relazione - Movimento Consumatori

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relazione - Movimento Consumatori
Care delegate, cari delegati, ringrazio voi tutti per la partecipazione a questo VIII
Congresso Nazionale di Movimento Consumatori e ringrazio la sezione di Torino per
averne proposto l’organizzazione. Ospitare un Congresso è sempre un momento
carico di forte significato, rappresenta una tappa della storia associativa, i congressi si
organizzano in realtà territoriali che hanno dato molto alla vita di tutta
l’organizzazione. Torino è sempre stata una delle sezioni più attive, vivaci e
rappresentative per tutto il Movimento Consumatori e ha saputo far crescere un
nuovo gruppo dirigente che negli ultimi anni ha contribuito in modo fondamentale
alle battaglie dell’intera organizzazione nazionale.
Torino è l’ultima tappa di un cammino che ha visto Movimento Consumatori – da
metà anni duemila – riunire i propri organismi statutari in giro per il territorio
italiano, nelle città in cui siamo radicati o in quelle in cui, per nuove ma fondate
iniziative associative, abbiamo iniziato ad essere presenti. Così, in vari momenti ci
siamo trovati a Roma, a Firenze e Livorno, a Modena e Parma, a Milano e Lecco, a
Venezia e Verona, a Napoli e Caserta, a Bari così come già in passato, di nuovo qui a
Torino.
Una presenza itinerante nel territorio nazionale che ci riserva ancora molte tappe
perché molte sono le città in cui operiamo e nelle quali la nostra presenza significa
punto qualificato e apprezzato dalla comunità locale.
Ma la presenza itinerante, spesso associata a momenti formativi interni, è anche una
delle scelte strategiche di Movimento Consumatori: la presenza diffusa, strutturata,
qualificata, nel territorio nazionale.
Sono trascorsi tre anni dall’ultimo Congresso tenutosi a Venezia nel 2007. Oggi, la
nostra associazione ha 64 sedi; erano 52 nel 2007 con un aumento del 23% ed erano
39 nel 2004 con un aumento del 64%. Sessantaquattro sedi territoriali rappresentative
di 17 regioni italiane, in 12 delle quali Movimento Consumatori è accreditato
secondo le normative regionali. In termini geopolitici significano sei regioni del nord,
cinque del centro, sei tra sud e isole. Dunque un significativo e strategico sviluppo
della nostra associazione verso quella parte del paese tradizionalmente più fragile sul
fronte delle aggregazioni associative, tanto più in ambito di valorizzazione dei diritti
dei consumatori o di impegno civico locale. E’ doveroso, da parte mia, ringraziare
tutti coloro che non poca strada hanno fatto oggi, dalle regioni meridionali e dalle
isole, per essere presenti al nostro Congresso.
Lo sviluppo dell’associazione da nord a sud, da est a ovest, è da sempre stato un
obiettivo politico strategico per Movimento Consumatori. Le valutazioni attente e
puntuali previste dal nostro regolamento, adeguato e migliorato di anno in anno, per
riconoscere e mantenere affiliate le sezioni del Movimento Consumatori – che
prevede la costituzione in forma associativa e non di pura rappresentanza territoriale,
il versamento di una quota di affiliazione e la sottoscrizione di un numero minimo di
tessere in rapporto alla popolazione del territorio rappresentata - consentono oggi di
poter dire che il nostro quadro associativo è reale, non frutto di una esasperata
rincorsa alla presenza locale volta a riempire pagine e pagine di indirizzari di
Tuttoconsumatori, è una presenza visibile che consente alla nostra organizzazione,
nelle località in cui essa esiste, di rappresentare spesso punto di riferimento rispetto
l’intero quadro del mondo della difesa dei consumatori. Abbiamo investito molto in
questa direzione, abbiamo dato fiducia alle nuove realtà affacciatesi al Movimento
Consumatori coinvolgendole nella realizzazione dei progetti nazionali, abbiamo
selezionato centinaia e centinaia di richieste di affiliazione, abbiamo impedito che il
nostro logo fosse interpretato come una medaglietta per qualcuno come avviene
invece per molte altre realtà del consumerismo italiano. I risultati ottenuti sono il
frutto di tutto ciò, non ho dubbi che la linea di crescita territoriale debba svilupparsi
coerentemente con quanto accaduto fino ad oggi, ma a questo punto, avendo di fatto
completato il quadro regionale (ci manca un piccolo sforzo nelle Marche, in Trentino
Alto Adige e Valle d’Aosta) credo necessario passare ad una successiva fase di
rafforzamento in alcune realtà regionali nelle quali c’è spazio per costruire. Già
abbiamo colmato molto in questo triennio, credo che nel prossimo, dal punto di vista
della presenza territoriale, dobbiamo puntare a ciò, anche con piccoli investimenti
specifici e mirati.
Le sezioni rappresentano un valore in sé, sia quando sviluppano servizi e centri di
consulenza, sia nel consolidamento della tradizione di socialità e di civismo che ci è
tipica. Sono un patrimonio per le comunità locali! Abbiamo fatto crescere questo
patrimonio anche con il continuo investimento in formazione interna, stanziale
attraverso giornate e giornate aperte a tutti in tutta Italia, e telematica per garantire il
continuo aggiornamento ai consulenti locali che spesso si avvicendano per il normale
turn over tipico del volontariato. La formazione è sempre stata, culturalmente, uno
dei nostri pilastri di crescita, convinti come siamo dell’importanza della qualità del
nostro operato sul territorio, convinti che i consumatori potranno trovare difesa reale
dei loro diritti, nel momento in cui esistono associazioni reali che della tutela dei
diritti dei cittadini ne hanno fatto un obiettivo di eccellenza. La formazione aiuta a
condividere e a fare rete delle esperienze delle diverse sezioni; la formazione aiuta a
fare squadra tra tutti, perché, che sia Palermo o Milano, Venezia o Caserta,
Movimento Consumatori è un’unica associazione nazionale. E’ un’associazioni che
nasce dal territorio, forte sul territorio, che chiede al Legislatore importanti
cambiamenti.
E in questa logica ci siano mossi, noi e pochi altri con particolare impegno, per
favorire forme di finanziamento destinate direttamente dalle Regioni alle
rappresentanze associative regionali, con il trasferimento da parte del Ministero dello
Sviluppo Economico di parte delle sanzioni comminate dall’Antitrust alle imprese.
Anzi, proprio questo filone di progettazione, è sempre stato previsto e finanziato in
tutti i provvedimenti emanati dal Ministero con i cosiddetti MAP 1 – 2 – 3 – 4 e ci
auguriamo, come peraltro già approvato dalle Commissioni X di Camera e Senato,
che questo flusso non si interrompa in una fase si critica per la finanza pubblica ma
ancora più critica per i consumatori italiani e quelle fasce più deboli della
popolazione che spesso trovano nelle nostre associazioni l’unica sponda per poter
tutelare i propri diritti..
Convinti che questa strada premi lo sviluppo di un forte associazionismo
consumeristico in grado di rappresentare in modo qualificato le istanze regionali,
abbiamo ribadito in modo deciso la necessità che questo tipo di interventi progettuali
abbiano continuità nel tempo. Lo abbiamo fatto anche nelle diverse Conferenze
CNCU – Regioni – Ministero, conferenze che stanno dimostrando l’efficacia di
percorsi condivisi e sempre di più legano la crescita del consumerismo, tra centro e
periferia, nel dialogo con Stato e Regioni, di associazioni forti a livello nazionale
perché forti nel territorio. Dalla Conferenza di San Benedetto del Tronto a Saint
Vincent a Bari fino alla prossima in Umbria, nel tavolo permanente CNCU – Regioni
– Ministero, abbiamo lavorato per una proposta che progressivamente porti il
Legislatore ad aggiornare i criteri originari della 281; non ci basta che siano
semplicemente dichiarate sedi in cinque regioni, ma chiediamo che occorra il
riconoscimento secondo le leggi regionali, in almeno dieci regioni, se non di più, per
poter essere considerate associazioni nazionali. Non poche antipatie ci ha portato il
documento approvato a Bari e ratificato dal successivo CNCU, in cui Ministero,
Regioni e 13 associazioni, indicano rigorose linee guida per la revisioni delle
normative regionali; revisione già votata da Toscana, Marche, Veneto e Piemonte. Il
percorso ovviamente non è facile, sarà ancora lungo ma è stato avviato.
Movimento Consumatori, nel 1985, nacque all’interno di quella che attualmente si
chiama Federazione Arci. Un terzo delle sedi oggi esistenti si sono sviluppate in
collaborazione con i Comitati provinciali Arci. Si tratta di un legame importante,
fatto di autonomia ma anche di condivisione dei valori della migliore espressione del
libero associazionismo a base democratica, di promozione sociale e di impegno
civico. Gli accadimenti sociali del nuovo secolo, la necessità di uscire da una logica
associativo - consumeristica puramente legata alla difesa postuma dei diritti
patrimoniali violati a danno dei singoli consumatori, l’evoluzione della stessa cultura
e l’interpretazione dell’essere terzo settore, la considerazione che quella concezione
embrionale, tipica degli anni ’80 e ’90, della difesa dei consumatori è ormai superata
dai fatti e chi non l’ha capito è destinato a scomparire, imponeva una radicale svolta
nelle politiche e nelle strategie di sviluppo di Movimento Consumatori. In questo
senso, grazie all’interesse dimostrato nel corso degli anni, dalla dirigenza nazionale
dell’Arci abbiamo potuto percorrere un significativo cammino. Cammino che
successivamente è proseguito prevalentemente, e con importanti risultati, sul piano
della rappresentatività territoriale, e delle politiche di promozione del tesseramento,
che è stato fondamentale per l’affermarsi della nostra associazione. Ma nel frattempo
è cambiato il piano del confronto, di presenza e di visibilità delle stesse
organizzazioni non profit in Italia e dobbiamo guardarci attorno in modo più ampio.
Da un lato i grandi soggetti di promozione sociale, dall’altro l’affermarsi di una
nuova cultura di rinnovamento fondata sulle organizzazioni di rappresentanza dei
cittadini in quanto titolari di propri e riconosciuti diritti di cittadinanza, non solo in
quanto consumatori ed utenti. Credo che da questa nuova dimensione, possano
emergere prospettive nuove e differenti rispetto al passato, che consentano a
Movimento Consumatori, di affrontare nuovi impegni, di agire su nuovi terreni,
consolidando al contempo l’investimento sulla crescita della base associativa e lo
sviluppo di una rete che si costituisce liberamente e che funge da rappresentanza dei
cittadini nel territorio. Ma il passaggio nuovo che dobbiamo fare, che abbiamo in
realtà già intrapreso negli ultimi anni ma che richiede una totale presa di coscienza
associativa, è guardare al terzo settore nel suo insieme. Vedete, spesso l’impressione
che si ha osservando le associazioni dei consumatori, è quella di vedere soggetti
giuridicamente associativi ma culturalmente avulsi dal contesto partecipativo. Non la
nostra associazione, o quanto meno solo in minima parte. Le associazioni dei
consumatori non possono vivere in una bolla dalla quale possono guardare il mondo
circostante ma pur sempre chiuse e isolate da una pellicola trasparente. Il sociale
avanza, la stessa incidenza dell’economia solidale avanza. Noi non possiamo più
rimanere chiusi tra test comparativi e conciliazioni, che sono comunque fondamentali
e rappresentano forme di tutela dei cittadini. Molti di noi già lo fanno, si occupano di
indebitamento delle famiglie, del ripensamento dei modelli di consumo, valorizzano
il vivere slow non solo come dimensione temporale ma come scelta qualitativa di
cibo o vacanze e consapevolmente spostano budget familiari propri e altrui; molti di
noi parlano di diritto alla salute e non possono prescindere dalle politiche di welfare
attuale e futuro su base federalista; molti di noi soffrono a vedere il sistema
dell’informazione malato, imbavagliato, svilito da telegiornali falsati e da giornali
che troppo spesso subiscono le influenze degli inserzionisti. Questa informazione non
va e un consumatore consapevole, un cittadino consapevole, è tale se ha accesso alle
informazioni.
Sono temi che non ha più senso, nel XXI secolo, affrontare da soli chiusi in quella
bolla; non faremmo un danno a noi stessi, non solo a noi stessi ma un danno a coloro
che statutariamente vorremmo tutelare. E’ una società in cui la comunicazione
orizzontale dei social network sta soppiantando gli stessi blog, in cui you tube
fornisce spesso gli spunti per l’etere, in cui internet fornisce aggiornamento in tempo
reale e i giornali vanno su i-pad per gli approfondimenti; è la società dell’empatia
come la definisce Jeremy Rifkin. Senza andare lontani nel tempo, dieci anni fa, tutto
ciò non c’era.
Devono cambiare le nostre forme di comunicazione, siamo un’associazione giovane
che ha tutte le potenzialità culturali per farlo e possiamo essere i primi a farlo.
Ma dobbiamo evolvere anche il nostro modo di relazionarci, essere parte di un
universo di associazioni, gruppi di volontariato, cooperative sociali, buone pratiche di
cittadinanza. Un mondo spesso invisibile, ignorato dalla grande comunicazione.
Eppure è la parte più vitale del Paese, quella che cerca di rappresentare chi non ha
rappresentanza, che reagisce alla sfiducia e si rimbocca le maniche per risolvere i
problemi; che si batte per affermare i diritti e la legalità, l’idea del bene comune e la
coesione sociale.
Di fronte allo scempio delle istituzioni, cui stiamo assistendo da anni, di fronte alla
crisi della politica e alla ricerca di nuove forme di rappresentanza, possiamo cercare
di giocare il nostro ruolo, per la parte che ci spetta, ma potremo giocarci anche solo
questa parte se sapremo interloquire con chi – al pari nostro – vuole affermare i diritti
e la legalità, l’idea del bene comune e la coesione sociale. Noi per il nostro ruolo,
riconosciuto da normative comunitarie, nazionali e regionali; gli altri per il loro; ma
insieme, unendo le forze e anzi, valorizzando il rapporto diretto con le istituzioni,
rapporto non scontato e spesso invidiatoci da molti altri attori sociali. Se non faremo
questo, non solo faremmo male il nostro lavoro, ma altri lo faranno nel tempo al
posto nostro.
Questo è uno dei limiti delle rappresentanze organizzate del consumerismo italiano.
E’ uno dei limiti che rischia di far implodere queste rappresentanze, svuotarle di
significato e non essere più riferimento per cittadini, comunità ed istituzioni. E’ un
rischio non remoto, lo ripeto, non remoto e già in atto di fronte all’empasse che sta
cogliendo il consumerismo giunto al termine di una stagione di crescita ininterrotta
da fine anni novanta ad oggi. Oggi siamo di fronte ad un consumerismo stanco perché
non realizza una nuova piattaforma di crescita che ne caratterizzi lo sviluppo di qui al
2020.
Prima di tutto, smarcare le associazioni dall’angolo in cui non resistono loro stesse
dal mettersi: dalla difesa del singolo alla rappresentanza collettiva. E’ un passaggio
culturale, direi superato per il nostro gruppo dirigente nazionale, ma tutt’altro che
scontato per molti nostri colleghi. E’ il principale limite, oggi, alla crescita della
difesa dei consumatori nel nostro Paese. Non è un problema di normative ma dello
stesso spirito di come si concepiscono gli sportelli territoriali fino a una qualsiasi
inibitoria o un semplice comunicato stampa.
In secondo luogo, la capacità di cogliere la dimensione sociale nel suo quadro
d’insieme e non più nella sola parcellizzazione degli accadimenti; questo comporta
processi di elaborazione culturale, la ricerca di interlocutori che condividendo questo
obiettivo, si rendano disponibili a far crescere il consumerismo con i loro contributi e
le loro analisi critiche; e questo comporta la capacità del consumerismo organizzato
ad intervenire con proposte di respiro sui temi sociali dai quali discendono poi tutti i
fattori che ci vedono intervenire solo a valle di tutto, e fuori tempo massimo.
In terzo luogo, ed è quanto anticipavo precedentemente, l’uscita delle organizzazioni
dei consumatori dalla propria stessa bolla che si sono costruite poiché il consumatore
oggi è cittadino-consumatore e come tale soggetto attivo nell’espressione dei propri
diritti, delle scelte, della partecipazione. E’ un cittadino consumatore che inizia a
considerare i consumi e i propri acquisti in una visione d’insieme dove l’ambiente ha
un ruolo importante, dove consumare slow non è una moda, né una nicchia, ma sta
sviluppando nuove forme di economia solidale, dove il rapporto con la pubblica
amministrazione non è uno stato di favore ma di diritto, dove l’equo solidale inizia a
fare i conti – pur nella diversità di significato – con il chilometro zero. E’ una società
nella quale l’economia solidale sta assumendo un ruolo crescente nel PIL italiano,
nella quale il terzo settore rappresenta un dato in controtendenza per l’occupazione
del Paese, dove dovremo attrezzarci perché il cittadino non intende più l’erogazione
di un servizio pubblico come il ritorno di quanto versato con la fiscalità generale, ma
nel tempo vorrà incidere e determinare gli standard di qualità di quanto ricevuto. E
nel tempo, probabilmente, molte comunità locali organizzeranno in proprio alcuni di
questi servizi. E tutto ciò non ci può che portare ad essere in relazione con gli altri
soggetti sociali, che condividono la partecipazione democratica degli individui
attraverso
l’associazionismo
organizzato,
che
attraverso
l’associazionismo
organizzato desiderano accrescere la qualità di vita, il sistema dei diritti, il proprio
diritto ad incidere sulle scelte della propria comunità.
Quarto fattore strategico: il territorio. Molti oggi scoprono che occorre valorizzare il
territorio ma noi il territorio ce l’abbiamo già e ne abbiamo fatto una delle nostre
politiche di crescita. Non ritorno su quanto detto all’inizio, continuiamo a valorizzare
il territorio, altri dovranno farlo da zero.
Ultimo punto, entrare nelle reti. Se 15 anni fa nessuno di noi aveva una e-mail e oggi
i blog devono spostarsi sui social network, il processo di orizzontalità non solo non
conoscerà limiti ma vedrà convergere tutti i contenuti in uniche piattaforme che
interconnetteranno uomini e donne di qualunque parte del pianeta. Il digital divide
rappresenta ancora l’ultima barriera, semmai frammentando non più nord e sud del
globo, ma i ceti sociali; chi può accedere a strumenti e informazioni, e chi non ne ha
la possibilità, trasversalmente dal Canada all’Argentina, dalla Finlandia al Sud
Africa. Ma notate bene che la tecnologia avanza e chi progressivamente avrà la
possibilità di accedervi, lo farà con gli strumenti che in quel momento saranno già
disponibili, e per le nuove generazioni, coloro nate dagli anni novanta in poi,
l’orizzontalità sarà un fatto culturale, e la tecnologia solo uno strumento. Chi è nato
negli anni novanta, nel 2020 avrà trent’anni o poco meno, si affaccerà nel mondo del
lavoro e rappresenterà progressivamente la nuova classe dirigente del Paese. Il nostro
dovere è entrare da subito nelle reti.
E’ un mondo immenso che si apre innanzi a noi, in quanto consumeristi, e in quanto
associazione.
Non partiamo da zero, Movimento Consumatori ha al proprio interno, nei dirigenti
nazionali e in molti territoriali, questa sensibilità; spesso ne abbiamo discusso nelle
nostre Segreterie, nei nostri Direttivi, tra di noi, ma si tratta ora di trasformare queste
sensibilità (e in alcuni casi, passi compiuti, come le strette relazioni con il mondo del
non profit), in azioni ed iniziative, in elaborazioni e programmi. Auspico che questo
VIII Congresso rappresenti un momento di passaggio al nuovo decennio che si apre,
e davvero spero che i cinque punti che sopra ho tracciato, trovino arricchimento nella
dialettica di questa associazione, perché, ve lo assicuro, abbiamo le carte in regola per
rappresentare un cambiamento forte per il significato di consumerismo nel nostro
Paese.
E queste carte in regola siamo noi, sono le idee di noi tutti, sono lo spirito che ci
anima giorno per giorno, siamo noi tutti presenti qui al Congresso di Torino.
Abbiamo attraversato anni particolarmente intensi, ricchi di emozioni, di sofferenze e
soddisfazioni, di incertezze e tanti risultati. Forse, abbiamo viaggiato ad una velocità
maggiore di quel che potremo mantenere nel lungo periodo. Di sicuro, abbiamo
saputo bene investire le risorse derivanti dai progetti pubblici, piccoli o grandi che
essi fossero, cercando di cogliere ogni più piccola opportunità per realizzare
progettualità qualitativamente elevate e che avessero come linee guida l’informazione
e la tutela dei consumatori, la qualità delle azioni, l’efficacia degli strumenti, il
coinvolgimento ampio del nostro tessuto associativo, la capacità di comunicare la
nostra visione del consumerismo e chi è e che cosa fa Movimento Consumatori.
Abbiamo investito ogni euro ricevuto in tutto questo, e abbiamo prodotto molto di
questo, spesso anche senza alcun euro.
Il tema della progettualità, tuttavia, è un aspetto non irrilevante e presenta punti di
criticità. Prima di tutto, il meccanismo delle sanzioni antitrust sembra volutamente
applicato in modo storpio da chi ne dispone l’utilizzo e cioè il Ministero dello
Sviluppo Economico. Le sanzioni finanziano bandi nazionali fatti per non escludere
nessuno e dividere le risorse con poco a tutti; con limiti peraltro curiosi e unici nella
sostenibilità di alcune spese che di fatto impediscono di realizzare azioni secondo
obiettivi di risultato. Secondo aspetto, in questi anni abbiamo saputo diversificare la
progettualità accedendo anche ad altre linee di finanziamento, ma pur sempre limitate
poiché o si potenziano le attività di ricerca e progettazione, oppure continueremo a
rimanere esclusi da altri settori ai quali potremmo ambire. E se il problema vale a
livello nazionale come vale in ciascuna regione, forse conviene capire se non possa
essere fatto un investimento unitario per favorire l’ampliamento delle nostre
possibilità di finanziamento. In terzo luogo, sul bilancio nazionale, la progettazione
ha un’incidenza troppo elevata se rapportata ai canali da cui deriva. Occorre pertanto
prioritariamente diversificarla per evitare che un bando non fatto o non andato a buon
fine, possa compromettere una parte consistente di attività associativa.
In questi anni abbiamo saputo impegnare l’associazione su temi forti, temi veri, li
abbiamo approfonditi e ne abbiamo fatto punti di forza del Movimento Consumatori,
punti di identità e identificazione rispetto l’esterno, rispetto i consumatori, le altre
associazioni, le imprese e le istituzioni. Non posso che ringraziare tutti i dirigenti che
in questi anni hanno dato il meglio di loro stessi sul settore del credito e del
risparmio, del sistema dei trasporti ferroviari, sulla telefonia, sull’energia, sui
farmaci, sul tema del turismo, della conciliazione. Abbiamo raggiunto, in ciascuno di
questi temi – alcuni storici, altri di meno – importanti risultati. Dobbiamo fare delle
scelte, capire se il tema dell’alimentazione e dei diritti dei pazienti sui quali avevamo
investito le risorse di “Questione di Etichetta” e “SOS Salute”, sono temi sui quali
questa associazione vuole crescere. Magari pure in nicchie di azioni relative a questi
settori. Abbiamo abbandonato il tema della pubblicità ingannevole, vorremmo
occuparci di quella televisiva in relazione alla violazione dei limiti e dei vincoli,
stiamo rilanciando, in modo più aperto ed esteso il tema della qualità e non solo dei
diritti, del settore turistico. Stiamo svolgendo un ruolo molto attivo in materia di
normativa sulla conciliazione.
In Segreteria, abbiamo definito per il 2010, precisi obiettivi sul tema del credito e del
risparmio, della telefonia, del sistema televisivo e del settore dei trasporti ferroviari.
Non siamo mai stati l’associazione delle azioni giudiziarie perché le abbiamo adottate
solo in mancanza di dialogo con il mondo delle imprese. E non siamo mai stati
nemmeno l’associazione del puro dialogo, di tavoli infiniti ed inutili nei quali si
spazia dai casi personali dei presenti ai massimi sistemi che esulano dalle finalità del
tavolo stesso. Abbiamo scelto la linea del dialogo ma anche della fermezza e abbiamo
saputo crearci una identità, e accreditarci presso i nostri interlocutori con questo
spirito, per la costruttività delle nostre proposte, per la coerenza delle nostre azioni,
per la serietà dei contenuti sui quali ci impegniamo. Ecco che anche sul fronte della
tutela dei diritti possiamo individuare l’applicazione concreta di come un modello
consumerista deve svilupparsi nel prossimo decennio. Primo: dalla tutela del singolo
alla rappresentanza collettiva, nei modi e con le condizioni che l’attuale quadro
normativo ci consente, ben consci del disprezzo che questo Governo ha dimostrato
nei confronti della difesa dei più deboli approvando una finta legge di azione
collettiva, scritta da Confindustria su misura delle imprese. Secondo: non inseguire
gli accadimenti ma agire con una attività di lobby sul legislatore. E’ un lavoro
impossibile per chi non ha argomenti ed è un lavoro difficile per chi ha proposte
serie. Occorre capire con chi farla, con quali strumenti, ma il passaggio di crescita
delle organizzazioni dei consumatori si fonda sul passaggio dalla critica parcellizzata
alla proposta sul quadro d’insieme.
Terzo: il legame con quei soggetti sociali che già interpretano alcune istanze e che
possono rappresentare strumento e obiettivo delle nostre azioni.
Quarto: mettere in rete il territorio che noi abbiamo. Occorre che l’associazione
faccia più rete al proprio interno, abbiamo sviluppato uno strumento informativo nato
per gestire la casistica degli sportelli per avere analisi sulle esigenze dei consumatori
che si rivolgono a noi così da individuare azioni comuni e non gestioni isolate.
Dobbiamo prenderci l’impegno, tutti, per valorizzare questo strumento perché essere
parte di Movimento Consumatori significa tante cose ma prima di tutto essere rete
viva.
Quinto, la socializzazione orizzontale bidirezionale. Socializzare e cioè condividere
le esperienze, orizzontale attraverso le reti comunicanti tra loro, bidirezionale poiché
da questa socializzazione tutti i soggetti in rete ne traggono rispettivo beneficio.
Già dal 2010, la comunicazione è al centro delle priorità associative. Abbiamo, per
scelta politica, rinunciato ad essere presenti in temi sui quali potevamo intervenire
solo occasionalmente, senza approfondimento, solo per occupare con qualche battuta
questa o quella testata giornalistica. Abbiamo rinunciato a voler essere una specie di
prezzemolo mediatico del consumerismo ma abbiamo deciso come politica
comunicativa, di intervenire esternamente laddove siamo in grado poi di agire a
favore dei consumatori e di rappresentare con cognizione di causa le loro istanze ai
tavoli con le controparti, pubbliche o private.
Ma nel 2010, come dicevo, rivedremo completamente la nostra presenza in internet
con un ambizioso progetto – che non si completerà chiaramente di qui a sei mesi – e
che deve rappresentare l’avvio di uno dei punti strategici attorno ai quali costruire il
Movimento Consumatori del futuro.
Ciò nonostante, abbiamo investito con convinzione in Consumers’ Magazine, il
nostro bel mensile che a gennaio ha compiuto tre anni e che oggi siamo in grado di
gestire completamente in autonomia. Senza i tagli scellerati di un Governo senza
bussola che ha tagliato contributi all’editoria e agevolazioni postali, la nostra testata
vivrebbe in autonomia finanziaria. E’ nostro sforzo recuperarla. Oggi Consumers’
Magazine arriva nelle case di tutti i nostri iscritti, potrà veicolare comunicazioni e
materiale informativo anche a chi non ha rinnovato l’adesione, sarà on line nei
prossimi mesi con ulteriori approfondimenti giornalistici che non trovano spazio nel
prodotto stampato. Ripenseremo Consumers’ News e il sistema di comunicazione con
tutte le migliaia di iscritti che ci lasciano il loro indirizzo e-mail così da aggiornarli
giorno dopo giorno delle iniziative intraprese a livello associativo, dei servizi offerti,
delle battaglie che portiamo avanti, per chiedere il loro supporto, il loro contributo e
il loro punto di vista.
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Tutto questo è stato un percorso associativo lungo, impegnativo, appassionante. Per
chi come me, cresciuto nel sociale, è un percorso che culturalmente rientra nella
necessità – propria di un qualsiasi soggetto associativo organizzato - di assumere
un’identità sociale, di divenire parte sociale a tutti gli effetti. E questo sarà possibile
grazie alla maturità che tutto il gruppo dirigente ha dimostrato di avere. Una maturità
che ci ha portati a compiere scelte strategicamente vitali.
Sono 12 anni che l’Italia, ultima in Europa, si è dotata di una legge sui consumatori.
Il consumerismo si è trasformato, è cresciuto in modo molto più rapido del tempo
fisico trascorso dal 1998 ad oggi. Trasformazione accelerate dal recupero del tempo
passato che a lungo sembrava quasi statico, delle trasformazioni del Paese, dai grandi
soprusi che i consumatori hanno dovuto subire dal 2002 ad oggi.
Prima il passaggio lira/euro e quell’enorme operazione di trasferimento di ricchezza
che il governo di centro destra mise allora in atto dai redditi fissi a vantaggio dei
lavoratori autonomi con tutte le conseguenze e gli effetti sull’economia, a cominciare
dalla creazione della bolla immobiliare;
poi un susseguirsi di crack finanziari che videro nel caso Parmalat l’evento più
emblematico di tutta la vicenda;
poi la crisi globale di origine finanziaria che ha scaricato sull’economia reale il
fallimento della concezione liberista del mercato; il capitalismo ha dovuto ricorrere
alla risorse dei cittadini, tramite gli Stati centrali, per sanare il proprio fallimento.
E poi le politiche complessive del Governo di centro destra impegnato dal 2001 ad
oggi con la depenalizzazione del falso in bilancio; poi sono arrivate la Legge Cirami,
il Lodo Schifani, perfino incostituzionale, il Decreto salva Rete 4, la Legge Gasparri,
la Legge ex Cirielli, la Legge Pecorella e il Lodo Alfano. Queste le più note. Per
citare solo gli interventi sulla giustizia, abbiamo assistito negli anni all’introduzione
fra le cause di ricusazione e trasferimento del processo del "legittimo sospetto
sull'imparzialità del giudice", all’introduzione del divieto di sottoposizione a processo
delle cinque più alte cariche dello Stato, alla riduzione dei termini di prescrizione,
all’introduzione
dell'inappellabilità
da
parte
del
PM
delle
sentenze
di
proscioglimento, ai condoni fiscali, a sanare il rientro dall’estero di quanto
accumulato in Italia con l’evasione, a discutere leggi improponibili di processi brevi e
di intercettazioni telefoniche;
Governo impegnato a creare Ministeri senza nome e senza deleghe per Ministri
impediti moralmente e non legittimamente, Governo il cui primo atto nel 2008 fu
quello di abolire l’ICI per le abitazioni di lusso e detassare gli straordinari quando il
problema è oggi pagare gli ordinari, Governo impegnato a togliere gli strumenti
contro l’evasione fiscale per trovare oggi il deficit fuori controllo chiedendo di nuovo
a Comuni e Regioni di contribuire per metà della manovra straordinaria priva di ogni
intervento strutturale che la possa rendere stabile.
Il Presidente dell’Arci, all’ultimo Congresso di Chianciano, affermava che occorre
ritrovare la capacità di indignarci. Dobbiamo ritrovarla a partire da noi stessi non
rassegnandoci a che lo scempio delle istituzioni, lo strazio della moralità e la perdita
della percezione del significato delle regole, ci sovrasti. Cerchiamo di farlo trasparire
in ogni azione che realizziamo, da quando riceviamo un cittadino allo sportello a
quando usciamo nelle scuole per educare ragazzi e bambini sui temi dei consumi.
Un sistema di regole calpestate, accompagnato al taglio delle risorse per la pubblica
istruzione, ad un sistema radiotelevisivo dove i fatti scompaiono e nei palinsesti
prevale la spazzatura, quale cittadino può generare? Quale consumatore può
generare? Quali modelli di consumo può spingere ed incentivare? Ritrovare, a partire
da noi, la capacità di indignarci, deve consentire alla nostra organizzazione di
interpretare le istanze di chi ha ancora voglia di reagire. Per questo, penso che
l’associazionismo possa essere motore di quel lavoro di ricostruzione sociale e
culturale di cui c’è vitale bisogno. E come Movimento Consumatori abbiamo la
possibilità di essere parte di questo lavoro di ricostruzione ed essere attori nel
contesto sociale che, vorrei fosse colto, si trova alla vigilia di una trasformazione
importante, trasformazione che nel prossimo decennio farà crescere i soggetti maturi
e relegherà a marginalità coloro che non coglieranno i cambiamenti prossimi venturi.
Siamo quindi di fronte ad una sfida, una sfida avvincente e rischiosa. Una sfida che
dovremo compiere assieme ad altri soggetti, della rappresentanza sociale e del
consumerismo.
Ne abbiamo parlato a lungo quasi in ogni direttivo convocato in questi anni. Le
vecchie aggregazioni tattiche, importanti nei primi anni di questo decennio, non
hanno più senso di esistere. Oggi il consumerismo è fatto di più velocità e chi ha le
carte in regola per correre di più è frenato da una legge che riconosce tutti a
prescindere dal merito. Come dicevo all’inizio ci stiamo battendo per arrivare
progressivamente alla modifica del quadro normativo, ma questo non toglie che
comunque il nostro mondo di rappresentanza evolga anche al proprio interno. Le
organizzazioni che vivono di un vantaggio competitivo storico, comunque stanno
cogliendo questa fase. Le strutture con le quali negli anni scorsi abbiamo cercato di
investire assieme, hanno dimostrato – per contro – di non cogliere minimamente
quanto andremo ad affrontare e da fattore di crescita si sono trasformate in elemento
di freno per un consumerismo in grado di affrontare la fase successiva al passaggio di
secolo.
Dall’autunno a questa parte, Movimento Consumatori ha avviato una riflessione ed
una collaborazione fattiva con Federconsumatori. Dall’incontro congiunto tra le due
segreterie nazionali, abbiamo deciso di condividere, con gradualità, alcuni passaggi:
la collaborazione in alcuni tavoli di lavoro, il favorire intese territoriali, l’avvio di
progettualità comuni, una condivisione mirata e selettiva della comunicazione.
L’obiettivo è collaudarci, conoscerci e socializzare in futuro i temi forti della società,
la forza che proviene da reti capillari nel territorio, le potenzialità di azioni incisive
anche sul piano giudiziario. Abbiamo delle buone doti da apportare a questa
collaborazione, considerando che comunque sia, altre organizzazioni hanno carte forti
e per conto proprio le giocheranno tutte.
Ma rimangono ancora due aspetti strutturali per poter affrontare la sfida. Le persone
disponibili a farsi carico di questo percorso e le risorse necessarie per sostenerlo.
Nel giugno dello scorso anno, ai lavori del nostro Direttivo Nazionale, abbiamo
deciso di impegnare i risultati di una positiva politica di bilancio, per allargare il
gruppo dirigente, non tanto da un punto di vista statutario ma per l’effettiva
assunzione di responsabilità all’interno dell’associazione. E’ stata una scelta giusta,
un impegno non indifferente sul piano economico ed organizzativo ma che ha
dimostrato più cose: non poteva continuare a gravare sulla mia responsabilità, ogni
funzione politica associativa; un gruppo dirigente allargato consente a questa
organizzazione di crescere più velocemente rispetto ad altre strutture; un’associazione
al plurale (tendenzialmente la nostra lo è sempre stata) ha sicuramente un impatto ed
una visibilità differente da chi incarna ogni funzione, nella figura del presidente.
Abbiamo imboccato la strada giusta ma se vogliamo essere protagonisti di una nuova
stagione di diritti e cittadinanza nel nostro Paese, nei prossimi anni dovremmo
attrarre ulteriori forze, dall’interno e dall’esterno. In particolare mi rivolgo
all’interno. La segreteria nazionale ha lavorato molto bene in questi anni, chi
seguendo impegni nazionali dal territorio, chi direttamente a livello centrale. Ma se
vogliamo essere forti e propositivi sui temi di cui ho parlato finora, occorre
mobilitare le energie presenti ovunque; ovviamente in modo coordinato, intelligente
ma occorre valorizzare la disponibilità di tutti coloro che su programmi precisi siano
disponibili all’impegno.
Il secondo aspetto, riguarda le risorse economiche. Qualsiasi ruolo noi vogliamo
avere, servono risorse tanto maggiori quanto più significativo vogliamo questo ruolo.
E i risultati di una buona progettualità avuta finora e le accorte politiche di bilancio,
non sono sufficienti a garantire stabilmente la crescita politica ed organizzativa
registrata fino ad oggi. Il gruppo dirigente deve responsabilizzarsi, ed eventualmente
riorganizzarsi, per favorire la sostenibilità economica e adeguate politiche di raccolta
fondi.
Abbiamo attraversato anni particolarmente intensi, ricchi di emozioni, di sofferenze e
soddisfazioni, di incertezze e tanti risultati. Lo dicevo all’inizio.
Altri, ancora più intensi, con ancora maggiori sofferenze e soddisfazioni, attendono il
consumerismo italiano e possono attendere Movimento Consumatori. C’è una
domanda di rappresentanza; una rappresentanza forte e qualificata se la attendono i
cittadini e se la attendono anche imprese ed istituzioni. Un consumerismo maturo,
forte, strutturato, necessita di organizzazioni mature, forti, strutturate. Significa
evolvere dalla difesa del singolo alla rappresentanza collettiva, significa mettere
assieme le migliori competenze non per rincorrere gli accadimenti ma per incidere su
ciò che li determina, significa comprendere la società che cambia e investire in
relazioni con il sociale per essere noi stessi soggetti sociali, significa strutturarsi
ancora di più nel territorio ed essere incisivi; significa entrare nelle reti orizzontali
come passaggio culturale e tecnologico.
Ringrazio davvero tutte le persone che in questi anni hanno lavorato con me per il
Movimento Consumatori a cominciare dalla segreteria nazionale, fatta di persone
capaci e lungimiranti e con la quale abbiamo intrapreso un percorso di crescita forte;
ringrazio quei dirigenti che senza riconoscimenti formali si sono impegnati
intensamente per far crescere la nostra associazione; ringrazio tutte le collaboratrici
della sede nazionale che vivono con passione ammirevole le nostre comuni battaglie,
grazie a tutti coloro che nel territorio rendono forte Movimento Consumatori e con i
quali condividiamo nelle riunioni del direttivo ogni scelta ed ogni indirizzo.
Abbiamo deciso di compiere un percorso coraggioso ed impegnativo di radicamento
nella società italiana e di investimento delle nostre risorse per far crescere la difesa
dei consumatori e l’affermazione delle forme di rappresentanza organizzata dei
cittadini nel territorio. Nel 2010 compiamo 25 anni di storia. Sono passati gli anni
ottanta del pionierismo, gli anni novanta delle prime leggi e dei primi riconoscimenti,
la transizione di secolo con l’inizio della professionalizzazione delle associazioni.
Il decennio che si apre, richiederà l’impegno di ricostruzione di una società
profondamente frammentata con un divario crescente tra ricchezza e povertà,
indebolita dal degrado morale, con stili di vita e modelli di consumo del tutto
modificati.
“C’è un tempo bellissimo tutto sudato, una stagione ribelle,
l’istante in cui scocca l’unica freccia che arriva alla volta celeste e trafigge le stelle,
è un giorno che tutta la gente si tende la mano
è il medesimo istante per tutti
che sarà benedetto, io credo, da molto lontano,
è il tempo che è, finalmente”
Quel tempo descritto da Ivano Fossati non è ancora arrivato e il lavoro da compiere e
le cose da imparare sono ancora tantissime. Ma io chiedo a tutti voi – a tutti noi – di
continuare nell’impegno fino ad oggi profuso perché Movimento Consumatori, quel
tempo, aiuti a farlo giungere il prima possibile.