatti, proprio per
avere violato la segretezza di questi misteri, egli potrebbe, secondo alcune ipotesi, essere stato punito con la
tipica pena del "contrappasso" prevista da tutte le sette segrete (e ben presente anche a Dante): infatti egli fu
trovato misteriosamente fatto a pezzi, come il protagonista delle Baccanti, Pènteo, lungo la strada che avrebbe
dovuto ricondurlo a casa dopo una cena presso Archelao, tiranno di Pella in Macedonia. Una fine in qualche
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modo profetizzata nella commedia Tesmoforiazùse di Aristofane e che potrebbe accomunare in qualche modo
il tragediografo allo stesso Stanley Kubrick, morto improvvisamente durante la lavorazione di Eyes Wide Shut.
Forse non è privo di significato anche il fatto che lo stesso Dante collochi Euripide nel XXII canto del Purgatorio.
VIII. APULEIO E I CULTI DI CIBELE E ISIDE
Non bisogna meravigliarsi se le notizie in merito a questi fenomeni sono così scarse: ci sarebbe anzi da stupirsi
del contrario, visto che il primo insegnamento-obbligo ricevuto dai nuovi iniziati era quello di mantenere il
segreto relativo a membri, pratiche e luoghi. Non manca tuttavia, come abbiamo visto, chi si ostina a lasciare
testimonianza di queste pratiche, a volte con toni di aspra denuncia: è il caso di Apuleio con il culto di Cìbele,
detta anche Magna Mater. A tale culto egli dedica alcune indimenticabili pagine del suo romanzo
Metamorfosi, altrimenti detto L'asino d'oro (la definizione è di Sant'Agostino), esprimendo nei confronti di
questa religione una valutazione radicalmente negativa.
Nei libri VIII e IX del romanzo, infatti, Lucio-asino, giunto in una grande città, viene venduto ad un vecchio
pederasta dedito al culto di Cìbele, che lo porta subito alle sue "ragazze" (ossia i cinedi che convivono con lui):
costoro utilizzano l'asino per portare in processione l'immagine della dèa durante la questua. L'asino però,
ancorché animale (e da uomo tutt'altro che casto), è disgustato dalle sconcezze dei "sacerdoti", che Apuleio
dipinge come autentici pervertiti, dediti a rapporti sado-masochistici e ad orge di gruppo. Ad un tratto Lucio,
esasperato, tenta di richiamare l'attenzione dei passanti col suo raglio mentre i "sacerdoti" sono tutti presi
dalle loro libidini, col risultato di farsi picchiare quasi a morte. L'asino scappa, ma dopo una serie di vicissitudini
viene restituito ai sacerdoti di Cìbele e ricomincia, suo malgrado, i suoi vagabondaggi.
L'atteggiamento moralistico di Apuleio nei confronti del sesso è certamente un prodotto della sua adesione al
culto di Iside, che imponeva ai suoi sacerdoti la castità assoluta, e quindi rappresenta la polarità opposta dei
culti della Magna Mater, fortemente compromessi con l'elemento sessuale-orgiastico. L'intero significato del
romanzo, con la sua duplice chiave di lettura alla quale l'autore allude nel prologo, ci sfuggirebbe del tutto se
non conoscessimo per intero le Metamorfosi: è solo nello straordinario XI ed ultimo libro, infatti, che Apuleio
scopre le sue carte e ci svela la natura autobiografica dell'allegoria. Lucio infatti, condannato ad esibirsi in
pubblico in un accoppiamento bestiale con una feroce assassina condannata a morte, decide di morire
piuttosto che subire questo oltraggio: durante lo spettacolo di apertura dei ludi riesce a fuggire strappando la
corda, e non si ferma prima di avere raggiunto la riva del mare, dove, sdraiato sulla sabbia, sprofonda esausto
nel sonno. L'XI libro delle Metamorfosi (si noti fra l'altro che il numero 11 è esso stesso esoterico e "isiaco")
inizia con una scena mistica ed indimenticabile: l'asino, affranto, si sveglia sulla spiaggia e vede sorgere dal
mare la luna. Profondamente commosso, le rivolge una preghiera, chiedendole di potersi liberare della bestia
che è in lui, oppure di morire. Poi si riaddormenta. In sogno gli appare Iside, che gli annuncia la fine dei suoi
tormenti: il giorno seguente (il 5 marzo) è la festa della dea; Lucio dovrà avvicinarsi al sacerdote e mangiare i
petali delle rose della sacra ghirlanda: all'istante ritornerà uomo. La sua vita però cambierà del tutto: egli
diventerà un adepto del culto della dea, che gli promette beatitudine eterna dopo la morte. Così accade infatti,
ed alla fine Lucio si dice non più greco, ma originario di Madauro (la sovrapposizione con l'autore è ormai
completa). Egli, prima di entrare a far parte di un collegio sacerdotale, con gesto altamente simbolico si rasa i
lunghi capelli biondi di cui andava tanto fiero. Questo gesto finale allude evidentemente alla definitiva rinuncia
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a tutte le seduzioni dei piaceri mondani, primo fra tutti il sesso.
IX. L'ERMETISMO
Un elemento in comune a molti ambienti dell'occulto è l'ermetismo. Non bisogna confondere l'ermetismo
letterario con quello filosofico: dal punto di vista letterario il termine fu coniato dal critico letterario Francesco
Flora nella prima metà del Novecento e indica una poesia dal carattere chiuso e volutamente complesso,
solitamente ottenuto mediante l'utilizzo di analogie di difficile interpretazione. La filosofia ermetica invece
coinvolge vari autori per lo più sconosciuti che elaborarono in età ellenistica un complesso di dottrine misticoreligiose e filosofiche di origine antichissima, per lo più derivate dall'Egitto, alle quali si affiancarono teorie
astrologiche di origine semita, elementi della filosofia di ispirazione platonica e pitagorica, credenze gnostiche
e antiche procedure magiche.
Il termine trae origine da Ermete Trismegisto ("Ermete il tre volte grandissimo"), cioè la denominazione greca
del dio egizio Thoth, di cui parla anche Platone nel Fedro attribuendogli la nefasta invenzione della scrittura.
Un'incisione antica raffigurante Ermete Trismegisto
A partire dal I secolo a.C. circa e fino al III secolo si formò intorno alla sua figura un corpus di scritti ermetici, il
Corpus Hermeticum, accolto in età tolemaica e integrato da filosofi pagani, che ne attribuirono la paternità al
dio. Il testo come lo conosciamo oggi risale al 1050 circa, periodo in cui fu raccolto da Michele Psello,
eminente studioso bizantino, insegnante di filosofia, storico, teologo e funzionario statale. Psello rimosse
probabilmente elementi strettamente magici e alchemici, rendendo il Corpus più accettabile per la Chiesa
ortodossa. Nel 1460 Cosimo de' Medici riuscì ad avere la copia originale. Ordinò immediatamente a Marsilio
Ficino di dedicarsi alla traduzione del Corpus. Una parte del Corpus, intitolata Asclepius, è un trattato di magia
talismanica nel quale si espongono le pratiche dei sacerdoti egizi della telestiké, cioè l'arte di richiamare o
imprigionare gli angeli o i demoni all'interno di statue, con l'aiuto di erbe, gemme, profumi e forze
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sovrannaturali. Questa parte fu per molto tempo attribuita ad Apuleio stesso.
Tale Corpus esercitò una suggestione immensa su tutto il sapere "occulto" occidentale.
X. UMBERTO ECO E I PROTOCOLLI DEI SAVI DI SION
Ermete Trismegisto viene citato più volte, non a caso, nel romanzo di Umberto Eco Il pendolo di Foucault,
dedicato alla ridicolizzazione degli esoterismi ed alla stroncatura delle teorie complottiste: complotti che
trovano libero sfogo in uno degli ultimi romanzi del già citato Eco, Il cimitero di Praga.
Qui il personaggio del falsario e agente segreto Simone Simonini, ormai anziano, in seguito a quella che
sembrerebbe una leggera amnesia, tenta di ripercorrere mentalmente tutti i suoi anni di vita in cerca di alcuni
ricordi che sembrerebbero sfuggirgli: un viaggio simile per certi aspetti alle turbolente vicissitudini di Lucio
l'asino, impegnato in un percorso di purificazione dell'anima. Qui non abbiamo però ambientazioni esotiche:
siamo in un'Italia sconvolta dai moti risorgimentali, dalle azioni rivoluzionarie della Carboneria, e l'azione è
imperniata intorno alla redazione dei Protocolli dei Savi di Sion: un falso documentale, creato con l'intento di
diffondere il disprezzo contro gli ebrei, pubblicato nei primi anni del XX secolo nella Russia imperiale dalla
Okhrana, la polizia segreta zarista, in forma di documento segreto attribuito a una fantomatica cospirazione
ebraica e massonica il cui obiettivo sarebbe impadronirsi del mondo.
I Protocolli divennero parte dello sforzo propagandistico del nazismo per giustificare la persecuzione degli
ebrei e divennero anche una lettura obbligatoria per gli studenti tedeschi. Nelle fasi iniziali del movimento
nazista, in una Germania devastata dalla sconfitta nella grande guerra, coloro che sarebbero divenuti, qualche
anno dopo, i gerarchi del III reich, si ritrovarono a contatto con personaggi e sette di natura occulta,
predicanti strane teorie ed illustranti convulsi presagi, che sconfinavano nel mondo del paranormale e che
prevedevano l’avvento di una razza ariana superiore e dominatrice, trascinata da un suo illustre figlio e
destinata a decidere i destini del mondo. Lo stesso Hitler si servì a lungo delle rivelazioni di Madame
Blavatsky, la più grande medium della storia, fondatrice della Società Teosofica Internazionale, che sosteneva
di essere in contatto telepatico con i "maestri sconosciuti", i sopravvissuti di una razza eletta che sarebbe
vissuta tra Tibet e Nepal, i quali si sarebbero rifugiati nelle viscere della terra, dove avrebbero fondato la mitica
Agarthi.
Madame Blavatsky
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XI. JOHN DEE
Ne Il pendolo di Foucault viene più volte citato John Dee, celebre matematico, astrologo e alchimista inglese
vissuto sotto l'impero della regina Elisabetta I. Egli dedicò la maggior parte della vita all'occultismo e la sua
figura è strettamente legata al cosiddetto Sigillum Emeth, una versione per così dire potenziata del leggendario
Sigillum Dei, che permetteva al suo possessore di avere potere su tutte le creature eccetto gli Arcangeli, ovvero
permettere al mago opportunamente iniziato di ottenere la cosiddetta "visione beatifica", cioè la capacità di
vedere Dio e gli Angeli. Il complesso schema del Sigillum è formato principalmente da due circonferenze, un
pentagramma, un eptagramma (stella a sette punte) ed un eptagono, riempiti con i nomi di Dio e degli Angeli.
Le descrizioni che lo riguardano e le sue rappresentazioni grafiche differiscono da autore a autore, e molti di
essi, tra i quali lo stesso Dee, non contenti del risultato dei propri predecessori, hanno apportato delle
modifiche o ne hanno realizzato delle proprie versioni rivedute e corrette.
In definitiva esso dovrebbe presentarsi così:
XII. EDWARD KELLEY
Le vicende di John Dee sono strettamente connesse con l'attività del medium, alchimista e glottoteta inglese
Edward Kelley. Kelley avvicinò John Dee nel 1582, inizialmente sotto il nome di Edward Talbot. Dee aveva già
tentato di contattare gli angeli con l'aiuto di un chiaroveggente, ma non aveva avuto successo. Kelley dichiarò
di esserne capace, e impressionò talmente Dee con la sua prima prova che ne divenne regolarmente il
chiaroveggente. Dee e Kelley spesero un'enorme quantità di tempo ed energia in queste "conferenze
spirituali". Kelley sosteneva anche di possedere il segreto della trasmutazione dei metalli vili in oro, grazie
all'utilizzo di una leggendaria polvere rossa. La provenienza di questa tintura rimane un mistero: Kelley
giustificò la natura della polvere dichiarando che alcuni angeli gliel'avevano data in dono dopo una delle sue
numerose sedute esoteriche. Da qui il rimando alla ben più leggendaria pietra filosofale.
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XIII. I ROSACROCE
Molte associazioni esoteriche hanno rivendicato la propria derivazione, in tutto o in parte, dall'ordine dei RosaCroce del XVII secolo, spesso presentati come successori dei Cavalieri del Graal e dei Cavalieri Templari.
Secondo una leggenda l'ordine venne fondato nel 1407 da un pellegrino tedesco di nome Christian Rosenkreuz
(Rosen = rosa; Kreuz = croce) (1378 - 1484) al suo ritorno in Germania. Sembra che l'ordine fosse limitato a soli
otto membri e che si fosse estinto immediatamente dopo la sua morte, per rinascere solo nel XVII secolo.
Una seconda leggenda, questa volta meno conosciuta, e circolante in ambiente massonico, vuole invece
l'ordine creato nell'anno 46, quando il saggio gnostico alessandrino Ormus e sei suoi discepoli si convertirono al
Cristianesimo ad opera di San Marco evangelista, fondendo la dottrina cristiana con le religioni misteriche
dell'antico Egitto: Christian Rosenkreuz sarebbe stato iniziato a quest'ordine, divenendone il gran maestro.
Il simbolo dell'ordine è una croce con al centro una rosa rossa. Il termine designa uno stato spirituale che
corrisponde ad una conoscenza d'ordine cosmologico, che può avere rapporti con l'ermetismo cristiano: il
concetto centrale è doppiamente indicato dalla Croce e dal cuore, mentre le gocce di sangue che cadono dalla
piaga aperta nel costato di Gesù Cristo si dispongono a forma di rosa. Esistono anche altre interpretazioni del
simbolo, che si riferiscono all'evoluzione spirituale dell'uomo: la croce ne rappresenta il corpo fisico e la rosa la
personalità psichica e mentale in sviluppo, come la rosa che si apre lentamente alla luce. Altri simboli
rosacrociani sono il pellicano e il giglio.
XIV. CENNI SULLA MASSONERIA
La società segreta per eccellenza della modernità è la Massoneria (o, come sarebbe più appropriato dire, le
Massonerie, giacché ne esistono innumerevoli varianti).
Le radici ideali della massoneria vengono fatte risalire alla costruzione del tempio di Salomone e in termini
storici essa viene ritenuta derivante dalle corporazioni o gilde di muratori del Medioevo. Si suppone posssa
avere anche una discendenza diretta dai cavalieri Templari, con cui li accomuna l'interesse per l'"architettura",
riconducibile alla comune fede nel Grande Architetto (il Demiurgo di ascendenza platonica: cfr. il Timeo).
Nel 1686 le logge massoniche, trasformandosi da operative a speculative, aprirono i portali della conoscenza
iniziatica anche ai non appartenenti alla professione muratoria. La vaghezza di questa documentazione è da
addebitare alla segretezza che allora i massoni davano ai lavori di loggia. I più attendibili storici della
massoneria non confermano che tale segretezza avesse motivazioni diverse da quella del carattere iniziatico di
questa massoneria. Tale carattere non differisce da quello delle società iniziatiche antiche, essendo
l'iniziazione un aspetto sostanzialmente comune a tutte le culture umane, anche se con diversi scopi e
cerimoniali.
Gli affiliati alle logge - durante il'600 ed il '700 - erano in gran maggioranza esponenti della nobiltà, delle libere
professioni e del commercio. La massoneria ufficiale dichiara di non avere barriere etniche, religiose,
ideologiche e politiche. Sono inoltre solitamente discriminate le donne, in quanto nella maggior parte dei casi
esiste per loro un divieto di iniziazione. Sin dal suo sorgere, la massoneria è costituita da logge, cioè gruppi
organizzati di persone che operano insieme con gli stessi scopi e ideali, seguiti da ogni massone del mondo. In
questo senso essa è considerata dai suoi adepti universale, pur nelle sue complesse diversità interne.
Il patto alla base sarebbe da intendersi non come un'operatività socio-politica, ma come tensione collettiva, di
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tutti gli affiliati all'associazione, alla via di perfezionamento delle più elevate condizioni dell'umanità: la
massoneria infatti, almeno nelle intenzioni, promuove tra i suoi aderenti la ricerca incessante della verità per
realizzare la fratellanza universale del genere umano. Attraverso i suoi riti di affiliazione agisce sul piano etico
sviluppando i valori universali della società umana (lealtà, amicizia, fedeltà, sincerità, bontà, altruismo) e
consolidando i propri ideali con l'astensione da ogni proposizione dogmatica o di fanatismo nello spirito di una
tolleranza universale e quella materiale su progetti d'azione benefica nei confronti degli affiliati e, nella società
civile, dei bisognosi.
Superfluo aggiungere che da tali lodevoli dichiarazioni di princiìpio molte Massonerie, non a caso dette
"deviate", sembrano discostarsi notevolmente, se è vero che esse potrebbero essere alla base di alcune
sanguinose stragi (si pensi alla loggia P2 di Licio Gelli, considerata responsabile della strage dell'Italicus del
1974).
Alcuni simboli massonici: squadra e livella, compasso, sole e luna
Impossibile poi, almeno per i profani come me, determinare il rapporto fra la Massoneria e i famigerati
Illuminati: questa setta sarebbe stata creata, secondo la storiografia ufficiale, a Ingolstadt (Germania) nel 1776
da Johann Adam Weishaupt (1748-1830), proprio come alternativa alla massoneria, assumendo però una
struttura analoga, secondo un principio di imitazione-inversione che dà molto da pensare, essendo tipico,
coem abbiamo visto, delle sette sataniche. Tale setta è quella più di frequente menzionata nell'ambito delle
teorie del complotto, perché riunirebbe gruppi di potere che aspirerebbero al dominio del mondo mediante
infiltrazione nelle principali strutture di potere politiche ed ecclesiastiche, ed avrebbe di mira l'instaurazione di
un nuovo ordine mondiale.
XV. CONCLUSIONI
La società segreta in cui Bill, il protagonista di Eyes Wide Shut, si è imbattuto, è volutamente senza nome:
Kubrick ha evitato accuratamente di renderla sotircamente identificabile. Nulla è esplicitamente enunciato agli
spettatori, ma una serie impressionante di indizi (il simbolismo, gli elementi visivi e anche la musica) ci
rimandano a quel un lato dell’élite occulta che non viene mostrato alle masse.
Il film raffigura le più ricche e potenti persone del mondo mentre prendono parte a riti occulti, evidenzia come
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questo circolo abbia anche il potere di sfruttare gli schiavi, di inseguire le persone e anche di risultare impunito
nel caso di omicidi rituali. Sono loro a controllare i mass media, che coprono i loro crimini.
Per molti versi la società segreta nel film ricorda da vicino il famigerato Hellfire Club, setta inglese ed irlandese
del XVIII secolo, in cui figure politiche di spicco si incontravano per partecipare a feste ed a elaborati satanici.
Oggi, l’O.T.O. (Ordo Templi Orientis) legata all'occultista Aleister Crowley e società segrete simili partecipano
ancora a rituali analoghi.
Una scena del film
L’intero film può essere interpretato come un unico grande viaggio "magico" attraverso quelle sette che si
servono dell'energia fisica, considerandola la via maestra per raggiungere uno stato di illuminazione (la
cosiddetta "via della mano sinistra"), al quale altri individui arrivano per via ascetica.
Anche se nessun nome è citato in Eyes Wide Shut, la pericolosità di queste sette è però chiaramente
denunciata dal regista, tant'è vero che, come s'è detto, alcuni presumono che la denuncia gli sia costata
addirittura la vita; ma anche se così non fosse, va comunque apprezzato il suo straordinario coraggio.
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