Milou a Maggio - Mediateca Toscana

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Milou a Maggio - Mediateca Toscana
“Milou a Maggio” – Note sul film
Premessa
Riuscire a trasferire su carta le impressioni derivanti da una sola visione di questo film è
qualcosa di molto complesso.
Questa premessa nasce, anzitutto, dai “tempi”; infatti, osservare, con gli occhi di oggi, un
film realizzato vent’anni prima che, a sua volta, narra di eventi occorsi vent’anni addietro
richiede uno sforzo notevole; soprattutto per la lettura dei personaggi che gli attori sono
chiamati ad interpretare e che interpretano un ruolo dettato, quasi imposto, dalle
convenienze sociali dei cosiddetti benpensanti, salvo poi sfruttare il particolare momento
storico, il Maggio francese, per fare emergere vizi e paure della borghesia.
Il film apparentemente leggero, frizzante e scorrevole è come una torta a più strati. Prima
ne assaporiamo lo strato esterno, montato attorno al decesso dell’anziana madre di Milou,
evento che funge da catalizzare per la famiglia che torna a riunirsi.
L’arrivo scaglionato dei vari personaggi è un modo per presentarli, in una sorta di
passerella, mostrandone l’aspetto più esteriore, quello dettato dal ruolo che ognuno di loro
riveste in seno alla società borghese.
Mano a mano che il cucchiaio affonda negli strati più interni, con il procedere del film,
scopriamo una realtà differente, da cui affiorano i vizi, sottoforma di atteggiamenti più o
meno velati, come Camille che si appropria di un gioiello, oppure Georges che si atteggia
vantando un ruolo di rilevo che invece ha perso, o ancora la nipote Claire e la sua relazione
omosessuale. E così via passando per i vari personaggi che svelano inclinazioni
contrastanti con il loro atteggiamento pubblico.
Gli unici personaggi che non hanno, o non sentono il bisogno di recitare per gli altri sono
Milou, eterno adolescente ma non per questo disattento su ciò che accade attorno a lui e la
sua nipotina Francoise, con cui ha una tenera relazione di innocente complicità. Oltre a
loro due c’è la cognata Lily che, con la sua spontaneità unita all’essere straniera, non
avverte la tensione per gli eventi che infiammano la Francia, vivendo la realtà quasi come
in un gioco e, per questo, riesce ad entrare in sintonia con Milou.
Se l’atmosfera iniziale è quella di un apparente imbarazzo davanti alla defunta Signora,
con il passare del tempo e la necessità di chiarire le questioni economiche, gli
atteggiamenti dei presenti mutano svelando aspetti più “terreni” in cui ognuno cerca di far
prevalere il proprio diritto, mascherato però dalla scusa di agire nell’interesse comune.
Milou è apparentemente inerme ed in balia degli altri però quando avverte la minaccia che
incombe sul suo mondo, scatta con un moto di rabbia che cela una supplica “non toglietemi
la mia infanzia”.
Da quel momento l’atteggiamento di Milou, apparentemente immutato, cambia e con
piccoli stratagemmi riesce, piano piano e con studiata eleganza, a convincere gli altri che la
scelta migliore, nell’interesse generale, è quella di preservare la proprietà, che rappresenta
il suo mondo.
L’arrivo del figlio di Georges, studente a Parigi, esaltato dagli avvenimenti e dalla rivolta
contro ogni forma di potere, porta nella casa una ventata rivoluzionaria, in netta
contrapposizione all’atteggiamento di una coppia, amica della famiglia e proprietaria di
un’azienda, spaventata dagli avvenimenti e con la coscienza non proprio tranquilla. Questi
nuovi arrivi, per la prima volta, fanno avvertire il clima di rivolta che avvolge il paese.
I famigliari di Milou vengono convinti a cercare riparo nel bosco, con la scusa dettata dalla
minaccia dei rivoltosi. Ed è proprio nel bosco che, esasperati dalle difficoltà, i vari
personaggi esternano il risentimento reciproco.
Quando arriva la notizia del cessato pericolo seguita dal ritorno alla proprietà di famiglia,
ognuno riprende il ruolo originario, tornando a “vestire gli stessi panni” mostrati all’inizio
della vicenda.
Finalmente viene celebrato il funerale dell’anziana Signora ed ognuno si sente libero di
tornare alla propria vita.
Quello che non ci è dato sapere è se quanto successo ha in qualche modo segnato i
familiari di Milou.
Sicuramente Milou ne esce vincitore, dopotutto ha ottenuto, o meglio conservato, tutto
quello che per lui conta veramente.
Emblematica è la scena finale in cui si lascia andare ad un ballo, di fantasia ma anche di
felicità, con la defunta madre, la cui presenza si avverte per tutta la durata del film.
Con la fine di questo film non si chiude semplicemente uno spettacolo ma si aprono molte
porte, grazie alle innumerevoli scene che si prestano a più interpretazioni, a seconda che la
lettura delle stesse venga condizionata dal contesto storico, il Maggio francese, dall’evento,
il decesso della signora, dai familiari o dallo stesso Milou.
Sergio Bertini