24-25 Giornalismo 2 pag.pub
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to è tale esame, quanto più riusciamo a riconoscere i nostri errori, tanto più saremo in grado – studiando e preparandoci – di correggerli e migliorarci, per far passare i momenti difficili. Quelli che ti fanno venire qualche dubbio. no usato e continuano ad usare molti aspiranti giornalisti è proporsi ad un giornale, ad una radio o ad una televisione, cominciando con delle sostituzioni estive , per maternità, aspettativa o per altri motivi e sperare che prima o poi si liberi un posto. Un’altra del cinema. Per le importanti occasiostrada è quella dei concorsi, che peni di incontro che offre, per i momenti riodicamente aziende come la RAI Come mai ha intrapreso questa che ti fa vivere da vicino. Per la possibandiscono. carriera? bilità – che non a tutti è concessa – di ‘dare voce’ agli avvenimenti, insomma L.R.: Perché era un lavoro che mi M.B.: Ci sono delle scuole che prepadi testimoniare – bene o male, co- piaceva. Perché quando ‘sognavo’ di rano i giovani a diventare giornalisti. munque cercando di farlo al meglio fare il cinema, il cinema italiano ha Solitamente sono facoltà universitarie delle proprie possibilità in quel dato cominciato a fare un po’ schifo, ed è o corsi specialistici che si rivolgono a momento – quanto sta avvenendo. E andata sempre peggio, a mio mode- ragazzi già laureati. Ma la maggior io sono stato in più fortunato, perché sto parere … Perché – essendo lau- parte dei giornalisti ha incominciato ho potuto seguire – anche grazie al reato in Lettere e Filosofia, al DAMS collaborando con un giornale, una TG5 – i più grandi avvenimenti inter- di Bologna, tesi in storia del cinema – radio, una tivù per diverso tempo, fino nazionali di questi anni. avevo capito da subito che insegnare, a quando qualcuno nel giornale si L’intervista tre noti giornalisti rispondono alla redazione Luca Rigoni a scuola o all’Università (anche se adesso alcuni docenti irresponsabili – sto scherzando – mi invitano a tenere lezioni, io che non so insegnare nulla di nulla…), non era il mio mestiere. quando ho iniziato l’università, questa Perché – elemento niente affatto traera la mia speranza. Ho scelto appo- scurabile – mio padre faceva il mio sta una facoltà che potesse essere stesso mestiere, e mi ha potuto dare utile a questo tipo di lavoro e già nei una bella mano, agli inizi … primi anni di studi, attorno al 1990, cominciai a collaborare con il quoti- R.C.: Ho cominciato nel 1981, facendiano l’Adige. All’inizio come corri- do un colloquio con il direttore del spondente per raccontare le cose che personale del “Corriere della Sera” di accadevano nel mio paese, poi dal Milano, che cercava per il direttore del 1994, una volta finita l’Università, giornale (Franco Di Bella) un collabosempre più convinto che questo era il ratore che sapesse stenografare (la lavoro che mi piaceva, alle redazioni scrittura veloce che usavano i giornadi Rovereto e Trento fino al 1997, listi). anno in cui fui assunto definitivamente all’Adige, prima a Rovereto, ora a M.B.: Raccontare è sempre stata la Trento. mia passione. Mia mamma mi ricorda È giornalista professionista dal 15 gen- Rocco Cerone: Fin da quando avevo naio 1991. Ha lav orato a New Y ork, per 3 18 anni. anni, per conto della Rai. E' approdato nel 1992 al Tg5 dov e è attualmente capoMaurilio Barozzi: Diciamo che da redattore della redazione Esteri. Rocco Cerone che quando ero piccolo e si riuniva Non ha mai av uto dubbi sulla pro- tutta la famiglia, zii e nonni compresi, Giornalista della RAI, prima a Roma, al pria scelta di lavoro? io mi mettevo lì e raccontavo: a volte Tg1, poi al Giornale Radio Unificato, all’Eurov isione, poi a Trento dal 1993. E’ L.R.: Ogni giorno ho dei dubbi. episodi che erano realmente accaduti conduttore del Giornale Radio e del Tele- Quando il mio lavoro – come prima o all’asilo, a volte storie che mi avevano insegnato, altre volte storie che mi giornale Regionale del Trentino Alto Adipoi tutti i lavori – diventa routine, inventavo lì per lì. Ecco, questo penge. quando, dopo gli ‘alti’, subisco anche i so sia il motivo reale per cui io faccio ‘bassi’ professionali, quando ci sono questo mestiere. liti di lavoro e scontri di carriera, quando insomma, per qualche ragione (e sono molte e ricorrenti) non mi diver- Come fa una persona a diventare to. Quando magari ci sono i giorni che giornalista? non mi convince il giornale che facciaL.R.: Si studia, possibilmente molto e mo. E succede per tutti, ma proprio bene – studiare è importante - si certutti, i giornali o telegiornali. Ma so cano agganci col mondo del giornalisempre che, nella vita di tutti, “domani smo. E adesso ci sono le scuole di è un altro giorno”. Ho imparato che giornalismo, che al mio tempo – vent’tutte le professioni – esattamente co- anni fa – praticamente non esistevame la vita di cui fanno parte, e spesso no. Tuttavia, non mi sento oggi di Maurilio Barozzi parte importante se non decisiva – consigliare più questa professione: è Viv e tra il Trentino e Salvador de Bahia. hanno andamento sinusoidale: su e molto cambiata, si è molto più Giornalista de “l’Adige”, ha scritto su giù, alti e bassi. Quando non va bene ‘industrializzata’, nel senso che è un “Diario”, “Limes. Riv ista italiana di Geopo- non bisogna farsi prendere dallo po’ diventata una sorta di catena di l i t ic a” , “ L ib e r a l” , “C ic l ot u r ism o ”, sconforto o dall’impazienza, bisogna montaggio di notizie, ed è molto diffi“AltraFinanza”. Nel 2003 ha pubblicato il saper aspettare. La pazienza (e io romanzo “Spagna” (Giunti, Firenze) e nel sono tendenzialmente una grande cile entrarci con uno stipendio stabile, 2006 “Seme di metallo” (Curcu & Geno- impaziente) non solo è una virtù, ma soprattutto nei primi anni di vita professionale. Gli editori (stampa e tv) v ese, Trento). anche una strategia. tendono sempre più a risparmiare e a sfruttare i giovani, insomma – come in R.C.: Assolutamente no. Sono stato tanti altri settori – la tendenza è quella sempre determinato nel voler fare il del precariato, e per molti anni. Ai a redazione del Vucumprà ha inter- giornalista. miei tempi – intendo, quando ho inivistato tre noti giornalisti: Luca Rigoni (TG 5), Maurilio Barozzi (L’Adige) e M.B.: Vedete, quello di giornalista è ziato io – ritengo di poter dire che era un po’ meglio. Ma tutti dicono sempre Rocco Cerone (TG 3 regionale) sul un lavoro ad alti e bassi. Ci sono dei così, passati gli ‘anta. Quindi valutate loro lavoro. periodi in cui tutto fila liscio, la direzio- voi - e per voi. E’ meglio … Ecco le loro risposte: ne e i colleghi apprezzano quello che racconti, il tuo modo di farlo e il tuo R.C.: Occorre innanzitutto studiare; Ha sempre desiderato fare questo stile: questi momenti sono la benzina conseguire almeno la laurea e conolav oro? sul fuoco della passione per il mestie- scere una lingua straniera, preferibilre. Ci sono però delle fasi in cui – per mente l’inglese, poi cominciare a freLuca Rigoni: Direi di sì. Anche se da i motivi più diversi – le tue cose non quentare un giornale, anche facendo ragazzo il mio ‘sogno’ era quello di sono più molto apprezzate. E in quefare il regista cinematografico. Poi, sti momenti ti viene anche il dubbio di il fattorino (ad esempio, un giornalista all’università, quando ho cominciato aver sbagliato tutto. La cosa fonda- di un quotidiano che conosco ha cominciato facendo il commesso, poi si le prime collaborazioni giornalistiche – mentale è credere nelle proprie forze all’inizio nel campo dello spettacolo – e fare uno spietato esame di coscien- è laureato ed ora è caporedattore ho capito che quello del giornalista za sul proprio lavoro (non sempre la della pagina economica del suo giorera un lavoro anche più bello di quello colpa è degli altri). Quanto più spieta- nale). Il modo più frequente che han- L Maggio 2007 Vucumprà accorge di lui e gli propone di lavorare in maniera più continuativa. Questo è il primo passo, poi seguiranno gli altri, fino all’assunzione definitiva, che – a essere sinceri – col passare degli anni è sempre più difficile da ottenere. Che cosa non le piace del suo lavoro? L.R.: Tante cose. I piccoli compromessi quotidiani (ma fanno parte di ogni vita, lo si scopre andando avanti). Il non poter sempre fare, professionalmente, ciò che più piace ma ciò che si deve. Le liti di corridoio, le beghe di carriera, le cattiverie dietro le spalle … Certe volte, le giornate troppo lunghe davanti al computer, invece che davanti a una bella persona, a un bel paesaggio o a un bel libro o a un bel film … Poi, però, tutto viene di colpo riscattato davanti a un grande evento, a una grande – o piccola notizia da seguire, a una bella intervista da fare, a una trasferta entusiasmante. E tutto il ‘male’, per così dire, per un po’ si dimentica … Ripeto: come per tutti i lavori (incluse le vita d’artista, temo) ci sono gli alti e i bassi, l’onda lunga – e talvolta breve e violenta – della sinusoide. R.C.: Alzarmi alle 4 di mattina per essere alle 5.15 al lavoro, in preparazione della prima edizione del Giornale Radio che va in onda alle 7.20. M.B.: Non c'è quasi niente che non mi piace del lavoro che faccio. Ogni tanto, inevitabilmente, devo occuparmi di qualche argomento che non mi piace o sul quale sono meno preparato rispetto ad altri. Ma sono solo delle piccole parentesi. E che cosa cambierebbe? L.R.: Un sogno? Una mia casa editrice e un mio giornale. O telegiornale. Per pochi, ma buoni, telespettatori. Non gli 8 milioni del TG5 o del TG1 delle 20, per esempio: un pubblico importante ma generico da tv generalista (che però ringraziamo, doverosamente, e sentitamente, ogni santa sera: visto che ci apprezza, ci segue e ci dà lavoro e stipendio): qualche volta mi (ci) manca un pubblico più ristretto e di qualità, per fare quello che ci piacerebbe fare, approfondimenti magari (politica estera, cultura) e meno soft news, notizie leggere, di costume, per intenderci. I notiziari per il grande pubblico vivono, lo sapete credo, sotto la dittatura dell’audience. R.C.: Non fare il turno di mattino presto. pag 24 M.B.: Quello che sarebbe bello poter cambiare è il fatto che spesso ci sono delle piccole pressioni alle quali noi giornalisti siamo sottoposti o per ragioni di pubblicità o per ragioni di opportunità o per semplice quieto vivere. Non esiste giornalista, giornale, radio o tivù che non ne siano in qualche modo toccati. Ecco queste sono cose che cambierei, ma – realisticamente – so che è impossibile che ciò accada. vino, il primo Umberto Eco, lo stesso Moravia … Libertà nella vita personale, niente ufficio né orari, solo disciplina personale, rigore individuale, obblighi intellettuali con te stesso e basta … Insomma: ho raggiunto un’età in cui conta molto – direi sempre di più – la qualità della vita. Quando avevo la vostra età, però, la pensavo diversamente. Molto diversamente. Non immaginavo nemmeno che si potesse lavorare ‘per lo stipendio’, ma prima di Esiste una scuola che prepara a tutto per passione, interesse, amore addirittura per il proprio lavoro. E avediv entare giornalista? vo ragione allora - così come ritengo di L.R.: Sì. L’ho già accennato. Oggi si avere ragione adesso: si cambia, eccodiventa giornalisti accedendo alle me se si cambia! scuole di giornalismo e frequentandole, ci sono corsi post-universitari. A Urbino, alla LUISS, allo IULM, ecc. Ce ne sono molti, di buoni e di meno buoni, ma non ne so granché. So che chi arriva al TG5 da queste scuole, per stages o sostituzioni estive, è di solito preparato, volenteroso: e con scarse possibilità di assunzione, assunzione immediata almeno. Soprattutto di questi tempi, in cui i cosiddetti ‘grandi giornali’ sono ritenuti (e non sempre è vero, ma gli editori fanno il loro lavoro, stringono i cordoni della borsa) ‘sovrappopolati’ di giornalisti. R.C.: Esistono varie scuole. La prima è stata l’IFG, l’Istituto per la Formazione al Giornalismo di Milano, che fu istituita a metà degli anni ’70 dall’Ordine dei Giornalisti della Lombardia e dalla Regione Lombardia. Da quella scuola, tra gli altri illustri giornalisti, ad esempio, è uscito Paolo Ghezzi, che è stato per otto anni direttore del quotidiano “Adige”. Poi c’è la Scuola di Giornalismo di Perugia, che è stata istituita dalla RAI, dall’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria e dall’Università di Perugia. Per poterla frequentare bisogna essere già laureati, dura due anni, sostituisce il “praticantato giornalistico” e, purtroppo, non dà diritto automatico ad essere assunti in una testata giornalistica della RAI. Anche se sicuramente costituisce un titolo preferenziale ed importante. M.B.: Come dicevo prima, esistono delle facoltà universitarie che preparano un giovane a fare questo mestiere. Oltre a Scienze dell’informazione, ci sono anche una serie di altre facoltà (Sociologia, Scienze politiche, Economia e Giurisprudenza, per citarne alcune) che offrono delle conoscenze e dei metodi di ragionamento idonei a leggere i fatti che accadono e a interpretarli. Poi è necessario saperli trascrivere in un modo sufficientemente chiaro. Ciò si impara col tempo e con lo studio: guardare come fanno gli altri, quelli più esperti e bravi è molto utile. R.C.: Mi sembra molto affascinante il lavoro dell’architetto: uno schizzo a matita su un foglio che poi diventa un museo, una casa, una chiesa è davvero straordinario! M.B.: Farei il barista nella mia cabiana sulla spiaggia, a Salvador de Bahia, in Brasile. Un lavoro - quello del barista che ha sempre molto a che fare col contatto umano, con la conoscenza delle persone, del mercato, delle tendenze. Un po’ come il giornalista, no? La sua professione le ha mai dato dei privilegi sociali? L.R.: Sì. Incontri importanti, bei viaggi, qualche invito a cena, trasferte in aereo con ministri come D’Alema, omaggi di libri (non troppi, preferisco comprarmeli). Lunghe permanenze in posti come Washington, New York, Londra, Gerusalemme: ma non in vacanza, anzi, in situazioni purtroppo drammatiche. Mai biglietti gratis per il cinema, peccato! R.C.: Lavorare alla RAI Regionale del Trentino-Alto Adige, in televisione ed in radio, che hanno tra i maggiori indici di ascolto nazionali, porta giocoforza ad essere conosciuti e quindi ad essere facilitati nei contatti con le persone. Personalmente sono contrario ai privilegi. Mi fa piacere citare un esempio: Se potesse tornare indietro sceglie- all’inizio della mia carriera, ricevetti un abbonamento teatrale omaggio per rebbe ancora questo mestiere? due persone per poter seguire gratuitaL.R.: Sì. Ma non si torna mai indietro. mente gli spettacoli. Beh, l’ho sempre conservato in un cassetto e non l’ho Quindi, domanda inutile. mai usato. R.C.: Sì, assolutamente! M.B.: Sì, ogni tanto ci si trova ad aveM.B.: Sì, senza dubbio: farei ancora re qualche privilegio, ma si tratta di piccole cose. A meno che uno non si questo mestiere. approfitti del ruolo, però questo è un comportamento scorretto e sanzionabiAltrimenti che lavoro farebbe? le, pertanto non direttamente legato L.R.: Lo scrittore. Ma di best-sellers. alla professione, ma all’indole del proGrandi tirature, grandi alberghi, grandi fessionista, cioè della persona. ristoranti, grandi vacanze ... O meglio ancora: scrittore di qualità e insieme di Che consigli potrebbe dare a dei grandi vendite, vedi Philip Roth, Paul giovani giornalisti? Auster, Ian McEwan … ma anche Le Carré … o che so … in Italia Italo Cal- L.R.: Lavorare, lavorare, lavorare. GaMaggio 2007 loppare, galoppare, galoppare. Non mollare mai la palla. Passarla solo per far fare goal alla tua squadra. Non deprimersi di fronte alle avversità. Insistere. Non svendersi mai, né per poco (che è facile, e si fa bella figura: con gli altri e soprattutto con se stessi) né per molto (che è difficile, molto: e in qualche caso, in termini di carriera, difficile anche da consigliare - ma per ognuno di noi, credo, conta l’immagine che si ha di noi stessi e che ci si è costruita nel tempo - e magari è anche un’immagine falsata o ingigantita dal narcisismo, dal protagonismo: ma incrinarsela di fronte a un bel vantaggio economico o di carriera non so se, per noi stessi, alla lunga, e alla fine, convenga. delle notizie e a come sono raccontate. Ha mai scritto articoli o fatto servizi riguardanti i ragazzi della nostra età? L.R.: Sì. Sui ragazzi e bambini dell’orfanotrofio di Mogadiscio, in Somalia, durante la guerra, nel 1993. Una guerra che non è mai più finita. O sui ragazzi e bambini palestinesi dei campi profughi di Gaza. R.C.: Sì ogni tanto. Ad esempio, proprio in questi giorni, sto organizzando un servizio con una scolaresca di Rovereto su una guida ai monumenti di Rovereto. R.C.: Di studiare innanzitutto. Comple- M.B.: Ad essere sincero, mi è capitato tare gli studi fino all’università. Impara- pochissime volte, quasi tutte legate o re le lingue straniere. E poi forza di al mondo della scuola o dello sport. volontà incrollabile. Se si vuole davvero fortemente fare qualcosa ci si riesce C’è un articolo o un servizio che lei sempre. Occorrono solo tempo e pa- ricorda particolarmente? zienza. L.R.: Tanti. Direi quelli dall’America M.B.: Il consiglio è quello di provare a dopo l’11 settembre 2001. O quelli dal scrivere articoli il prima possibile, leg- Medio Oriente nel 2002, nel corso della gere moltissimo e - attraverso i loro cosiddetta Seconda Intifada palestinearticoli - cercare di capire come i bravi se: gli autobus che ho visto saltare a giornalisti svolgono il loro lavoro, così causa degli attentatori suicidi, i carri da poter apprendere la tecnica del me- armati che ho visto entrare nei villaggi stiere. E poi che Dio la mandi buona … dei territori palestinesi, un collega fotografo italiano che ho visto subito dopo In che cosa consiste il suo lavoro? la sua uccisione, a Ramallah … Le nottate intere a Washington, per le L.R.: Fare il telegiornale. Confezionare dirette sulle presidenziali americane … dei servizi dall’estero: spesso, non Mi è anche toccato di dare, in diretta sempre, in situazione difficili. Fare del- da studio, la notizia della morte di Giole dirette, nel corso di eventi di guerra, vanni Paolo II, nel corso di uno speciacrisi internazionali, elezioni ecc. Qual- le sulle condizioni di salute del Papa … che volta condurre da studio qualche tg o qualche speciale. Qualche volta R.C.: Sì, i tre servizi di medicina, sull’scrivere degli articoli, più o meno lun- Ospedale di Rovereto, trasmessi da ghi, per la carta stampata. Telegiornale Scientifico della Testata Giornalistica Regionale “Leonardo” che R.C.: La mia qualifica professionale è mi sono valsi, il primo posto, a pari quella di “conduttore”: ovverosia la merito di altri due colleghi del Premio maggior parte della mia attività è con- Giornalistico Nazionale “Carlo Casalecentrata nella preparazione, ovviamen- gno” per l’editoria locale 2003. te insieme agli altri colleghi, delle edizioni del Giornale Radio Regionale e M.B.: Ce ne sono diversi. Penso codel Telegiornale Regionale. munque che se dovessi sceglierne Occasionalmente poi collaboro anche uno, sceglierei l’inchiesta sul mondo alla preparazione di servizi monografici della notte che pubblicai nel gennaio per il TG Settimanale (che va in onda il 2003 – quattro puntate da una pagina sabato), alle rubriche nazionali come il l’una – sull’Adige. Sceglierei quell’inTG Scientifico Leonardo. Poi un’altra chiesta perché – in tale forma – nessuparte del mio lavoro consiste nel realiz- no aveva fatto mai nulla di simile in zare servizi sui più svariati argomenti. I Trentino. miei temi preferiti sono la medicina, l’urbanistica e l’architettura, l’università Scrive solo articoli o anche libri? e la cultura scientifica, ma ovviamente mi capita spesso di occuparmi anche L.R.: Come sopra. Faccio servizi teledi cronaca nera e di temi economici. visivi, collegamenti in diretta, scrivo ogni tanto - non troppo spesso - anche M.B.: In due parole il mio lavoro consi- degli articoli. Tutto qui. ste nell’osservare ciò che succede, Grazie. Ciao a tutti. registrarlo e raccontarlo trascrivendolo nel modo più preciso e chiaro possibiR.C.: Ho avuto l’onore di essere il le, così che tutti possano comprendere curatore di due libri: “Rovereto ed il l’accaduto. Naturalmente per fare que- Nuovo Polo Culturale” e “Joan Busto ci vuole anche un’organizzazione: squets – un progetto europeo per siccome il giornale non è infinito ma ha Trento”, entrambi editi da Nicolodi ediun preciso numero di pagine, c’è an- tore di Rovereto. Sono dedicati: il priche bisogno di decidere quali siano gli mo alla storia di Rovereto e alla nasciargomenti degni di essere raccontati ai ta del complesso museale di corso lettori e quali invece, purtroppo, debba- Bettini a Rovereto; il secondo alla stono rimanere fuori. Come capirete, deci- ria urbanistica di Trento e all’attuale dere questo è una parte fondamentale, Piano Regolatore Generale di Trento, e delicatissima, del lavoro. È come che ha proiettato la Città del Concilio quando voi fate un tema i italiano: ave- nel Terzo Millennio. te un titolo, molte cose che vorreste scrivere, ma un tempo stabilito (un M.B.: Scrivo anche libri. Nel 2003 ho paio d'ore) e un certo spazio: prima di pubblicato il romanzo Spagna per la iniziare cosa fate? Decidete quali sono casa editrice Giunti di Firenze e l’anno le cose più importanti e raccontate scorso è uscito il romanzo Seme di quelle, lasciando fuori altre cose che metallo per l'editore Curcu&Genovese ritenete meno opportune. Da questa di Trento. Ora sto lavorando ad altri tre scelta - oltreché da come avete rac- romanzi e un libro su Salvador de Bacontato - dipenderà se il tema sarà hia, magica città brasiliana dove abito buono o no. Per un giornale è uguale: parte dell’anno. il suo successo è legato alla scelta Vucumprà pag 25