ORGOGLIO ITALIANO - Coral Electronic

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ORGOGLIO ITALIANO - Coral Electronic
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Il Regno degli Ascolti
DIFFUSORI DA PAVIMENTO
INDIANA LINE DIVA 665
di Alberto Guerrini
ORGOGLIO ITALIANO
Ho scritto per ben due volte dei prodotti di questo prolifico quanto longevo
marchio italiano e per ben due volte ho tenuto a sottolineare l’obiettivo di proporre diffusori che non superassero i mille Euro di spesa per la coppia. Questa
è la prima volta, per il brand di origine Torinese, in cui si è superata la soglia
psicologica delle tre cifre per il prezzo!
N
iente di fantascientifico ovviamente, nulla che faccia
nemmeno realmente gridare
allo scandalo, eppure questo dimostra un grande coraggio e probabilmente una grande scommessa,
basata sulla grande fiducia riposta
nelle abilità del proprio entourage
progettuale e nella solidità della propria posizione di mercato! Addentrarsi nelle più che turbolente acque
del mercato posto sopra l’entry level
è tutt’altro che un esperimento sicuro, la concorrenza è evidentemente
agguerritissima e soprattutto ha dimostrato di poter proporre oggetti
talmente ben suonanti e un’applicazione sempre più frequente (anche se
in formato ridotto) di soluzioni veramente innovative e inusuali per la fascia di prezzo, da far tremare le
gambe solo a pensarci. Ciò premesso
diciamo che comunque cercare di
sbloccare un nuovo ambito di mercato, è ragionevole e a dir poco inevitabile per una altrimenti stagnante
situazione di target economico, dovuta anche alla congiuntura tutt’altro che favorevole! Indiana Line ha
dimostrato, con il costante successo
dei propri prodotti, di aver sempre
azzeccato le proprie mosse forte
anche di una posizione radicatissima
del suo “core business”. Dove non
teme confronti in quanto a catalogo.
La strategia è chiara per queste full
tower, si è puntato su una finitura di
pregio che utilizza una laccatura
“high gloss” e dei fianchi in vero palissandro, mutuati dalla galassia
degli strumenti musicali, oltre ad
una realizzazione raffinata ed intelligente dell’interno del mobile. L’oggetto “out of the box” appare
effettivamente ben realizzato e pensato.
L’ASCOLTO
L’ascolto stato effettuato inserendo la
coppia di Indiana Line Diva 665 nella
mia catena di ascolto così composta:
sorgente digitale per musica liquida:
Mac Mini, convertitore D/A USB
24/96, Emm Labs DAC2X, cablaggio
USB Audioquest Chocolate Dbs 7,
cavi RCA e alimentazione Emm
Labs, Nordost Valhalla; diffusori:
Martin Logan SL3, Lumen White Silver Flame; sorgenti digitali: CD Teac
VRDS-10 modificato a valvole Emmebi, lettore ibrido DVD-DVDA-
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DESCRIZIONE
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Queste Diva sono un progetto da pavimento a tre vie con doppio woofer in parallelo e tweeter posto inferiormente
rispetto al midwoofer. Il carico è di tipo
bass reflex con accordo anteriore, che le
dovrebbero rendere quasi esenti dal posizionamento rispetto alla parete posteriore, ma che ahimè il condizionale ha
reso bene l’idea del non esserlo affatto!
Quanto meno non così terribilmente
come quelle con accordo posteriore, mettiamola pure così. Rispetto al modello
655 è stato aumentato il volume complessivo del mobile (da 39 litri lordi circa a
53 lordi) e anche maggiorato il diametro
dei woofer che passa da 14 a ben 18
centimetri di diametro. Il posizionamento
del midwoofer sovrastante il tweeter è
stato ottimizzato mettendo in contro fase
i due driver. I tagli del crossover, particolarmente semplice come concezione,
sono stati scelti rispettivamente a 300 Hz
e 2800 kHz. Particolare attenzione è
stata riservata al tweeter, che ha un supporto posteriore smorzante in materiale
polimerico che lo interfaccia al mobile e di
fatto assorbe da quest’ultimo le vibrazioni
deleterie, senza permettere ad esse di
comprometterne l’emissione. È comunque un cupola con camera di risonanza
radiale e materiali smorzanti che agiscono anche sulla faccia interna del
duomo e sulla parete piana anteriore
dove esso insiste. Il magnete è al Neodimio. Il midwoofer ha un cono che, ad un
primo sguardo, sembrerebbe realizzato
in composito di Kevlar, complice anche
l’ogiva rifasatrice; in realtà le fibre sono di
polipropilene di spessore infinitesimo e in-
trecciate in guisa di trama e ordito, mantenendo le ottime capacità assorbenti del
materiale ma conferendo una certa rigidità maggiorata rispetto alla realizzazione
tradizionale, il materiale è stato battezzato
“Curv”. I woofer sono di tipo classico in
polpa di cellulosa con diametro maggiorato, sono stati collegati in parallelo, con
evidente giovamento per la sete di corrente nei confronti di un eventuale ampli.
Il mobile è in un classico MDF, a sezione
rettangolare, costante in altezza e profondità, con pareti laterali ulteriormente
irrigidite da uno strato addizionale di vero
palissandro, materiale ligneo ben conosciuto dai musicisti di ogni dove. L’interno
è rinforzato da setti sia orizzontali che verticali, gli spessori sono buoni, il rivestimento di materiale fonoassorbente
abbondante. Per tutti questi motivi il cabinet è piuttosto sordo rispetto alla sollecitazione di impatto. La camera del
midwoofer è separata rispetto a quella
che ospita i Woofer. L’accordo reflex è a
doppia svasatura, sia anteriore che posteriore, per minimizzare le turbolenze. La
finitura laccata “high gloss” rappresenta
una preziosa miglioria al look generale, altrimenti un po’ troppo anonimo rispetto
alla concorrenza. Il peso di oltre 19 kg è
buono. La vaschetta posteriore ospita i
binding post con serraggio a vite e configurazione biwire. La griglia anteriore parapolvere è quasi a tutt’altezza e si
connette mediante inserti in metallo, voglio evidenziare questa scelta che risparmierà arrabbiature infinite a chi ama
effettuare gli ascolti senza di esse, rimuovendole di conseguenza ripetutamente. ◾
SACD Labtek Aurora; sorgente analogica: giradischi Michell Gyrodec,
braccio SME 309, testina Clearaudio
Titanium MC, con cablaggio Audioquest Wel Signature; preamplificatore: Convergent Audio Technology
Legend, con stadio phono MM, MC;
due amplificatori finali a valvole:
McIntosh MC275 in configurazione
mono; cavi di potenza: Nordost SPM
Reference; cavi di segnale tra pre e finali mono: Audioquest Horizon Dbs
72V; cavo di segnale tra CD VRDS-10
e pre: Nordost Spm Reference; cavi
di segnale tra Labtek Aurora e pre:
Audioquest Horizon Dbs 7; cavo di
alimentazione pre: Nordost Valhalla;
cavo di alimentazione Labtek Aurora: Nordost Brahma con terminazioni Furutech; cavi di alimentazione
finali: Nordost Valhalla; cavo di alimentazione CD Vrds-10: Nordost
Shiva.
Sostanzioso e molto prolungato è
stato il rodaggio per questi massicci
diffusori a torre. Li ho sottoposti
prima ad una settimana di utilizzo
nel mio impianto home theatre di riferimento a sostituire le mie Chario
Reference 200T come frontali, questo
ha permesso rapidamente di scrollar
loro di dosso i “cross linking” che in
genere affliggono le sospensioni, poi
li ho messi in loop per un’altra setti-
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Il cabinet delle Diva 665, con elegante finitura laccata lucida “High Gloss” e
fianchetti in vero palissandro. Le griglie parapolvere quasi a tutta altezza,
sono assicurate al baffle mediante inserti in metallo, finalmente una scelta
semplice e felice!
mana, ruotando i dischi utilizzati in
maniera random.
George Benson “Guitar Man” (Concord
Jazz Records, High res file 24/96): già
dai primi arpeggi del brano di apertura si nota quanto lo strumento semiacustico del grande chitarrista sia
particolarmente congeniale alle Diva,
il suono è molto vicino al riferimento
in quanto ad impostazione timbrica.
Nonostante il volume maggiorato la
chitarra non appare particolarmente
gonfia o troppo colorata. I transienti
di attacco e rilascio sono molto ben
valutabili in queste condizioni, appaiono buoni e discretamente pendenti nelle curve rappresentative.
L’intervento dello strumento è delicato e particolarmente dolce. Non caratterizzato da un dettaglio “razor
sharp” ma di certo piuttosto buono,
sia al livello macro che micro. La tecnica impeccabile, che questo “virtuoso dal profilo basso”, come mi
piace definirlo, è certamente verificabile nella rappresentazione fornita in
sala d’ascolto. I brani si fanno più
complessi e nel secondo, in particolare, appare una serie di strumenti di
accompagnamento quali archi e fiati
(nello specifico il flauto, il flauto alto
ed il clarinetto), anch’essi particolarmente gradevoli e tenui, dal sapore
ambrato ma solido dal punto di vista
di corpi e presenza. Il flauto in particolare lo definirei soave per quanto
sia buono, ottimamente descritto e
suonato rispettivamente. La batteria
scandisce il tempo con carattere e
corpo, i piatti sono rapidi e setosi, abbastanza ben dettagliati e contrastati.
I passaggi di Benson sono ben cesellati e con attacco piuttosto deciso. Il
chiaroscuro che si crea è discreto e
sostanzialmente privo di alternanze
e incertezze di sorta. Il brano nel suo
complesso è avvolgente e rende accogliente per godibilità la sala
d’ascolto, ottima l’energizzazione di
armoniche all’interno di essa. Diamo
il benvenuto alla bellissima voce di
Benson in “My Cherie Amour”,
cover del celeberrimo singolo di Stevie Wonder, una vera sorpresa per la
complessità che queste Diva sono
riuscite egregiamente a dipanare. Le
caratteristiche vocali sono tutt’altro
che semplici, c’è una componente in
campo alto con una leggera nota
rauca in alcuni passaggi, questo è
stato colto appieno, con una delica-
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Particolare del mid woofer (con membrana in “Curv” e ogiva rifasatrice),
del tweeter (con magnete in neodimio, camera radiale e materiale
smorzante posteriore)
tezza notevole e un contrasto dinamico, frutto di un’azione accurata da
parte del tweeter, che si amalgama
chiaramente al meglio con l’unità
mid da 140mm di diametro. Si è ottenuta di conseguenza una più che
buona articolazione della gamma
media, unita ad un’estrema pulizia e
trasparenza. Le frasi pronunciate
sono del tutto esenti da sibilanti e
soffi anomali, il cantato è ben distinto
e fruibile con estrema facilità. I passaggi attraverso lo spettro sono abbastanza fluidi senza apparenti buchi
o inversioni di fase, specialmente nei
punti critici degli incroci del crossover. Il pianoforte della traccia successiva è molto bello, ovviamente fa
tutta la differenza del mondo il litraggio notevole ed il passaggio a
diametri da 180mm dei woofer, a
maggior ragione visto che sono in
configurazione in parallelo. Il corpo
vibrante è tutto lì, ma senza cancellare affatto le componenti in gamma
media e medioalta, dando un insieme omogeneo e credibile. La trasparenza è buona e non si notano
evidenti difetti in questo campo,
nemmeno in presenza del basso elettrico che, in genere, quando vengono
fatti sforzi progettuali per aumentare
l’escursione verso il basso dei trasduttori, diventa invadente e sproporzionato. Non sembra succedere
per nulla e anzi il “roll” procede agile
e senza grandiose code o oscillazioni.
La riproduzione di questa porzione
di banda è agevole e non pare affaticare affatto l’amplificatore di turno
per la prova. Nemmeno il piccolo
push pull di EL34 Emmebi custom
(che si aggira al limite inferiore della
potenza suggerita), è stato in difficoltà, anzi se l’è cavata con un controllo da manuale. Nella traccia
“Don’t Know Why” c’è un’introduzione con una conga veramente
molto ben resa, appena un po’ piena,
ma molto ben dettagliata e precisa.
La star assoluta del pezzo è il triangolo che compare con una chiarezza
e dettaglio notevoli, assieme ai campanelli tubolari. Definiti e quasi olografici, ce ne sono ben due distinti e
perfettamente resi da questo tweeter
che si dimostra ottimo e preciso e che
ovviamente beneficia grandemente
del disaccoppiamento rispetto al
resto del cabinet. Nel brano in cui si
intrecciano una chitarra acustica di
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Particolare dei due woofer (dal cono tradizionale in polpa di cellulosa)
accompagnamento con la principale
Ibanez di George, abbiamo un’ulteriore conferma di trasparenza e correttezza tonale. Entrambi gli
strumenti sono di giuste dimensioni
e, anche se intervengono contemporaneamente nel contesto del discorso
sonoro, mantengono inalterate le
proprie peculiarità a livello di liuteria. Chiarissime sono le vibrazioni
pure delle corde in presa, in contrasto con la rotondità della cattura da
parte dei pickup e della conseguente
emissione dell’ampli. “My One And
Only Love” è una canzone in cui la
voce, è differentemente impostata da
Benson: in stile anni ’50, con grandi
vibrati e emissione di diaframma, tenuta volutamente profonda e nonostante ciò, le Diva tengono ancora
botta e di nuovo danno il meglio di
sé, riproducendo quelle nuance tipiche già sentite in precedenza. Accondiscendenti solo a mostrare che di
forzatura da parte dell’artista trattasi
e non subendone alcun decadimento
di prestazione emissiva. Nemmeno
nella traccia successiva “Paper
Moon” lo strumento grave, in questo
caso si tratta del contrabbasso, si impone alla scena, rimane cesellato nei
dettagli, ancora una volta, dall’intervento preciso del tweeter e ne consegue una rappresentazione credibile e
soprattutto godibile. Il pianoforte,
stavolta impegnato su ottave più
alte, è dinamico e ben preciso. Sono
chiari i passaggi e sempre caratterizzati da una discreta agevolezza di riproduzione. “Since I Fell For You” è
un’altra canzone che, oltre ad essere
assolutamente bellissima, ci fornisce
un’ulteriore sfaccettatura delle doti
di cantante di Benson, stavolta pienamente centrata in gamma media,
con escursioni in medioalta durante i
pieni. Ha una grana seducente e
molto ben arricchita di dettaglio e articolazione. I crescendo dinamici che
impone l’artista, sono ben supportati
da tutti i driver, che, sinergicamente,
intervengono tradendo l’ottimo lavoro fatto sia a livello di filtraggio,
che di scelta di materiali costruttivi e
componenti elettromeccanici.
Il brano finale ritmico di buon passo,
ci dona un complessivo dove ritorna
la considerazione sulla trasparenza
di questi full tower. Buona è la distribuzione in ampiezza degli strumenti,
con le percussioni leggere all’estrema
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Particolare del cestello posteriore, che ospita i binding post di potenza con
serraggio a vite in configurazione bi-wire
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bile, persino quando hanno a che fare
con il rock più pesante e selvaggio.
Sono casse estremamente versatili in
grado di ben figurare con la musica
classica (prediligono orchestrale e
grandi rappresentazioni), così come
con il jazz ed il rock.
Si interfacciano facilmente sia con i
valvolari che con gli stato solido
mantenendo sempre le proprie peculiarità poc’anzi descritte. La loro
grande dinamica e la capacità di
scendere in basso in maniera importante, ne fanno un competitor per
questa categoria di prezzo da non
sottovalutare!
Caratteristiche tecniche
Tower Diva 665
Tipologia di progetto: reflex a 3
vie con doppio woofer bass reflex;
Numero di driver: 4;
Tipologia dei driver: 1 x tweeter
da 26 mm di diametro, a cupola;
1xmidwoofer da 140mm di diametro 2xwoofer da 2 x 180 mm di
diametro;
Numero di vie: 3 bass reflex con
accordo anteriore;
Risposta in frequenza: 35 Hz - 22
kHz;
Sensibilità: 92 dB;
Impedenza nominale: 8 Ohm;
Impedenza minima: 4 Ohm;
Potenza raccomandata: 30 - 170
W
Terminali: Biwire, con serraggio
a vite dorati;
Taglio crossover: 300 Hz 2.8 kHz
destra che sono comunque a fuoco,
ed una profondità della scena piuttosto ben sviluppata.
CONCLUSIONI
Probabilmente a causa della inusuale
configurazione con tweeter posto
sotto al midwoofer e alla contro fase
tra di essi, ho dovuto particolarmente accentuare il “toe in” dei diffusori ben oltre l’usuale, rispetto a
quanto faccio di solito con le mie
Chario Reference, che peraltro adottano il medesimo espediente tecnico.
Tutto ciò al fine di ottenere una migliore focalizzazione ed un aumento
della profondità complessiva della
scena. Quando è necessario, forniscono un’emissione potente affiancata ad una tenuta indistorta
notevole, sono facilmente in grado di
raggiungere pressioni sonore elevate.
Il timbro è gentile e ambrato, mai tagliente ma sempre garbato ed ama-
Cabinet: MDF con rinforzi interni
e fianchi a doppio materiale: massello di palissandro e MDF;
Finiture disponibili: laccata nera
high gloss fianchi in vera essenza
di Palissandro;
Dimensioni (LxPxA):
mm187x300x950
Peso:19,8 Kg ciascuno;
Prezzo (IVA inclusa): Euro 1.403
la coppia;
Distributore:
Coral Electronic srl
Tel. 011 959 44 55
Web: www.indianaline.it.

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