Zio Ballin - Don Bosco Crocetta
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Zio Ballin - Don Bosco Crocetta
CHI ERA LO ZIO BALLIN Il mio primo incontro con lo Zio è avvenuto nell'ottobre del 54 a causa di un panino: lo Zio infatti nel suo quartier generale situato nell'interrato (dove poi dopo alcune ristrutturazioni sono stati ricavati gli spogliatoio al tempo del campo all'aperto) vendeva panini, allora ero appena venuto a Torino da Ovada, avevo nove anni facevo il lupetto e non sapevo che cosa era il basket. Dopo poco più di dieci anni, abbandonati gli scouts, ho assunto il mio primo incarico in seno alla Crocetta: assistente tutto fare (non tecnico) di Bruno Boero che allenava la squadra allievi la cui stella era Charly Caglieris. E' quindi iniziato un periodo irripetibile della mia vita sempre a stretto contatto con lo Zio. Da lui ho imparato molto. La pazienza, mi diceva sempre per smussare gli angoli del mio carattere a quei tempi un po "focoso": si ottiene di più con una goccia di miele che con un barile di aceto. La costanza dell'impegno, anche quando le cose andavano storte: dopo una partita magari persa malamente mi diceva "NIENTE PAURA" e con quelle parole invitava tutti a perseverare. Avrei molti aneddoti da raccontare ma ci vorrebbe troppo spazio, vorrei comunque ricordare anche se è banale dirlo che senza lo zio la Crocetta non sarebbe mai arrivata ai risultati che ha raggiunto. Ricordo gli anni "dell'esilio" dello zio a Roma, la sua assenza ha quasi fatto sparire il basket dalla Crocetta e si deve alla grande abnegazione di Enrico Delmastro e di Nanni Giordana e forse anche un po' al mio contributo se l'attività è continuata, anche se in scala ridotta, sino al suo ritorno. Ma sono sicuro che anche da Roma il suo appoggio non è mai mancato ed era perfettamente al corrente di quanto succedeva. Al suo rientro comunque le attività son nuovamente riprese con forte vigore e la Crocetta è cresciuta e cresciuta. Ed ancora adesso il suo esempio è sicuramente utilissimo e di importante riferimento. Il mio ricordo va ora a momenti più tristi quando tornavo a Torino ed andavo a trovarlo nel suo ufficio sotto la scala: gli chiedevo come andavano le cose e lui mi raccontava che i tempi cambiavano ed era sempre più difficile andare avanti. Lo capivo benissimo e percepivo purtroppo che stava declinando, i suoi problemi si salute piano piano prendevano il sopravvento. Ora ci guarda da lassù e non ha più bisogno di alzarsi di notte per andare a cercare il referto nelle borse delle maglie lasciate a tarda ora negli spogliatoi dopo una trasferta per vedere come era andata, pronto l'indomani a dirci : niente paura !!!! Per tutto questo ed anche per quello che non sono riuscito a dire GRAZIE ZIO !!!!!!!!!!!!!!!! Stefano Piola (dirigente) CHI ERA LO ZIO BALLIN La prima parola che mi viene in mente pensando allo Zio e 'forza'. La sua forza traspariva da ogni suo più piccolo gesto, dal modo in cui ti parlava, sostenendo il tuo sguardo da sotto quelle spesse lenti (che sparivano per incanto dalla montatura in occasioni delle foto di squadra, per evitare i riflessi!). Forza d'animo ma anche un'incredibile energia che, nonostante l'età, gli consentiva di svolgere il suo lavoro con costanza ed efficienza. Sembra incredibile come, sopratutto nei suoi ultimi anni di vita, riuscisse a 'tenere sotto controllo' tutto ciò che avveniva tra le mura della Crocetta. Ma lo Zio Ballin era cosi': lo sguardo sornione, apparentemente distaccato ma in realtà sempre vigile e attento. Un uomo capace di farti sentire piccolo piccolo ma al tempo stesso grande e importante perché parte di qualcosa di grande e importante: La Crocetta. Grazie di tutto Zio, grazie per avermi aiutato a Crescere! Piero Tibaldi (ex giocatore capitano) Lo Zio parlava poco, chiaro; operava molto e con vista lunga; era paziente, determinato e attento al tutto come ad ognuno. Marco Grattini (ex giocatore, coach) Come raccontare lo Zio in poche frasi.... Risulta difficile spiegare cosa e' stato per me e per tutti i suoi ragazzi: Lo Zio era l'ambiente sereno e familiare che si respirava alla Crocetta, lo Zio era la garanzia di crescere in una società che seguiva determinati valori che magari ai tempi non riuscivo ad apprezzare ma che ora mi fanno sentire un privilegiato, lo Zio era l'opportunità di imparare dallo sport insieme a gente che ti voleva bene, lo Zio era il campanaccio di Saint Jacques, le polentate in pineta, le gite al mercato, lo Zio era un 'burbero scontroso' che pero' non riusciva a trattenere un sorriso quando vedeva i suoi ragazzi felici... Lo Zio era, e' e sarà per sempre la Crocetta! GRAZIE ZIO!!!!! Leone Gioria (giocatore) Dopo una sconfitta: 'Su su, smettetela di lamentarvi che va tutto bene... ahi tu, li' in fondo, dammi canottiera maglietta e pantaloncini, mica te li proti a casa!!! Riccardo Mammola (ex giocatore, responsabile minibasket) CHI ERA LO ZIO BALLIN Lo 'zio' Ballin e' stato l'anello di congiunzione tra il basket USA praticato dai giovani studenti americani dell'ateneo salesiano e la pallacanestro rudimentale e postbellica dei ragazzi del quartierino (Crocetta) che giocavano all'oratorio. Come presidente o direttore generale (non lo e' mai stato) era la persona ideale: lasciava lavorare, confermava tutti, non si intrometteva in questioni tecniche, investiva anche le briciole in infrastrutture. Cosicché, ancora oggi, quando una squadra della Crocetta prima di ogni qualsiasi partita 'giura' a metà campo state certi che da quei muri e da quel magico parquet con occhi risanati dai mali terreni lui li segue. Bruno Boero (ex coach) Lo Zio era la Crocetta, un baluardo, un punto di riferimento imprescindibile, una guida sicura (anche se spesso mi confondeva con il mio fratello gemello Paolo...). Lui mi accolse in occasione del mio primo allenamento all'Oratorio, lui mi diede la maglietta viola un po' scolorita per la prima amichevole in casa del Cus e ancora lui mi dimostro' simpatia e affetto quando ormai ero diventato, anche grazie al basket insegnatomi alla Crocetta, giornalista sportivo a La Stampa. Ballin era e resta un personaggio indimenticabile. Giorgio Viberti (ex giocatore) C'era un uomo che mi rassicurava con la sua sola presenza, un uomo che aveva una soluzione per tutto e un sorriso per ciascuno di noi. Un uomo senza eta', un uomo che in inverno calzava l'eterno berretto di lana e che portava in braccio il cartone dei ghiaccioli lungo i mesi estivi. Un uomo che era parte della Crocetta, con quel suo modo affabile di accogliere tutti noi. Lo chiamavamo lo Zio, ma in realtà era il padre di ogni ragazzo che sceglieva di crescere all'interno di quel magico spazio chiamato oratorio. Paolo Viberti (ex giocatore) CHI ERA LO ZIO BALLIN Se dici e pensi allo Zio... dici e pensi alla CROCETTA. Sicuramente non e' potuta esserci la Crocetta come ne si parla oggi senza la presenza costante e appassionata dello Zio Ballin: questo e' primissimo punto. Per me lo Zio ha sempre rappresentato una figura mistica, affascinante quasi mitologica. Ad essere sincero i primi anni che ho iniziato a toccare e far rimbalzare il pallone sull'ormai rimosso parquet storico (di cui tengo gelosamente il listello n.100!) mi incuteva anche una certa 'paura'...vuoi perché ero in un ambiente completamente nuovo, vuoi perché aveva un vocione profondissimo, vuoi perché era quasi sempre nel suo 'stanzino' immerso nelle sue letture e compilazione di giganteschi fogli a quadretti nei quali sicuramente c'era scritto anche il tuo nome!!! Il suo operato è' stato 'silenzioso' almeno quanto sia stato efficace, un punto di riferimento per tutti quanti dai bambini ai ragazzi e non di meno per gli allenatori che si sono susseguiti periodicamente in tutti questi anni. E' un bel ricordo..che rimane affettuosamente impresso nella mia testa e nel mio cuore tanto quanto sia rimasto sicuramente nella testa e nel cuore di tutte le numerosissime persone che hanno avuto la possibilità di conoscerlo (anche se solo per brevi periodi). ...Grazie ZIO! (tanto per citare la scritta di una maglietta verde-giallo che fino all'anno scorso tenevo come sottomaglia nelle partite di campionato) Alessandro Campofredano (giocatore) Lo Zio era una persona che sapeva conoscere e voler molto bene a tutti i suoi ragazzi, piccoli o grandi, che passavano per caso o che rimanevano a lungo in Crocetta; li conosceva profondamente (anche se gli bastavano poche parole, un' occhiata, per capire il carattere e lo spirito del ragazzo) e li accompagnava, magari in silenzio, per molti anni, nei quali li osservava ed aiutava a crescere bene, in 'buona vita è' quello che uno Zio buono, un po' angelo custode un po' maestro di vita, sa fare, nel pieno spirito di don Bosco. E tutti sapevano che lo Zio li amava molto! Alberto Calvo (ex giocatore) Per me lo zio e' stato una bravissima persona che mi ha dato l'opportunità di giocare a pallacanestro prima con il gruppo delle Speranze e poi nel '68, dove ho conosciuto tanti cari amici con molti dei quali mi sento ancora oggi a distanza di oltre 25 anni !! Per la PGS Don Bosco Crocetta penso che lo zio sia stato un vero e proprio riferimento per tutti e ritengo che la longevità dei valori della Crocetta siano dovuti in gran parte alla sua persona, lavoratore instancabile e presenza costante. Federico Paci (ex giocatore) CHI ERA LO ZIO BALLIN Uno dei primi ricordi che ho dello Zio risale al 1963. A maggio avevo detto al signor Ballin che mi sarebbe piaciuto giocare a pallacanestro e lui mi aveva indicato i coaches crocettini, Martini, Boero, Gastaldi e il mitico Antonin, Tunin, che è stato il mio allenatore nelle prime esperienze cestistiche. Poi, visto che ronzavo sempre attorno all'oratorio, lo Zio mi chiese se, terminata la scuola, volevo andare con lui, don Pietro, il sig Mellano, padre di Andrea, lo scalatore degli ottomila nepalesi e credo il mitico Bertan, a Saint Jacques ai primi di giugno ad aprire la colonia che di li' a poco avrebbe ospitato il primo turno di oratoriani. Chiesi a mia madre, e ottenuto il permesso, a giugno 63 mi ritrovai alla Colonia Alpino Giuseppina Pola Bertolotti per il mio primo soggiorno in val d' Ajas. E cosi' di colpo conobbi il binomio inscindibile Ballin - Saint Jacques, binomio divenuto con gli ani il Marchio di qualità del Basket Crocetta, binomio presente nel cuore e nei ricordi di tutti quelli che hanno avuto il privilegio di giocare alla Crocetta e di aver partecipato ai Campi Estivi di 'San Zac'... Mi pare ancora di sentire, nelle primissime ore del mattino, quando ancora il sole era nascosto dietro la chiesetta, il ta ta ta ... tun tun tun ... del motore della teleferica artigianale azionata dal signor Mellano, unico mezzo per trasportare dalla provinciale ogni genere di materiali e vettovaglie. In quegli ani il campo da basket era piccolo, tagliato agli angoli e col fondo in terra battuta, poi ....... (Il pezzo finisce cosi', perché dopo il 'poi ....' inizia una storia che ogni crocettino che ha conosciuto lo zio ed e' andato a Saint Jacques scrive in prima persona) Enrico Delmastro (ex coach) Mi risulta alquanto difficile descrivere con una frase lo Zio, sicuramente e' stata una persona che ha segnato profondamente la mia vita, un mix di passione, cocciutaggine, bonta', sacrificio e modi da burbero che ha avvicinato alla pallacanestro tantissimi ragazzi ma che soprattutto li ha fatti crescere cercando di trasmettere i valori in cui credeva. Per la Crocetta penso che lo Zio, finche e' stato nel suo gabbiotto e ha passeggiato su e giu' nel corridoio, sia stato LA CROCETTA, il monumento vivente della Societa' e punto di riferimento per tutte le persone che scendevano le scale dell'oratorio di via Piazzi. W LO ZIO Jack Passera (giocatore) CHI ERA LO ZIO BALLIN I palloni di cuoio si buttavano quando erano completamente sbucciati e le divise erano sempre le stesse. Lo Zio ha creato un qualcosa di unico pur dovendo gestire rapporti non sempre semplici con i superiori e dovendo far quadrare i conti. Lo Zio all'occhio superficiale di qualcuno appariva come un tirchio, ma invece era proprio la sua generosità a contraddistinguerlo. Generoso nell'offrire una parola di conforto e sostegno, e generoso nei fatti, come ben sanno quei giovani meritevoli le cui famiglie non potevano permettersi la spesa del campo estivo, ma cui Lui non ha mai fatto mancare la presenza a St. Jacques. I ricordi sono infiniti e bellissimi come quello di una polentata nel bosco terminata con lo Zio e Bertan che si rincorrevano con i bicchieri pieni d'acqua. Sembravano due bambini tanto ridevano mentre io ero terrorizzato che potessero inciampare! 'Zio che ne dice se facessimo così, così e cosà'. 'Noooo!!! Assolutamente'. Cinque minuti dopo. 'Sendiunbo', mi e' venuta un'idea. Perché non facciamo così, così e cosà'. 'Zio, grandissima idea!!!!' A qualcuno ricorda qualcosa? Zio, sarà sempre nel mio cuore. Renato Albano (ex coach) CHI ERA LO ZIO BALLIN PROFILO BIOGRAFICO DELLO “ZIO” VALENTINO BALLIN a cura di Don Luigi Testa (direttore dell'opera salesiana della Crocetta) Il Signor Valentino Ballin nasce il 6 agosto 1922 a Fontaniva (PD), primogenito di una numerosa famiglia. Nel 1936, a 14 anni, lascia la famiglia, il paese e viene in Piemonte, a Castelnuovo per iniziare l’esperienza con i Salesiani, nella terra natale di Don Bosco. Saranno tre anni di aspirantato intensi e soprattutto fecondi, in cui scoprirà la bellezza della vocazione salesiana e si innamorerà sempre più del “santo dei giovani”. Da Castelnuovo nel 1939 è trasferito a Mirabello per completare la formazione e per preparasi ad andare in noviziato. Nel 1941-42 è a Villa Moglia presso Chieri per l’anno di noviziato, che concluderà con la prima professione religiosa il 16 agosto 1942 come salesiano coadiutore. Da allora fino alla morte, per 63 anni, vivrà in crescendo la sua consacrazione di religioso salesiano, coronata dalla croce della sofferenza degli ultimi tre mesi di vita passati nel dolore della malattia, accettata con fiduciosa ed esemplare rassegnazione e lenita dalla consolazione della preghiera. Si è spento venerdì 16 settembre nella nostra casa “A. Feltrami” un Torino a 83 anni di età, ricco di tante opere buone seminate nelle case salesiane in cui è vissuto e ha lavorato: Villa Miglia (1942-1946), Montalenghe (1946-1952), Torino Crocetta (1952-1966), Roma PAS (1966-1968) ed infine ancora Torino Crocetta (dal 1968 alla fine): 51 anni! L’oratorio salesiano di via Piazzi è stata la vera palestra della sua vita nono solo in senso morale, ma anche fisico: luogo privilegiato nel quale, con l’aiuto e la collaborazione dei chierici e di tanti laici, è stato il promotore e l’ispiratore della polisportiva Salesiana “Don Bosco Crocetta”. Fare dello sport un mezzo qualificato di educazione e di formazione dei ragazzi e dei giovani è stato l’obiettivo costante che ha accompagnato e segnato la sua azione apostolica. Per questa grande causa, proprio come Don Bosco, ha consumato fino all’ultimo respiro della sua vita.