contributo dell`Organo Tecnico Regionale
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Relazione tecnica dell’Organo Tecnico Regionale Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Speciali - PRRS Procedura di Valutazione ambientale Strategica - Fase di specificazione (d.lgs. 152/2006, l.r. 40/1998, d.g.r. 12-8931/2008) Premessa La presente relazione rappresenta il contributo dell’Organo tecnico regionale in merito alla fase di specificazione dei contenuti del Rapporto Ambientale per la procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) relativa al Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Speciali (PRRS), ai sensi dell’art. 13 c. 1, parte II, del d.lgs. 152/2006. A seguito dell’avvio della procedura da parte del Settore regionale Servizi Ambientali in qualità di autorità procedente (nota prot. n. 34592 del 22 ottobre 2015), il Settore Valutazioni ambientali e procedure integrate, in qualità di Nucleo Centrale dell’Organo tecnico regionale e struttura responsabile di procedimento di VAS, in applicazione della d.g.r. n. 12 – 8931 del 9 giugno 2008, verificate la natura e le caratteristiche del piano regionale in oggetto, ha individuato, con nota n. 35508 del 29 ottobre 2015, le Direzioni regionali Ambiente, Governo e Tutela del territorio, Agricoltura, Coesione sociale, Competitività del Sistema regionale, Opere pubbliche, Difesa del suolo, Montagna, Foreste, Protezione civile, Trasporti e Logistica, Sanità, quali strutture regionali interessate all’istruttoria, componenti l’organo tecnico regionale, con il supporto tecnico-scientifico di ARPA Piemonte. La prima riunione dell’Organo tecnico regionale si è svolta in data 16 novembre 2015. La documentazione progettuale resa disponibile è rappresentata dal “Documento di specificazione dei contenuti del Rapporto Ambientale” (di seguito “documento di specificazione”), approvato con d.g.r. n. 29-2234 del 12 ottobre 2015. Di seguito, si forniscono osservazioni e indicazioni sia di natura metodologica sia di contenuto, ritenute utili alla successiva fase valutativa ai fini dell’integrazione ambientale del Piano. Tali osservazioni, orientate ad evidenziare sia eventuali effetti ambientali conseguenti all’attuazione del Piano, sia ulteriori potenziali effetti positivi derivanti dallo sviluppo di sinergie con altre pianificazioni regionali, sono strutturate nella presente relazione come di seguito elencato: − − − − − − osservazioni di carattere generale e metodologico (cap. 1); specificazioni inerenti la Valutazione di Incidenza (cap. 2); indicazioni relative alle principali componenti ambientali interessate (cap. 3); indicazioni per le localizzazioni di nuovi impianti (cap. 4); contributi finalizzati al coordinamento delle politiche regionali (cap. 5); indicazioni per il monitoraggio ambientale (cap. 6). 1 1. Osservazioni di carattere generale e metodologico Come si evince dal documento di specificazione, gli obiettivi generali del Piano riflettono sostanzialmente sia le priorità gestionali stabilite dal quadro normativo di riferimento, tese a privilegiare la prevenzione, il riciclo/recupero di materia e il recupero energetico rispetto allo smaltimento, sia gli indirizzi indicati nel Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti, che individua specifici obiettivi di prevenzione da raggiungere entro il 2020, quali la riduzione del 10% della produzione di rifiuti speciali pericolosi per unità di Pil in aumento e la riduzione del 5% della produzione di rifiuti speciali non pericolosi per unità di Pil in aumento. In tale direzione, pertanto, gli obiettivi generali di Piano sono riassumibili nell’assunzione di misure, azioni ed iniziative atte a: − ridurre la produzione e la pericolosità dei rifiuti speciali; − favorire il riciclaggio ovvero il recupero di materia; − favorire le altre forme di recupero, in particolare il recupero di energia; − minimizzare il ricorso alla discarica, nel rispetto della gerarchia dei rifiuti; − garantire la sostenibilità ambientale ed economica del ciclo dei rifiuti, favorendo la realizzazione di un sistema impiantistico che consenta di ottemperare al principio di prossimità; − promuovere lo sviluppo di una “green economy” regionale in linea con i suddetti obiettivi. Tali obiettivi sono declinati in azioni, al momento indicate a titolo non esaustivo e suddivise per tipologia di obiettivo, che saranno sviluppate in dettaglio nella proposta di Piano e che comprenderanno la definizione di linee guida ed indirizzi, l’incentivazione di attività formative e di sensibilizzazione, la promozione di accordi di cooperazione e dello scambio di informazioni, la promozione di prassi innovative e dello sviluppo di impianti per la gestione “di prossimità” dei rifiuti, l’attuazione di misure di semplificazione amministrativa e per la raccolta di dati, il perseguimento di misure in linea con le politiche per lo sviluppo sostenibile. In relazione al documento di specificazione analizzato e agli approfondimenti istruttori effettuati, si riportano di seguito alcune osservazioni e indicazioni inerenti gli aspetti metodologici e gli approfondimenti che si ritiene opportuno siano effettuati nel rapporto ambientale (di seguito RA). Obiettivi, azioni di Piano e analisi di coerenza esterna Al fine di una più agevole e completa lettura delle strategie del Piano, si suggerisce di includere, nel capitolo del RA che descriverà gli obiettivi generali del PRRS (contenuti anticipati nel par. 3.2 del documento di specificazione), anche una descrizione degli obiettivi specifici. Anche l’analisi di coerenza esterna potrebbe essere affrontata nello stesso capitolo (anziché a valle del paragrafo sulle misure di mitigazione e compensazione ambientali, come risulterebbe dalla struttura del documento di specificazione). In relazione all’elenco dei Piani e Programmi nei confronti dei quali verificare la coerenza esterna del PRRS, si forniscono di seguito ulteriori riferimenti da tenere in considerazione: − le disposizioni dettate dalla vigente pianificazione di bacino (Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico del bacino del fiume Po - PAI e successive Varianti); − i documenti di pianificazione regionale in materia di trasporti. Il Piano regionale dei trasporti è in corso di elaborazione; tuttavia, in questa fase, può costituire un utile riferimento il Documento strategico di indirizzi per il Piano regionale dei trasporti (DSPRT), approvato con DGR n. 176936 del 23 dicembre 2013 e consultabile sul sito web: http://www.regione.piemonte.it/trasporti/piano_regionale.htm. Per quanto riguarda gli obiettivi di sostenibilità ambientale, individuati nel paragrafo 6.2 del documento di specificazione, sarà utile che il RA evidenzi sia in che modo le azioni di piano concorrano al raggiungimento di tali obiettivi sia gli eventuali conflitti esistenti tra gli obiettivi di sostenibilità ambientale, evidenziando quali saranno le strategie per attuare una mediazione tra obiettivi contrastanti. 2 Analisi di contesto Il documento di specificazione (cap.4) fornisce lo schema per la caratterizzazione dello stato attuale delle matrici ambientali interessate dalle azioni di Piano e dei fattori di pressione ambientale, anticipando alcuni contenuti che saranno approfonditi nel rapporto ambientale. In linea generale, nel RA sarebbe utile riportare, se noto, il contributo che il settore dei rifiuti speciali determina, a livello regionale, sulle diverse componenti individuate. Valutazione degli scenari di Piano In linea generale, si condivide la metodologia anticipata nel capitolo 7 del documento di specificazione, dedicato alla valutazione degli scenari di Piano. Tale capitolo rappresenterà una parte importante della valutazione del Piano e dovrà mettere in evidenza e specificare le ricadute ambientali derivanti dall’attuazione del PRRS e le motivazioni che hanno indotto ad intraprendere una scelta rispetto alle alternative. A tal proposito, si forniscono le seguenti indicazioni e suggerimenti: − sarà opportuno costruire differenti alternative di piano possibili, determinate dalla variazione di alcuni degli obiettivi di piano previsti o dalla modifica di alcune delle azioni individuate volte ad ottenere il raggiungimento degli obiettivi. Grazie ad un’analisi delle conseguenze ambientali derivanti dalle alternative individuate, sarà possibile comprendere la motivazione che ha indotto a ritenere migliore la scelta compiuta; − sarebbe utile esplicitare le scelte alternative possibili per tipologia di impianto e per le diverse azioni del piano in base alla situazione pregressa. L’esplicitazione delle varie dicotomie decisionali che hanno condotto alle scelte di piano consentono di esplicitare il processo decisionale e di evidenziare le scelte che sono state fatte nella costruzione dell’alternativa prescelta attraverso la valutazione delle alternative escluse; − si segnala che le definizioni di scenario 0 e di scenario di riferimento utilizzate nel documento di specificazione possono creare ambiguità, in quanto, convenzionalmente, per scenario di riferimento si intende quello che si verrebbe a creare senza l’attuazione del piano, mentre gli scenari di piano descrivono il raggiungimento di obiettivi in seguito all’attuazione di diverse azioni possibili e comprendono anche lo scenario ritenuto successivamente preferibile e poi prescelto; − per evidenziare le ricadute ambientali derivanti dall’applicazione delle azioni del piano, sarebbe opportuno procedere nell’analisi delle azioni previste definendo gli effetti ambientali positivi o negativi derivanti dall’azione in esame e derivanti dalla mancanza di applicazione dell’azione stessa. Quest’ultima analisi consentirebbe di analizzare nel dettaglio anche le ricadute ambientali dello scenario di riferimento. La valutazione del piano, che dovrebbe analizzare gli scenari proposti ed evidenziare le ricadute ambientali derivanti dal raggiungimento degli obiettivi, è quindi strettamente connessa all’analisi e descrizione delle ricadute ambientali delle alternative. Sarebbe utile integrare il capitolo del RA nel quale saranno descritti gli obiettivi specifici di piano e le azioni previste per il loro raggiungimento con la descrizione delle ricadute, negative o positive, che le azioni previste possono avere sulle diverse componenti ambientali. Si segnala, inoltre, quanto segue: − dalla descrizione della metodologia sembra emergere che per i rifiuti da costruzione e demolizione sarà effettuata un’analisi distinta, pur utilizzando le stesse metodologie e criteri. A tal proposito, si chiede di valutare l’ipotesi di integrare le due valutazioni o, in caso contrario, esplicitare le motivazioni della scelta; − vista la natura del Piano e, come anticipato nel documento di specificazione (par. 5.2), vista l’esistenza di flussi di rifiuti speciali scambiati con altre regioni italiane e con l’estero, si ricorda che sarà opportuno dedicare attenzione anche alle ricadute ambientali del Piano a livello interregionale e transfrontaliero, indicando quali potrebbero essere i potenziali effetti ambientali sui territori confinanti o, in caso contrario, evidenziandone l’assenza. 3 Analisi di coerenza interna Il PRRS non anticipa contenuti relativi all’analisi di coerenza interna. A tal proposito, si ritiene necessario che il RA contenga un capitolo in cui siano messi direttamente in relazione obiettivi ed azioni al fine di verificare che le azioni previste dal piano riescano a concorrere al raggiungimento degli obiettivi prefissati e al fine di individuare e gestire eventuali situazioni di interferenza. Questa valutazione può essere effettuata mediante la realizzazione di una matrice che rappresenti, in modo sintetico e chiaro, il sistema delle relazioni esistenti tra obiettivi generali e specifici, obiettivi di sostenibilità ambientale, azioni di piano nonché indicatori. Condotta in tal senso, tale verifica può costituire inoltre un’analisi propedeutica alla definizione di un adeguato Piano di Monitoraggio. Partecipazione Rispetto anche a quanto descritto nel documento di specificazione, si condivide pienamente la scelta di coinvolgere già in questa fase il pubblico interessato e il pubblico generico. Per facilitare ulteriormente la lettura dei contenuti del RA, sarebbe utile che lo stesso riporti una descrizione, anche sintetica, di come siano state prese in considerazione le osservazioni ricevute o, al contrario, delle motivazioni per le quali non sia stato possibile recepirle. Si ricorda, inoltre, che la “Sintesi non tecnica”, così come richiesta dall’allegato VI del d.lgs. 152/2006, rivestendo un ruolo rilevante in quanto strumento essenziale per la partecipazione al processo di valutazione, deve risultare comprensibile anche da parte del pubblico generico. 2. Valutazione di Incidenza In base a quanto indicato dalla l.r. 19/2009, art. 44, deve essere predisposta, all’interno del Rapporto Ambientale, la documentazione necessaria ai fini della Valutazione di Incidenza, secondo quanto riportato nell’allegato D di tale legge. Molti dei contenuti utili sono quelli che già vengono predisposti per la VAS, ma deve essere posta particolare attenzione alle possibili ricadute su specie ed habitat oggetto di tutela in accordo con le Direttive Habitat e Uccelli. Particolare attenzione dovrà essere posta quindi alle azioni, predisposte dal PRRS, che possano comportare modifiche su tali componenti. Pertanto, si suggerisce di fotografare lo stato attuale di presenza/assenza di impianti di trattamento e smaltimento di rifiuti speciali in aree della Rete Natura 2000, come ad esempio una stima di quanti impianti ricadono in tali siti e delle principali tipologie di rifiuto trattato per valutare le ricadute che possono avere su habitat e specie (perché magari fonte di rumore, di luce notturna, di frammentazione degli habitat, di rischio di inquinamento acque, ecc); quindi dovrà essere valutata l’incidenza (positiva, negativa o nulla) delle azioni previste dal PRRS sui siti della Rete Natura 2000 coinvolti direttamente o indirettamente. Si ricorda che, per i criteri localizzativi di nuovi impianti o ampliamenti, si dovrà debitamente tener conto delle “Misure di conservazione per la tutela della Rete Natura 2000 del Piemonte” (e in particolare dei disposti dell’art. 3, comma 1, lettera i) approvate con DGR n. 54-7409 del 7 aprile 2014 e modificate con DGR n. 22-368 del 29 settembre 2014, reperibili al sito: www.regione.piemonte.it/governo/bollettino/abbonati/2014/16/siste/00000150.htm. Inoltre, sono in fase di predisposizione Misure di conservazione sito-specifiche (cioè specifiche per un determinato SIC o ZPS) che potrebbero essere più restrittive in accordo con la necessità di preservare un certo habitat o una determinata specie presente in quel territorio e tutelata dalla Direttiva Habitat o Uccelli. Si evidenziano, infine, alcune inesattezze nei documenti analizzati e riguardanti i Siti della Rete Natura 2000: − 4 quando si nominano i SIC e le ZPS, è corretto indicare anche le ZSC, ovvero le zone speciali di conservazione, che sono l’evoluzione dei SIC nel momento in cui viene approvato il Piano di Gestione del sito o le misure di conservazione sito-specifiche; al momento attuale in Piemonte non ci sono ZSC, ma si ritiene che a breve ne saranno designate diverse; − le direttive di riferimento per l’istituzione di SIC, ZSC e ZPS sono la Direttiva Habitat 92/43/CE e la Direttiva Uccelli 09/147/CE (non è più corretto il riferimento alla 79/409/CEE); − il capitolo 9 del Piano dei Rifiuti Urbani, capitolo al quale si fa riferimento per i criteri localizzativi di nuovi impianti per il PRRS, riporta la cartografia (tabella 7) dei SIC e ZPS risalente al 2007, data di approvazione del PTA dal quale è tratta. Tale cartografia non è più corretta, in quanto negli anni ci sono stati cambiamenti dei confini che individuano i Siti della Rete Natura 2000 e ne sono stati aggiunti di nuovi. 3. Principali componenti ambientali interessate Di seguito si forniscono indicazioni, proposte e suggerimenti, suddivisi per componente ambientale di interesse, finalizzati all’integrazione ambientale del PRRS nelle successive fasi di pianificazione e valutazione del Piano. Aree di interesse naturalistico Oltre a quanto già osservato al capitolo 2 della presente relazione in merito alle aree della Rete Natura 2000, si ricorda che nel RA si dovrà tener conto anche di aree di interesse naturalistico che potrebbero essere interessate dall’attuazione del Piano, quali zone umide e aree della Rete ecologica. a) Zone umide Sono aree di particolare interesse naturalistico che, come evidenziato da diverse Convenzioni Internazionali e Direttive Comunitarie, rappresentano habitat particolarmente sensibili in quanto caratterizzati dalla presenza di acqua superficiale e falda affiorante, la cui salvaguardia si pone alla base del raggiungimento degli obiettivi di tutela della biodiversità. La presenza di tali ambienti può essere verificata tramite la banca dati Zone Umide della Regione Piemonte, consultabile all’indirizzo web: www.regione.piemonte.it/ambiente/tutela_amb/zu.htm. In particolare, per il PRRS dovrà essere considerata la presenza delle seguenti tipologie di Zone Umide: 1. Laghi 2. Stagni e paludi 3. Torbiere 4. Acquitrini e pozze 5. Boschi umidi 6. Zone perifluviali 7. Laghi di cava 8. Invasi artificiali b) Rete Ecologica In Piemonte, a livello normativo la rete ecologica è definita dalla legge regionale del 29 giugno 2009, n. 19 “Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità” che, all’art. 2 comma 2, riporta quanto segue: “La rete ecologica regionale è composta dalle seguenti aree: a) il sistema delle aree protette del Piemonte; b) le zone speciali di conservazione, i siti di importanza comunitaria proposti ed approvati e le zone di protezione speciale, facenti parte della rete Natura 2000; b bis) le zone naturali di salvaguardia; c) i corridoi ecologici.” Oltre a quanto definito dalla suddetta legge, la Regione Piemonte, con il contributo di ARPA Piemonte, ha approvato, con DGR n. 52-1979 del 31 luglio 2015, una metodologia di riferimento per il territorio regionale che permette di individuare gli elementi della rete ecologica regionale e la sua implementazione sul territorio regionale sotto gli 800 metri di quota. In particolare, tale metodologia permette di identificare le Aree di Valore Ecologico e le aree ecologicamente permeabili del territorio piemontese e stabilisce che tali aree rappresentano gli 5 elementi di base del disegno di rete ecologica regionale. La metodologia completa è consultabile sul sito di Arpa Piemonte all’indirizzo: https://www.arpa.piemonte.it/approfondimenti/temi-ambientali/ecosistemi-e-biodiversita/reti-ec. Acque sotterranee La WFD (Direttiva Quadro 2000/60/CE sulle acque) individua il Piano di Gestione di Distretto Idrografico come lo strumento conoscitivo, strategico e operativo attraverso cui gli Stati membri devono operare a livello locale al fine di perseguire il raggiungimento degli obiettivi di qualità previsti dal piano stesso. Nel 2010 è stato adottato il primo Piano di Gestione del Distretto Idrografico del fiume Po (PdGPo), elaborato a partire dai Piani di Tutela delle Acque; attualmente è in corso di adozione il secondo PdGPo. In tale ambito, il primo ciclo triennale di monitoraggio si è espletato nel 2009-2011, il secondo nel 2012-2014; i risultati del monitoraggio relativi ai due cicli permettono il calcolo degli indici di qualità (Stato Qualitativo e Stato Quantitativo) per l’attribuzione dello Stato Ambientale della risorsa e quindi la verifica del raggiungimento degli obiettivi di qualità previsti (Stato BUONO al 2015). Gli “oggetti” del monitoraggio sono, nel caso delle acque sotterranee, i corpi idrici sotterranei (GroundWater Bodies - GWB). Su tutti i GWB facenti parte del sistema acquifero superficiale è stata condotta la valutazione del rischio di non raggiungimento degli obiettivi di qualità previsti, considerando l’analisi delle pressioni e lo Stato Qualitativo sulla base dei dati di monitoraggio. Fonte: dati Regione Piemonte e Arpa Piemonte La situazione che si delinea, sulla base di questi elementi, come si desume dalla figura precedente, evidenzia 9 GWB in Stato chimico scarso a causa, tra l’altro, di VOC o CrVI, e 15 GWB che tra le pressioni significative presentano la voce “discariche” (intesa come % di area occupata da discariche in rapporto all’area del GWB considerato). Sulla base di quanto sopra delineato, si ritiene che nel RA: − sia opportuno valutare le interazioni che possono sussistere tra il PRRS e la matrice acque sotterranee/sistema acquifero superficiale, direttamente impattata dalle attività antropiche che si svolgono in superficie e nel sottosuolo; 6 − sia utile, in particolare nella valutazione degli effetti ambientali, evidenziare maggiormente i potenziali effetti positivi che il Piano può comportare sulla qualità delle risorse idriche sotterranee. Territorio e paesaggio Si segnala che i dati relativi al consumo di suolo, di cui al paragrafo “4.4 Suolo” del documento di specificazione, devono fare espresso riferimento al documento “Monitoraggio del consumo di suolo in Piemonte-edizione 2015”, approvato dalla Giunta regionale con DGR n. 34-1915 del 27 luglio 2016. Inoltre, al paragrafo “4.6 Paesaggio”, tra i riferimenti principali citati per approfondire la componente paesaggio nel RA, è opportuno prendere in considerazione e richiamare in primo luogo i contenuti del Piano paesaggistico regionale riadottato nel maggio 2015, piuttosto che il documento denominato “fascicolo illustrativo” e la Relazione sullo stato dell’Ambiente. Clima e qualità dell’aria Rispetto a quanto anticipato nel par. 4.1 e 4.2 del documento di specificazione, il RA dovrebbe approfondire e sviluppare gli aspetti di maggior dettaglio relativi alla componente clima e aria in coerenza con gli intendimenti illustrati nel documento di specificazione dei contenuti del Rapporto Ambientale relativo al Piano Regionale di Qualità dell’Aria in via di definizione. In particolare, sarà opportuno esplicitare i benefici introdotti dalle azioni previste dal PRRS in merito ai seguenti obiettivi generali e specifici: − incremento della produzione di energia da rifiuto in accostamento alle fonti rinnovabili, compatibilmente con le migliori tecniche disponibili e con lo stato di qualità dell’aria; − riduzione dell’inquinamento atmosferico e dell’emissione di gas serra generati dai trasporti e dai processi di combustione, soprattutto per quanto riguarda l’ambito urbano. 4. Indicazioni per le localizzazioni di nuovi impianti Il documento di specificazione chiarisce che i criteri per l’individuazione delle aree idonee e non idonee alla localizzazione degli impianti, definiti nel capitolo 9 del documento “Progetto di piano di gestione dei rifiuti urbani e dei fanghi di depurazione” adottato con DGR n. 22-1544 del 8 giugno 2015 e al momento attuale in fase di approvazione da parte del Consiglio regionale, sono validi anche per la localizzazione di impianti di smaltimento e recupero di rifiuti speciali. A tal proposito, si ritiene tuttavia opportuno fornire già in questa fase osservazioni e indicazioni utili relativamente a tali criteri. Territorio e paesaggio Si ritiene che, in relazione alla natura privata degli impianti, elemento che caratterizza il Piano in oggetto rispetto al Piano regionale Rifiuti urbani, sarebbe auspicabile integrare i criteri già individuati con ulteriori elementi al fine di garantire corrette scelte localizzative sia dal punto di vista territoriale che paesaggistico-ambientale. Si suggerisce, quindi, di inserire indicazioni di maggior dettaglio definendo, in una logica di sostenibilità ambientale e funzionalità degli impianti stessi, classi di idoneità del territorio prevedendo anche aree di esclusione e di attenzione, nonché definendo priorità localizzative secondo una logica di prossimità degli impianti e di funzionalità degli stessi in relazione agli insediamenti produttivi esistenti e in progetto e in coerenza con le Linee Guida APEA regionali. Siti Rete Natura 2000 e Aree naturali protette Si rimanda alle osservazioni del precedente capitolo 2 “Valutazione di incidenza e Aree naturali protette” della presente relazione. 7 Aree di interesse naturalistico Riguardo ai criteri di identificazione delle aree potenziali per l’ubicazione di nuovi impianti, si dovrà tenere conto, oltre che delle aree della Rete Natura 2000, anche della presenza di aree di interesse naturalistico che potrebbero esserne impattate, in particolare di zone umide e rete ecologica (cfr. capitolo 3 della presente relazione). − Zone umide: • per quanto riguarda i punti 7 (laghi di cava) e 8 (invasi artificiali) delle tipologie elencate nel precedente capitolo, considerato che si tratta di zone umide seminaturali e spesso senza un valore naturalistico significativo, l’eventuale interferenza dei siti di smaltimento con i suddetti ambienti andrà valutata nello specifico e nel caso ammettere una potenziale interferenza con tali ambienti se non presentano caratteristiche di naturalità e pregio; • per quanto riguarda, invece, le altre tipologie di Zone Umide, andrà evitata ogni interferenza diretta e indiretta con tali ambienti. − Rete ecologica: nell’ambito dei criteri di identificazione delle aree potenziali per l’ubicazione di discariche e siti di smaltimento, si dovrà tener conto delle componenti della Rete Ecologica come definita dalla l.r. 19/2009 e da quanto definito dalla metodologia regionale adottata con DGR 52-1979 del 31 luglio 2015 (cfr. precedente capitolo 3). Rischio idrogeologico Si dovranno evitare interferenze con le aree interessate dai dissesti idrogeologici/idraulici e dalle fasce fluviali di cui al Piano stralcio per l’Assetto idrogeologico del bacino del fiume Po (PAI) e successive varianti, nonché dalle nuove mappe della pericolosità e del rischio della Direttiva Alluvioni contenute nel Progetto di Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni, adottato il 22 dicembre 2014 dal Comitato Istituzionale dell’Autorità di bacino del Po. Per quanto attiene agli impianti già esistenti, si evidenzia la necessità di attenersi a quanto stabilito nella “Direttiva per la riduzione del rischio idraulico degli impianti di trattamento delle acque reflue e delle operazioni di smaltimento e recupero dei rifiuti ubicati nelle fasce fluviali A e B e nelle aree in dissesto idrogeologico Ee ed Eb”. Suoli e aree agricole In considerazione delle esigenze di tutela dei suoli agricoli e naturali ad elevata capacità d’uso e delle aree agricole utilizzate per produzioni agro-alimentari di pregio (prodotti DOP, IGP, agricoltura biologica), si condividono i criteri indicati per l’individuazione delle aree non idonee e dei luoghi adatti all’insediamento di nuovi impianti per il recupero, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti speciali. 5. Contributi finalizzati al coordinamento delle politiche regionali In riferimento agli obiettivi specifici del Piano e relative azioni, nonchè in relazione alle informazioni fornite dalla documentazione presentata, si offrono anche alcune osservazioni finalizzate ad evidenziare sinergie che possono essere sviluppate con altre pianificazioni regionali al fine di un più efficace raggiungimento degli obiettivi di Piano e che potranno essere proficuamente approfondite e delineate nella successiva fase valutativa del PRRS. Green Economy Si prende atto positivamente che fra gli obiettivi generali del Piano si prevede di “Promuovere, per quanto di competenza, lo sviluppo di una green economy regionale, fornendo impulso al sistema economico produttivo per il superamento dell’attuale situazione di crisi, nell’ottica di uno sviluppo sostenibile, all’insegna dell’innovazione e della modernizzazione” (obiettivo generale 6). Da recenti studi condotti in ambito nazionale e confermati dagli Stati Generali della Green Economy, risulta infatti che una quota significativa delle piccole e medie imprese manifatturiere 8 italiane stia puntando proprio sull’economia verde per superare la crisi. I buoni risultati ottenuti recentemente dall’Italia nel campo delle energie rinnovabili dimostrano la potenzialità del sistema industriale nazionale e l’attenzione verso questo settore da parte di molte realtà istituzionali, soprattutto a livello locale, in quanto in questo settore diverse imprese italiane hanno sviluppato tecnologie all’avanguardia. In particolare, è proprio nella media impresa (settori manifatturieri del made in Italy) che la Green Economy avrà la possibilità di sviluppare tutto il suo potenziale sia in termini di nuovi prodotti e di tecnologie finalizzate a migliorare l’efficienza complessiva dei processi, sia in termini di emissioni e di produzione dei rifiuti. In particolare, si ritiene opportuno che il Piano: − promuova e sviluppi i valori e i principi della Circular Economy, al fine di rendere evidente un uso efficiente delle risorse e una migliore gestione dei rifiuti; − al fine di favorire la sostenibilità ambientale ed economica del ciclo dei rifiuti, riponga particolare attenzione al coinvolgimento del mondo imprenditoriale, mediante opportuni atti negoziali con le categorie interessate, per la definizione di accordi quadro e modalità di validazione dei processi di qualità ambientale; − sviluppi il concetto di Green Public Procurement (GPP) in coerenza con le strategie dell’Unione Europea, per la Produzione e il Consumo Sostenibile (SCP); quest’ultimo aspetto rappresenta uno dei capitoli fondamentali della Strategia Europa 2020, con particolare riguardo all’uso efficiente delle risorse. All’interno dell’obiettivo specifico 6.1 del PRRS “Attivazione di progetti finalizzati allo sviluppo della green economy” si suggerisce, inoltre, di inserire anche i riferimenti espliciti ad azioni relative: − al Life Cycle Assessment (LCA), al fine di introdurre un metodo oggettivo di valutazione e quantificazione dei carichi energetici ed ambientali e degli impatti potenziali associati ad un prodotto a partire dall’intero ciclo di vita sino allo smaltimento finale; − al GPP, quale strumento utile ed efficace per la migliore gestione dei servizi e appalti pubblici e quindi di potenziale valore anche per le politiche di gestione dei rifiuti. Attività estrattive e recupero rifiuti inerti Si sottolinea che il Documento di Programmazione delle Attività Estrattive – DPAE (citato nel documento di specificazione fra i piani e programmi che saranno oggetto di analisi di coerenza esterna) e, in particolare, il Primo stralcio relativo agli “Inerti per calcestruzzo, conglomerati bituminosi e tout-venant per riempimenti e sottofondi”, ha uno stretto riferimento al Piano regionale di Gestione dei rifiuti speciaIi in oggetto. Si informa che l’aggiornamento del DPAE (datato 2000), ai sensi di legge (art. 2 della l.r. 69/1978 come novellato dalla l.r. 23/2015), sarà un “Piano Regionale delle Attività Estrattive” (PRAE) che avrà tra gli obiettivi prioritari sia il recupero di inerti provenienti da scavi e da demolizioni sia l’utilizzo di materiali inerti da riciclo (materiali che sono anche trattati dal PRRS), al chiaro fine di risparmio diretto della risorsa estrattiva (mineraria), con conseguente maggiore salvaguardia ambientale e minor compromissione del suolo. Si condividono, pertanto, gli obiettivi indicati nel documento di specificazione, con particolare riferimento all’obiettivo 2 “Favorire il riciclaggio, ossia il recupero di materia”, Ia cui scheda (par. 6.1) già indica il relativo obiettivo specifico 2.1 “Incrementare il riutilizzo/recupero di materia dai rifiuti (individuazione di obiettivi specifici per determinate filiere di rifiuti (es. rifiuti da costruzione e demolizione, PFU, VFU)”. In merito, si sottolinea la necessità, già nelle prime fasi di redazione del Piano, di: − giungere alla conoscenza delle quantità di rifiuti riciclabili nel comparto degli aggregati (inerti per riempimenti e rilevati, sabbie, ghiaie e pietrischi); − redigere le modalità operative per la gestione dei rifiuti da attività di costruzione e demolizione, nel rispetto di quanto disposto dalla Direttiva 2008/98/CE e quantificare l’obiettivo di materiali 9 riciclati che andranno a supportare parte del fabbisogno di materiali inerti della Regione Piemonte. Trasporti Il tema dei trasporti, e dei relativi impatti ambientali, trova una precisa connotazione tra le priorità della l.r. 24/2002 in materia di gestione dei rifiuti, e in particolare nella priorità “ottimizzazione delle fasi di raccolta, trasporto, recupero e smaltimento”. Si condivide positivamente, quindi, che il tema dell’ottimizzazione delle fasi di trasporto sia ricompreso tra gli obiettivi generali del PRRS (“principio di prossimità”), sia successivamente affrontato nell’ambito degli obiettivi specifici e relative azioni (par. 6.1 del documento di specificazione: “incentivazione dello sviluppo di un’impiantistica in grado di (…) consentendo il contenimento degli impatti ambientali legati al trasporto di rifiuti e dei relativi rischi di incidenti (...)) e assuma rilievo anche tra gli obiettivi di sostenibilità ambientale (par. 6.2). Al fine di un efficace coordinamento delle politiche regionali, si suggerisce di: − implementare l’analisi dei flussi (azione legata all’obiettivo 5.1 descritto a pag. 40 del documento di specificazione) con la descrizione della modalità di trasporto utilizzata: ricostruire e tenere aggiornata la matrice origine/destinazione delle quantità, delle tipologie, dei modi di trasporto, della distribuzione temporale dei movimenti dei rifiuti speciali sul territorio, e in particolare di quelli pericolosi, risulta informazione essenziale per pianificare future scelte localizzative e per formulare indirizzi specifici sulle modalità di trasporto da utilizzare con l’obiettivo di una maggiore sostenibilità del processo gestionale. In termini generali, si ricorda la possibilità di utilizzare gli scali ferroviari e i nodi di interscambio intermodale (interporti) per instradare le merci di lunga percorrenza sulla ferrovia (per distanze indicativamente superiori ai 250 km); − considerare, tra gli obiettivi di sostenibilità ambientale (paragrafo 6.2), la riduzione dell’incidentalità nel trasporto dei rifiuti pericolosi e una più tempestiva ed efficace gestione per l’intervento in caso di incidente; tali obiettivi presuppongono la collaborazione con le altre direzioni regionali (competenti in materia di ambiente, trasporti e protezione civile) e la diffusione di tecnologie per il tracciamento dei mezzi promosse nell’ambito di progettualità esistenti a livello regionale (progetti “Destination - Conoscere il trasporto di merci pericolose come strumento di tutela del territorio” e “PTA-Destination - Percorsi transfrontalieri condivisi”) e in ambito nazionale (sistema SISTRI). 6. Il monitoraggio ambientale In linea generale, si condividono lo schema proposto per il monitoraggio ambientale e i criteri per l’individuazione degli indicatori, descritti nel capitolo 10 del documento di specificazione. Nello specifico: − si raccomanda di prestare particolare attenzione agli indicatori che monitorano gli effetti ambientali significativi indotti dagli interventi; − sarebbe opportuno che ogni indicatore sia associato non solo all’obiettivo specifico, ma anche all’azione a cui si riferisce, in modo da poter meglio valutare le eventuali azioni correttive sul piano; − si chiede di valutare l’inserimento di indicatori che monitorino i flussi di rifiuti speciali a livello interregionale; − sarà opportuno prevedere il monitoraggio anche per le misure di mitigazione e compensazione ambientale individuate nel RA; − si ricorda, infine, che il Piano di monitoraggio ambientale dovrà essere scorporabile dal RA, in quanto dovrà essere pubblicabile autonomamente e costituire un documento che accompagnerà l’attuazione del Piano. 10 Per quanto riguarda, in particolare, il set di indicatori relativi alla matrice “suolo”, al fine di poter monitorare in maniera univoca il consumo e l’impermeabilizzazione del suolo a livello regionale, si ritiene utile inserire uno o più indicatori finalizzati alla quantificazione diretta di tale fenomeno; a tal fine si richiede di fare riferimento alle metodologie individuate dalla Regione Piemonte nel documento “Monitoraggio del consumo di suolo in Piemonte” (2015) pubblicato all’indirizzo web: http://www.regione.piemonte.it/territorio/dwd/documentazione/pianificazione/Monitoraggio_cons umo_2015_Allegato_1%20.pdf. Nello specifico, uno degli indicatori utilizzabili è l’”Indice di Consumo di suolo da superficie urbanizzata (CSU)” di seguito descritto: Indice di Consumo di suolo da superficie urbanizzata CSU = (Su/Str)x100 Su = Superficie urbanizzata (ha) Str = Superficie territoriale di riferimento (ha) Descrizione Consumo dovuto alla superficie urbanizzata dato dal rapporto tra la superficie urbanizzata e la superficie territoriale di riferimento, moltiplicato per 100 Unità di misura Percentuale Commento Consente di valutare l’area consumata dalla superficie urbanizzata all’interno di un dato territorio Si ritiene, infatti, che gli impianti per il recupero, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti speciali siano assimilabili alle superfici urbanizzate, in quanto producono un consumo di suolo di tipo irreversibile, e che il consumo di suolo derivante da nuove installazioni o dall’ampliamento planimetrico degli impianti esistenti possa quindi essere monitorato utilizzando l’indicatore sopra indicato. Si suggerisce di fare riferimento anche alla metodologia e agli indicatori definiti per il Piano territoriale e per il Piano paesaggistico regionali. 11