avventure di zarafa (le) - giraffa giramondo
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avventure di zarafa (le) - giraffa giramondo
RASSEGNA STAMPA CINEMATOGRAFICA Editore S.A.S. Via Goisis, 96/b - 24124 BERGAMO AVVENTURE DI ZARAFA (LE) - GIRAFFA GIRAMONDO Tel. 035/320.828 - Fax 035/320.843 - Email: [email protected] ZARAFA 1 Regia: Rémi Bezançon, Jean-Christophe Lie Genere: Animazione - Origine: Francia/Belgio - Anno: 2012 - Soggetto: Alexander Abela, Rémi Bezançon, Jean-Claude Jean - Sceneggiatura: Rémi Bezançon, Alexander Abela - Musica: Laurent Perez - Montaggio: Sophie Reine - Durata: 78' - Produzione: Prima Linea Productions, in coproduzione con Pathé Production, France 3 Cinéma, Chaocorp, Scope Pictures - Distribuzione: Nexo Digital/Good Films (2013) In una storia da ascoltare la voce è tutto. Se è calda e ha il giusto ritmo riesce perfino a farti sognare, a lasciarti immaginare quel mondo di cui si parla, dal Sudan a Parigi, per esempio, dove viaggia l'amicizia fra un ragazzino di nome Maid e la giraffa Zarafa. Una storia d'amicizia e di liberta, affidata nel film in uscita domani nelle sale cinematografiche italiane ("Le avventure di Zarafa. Giraffa Giramondo", regia di Remi Bezancon e Jean-Christophe Lie, distribuito da Good Films e Nexo Digital), alla voce indovinate di chi? Di Vinicio Capossela... Eh si, è proprio lui il vecchio saggio che sotto un albero di baobab racconta ai bambini del villaggio le avventure di Maid, un ragazzino ostinato e coraggioso, che farà di tutto pur di salvare la giraffa Zarafa, destinata al re di Francia Carlo X come dono da parte del pascià egiziano, che sperava in un aiuto mai arrivato. 'Ascoltare richiede molta più pazienza e attenzione che narrare - ci spiega Vinicio - Una storia non è niente fino a quando non c'è chi l'ascolta. E per questo che sono sempre motto grato a chi ascolta le mie e a chi ascolterà la storia di Zarafa'. Ma perche un cartone d'animazione? 'Sono sempre stato attirato dalle storie di animali, dalle storie fantasiose, da Verne, i palloni, le avventure...'. In effetti c'e un po' di tutto questo nel film, che tra l'altro si chiude con un brano originale di Capossela, 'Zarafa Giraffa', ancora una volta la conferma di quanto sia stretto il legame tra la sua musica e il mondo dell'infanzia. Basti pensare alla sua produzione musicale che è sempre stata contaminata da filastrocche, ballate e canzoni che avevano un appeal particolare soprattutto per i giovanissimi. A questo potremmo aggiungere il talento di questo artista nel delineare, e saper raccontare, personag- gi, vicende, storie che molto spesso rivelano la dimensione narrativa delle favole ('Dalla parte di Spessotto', 'Il paradiso dei calzini', e poi i personaggi fiabeschi come 'Il gigante e il mago' o più di recente, 'Printyl', la sirenetta dell'album 'Marinai, profeti e balene'). Il film è anche un viaggio, un viaggio bellissimo e avventuroso verso la libertà. 'Volevo dimostrare che la libertà è la cosa più importante nella vita - spiega il regista Remi Bezancon - Molte persone stanno ancora lottando per ottenere la loro'. Una vicenda senza, sentimentalismi, dunque, che prende spunto da un fatto storico per raccontarci la storia leggendaria della prima giraffa di Francia: sarà Hassan, il Principe del Deserto, a ricevere dal Pascià l'incarico di portare Zarafa in Francia. Nel lungo viaggio dal Sudan a Parigi, attraverso Alessandria, Marsiglia e sulle cime innevate delle Alpi, Maki e Zarafa vivrarnno una serie di avventure e incontreranno nel loro percorso l'aviatore Malaterre, una strampalata coppia di mucche chiamate Mounh e Sounh, e la piratessa Bouboulina. Un film realizzato a partire da 150mila disegni eseguiti a mano da una troupe di 250 persone in diversi studi di animazione del mondo. Un film pensato e realizzato in 2d che assomiglia tanto ad un libro del quale si possono sfogliare le pagine. E proprio come i disegni di certi libri le immagini ti restano fisse nella mente, e magicamente, Maki, Zarafa e tutti gli altri personaggi sono già diventati nostri amici. L'Unità - 03/04/13 Francesca De Sanctis Dobbiamo spesso ai film d'animazione la 'riscoperta' di un cinema al suo stato puro, capace di recuperare quelle componenti di meraviglia, piacere, sorpresa e affabulazione - oltre che di intelligen- za - che il cinema dal vero ha troppe volte dimenticato. E il successo che accompagna solitamente i 'cartoon' ha finito per aprire nuove strade e nuove possibilità, anche a soggetti che altrimenti avrebbero fatto fatica a conquistarsi uno spazio di visibilità. Così, dopo aver 'scoperto' il Giappone di Miyazaki, ecco la Francia di Sylvain Chomet. E non solo, perché da Parigi è arrivato anche il poetico "Ernest & Celestine" (di Renner, Patar e Aubier) e adesso questo delizioso "Le avventure di Zarafa" di Rémi Bezançon e JeanChristophe Lie. La storia, diversamente dal solito, è rigorosamente vera (e anche questo è un segnale di novità da non sottovalutare: i film d'animazione non devono per forza inventare delle favole). Nel 1826 il pascià egiziano Muhammad Alì, su suggerimento del console francese ad Alessandria, inviò in dono al re di Francia Carlo X una giraffa da esporre al piccolo zoo da poco inaugurato nei Jardin des Plantes di Parigi. Il viaggio, dai deserti del Sudan dove la giraffa fu catturata - un orfano di due anni, chiamato Zarafa - fino a Parigi fu decisamente avventuroso: per mare attraverso il Mediterraneo fino a Marsiglia, dove restò in quarantena per un mese e mezzo nei giardini del Prefetto, poi per terra attraverso la Francia, fino a Parigi, dove fu presentata ufficialmente al re il 9 luglio 1827, nella sua residenza allo Chateau di Saint-Cloud (l'etichetta imponeva che fosse la giraffa a essere portata dal re, non viceversa). Naturalmente il film si prende qualche libertà storica, a cominciare dal viaggio sul mare che non si svolge più per nave ma su un più avventuroso pallone aerostatico. E poi affianca all'animale alcuni umani: il beduino Hassan, che ha catturato l'animale e viene incaricato di por- tarlo fino al re di Francia; il piccolo Maki, fuggito dalle catene di un cacciatore di schiavi e 'adottato' dal branco di giraffe di cui fa parte anche Zarafa, inseparabili da quando la madre dell'animale aveva fatto scudo per proteggerlo dalle pallottole dello schiavista; l'avventuroso Malaterre, il proprietario-pilota del pallone volante; il perfido schiavista francese che si è visto sfuggire Maki ma continua a tenere ben salda la piccola Soula. E poi ancora un'avvenente piratessa greca di nome Bouboulina, una coppia di mucche 'inseparabili' chiamate Mounh e Sounh, il direttore dello zoo Geoffroy Saint-Hilaire, il re Carlo X, la sua variopinta corte, i parigini immediatamente contagiati dalla mania per la giraffa... Tutti questi personaggi, che accompagnano il viaggio avventuroso di Zarafa dal Sudan a Parigi prendono ulteriore vita (e forza) dal fatto che questa storia non solo è mostrata 'oggettivamente' sullo schermo ma è anche raccontata 'soggettivamente' da un vecchio saggio, che ogni tanto spezza la continuità narrativa per spiegare ai suoi piccoli ascoltatori certe svolte del racconto. Una specie di racconto nel racconto che serve per contestualizzare meglio la storia ma soprattutto per far riflettere i piccoli spettatori (e si spera anche i grandi) sul valore morale di certe scelte, per stemperare i momenti più drammatici e soprattutto per togliere ogni possibile patina folcloristica al racconto. In questo modo le disavventure di Zarafa sanno unire il fascino delle storie esotiche alla riflessione morale, aiutano i bambini a capire che cos'è stato lo schiavismo e a riflettere sul valore della libertà, mentre ci raccontano la straordinaria amicizia tra un bimbo e un animale, ci ricordano l'importanza della parola data e ci regalano la speranza che le cose prima o poi volgano al meglio. Girato sapientemente in 2D, con un tratto decisamente 'transalpino' (il coregista Lie viene dalla scuola di Chomet, non proprio seguace della 'ligne claire' di Hergé ma comunque fautore di un'eleganza grafica fatta di linee e colori per niente esuberanti), filmato in un curioso ma efficacissimo CinemaScope (per una giraffa servirebbe inquadrature che si sviluppano in altezza, non in larghezza. E invece...), il film affascina con la delicatezza della sua storia e insieme con la profondità della sua ricostruzione (le discutibili logiche delle diplomazie, la volubilità dei gusti e delle mode, il rispetto per i viventi). A confermare ancora una volta che i 'cartoni' non sono certo sinonimi di film superficiali o infantili. Il Corriere della Sera - 03/04/13 Paolo Mereghetti Sin dalla primissima sequenza "Le avventure di Zarafa - Giraffa giramondo" ha tutto il fascino di una storia mitica, ancorata in tempi lontani avvolti in un'aura di mistero, nonostante la vicenda della giraffa Zarafa sia accaduta veramente poco dopo la metà dell'Ottocento: donata dal pascià egiziano al re di Francia Carlo X, nella speranza di ricevere aiuto contro i Turchi che assediavano Alessandria, la giraffa arrivò a Parigi dopo un lungo viaggio per mare e per terra, provocando grande meraviglia negli europei, che non avevano mai visto un simile animale. Tuttavia, nel film di Rémi Bezançon e JeanChristophe Lie il viaggio della giraffa è solo uno spunto per parlare di temi ben più seri rispetto a quelli trattati solitamente dai film di animazione rivolti ai più piccoli. Nocciolo tematico del film è infatti la schiavitù, affrontata attraverso la figura del piccolo Maki, bambino africano che, insieme all'amica Soula, viene sdradicato dal suo villaggio di origine per essere venduto in Europa. Bezançon e Lie trattano in modo serio questo argomento, non risparmiando particolari realistici nel raccontare il destino di Maki, rendendo il film ben più adulto di quanto possa sembrare all'inizio. Si rilegge così la Storia, come sempre più spesso accade al cinema in tempi recenti, sfruttando la fiction. Eppure, nonostante questo importante presupposto, "Le avventure di Zarafa" riesce al tempo stesso ad affascinare e a stemperare la serietà con momenti del tutto fantastici. La Storia si fa racconto narrato oralmente da un vecchio saggio ai bambini del proprio villaggio, una sorta di favola, una vera e propria avventura che del genere conserva tutti i principali elementi, andando a stimolare l'immaginazione di coloro che ascoltano così come dello spettatore. Le immagini del film, allora, ne diventano concretizzazione, appellandosi a topoi dell'immaginario collettivo e, sopratutto, letterario-cinematografico. I registi creano un paesaggio visivo che richiama direttamente altre storie, dal magnifico e pericoloso deserto e la figura del beduino Hassan, omaggio a un classico come 'Lawrence d'Arabia', alla fredda Parigi con le sue diverse classi sociali, una sorta di dickensiana città disegnata con lo spirito di un Sylvain Chomet, passando per il viaggio in mongolfiera e i pirati greci che riciclano il 'Giro del mondo in 80' giorni di Verne. È grazie a questi elementi, a cui va aggiunta anche la musica, presenza costante del film in grado di creare atmosfere mitiche, che "Le avventure di Zarafa" riesce a catturare lo spettatore, immergendolo in un mondo Altro e, al tempo stesso, a far passare un messaggio importante attraverso la fantasia. Sentieriselvaggi it - 04/04/13 Eleonora Sammartino