5.SOTTSVILUPPO CAUSE e CONSEGUENZE

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5.SOTTSVILUPPO CAUSE e CONSEGUENZE
LE CAUSE DEL SOTTOSVILUPPO (PAG. 108-109)
Oggi il mondo ha raggiunto dei livelli di sviluppo scientifico, tecnologico,
medico-sanitario altissimi, ma soltanto una piccola parte della popolazione
mondiale, il 20%, gode di queste innovazioni; il restante 80%, cioè la maggior
parte della popolazione del pianeta, vive in condizioni più o meno gravi di
povertà e di sottosviluppo.
Quali sono le cause che hanno portato a questa situazione? Quali sono
cioè le cause della povertà e del sottosviluppo?
All’origine del sottosviluppo di un paese ci possono essere condizioni
climatiche e ambientali sfavorevoli alle attività umane: terremoti,
inondazioni frequenti o prolungati periodi di siccità, mancanza di materie prime
ecc. sono tutti elementi che ostacolano lo sviluppo economico.
Le condizioni ambientali in realtà non sono però vincolanti: ci sono paesi
svantaggiati da questo punto di vista che sono riusciti ugualmente a svilupparsi
(la stessa Europa per esempio è povera di risorse energetiche e minerarie, ma
è uno dei continenti più industrializzati e sviluppati).
Ci sono poi cause legate alla storia dei popoli, tra queste soprattutto il
COLONIALISMO. A partire dalla scoperta dei nuovi continenti nel XV secolo
gli stati europei fondarono in America Latina, in Asia e in Africa delle COLONIE,
che ottennero l’indipendenza soltanto nel corso dell’Ottocento o del Novecento.
Durante l’epoca coloniale i paesi colonizzatori (cioè i paesi europei) hanno
sfruttato al massimo le loro colonie impadronendosi delle loro risorse naturali e
umane (si pensi alla riduzione in schiavitù di molti popoli africani). Questo
sfruttamento indiscriminato ha bloccato lo sviluppo dei paesi-colonie, che
ancora oggi faticano a riprendersi.
Oggi i paesi poveri inoltre sperimentano un’altra forma di dipendenza che viene
chiamata NEOCOLONIALISMO, e che consiste nella dipendenza economica
di questi paesi da quelli ricchi. I paesi ex-colonie dunque hanno ottenuto
l’indipendenza politica, ma non quella economica.
Il Neocolonialismo si manifesta in molti ambiti: oggi per esempio le grandi
industrie, le cosiddette multinazionali, collocano nei paesi sottosviluppati i
loro stabilimenti di produzione, impedendo così un reale sviluppo economico di
questi paesi; le multinazionali inoltre sono interessate a far sì che i paesi
poveri restino poveri, perché in questo modo esse possono pagare poco la
manodopera locale e abbassare i costi di produzione delle loro merci.
Si pensi anche al sistema delle piantagioni introdotto dai colonizzatori europei
negli stati della fascia tropicale del pianeta; le piantagioni sono immense
proprietà terriere in cui si coltiva un solo tipo di pianta: questo meccanismo
costringe la popolazione locale a importare tutti gli altri beni alimentari
dall’estero a prezzi molto più alti.
Spesso i paesi poveri sono ricchi di risorse naturali (minerarie, del suolo), ma
non sono in grado di sfruttarle e affidano allora la gestione delle operazioni
di estrazione e di lavorazione di queste risorse a imprese straniere, che
però poi trattengono per sé la maggior parte del guadagno ricavato dalla
vendita dei beni.
Anche il commercio internazionale si basa su meccanismi che sfavoriscono i
paesi poveri, che spesso infatti devono accettare i prezzi che i paesi ricchi
impongono ai beni da loro prodotti.
In base a quanto detto, si può comprendere dunque che i meccanismi che
attualmente regolano l’economia in realtà perpetuano la differenza tra
paesi ricchi e paesi poveri e sono destinati ad accrescere la povertà di
questi ultimi.
Il debito estero
Una delle altre cause della povertà di molti paesi è il debito estero. Nel corso
degli ultimi anni molti paesi poveri hanno chiesto dei prestiti ad altri paesi o a
banche internazionali per cercare di mettere in moto la loro economia.
Con il tempo però il debito contratto è aumentato a causa degli interessi e oggi
la maggior parte dei paesi che hanno ottenuto un prestito non è in grado di
restituirlo. La situazione è diventata talmente grave che se oggi i paesi debitori
decidessero di saldare il debito, dovrebbero destinare tutti i loro soldi al
risarcimento del debito e non avrebbero più denaro per sé.
Negli ultimi anni negli stessi paesi ricchi è nata una campagna che chiede
l’abolizione dei debiti almeno nei confronti dei paesi più poveri.
Dittature, corruzione e guerre
Le dittature sono un fenomeno tipico dei paesi sottosviluppati e che
contribuisce a rallentarne lo sviluppo economico. Molti di questi paesi infatti
fino a poco tempo fa erano delle colonie e quando hanno ottenuto
l’indipendenza non sono stati in grado di autogovernarsi, perché per molto
tempo erano stati soggetti al dominio straniero e non c’era una classe dirigente
preparata a governare lo stato. Questo ha favorito l’ascesa al potere di
dittatori, soprattutto militari, che speso hanno instaurato dei feroci regimi
personali.
Anche la corruzione della classe dirigente o dell’amministrazione pubblica è un
fenomeno largamente diffuso nei paesi poveri: in essi infatti chi è al potere ne
approfitta per arricchirsi, non avendo spesso altre possibilità di guadagno.
Le guerre civili o le guerre tra stati sono un’altra realtà che ha interessato e
interessa tuttora i paesi più poveri, soprattutto i paesi dell’Africa centrale. I
confini di questi paesi infatti sono stati decisi in epoca coloniale dalle potenze
europee, che hanno tracciato questi confini in maniera arbitraria, senza tener
conto del fatto che in uno stesso stato magari si sarebbero venuti a trovare
due popoli con origini, tradizioni, lingua e religione diverse, e perciò in conflitto
tra di loro. Questo spiega gli scontri che ancora oggi si verificano in Africa tra
etnie che si trovano a convivere all’interno di uno stesso stato o in stati
confinanti. Spesso inoltre la classe dirigente di questi paesi ha speso in
armamenti somme enormi di denaro, che invece avrebbero potuto essere
utilizzate per la costruzione di strade, ospedali, scuole, ecc.
Conseguenze del sottosviluppo
La povertà è causa di morte. Moltissime persone nei paesi poveri muoiono per
le condizioni di denutrizione (fame) o di malnutrizione (mancanza di una dieta
adeguata, comprendente tutte le sostanze necessarie all’organismo per vivere)
in cui vivono. La sottonutrizione inoltre pregiudica il corretto sviluppo fisico e
mentale di un organismo.
In questi paesi inoltre la povertà non consente di creare un sistema sanitario
efficiente e diffuso su tutto il territorio e ciò fa sì che la popolazione muoia per
malattie infettive (morbillo, tubercolosi, malaria, tifo, ecc.) per le quali in realtà
esistono vaccini e cure. Anche le scarse condizioni igieniche dei luoghi pubblici
facilitano la diffusione di queste malattie. In Africa inoltre è largamente diffusa
la malattia dell’AIDS, che costituisce uno dei problemi più gravi per questo
continente a causa del numero altissimo di persone che contraggono questa
malattia.
La povertà inoltre riduce anche l’accesso all’istruzione: nei paesi più poveri la
scuola è vista come un bene accessorio; di conseguenza l’analfabetismo
(mancanza di istruzione–base) è ampiamente diffuso.
Che cosa si può fare per promuovere lo sviluppo dei paesi poveri?
Oggi sono molte le Organizzazioni non governative (dette anche ONG),
cioè associazioni non finalizzate al guadagno e indipendenti da stati e governi,
che si adoperano per aiutare le popolazioni degli stati più poveri; tra queste ci
sono la Croce Rossa Internazionale, Medici senza frontiere, Emergency,
i cui volontari cercano di portare assistenza medica e chirurgica anche nelle
zone afflitte da guerre; Amnesty International, che invece opera nell’ambito
della difesa dei diritti umani; il WWF e Greenpeace, che si occupano di
promuovere la salvaguardia dell’ambiente, ecc.
Molte ONG si preoccupano di fornire un’istruzione o di insegnare un lavoro ai
giovani.
In generale le ONG cercano di favorire lo sviluppo di piccole attività, in modo
da rendere gli abitanti dei paesi sottosviluppati sempre più autonomi e meno
indifesi di fronte ai ricatti delle multinazionali o delle imprese straniere.
Gli stati ricchi invece spesso inviano aiuti umanitari (soldi, beni alimentari,
ecc.) ai paesi poveri; in realtà gli aiuti umanitari non bastano: occorre puntare
sulla ricerca di strategie che consentano ai paesi poveri di svilupparsi e
di diventare sempre più autonomi dal punto di vista economico.