Notizie utili e stravaganze

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Notizie utili e stravaganze
GIUNZIONI
di PRIMA CLASSE
®
Corredi di giunzione in linea e derivazione
ad isolamento in gel completi di connessione
per cavi unipolari e multipolari 0,6/1 kV.
Corredi di giunzione in linea e derivazione
ad isolamento in resina colata completi di
connessione per cavi unipolari e multipolari 0,6/1 kV.
electrical technology
www.etelec.it
Sommario
24
Vimar
Radiofrequenza By-me
26
Appunti di viaggio
Sudafrica the Rainbow Nation
di Luca e Pina
2
Per vincere la crisi bisogna puntare
alle eccellenze del territorio
Intervista a Bruno Scuotto
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Energie alternative
Bye bye vecchie lampade,
benvenuta efficienza energetica!
30
Storia
Brigantaggio nel Lazio
e briganti a Rocca Priora
di Carlo Carli
4
5
Comelit
iPower: il primo e unico sistema
videocitofonico senza fili
Il SegnaLibro
Il miglior compagno di viaggio?
Un buon libro...
di L.M.
6
di Ciro Daniele
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Notizie utili e stravaganze
a cura di Pina Silvestri
Anno II · n.2 - Settembre 2010
Normative internazionali
Parliamo di qualità
di Gianluca Porzio
8
Speciale mondiali di calcio
Se esiste un linguaggio universale
quello è il calcio!
10
Moda e costume
Estate... "sapore" di sagre
11
Diritti e doveri
PostaCertificat@... niente più code!
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Cucina regionale - Campania
Spaghetti con le vongole
di Daria Santoro
Direttore editoriale
Michele Canditone
Coordinamento editoriale
Pina Silvestri
Coordinamento pubblicitario
Arcangelo Galluccio
Hanno collaborato a questo numero
Carlo Carli, Luigi D'Ambrosio, Ciro Daniele,
Luisa Miranda, Gianluca Porzio,
Antonio Raspaolo, Anna Maria Russo,
Daria Santoro, Simona Squillante
Progetto grafico e realizzazione
Napolimarketing Adv
www.napolimarketingadv.com
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Cucina regionale - Campania
Limoncello
di Anna Maria Russo
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La vetrina delle offerte
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Schneider Electric
Automazioni friendly user: Zelio Logic!
18
Enologia e gastronomia
Una bontà senza tempo:
il prosciutto di Parma
di Simona Squillante
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Tipografia
Grafica Nappa Srl
Editore
Di Pietro Spa
Direttore responsabile
Antonio Soccol
Registrazione del Tribunale di Napoli
n. 46 del 13/07/2009
Per le foto riprese da pagine web, che sono presenti
in questa pubblicazione, l’editore si dichiara a completa
disposizione degli aventi diritto.
Musica e curiosità
Aniello Califano
Tra chanteuses e varietà,
nasce 'O surdato 'nnammurato
di Antonio Raspaolo
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Internet
Da Arpanet al web 2.0:
Di Pietro diventa Social
di Luigi D'Ambrosio (NDB Web Service)
Sede centrale
Zona Industriale - Località Ceraso
81025 Marcianise (CE)
www.dipietro.it · [email protected]
Tel. 0823 519111
INTERVISTA
Per vincere la crisi bisogna
puntare alle eccellenze
del territorio
di Carlo Carli
Bruno Scuotto
Con il dottor Bruno Scuotto, imprenditore napoletano e Presidente Regionale del Gruppo Piccola Industria di Confindustria, abbiamo parlato dei possibili
punti d’intervento in vista di una ripresa economica,
partendo ovviamente da un’analisi dell’anno in corso,
con passaggi sui problemi del Mezzogiorno legati anche al Federalismo fiscale.
degli eventi politici. Basta pensare ad esempio che
la Campania ha da poco cambiato “colore”. Quando ci sono cambiamenti così radicali e soprattutto
quando ciò accade in momento di crisi come quello
attuale, inevitabilmente gli investimenti subiscono un
brusco stop. In questa fase si sta cercando di capire quali possano essere le risorse e su cosa si possa realmente puntare. Ci ritroviamo quindi ad avere
contemporaneamente una crisi globale, vecchia di
un anno e mezzo, che ha agito su una crisi locale di
sei mesi dovuta al cambio di gestione in Regione. Il
tutto poi in un territorio che già in precedenza viveva
un momento non particolarmente florido. Il distinguo
tra Italia e Mezzogiorno è quindi d’obbligo!”.
“Questa crisi ha portato ad una dolorosissima
selezione fra le imprese, oggi è presente
solo chi è riuscito a sopravvivere grazie
alle proprie forze ed alla propria qualità”
“Si tratta di una ripresa lievissima dovuta
a quello che potremmo considerare un
rimbalzo mondiale”
Guardando a ciò che è stato il primo semestre del
2010, quale ritiene sia il quadro della situazione economica italiana?
“I dati che ci arrivano dal Centro Studi di Confindustria
ci dicono che è in atto una lieve ripresa, una ripresa
che segue la crisi globale che ha profondamente attanagliato le imprese nel 2009 ed in buona parte del
2008. Si tratta però di una ripresa lievissima dovuta a
quello che potremmo considerare un rimbalzo mondiale perché l’Italia, come altri paesi europei, si sta
pian piano riprendendo. L’uscita totale dalla crisi è
però ancora molto lontana”.
“La crisi nel Mezzogiorno è figlia anche degli
eventi politici”
Anche per il Mezzogiorno vale la stessa fotografia?
“Non del tutto. La crisi nel Mezzogiorno è figlia anche
ilFiloConduttore
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Cosa invece può essere previsto guardando la chiusura del 2010?
“Facendo sempre il necessario distinguo tra una situazione nazionale ed una locale va detto che il mercato italiano, guardando la fine del 2010 come periodo di fine della crisi, perderà circa un 30% delle sue
risorse. Questo ci dicono gli analisti. Questa perdita
ha però portato ad una dolorosissima selezione fra le
imprese, perché precedentemente il mercato offriva
più possibilità, oggi invece è presente solo chi è riuscito a sopravvivere grazie alle proprie forze ed alla
propria qualità. Parlando di Mezzogiorno penso che
la crisi sarà sicuramente più lunga. La ripresa, inevitabilmente, partirà dopo rispetto al resto dell’Italia e
credo che, considerando gli indici che ci arrivano, in
Campania sarà fondamentale la messa in moto della
macchina Regione. Se ciò non dovesse avvenire
allora si potrebbe rischiare una selezione ancor
più dura”.
È però anche vero che il condizionale è sempre d’obbligo in tutti i casi ed è inevitabile che il federalismo
fiscale andrà ad agevolare chi produce di più. La crisi
del sud è quindi molto preoccupante, perché non è
paragonabile a quella del nord. Va comunque detto
che la crisi globale ha creato allarmi anche all’economia del nord Italia”.
“Quando ci sono momenti di crisi si crea lo
spazio nel mercato per le infiltrazioni della
criminalità”
Che influenza ha oggi la criminalità e l’illegalità nel
mercato?
“Quando ci sono momenti di crisi, purtroppo, si crea
anche lo spazio per le infiltrazioni della criminalità nel
mercato. C’è però anche da dire che allargando il
discorso all’illegalità in genere il fenomeno è ancora
più ampio. Penso quindi al lavoro in nero, oppure ai
tanti soggetti completamente oscuri al fisco. Questo
purtroppo è un fenomeno in crescita che non fa certo
bene al mercato in un momento di crisi come quello
attuale”
“Bisogna partire dalle eccellenze che ci
sono e dalle attività che hanno risentito
meno della crisi”
Che rapporto crede possa esserci tra la crisi e la politica?
“Le azioni che sono state messe in campo hanno
portato a qualche risultato. Penso all’impegno profuso per agevolare l’accesso al credito delle piccole industrie, fatto giocoforza dalle banche che però, a loro
volta, sono state “garantite” dal fondo PMI messo a
disposizione dal Governo. Questo fondo, come tutti
sanno, non è stato utilizzato, ma psicologicamente
ha dato tanta forza al sistema creditizio e quindi sostegno alle imprese. C’è però purtroppo da sottolineare che quanto fatto nel 2009, nell’ottica dello sviluppo e della spinta, sembra essere stato reso vano
dall’ultima manovra varata. Ritengo che alla luce di
ciò che è stato varato ci si trovi dinanzi ad un periodo di forte austerity. Quindi le soluzioni politiche sono
state messe in campo, ma sono andate a cozzare
con quelle che sono le esigenze di bilancio e delle
casse dello Stato”.
Infine in che modo pensa si possa favorire una ripresa?
“Bisogna partire dalle eccellenze che ci sono e dalle
attività che hanno risentito meno della crisi.
Nel territorio campano, ad esempio, il settore turistico e quello agro-alimentare sono due settori di
leva molto importanti ed entrambi hanno bisogno di
un contesto valido dove crescere e riaffermarsi. Mi
spiego meglio: continuare quindi a fare la lotta con
zavorre quali l’igiene o la criminalità, senza risolvere
le problematiche, porta solo alla perdita di appeal. E’
importante quindi partire da ciò che si ha, valorizzarlo
e qualificarlo per ricominciare a crescere”.
Come potrà influire l’annunciato Federalismo fiscale
sul mercato?
“È ovvio che i territori meno ricchi di imprese e meno
ricchi di sviluppo e di infrastrutture dovrebbero essere
più penalizzati. E’ pur vero però che il costo della vita,
piuttosto che quello della sanità è inferiore al sud.
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LE AZIENDE INFORMANO
iPower: il primo e unico
sistema videocitofonico
senza fili
Dall’innovazione Comelit è nato un nuovo paradigma
degli impianti della videocitofonia, un nuovo modello
di riferimento: il sistema iPower, che non ha bisogno
di nessun cablaggio aggiuntivo per poter funzionare
ma, più semplicemente, sfrutta quello preesistente.
Il posto esterno iPower viene alimentato dagli stessi conduttori che alimentano il campanello. Il posto
interno prende segnale audio, video e alimentazione
dalle normali prese della rete domestica 230V, questo grazie al bridge posto a valle del contatore che
miscela sulle fasi fonica e video.
Proviamo ad esemplificare. Per fare un impianto
videocitofonico nella nostra casa priva di impianto
come minimo avremmo bisogno di almeno tre figure professionali: installatore elettrico, muratore per
opere murarie, imbianchino per tinteggiatura pareti.
Chiunque abbia provato a fare dei lavori a casa sa
perfettamente che questo significa spendere molti
soldi e impegnare molto tempo. Chiaramente mettere d’accordo tre persone risulta estremamente più
complicato che chiamarne una sola, oltre che più
oneroso. Poi non sottovalutiamo i disagi che questi
lavori comportano per l’inquilino: spostare mobili,
proteggere i pavimenti, rumore, polvere, caos dentro casa sono solo alcuni dei fastidi procurati. Sono
proprio questi ultimi che generano una sorta di rifiuto psicologico che porta molte persone a non voler affrontare nessun tipo di lavoro. Oggi con iPower
l’installazione è semplice e immediata. Sfruttando la
rete domestica del 230V ogni presa dentro casa può
essere assimilata ad una vera e propria postazione
videocitofonica, il posto interno iPower si può tranquillamente spostare da un ambiente all’altro semplicemente disinserendo e inserendo la spina, tutto qui.
Questo aspetto è un altro punto forte della tecnologia
iPower. Intanto va detto che si possono avere fino a
14 derivati interni, tutti intercomunicanti fra di loro,
senza nessuna aggiunta di dispositivi che gestiscono
ilFiloConduttore
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l’intercomunicabilità.
Come monitor per il sistema iPower abbiamo scelto
Maestro: un raffinatissimo oggetto di design al quale
sono stati conferiti diversi riconoscimenti internazionali, inserito anche nell’ADI Design Index, selettivo
elenco di prodotti che partecipano al più grande riconoscimento internazionale del design il “Compasso
d’Oro”. Ma il monitor non è solo bello, è soprattutto
funzionale, ha un ampio display di 5,6 pollici, è dotato di un’interfaccia ad icone che rende semplice ed
intuitivo l’uso, permette la registrazione di messaggi
vocali verso l’esterno, possiede la memo video – il
sistema registra filmati audio e video – tutto questo
oltre alle funzioni più comuni, come autoaccensione
telecamera posto esterno, funzione privacy e altro
ancora. Vogliamo brevettare la tecnologia iPower,
vogliamo proteggere il nostro patrimonio intellettuale
fatto di idee che si sviluppano per diventare sistemi e
prodotti. In questo momento stiamo seguendo l’iter
che porterà la tecnologia iPower al brevetto europeo.
Il percorso è lungo in quanto sono diverse le analisi
che gli organi competenti devono compiere prima di
arrivare alla concessione del numero di brevetto ufficiale. Aspettiamo fiduciosi.
IL SEGNALIBRO
Il miglior compagno
di viaggio? Un buon libro...
Ho sempre pensato
che una vacanza non
è tale se nella valigia
non porto con me almeno un bel libro. Giro
per librerie in cerca del
mio compagno ancora
prima di sapere quando e dove andrò. I libri
sono come le colonne
sonore dei film, per
ogni momento della
vita bisogna scegliere quello giusto.
L’estate, con la sua allegria e con quel senso di rilassatezza che si porta dietro, è perfetta per un thriller.
Abbandonato lo stress del lavoro quotidiano niente
è più piacevole che perdersi in intrighi e trame avventurose. Perfetti a questo scopo sono i romanzi di
Michael Connelly che cattura l’attenzione del lettore con la descrizione di una realtà sociale parte del
mondo che ogni giorno viviamo.
Nato nel ‘56 a Philadelphia (USA), Connelly intraprende gli studi di ingegneria, spinto dal padre, ma nel
1980 al conseguimento della laurea inizia a collaborare con la redazione del Daytona Beach e Fort Lauderdale scrivendo, soprattutto, di cronaca nera. La
grande occasione si presenta nel 1986, con la candidatura al Premio Pulitzer, quando, insieme a due
colleghi, intervista i sopravvissuti di un disastro aereo.
Si aprono le porte del Los Angeles Times, dove Connelly arriva come giornalista criminologo e che lascia,
qualche anno dopo, per dedicarsi a tempo pieno
all’attività di scrittore diventando, in pochi anni, uno
dei giallisti preferiti da pubblico, critica e cinema che
trasforma i suoi libri in film di successo. “Il giornalismo
mi è servito per seguire da vicino il lavoro della polizia,
conoscere da dentro i fatti più truci, capire la mentalità dei criminali” afferma Micheal Connelly. Difatti i suoi
personaggi non sono mai banali, tanto da tratteggiare
per il detective Harry Bosch, filo conduttore dei suoi
thriller, un’evoluzione psicologica che va al di là della
semplice necessità narrativa. Non solo personaggi
accattivanti ma anche abile descrittore delle città che
fanno da scenario alle storie, descrivendo luoghi ma
soprattutto il disagio di una società sotto pressione e
che mal si amalgama con la realtà. “Se oggi il thriller
ha tanto successo è perché ha cambiato pelle: racconta la realtà in presa diretta, stimola pensieri, aiuta
a riflettere su quel che accade nel mondo. E intrecciando storie che catturano il lettore, si è trasformato
nel nuovo romanzo sociale” dichiara lo scrittore.
La città buia, pubblicato in Italia nel 2009, raccoglie
tutti questi elementi e racchiude una storia di intrighi
che fanno perno su un sentimento di paura mai sedato che l’America conserva dopo i fatti dell’11 Settembre, quando si è scoperta vulnerabile. La storia si
concentra in ventiquattro ore dal momento del ritrovamento del cadavere del dottor Stanley Kent, freddato con due colpi di pistola alla nuca sul belvedere
di Mulholland Drive. La tipica esecuzione di stampo
malavitoso perde i contorni non appena si indaga
sulla vita della vittima, che risulta non solo slegata da
qualunque contatto con il crimine ma che lo vede,
per questioni lavorative, autorizzato ad accedere liberamente a pericolose sostanza radioattive. Parte da
qui un’intricata trama ricca di suspense, veloci cambi
di scena e personaggi complessi il cui tratto umano
meraviglia sempre. In questo libro Connelly dipinge
un detective Bosh che, oramai alla soglia dei sessanta, per la prima volta fa i conti con l’età, cosa che gli
permette di ammorbidire la sua visione della vita. “Il
mio detective resta sempre un cinico, la cui idea di
giustizia confina pericolosamente con il regolamento di conti - afferma
lo scrittore - Harry
ha una missione,
anzi, un’ossessione che coincide
con i casi a cui lavora: sa che deve
sradicare le radici
del male se vuole
esorcizzare i fantasmi che si agitano
dentro di lui.” Sarà
anche questo il
successo dei suoi
romanzi? (L.M.)
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NORMATIVE INTERNAZIONALI
Parliamo di qualità
Che valore aggiunto genera la certificazione aziendale?
di Gianluca Porzio
A quanti di noi capita un momento di smarrimento quando leggiamo, sulla bottiglia dell’acqua o
sul cartone del latte, le sigle ISO 9001:2008
e UNI EN ISO 14001:2004? E quanti di noi
conoscono il significato di SA8000 o di
OHSAS 18001:2007?
Innanzitutto facciamo un passo indietro e
domandiamoci a cosa servono queste sigle. Il termine ISO, dal greco ἴσος (pronuncia: isos) che significa “uguale”, identifica
oggi l’Organizzazione Internazionale per la
Normazione, un organismo non governativo composto da 157 Paesi. La ISO determina norme tecniche, su vari argomenti,
riconosciute in tutti gli Stati aderenti. Il suo
corrispondente in Europa è EN (Comitato
Europeo di Normazione), mentre in Italia
è UNI (Ente Nazionale Italiano di Unificazione). Parte delle norme tecniche emesse
da tali organismi sono certificabili dalle aziende: ma
perché le aziende si dovrebbero certificare secondo
queste norme?
Il motivo è semplice: quando un’azienda decide di
certificarsi secondo una delle norme internazionali,
lo fa per assicurare ai propri clienti che quel sistema o quel prodotto o processo corrisponda a norme
riconosciute a livello mondiale, ovvero sia in grado
di garantire uno standard qualitativo soddisfacente,
oppure di offrire un prodotto o un servizio di qualità
al proprio cliente.
Ma cos’è la “qualità”? L’ultima norma tecnica in
merito, la ISO 9000 del 2005, la definisce come
“il grado in cui un insieme di caratteristiche
intrinseche soddisfano i requisiti”. In realtà,
nella vita di tutti i giorni, si fa riferimento alla
qualità di un prodotto o di un servizio e,
richiamando l’esempio della bottiglia d’acqua, diciamo che l’azienda che la imbottiglia
offre un processo aziendale di “qualità” perché garantisce che l’acqua sia imbottigliata
alla fonte, dov’è più pura, senza alterare le
sue caratteristiche. Si parla inoltre di qualità
del tessuto quando acquistiamo un abito, o
di qualità dell’audio quando ascoltiamo un
cd. Dietro questi semplici concetti ci sono le
norme, che determinano quando un tessuto
può essere definito “di qualità” o la purezza
di un suono “a norma”.
Ad oggi, le norme più conosciute e diffuse sono le
seguenti:
• UNI EN ISO 9001:2008 – È la norma che governa
la gestione “in qualità” di un’intera azienda, perché
definisce semplici regole da seguire per assicurare che ogni attività aziendale (definita processo) sia
corrispondente a determinati standard. Quando
un’azienda è certificata ISO 9001 possiamo stare
tranquilli che ci offrirà un servizio/prodotto corrispondente alle nostre aspettative. Poiché è una norma valida per tutte le aziende, a prescindere dall’attività che
Il rispetto dell'ambiente è garantito dalla
certificazione UNI EN ISO 14001:2004
ilFiloConduttore
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svolgono, non deve sembrare strano che siano certificate anche squadre di calcio e team di vela! L’Italia
vanta il maggior numero di aziende al mondo, dopo
la Cina, certificate secondo questa norma.
• UNI EN ISO 14001:2004 – Come la norma ISO
9001, la ISO 14001 affronta un tema sempre più caro
al nostro pianeta: l’ambiente. Determina, difatti, le regole che l’azienda deve seguire, generalmente nella
realizzazione di un prodotto, per rispettare l’ambiente
e garantire limitate produzione di rifiuti, riciclo degli
stessi e basse emissioni nell’atmosfera.
• OHSAS 18001:2007 – È uno standard di origine
britannica, oggi sempre più diffuso nel mondo, che
garantisce il rispetto, da parte dell’azienda, di requisiti importantissimi quali la salute e la sicurezza dei
lavoratori. In Italia, purtroppo, sono ben noti gli incidenti che quotidianamente capitano sul luogo di
lavoro e lo sforzo compiuto dalle Istituzioni per determinare misure atte a garantire il rispetto della dignità
dei lavoratori, quale ad esempio il D.L. 81 del 2008,
fortemente voluto dal Presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano.
• SA 8000:2008 – Identifica uno standard internazionale per certificare la responsabilità sociale dell’impresa (SA sta per Social Accountability). Quante volte
ci capita di sentire al telegiornale parlare di rispetto
dei diritti umani, diritto dei lavoratori, tutela contro lo
sfruttamento dei minori? La norma ha lo scopo di
migliorare le condizioni lavorative a livello mondiale:
attualmente l’Italia è al primo posto nel mondo per
aziende certificate secondo questo standard!
Tutte le norme citate, e altre meno note ma non per
questo meno importanti, sono del tutto volontarie,
ovvero l’azienda può scegliere se certificarsi o meno
secondo uno di questi requisiti. Al giorno d’oggi le
norme tecniche regolano tutta la produzione industriale: si pensi alle fabbriche di automobili, dove i
singoli pezzi che le compongono (ruote, motore, vetri
e così via) sono prodotti generalmente da aziende
esterne. Queste garantiscono la qualità del “pezzo” perché le sue caratteristiche, determinate dalle
norme che ne regolano la produzione, consentono
all’operaio l’assemblaggio perfetto delle parti.
Chi di noi andando all’estero non ha avuto a che fare
con spine e prese elettriche di forme diverse, non potendo usare così il proprio asciugacapelli o il proprio
rasoio? Questo problema nasce dal fatto che non si
è ancora trovato uno standard internazionale per la
spina elettrica, cosicché ogni nazione ha il suo. Il più
diffuso resta sempre lo Schuko, la spina di origine tedesca, che però non può essere utilizzata in
Gran Bretagna: i sudditi di Sua M
Maestà sono sempre i più restii ad ogni forma
globalizzazione!
orma di globalizzazione
Presa Schuko
Nel futuro sentiremo sempre più parlare di queste
norme, e diventeranno di uso comune nella vita di
tutti i giorni: nell’ottica della globalizzazione, gli scambi tra i mercati delle varie nazioni sono sempre più immediati e le nazioni stesse si riuniscono in Comunità
Internazionali per abbattere le barriere che purtroppo
in qualche caso ancora ci dividono: chissà che un
domani non sentiremo parlare di governi certificati
SA 8000!
Il certificato di qualità CSQ
conferito a Di Pietro Spa
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SPECIALE MONDIALI DI CALCIO
Se esiste un linguaggio universale
quello è il calcio!
"Il calcio è l'ultima rappresentazione sacra del nostro tempo"
Pier Paolo Pasolini
Il gioco del calcio così come
me lo
gole
vediamo oggi, fatto di regole
utben precise, è uno sport piutditosto giovane, ma le sue radici sono molto antiche.
on
Le prime notizie su giochi con
el
la palla risalgono alla Cina del
2600 a.C. dove si pratica il
titsu chu che nel 500 a.C. è utilizzato come disciplina di addestramento dell’esercito con
enza
la finalità di migliorare l’efficienza
fisica dei soldati. L’attività consi-lla, pe
er
ste nello spingere una palla,
per
o delim
mimezzo di calci, in uno spazio
delimimbù.
tato da alberi o canne di bambù.
C., ssii sviIn Europa, nel IV secolo a.C.,
derno
luppa uno sport ibrido fra il mo
moderno
calcio ed il rugby che in Grecia
ecia pr
prende
rende il
nome di episkyros, praticato
quotidianao quo
otidianamente ma mai innalzato ad attività
attivittà degna
delle Olimpiadi, e che a Roma
oma ssii chiama
harpastum, praticato dai legionari
egion
nari che
con ogni probabilità spostandosi
tandosi nei
vari territori dell’impero hanno
anno p
permesso a questa disciplina di radirad
dicarsi in tutto il continente.
Il gioco è caratterizzato in Europa
a
da una forte impronta violenta
ta che
e
rende consuete le risse in campo
o
dando ai giocatori l’epiteto
o di personaggi loschi e violenti, tanto
nto da farne
proibire, in Inghilterra, prima l’attività nelle piazze e nei
luoghi pubblici per arrivare poi alla totale proibizione,
nel 1388, da parte di Enrico V. Il football, come viene
battezzato dagli inglesi, è però già sconfinato in Scozia, Francia ed Italia, anche se con regole diverse.
A Firenze nel XIV secolo nasce, forse, il primo mecenatismo sportivo. È la corte de’ Medici che vede
il fiorire del calcio fiorentino, oggi riproposto come
manifestazione storica in costume, che coinvolge in
incontri ufficiali i vari quartieri della città.
Il carattere violento di questo gioco perde, nel tempo,
questa sua caratteristica grazie anche all’introduzioilFiloConduttore
8
ne
ne di regole, sempre più precise,
che però variano ancora in base
ai luoghi in cui è praticato.
L’evoluzione del football, come
L’
lo conosciamo oggi, parte
dalla riabilitazione in Inghilterd
rra che ne permette la rapida
diffusione soprattutto come
d
disciplina sportiva nei college
d
dove, per la prima volta, sono
do
studiate delle regole scritte.
stu
Da quel momento è un fermentto di attività tese a disciplinare il
gioco
g
ioco del calcio attraverso regole
ben
precise anche se con dispute
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en pr
continue
con
ntinue in merito alla possibilità di
utilizzare
utilizz
zare le mani e caricare l’avversadurante
rio du
urant il gioco.
data
La dat
ta di nascita del football odierno
1863, quando a Londra si coè l’anno
o 18
stituisce
e la English Football Association
redige
che red
ige il primo regolamento scritto
indicando
indican
ndo lla misura del campo, il peso
palla, il numero di giocatori e
della pal
soprattutto
indica come fallo l’uso
sop
pratt
delle mani tranne che per un giod
catore in campo: nasce la figura
cato
del portiere.
Dopo è tutto un susseguirsi di
Dop
niture alle regole iniziali: si inrifini
troduce l’arbitro, si riconosce il
ttrodu
professionismo sportivo, equiparando i
profession
categorie di lavoratori, si dotano le
calciatori alle altre categ
porte di reti, si introduce il rigore e si costruiscono gli
stadi grazie ai contributi di imprenditori che iniziano a
finanziare non solo le strutture ma anche i club.
Il football così regolamentato è pronto a varcare i
confini dell’Inghilterra per radicarsi prima nei paesi
anglofoni e poi in tutta Europa.
Nel 1904 nasce la Federation International de Football
Association (FIFA) e, nel 1908, il calcio è presente fra le
discipline olimpiche: è la consacrazione mondiale.
Nel 1928 Jules Rimet, presidente FIFA, a seguito
delle polemiche nate durante le finali olimpiche vinte
per due volte consecutivamente dall’Uruguay, considerata una squadra di professionisti, lancia l’idea di
una Coppa del Mondo aperta a tutti, sancendo così
un distacco netto dai Giochi Olimpici, che predicano
l’assoluto dilettantismo, a favore di un torneo riservato a professionisti, pagati o meno.
Molte sono le nazioni che si candidano come sede
della prima Coppa del Mondo nel 1930 ma la spunta
il piccolo Uruguay che proprio in quell’anno festeggia
il centenario della sua indipendenza e la redazione
della sua carta costituzionale.
La nazionale italiana esulta
per la vittoria dei Mondiali di calcio del 2006
La scelta della FIFA presenta però un grosso limite:
la traversata oceanica, al tempo massacrante ed
onerosa! Molte delle più forti Nazionali non hanno
le risorse da investire, soprattutto in tempi di recessione, e rinunciano al torneo. Fra queste l’Italia che
ufficialmente giustifica il diniego come ripicca alla
mancata scelta del nostro paese come sede della
manifestazione.
La maggiore presenza a questo primo appuntamento è quella sudamericana, il vecchio continente fornisce, su pressioni di Rimet che vedeva in pericolo la
sua creatura ancora prima del primo fischio d’inizio,
solo quattro nazioni: Francia, Jugoslavia, Romania
e Belgio. La prima Coppa del Mondo è comunque
vittima dell’inesperienza e della cattiva organizzazione. Diversi sono, difatti, gli episodi che generano tensione tanto che per la partita finale, 30 luglio 1930,
disputata fra Uruguay ed Argentina l’arbitro belga
pretende dalla FIFA una assicurazione sulla vita per
sé ed il suo guardalinee e la certezza di essere imbarcato, sotto scorta, sul primo piroscafo in partenza
per l’Europa. La partita è tesissima tanto che ognuno
dei due tempi è giocato con una palla diversa poiché ogni Federazione pretende di utilizzare la propria.
Dinanzi agli ottantamila spettatori del Centenario, lo
stadio di Montevideo, l’Uruguay conquista la prima
Coppa Rimet. Fuori lo stadio è il caos. A Buenos Aires la folla inferocita assalta l’ambasciata uruguaiana
e il governo proclama il lutto nazionale!
Nel 1954 la Coppa del Mondo è trasmessa per la
prima volta in televisione e, oggi, la manifestazione
rappresenta, come audience potenziale, il secondo
evento sportivo subito dopo i Giochi Olimpici.
Dal lontano 1930 l’Italia è salita sul podio più alto ben
quattro volte, regalando sempre forti emozioni, dopotutto se esiste un collante fra nord e sud, bambino
e adulto o povero e ricco quello è il calcio!
Dal 1971 la Coppa del Mondo FIFA parla italiano, difatti in quell’anno la Federazione, tra
53 diverse proposte, sceglie la scultura di Silvio Gazzaniga. Una coppa alta 36 cm in oro
18 carati e del peso di oltre sei chili. La base,
circolare, contiene due fasce di malachite,
una pietra semi preziosa, dalla quale si snodano delle spirali che stringono il mondo.
Sulla base sono incisi i nomi, in lingua originale, delle Nazionali vincitrici e questo fino al
2038 anno in cui lo spazio disponibile sarà
terminato. Dal 2006, a causa dei continui e
costosi restauri cui era sottoposto, il Trofeo
originale è messo a disposizione dei vincitori
solo per la premiazione e per le due ore successive dopo le quali viene sostituito con una
copia laminata in oro.
CURIOSITÀ SULLA
COPPA DEL MONDO 1930
• Gli arbitri dirigono le gare in giacca, cravatta
e pantaloni alla zuava.
• Nessuna partita finisce in parità.
• L’arbitro della finale, John Langenus, viene
arrestato ai cancelli dello stadio poichè ben
13 persone, per scherzo, prima del suo arrivo
si sono spacciati per lui.
• La finale di Montevideo si disputa sotto una
leggera nevicata, evento del tutto eccezionale per la città.
9
MODA E COSTUME
Estate... “sapore” di sagre
Storia di un territorio fra tradizione e folklore
Per risalire alle origini del fenomeno etnico-culturale
che le sagre rappresentano bisogna scavare a fondo
nel tessuto storico sociale del nostro paese. Questa
tradizione si connota innanzitutto per la dimensione
religiosa: era in primis un momento di comunione tra
uomini e sacro. Il termine stesso ha origine latina, di
derivazione dall’aggettivo sacrum. Le feste popolari
dell’antichità venivano celebrate davanti ai templi o,
in epoca cristiana, alle chiese, da cui deriva il termine
sagrato. I vari momenti dell’anno, l’inverno, la primavera, la mietitura, la vendemmia, venivano celebrati
con feste religiose come ringraziamento alla divinità per il raccolto o per propiziarsi la bella stagione.
Durante queste manifestazioni venivano spesso effettuati sacrifici animali, oppure offerti prodotti della
terra, che venivano poi consumati dalla comunità intera. Di questo rito simbolico originario rimane traccia
anche oggi nelle diverse sagre gastronomiche, che
ruotano intorno ad un piatto tradizionale regionale o
locale. Solitamente, le sagre vengono animate anche
da manifestazioni folkloristiche, infatti non mancano
mai canti, balli ed eventi in strada di ogni genere, tutti
rigorosamente in costume.
Le tradizioni popolari e il folklore rappresentano
un’importante risorsa di ogni popolo, non solo culturale ma anche e soprattutto economica, per valorizzare il territorio locale, per comprendere il presente
partendo dal passato, per diffondere gli odori e i sapori della propria terra e difendere le proprie origini.
Durante tutto l’anno, ma in particolare nel periodo
estivo, queste manifestazioni tradizionali, assolutamente attuali, animano tutto il territorio italiano, da
nord a sud, creando valore aggiunto per realtà locali,
spesso piccole, altrimenti difficilmente inquadrabili
come mete turistiche.
ilFiloConduttore 10
Negli anni, alcuni di questi appuntamenti sono diventati irrinunciabili per i “palati” dei buongustai di tutta
Italia. Due esempi parlano per tutti. In primis, la sagra
della pasta all’amatriciana, che si tiene ogni anno,
l’ultimo weekend di agosto, ad Amatrice, cittadina in
provincia di Rieti. Pur essendo la ricetta italiana più
diffusa al mondo, non esiste nessun posto dove gustare al meglio questo piatto che non sia la sua città
natale. Quando è nata l’amatriciana, Amatrice faceva
parte del Regno delle Due Sicilie e dunque, contrariamente a quanto si pensi, non ha alcun legame con
la città di Roma, pur essendo molto apprezzata dai
romani! I suoi ingredienti base, il guanciale di maiale ed il formaggio pecorino, sono rappresentativi
della natura pastorale degli abitanti di un tempo di
Amatrice.
Il secondo esempio, ma certo non per minore importanza, è la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco
d’Alba, in provincia di Cuneo, che quest’anno si terrà
ogni sabato e domenica dal 9 ottobre al 14 novembre. Gli antichi lo consideravano cibo degli Dei, con
poteri afrodisiaci ben utilizzati dall’ardente Giove. Nel
Medioevo si diffidava di queste strane creature della
natura, temendone effetti velenosi. La consacrazione
arriva solo negli ultimi due secoli, alle corti dei nobili,
anche se la cucina povera del territorio non disdegnò
mai un’insalata di tartufo che a prezzi correnti farebbe
tremare molte carte di credito. E poi venne Giacomo
Morra, geniale nell’identificare nel Tartufo Bianco il
marchio “Alba” e tutta la tradizione culinaria che oggi
il mondo ammira. È importante preservare dal tempo
e dai cambiamenti culturali le usanze tipiche di ogni
territorialità, per dare il giusto valore alle radici e non
lasciare che vadano persi i costumi che, nei secoli, si
sono trasformati fino a diventare quelli attuali.
DIRITTI E DOVERI
PostaCertificat@...
niente più code!
Nell’ambito del processo di informatizzazione e semplificazione delle attività della Pubblica Amministrazione, ha preso il via il servizio di Posta Elettronica
Certificata (PEC).
La PostaCertificat@ è un servizio di comunicazione
elettronica con la P.A. offerto a tutti i cittadini italiani
maggiorenni, anche residenti all’estero, che ne facciano esplicita richiesta.
Il sistema consente di svolgere numerose pratiche
senza recarsi presso gli uffici ma, semplicemente, utilizzando un computer o qualunque altro dispositivo di
accesso ad internet, di fatto azzerando code, tempi
di attesa e costi di spostamento!
“Una svolta storica – la definisce il ministero – che
ridurrà gradualmente il ricorso alla comunicazione
cartacea e diminuirà i costi ed i tempi di procedura.”
Gli utenti possono così, con le P.A. dotate di PostaCertificat@, inoltrare istanze e documentazioni, richiedere o inviare informazioni, ricevere documenti e
comunicazioni, tutto ciò nella massima sicurezza.
Il servizio, difatti, consente solo il passaggio di informazioni e documenti fra cittadino e P.A., o fra i vari
enti della P.A., ma non permette la comunicazione fra
cittadini, rendendo così il canale sicuro ed esclusivo,
fornendo tutte le garanzie della PEC che permettono
di dare ad una mail piena validità legale, nei casi previsti dalla legge, certificandone data e ora di accettazione e consegna, nonché l’integrità del contenuto.
I servizi cui si può accedere sono di due tipologie:
Base ed Avanzati.
I Servizi Base, completamente gratuiti, sono:
• casella di posta elettronica PostaCertificat@;
• notifica attraverso posta elettronica tradizionale (servizio opzionale);
• fascicolo elettronico personale (spazio di 500 MB
per la memorizzazione dei documenti scambiati);
• lista delle P.A. provviste di PostaCertificat@.
I Servizi Avanzati, di prossima attivazione ed a pagamento, sono:
• firma digitale;
• notifica multicanale (SMS, IVR, posta tradizionale);
• agenda eventi (indicazione scadenze di princi-
pale interesse);
• servizio avanzato di fascicolo elettronico (spazio di
1 GB per la memorizzazione dei documenti scambiati).
La richiesta di attivazione di PostaCertificat@ si inoltra tramite il portale web www.postacertificata.gov.it,
compilando l’apposito form guidato. Una volta inseriti
i dati richiesti e completata la procedura, vengono
visualizzate le informazioni necessarie all’attivazione
e l’indirizzo di PostaCertificat@ assegnato.
Per completare la procedura di registrazione, è necessario recarsi presso uno degli uffici postali abilitati
all’identificazione, la cui lista è visualizzabile in fase di
registrazione, entro tre mesi dalla data comunicata in
fase di iscrizione.
L’iter di attivazione si completa in 24 ore e da quel
momento il cittadino potrà liberamente, accedendo
alla sua area riservata, modificare dati personali, password, attivare e disattivare servizi.
Si stima che entro un massimo di due anni il servizio andrà a regime mentre, al momento, se ne
studia l’estensione agli enti locali ed al pagamento
delle utenze.
“È un’onda che si sta formando – afferma Brunetta – già un milione di liberi professionisti hanno la
posta elettronica certificata. Si tratta di un processo
faticoso e complicato che darà risultati straordinari
in termini di efficienza, trasparenza, risparmio cui la
pubblica amministrazione si sta adeguando.”
COS'È L'IVR?
L’IVR (Interactive Voice Response) è un sistema capace di recitare informazioni ad un
chiamante interagendo tramite tastiera telefonica DTMF. Uno dei compiti dell’IVR è quello
di alleggerire il carico di chiamate pervenute
agli operatori di un call center, fornendo informazioni standard e frequentemente richieste
(orari di apertura e chiusura, costo dei servizi,
indirizzi).
11
CUCINA REGIONALE A CURA DEI LETTORI
Spaghetti con le vongole
Ricetta tipica della Campania
di Daria Santoro
Ingredienti
· 1 kg di vongole
· 1 spicchio d’aglio
· 1 mazzetto di prezzemolo
· 400 g di spaghetti
· Peperoncino q.b.
· Olio extra-vergine d’oliva q.b.
Preparazione
La preparazione degli spaghetti alle vongole
inizia qualche ora prima: bisogna infatti lasciare le vongole un po' di tempo in ammollo con
abbondante acqua salata per permettere lo
spurgo di eventuali impurità.
Dopo aver scolato bene le vongole, schiacciate
lo spicchio d’aglio e fatelo soffriggere in una padella con l’o
l’olio
olio fino a farlo imbiondire.
Aggiun
Aggiungete
nge poi le vongole e fatele cuoce
cere
ere a fuoco vivo per 2-3 minuti fino
a quando non saranno aperte
tu
tutte. A questo punto sgusciate
la metà delle vongole lasciando da parte le altre per la decorazione (la metà sgusciata
resta nella padella con l’olio).
A
Aggiungete un po’ di prezzemo
molo tritato finemente e una punta
a di peperoncino, poi versate nella
pade
ella g
padella
gli spaghetti cotti molto al dentte.
e Fate
te
e insaporire
insap
in
gli spaghetti nell’olio per
almeno un min
inu e servite immediatamente
minuto
CURIOSITÀ
Gli spaghetti alle vongole sono uno dei piatti
più famosi ed apprezzati della tradizione culinaria partenopea e sono diventati anche uno
dei piatti obbligatori per il cenone di Natale e
di Capodanno.
La tradizionale preparazione di questo piatto ha anche delle varianti, oltre alla ricetta in
bianco, c’è quella con la salsa di pomodoro,
oppure con qualche pomodorino schiacciato nell’olio.
ilFiloConduttore 12
decorando con le altre vongole non sgusciate
e il restante prezzemolo.
Il piatto si accompagna con gli ottimi vini
bianchi della regione, come la Falanghina dei
Campi Flegrei.
Limoncello
Liquore tipico della Campania
di Anna Maria Russo
Ingredienti
· ½ litro di alcool a 90°
nco
· ½ kg di zucchero bianco
· 800 g di acqua
· 6 limoni grandi
non trattati
Preparazione
P
Lavare accuratamente i limoni,
La
tagliarne le bucce tanto sottili
tag
da risultare quasi trasparenti,
d
evitando scrupolosamente
la parte bianca, e ridurle in
piccole strisce. Lasciare le
bucce così tagliate in infusione nell’alcool all’interno
di un barattolo di vetro a
chiusura ermetica, per almeno 24 ore. Trascorso il
ttempo di infusione, preparrare lo sciroppo portando
ad ebollizione l’acqua con lo
a
zucchero, fino ad ottenere una conzucchero
sistenza non troppo liquida. Unire lo
sciroppo all'alcool in infusione mescolando
bene. Trasferire il liquore in un altro recipiente
CURIOSITÀ E CENNI STORICI
filtrandolo con l’aiuto di un imbuto rivestito da
una garza o da carta filtro. Ripetere l'operazione
Nato ufficialmente a Capri nel ‘900, questo
giovane liquore campano è conosciuto in
tutto il mondo. La sua paternità è rivendicata
da Sorrento, Amalfi e Capri, ma la varietà di
leggende che ruotano intorno alle sue origini
è tale da nascondere la verità. Alcuni fanno risalire la nascita alle invasioni saracene,
come rimedio contro il freddo per pescatori e contadini, altri ritengono sia nato in un
convento monastico per deliziare i frati tra
una preghiera e l’altra.
una seconda volta, strizzando bene le strisce
di limone. Infine, eliminare le bucce e versare
il liquore in una bottiglia dal collo non troppo
stretto. Il limoncello va servito freddo.
Segnala la tua ricetta preferita, riceverai 5 punti bonus FIDELITY CARD.
Invia ricetta e foto del piatto a [email protected].
Le più interessanti saranno pubblicate.
13
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I prodotti saranno immediatamente disponibili presso i magazzini di: Cagliari, Marcianise e Roma.
Per usufruire dell’offerta presso qualunque altro punto vendita, differente da quelli indicati, sarà necessaria,
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Offerta valida dal 20 settembre al 31 ottobre o salvo esaurimento scorte.
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• Cavo USB
Le immagini sono puramente indicative. I costi si intendono IVA esclusa.
LE AZIENDE INFORMANO
Automazioni friendly user:
Zelio Logic!
Partire dalle esigenze effettive, scegliere un’architettura e una tecnologia per ottenere un prodotto
I progressi dei sistemi di automazione e controllo
hanno assicurato al settore industriale un notevole
aumento della produttività e una diminuzione dei costi. La generalizzazione dell’elettronica, la potenza e
la flessibilità dei software consentono la progettazione di soluzioni più modulari, una miglior gestione ed
offrono nuovi strumenti di manutenzione.
Le esigenze dei Clienti si sono inoltre notevolmente
evolute e, insieme alla concorrenza, ai vincoli di produttività e qualità, impongono un metodo di approccio sistematico, a partire dal processo di creazione
del valore.
Un’apparecchiatura di automazione è caratterizzata
da cinque funzioni base associate e connesse da
collegamenti di potenza e di controllo
Questa funzione viene generalmente garantita da un
interruttore automatico o da un interruttore portafusibili.
• Il comando di potenza
Consente di comandare i carichi elettrici (azionatori)
con ordini emessi dal sistema di automazione.
Un contattore garantisce il comando di un carico in
ON/OFF, mentre un variatore elettronico consentirà il
comando progressivo di un motore o di una resistenza di riscaldamento.
• Il dialogo
È l’interfaccia tra l’uomo e la macchina. Consente di
fornire gli ordini e di visualizzare lo stato del processo. Il comando della strumentazione è garantito da
pulsanti, tastiere e schermi tattili. La visualizzazione
viene realizzata tramite spie di segnalazione, colonne
luminose e schermi.
Relè di controllo
serie ZELIO
Temporizzatori multifunzione
serie ZELIO
Le funzioni base:
• L'alimentazione elettrica
Garantisce la distribuzione dell’energia elettrica verso
gli organi di potenza e di controllo. Deve poter essere
interrotta e protetta conformemente alle norme d’installazione elettrica ed alle norme di sicurezza delle
macchine.
ilFiloConduttore 16
• L’elaborazione
Si tratta della parte logica dell’automazione che consente, a partire dagli ordini emessi dall’operatore e
dalle rilevazioni sullo stato del processo, di comandare i preazionatori e di fornire le informazioni necessarie. Il tecnico dell’automazione ha a disposizione
più soluzioni: dalla più semplice (un pulsante che comanda direttamente un contattore), passando per i
sistemi a logica programmabile, fino all’associazione
tra controllori programmabili e computer. La disponibilità di controllori programmabili semplici e a basso
prezzo ha praticamente provocato la scomparsa degli schemi a relè.
• L'acquisizione
Consente di rilevare una soglia o di misurare il valore di una grandezza fisica. Oggi quasi tutte queste grandezze possono essere rilevate o misurate. Il
progresso tecnologico permette di offrire una vasta
gamma di rilevatori.
Relè programmabile
ZELIO LOGIC
Il componente intelligente
o smart device
Con il termine “smart device” si identificano i nanocontrollori programmabili, le piccole isole di automazione (Power Logic, Sepam, Dialpact eccetera) oltre
ai componenti che integrano la funzione di controllo,
quali i variatori di velocità.
Questi prodotti sono sufficientemente intelligenti per
gestire localmente le funzioni del processo ed interagire tra di loro.
Garantire una comunicazione trasparente consente
di riconfigurare le task e di effettuare operazioni di
diagnostica, funzioni queste presenti nella filosofia
Web (indirizzamento individuale, formattazione delle
informazioni pronte all’impiego, gestione dei fornitori
di informazioni).
Schneider Electric risponde a queste esigenze di
smart device application, con un innovativo relè programmabile Zelio Logic, proposto in questo periodo
in bundle con una strepitosa offerta composta da:
• uno small Panel XBTN 401
• uno Zelio Logic SR2B121BD
• un Vijeo Designer Lite V1.3 con cavo di programmazione USB
• un software Zelio con cavo di programmazione USB
• un Cavo di collegamento diretto con Zelio &XBTN
• un Alimentatore 24VDC 1.2A
Questa soluzione all in one è dedicata, in particolare,
a installatori, quadristi e piccoli OEM i quali possono
ottimizzare le proprie macchine con un collegamento
diretto tra Zelio Logic e Megalis XBTN traendo un
beneficio da tutte le funzioni di un HMI collegato ad
uno Zelio Logic (display, animazioni grafiche, allarmi
eccetera).
Nuova gamma
Terminali Megelis
17
ENOLOGIA E GASTRONOMIA
Una bontà senza tempo:
il prosciutto di Parma
di Simona Squillante
Dal 10 al 19 settembre gli amanti del Re dei Salumi
potranno deliziare i propri palati partecipando al Festival del Prosciutto di Parma. L’obiettivo di questa
tredicesima edizione è non solo internazionalizzare il
Festival, attraendo visitatori da un bacino più ampio
di provenienza, ma anche “professionalizzare” la kermesse, coinvolgendo operatori del settore che finora
non hanno avuto occasione di visitare la zona di produzione quando i prosciuttifici “aprono le finestre” ai
consumatori. Infatti, l’evento clou dell’iniziativa sarà
Finestre Aperte: le “cattedrali” del Prosciutto di Parma spalancheranno le porte al pubblico, offrendo
la possibilità di assistere al ciclo di lavorazione e di
partecipare a degustazioni gratuite. Saranno i produttori in prima persona ad illustrare i segreti di produzione delle cosce di suino, che per una magica
combinazione di clima, tradizione e passione, diventano Prosciutti di Parma, prodotto a denominazione
di origine protetta completamente naturale. Il suo
successo risiede unicamente nell’abilità dei maestri
salatori, nell’aria profumata delle colline parmensi e
nella lunga e paziente stagionatura. Per produrre il
Re dei Salumi non vengono, infatti, utilizzate sostanze chimiche, conservanti o altri additivi, né si fa ricorso a procedimento di affumicatura. Le aziende
locali accompagneranno con grande orgoglio i fan
del prosciutto più dolce d’Italia in un percorso alla
scoperta dei segreti della lavorazione! Un servizio di
bus navetta organizzato sarà messo a disposizione
dei turisti per accompagnarli presso le aziende aderenti all'iniziativa.
Ricchissimo il calendario degli eventi che animeranno le colline parmensi: appuntamenti all’insegna della
gastronomia, dello spettacolo e della cultura, percorsi in mountain bike, trekking, serate danzanti nei castelli del Ducato, gare al campo da golf, iniziative per
i bambini con “merenda pane e prosciutto”, cene nei
ilFiloConduttore 18
borghi, teatro di strada, bancarelle di prodotti tipici,
mostre di pittura e momenti di comicità. Imperdibile la visita al Museo del Prosciutto e dei Salumi di
Parma, realizzato all’interno dell’antico Foro Boario di
Langhirano, così come le degustazione del Prosciutto di Parma in abbinamento ai migliori vini, previste
su tutto il territorio. Sabato 18 alle ore 21 uno dei
momenti più attesi: l’asta benefica che sarà battuta
nella splendida cornice del Ridotto del Teatro Regio,
il cui ricavato sarà devoluto a favore dei terremotati
in Abruzzo. Il Festival si concluderà con una grande
festa a Parma il 17, 18 e 19 settembre con stand per
la degustazione allestiti nelle principali piazze della
città e mostra mercato dei “tipici”. Una vetrina importante per un prodotto italiano di qualità, il cui indotto
coinvolge 164 aziende produttrici, 5.000 allevamenti
suinicoli e 3.000 addetti, per un giro d’affari complessivo di 1,7 miliardi di euro.
Paolo Tanara
Presidente del Consorzio
Prosciutto di Parma
“Siamo felici di accogliere a Parma i numerosi fan del
Prosciutto di Parma e di svelare ai consumatori quali
sono i segreti di produzione di questo prodotto così
semplice e naturale. Il nostro prosciutto, venduto in
oltre 60 paesi del mondo, rappresenta uno dei fiori
all’occhiello del Made in Italy e deve la sua affermazione al rispetto delle tradizioni e alla completa genuinità che lo contraddistingue. Visitando gli stabilimenti
di produzione i nostri ospiti toccheranno con mano
l’artigianalità assoluta della produzione che avviene,
oggi come duemila anni fa, utilizzando solo due ingredienti: la migliore carne di suino italiano e un pizzico di sale” ha dichiarato Paolo Tanara, presidente del
Consorzio del Prosciutto di Parma.
MUSICA E CURIOSITÀ
Aniello Califano
Tra chanteuses e varietà, nasce
‘O surdato ‘nnammurato
di Antonio Raspaolo
Aniello Califano nasce a Sorrento
il 19 Gennaio 1870, nella casa dei
nonni materni. La famiglia è di quelle che contano in fatto di ricchezza,
infatti sono proprietari terrieri tra
Sorrento e la provincia di Salerno.
La madre, di Sorrento, è comproprietaria dell’albergo Rispoli futuro
Grande Hotel Vittoria, mentre la famiglia paterna è originaria di Malta.
Sin dalle elementari Aniello scopre
la sua vena poetica e il padre, appassionato di letteratura dialettale,
alimenta questa vena portandogli
da Napoli libri di Ferdinando Russo
e Salvatore Di Giacomo. Si esibisce
durante le feste in casa improvvisando rime baciate, guadagnando, immancabilmente, un soldo da
qualche parente. A scuola primeggia in italiano e storia. Nel 1887 il
padre gli affitta un quartino in piazza Carità a Napoli, per permettergli
di frequentare l’ultima classe del
tecnico, ma qui i luoghi di piacere
per un ragazzo della provincia sono
troppi. Inizia così a frequentare trattorie, birrerie e caffè, incontrando
in uno di questi locali il poeta Ferdinando Russo, di cui è grande
estimatore. Tra poeti e musicisti si
trova a suo agio. Con il sostegno
economico del padre pubblica le
sue prime raccolte di poesie. Ormai vive a Napoli da sei anni con
l’aiuto dei genitori che continuano
a finanziarlo, anche se rassegnati:
non lo vedranno mai ingegnere! Di
temperamento focoso, il poeta frequenta e corteggia molte sciantose dell’epoca, attirate anche dalla
disponibilità economica del giovanotto, il quale, tra un’avventura e
l’altra, non disdegna di tornare nel
paese nativo, dove in casa dei genitori conosce Stella Pepe, dama
di compagnia della madre. Stella è
una donna del popolo sposata due
volte e per due volte rimasta vedova. Dall’amicizia con Aniello nasceranno quattro figli, anche se i due
non si sposeranno mai. Il pensiero
comune è che il poeta, viveur scapestrato, amante della bella vita e
delle belle donne, non volesse sposare Stella. La verità è che Stella,
per il fatto di aver perso due mariti, crede nel malocchio. Intanto,
a Napoli nell’ambiente dei poeti e
musicisti, Califano si è fatto strada:
è stimato dai suoi colleghi anche
per la sua copiosa produzione di
poesie e canzoni, pur cambiando
spesso editore. Siamo nel 1915:
il generale Cadorna firma il bollettino di guerra, gli spettacoli hanno
perduto gran parte del pubblico
giovane e gli autori si concentrano su canzoni patriottiche. Nello
stesso anno Aniello sforna undici
canzoni, tra cui:
‘O surdato ‘nnammurato
Staje luntana da stu core,
a te volo cu ‘o penziero:
niente voglio e niente spero
ca tenerte sempe
a fianco a me!
Si sicura ‘e chist’ammore
comm’i só sicuro ‘e te...
Oje vita, oje vita mia...
oje cor ‘e chistu core...
si stata ‘o primmo ammore...
e ‘o primmo e ll’ùrdemo
sarraje pe’ me!
Quand ‘a notte nun te veco,
nun te sento ‘int’a sti bbracce,
nun te vaso chesta faccia,
nun t’astregno forte
‘mbraccio a me?!
Ma, scetánnome ‘a sti suonne,
mme faje chiagnere pe’ te...
Ritornello
Scrive sempe e sta’ cuntenta:
io nun penzo che a te sola...
Nu penziero mme cunzola,
ca tu pienze sulamente a me...
‘A cchiù bella ‘e tutte bbelle,
nun è maje cchiù bella ‘e te!
Ritornello
L’editore Gennarelli, letti i versi si
commuove, lui che è un uomo
tosto non ha potuto nascondere
le lacrime ma si rende conto che,
per trasformarli in una canzone
orecchiabile, bisogna affidarli ad un
musicista capace: Enrico Cannio. Il
successo è immediato, la canzone
è cantata nelle trincee e nei cafèchantant ma, scoppiata la pace, il
fascismo mette all’indice quel canto “disfattista”. Qualche decennio
dopo i tifosi del Napoli calcio la
cantano allo stadio come pegno
d’amore incondizionato.
Nel ‘19 Aniello muore, probabilmente per un’infezione alla gola,
nella sua casa di S.Egidio del Monte Albino. Nel paese si diffonde la
notizia che la morte è causata dal
vaiolo, motivo per cui nessun impresario di pompe funebri è disposto a trasferirlo al cimitero. Infatti se
ne occupa il mezzadro della fattoria
di famiglia, che carica la bara su di
un carretto e la porta, da solo, al
cimitero e come epilogo della storia
brucia il carretto e tutti i mobili della
camera da letto del poeta.
19
INTERNET
Da Arpanet al web 2.0:
Di Pietro diventa Social
di Luigi D'Ambrosio (NDB Web Service)
Web 2.0
ilfiloconduttore.it
La nuova versione del portale editoriale del magazine
"ilFiloConduttore", contenente tutti gli articoli oltre a
WORLD WIDE WEB
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TECNOLOGIA
1970
1965
ARPANET
1975
WORLD WIDE WEB
DA
IL
ET A
N EAT
PA E CR
A R RET
ilFiloConduttore 20
I consumatori/utenti, oggi, hanno acquisito piena
consapevolezza del proprio ruolo scambiandosi opinioni su servizi e prodotti fino ad orientare, e spesso
condizionare, le decisioni di acquisto.
Charlene Li e Josh Bernoff, guru del social media
marketing, nel loro testo L’onda anomala, ammonirono le aziende : “In questo momento qualcuno sta
commentando i vostri prodotti su un blog, tagliuzzando i vostri video su youtube, aggiornando la voce
della vostra azienda su Wikipedia o cercando alleati
contro di voi su qualche social network. Che cosa
pensate di fare per non esserne travolti?”
Facendo tesoro di quanto detto, Di Pietro Spa ha
colto l'occasione di offrire ai propri interlocutori un
portale chiaro e completo, con un'area dedicata ad
ogni singolo cliente da cui è possibile: modificare i
dati anagrafici, visualizzare gli ordini e le fatture, effettuare il tracking delle spedizioni, scaricare gli estratti
conto e usufruire di promozioni dedicate.
Con l'avvento del Web 2.0 Di Pietro Spa, attenta alle
evoluzioni digitali, diviene Social aprendosi all'era delle comunicazioni 2.0 con un vero e proprio network
multicanale di relazioni sul web in grado di passare
da una piattaforma all'altra. L'obiettivo è quello di
porre i propri interlocutori al centro del mondo digitale Di Pietro Spa.
È
ARPANET, la rete telematica nata nel ‘69 negli Stati
Uniti durante la guerra fredda con l'obiettivo di trovare una soluzione ai problemi di sicurezza per le
comunicazioni del governo, trova terreno fertile in
ambito universitario sviluppandosi fino a collegare
quattro College per la condivisione di applicazioni e
informazioni.
In pochi anni ARPANET oltrepassa i confini degli
USA, raggiungendo l'università di Londra e nel 1980
è rinominata "Internet", proseguendo la sua espansione con una crescita esponenziale ed inarrestabile
che culmina con la nascita del moderno World Wide
Web (www).
Occorre un modem analogico ed un abbonamento
telefonico per accedere ad un universo internet ancora molto limitato. L'evoluzione tecnologica, oggi,
consente a tutti un accesso al web semplice, veloce
ed economico con conseguente aumento del ventaglio di servizi offerti ed evoluzione degli stessi. La
storia recente, con il boom dei social network, ha
definito un nuovo sistema di relazioni tanto virtuali
quanto reali. In riferimento a questa nuova forma di
internet collaborativo e relazionale, si utilizza in maniera sempre più frequente il termine "web 2.0". Ma
cos'è in realtà?
Non esiste una definizione precisa, ma si può considerare come l'insieme di tecnologie atte a dare
alle persone, dotate di forte spirito collaborativo, gli
strumenti per cambiare il modo di fare informazione e
di intrattenere relazioni, nella vita e nelle aziende. In
maniera astratta si può definire il web 2.0 l’evoluzione
di internet, un approccio del web inteso come condivisione, partecipazione attiva degli utenti ed interazione rispetto alla semplice fruizione di informazioni.
In principio gli utenti sono fruitori passivi dei contenuti
messi a disposizione dai redattori dei siti web. Oggi
l'utente è pienamente coinvolto nella vita digitale con
possibilità di creare contenuti, interagire e condividere
informazioni, in un vero e proprio mondo virtuale sempre più convergente verso quello reale: si trasforma da
spettatore a protagonista del web. L'utilizzo dei feed
ed degli RSS (Really Simple Syndication) consente la
condivisione di informazioni in social network, blog
ed aggregatori.
contenuti multimediali, dà la possibilità ai navigatori/
lettori di entrare in contatto con gli autori, commentare gli articoli, partecipare a discussioni e condividere gli argomenti, trasfomandosi da strumento di
comunicazione a strumento di relazione. La struttura
rappresenta un moderno contenitore di tutti i canali di
comunicazione dell'Azienda, dal sito web istituzionale
ai social network, fino a youtube. Inoltre, la versione
ottimizzata per gli smartphone consente un’agevole
consultazione degli articoli in piena mobilità.
http://twitter.com/dipietrospa
La pagina Facebook Di Pietro Spa, integrata con i
contenuti del network tramite RSS, è caratterizzata
da una comunicazione informale, da un calendario
eventi e da un’interazione sempre più stretta con
l'Azienda.
blog.dipietro.it
L’obiettivo è aprire un vero e proprio dialogo con i
clienti, realizzando una comunicazione diretta, trasparente ed interattiva, per nulla pubblicitaria, insomma una vera rivoluzione aziendale. Con il blog i
tempi del dialogo non sono dettati dall'Azienda bensì dall'utenza, che può sollecitare la comunicazione
con considerazioni e, perchè no, critiche costruttive,
sempre ben accette dal management. Una piazza
virtuale in cui i manager Di Pietro si confrontano con
tutti i propri interlocutori.
http://twitter.com/dipietrospa
Newsletter
Con una veste grafica completamente rinnovata, la
newsletter diventa un appuntamento fisso con la comunicazione: informazioni tecniche, promozioni, info
fidelity card, articoli da "ilfiloconduttore.it" e spunti dal
blog tengono sempre in contatto tutti gli iscritti.
http://www.flickr.com/dipietrospa
Letteralmente cinguettare, il cosiddetto anti-facebook
è caratterizzato da brevi cinguettii (massimo 140 caratteri) nel mare sterminato del web che consentono
ai followers di essere sempre in contatto con il proprio mondo. E’ un social network essenziale ed efficacie che fa del real time la propria filosofia. Di Pietro
orienta i suoi tweets alla comunicazione, agli eventi e,
perchè no, a promozioni flash da prendere al volo.
Basato sulla condivisione di foto tramite flussi di immagini e gallerie multimediali, con 2.000 foto caricate
al minuto e sette milioni di utenti iscritti, rappresenta
un importante canale per lo scambio di informazioni,
per ricecere feedback e consigli.
Social Network
Dopo la battaglia commerciale tra i vari motori di ricerca, vinta da Google, la sfida si è spostata sul terreno dei social network. Anche chi non è amante di
Facebook si è accorto della sua grande diffusione ed
influenza, con i suoi centinaia di milioni di iscritti e la
crescita esponenziale dei tempi di utilizzo, addirittura
triplicati rispetto ad un anno fa. Ecco che integrare la
comunicazione nel mondo dei social network diviene
un must.
http://youtube.com/dipietrospa
Di Pietro Spa completa il ventaglio dei mezzi di comunicazione con la presenza su youtube, coprendo
in questo modo anche il canale del video streaming.
Attualmente è presente il video della moderna sede
di Marcianise ed i contenuti saranno presto arricchiti
da ulteriori filmati.
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Tratto da: http://sectiondesign.co.uk
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LE AZIENDE INFORMANO
Radiofrequenza By-me
Da oggi la domotica può stare ovunque
Con i nuovi dispostivi in radiofrequenza il sistema domotico By-me cresce e diventa ancora più versatile
per rispondere alle emergenti richieste di praticità e
libertà di installazione.
La centrale gestisce in modo semplice ed immediato
tutte le funzioni del sistema domotico: videocitofonia,
scenari, automazioni, antintrusione, clima, controllo
carichi, comunicazione da remoto.
1
La radiofrequenza consente di estendere l’impianto
– aggiungendo punti di comando, attuatori, sensori
e sirene – a tutte quelle aree in cui non è conveniente o non è possibile intervenire con opere murarie.
È quindi la soluzione ideale in ristrutturazioni, ampliamenti d’impianto, cambio di destinazione d’uso
o di arredamento, installazioni sottoposte a vincoli
architettonici/normativi, sia nel residenziale che nel
terziario.
Nuova automazione
in radiofrequenza
I nuovi dispositivi in radiofrequenza per l’automazione
e il comando delle luci – disponibili per le serie civili
Eikon e Plana e facilmente installabili su legno, vetro o muro – offrono la praticità dei comandi senza
batterie. Grazie infatti all’affidabilità della tecnologia
verde EnOcean i dispostivi Vimar utilizzano l’energia
prodotta dalla pressione dei tasti. Non è quindi necessario sostituire e smaltire le batterie, rispettando
così l’ambiente e ottenendo risparmio energetico.
Caratterizzata da una sporgenza minima e pensata
per offrire la massima flessibilità installativa, la radiofrequenza Vimar può dialogare sia con il sistema
domotico By-me che con l’impianto elettrico tradizionale. Per quest’ultimo viene, anche, offerta la comodità di un’installazione plug&play grazie alla quale
i dispositivi vengono immediatamente riconosciuti dal
sistema e non necessitano di particolari procedure
installative.
2
ilFiloConduttore 24
3
Nuova antintrusione
in radiofrequenza
I nuovi dispositivi in radiofrequenza per l’antintrusione
offrono l’affidabilità della tecnologia dual band per la
trasmissione di un segnale immune da disturbi, ottimi
livelli di sicurezza con sirena e sensori supervisionati,
la comodità della gestione con telecomando bidirezionale. Pensati per estensioni di impianti preesistenti
o per mini-impianti.
4
L’automazione in radiofrequenza: plus e vantaggi
L’antintrusione in radiofrequenza: perché sceglierla
Massima libertà d’installazione. Nessun collegamento filare, nessuna alimentazione a batteria, spessori estremamente contenuti: radiofrequenza
significa libertà di installazione su qualsiasi superficie.
Massima sicurezza in casa. Contatti,
sensori di presenza e sirena d’allarme
trasmettono a doppia frequenza e sono
costantemente supervisionati dall’interfaccia bidirezionale per offrire massima
affidabilità e sicurezza.
Per estensioni d’impianto. La nuova
automazione in radiofrequenza è la
soluzione ideale quando si vuole estendere un impianto già esistente, sia domotico By-me che tradizionale.
Per estensioni d’impianto. Per estendere un impianto già esistente e presidiare nuove zone senza intervenire
con opere murarie, o per implementare
con un minisistema antintrusione un
impianto pensato inizialmente per sola
automazione.
Per ristrutturazioni parziali. Ottimale
anche in caso di ristrutturazioni parziali in
cui non si voglia impattare con consistenti
opere murarie.
Per modifiche d’arredo. Estremamente pratica in presenza di modifiche d’arredo che richiedano nuovi punti luce a
parete o su legno e vetro.
Un controllo totale. Un telecomando
multifunzione con LED di feedback per
l’utente, gestisce attivazione, disattivazione dell’impianto e funzioni panico.
Con supervisione su perdite d’acqua.
Il sistema antintrusione in radiofrequenza supervisiona anche gli allarmi tecnici
e interviene in caso di perdite d’acqua.
DESCRIZIONI FOTO
1. Centrale domotica. Serie Eikon con placca Round in cristallo verde ice. - 2. Comando in radiofrequenza con modulo
EnOcean per regolazione luci. Serie Eikon con placca Round in cristallo verde ice. - 3. I dispositivi in radiofrequenza possono
essere facilmente installati su qualsiasi superficie. - 4. Interfaccia radiofrequenza per rivelatori antintrusione. Serie Eikon con
placca Round in cristallo verde ice.
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APPUNTI DI VIAGGIO
Sudafrica
the Rainbow Nation
di Luca e Pina
Parco Kruger
“Ovunque io mi trovi, la mia mente è lì, in Africa. È in quelle luci violente, in quei colori accesi, in quei paesaggi.
Sono proprio quelle luci, quei colori, quei paesaggi a far nascere le mie storie, a narrarmele come una voce
forte, continua, inesauribile.” Wilbur Smith
Situato nella punta meridionale del continente, il
Sudafrica è lo Stato più a sud dell’Africa, lo spartiacque di due grandi oceani: l’Atlantico e l’Indiano.
Nel XV secolo Bartolomeo Diaz, esploratore portoghese, oltrepassò il Capo di Buona Speranza, aprendo la via marittima alle Indie. La prima colonia stabile,
che sarebbe poi divenuta Città del Capo, fu fondata
dagli olandesi della Compagnia Olandese delle Indie
Orientali nel XVII secolo segnando il punto di partenza
di un vasto processo di colonizzazione a cui presero
parte europei di diverse origini che, tagliati i legami
con la Compagnia, diedero vita a una comunità autonoma sviluppando, anche, una propria cultura e una
propria lingua (l’afrikaans).
Oggi il Sudafrica, dopo una travagliata storia di razzismo, è chiamato anche Rainbow Nation (nazione arcobaleno) a riconoscimento delle molteplici etnie che
compongono i suoi circa 40 milioni di abitanti.
Questo Stato non è però solo un arcobaleno di persone ma anche di luoghi e sensazioni che catturano
ed incantano coloro che giungono come semplici
turisti e ripartono con un inspiegabile senso di appartenenza. Cape Town è fra le maggiori attrazioni
turistiche del Paese grazie allo scenario naturale nel
quale è incastonata, affacciata sull’oceano ed ai piedi
ilFiloConduttore 26
della Table Mountain. Quest’ultima, una vetta piatta
di circa 1.000 metri spesso avvolta da una coltre di
nubi, è accessibile grazie ad una cabinovia, inaugurata nel ’29, la cui versione moderna, in appena
sette minuti e ruotando su se stessa per consentire
una migliore visione, permette di raggiungere la cima.
Una volta in vetta il panorama è da lasciare senza fiato: scogliere frastagliate, spiagge a perdita d’occhio
e una vegetazione insolita e variegata composta da
circa 1.500 varietà di piante diverse.
Scendendo a valle troviamo, forse, il più caratteristico quartiere di Cape Town: Bo-Kaap. Costruito dagli
schiavi malesi deportati dagli olandesi della Compagnia delle Indie Orientali, il quartiere si caratterizza per
le vivaci costruzioni, numerose e piccole case generalmente a due piani, dagli accostamenti di colori
alquanto inusuali, tipici delle regioni di provenienza.
Oggi Bo-Kaap è il centro culturale dei malesi, un luogo vitale ed animato, sede di numerose moschee,
frequentato da artisti e visitato da numerosi turisti.
Cape Town è profondamente diversa dalle altre città
sudafricane, sede della vita economica è culturalmente vivace e decisamente tranquilla, piena di vita
nelle strade dalle facciate colorate o fiancheggiate da
edifici modernissimi e stilizzati.
Capo di Buona Speranza
Lasciando la città in direzione sud si può raggiungere
il Cape of Good Hoop (Capo di Buona Speranza) che
erroneamente è definito il punto più a sud dell’Africa
ma che evoca grandi imprese ed eroici navigatori. In
realtà l’estremità meridionale del continente africano,
nonché il punto d’incontro di due grandi oceani, è
Cape Agulhas, un piccolo monumento indica l'esatto
luogo. Il nome del capo, che in portoghese significa
aghi, deriva secondo alcuni dal fenomeno per il quale in passato, oggi non più grazie allo spostamento
dei poli magnetici, ad Agulhas le bussole puntavano
esattamente verso il nord geografico. Secondo altri,
il termine “aghi” potrebbe riferirsi ai numerosi e pericolosissimi scogli che nel corso dei secoli sono stati
causa di tanti problemi alla navigazione, unitamente
alle nebbie ed alle correnti mutevoli.
Il Capo è famoso per essere un cimitero di navi, difatti la zona è ricca di resti di naufragi, ma quando le
acque sono calme rappresentano una delle migliori
zone di pesca del Sudafrica.
Puntando verso nord, nel cuore dello stato, troviamo
Kimberly la città che deve la sua nascita all’attività di
estrazione dei diamanti. Alla fine del 1800 quasi accidentalmente furono trovati, alle pendici di una collina,
diamanti di grosse dimensioni. Partì così la corsa ai
diamanti che ha fatto di questo centro un polo con
uno sviluppo eccezionale, tanto da essere il primo nel
paese ad introdurre l’illuminazione elettrica delle strade. Di quella collina oggi resta il Big Hole, un cratere
di 4,5 km di circonferenza e 1.000 metri di profondità, in assoluto l’opera più grande mai realizzata con il
solo lavoro manuale dell’uomo.
Le miniere di Kimberly sono oggi un museo a cielo
aperto dove è possibile vedere i vecchi impianti di
estrazione e lavorazione dei diamanti, nonché uno
spaccato della vita di tanti cercatori di fortuna che nei
primi anni del novecento popolarono questi luoghi in
cerca di ricchezza. Oggi la città si presenta come una
perfetta simbiosi fra paesaggi urbanizzati e scenari
rurali, conservati e riproposti sotto forma di parchi urbani o giardini botanici. Ancora più a nord, alle porte
di Johannesburg, il Sudafrica di Wilbur Smith dai colori accesi, dalle forti emozioni ci investe con tutta la
forza che la natura del Parco Kruger offre.
Il parco, vasto quanto il Veneto, è una fonte inesauribile di scoperte. Al suo interno sono racchiusi ben
sei ecosistemi diversi che si esplicitano in una varietà
di piante impensabile da ricordare a memoria (circa
1.900). Prateria, savana, formazioni granitiche, fiumi
e canyon possono essere scoperti con piccoli o lunghi tragitti a piedi organizzati dai vari campi sparsi
all’interno del parco. Il Kruger è talmente ben organizzato con percorsi definiti e ben asfaltati o con piste
in terra battuta che è possibile, necessariamente in
auto, visitarlo in totale libertà. Se non bastasse l’ambientazione a lasciarci senza fiato possiamo contare
su di una fauna da documentario.
Nel parco è presente tutto il gruppo dei big five (bufali, leopardi, leoni, rinoceronti ed elefanti) che con
un po’ di pazienza e tanta fortuna si possono avvistare lungo i fiumi, quando si abbeverano, o all’alba
ed al tramonto che hanno temperature più basse o,
per i felini, rappresentano il momento della caccia.
Non solo i big five ma anche zebre, ghepardi, giraffe, kudu, ippopotami, impala, antilopi, iene, facoceri,
gnu e tutto quanto il cuore dell’Africa ha conservato
in questi luoghi incantati. Queste terre vanno vissute
e non descritte, i colori, gli odori e le emozioni sono
così travolgenti che alla partenza non sarà possibile
non lasciare un pezzo di se stessi. Dopo tutto il mal
d’Africa non è solo una leggenda!
Raccontaci la tua vacanza, riceverai 5 punti bonus FIDELITY CARD.
Invia foto e breve descrizione a [email protected].
Le più simpatiche saranno pubblicate.
Table Mountain, Cape Town
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ENERGIE ALTERNATIVE
Bye bye vecchie lampade,
benvenuta efficienza energetica!
In base alla direttiva europea 2005/32/Ce ed ai suoi
regolamenti applicativi, l’Unione europea mette al
bando la tradizionale lampadina a incandescenza,
inventata da Edison nel 1878 e immessa sul mercato
oltre 130 anni fa, per fare largo a quelle appartenenti
alle classi di efficienza A, B o C (lampade a fluorescenza, alogene e LED), cosiddette a risparmio energetico. L’abolizione è graduale ma inesorabile e si sta
realizzando per fasi, ogni anno a settembre, per terminare nel 2012. Il processo è iniziato nel 2009, con
la scomparsa progressiva dagli scaffali dei rivenditori
di materiale elettrico delle lampadine da 100W. Il secondo step, nel settembre 2010, vedrà l’eliminazione
delle lampadine da 75W.
Nonostante il prezzo più elevato dei nuovi prodotti (per una lampadina si passa, in media, da 0,5 a
5 euro), i consumatori da un lato risparmiano sulla
bolletta elettrica circa l’80% per ogni unità, dall’altro
possono contare su una durata di vita di gran lunga
maggiore (6-10 anni invece di 1-2 anni).
Lampadina a incandescenza
Secondo uno studio del centro di Ricerca&Sviluppo
di un’importante multinazionale che opera nel campo dell’illuminazione, avente come unità temporale
di riferimento un intero anno, la decisione di imporre
l’uso esclusivo delle tecnologie di ultima generazione
porterà, a livello mondiale, ad un risparmio di 46 miliardi di euro in elettricità e 239 milioni di tonnellate di
CO², pari alla produzione di 228 centrali elettriche o a
685 milioni di barili di petrolio.
Thomas Edison
Nel 2011 toccherà a quelle da 60W e nel 2012 il processo si concluderà con l’esclusione dal commercio
di quelle con potenza da 25 a 50W. Questa decisione
nasce dalla volontà europea di migliorare l’efficienza
energetica del 20% entro il 2020. Infatti, le tradizionali
lampadine consumano sotto forma di calore circa il
90% dell’energia elettrica utilizzata, trasformando in
luce solo il rimanente 10%, mentre le lampade fluorescenti compatte durano 8 volte di più, diminuendo
sia i costi in termini di bolletta per gli utenti sia, e soprattutto, le emissioni di gas serra provenienti dalla
produzione d’energia arrivando ad essere, quindi,
fino all’80% più efficienti. La Commissione europea
prevede che questa manovra comporterà un risparmio per famiglia mediamente pari a 25-50 euro l’anno.
ilFiloConduttore 28
Centrale elettrica Enel
A livello europeo, utilizzando lo stesso criterio temporale, il risparmio in elettricità sarà di circa 10 miliardi di
euro e la riduzione di CO² di circa 38 milioni di tonnellate, pari alla produzione di 52 centrali elettriche o a
156 milioni di barili di petrolio. Quest’addio definitivo
consentirà, tuttavia, alcune limitatissime eccezioni e
solo fino al 2016: le lampadine da frigo, da freezer
o da forno, quelle usate in neonatologia e quelle per
le incubatrici negli allevamenti. Non sempre, però, è
green tutto ciò che luccica, pardon, che illumina. Le
lampade a fluorescenza, infatti, contengono al loro
interno mercurio e polveri fluorescenti che, esauriti,
diventano rifiuti tossici killer: “Un milligrammo di mercurio, il quantitativo presente in una singola lampadina, – affermano i ricercatori dell’Università di Stanford
sulla rivista ‘Environmental Research’ – può contaminare 4.000 litri d’acqua e, infestando flora e fauna
marittima, inserirsi nella catena alimentare umana,
producendo effetti devastanti all’apparato neurologico, al sistema cardiovascolare, a quello riproduttivo
e all’immunitario.” Per ovviare a queste “sgradevoli”
conseguenze, non solo è necessario applicare sem-
ECOLAMP E RAEE
Il Consorzio Ecolamp è stato costituito nel
2004 dalle principali aziende nazionali ed internazionali del settore illuminotecnico attive
in Italia. Non ha scopi di lucro ma offre alle
aziende aderenti ed agli altri soggetti interessati, un servizio per la gestione completa di
tutte le fasi connesse al ritiro, trasporto, riciclo
e smaltimento delle apparecchiature di illuminazione a fine vita. L’eco-contributo RAEE,
importo aggiunto al prezzo di vendita di ogni
nuova apparecchiatura elettrica ed elettronica acquistata, non è una tassa, ma un contributo ambientale previsto dalla normativa
europea e nazionale per finanziare il processo di riciclo dei RAEE e non genera
alcun guadagno né per il Consorzio, né
per i Produttori, né per i rivenditori. Il sistema di raccolta implementato da Ecolamp consiste in una presenza capillare
su tutto il territorio nazionale di “piazzole
ecologiche” presso cui depositare i RAEE,
censita dal Centro di Coordinamento.
pre le dovute precauzioni in casa,
come usare guanti in caso di rottura delle lampade per raccogliere i cocci e ventilare la stanza per
evitare residui gassosi negli ambienti abitati, ma è stata creata
un’apposita legge, già nel 2007,
che regolamenta la gestione e lo
smaltimento dei RAEE (Rifiuti da
apparecchiature elettriche ed
elettroniche). In Italia, Ecolamp
è il principale consorzio delle
aziende nazionali ed internazionali del settore illuminotecnico chiamato ad assicurare
il ritiro dai Centri di Raccolta
comunali delle apparecchiature di illuminazione giunte a
fine vita ed il loro riciclo ecocompatibile. Nell’analisi costi
benefici, questo sembra un
prezzo da pagare trascurabile
rispetto ai benefici che derivano da questo cambiamento e che
si traducono non solo in un maggior
rispetto per l’ambiente, fino ad oggi soffocato dal progresso, ma anche e soprattutto in un tangibile risparmio per famiglie
e aziende che vuol dire, praticamente,
maggiore potere d’acquisto disponibile
nelle tasche degli utenti.
LINK UTILI
www.cdcraee.it - www.ecolamp.it
www.pubblicaamministrazione.net/leggi-e-norme/articoli/272/raee-come-smaltire-rifiuti-elettronici.html
29
STORIA
Brigantaggio nel Lazio
e briganti a Rocca Priora
di Ciro Daniele
Tra la fine del ‘700 e la prima metà dell’800, la cronaca nera sul brigantaggio nel Lazio riporta un lungo,
agghiacciante elenco di grassazioni, omicidi, parricidi
e assalti alle diligenze, perpetrati nei luoghi più impervi e torvi. Il Governo è quello del Papa Re, Pio IX,
che prevede la pena capitale. Infatti molti briganti, acciuffati, sono inesorabilmente condannati al... “taglio
della testa e squarto”.
Nell’elenco delle tante esecuzioni capitali tenuto da
Mastro Titta (Giovanni Battista Bugatti, carnefice romano dal 1796 al 1864), ne risultano molte legate
al brigantaggio operante nella malfamata “Macchia
della Faiola”, zona aspra e selvaggia tra il Maschio
d’Ariano, Monte Artemisio e Monte Algido. Questa
zona dà il triste appellativo alla “banda dei briganti
della Faiola”, capeggiata dal famigerato Gasperone o
Gasbarrone, al secolo Cesare de Cesaris.
Tra gli affiliati alla banda della Faiola spicca il luogotenente di Gasperone, Tommaso Transerici, detto il
Maghetto. Tale appellativo gli viene attribuito per la
sua spiccata agilità e diabolica furberia.
Rocca Priora
Originario di Rocca Priora, vetta dei colli albanotuscolani che per la sua conformazione orografica
costituisce il luogo più adatto come rifugio inespugnabile della banda, è colpevole di scorribande aggressive e sanguinose, tormentando l’intera zona
intercastellana.
Le continue lagnanze delle potenze straniere per le
pessime condizioni di sicurezza dei dintorni di Roma,
al punto da mettere a repentaglio la vita e gli averi di
coloro che vi transitano, spingono il governo di Pio IX
ad intraprendere una campagna anti brigantaggio e
condurla con energia.
ilFiloConduttore 30
La “Macchia della Faiola” è perlustrata palmo a palmo, ma le pattuglie, purtroppo, rientrano senza risultati apprezzabili: sembrerebbe che il Monte Artemisio
sia collegato con il Monte Algido per mezzo di lunghe
gallerie sottostanti il massiccio, di cui sono state trovate tracce evidenti durante scavi archeologici.
Nell’anno 1817, il Maghetto capeggia una bellicosa
orda di banditi nell’assalto a Villa Rufinella, residenza del principe Aldobrandini in Frascati, che ospita
Luciano Bonaparte, fratello di Napoleone. L’azione è
finalizzata al sequestro del Bonaparte per ottenerne
un forte riscatto, ma questi riesce a sottrarsi alla cattura, mettendosi in salvo attraverso i sotterranei della
villa. Il bandito rapisce il pittore Chatillòn, credendolo
il Principe Bonaparte. Si narra che l’artista fu trattato con cura dai briganti, perché dipinse ad ognuno
il proprio ritratto. Chatillòn fu riscattato dal Principe
stesso con ben 500 scudi.
Per concludere con queste oscure cronache di brigantaggio a Rocca Priora, c’è da ricordare un tale
Antonello da Rocca Priora, che fu preso, condannato
e impiccato con squarto,
per aver ucciso nel proprio
letto, dopo averlo derubato di denari e gioielli, il cardinale Angelotto Palozzi di
cui era cameriere, il giorno
12 settembre 1444.
È questa una piccola parte
del triste retaggio storico
del brigantaggio nel Lazio
e dei briganti della Faiola.
Notizie
utili
e
stravaganze
Notizie utili e stravaganze
a cura di Pina Silvestri
Imballi intelligenti
Oggi sul mercato è possibile trovare un nuovo tipo
di imballo in grado di “parlare con il consumatore”
avvertendo se il prodotto non è confezionato in modo
corretto. Difatti il laboratorio PolyLab dell’Infm-Cnr di
Pisa ha ideato una pellicola in grado di mutare colore se il prodotto che contiene ha subito urti o sbalzi
di temperatura. Questa pellicola è prodotta incorporando molecole fluorescenti nelle normali pellicole di
polipropilene e polietilene.
Se il prodotto subisce deformazioni o surriscaldamenti eccessivi gli aggregati di queste molecole si
rompono dando vita a variazioni di colore ben visibili,
comunicando così al consumatore che il prodotto
non è integro.
Il cacao non è peccato!
catene di negozi specializzati nella vendita di elettronica, fornisce al consumatore un parametro di costo
che comprende non solo il costo dell’energia elettrica ma, nel caso ad esempio di lavatrici o lavastoviglie, il consumo di acqua e detersivi. La valutazione
del software è ovviamente personalizzata in base ai
dati forniti dall’utente in merito alle abitudini, alla frequenza di utilizzo ed all'aspettativa di vita dell’elettrodomestico. Diventa così più semplice comparare i
diversi modelli che il mercato offre scegliendo quello
più adatto alle proprie esigenze.
L’orto in città
Forse stiamo per dare l’addio al classico orto in
periferia. Difatti presto i vegetali potrebbero essere
coltivati indoor in grandi grattacieli verdi costruiti appositamente nel cuore della città.
Recenti studi hanno dimostrato che la caseina, proteina del latte, è simile alla morfina. Ne deriva che
una tazza di latte caldo è calmante e soporifero, ma
questo le nostre nonne già lo sapevano.
La vera novità è che aggiungere del cacao al latte
caldo non è un peccato di gola ma una vera e propria
cura per l’ipertensione. Difatti, all’Università di Colonia, si sta sperimentando l’efficacia di integratori a
base di estratti della pianta del cacao per dilatare i
vasi sanguigni e prevenire la pressione alta.
Tecnologia quanto mi costi?
Un nuovo software interattivo permette, prima dell’acquisto, di sapere quali saranno i costi di gestione del
nuovo elettrodomestico che stiamo acquistando.
Questo sistema, presente da poco in alcune grandi
L’agricoltura verticale, o vertical farm, è considerata
da molti esperti del settore come la coltivazione del
prossimo futuro. Molti difatti sarebbero i vantaggi,
a cominciare da una produzione più intensiva. Non
solo meno malattie, uso ridotto di fertilizzanti e pesticidi, maggiore e più specializzata manodopera ma
anche una drastica riduzione dei costi di trasporto
con la conseguente riduzione del costo dei “prodotti
della terra”.
fonti: Cose di Casa - Casa Facile
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