1 Francia – scheda di lettura Confini (p. 95) SO: Spagna, Andorra

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1 Francia – scheda di lettura Confini (p. 95) SO: Spagna, Andorra
Francia – scheda di lettura
Confini (p. 95)
SO: Spagna, Andorra
SE: Italia, Svizzera
E: Germania
NE: Lussemburgo, Belgio
Mari (p. 95)
N: Canale della Manica
O: Oceano Atlantico
S: Mar Mediterraneo
Orografia (p. 94 s.)
SO: Pirenei (confine con Spagna e Andorra)
SE: Alpi (confine con Italia e Svizzera)
E: Giura (confine con Svizzera); Vosgi (confine con Germania)
S: Massiccio Centrale
Osservazioni a riguardo (p. 94 s.)
Il territorio è prevalentemente pianeggiante e, inoltre, la pianura è concentrata in un quadrante ben preciso.
Ciò avrà positive ripercussioni sul settore primario, in quanto la presenza di ampie pianure non interrotte da
rilievi non può non favorire agricoltura e allevamento (situazione profondamente diversa da quella del nostro
paese).
Idrografia (p. 94 s.)
Rodano, Mar Mediterraneo
Garonna, Oceano Atlantico
Loira, Oceano Atlantico
Senna, Oceano Atlantico
Reno, Mar del Nord
Osservazioni a riguardo (p. 94 s.)
I fiumi sono molti, caratterizzati da un corso notevole e da una portata costante. Ciò avrà conseguenze positive
sia sul settore primario (unitamente ad un’orografia particolarmente benevola, cfr. supra), sia su quello
secondario (gli impianti industriali hanno bisogno di grandi quantità d’acqua), sia sul terziario (i fiumi con le
caratteristiche appena evidenziate costituiscono ottime vie di comunicazione). Per sfruttare al massimo le
potenzialità dei fiumi come vie di comunicazione, sono anche stati scavati canali artificiali che mettono in
comunicazione i diversi corsi d’acqua.
Altre particolarità riguardanti il territorio (p. 94)
Insieme ad pochi altri paesi europei (Spagna, Regno Unito, Paesi Bassi, Danimarca, Turchia), la Francia
estende il suo territorio nazionale anche su altri continenti: in America latina (Guyana francese), in America
centrale (Martinica, Dominica, Guadalupa, Saint Martin, Saint Barthélemy), in America settentrionale (Saint
Pierre et Miquelon), in Africa (Mayotte, Riunione), in Oceania (Polinesia francese, Wallis e Futuna, Nuova
Caledonia, Clipperton), in Antartide (Kerguelen, Terre Antartiche francesi). Ciò dipende dal grande passato
coloniale francese: il paese era il secondo (dopo il Regno Unito) impero coloniale mondiale.
Numero di abitanti (pp. 98; 94, tabella)
Il numero di abitanti si avvicina a quello del nostro paese (64.667.000 contro 60.340.000). Va, tuttavia, tenuto
conto che la superficie è ampiamente più estesa (544.000 km2 contro 301.300 km2): la densità, di conseguenza,
sarà inferiore (cfr. grafici a p. 94).
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Speranza di vita (p. 94 tabella)
La speranza di vita è simile a quella del nostro paese (79, maschi; 85, donne), è fra le più alte del pianeta,
segno che si tratta di due paesi molto benestanti (ricorda: la speranza di vita è indicativa dell’accesso della
popolazione a medicinali, ospedali e cibo) e leggermente spostata a favore delle donne (diversamente dai paesi
a sviluppo assente, dove la componente femminile è quella meno salvaguardata).
Diffusione della popolazione (p. 98)
La diffusione è disomogenea in due direzioni.
In primo luogo, prevale la popolazione cittadina su quella rurale: ciò porta una densità già mediamente bassa
ad essere ancora più bassa nelle campagne.
In secondo luogo, fra le città, quella più popolata è Parigi che attrae un quinto della popolazione.
Altre osservazioni sulla popolazione (p. 98 s.)
 La Francia è da sempre stata terra di immigrazione. Alla fine dell’800 significativo fu il flusso migratorio
dall’Europa meridionale e orientale (Italia, Polonia, Spagna); a metà del ’900, iniziarono i flussi dalle ex
colonie (Marocco, Algeria, Tunisia, Mali, Camerun, Vietnam, etc.). Apporti significativi da parte di paesi
con culture diverse hanno portato la Francia a impegnarsi nell’integrazione dei nuovi arrivati (cfr. ius soli):
oggi un cittadino francese su quattro è di origine straniera.
 Il tasso di natalità, a differenza degli altri paesi europei è alto: ciò è la conseguenza di precise politiche di
sostegno alle famiglie numerose, alla natalità, alle donne lavoratrici.
Città (p. 100)
Come detto, la maggior parte dei Francesi vive nelle città. A differenza del nostro paese, le maggiori città sono
di grandi dimensioni e sono distanziate in misura significativa.
Per compensare gli squilibri prodotti dall’afflusso a Parigi di gran parte della popolazione, si sono valorizzate
altre grandi città, quali Marsiglia, Lione, Nantes, Tolosa, Bordeaux (definite metropoli regionali d’equilibrio),
facendo sviluppare precise attività economiche (Marsiglia, porto petrolifero; Tolosa, industria aeronautica;
Lione, ricerca).
Settore primario (p. 106)
Grazie alla conformazione del territorio (cfr. supra) il settore primario francese è estremamente competitivo:
il primo in Europa, il secondo a livello mondiale per quanto riguarda l’esportazione.
Le coltivazioni (cereali, barbabietola, vite, ortaggi, frutta) e la tipologia di allevamento (soprattutto bovino)
sono quelli più redditizi e puntano soprattutto all’esportazione.
Inoltre, il paese si distingue per produzioni particolarmente rinomate (cfr. formaggi e vini).
Settore secondario (p. 106)
Anche il settore secondario è molto competitivo. Un punto di forza è costituito dalla riconversione
dell’industria pesante a basso contenuto tecnologico, nerbo delle prima industrializzazione e non più
competitiva, vista la presenza di paesi emergenti che offrono costi bassissimi in questo tipo di produzione, in
un apparato produttivo centrato sull’industria pesante ad alto contenuto tecnologico (automobilistica: Renault,
Peugeot, Citroen; ferroviaria: TGV; aeronautica: Dassault). Il settore è reso ancora più competitivo dal basso
costo dell’energia, dato che gran parte della produzione è basata sull’energia nucleare.
Settore terziario (p. 106)
Il settore terziario è quello che occupa il maggior numero di addetti. Ovviamente, perché ci sia una virata
verso il terziario, ci deve essere una precisa scelta da parte dello stato, che deve finanziare il comparto
dell’istruzione e della ricerca. Cospicui sono, infatti, i finanziamenti alla ricerca. Una voce significativa nel
bilancio dello stato è quella del turismo, agevolato anche da un’ottimale rete di trasporti.
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APPROFONDIMENTO
Le dinamiche migratorie in Francia: ius soli e ius sanguinis
La presenza di numerose componenti straniere ed esponenti di culture e religioni diverse e difficilmente
assimilabili ha spinto da lungo tempo la Francia a porsi il problema di come gestire i fenomeni migratori. Il
nostro paese, al contrario, ha iniziato solo dagli anni ’90 del ’900 ad entrare in contatto con fenomeni simili1.
La direzione tenuta dalla Francia è quella dell’integrazione. Il ragionamento che sta alla base di queste
politiche si potrebbe riassumere così: “se si riesce a far considerare da parte di tutti la Francia come il proprio
paese, le leggi saranno più rispettate e minori saranno i problemi connessi con fenomeni di scarso di
incomprensione e scarso rispetto delle leggi stesse”.
Per raggiungere detto obiettivo, la Francia ha deciso rendere “più facile” l’accesso alla propria cittadinanza.
In particolare, per quanto riguarda i nuovi nati, la Francia adotta il cosiddetto ius soli (letteralmente: “diritto
del suolo”): chiunque sia nato sul suolo francese, anche da genitori non francesi, alla maggiore età acquisisce
la cittadinanza. Il ragionamento che sta dietro lo ius soli è il seguente: “se un individuo risiede per diciotto
anni la maggior parte del tempo in Francia, se frequenta scuole francesi, assimila lingua, cultura e abitudini
francesi, alla maggiore età andrà considerato francese a tutti gli effetti, a prescindere dalla propria famiglia o
dai tratti somatici”2.
Inoltre, in Francia sono state approvate numerose leggi atte a mettere in atto un processo di laicizzazione
(rendere meno preponderanti le consuetudini religiose): per esempio il divieto al velo per le donne islamiche.
I risultati non sono stati sempre lusinghieri. Infatti, molta popolazione di origine straniera si trova “ghettizzata”
nelle squallide periferie delle grandi città (banlieues), con uno scarso accesso ai servizi (soprattutto
l’istruzione) e con scarse prospettive lavorative: ciò è alla base delle rivolte del primo decennio del XXI secolo
e del recente fenomeno del terrorismo di matrice islamica (cfr. gli attentati del 2015 a Parigi).
Oggi gli stranieri in Francia sono circa 7.439.000, quasi il 9% della popolazione. In Italia, sono 5.514547, l’8, 2% della
popolazione.
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Altri paesi con ius soli: Germania, Regno Unito, Irlanda. Il nostro paese, invece, adotta lo ius sanguinis (letteralmente:
“diritto di sangue”). Il ragionamento che sta dietro lo ius sanguinis è il seguente: “la cittadinanza, e con essa la lingua,
la cultura, le abitudini, non sono aspetti che si apprendono, ma vengono trasmessi geneticamente: di conseguenza è
italiano chiunque abbia almeno un genitore italiano”. Altri paesi con ius sanguinis sono quelli della penisola iberica,
quelli scandinavi, quelli dell’Europa dell’est e quelli dell’area balcanica.
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APPROFONDIMENTO
Il ricorso all’energia nucleare
La Francia, insieme ad altri grandi paesi europei come Regno Unito e Germania, ha optato per l’utilizzo
dell’energia nucleare, sia militare che civile. Nel nostro paese il referendum del 1987, subito dopo il disastroso
incidente occorso alla centrale nucleare di Cernobyl, in Ucraina, ha bloccato il ricorso a questa risorsa.
Il nucleare applicato alla produzione di energia elettrica presenta sicuramente due grandi vantaggi: in primo
luogo, la quantità di energia prodotta è enorme e ciò non può non aiutare l’economia, mantenendo basso il
costo dell’energia (più energia prodotta=prezzo più basso); in secondo luogo, le centrali di produzione non
emettono anidride carbonica.
A questi indubbi vantaggi vanno, però, associati almeno tre gravi problemi.
In primo luogo, la sicurezza. Le centrali emettono normalmente una grande quantità di radiazioni, altamente
nocive per la salute. Inoltre, come in ogni impianto di produzione, le centrali nucleari sono soggetti ad incidenti
(per esempio, Cernobyl, Three Mile Island, Fukushima): tali incidenti sono devastanti (si stima che in
occasione dell’incidente di Cernobyl sia stata rilasciata una quantità di radiazioni pari a 400 volte quella
causata dalla bomba atomica di Hiroshima), rendono inabitabili le zone colpite per tempi lunghissimi e hanno
terribili ricadute sulla salute della popolazione delle zone viciniori.
In secondo luogo, le scorie. Come ogni processo di produzione, anche la produzione di energia elettrica
tramite il nucleare produce scorie. Questi “rifiuti”, tuttavia, rimangono radioattivi e altamente nocivi alla salute
per un lunghissimo periodo: ecco la necessità, quasi impossibile da soddisfare, di siti appropriati per custodirle.
Infine, le materie prime. Per attivare il processo, le materie prime (uranio, plutonio) sono estremamente rare
e pericolose. Pericoloso e complesso anche la lavorazione delle materie prime. Il ricorso a questa energia
spinge, dunque, i paesi che ne fanno ricorso a fare ricorso ad un mercato estremamente delicato e non sempre
limpido per il proprio approvvigionamento.
Al seguente link si possono visualizzare alcuni video interessanti. Di seguito alcune informazioni utili per comprenderli.
https://www.youtube.com/results?search_query=report%2C+l%27inganno%2C+il+nucleare+in+francia
Osservazioni:
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Nucleare e salute. Le centrali nucleari, portano, inevitabilmente, ad un aumento della radioattività naturale. Questo avviene sia
in seguito ad incidenti, sia per la normale gestione di un impianto. Le radiazioni sono altamente nocive per la salute e la
situazione ideale, dal punto di vista medico, sarebbe l’assenza di esposizione alle radiazioni. Tuttavia, la società che gestisce le
centrali nucleari individua come situazioni a rischio 0 quelle dove comunque si ha una certa quantità di emissioni di radiazioni.
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Nucleare e salute. La società che gestisce gli impianti si impegna ad addestrare la popolazione che vive nelle zone circostanti
agli impianti per far fronte ad eventuali incidenti e ad informarla sugli incidenti stessi. Dal video si capisce, però, che le
informazioni non arrivano tempestivamente.
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Nucleare e salute. Si può provare il legame fra esposizione prolungata alle radiazioni e malattia? Sì: lo dimostrano i dati tedeschi,
secondo i quali nella vicinanza degli impianti l’incidenza di malattie gravissime è enormemente superiore rispetto ad altre zone.
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Nucleare e ambiente. L’inquinamento prodotto dalle centrali impatta sull’ambiente circostante, coinvolgendo anche l’uomo,
dato che è al vertice della catena alimentare (esempio dei pesci del Rodano).
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Nucleare e ambiente. Un problema enorme sono le scorie, un rifiuto altamente nocivo che ha tempi di decadimento lunghissimi.
È impossibile trovare siti di stoccaggio che siano sicuri per migliaia di anni (esempio della miniera tedesca).
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Nucleare ed economia. Un vantaggio del nucleare è il basso costo dell’energia. Tuttavia, c’è da mettere in luce che, se con le
centrali tradizionali si è dipendenti da petrolio, gas e carbone, con le centrali nucleari si diventa dipendenti da uranio, sostanza
rara, pericolosa, nociva per chi la estrae e, proprio per questi motivi, costosa.
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Nucleare ed economia. Anche il vantaggio di non usare più le centrali tradizionali appare molto sminuito. Infatti, essendoci
inizialmente a disposizione un’enorme offerta di energia, la domanda presto cresce e supera l’offerta, rendendo necessario il
ricorso alle centrali tradizionali: i paesi che più di tutti fanno uso dell’energia nucleare sono anche i maggiori consumatori di
petrolio.
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