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Programmi di prevenzione e trattamento per madri di bambini nati pretermine: stato dell’arte e prospettive alla luce della teoria dell’attaccamento Benedetta Vicino*, Mauro Adenzato*, Rita B. Ardito* Introduzione La nascita pretermine, cioè la nascita che avviene prima che siano concluse le 37 settimane di gestazione, oltre a essere la seconda causa di morte sotto i cinque anni di età (World Health Organization, 2012), rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo del bambino nonché un evento di natura potenzialmente traumatica per i genitori (per una rassegna della letteratura si veda Ardito et al., 2014). L’impatto sullo sviluppo del bambino dipende spesso dal grado di prematurità legato alle settimane di gestazione (età gestazionale, e.g.), si distingue infatti tra nascita quasi a termine (e.g. di 35-36 settimane), lievemente pretermine (e.g. di 32-34 settimane), molto pretermine (e.g. di 28-31 settimane) ed estremamente pretermine (e.g. inferiore alle 28 settimane). I neonati pretermine necessitano spesso di assistenza ospedaliera intensiva nelle Unità di Terapia Intensiva Neonatale, UTIN. Questo tipo di intervento permette loro di sopravvivere nella maggioranza dei casi ma rende necessario un periodo più o meno lungo di separazione dai genitori. Un ampio numero di ricerche ha rilevato nelle madri di bambini nati pretermine segni di distress psicologico che perdurano dopo il parto: ansia, depressione, sintomi da stress post-traumatico e minore qualità della vita percepita rispetto alle donne che hanno partorito a termine (Lefkowitz et al., 2010; Singer et al., 1999; Vigod et al., 2010). Il lavoro si è avvalso dei fondi stanziati dall’Università di Torino (Ricerca scientifica finanziata dall’Università a Rita B. Ardito per la Linea Generale e la Linea Giovani). * Centro di Scienza Cognitiva, Dipartimento di Psicologia, Università di Torino. rita.ardito @unito.it Quaderni di Psicoterapia Cognitiva, n. 36/2015 85 Benedetta Vicino, Mauro Adenzato, Rita B. Ardito La letteratura riguardante la qualità dell’attaccamento genitore-bambino prematuro non ha ancora permesso di giungere a conclusioni univoche. Come sostenuto recentemente (Ardito et al., 2014) la relazione tra nascita pretermine e qualità dell’attaccamento è estremamente complessa: per comprenderla a fondo è necessario prendere in considerazione molteplici aspetti tra cui l’eventuale nascita estremamente pretermine, lo stato della mente rispetto all’attaccamento della madre, la sensibilità materna nonché le condizioni socioeconomiche e di supporto sociale percepito. Sono numerosi i programmi di trattamento messi a punto per ridurre l’impatto della nascita pretermine (ad esempio, Deater-Deckard, Bulkley, 2000; Bieleninik, Gold, 2014; Evans et al., 2014). Questi programmi differiscono molto negli obiettivi, nelle modalità di attuazione, nei destinatari diretti e indiretti. Le cornici teoriche di riferimento sono molteplici, e non sempre sono esplicitate in modo chiaro (Feldman, 2002). Molti programmi sono orientati a sviluppare la sensibilità del genitore (per esempio Cho et al., 2013), alcuni ad adeguare l’ambiente alle necessità del neonato (Als, Gilkerson, 1997), altri ancora a favorire lo sviluppo di un’adeguata co-regolazione (Welch et al., 2012) o a supportare i genitori nell’affrontare gli aspetti traumatici (Jotzo, Poets, 2005). Benché generalmente questi programmi possano avere ricadute positive sullo sviluppo del bambino e sul benessere del genitore (Deater-Deckard, Bulkley, 2000), non sempre è chiaro il meccanismo attraverso cui questo avviene. In una recente review Evans et al. (2014) hanno analizzato 17 studi randomizzati o quasi-randomizzati che valutano l’efficacia di diversi tipi di intervento nel migliorare la qualità della relazione madre-bambino prematuro. Gli otto programmi che risultano efficaci sono focalizzati sulla responsività sensibile nei confronti dei segnali comportamentali del bambino. Gli autori concludono che, coerentemente con la teoria dell’attaccamento, gli interventi che promuovono un accudimento responsivo e attento ai segnali del bambino migliorano la qualità della relazione madre-bambino. Programmi di prevenzione e trattamento per madri di bambini nati pretermine L’obiettivo del presente lavoro è analizzare lo stato dell’arte riguardante i programmi di prevenzione e trattamento che, rivolti prevalentemente alle madri di bambini nati pretermine, risultano maggiormente efficaci. Gli interventi sono stati selezionati anche in base al fatto che la cornice di riferimento fosse la teoria dell’attaccamento (Bowlby, 1969/1988), un paradig86 Programmi di prevenzione e trattamento per madri di bambini nati pretermine ma solido dal punto di vista scientifico e clinico e che consideriamo il riferimento concettuale d’elezione nell’interpretare ciò che concerne la relazione bambino-genitore (Cassidy, Shaver, 2008). Verranno approfonditi: The Ulm Study, il Mother Infant Transaction Program (MITP), il Video-feedback Intervention to Promote Positive Parenting (VIPP) e i programmi sviluppati da Teti e coll. (2009) e Borghini e coll. (2014). The Ulm Study Si tratta di un programma precoce di prevenzione basato su un intervento psicoterapeutico rivolto alle madri di bambini che nascono con un peso inferiore o pari a 1.500 grammi. L’intento degli autori (Brisch et al., 1996, 2003, 2005) è quello di integrare approcci già esistenti in un unico programma al fine di ottenere risultati positivi sullo sviluppo motorio, mentale, comportamentale, socio-emozionale e di attaccamento attraverso un miglioramento delle capacità genitoriali. Il programma si basa sul Developmental Risk Model (Affleck et al., 1991) secondo il quale: • la nascita pretermine ha un impatto sul caregiver e sul bambino; • le rappresentazioni riguardanti l’attaccamento dei genitori e lo stile di accudimento possono rappresentare fattori protettivi o di rischio sull’interazione bambino-genitore e sullo sviluppo motorio, mentale ed emotivo del bambino; • la severità della prematurità e le complicanze mediche neonatali sono considerati fattori che incidono sullo sviluppo a lungo termine. Il programma prevede un gruppo psicoterapeutico per genitori, colloqui di psicoterapia individuale, una visita domiciliare e un training di sensibilità. Il gruppo psicoterapeutico semi-aperto e guidato è formato dai genitori, un infermiere UTIN e uno psicoterapeuta. Durante le sessioni, a cadenza quindicinale, partecipano genitori di bambini che si trovano in fasi diverse dell’ospedalizzazione. Il numero di sessioni varia da una a otto. Il focus è sul fornire informazioni riguardanti lo sviluppo del bambino, il funzionamento del reparto e sul supportare i genitori nel fronteggiare il momento di crisi emotiva acuta. In particolare, attraverso i colloqui di psicoterapia individuale si cerca di migliorare la consapevolezza riguardante le esperienze di attaccamento del genitore, il ruolo di queste all’interno della relazione con il bambino e di affrontare eventuali lutti e traumi irrisolti. La visita domiciliare da parte di un infermiere del reparto e di uno psicoterapeuta avviene durante la prima settimana dopo le dimissioni, per ras- 87 Benedetta Vicino, Mauro Adenzato, Rita B. Ardito sicurare i genitori e sostenerli nel delicato periodo di transizione tra ospedale e propria abitazione. Il training di sensibilità avviene all’interno dell’ospedale quando il bambino compie tre mesi di età corretta (cioè calcolata a partire dalla data del parto a termine). Attraverso la tecnica del videofeedback viene registrata una sessione di gioco e di cambio del pannolino della durata di dieci minuti. Questa registrazione serve come base per il training individuale condotto dallo psicoterapeuta che ha lo scopo di aiutare ciascun genitore a migliorare la propria capacità di riconoscere i segnali del bambino e rispondervi in modo sollecito e sensibile. Uno studio randomizzato (Brisch et al., 2003) ha permesso di confrontare i risultati ottenuti in un campione sperimentale (N = 43) sottoposto al programma rispetto a quelli ottenuti in un gruppo di controllo (N = 44). La qualità dell’attaccamento bambino-genitore è stata valutata a 14 mesi di età corretta attraverso la Strange Situation (Ainsworth et al., 1978). I risultati hanno messo in luce come, nonostante le percentuali di attaccamento sicuro versus insicuro nei due gruppi non differiscano in modo statisticamente significativo, all’interno del gruppo di controllo i bambini nati pretermine con sviluppo neurologico compromesso mostrino la tendenza a sviluppare un attaccamento insicuro, a differenza di quanto avviene nel gruppo sperimentale. Sembra dunque che il programma di prevenzione possa essere efficace nel favorire lo sviluppo di un attaccamento sicuro in quei bambini prematuri con sviluppo neurologico maggiormente compromesso. Lo stesso gruppo di ricerca ha anche analizzato la relazione tra pattern di attaccamento del bambino e stato della mente materno rispetto all’attaccamento rilevato attraverso l’Adult Attachment Interview (AAI) (George et al., 1985) a sei mesi di età corretta del bambino (Brisch et al., 2005). L’AAI è un’intervista semi-strutturata, strumento di elezione per analizzare l’attaccamento negli adulti; essa permette di classificare lo stato della mente rispetto all’attaccamento nelle seguenti categorie: free/secure, dismissing, entangled e unresolved (Hesse, 2008). Queste categorie tendono a correlare con i pattern di attaccamento del bambino: rispettivamente a quello sicuro, evitante, ambivalente e disorganizzato (van Ijzendoorn, 1995). Gli adulti free hanno avuto esperienze di attaccamento di tipo sicuro o hanno conquistato successivamente (per esempio grazie a una psicoterapia) uno stato della mente libero e autonomo che permette loro di riconoscere ed esprimere in modo coerente le proprie esperienze e i propri bisogni di attaccamento. Gli adulti dismissing, invece, tendono ad avere un atteggiamento distanziante rispetto ai loro bisogni di attaccamento, mentre quelli entangled appaiono invischiati, arrabbiati o confusi rispetto a determinate esperienze o figure di attaccamento. La categoria unresolved sta ad indicare la presen88 Programmi di prevenzione e trattamento per madri di bambini nati pretermine za di un lutto o un trauma non risolto. I risultati della ricerca (Brisch et al., 2005), al contrario di quanto ci si sarebbe potuti aspettare, non hanno evidenziato una corrispondenza tra stato mentale materno e pattern di attaccamento del bambino. Sembra invece che il grado di compromissione neurologico (valutato a 14 mesi di età corretta) possa avere un ruolo importante: i bambini con sviluppo neurologico maggiormente compromesso hanno infatti maggiore probabilità di mostrare un attaccamento insicuro. Inoltre, minore è la compromissione neurologica nel bambino e maggiore tende ad essere il grado di sicurezza dello stato della mente materno. Gli autori interpretano questi risultati ipotizzando che nel periodo in cui le madri sono state intervistate con l’Adult Attachment Interview i bambini che successivamente avrebbero presentato uno sviluppo maggiormente compromesso mostrassero già segni di ritardo capaci di influenzare le narrative delle donne. MITP: Mother Infant Transaction Program Il Mother Infant Transaction Program (Rauh et al., 1990; Newnham et al., 2009; Ravn et al., 2011) è stato messo a punto utilizzando come cornice teorica un modello dello sviluppo infantile di tipo transazionale (Sameroff, Chandler, 1975) e integrando una serie di approcci già presenti e consolidati, come il massaggio o il Kangaroo Care (Field et al., 2006) e il Newborn Individualized Developmental Care and Assessment Program di Als e Gilkerson (1997). Il programma è basato su 11 sessioni di intervento della durata di un’ora condotte da infermieri neonatali con specifica formazione. Lo scopo è aiutare i genitori a valorizzare le caratteristiche peculiari e le potenzialità del proprio bambino, migliorare la propria sensibilità e responsività nei confronti dei segnali fisiologici, sociali e di disregolazione mostrati dal neonato. In questo modo si cerca di favorire l’instaurarsi di pattern di interazione madre-bambino positivi. Le prime sette sessioni si svolgono durante l’ultima settimana prima delle dimissioni, mentre le rimanenti alla presenza del bambino, della madre e del padre presso l’abitazione della famiglia durante i tre mesi successivi. Nello studio randomizzato controllato di Ravn et al. (2011) l’efficacia dell’intervento è stata valutata confrontando un gruppo di 46 madri di bambini nati con età gestazionale tra 30 e 36 settimane sottoposte al programma con un gruppo di 46 diadi di controllo non sottoposte al programma. A 12 mesi di età corretta del bambino l’interazione madre-bambino è stata valutata tramite una sessione di gioco libero di 15 minuti videoregistrata e codi- 89 Benedetta Vicino, Mauro Adenzato, Rita B. Ardito ficata seguendo la Qualitative Ratings for Parent-Child Interaction (Owen, 1992). Le madri del gruppo sperimentale mostrano maggiore sensibilità e responsività rispetto alle madri del gruppo di controllo. Analizzando i dati in modo tale da far emergere le differenze tra primipare e non, si evidenziano risultati significativi non solo nella sottoscala relativa a “sensibilità/ responsività” ma anche in “umore positivo” e “mutualità diadica”, tutte in favore del gruppo di primipare che hanno seguito il programma. Questo suggerisce che il MITP possa essere particolarmente efficace nel migliorare la qualità dell’interazione bambino-genitore per quelle madri che non possono contare sull’esperienza derivante da precedenti esperienze di accudimento. Ulteriori dati suggeriscono che il programma possa essere efficace nel migliorare lo sviluppo cognitivo a lungo termine del bambino (a 3 e 9 anni di età) (Achenbach et al., 1993). Newnham et al. (2009) riportano alcuni interessanti risultati ottenuti con una versione modificata del MITP, che ne conserva però i tratti centrali. Lo studio è stato condotto su 63 madri di neonati pretermine che sono state assegnate in modo randomizzato al gruppo sperimentale o di controllo. Ecco alcuni degli strumenti utilizzati: • Edinburgh Postnatal Depression Scale (Cox et al., 1987), una scala formata da dieci item e somministrata all’inizio dello studio, a 3 mesi e a 6 mesi di età del bambino; • alcuni item della Synchrony Scale (Milgrom, Meitz, 1988; Milgrom et al., 2004): uno relativo al comportamento responsivo e sensibile della madre, due relativi al bambino (durata dello stato di vigilanza e durata dell’attenzione nei confronti della madre) e due relativi all’interazione madre/bambino (Mutua Attenzione e Reciprocità/Sincronia). Questi item sono stati utilizzati per analizzare sessioni di gioco e comunicazione della durata di 15 minuti tra madre e bambino a 3 e 6 mesi di età corretta; • Short Temperament Scale for Infant (sottoscala Approach) (Sanson et al., 1987, 1991); • Parenting Stress Index (Abidin, 1986), che permette di valutare il grado di stress percepito dal genitore in relazione al proprio ruolo genitoriale. I dati ottenuti permettono di avere indicazioni sui fattori che possono mediare gli effetti a lungo termine del programma. In particolare, i punteggi di tutti gli item della Synchrony Scale presi in considerazione sono risultati significativamente differenti nei due gruppi in almeno una delle due sessioni, testimoniando un’interazione maggiormente positiva nelle diadi che hanno partecipato al programma. I bambini sono inoltre percepiti dalle madri come maggiormente “facili” e accessibili dal punto di vista tempera90 Programmi di prevenzione e trattamento per madri di bambini nati pretermine mentale. Per quanto riguarda l’autoregolazione, sembra che i bambini del gruppo sperimentale mostrino meno difficoltà (coliche, pianto e sonno eccessivi). Infine, le madri che hanno seguito il programma riportano livelli di stress che risultano essere significativamente minori rispetto al gruppo di controllo a 3 mesi di età corretta del bambino (ma non a 6 mesi). Lo stress genitoriale sembra ridursi anche nei padri se coinvolti nel programma (Kaaresen et al., 2006) e risulta significativamente minore in uno studio sugli outcomes a 2 anni di età del bambino, sia nelle madri sia nei padri (Kaaresen et al., 2008). La riduzione dei livelli di stress nel corso del primo anno di età del bambino, oltre a essere importante di per sé, è rilevante anche perché è stato suggerito possa costituire un fattore di rischio per lo sviluppo del bambino (Benzies et al., 2004). VIPP: Video-feedback Intervention to Promote Positive Parenting Il VIPP è stato messo a punto da un gruppo di ricercatori olandesi (Juffer et al., 2008) che si sono concentrati sulle caratteristiche degli interventi di sostegno alla genitorialità basati sull’attaccamento che risultano essere associate a più alti livelli di efficacia. Il programma ha l’obiettivo di promuovere un attaccamento madre-bambino di tipo sicuro e si focalizza sulla sensibilità materna attraverso la tecnica del video-feedback. Prenderemo in considerazione una variante del programma che è stata utilizzata in diadi madre-bambino nato pretermine: il VIPP-R (Video-feedback Intervention to Promote Positive Parenting with Discussion on the Representational Level). Il VIPP-R integra l’intervento sulla sensibilità con quello sulle rappresentazioni mentali materne relative all’attaccamento (Cassibba et al., 2014). Il programma prevede cinque incontri domiciliari (di cui uno introduttivo e quattro di intervento effettivo) tra il sesto e il nono mese di vita del bambino. Durante ogni incontro madre e ricercatore visionano insieme alcuni spezzoni di interazione madre-bambino: attraverso la tecnica dello “speaking for the baby” (Carter et al., 1991; Erickson et al., 1992) la madre viene invitata ad assumere il punto di vista del bambino esplicitandone gli stati d’animo, le intenzioni e i desideri. Nella seconda parte degli incontri si aiuta la madre a riflettere sulle proprie rappresentazioni mentali relative all’attaccamento: utilizzando una serie di stimoli visivi o verbali tratti da alcuni test e interviste sull’attaccamento si cerca di migliorare la consapevolezza della donna rispetto alle proprie esperienze di attaccamento e al modo in cui esse influenzano il legame attuale con il bambino. Si favorisce così una ristrutturazione delle rappresentazioni di attaccamento. 91 Benedetta Vicino, Mauro Adenzato, Rita B. Ardito I risultati di uno studio condotto da Cassibba et al. (2007) evidenziano in modo interessante la relazione tra stato della mente della madre rispetto all’attaccamento ed efficacia del VIPP-R nel migliorare la qualità dell’attaccamento in un campione clinico di bambini nati pretermine o affetti da dermatite atopica. In particolare, tra i bambini di donne classificate come dismissing o entangled, coloro che vengono coinvolti nel programma risultano maggiormente sicuri rispetto a quelli non sottoposti all’intervento. È peraltro interessante notare come nel sottogruppo di bambini di madri con stato della mente free il programma possa risultare inefficace e, talvolta, addirittura iatrogeno. Secondo gli autori è possibile che, per quelle madri con stato della mente free e con modalità ottimali di interazione con il bambino, il lavoro di ristrutturazione delle rappresentazioni di attaccamento possa andare ad alterare l’equilibrio preesistente. Altri programmi di prevenzione e trattamento Teti e collaboratori (2009) hanno sviluppato un intervento integrando una serie di approcci già sperimentati e validati all’interno di un programma precoce, relativamente breve, che ha come focus sia il bambino sia il genitore (in particolare la madre). Le basi teoriche sono costituite, oltre che dalla teoria dell’attaccamento, dal modello transazionale dello sviluppo (Sameroff, Chandler, 1975). Il programma ha inizio all’interno della UTIN quando il neonato raggiunge una certa stabilità clinica e un livello di sviluppo adeguato all’intervento e continua dopo le dimissioni. È formato da otto sessioni (della durata di una o due ore) nelle quali vengono integrati due interventi di tipo psico-educativo e un intervento di stimolazione tattile da parte del genitore nei confronti del bambino: 1. ai genitori viene fatto vedere un video di 20 minuti (Premie-talk: comprendere il comportamento del vostro bambino prematuro di Cusson e DeWeese, 1992) seguito da 40 minuti di discussione sulle modalità con cui stabilire una comunicazione efficace con i neonati prematuri. L’incontro viene ripetuto a distanza di circa due settimane. In entrambi i casi i genitori vengono incoraggiati dall’operatore di riferimento a condividere domande e dubbi sul proprio bambino; 2. viene utilizzata la Neonatal Behavioral Assessment Scale (NBAS, Brazelton, Nugent, 1995) per favorire la comprensione delle capacità di interazione e delle caratteristiche peculiari del neonato migliorando così la capacità del genitore di interagire in modo positivo. La scala viene 92 Programmi di prevenzione e trattamento per madri di bambini nati pretermine somministrata sette volte al bambino: inizialmente i genitori osservano l’operatore, successivamente assumono un ruolo attivo; 3. massaggio infantile basato sul metodo di Field et al. (2006). Inizialmente l’operatore fa una dimostrazione delle tecniche di massaggio e fornisce ai genitori una copia del protocollo. Nelle successive cinque sessioni i genitori sperimentano il protocollo con il bambino, seguiti dall’operatore. Attraverso questo tipo di stimolazione si cerca di coniugare gli effetti positivi che la stimolazione tattile può avere sullo sviluppo del bambino con la promozione della sensibilità e della fiducia del genitore nel manipolare il bambino. Gli effetti a breve termine del programma sono riportati in uno studio caso-controllo condotto su oltre 170 bambini prematuri afro-americani (Teti et al., 2009). Da questo studio emerge innanzitutto una maggiore autoefficacia genitoriale nelle madri che hanno seguito il programma rispetto alle madri del gruppo di controllo. Effetti significativi del programma sullo sviluppo del bambino a 3-4 mesi di età corretta emergono in due sottogruppi, quello dei bambini estremamente pretermine e quello dei bambini provenienti da famiglie con livello economico superiore alla soglia di povertà. Benché emergano differenze negli indici di autoefficacia, non sono state rilevate tra i due gruppi differenze significative nel grado di sensibilità materna. Un ulteriore programma è stato recentemente sviluppato da un gruppo di ricercatori svizzeri (Borghini et al., 2014). È organizzato in tre aree principali: il supporto genitoriale, il supporto alla relazione genitore-bambino e il supporto allo sviluppo del bambino. L’obiettivo è promuovere la sensibilità e responsività del genitore attraverso l’osservazione attenta delle reazioni, dei bisogni, delle competenze e delle vulnerabilità del bambino, sulla base della Interaction Guidance di McDonough (2005) e consiste in tre fasi: 1. 33 settimane dopo il concepimento viene proposta alla madre un’osservazione congiunta con l’infermiere e il terapista (formato in Interaction Guidance) per analizzare le reazioni e le abilità di interazione del neonato durante una procedura standard in UTIN. Durante la sessione, della durata di 30-60 minuti, la madre viene incoraggiata a condividere le proprie emozioni e a commentare i comportamenti del bambino; 2. 42 settimane dopo il concepimento viene utilizzata la NBAS seguita da un’intervista semi-strutturata (basata sulla Clinical Interview for Parent of High-Risk Infants di Meyer et al., 1993) attraverso la quale la madre può esprimere la propria esperienza emotiva con il bambino nel periodo perinatale; 3. quando il bambino compie 4 mesi di età corretta vengono videoregistra- 93 Benedetta Vicino, Mauro Adenzato, Rita B. Ardito te tre sessioni da dieci minuti di gioco libero mamma-bambino. Ognuna di esse viene poi analizzata attraverso il metodo della Interaction Guidance per promuovere l’osservazione e la comprensione del comportamento del bambino. Il programma sembra avere degli effetti positivi sul livello di stress posttraumatico sperimentato dalle madri e sulla qualità dell’interazione madrebambino. Infatti, confrontando i livelli di stress post-traumatico delle madri di bambini prematuri sottoposte al programma con quelle del gruppo di controllo si osserva, nelle prime, un abbassamento dello stress a 12 mesi di età corretta del bambino, diminuzione che non è invece presente nelle seconde. Inoltre, durante l’ultima sessione di gioco libero nelle diadi che hanno seguito il programma si rileva maggiore sensibilità materna e i bambini risultano più cooperativi e meno difficili rispetto alla prima sessione di gioco. Conclusioni In questo lavoro abbiamo presentato alcuni programmi di prevenzione e trattamento che si rivolgono in modo privilegiato alle madri di bambini nati pretermine, la cui efficacia è stata dimostrata e che siano stati sviluppati all’interno della cornice teorica dell’attaccamento. Le principali caratteristiche degli interventi sono sintetizzate nella tabella 1. Nel complesso i programmi presi in considerazione mostrano una certa efficacia nel migliorare la qualità della relazione madre-bambino, favorire lo sviluppo del bambino e migliorare il distress psicologico del genitore. Tuttavia la comprensione dei meccanismi di funzionamento sottostanti, il ruolo da attribuire ai diversi fattori protettivi e di rischio e il modo in cui integrare tutto ciò in un programma di prevenzione e trattamento rimangono questioni aperte. Riteniamo probabile che un contributo nella giusta direzione deriverebbe da una maggiore considerazione in questi programmi dello stato della mente materno rispetto all’attaccamento (e incoraggiante in tal senso sembrerebbe essere il programma VIPP). È ragionevole ipotizzare che una donna con stato della mente dismissing o entangled possa reagire in modo differente alla nascita pretermine e a ciò che ne consegue, così come diversa sarà la reazione di una donna con stato della mente free. In ragione della natura potenzialmente traumatica di una nascita pretermine sarà a maggior ragione importante sapere se la madre ha uno stato della mente unresoved. E anche il modo di approcciarsi a un intervento di sostegno sarà diverso a seconda dello stato della mente rispetto al tema dell’attaccamen94 Programmi di prevenzione e trattamento per madri di bambini nati pretermine Tab. 1 – Principali caratteristiche dei programmi di trattamento per madri di bambini nati pretermine Programma The Ulm Study MITP e modifiche Target Intervento Genitori di bambini nati con peso 1500 g - Gruppo psicoterapeutico (da 1 a 8 sedute) - Psicoterapia individuale (da 1 a 10 sedute) - Visita domiciliare - Training di sensibilità con video-feedback (1 giorno) Madri di bambini 11 incontri da 1 ora: nati pretermine - Training di sensibilità (e.g. e peso alla - Kangaroo Care nascita variabili) - Massaggio infantile VIPP-R Madri di bambini nati con peso compreso tra 750 g e 1500 g (età 69 mesi) Teti et al. Madri di bambini nato con peso < 1500 g Borghini et al. Madri di bambini nati con e.g. < 33 settimane Efficacia Favorisce lo sviluppo di un attaccamento sicuro nei bambini con sviluppo neurologico più compromesso - Migliora la sensibilità e responsività materna - Minore stress genitoriale - Migliora l’interazione madre-bambino, soprattutto nelle primipare - Migliora l’autoregolazione del neonato - Migliora lo sviluppo cognitivo del bambino 5 incontri di 2 ore: - Migliora la qualità - Training di sensibilità dell’attaccamento nei (video-feedback e la bambini delle donne con tecnica speaking for the stato della mente dismissing baby) o entangled - Ristrutturazione - Nelle madri con stato rappresentazioni materne della mente free relative all’attaccamento l’intervento pare inefficace o iatrogeno 8 incontri di 1-2 ore che - Aumenta l’autoefficacia comprendono: delle madri - Psicoeducazione (Video e - Migliora lo sviluppo somministrazione di cognitivo dei bambini nati Neonatal Behavioral in famiglie con livello Assessment Scale) economico superiore alla - Massaggio infantile soglia di povertà 5 incontri che - Minore stress postcomprendono: traumatico nelle madri - Osservazione guidata del - Migliora l’interazione neonato (anche attraverso madre-bambino Neonatal Behavioral Assessment Scale) - Intervista sull’esperienza emotiva legata alla nascita e all’ospedalizzazione del bambino - Training di sensibilità (Interaction Guidance) 95 Benedetta Vicino, Mauro Adenzato, Rita B. Ardito to: non sorprende che le madri free, inclini a ricercare e a ricevere supporto nei momenti di sofferenza e difficoltà, siano spesso quelle che si ingaggiano maggiormente nei programmi di intervento (Chin, Teti, 2013). Queste considerazioni sono supportate da alcune riflessioni sviluppate negli ultimi anni nell’ambito della teoria dell’attaccamento (Cassidy, Shaver, 2008) e da alcune ricerche condotte su bambini nati pretermine. Ad esempio, Coppola et al. (2007) hanno valutato, su un campione di 40 diadi madre-bambino (20 con parto pretermine e 20 con parto a termine), la relazione tra stato della mente rispetto all’attaccamento e sensibilità materna. Questi autori hanno osservato come le madri con stato della mente free risultino significativamente più sensibili rispetto alle altre madri e come a seguito di una nascita pretermine la sensibilità delle madri free aumenti ulteriormente, mentre la sensibilità di quelle non-free diminuisca. Sembrerebbe dunque che, a parità di altre condizioni, le madri con stato della mente free siano maggiormente in grado di far fronte alla nascita pretermine del proprio figlio incrementando la propria sensibilità. Alla luce di queste considerazioni sarebbe interessante approfondire se e come cambiano le traiettorie di sviluppo ontogenetico dei bambini prematuri in relazione allo stato della mente materno e riflettere sul modo in cui declinare i programmi di prevenzione e trattamento in modo da massimizzarne gli effetti positivi. Questo approccio è coerente con i dati riportati recentemente da Coppola et al. (2013) i quali rilevano che uno stato della mente free rispetto all’attaccamento promuove nel genitore la tendenza a condividere l’esperienza della nascita pretermine e quindi a ottenere sostegno da parte di familiari e operatori ospedalieri. Le madri con stato della mente free rispetto all’attaccamento tendono inoltre a parlare di più ai loro neonati prematuri in UTIN (Coppola, Cassibba, 2010). Tenere conto dello stato della mente della figura di riferimento nella progettazione e nella realizzazione dei programmi di prevenzione e trattamento permetterebbe dunque di declinare il programma di intervento in base alle caratteristiche specifiche del genitore. Questo punto di vista converge con quello proposto recentemente da Chin e Teti (2013), secondo i quali i programmi di intervento devono essere progettati e realizzati in modo flessibile, fornendo all’operatore il tempo e le risorse necessarie a stabilire una relazione di fiducia con i genitori. Pur convergente, la nostra prospettiva intende però sottolineare come i dati disponibili inducano a pensare che la flessibilità dell’intervento non sia di per sé sufficiente e che invece creare interventi ad hoc in base allo stato della mente materno rispetto all’attaccamento potrebbe massimizzare le ricadute positive sia sulla madre sia sul bambino. 96 Programmi di prevenzione e trattamento per madri di bambini nati pretermine Un’ultima considerazione, infine, di carattere generale: in alcuni studi viene dato molto risalto alla standardizzazione e alla riproducibilità dell’intervento (ad esempio, Melnyk et al., 2006) mentre in altri viene sottolineata l’importanza dell’individualizzazione e degli aspetti relazionali (ad esempio, Beckwith, 1988). Più che in altri, in questo dominio della ricerca e dell’intervento clinico è evidente come queste due tendenze solo apparentemente inconciliabili (l’attenzione alla scientificità e l’attenzione alla specificità individuale; l’approccio in terza e in prima persona) siano contemporaneamente irrinunciabili e chiamino ad uno sforzo di integrazione, uno sforzo che rappresenta un’interessante sfida della moderna psicologia clinica. Riassunto La nascita pretermine è la seconda causa di morte sotto i cinque anni di età e rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo del bambino e un evento di natura potenzialmente traumatica per i genitori. L’obiettivo del presente lavoro è presentare alcuni programmi di prevenzione e trattamento che si rivolgono in modo privilegiato alle madri di bambini nati pretermine, la cui efficacia è stata dimostrata e che siano stati sviluppati all’interno della cornice teorica dell’attaccamento. Nel complesso, i programmi presi in considerazione mostrano una certa efficacia nel migliorare la qualità della relazione madre-bambino, favorire lo sviluppo del bambino e migliorare il distress psicologico dei genitori. Tuttavia la comprensione dei meccanismi di funzionamento sottostanti, il ruolo da attribuire ai diversi fattori protettivi e di rischio e il modo in cui integrare tutto ciò in un programma di prevenzione e trattamento efficace rimangono questioni aperte. Proponiamo che un contributo in tal senso deriverebbe da una maggiore considerazione dello stato della mente materno rispetto all’attaccamento nella progettazione e nella realizzazione di questi programmi: declinare l’intervento in base alle specifiche caratteristiche materne favorirebbe il raggiungimento di esiti positivi per la madre, per il bambino nato pretermine e per la loro relazione. Parole chiave: attaccamento, nascita pretermine, prematurità, prevenzione, programmi di intervento. Abstract Programs of prevention and treatment for mothers of preterm children: state of the art and perspectives in the light of the attachment theory Preterm birth is the second leading cause of death under five years of age and is a risk factor for the development of the child and an event potentially traumatic for parents. The main aim of this paper is to present programs of prevention and treatment developed for mothers of preterm-born children, whose effectiveness has been demonstrated and that have been developed within the framework of the attachment theory. Overall, the programs under consideration show some effectiveness in improving the quality of the mother-child rela- 97 Benedetta Vicino, Mauro Adenzato, Rita B. Ardito tionship, in supporting child development, and improving the psychological distress of parents. However, the understanding of the mechanisms underlying the programs, the role played by the various risk and protective factors, and how to integrate these knowledge into an effective program of prevention and treatment remain open questions. Here we propose that a useful contribution would derive from a greater consideration of the mother’s state of mind with respect to attachment in designing and implementing these programs: to develop the intervention according to the specific maternal characteristics would facilitate the achievement of positive outcomes for the mother, for the preterm-born child, and for their relationship. Key words: attachment, intervention program, prematurity, preterm birth, prevention. BIBLIOGRAFIA Abidin R.R. (1986). Parenting Stress Index manual. Charlottesville: Pediatric Psychology Press. Achenbach T., Howell C., Aoki M., Rauh V. (1993). Nine-year outcome of the Vermont Intervention Program for low birth weight infants. Pediatrics, 91: 45-55. 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