FinecoBank, come fare banca e finanza anche con l`open

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FinecoBank, come fare banca e finanza anche con l`open
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OPEN SOURCE
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31/05/2016
FinecoBank deve il suo successo al modello di business, alle
professionalità presenti in azienda, ma anche a un It che si è abituato fin
dall’inizio a integrare software commerciali con tecnologie open source.
Un modello che si rinnova e che uno dei protagonisti racconta a ZeroUno
Diciassette anni fa ha innovato i servizi
di intermediazione finanziaria in Italia.
Oggi la ex Fineco Sim, ribattezzata
FinecoBank, è la banca diretta
multicanale del Gruppo UniCredit.
L’azienda offre, attraverso un unico
conto corrente, servizi di banking, investimento e trading
accessibili via web, telefono fisso, smartphone e tablet. Dal
primo aprile 2016 l’azienda è quotata alla Borsa Italiana nel
segmento Ftse Mib. La banca ha chiuso l’anno fiscale 2015
con 1.048.000 clienti, 2.600 Personal Financial Advisor (una
delle maggiori Reti di consulenza in Italia), 1.059 dipendenti,
una raccolta netta di 5,49 miliardi di euro e un patrimonio totale
clienti pari a 55,3 miliardi di euro (da 49,3 miliardi nel 2014).
Nello stesso esercizio, l’istituto ha contabilizzato un utile netto di
191 milioni di euro (150 milioni nel 2014). Nel suo Rapporto
Anno 2015, Assosim ha posizionato FinecoBank al primo posto
nella classifica del trading di azioni con una quota di mercato
del 20,84%, seguita da IwBank (11,33%) e Banca Imi (8,08%). ARTICOLI
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source ha offerto una...
Fin dai suoi primi anni di vita, Fineco ha creato e sviluppato un
dipartimento It molto focalizzato sui software open source,
soprattutto per utilizzi negli ambiti dell’infrastruttura di rete e
dei servizi di base quali l’internet email. “Per le applicazioni più
core business, molto specifiche e con forti requisiti di
affidabilità e di supporto tecnico, si era invece preferito
ricorrere a soluzioni commerciali”, spiega Gianluca Martinuz,
attuale Head of Information Security and Fraud Management
di FinecoBank. “E per le soluzioni di produttività e groupware
anche oggi la scelta è orientata su soluzioni non open source,
come la suite Office e Outlook di Microsoft che riteniamo più
user friendly delle omologhe open source”.
Architettura tecnologica “laica”
Gianluca Martinuz Head of Information Security and
Fraud Management, FinecoBank
Martinuz è entrato in FinecoBank alla fine del 1999 e ha
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Data Driven Enterprise: quale It per la
gestione e l'analisi dei Big Data
Per sfruttare a pieno le opportunità offerte
dalla trasformazione digitale le aziende
devono approcciare architetture di data... »
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FinecoBank, come fare banca e finanza
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seguito quindi buona parte dell’evoluzione del sistema
informativo della banca, che insieme alla qualità dei servizi e dei consulenti, gioca sicuramente un ruolo
da protagonista nel far conseguire all’istituto un tasso di soddisfazione della clientela pari al 99%
(indagine Tns Infratest 2015).
“L’architettura tecnologica di FinecoBank – ci racconta Martinuz – è stata progettata per essere molto
scalabile, in particolare lungo la sua dimensione orizzontale [ossia aggiungendo nuovi nodi a quelli
esistenti, ndr]. Considerando l’infrastruttura fisica e quella virtuale, sono attualmente presenti alcune
migliaia di apparati, tra server e dispositivi di network. La natura di banca diretta [ossia una banca che
opera senza filiali e quindi prevalentemente online, ndr] ha portato anche a uno sfruttamento massiccio
dei dati, di tipo intensivo ed estensivo: questo per esigenze legate sia alla business analytics, sia alla
conformità normativa. La dimensione complessiva dei diversi data storage presenti, larga parte dei
quali ad alta performance, è infatti di svariati petabyte”.
L’area It di Fineco può essere considerata fin dai suoi albori un esempio di come sia possibile adottare
in modo pragmatico e non ideologico un mix di tecnologie open source e proprietarie/commerciali. “La
nostra cultura è sempre stata ‘laica’. Abbiamo sempre rifuggito la contrapposizione fra software open
source e software a sorgente chiuso”, sottolinea l’Head of Information Security and Fraud Management
di FinecoBank. “Nelle nostre scelte non ci facciamo guidare dall’’origine’ del software, ma dalle
necessità applicative. Quindi analizziamo i vantaggi e i rischi delle diverse alternative e architetturali”.
Martinuz, prosegue il discorso lanciando due messaggi: “Il primo è che non è vero che il software open
source acquisito attraverso le community sia sempre più economico di quello commerciale, in quanto
possono emergere costi imprevisti per l’introduzione di nuovi skill o la risoluzione di problemi che, con
distribuzioni commerciali di software open source, possono essere demandati al vendor. Il secondo è
che non esiste più una netta separazione tra flessibilità e innovazione, garantiti dal software open
source, e stabilità e continuità, offerte dalle soluzioni closed source. Dobbiamo passare da un
approccio che vedeva tradizionalmente l’open source soprattutto indicato per i progetti innovativi e il
closed source come prima scelta per il mission-critical a uno in cui è possibile gestire un It ibrido in cui
sorgente aperto e chiuso convivono”. Le dichiarazioni di Martinuz confermano quella che è ormai una
tendenza in atto, ossia l’utilizzo di software open source per attività mission critical, anche in settori
particolarmente critici come il Finance [vedi anche l’articolo UniCredit: il valore del modello open
source, ndr].
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Customer experience management, la
chiave per accrescere fatturato
Verso un business digitalizzato, mobile e
customer centrico. Il Marketing aziendale
viene... »
Dalla community a Red Hat
Per tornare al parco It di FinecoBank, già abbiamo segnalato come l’open source avesse fatto capolino
nell’azienda fin dagli inizi della sua attività, facendo sì, peraltro, che l’organizzazione si dotasse da
subito di risorse skillate in questi tipi di tecnologie, con modalità di lavoro mutuate da quelle delle
community open source. “Con il passare degli anni – racconta Martinuz – l’open source è salito nello
stack It dell’azienda. Dalle applicazioni per l’infrastruttura di rete (come l’email, il Domain Name SystemDns, il firewalling, il routing) si è passati, fra la fine del 1999 e gli inizi del 2000, all’adozione di Linux
come sistema operativo alla base del portale”, una delle applicazioni più critiche di una banca diretta
dove l’attività online è quella che, in pratica, sostiene la relazione e l’attività con i clienti.
A distanza di una decina di anni dall’inizio di questa esperienza, nel 2010 il management di FinecoBank
ha deciso, per migliorare l’efficienza delle applicazioni web e facilitare le attività di provisioning e
management dei propri sistemi, di passare da Linux scaricabile dalle community, a Red Hat Enterprise
Linux (Rhel). Anche in questo frangente, la scelta è stata determinata da una valutazione che ha visto
prevalere i vantaggi offerti da una distribuzione Linux commerciale come quella di Red Hat.
“Attualmente – spiega l’Head of Information Security and Fraud Management di FinecoBank - è
presente una vasta installazione Rhel6, in corso di migrazione progressiva verso la più recente Rhel7.
In particolare siamo interessati alle possibilità di sfruttare meglio le nuove caratteristiche di
performance e sicurezza offerte in questa distribuzione”.
TAG: open source,
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Proseguendo nella “pila” dell’It, in FinecoBank l’open source è salito anche verso il livello dello sviluppo
applicativo: “Abbiamo iniziato a sviluppare al nostro interno package applicativi, per esempio
nell’ambito dell’antifrode, utilizzando ambienti di sviluppo open source e questo è possibile anche
grazie a un team di sviluppo interno competente e preparato”. Ecco un elenco, non esaustivo, dei
software a sorgente aperto presenti in tutti i livelli dello stack applicativo di FinecoBank. Applicazioni:
suite Red Hat JBoss, Hibernate, Spring, Apache Velocity, tool Apache Jakarta e Docker. Development e
software lifecycle: Maven, Subversion, Jenkins, Sonatype, Nexus. Database e cache: MySql, MongoDb
e Memcache.
In conclusione, nonostante l’ingresso, avvenuto a partire dal 2003, in grandi gruppi bancari (prima
Capitalia e poi UniCredit), FinecoBank ci sembra aver mantenuto la filosofia di una start up online,
caratterizzata da una forte collaborazione fra esperti di business ed esperti It in grado di bilanciare
bene le attività tra software commerciali e open source.
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Dall’infrastruttura verso lo sviluppo applicativo