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1. ASPETTO STORICO-SOCIOLOGICO: PER LEGGERE IL VIDEO NEL CONTESTO
BIOGRAFIA MUSICALE
Moby e il Void Pacific Choir hanno pubblicato il nuovo album, These Systems Are Failing, il 14 ottobre 2016 e il secondo anticipo dell’album è stato Are You Lost in the World Like Me?.
Moby ha pubblicato una sorta di video-manifesto che spiega il concept del disco: «All’inizio, eravamo una specie
disperata. Avevamo il bisogno di avere delle “cose” e, una volta ottenute, eravamo felici, soddisfatti, sazi. Si sopravviveva. Le cose ci hanno salvato: il cibo, le armi, gli scudi. Dopo tanto tempo abbiamo vinto. Ma abbiamo continuato a comportarci così. Continuando a combattere senza avere nemici, e mangiando come se stessimo morendo di
fame. Stiamo distruggendo l’ambiente anche se in realtà stiamo distruggendo noi stessi».
Durante la sua carriera Moby si è cimentato in innumerevoli stili diversi quali la techno, il pop elettronico e la musica dance, proponendo talvolta brani più meditativi, come quelli presenti nella sua antologia di inediti Ambient
(1993).
Egli si ispira a tratti alla disco music e a varianti più pesanti del rock quali il punk e l’heavy metal. I testi delle sue canzoni riflettono la sua cultura in ambito filosofico, la sua credenza cristiana e il suo veganismo.
Dopo aver pubblicato pressoché techno e musica da club nei primi anni novanta, Moby mostra il suo stile eterogeneo già a partire da Everything is Wrong (1995), considerato il suo primo vero album solista. Questa uscita si caratterizza per la presenza di brani frenetici, ispirati all’heavy metal e alla techno, alternati a momenti più pacati per
tastiera vicini al chillout.
Con il seguente Animal Rights (1996) l’artista vira verso il rock alternativo, mentre Play (1999) è considerato il suo
primo album compiuto. I brani di Play spaziano dal pop, all’hip-hop, al blues, al gospel, al country pur non mancando di tracce ritmiche e ballabili prettamente ispirate al big beat e alla techno. 18 (2002) prosegue il percorso tracciato da Play presentando tuttavia un repertorio più meditativo, mentre Hotel (2005) semplifica lo stile dell’artista
avvicinandolo al synth pop e, nel secondo cd, alla musica ambient.
Dopo Last Night (2008), vicino a diverse tendenze della disco music, l’artista è ritornato sui passi di Play con lo “statico” Wait for Me (2009), seguito dagli altrettanto malinconici Destroyed (2009) e Innocents (2013).
Con l’alias Voodoo Child Moby ha pubblicato The End of Everything (1996), un album per sintetizzatore ispirato alla
new age e Baby Monkey (2004), un disco di musica dance.
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2. ASPETTO PSICOLOGICO: DAL VIDEO ALLA STRISCIA JPEG
Ad una prima e affrettata visione potrebbe sembrare un video il cui argomento principale è la tecnologia, ma in
realtà non è così. Il titolo è “Are you lost in the world like me?”, ovvero: sei perso nel mondo come me?
Transcodificando il video in una striscia jpeg, dividendolo nei singoli fotogrammi, si può entrare meglio nel suo
contenuto e capire perché Dio non sta nel suo tempo, ma viene nel nostro tempo. E questo entrare nel nostro tempo per un adolescente non è cosa da poco: si apre il paradigma uomo-Dio.
Il video inizia inquadrando in primo piano gli occhi di un fumetto, un cartone animato.
È un particolare interessante perché permette di spersonalizzare il nostro
personaggio: non sappiamo se sia una donna, un uomo, un bambino,
un ragazzo. Sono gli occhi di Ognuno: ognuno di noi in questo tempo,
ognuno nel proprio tempo. Chissà se ognuno di noi, nel suo tempo, ora,
ha occhi così…
Sono occhi persi in questo girotondo d’anime che è la vita. La gente ti gira
intorno…
Tutti nel video hanno uno smartphone in mano e questo è il dettaglio che potrebbe trarre in inganno e far pensare che la critica di Moby riguardi esclusivamente o anzitutto la tecnologia. Ma cosa c’è di più normale, oggi, che avere uno
smartphone in mano? Forse qualcuno non ce l’ha? Forse questo è un problema?
Il tema è dato dalle persone che
girano e il nostro personaggio si
chiede se qualcuno si è accorto della sua esistenza.
Ogni personaggio del video ha il proprio tempo, ma Ognuno (il protagonista appunto del video) si domanda se c’è qualcuno che ha voglia
di incrociare il suo tempo? “Qualcuno si è accorto che io esisto?”, la domanda fatidica. E poi la risposta tremenda: non sembra.
Ogni personaggio del video va verso la sua destinazione…
Io sono un religioso ma per un periodo della mia vita ho vissuto a Venezia
in una parrocchia vicina all’università in cui mi sono laureato. Facevo gli
incontri con gli adolescenti in un bar, perché non lo usava nessuno. Ad
un certo punto a qualcuno è venuto in mente di chiedere in affitto il bar
anche per fare delle feste. Ai miei incontri io ovviamente invitavo l’intero
gruppo di adolescenti, ma se un gruppo decideva di andare nel bar per
una festa non potevo certo obbligarli ad invitare tutti.
Tra tutti questi adolescenti c’era un gruppo di quindici amici, dieci maschi e cinque femmine. Le cinque femmine
erano migliori amiche a catena: la prima della seconda, la seconda della terza e così via. Ma attenzione che questo
non significa che l’ultima fosse migliore amica della prima, anzi. Solo che una di queste ragazze, diamole il nome
di Francy, è una stalker, una di quelle che ti stanno sempre addosso, che ti asciugano, che ti tolgono l’ossigeno. E i
dieci maschi ad un certo punto hanno deciso di eliminarla dal gruppo, non sapendo però che per eliminare Francy
avrebbero dovuto “sterminare” le femmine, che a quel punto diventavano irrimediabilmente coalizzate tra loro.
Così mandano gli inviti per la festa di compleanno di uno di loro a tutti, tranne che a Francy. L’amica di Francy,
chiamiamola Fede, viene da me dicendomi: “Sono in crisi, perché se io avviso Francy che c’è la festa, tutti quanti
si arrabbiano con me perché non dovevo farlo, ma se non la avviso, Francy si incavola con me perché non gliel’ho
detto”. Quindi abbiamo convenuto che - solo per quella volta perché questo espediente non sempre funziona nella
vita - Fede poteva far finta di niente, far finta di non aver ricevuto l’invito. E lei così ha fatto.
Il sabato pomeriggio i maschi stavano preparando per la festa, e Francy, che è appunto una stalker, faceva la ronda
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per il paese. Così facendo si accorge dei preparativi e, appostandosi dietro una pianta, rimane a guardare cosa sta
succedendo. Si accorge che c’è anche Fede, quindi scappa a casa, prende un foglietto e ci scrive sopra una frase
“mitica”. Ritorna alla sua pianta, aspetta che Fede sia sola, poi entra le lascia in mano il foglietto senza dire niente e
se ne va. Fede viene da me piangendo con il foglietto; al centro del foglio c’era scritto: “Grazie per avermi trattata
come un fantasma”.
Nel video il tempo di Ognuno è proprio quello di un fantasma, di uno che è rimasto invisibile. Ed è un tempo infinito quello in
cui nessuno si accorge di te.
Purché qualcuno si accorga di lui, il nostro
Ognuno, prova anche a trasformarsi in Superman: “ti sei accorto che esisto?”, adesso...
Peccato che tutto questo avvenga solo nella sua immaginazione.
Non c’è nessuno che incroci il
suo tempo, nessuno che entri
nel suo spazio. Nessuno lo calcola. Nessuno se lo fila.
Qualcuno improvvisamente
si accorge che esiste: per un
istante un cane ha intercettato il suo tempo e il suo spazio. Ma solo lui, nessun
altro. Il tempo e lo spazio sono la stessa cosa, sono l’uno la misura dell’altro. Per Ognuno sono la misura della sua
solitudine.
Il video ci propone una tipa che sceglie dal tablet colui che è destinato a passare il tempo con lei, mentre il nostro personaggio va a cercare qualcuno che
entri nel suo tempo, qualcuno che
risponda “sì” alla domanda “ti sei
accorto che esisto? entri nel mio
tempo?”.
C’è una ragazza in cima ad un grattacielo ed è quasi sicura di volersi
buttare giù. Quasi. È un po’ incerta se chiudere i conti con la vita, se dire
stop al tempo.
Non è tanto convinta, ma in effetti le passa tutta la voglia quando vede
una moltitudine di persone sotto di lei, a nessuna delle quali interessa neanche un frammento del suo tempo. Non
sanno niente del suo dramma e non sono lì per questo.
E infatti quelli che stanno giù hanno il solo scopo di aggiungere un video originale alla propria raccolta.
Cosa ne fanno di questi smartphone?
Il bambino piange, perché nessuno ha voluto entrare nel suo tempo e
nel suo spazio. Ognuno piange quando nessuno entra nel suo tempo.
Ed ecco cosa fa Dio-con-noi: si fa uomo per noi, per poterci vedere.
Dio si è fatto uomo e ha preso gli occhi di un bambino per guardarti, perché tu fossi sicuro che Lui è entrato nel tuo
tempo: Lui si è accorto che tu esisti. La vita si calcola in tempo. E allora quando è Natale, guardi un presepio e ci sarà
un bambino, guardalo negli occhi. Perché Lui vuole dirti questo: ti ho visto, sono venuto a nascere nel tuo tempo.
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Questo bambino poi cresce, questo Gesù di Nazareth che va in giro per le strade della Palestina e guarda negli occhi la gente. Poi c’è l’uomo della Sindone che ti dice “guardami negli occhi”.
Quegli occhi ti vogliono dire: ti ho visto. E per vederti è venuto a nascere nel
tuo tempo.
Perché nessuno di noi vada perduto, Lui è venuto a nascere nel tempo di
Ognuno di noi.
3 . ASPETTO EDUCATIVO: OSSESIONE SMART-PHONE
OVVERO TOCCHIAMO LO SCHERMO 2600 VOLTE AL GIORNO
Il video-denuncia di Moby sulla dipendenza da smartphone e il distacco dalla realtà Are You Lost In The World Like Me è
un tentativo per sensibilizzare il mondo, ormai concentrato con gli occhi sullo schermo di un cellulare.
Che sia per lavoro, per divertimento o per passare il tempo, l’uso dello smartphone è ormai un’ossessione, in tutto il
mondo. Non c’è età che tenga, dai bambini agli anziani, passando per i teenager. Il distacco da ciò che succede attorno a noi è palpabile semplicemente alzando gli occhi da quel piccolo schermo e osservando la gente che cammina
per strada. Per rendere ancora più forti le immagini di questo distacco Moby si è affidato all’illustratore Steve Cutts il
quale, a sua volta, ha puntato dritto al cuore e alla testa dei fan usando immagini animate stile anni ‘30. “Lo smartphone vi ucciderà dentro”, sembra dire il cantautore statunitense, facendo vedere proiezioni di persone che camminano a
testa bassa e cadono in tombini aperti, perché non sono attenti a dove mettono i piedi.
O ancora una donna viene molestata in metropolitana e nessuno se ne accorge, sono tutti troppo intenti a guardare
il proprio cellulare. Ma c’è un uomo, in mezzo a migliaia di persone, che si sente solo. Lui è l’unico a testa alta e quello
che vede è sconcertante. Gli attacchi terroristici sembrano essere diventati un’occasione per immortalare sul proprio
smartphone le immagini dei morti ammazzati. A scuola un bullo le dà di santa ragione a un ragazzino e decine di studenti filmano il pestaggio per poi metterlo online. Ma che mondo è diventato?
Il personaggio nel video di Moby sembra impazzire di fronte alla scarsa sensibilità di chi lo circonda. Quello che conta è solo la realtà virtuale, taggarsi in un posto in cui si respira ancora odore di morte o rendersi protagonisti online
con dei selfie, e la propria immagine che ostruisce la vista di un paesaggio meraviglioso. I rapporti interpersonali non
esistono più, le espressioni della gente cambiano, gli occhi sono spalancati, fissi su quel cellulare che ci sta rovinando
l’esistenza. Il messaggio è chiaro: spegnete il cellulare e vivete il più possibile.
Capita spesso di chiedersi quante volte si utilizzi lo smartphone in una giornata. La società di ricerca Dscout ha provato a dare una risposta a questa domanda monitorando ininterrottamente per cinque giorni l’attività di 94 persone sul
proprio device.
(cf. http://www.lastampa.it/2016/07/22/tecnologia/news/ossessione-smartphone-tocchiamo-la-schermo-volte-al-giorno-TCAVpisnIHU8Rp87BzJc5M/pagina.html)
I numeri che ne escono sono notevoli. In media lo schermo viene toccato 2600 volte al giorno, ma per i più accaniti
utilizzatori si sale oltre quota 5400. Parlando invece in termini di tempo, l’utente medio rimane quasi due ore e mezza
sullo smartphone al giorno, un periodo che per i più accaniti schizza a quasi quattro ore. Se si guarda invece al numero di volte in cui si prende in mano lo smartphone per usarlo il dato medio è di 76, per salire a 132 tra chi lo utilizza di
più.
La tendenza a essere sempre più con gli occhi rivolti al proprio device non è una novità. Tra i millennials si parla di due
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ore al giorno di navigazione su internet, ma il trend non riguarda solamente i più giovani. Secondo un’altra indagine i
cittadini inglesi trascorrono online circa un giorno alla settimana. Nella ricerca di Dscout emerge che il 15% dei tocchi
sullo schermo avviene tramite Facebook, seguito dalla scrittura di messaggi all’11%. Al terzo posto il tempo trascorso
sulla home del proprio device, al 9%. Ma non è finita qui: la ricerca infatti si basa soltanto sull’utilizzo dello smartphone a schermo attivo, senza tenere conto di tutte la azioni possibili con lo schermo bloccato. Per questo gli oltre 2600
tocchi giornalieri rappresentano una stima al ribasso.
4. PISTE DI PROVOCAZIONE ESISTENZIALE/SPIRITUALE
Il video fa nascere alcune domande-provocazione:
Come ti senti nel mondo? Ti senti perso?
Ti senti guardato/a, considerato/a o by-passato/a?
Dove tieni fissi i tuoi occhi? Dove guardi ogni istante?
Quale sguardo da senso al tuo tempo?
Ti “nutre” lo sguardo di Dio, ti fa sentire che lui “si è accorto che esisti”?
Ti è mai capitato di chiedere a Dio: “ti sei accorto che io esisto”? che ne pensi di questa domanda rivolta a lui?
5. LINK AL FLY SCELTI PER TE
https://www.youtube.com/watch?v=VASywEuqFd8
https://www.youtube.com/watch?v=LI-jUL07pXw
http://www.lastampa.it/2016/10/18/multimedia/tecnologia/la-dipendenza-da-smartphone-nel-nuovo-video-di-moby-c6TrhcLOFJKij6O6LLjcFK/pagina.html
http://www.lastampa.it/2016/07/22/tecnologia/news/ossessione-smartphone-tocchiamo-la-schermo-volte-al-giorno-TCAVpisnIHU8Rp87BzJc5M/pagina.html
6. PER INTERESSI AFFINI O PER APRIRE UN DIALOGO DI RICERCA
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