Tinto Brass, libero di riprovarci

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Tinto Brass, libero di riprovarci
Falso movimento
Tinto Brass, libero di riprovarci
Lo zio sporcaccione del cinema italiano
di Filippo Polenchi
Stavolta la consueta rubrica Falso movimento subisce un piccolo cambiamento. Anziché dedicare lo
spazio a una collezione di brevissime recensioni,
ha deciso di dedicarsi completamente e per più pagine a un regista come Tinto Brass. Il motivo per
il quale si è richiesto maggior spazio è semplice:
quando si vuol parlare in modo anticonformistico
di qualcuno che è spesso vittima del conformismo,
è necessario spendere più parole. Buona lettura.
PROLOGO
Mi raccontano una storiella. Un pranzo di Natale. C’è uno zio che durante l’anno non si vede
quasi mai, eppure presenzia a tutti i pranzi/cene
ufficiali. Lo zio in questione fa una vita che si deduce essere diversissima da quella del resto della
famiglia. Una vita non esattamente affascinante
o misteriosa, non una di quelle vite esotiche da
Kurtz che un giorno ha preso la via del fiume ed
è sparito nel continente.
Insomma questo zio comincia il pranzo alla grande, con un prosecchino niente male, poi lo affianca a un rosso fortissimo e legnoso che si accompagna bene con i cappelletti in brodo e prosegue
a questo ritmo: rosso rosso rosso bianco bianco
bianco rosso rosso rosso rosso rosso rosso rosso,
finché non è chiaramente ubriaco e farneticante. Conclude il pranzo mangiandosi un barattolo
intero di pesche sciroppate e poi barcolla verso
il divano, si scaraventa su quel giaciglio che lo
zio ha eletto a suo talamo nuziale (la moglie è la
sbronza naturalmente), si distende, ma non appena il mondo si equilibra su un piano orizzontale
lo zio si alza d’improvviso, colto da un conato
irrefrenabile e non riuscendo ad arrivare in bagno
svuota quasi tutto l’ottovolante alcolico del suo
pranzo per metà addosso al cane di famiglia e per
metà sul tappeto che giurano persiano.
Chi mi ha raccontato questa storia ha concluso
dicendo: “L’anno successivo lo zio fu invitato di
nuovo, perché anche se nessuno lo sente per tutto
l’anno dispiace non averlo a pranzo con noi. Almeno il giorno di Natale”.
Ecco, Tinto Brass lo vedo proprio come quello zio,
ma anziché essere un ubriacone Tinto è uno zio
sporcaccione che di nascosto tocca il sedere alle
cameriere.
Nuove direzioni • n. 6 novembre-dicembre 2011
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