Epidemiologia ed effetti sulla salute del fumo di tabacco

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Epidemiologia ed effetti sulla salute del fumo di tabacco
contributi
Epidemiologia ed effetti sulla salute
del fumo di tabacco
Barbara Conti, MD; Gianfranco Puppo, MD; Francesco Pistelli, MD; Laura Carrozzi, MD; Stefania Brogi, PT; Antonio Palla, MD
UO Pneumologia 1 Universitaria, Dipartimento Cardio Toraco Vascolare, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, Pisa
Riassunto
Il fumo di tabacco rappresenta la principale causa di morte prematura e prevenibile; l’impatto epidemiologico ed economico delle
patologie fumo-correlate è uno dei principali problemi sanitari del
pianeta. Da molti anni sono noti gli effetti del fumo di sigaretta
sull’organismo e i benefici derivanti dalla sua sospensione. Ciò nonostante l’attenzione verso il problema fumo, verso la sua diagnosi
e trattamento sono ancora lontani dalla pratica clinica di molti operatori sanitari.
Questo articolo riassume i dati relativi all’epidemiologia del fumo di
sigaretta, i suoi effetti sulla salute e i benefici associati alla sua
cessazione.
Summary
Tobacco smoking is the leading cause of premature and preventable death; epidemiological and economic impact of smoking-related diseases is one of the major health problems of the planet.
Cigarette smoking effects on the body and the benefits arising
from its cessation are well known. Nevertheless, the interest towards diagnosis and treatment of smoking are still far from clinical
practice of many health professionals.
This paper summarizes data on the epidemiology, health effects
and benefits associated with cessation of cigarette smoking.
Epidemiologia del fumo di tabacco
Il fumo di tabacco rappresenta uno dei principali problemi di sanità pubblica. L’OMS ha definito il fumo di tabacco come “la più grande minaccia per la salute nella regione europea”. Nel mondo i fumatori sono circa un miliardo
e di questi l’80% vive in paesi a basso e medio reddito, nei
quali il carico della malattia e della mortalità legato al tabacco è ancora più importante [1]. Il 40% dei bambini, il
33% dei non fumatori e il 35% delle non fumatrici è esposto al fumo passivo.
Il fumo di tabacco uccide circa 6 milioni di persone ogni
anno, compresi 600.000 non fumatori esposti al fumo passivo. Considerando che i fumatori diverranno circa 2 milioni nel 2030, si stima che in quell’anno il numero delle
morti causate dal fumo possa aumentare a 8,3 milioni, se
non verranno attuati provvedimenti volti a invertire questa preoccupante tendenza [2].
Attualmente le percentuali più elevate di fumatori si riscontrano nei Paesi asiatici, nel continente africano e
nell’Europa dell’est. Nei paesi sviluppati, l’abitudine tabagica ha seguito un andamento caratterizzato da un’acme
intorno agli anni ’60, un dimezzamento intorno agli anni
’90, stabilizzandosi al momento a circa un terzo del valore
iniziale. Sulla base delle stime riportate nel WHO Report on
the Global Tobacco Epidemic 2011, il tasso standardizzato di
prevalenza di abitudine al fumo più elevato si riscontra in
Austria, mentre il più basso in Congo [3] (Tabella 1). Negli
Stati Uniti, ad esempio, la prevalenza del fumo di sigaretta, dal 1965 al 2010, si è ridotta dal 42% al 19%, a fronte di
un incremento della quota di cessazione, pertanto, così
come in altri Paesi dove è stata osservata un’analoga riduzione della prevalenza dei fumatori, i trend di mortalità
per malattie fumo-correlate hanno subito un arresto ed
una riduzione [4].
L’andamento della distribuzione dell’abitudine al fumo
nel tempo segue un modello secondo il quale la prevalenza
dei fumatori, inizialmente appannaggio degli strati sociali
più alti, aumenta rapidamente in tutta la popolazione raggiungendo un’acme. Successivamente, segue un periodo
di relativa stabilità e quindi una graduale riduzione, a causa
del crescente numero di ex-fumatori (che inizia sempre a
partire dalle classi culturalmente più avanzate) e della ri-
Corrispondenza
PAROLE CHIAVE
Keywords
Dr. Francesco Pistelli
Via Paradisa, 2 – 56124 Cisanello, Pisa
Tel. 050 996933 – Fax 050 995240
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Tabagismo, cessazione fumo,
prevalenza, popolazione generale,
patologie fumo-correlate.
Smoking, smoking cessation,
prevalence, general population,
smoking-related diseases.
Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3 Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria
19
Tabella 1 Prevalenza di fumatori correnti, standardizzata per età, in alcuni paesi del mondo.
Continente
Paese
Uomini (%)
Africa
Sud Africa
20
5
5
<1
Argentina
22
13
Stati Uniti
16
13
Tailandia
33
2
7
<1
Austria
41
46
Italia
27
15
Tunisia
44
9
Pakistan
24
3
Australia
17
15
Cina
42
2
Congo
Americhe
Sud-est asiatico
India
Europa
Mediterraneo est
Pacifico ovest
duzione del numero di nuovi fumatori. Il dato infine si stabilizza, mantenendosi tuttavia su valori non trascurabili. Nel mondo, popolazioni
diverse e, all’interno di queste, gruppi diversi (donne/uomini, soggetti di
classi sociali elevate/meno elevate)
si trovano in fasi diverse dell’andamento descritto costituendo la distribuzione del tabagismo a livello
globale. Ai trend di prevalenza
Donne (%)
dell’epidemia fumo corrispondono
trend e fasi di mortalità per le patologie fumo-correlate che, pur differite nel tempo di 2 o 3 decenni a seconda del quadro patologico, seguono lo stesso andamento [5].
Una fonte aggiornata sulla distribuzione del fumo nella popolazione generale italiana è quella dei dati raccolti ogni anno nell’indagine promossa dall’Istituto Superiore di Sa-
30
Maschi
Femmine
25
20
15
10
5
0
nord
centro
sud
Figura 1 Prevalenza del fumo di sigarette fra gli uomini e le donne nelle aree geografiche italiane.
20
Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3
nità e condotta da Doxa su un campione rappresentativo della popolazione italiana, pubblicata ogni anno
il 31 maggio nel “Rapporto sul Fumo
in Italia" (www.iss.it/fumo) [6]. Nel
2013 è stata rilevata una percentuale
di fumatori pari al 20,7% (10,6 milioni di persone) e di ex fumatori pari al
13,1% (6,7 milioni di persone). Fuma
il 25,9% degli uomini e il 15,8% delle
donne, rispetto al 18,1% degli ex-fumatori e all’8,5% delle ex-fumatrici.
La più alta prevalenza di fumo negli
uomini si riscontra nella fascia di età
compresa tra i 25 ed i 44 anni
(31,9%), mentre nelle donne si riscontra nella fascia di età compresa
tra i 45 e i 64 anni (21,5%). Per quanto riguarda la distribuzione geografica, la più alta prevalenza di fumo è al
Centro per gli uomini (28,5%) e al
Sud/Isole per le donne (16,9%) (Figura 1). Negli ultimi decenni la prevalenza di fumo in Italia è in costante
diminuzione; nel 1990 fumava il
38,3% degli uomini e il 25,9% delle
donne, a fronte del 24,6% e 17,2%, rispettivamente, nel 2012. Qualche lieve flessione è stata registrata negli
ultimi 4 anni; la variazione tra il 2012
e il 2013 è stata di +1,6% negli uomini e di –1,9% nelle donne.
Effetti del fumo di
tabacco sull’organismo
Il fumo di sigaretta ha importanti effetti su molti organi ed apparati.
Molteplici documenti si sono susseguiti nel tempo confermando i già
noti danni indotti dal tabacco e evidenziandone sempre di nuovi. A
questo proposito vanno segnalati
due documenti fondamentali, il Report of the Surgeon General del 2004 ed il
suo aggiornamento del 2010 [7,8].
L’evidenza scientifica raccolta in questi due documenti dimostra che il fumo di tabacco danneggia quasi tutti
gli organi del corpo causando malattie e riducendo in generale la salute
dell’individuo; soltanto la cessazione
del fumo ha effetti immediati e a lungo termine nel ridurre il rischio di
malattie fumo-correlate e nel migliorare la salute generale. La Tabella 2
riepiloga sinteticamente i vari effetti
del fumo sui vari organi e apparati,
che qui di seguito sono brevemente
descritti.
Tabella 2 Effetti del fumo di tabacco su vari organi e apparati.
Organi ed apparati
Effetti del fumo
Apparato respiratorio
Maggiore rischio di sviluppare enfisema, bronchite
cronica, BPCO, malattie interstiziali e tumore del
polmone. Maggiore declino della funzione polmonare.
Apparato cardiocircolatorio
Maggior rischio di sviluppare malattia coronarica,
cerebrovascolare e arteriopatia vascolare periferica.
Minore apporto di ossigeno ai tessuti.
Apparato muscolo-scheletrico
Maggior rischio di sviluppare osteoporosi.
Apparato tegumentario
Manifestazioni cutanee d’invecchiamento precoce.
Maggiore rischio di sviluppare carcinoma squamoso
della cute.
Neoplasie
Maggiore rischio di sviluppare tumore del polmone,
del cavo orale, dell’esofago, della laringe, della
vescica, della pelvi renale, del pancreas, dello
stomaco, della cervice uterina, del fegato, del pene,
del retto e Linfoma di Hodgkin.
Apparato riproduttivo e gravidanza
Effetti negativi sulla fertilità e maggiore rischio di
disfunzione erettile. Maggior rischio di complicanze
durante la gravidanza, di parto prematuro, di ridotte
dimensioni di alcuni organi del nascituro.
Apparato respiratorio
Il fumo di sigaretta ha importanti effetti sull’apparato respiratorio, aumentando significativamente il rischio di sviluppare tumore del polmone e malattie polmonari croniche
come bronchite cronica, enfisema e
Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO). La mortalità fumo-correlata sia per tumore del polmone
sia per BPCO ammonta al 20% [9].
L’abitudine tabagica determina un
peggioramento della funzione polmonare con un declino annuale
(espressa in termini di riduzione del
flusso espiratorio forzato nel primo
secondo – FEV1) maggiore rispetto a
quello di coloro che non hanno mai
fumato e degli ex fumatori [10]. Dopo 11 anni di follow-up, tra i fumatori con ostruzione al flusso aereo partecipanti al Lung Health Study [11], è
stato osservato che il declino annuale del FEV1 nei fumatori persistenti
era pari a 60 mL, contro i 48 mL nei
fumatori intermittenti ed i 27 mL nei
fumatori che avevano definitivamente smesso di fumare. Nei fumatori,
rispetto ai non fumatori, è stata osservata una maggiore prevalenza di
sintomi respiratori quali tosse,
espettorato, dispnea e sibili, come
dimostrato anche in campioni di popolazione generale italiana [12];
inoltre i fumatori hanno mostrato un
rischio aumentato di infezioni delle
vie respiratorie [13]. I risultati di studi prospettici e retrospettivi hanno
mostrato un aumento del rischio di
mortalità per BPCO, influenza e polmonite tra i fumatori rispetto ai non
fumatori [14]. Il fumo di sigaretta è
riconosciuto anche come agente
causale di alcune malattie interstiziali polmonari quali la malattia interstiziale polmonare associata a
bronchiolite respiratoria, la istocitosi polmonare a cellule di Langerhans
e, in molti casi, anche la polmonite
interstiziale desquamativa. Inoltre
può essere considerato un agente
precipitante di alcune polmoniti eosinofiliche acute. I fumatori sono ad
alto rischio di sviluppare fibrosi polmonare idiopatica e malattia polmonare interstiziale associata ad artrite
reumatoide [15].
Apparato cardiovascolare
Le malattie cardiovascolari sono responsabili del 40% di tutte le morti
fumo-correlate [16]. Nel 2000 in tut-
to il mondo più di 1 decesso su 10
per malattie cardiovascolari era attribuibile al fumo di sigaretta [17]. I fumatori hanno un rischio più elevato
di sviluppare malattia coronarica, cerebrovascolare e arteriopatia vascolare periferica [18]. Le specifiche
componenti tossiche e i precisi meccanismi chiamati in causa nella disfunzione cardiovascolare indotta
dal fumo di sigaretta non sono ancora completamente conosciuti ma è
noto che il fumo si sigaretta incrementa l’infiammazione, la trombosi
(aumento dell’aggregazione piastrinica e del fibrinogeno circolante) e
l’ossidazione delle lipoproteine a
bassa densità, aumentando lo stress
ossidativo (fattore che potrebbe essere il primum movens nell’inizio alla
disfunzione cardiovascolare) [19].
Uno studio ha dimostrato che la sopravvivenza a lungo termine dopo un
infarto acuto del miocardio era maggiore tra coloro che smettevano di
fumare prima o dopo l’evento o tra i
mai fumatori, rispetto a coloro che
continuavano a fumare [20]. Il fumo
di sigaretta, inoltre, determina una
riduzione del trasporto di ossigeno
da parte del sangue e pertanto è necessario che si instauri un circolo
iperdinamico per mantenere un corretto apporto di ossigeno a tutti gli
organi [21].
Apparato muscolo-scheletrico
Il fumo di sigaretta ha effetti deleteri
sul sistema muscolo-scheletrico e
peggiora la prognosi e la gravità dei
disordini ortopedici e delle procedure chirurgiche [22]. Esiste una stretta
associazione tra il fumo di sigaretta e
lo sviluppo di osteoporosi poiché il
fumo riveste un ruolo centrale nel favorire la perdita ossea in tutti i distretti scheletrici [23]. Il fumo di sigaretta esercita un’azione ossidativa
diretta sulle proteine muscolari, senza indurre un significativo aumento
dell’infiammazione muscolare [24].
Esperimenti sui topi hanno dimostrato che l’esposizione al fumo di
sigaretta determina una riduzione
del peso muscolo-scheletrico e un
aumento dell’espressione di geni
pro-infiammatori. Inoltre l’intensità
degli eventi segnalati dalla cellula a
seguito dell’esposizione al fumo au-
Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3 Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria
21
mentano parallelamente alla durata
dell’esposizione all’agente nocivo. Tale segnale ritorna ai livelli di normalità dopo un periodo prolungato di
astensione da fumo di sigaretta [25].
Apparato tegumentario
I forti fumatori possono essere tipicamente identificati da caratteristiche manifestazioni cutanee e mucose quali la colorazione giallastra dei
baffi, in precedenza chiari, e alterazione del colore delle unghie, che
appaiono macchiate dalle sostanze
contenute nel tabacco. Parallelamente alla cessazione del fumo, infatti, si
osserva una netta demarcazione tra
la parte distale pigmentata dell’unghia e quella prossimale normale.
Un terzo dei fumatori, inoltre, ha una
pigmentazione del cavo orale visibile
con la lingua scura e villosa. I fumatori hanno un invecchiamento precoce della cute che si manifesta con le
rughe prominenti, magrezza della
faccia con evidenza dei contorni ossei sottostanti e un aspetto atrofico
e grigio della pelle [26]. Molti studi
hanno dimostrato che il fumo di sigaretta rappresenta un importante
fattore di rischio indipendente per lo
sviluppo di carcinomi squamosi della cute e in particolare a carico del
pene, della vulva, della cervice uterina e dell’ano [27], ma anche per lo
sviluppo di forme aggressive di carcinoma a cellule basali [28]. Infine il
fumo rappresenta un fattore di rischio nello sviluppo di dermatiti da
contatto, atopiche, psoriasi, lupus
eritematoso cutaneo, caduta prematura dei capelli, ulcere cutanee e malattie virali della pelle [29].
Neoplasie
Il fumo di tabacco contiene sostanze
cancerogene capaci di influenzare la
cancerogenesi sia nelle fasi iniziali
sia in quelle più avanzate [30]. Il fumo può essere causa del tumore del
polmone, del cavo orale, dell’esofago, della laringe, della vescica, della
pelvi renale e contribuire allo sviluppo di neoplasie del pancreas, dello
stomaco, della cervice uterina, del
fegato, del pene e del retto [31]. I fumatori, inoltre, hanno un rischio più
elevato di sviluppare linfoma di
22
Hodgkin [32]. Il rischio di sviluppare
tali neoplasie incrementa parallelamente alla durata dell’esposizione al
fumo di sigaretta [33]. Si può concludere che il fumo di sigaretta gioca un
ruolo chiave nella patogenesi di molte neoplasie. In queste malattie, pertanto, la cessazione del fumo determina la riduzione del rischio di insorgenza, il miglioramento della prognosi nei soggetti con una diagnosi
già nota e una migliore risposta alle
terapie con riduzione degli eventi avversi legati al trattamento [34].
Apparato riproduttivo
e gravidanza
Il fumo di sigaretta ha effetti negativi
sulla motilità e sulla vitalità degli
spermatozoi, sulla frammentazione
del DNA, sui livelli seminali di zinco
e di specie reattive dell’ossigeno e
sulla fertilità dell’uomo [35]. Il fumo
di sigaretta, inoltre, aumenta significativamente il rischio di disfunzione
erettile [36]. Durante la gravidanza
l’abitudine tabagica si associa una
ridotta crescita del cervello, del polmone e del rene e, pertanto, le dimensioni del feto e della placenta
possono essere più piccole rispetto a
quelle di madri non fumatrici [37]. Il
fumo si associa, inoltre, a complicanze durante la gravidanza (come
ritardo di crescita intrauterino) e a
parto prematuro [38]. Alcune sostanze cancerogene presenti nel fumo di
sigaretta sono in grado di attraversare la barriera placentare determinando danni al feto con il meccanismo
del danno ossidativo [39]. Tutti gli
stadi della fase riproduttiva possono
essere bersaglio delle sostanze tossiche del fumo (follicologenesi, sviluppo embrionale, maturazione dell’endometrio, vascolarizzazione uterina e
l’attività del miometrio etc.) [40]. L’esposizione prenatale al fumo di sigaretta materno determina una riduzione delle cellule germinali e somatiche
delle gonadi del nascituro comportando potenziali effetti negativi sulla
sua futura fertilità [41]. Infine, nelle
donne che si sottopongono a trattamenti contro l’infertilità il fumo di
tabacco ne riduce significativamente
la probabilità di successo [42].
Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3
Effetti del fumo passivo
sulla salute
Anche l’esposizione a fumo passivo
ha importanti effetti sulla salute. Le
conclusioni maggiori del Surgeon General Report del 2006 [43] possono riepilogare in estrema sintesi quanto
siano rilevanti le evidenze scientifiche su questo argomento:
1. il fumo passivo causa morte prematura e malattia nei bambini e
negli adulti che non fumano;
2. i bambini esposti al fumo passivo
hanno un rischio aumentato di sindrome della morte improvvisa del
neonato (SIDS), infezioni respiratorie acute, problemi dell’orecchio
e asma più grave; il fumo dei genitori causa sintomi respiratori e rallenta la crescita nei loro figli;
3. l ’esposizione degli adulti al fumo
passivo ha effetti nocivi immediati
sul sistema cardiovascolare e causa
malattia coronarica e cancro polmonare;
4. l ’evidenza scientifica indica che
non ci sono livelli di esposizione a
fumo passivo privi di rischio.
Nonostante i grandi progressi compiuti in molti paesi del mondo riguardo alle normative sul divieto di
fumo nei luoghi pubblici, ancora oggi la possibilità di esposizione a livelli non trascurabili di fumo passivo
resta elevata. Un recente studio condotto in otto paesi europei, ad esempio, ha dimostrato come il divieto di
fumo nei bar e ristoranti sembra aver
spostato l’esposizione a fumo passivo nelle aree adiacenti a questi locali; i livelli più elevati di fumo passivo
(concentrazione media di nicotina
pari a 4,23 mcg/m3 e di particolato
PM 2,5 pari a 43,64 mcg/m3), in particolare, sono stati trovati nelle aree
esterne semi-chiuse dei locali in cui
vigeva il divieto di fumare all’interno
[44]. Inoltre l’ambiente domestico
resta un’importante fonte di esposizione a fumo passivo [45,46], mentre
altri ambienti confinati ristretti (ad
esempio l’abitacolo dell’auto) possono rappresentare situazioni estreme di esposizione [47].
In questo contesto è da rilevare l’importanza del ruolo degli operatori sanitari nel fornire ai loro pazienti fumatori informazioni corrette sui danni alla salute causati dal fumo passi-
vo, svolgendo interventi educazionali
finalizzati a tutelare la salute di coloro che non fumano.
Benefici della cessazione
del fumo di tabacco
È ben dimostrato che i fumatori che
smettono di fumare vivono più a lungo. Il famoso studio prospettico condotto in Inghilterra dal 1950 al 2001
su 34.439 medici inglesi ha valutato
la mortalità in relazione alla storia di
fumo, dimostrando che il rischio di
morte relativo al fumo può essere ridotto smettendo di fumare a qualsiasi età. L’eccesso di mortalità può
essere eliminato cessando prima dei
44 anni, mentre successivamente tale eccesso si riduce progressivamente senza mai annullarsi. In quello
studio, la cessazione del fumo all’età
di 60, 50, 40 o 30 anni determinava
un guadagno dell’aspettativa di vita
rispettivamente di 3, 6, 9 e 10 anni se
paragonato a coloro che continuavano a fumare [48]. Un altro studio
prospettico di popolazione, iniziato
nel 1950 in Giappone (che ha esaminato 27.311 uomini e 40.662 donne),
ha valutato l’impatto del fumo sulla
mortalità generale e sull’aspettativa
di vita, concludendo che coloro che
iniziavano a fumare precocemente e
continuavano in tale abitudine perdevano circa 10 anni di vita, mentre
chi smetteva prima dei 35 anni riduceva quasi completamente l’eccesso
di rischio di mortalità fumo correlata
specialmente se l’interruzione avveniva più precocemente [49]. Uno studio recente condotto negli Stati Uniti
(su 113.752 donne e 88.496 maschi
con età maggiore o uguale a 25 anni,
intervistati tra il 1997 ed il 2004 relativamente alle abitudini tabagiche)
ha confermato che i fumatori perdevano almeno una decade di aspettativa di vita, se confrontati con coloro
che non avevano mai fumato, e che
la cessazione dell’abitudine tabagica
prima dei 40 anni riduceva il rischio
di morte associato al fumo di circa il
90%. In questo studio, la probabilità
di sopravvivenza tra i 25 e i 79 anni
era circa doppia in coloro che non
avevano mai fumato rispetto ai fumatori correnti (70% vs 38% nelle
donne e 61% vs 26% negli uomini);
tra coloro che smettevano di fumare
tra 25 e 34 anni (mediana 29), tra 35
e 44 (mediana 39), tra 45 e 54 (mediana 49) o tra 55 e 64 anni (mediana
59) si osservava un guadagno rispettivamente di 10, 9, 6 e 4 anni di vita
rispetto a coloro che continuava a fumare [50].
I benefici conseguenti alla cessazione del fumo di sigaretta si manifestano secondo andamenti temporali diversi che rispecchiano i meccanismi
di danno indotto dalla noxa patogena; ad esempio, entro il primo giorno
si può osservare un ritorno della
temperatura delle mani e dei piedi a
valori normali, una riduzione della
frequenza cardiaca e una riduzione
del livello di monossido di carbonio
ematico e dell’espirato entro 12 ore
con relativo aumento dei livelli ematici di ossigeno. Nella prima settimana migliorano il gusto e l’olfatto, si
riduce l’alitosi e i denti non si macchiano ulteriormente. Nel primo mese si ha un miglioramento della circolazione (2-12 settimane), della funzione muco-ciliare con netta riduzione della tosse e del catarro e della tendenza alle infezioni e delle crisi allergiche. Ovviamente a lungo termine si
hanno benefici sia in termini di aumento della sopravvivenza sia di riduzione di malattie fumo correlate.
Per quanto concerne l’apparato respiratorio, la cessazione dell’abitudine tabagica ha importantissimi effetti considerando che nei pazienti con
BPCO tale intervento è l’unico in grado di modificare l’aumentato declino
della funzione polmonare. Inoltre,
anche i sintomi respiratori quali tosse, catarro, fischi e sibili si riducono
in modo significativo fino alla remissione con la cessazione del fumo di
sigaretta nell’arco di 8 anni se confrontati con coloro che continuano a
fumare [51].
Esiste inoltre una ben nota correlazione tra cessazione del fumo e tumore del polmone. Negli ex fumatori
il rischio di sviluppare una neoplasia
polmonare si dimezza con una latenza di circa 10 anni dalla cessazione
del fumo, tuttavia senza mai azzerarsi [52]. Il rischio relativo di sviluppare un tumore del polmone è 12,7 per
coloro che smettono di fumare prima
dei 60 anni e 5,6 per quelli che cessano prima dei 30 se confrontato con il
rischio di coloro che non hanno mai
fumato [52]. I pazienti con diagnosi
di cancro polmonare che smettono
di fumare presentano una migliore
risposta alla chemioterapia e radioterapia, un ridotto rischio di recidiva
e di una seconda neoplasia [33].
In letteratura sono ormai ampiamente conosciuti gli effetti benefici della
sospensione dell’abitudine tabagica
anche sull’apparato cardiovascolare.
Il fumo rappresenta infatti il principale fattore di rischio modificabile
per le malattie cardiovascolari. La
cessazione del fumo determina una
riduzione del rischio di eventi cardiovascolari (ictus e malattia coronarica) e inoltre riduce significativamente la mortalità nei pazienti con pregresso infarto del miocardio acuto
[53]. In un recente studio di coorte
basato sulla popolazione tedesca tra
i 50-74 anni è stato osservato che il
rischio di morte per infarto del miocardio o per ictus si riduceva entro
cinque anni dalla cessazione del fumo [54]. Analogamente, Wannamethee SG et al. hanno confermato che
la cessazione del fumo di sigaretta si
Tabella 3 Riassunto dei principali benefici della cessazione del fumo di tabacco per i vari organi e
apparati.
Organi ed apparati
Benefici della cessazione del fumo
Apparato respiratorio
Rallenta il declino della funzione polmonare, migliora i sintomi
respiratori, riduce il rischio di sviluppare tumore del polmone.
Riduce i livelli del monossido di carbonio espirato e ematico.
Apparato cardiocircolatorio
Riduce il rischio di eventi cardiovascolari (ictus e malattia
coronarica) e la mortalità nei pazienti con pregresso infarto
del miocardio acuto. Riduce la frequenza cardiaca.
Apparato tegumentario
Ritorno della temperatura corporea alla normalità.
Migliore colorazione delle mucose.
Organi di senso
Miglioramento del gusto e dell’olfatto.
Settembre-Dicembre 2013 • Numero 3 Rivista Italiana di Fisioterapia e Riabilitazione Respiratoria
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associava con un rapido decremento
del rischio di ictus, specialmente nei
fumatori di meno di 20 sigarette al
giorno, mentre nei forti fumatori tale
rischio non si azzerava mai [55].
La Tabella 3 riassume i principali benefici della cessazione del fumo per i
vari organi e apparati.
Conclusioni
Il fumo di tabacco danneggia quasi
tutti gli organi e gli apparati del corpo, causa gravi patologie che possono condurre a morte e compromette
il livello di salute in generale. Smettere di fumare ha benefici immediati
e a lungo termine, aumenta l’aspettativa di vita, riduce il rischio di sviluppare malattie causate dal fumo e
migliora la salute in generale. Ogni
operatore sanitario ha il dovere di
conoscere l’entità dei rischi associati
all’abitudine al fumo e i benefici sulla salute che si possono ottenere con
la sua cessazione; tali informazioni
possono essere efficacemente utilizzate nell’ambito della propria pratica
professionale per svolgere interventi
educazionali e motivare i pazienti fumatori a smettere di fumare.
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