Modello ex D.Lgs. 231/2001 - Fondazione Arena di Verona

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Modello ex D.Lgs. 231/2001 - Fondazione Arena di Verona
Modello organizzativo 231
MODELLO DI ORGANIZZAZIONE,
GESTIONE E CONTROLLO ex D. LGS.
231/2001
PARTE GENERALE
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
PARTE GENERALE
Indice
Capitolo 1 - La responsabilità amministrativa delle persone giuridiche,
società ed associazioni per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato.... pag.4
1.1. Il Decreto Legislativo 231/2001 .................................................................... pag.4
1.2. Esenzione dalla responsabilità ...................................................................... pag.8
Capitolo 2 - Adozione del modello da parte della Fondazione Arena ......... pag.10
2.1. Il ruolo e le attività della Fondazione .......................................................... pag.10
2.2. Funzione e scopo del Modello .................................................................... pag.12
2.3. La costruzione del Modello e la sua struttura ............................................. pag.13
2.4. Definizione dei Protocolli: individuazione ed analisi dei processi
“strumentali” ................................................................................................. pag.15
2.5. I principi ispiratori del Modello .................................................................. pag.16
2.6. Definizione dei principi etici ....................................................................... pag.16
2.7. La procedura di adozione del Modello ........................................................ pag.17
2.8. Estensione e applicazione del Modello organizzativo alle Società controllate
soggette a direzione e coordinamento
pag.17
Capitolo 3 - Le attività maggiormente esposte alla commissione dei reati
indicati nel d. lgs. 231/2001 .............................................................................. pag.18
3.1. Le Attività Sensibili della Fondazione Arena ............................................. pag.18
3.2. Principi generali di comportamento
pag. 20
Capitolo 4 - L’organismo di vigilanza della Fondazione Arena ................. pag.25
4.1. Individuazione dell’Organismo di Vigilanza .............................................. pag.25
4.2. Nomina ........................................................................................................ pag.25
4.3. Funzioni e poteri dell’ Organismo di Vigilanza.......................................... pag.27
4.4. Reporting dell’Organismo di Vigilanza verso il Vertice Aziendale .......... pag.28
4.5. Flussi informativi verso l’OdV: informazioni di carattere generale ed
informazioni specifiche obbligatorie............................................................. pag.29
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Modello organizzativo 231
Capitolo 5 - Disposizioni disciplinari e sanzionatorie ................................... pag.31
5.1. Principi Generali.......................................................................................... pag.31
5.2. Criteri generali di irrogazione delle sanzioni .............................................. pag.31
5.3. Ambito di applicazione ............................................................................... pag.31
5.4. Sanzioni per tutti i lavoratori dipendenti ..................................................... pag.32
5.5. Misure nei confronti dei Vertici Aziendali e del Collegio dei Revisori ..... pag.33
5.6. Misure nei confronti di Collaboratori esterni e Fornitori ............................ pag.34
Capitolo 6 - Formazione e diffusione del modello ......................................... pag.35
6.1. Formazione ed informazione dei Dipendenti .............................................. pag.35
6.2. La comunicazione iniziale ........................................................................... pag.35
6.3. La formazione.............................................................................................. pag.35
6.4. Informativa a Collaboratori, Professionisti esterni e Fornitori ................... pag.36
6.5. Informazione alle Società
controllate soggette a direzione e
coordinamento .............................................................................................. pag.36
Allegato A – Le fattispecie di reato del D.Lgs.231/2001 ............................... pag.37
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Modello organizzativo 231
Capitolo 1
La responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, società
ed associazioni per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato
1.1. Il Decreto Legislativo 231/2001 e la normativa rilevante.
Il D.Lgs. 231/2001 emanato in esecuzione della delega di cui all’art. 11 della
legge 300/2000 (al fine di adeguare la normativa italiana in materia di
responsabilità delle persone giuridiche ad alcune convenzioni internazionali, cui
l’Italia ha già da tempo aderito, quali la Convenzione di Bruxelles del 26 luglio
1995 sulla tutela degli interessi finanziari delle Comunità Europee, la
Convenzione del 26 maggio 1997, anch’essa firmata a Bruxelles, sulla lotta alla
corruzione in cui sono coinvolti funzionari della Comunità Europea e degli Stati
Membri e la Convenzione OCSE del 17 dicembre 1997 sulla lotta alla
corruzione dei pubblici ufficiali stranieri nelle operazioni economiche e
internazionali) ha introdotto nel nostro ordinamento “la responsabilità
amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni
anche prive di personalità giuridica” per specifiche tipologie di reato
commesse da propri amministratori e dipendenti.
La normativa in parola è frutto di una tecnica legislativa, che mutuando principi
propri dell’illecito penale e dell’illecito amministrativo ha introdotto – come
prima si diceva – nell’ordinamento italiano un sistema punitivo degli illeciti di
impresa che va ad aggiungersi ed integrarsi con gli apparati sanzionatori
esistenti.
Il Giudice penale competente a giudicare l’autore del fatto è, altresì, chiamato a
giudicare, nello stesso procedimento, della responsabilità amministrativa
dell’Ente e ad applicare la sanzione conseguente secondo una tempistica e una
disciplina tipiche del processo penale.
L’Ente può essere ritenuto responsabile qualora uno dei reati specificamente
previsti dal Decreto sia commesso:
- da una persona fisica che riveste funzioni di rappresentanza, di
amministrazione o di direzione dell’Ente (c.d. soggetti apicali) o di una sua
unità organizzativa dotata di autonomia finanziaria e funzionale, nonché una
persona che esercita, anche di fatto, la gestione ed il controllo dello stesso;
- da persone sottoposte alla direzione o alla vigilanza di uno dei soggetti di cui
al precedente punto.
La responsabilità dell’Ente è esclusa nel caso in cui le persone che hanno
commesso il reato hanno agito nell’interesse esclusivo proprio o di terzi.
Inoltre, quando l’autore del reato è una persona fisica che riveste funzioni di
rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell’Ente (c.d. soggetti
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apicali) o di una sua unità organizzativa dotata di autonomia finanziaria e
funzionale, nonché una persona che esercita, anche di fatto, la gestione ed il
controllo dello stesso, il Legislatore ha previsto una presunzione di colpa per
l’Ente, in considerazione del fatto che tali soggetti esprimono, rappresentano e
concretizzano la politica gestionale dello stesso (art. 5, comma 1, lett. a), del D.
lgs. 231/2001).
Nel secondo caso, quando l’autore del reato è un soggetto sottoposto all’altrui
direzione o vigilanza, si avrà la responsabilità dell’Ente soltanto qualora la
commissione del reato sia stata resa possibile dall’inosservanza degli obblighi
di direzione e vigilanza (art. 5, comma 1, lett. b), del D. lgs. 231/2001).
L’Ente non va esente da responsabilità quando l’autore del reato non è stato
identificato o non è imputabile e anche nel caso in cui il reato si estingua per
una causa diversa dall’amnistia (art. comma 1, lett. a) e b) del D. lgs.
231/2001).
In caso di illecito commesso all’estero, gli Enti che hanno la loro sede
principale nel territorio dello Stato italiano sono comunque perseguibili, sempre
che lo Stato del luogo ove il fatto - reato è stato commesso non decida di
procedere nei loro confronti (art. 4, comma 1, del D. lgs. 231/2001).
La normativa sopra illustrata circoscrive la responsabilità amministrativa degli
Enti alla commissione delle seguenti fattispecie di reato:
• reati commessi nei rapporti con la Pubblica Amministrazione, di cui
all'articolo 24 del Decreto (Indebita percezione di erogazioni, truffa in
danno dello Stato, frode informatica in danno dello Stato);
• delitti informatici e trattamento illecito dei dati, di cui all'art. 24-bis;
• delitti di criminalità organizzata, di cui all'art. 24-ter;
• concussione e corruzione, di cui all'art. 25;
• falsità in monete, in carte di pubblico credito e in valori di bollo e in
strumenti o segni di riconoscimento, di cui all'art. 25-bis;
• delitti contro l'industria e il commercio, di cui all'articolo 25-bis 1.
• reati societari, di cui all'art. 25-ter;
• delitti con finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico, di
cui all'art. 25-quater;
• pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili, di cui all'art. 25
quater;
• delitti contro la personalità individuale, di cui all'art. 25-quinquies;
• abusi di mercato, di cui all'art. 25-sexies;
• omicidio colposo e lesioni gravi o gravissime commessi in violazione
delle norme antinfortunistiche e della tutela dell'igiene e della salute sul
lavoro, di cui all'art. 25-septies;
• ricettazione, riciclaggio ed impiego di denaro, beni o utilità di
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•
•
•
•
•
provenienza illecita, di cui all'art. 25-octies.
reati transnazionali, di cui all'articolo 10 della legge 16 marzo 2006, n.
146 ("agli illeciti amministrativi previsti della legge si applicano le
disposizioni di cui al D.Lgs. 231/2001");
delitti in materia di diritto d'autore, di cui all'articolo 25-novies;
induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci
all'autorità giudiziaria, di cui all'articolo 25-decies;
reati ambientali, di cui all'articolo 25-undecies.
Impiego di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare, di cui
all'articolo 25-duodecies.
La responsabilità prevista dal Decreto si configura anche in relazione a reati
commessi all’estero, nell’interesse o a vantaggio della Società, dalle persone
indicate dall’art. 5 del Decreto (“persone che rivestono funzioni di
rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell’ente o di una sua unità
produttiva dotata di autonomia finanziaria e funzionale nonché da persone che
esercitano, anche di fatto, la gestione e il controllo dello stesso, o da persone
sottoposte alla direzione o alla vigilanza di uno dei soggetti di cui sopra”), a
condizione che nei loro confronti non proceda lo Stato nel luogo in cui è stato
commesso il fatto (art. 4 del D.Lgs. 231/2001).
Casi particolari di reati commessi all’estero:
• in base all’art. 6, comma 2, del c.p. il reato, commesso all’estero, si
considera commesso nel territorio dello Stato quando la condotta sia qui
avvenuta anche in parte; è sufficiente che nel nostro Paese sia stata posta
in essere una qualsiasi attività di partecipazione da parte di qualsiasi dei
concorrenti, a nulla rilevando che tale attività parziale non rivesta in sé
carattere di illiceità, dovendo essere intesa come “frammento di un unico
iter delittuoso da considerare come imprescindibile” (Cassaz. Pen.
4284/2000);
• in base all’art. 9 c.p. il cittadino che commette in territorio estero un
delitto per il quale la legge italiana prevede una pena specifica, è punito
secondo la legge medesima, sempre che si trovi nello Stato; qualora la
legge preveda che il colpevole sia punito a richiesta del Ministero della
giustizia, si procede contro l’Ente solo se la richiesta è formulata anche
nei confronti di quest’ultimo (art. 4 D.Lgs. 231/2001).
• sulla base della legge 146/2006, che introduce i reati transnazionali,
occorre che tutti i destinatari del D.Lgs. 231/2001, che operano fuori dei
confini nazionali, verifichino eventuali criticità tra le proprie attività,
anche in relazione a quanto indicato ai punti precedenti.
La normativa in argomento è frutto di una tecnica legislativa che, mutuando
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principi propri dell’illecito penale e dell’illecito amministrativo, ha introdotto
nell’ordinamento italiano un sistema punitivo degli illeciti d’impresa (Enti e
Società forniti di personalità giuridica e Società e Associazioni anche prive di
personalità giuridica) che va ad aggiungersi ed integrarsi con gli apparati
sanzionatori esistenti.
Il Giudice penale competente a giudicare l’autore del fatto è, altresì, chiamato a
giudicare, nello stesso procedimento, la responsabilità amministrativa dell’Ente
e ad applicare la sanzione conseguente secondo una tempistica e una disciplina
tipiche del processo penale.
La responsabilità dell’Ente sorge per connessione con la realizzazione di uno
dei reati specificamente previsti dal Decreto, da parte di una persona fisica
legata da un rapporto funzionale con l’Ente stesso.
Ne consegue che, qualora venga commesso, nell’interesse o a vantaggio della
società, uno dei reati specificamente indicati, alla responsabilità penale della
persona fisica che ha materialmente commesso il reato si aggiunge – se ed in
quanto siano integrati tutti gli altri presupposti di cui al D.Lgs. n. 231/2001 –
anche la responsabilità “amministrativa” dell’Ente.
Il tipo di rapporto funzionale che lega all'Ente colui che commette l’illecito
penale può essere di rappresentanza o di subordinazione.
Nel primo caso, e cioè quando l’autore del reato è una persona fisica che riveste
funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell’Ente o di una
sua unità organizzativa dotata di autonomia finanziaria e funzionale, nonché
una persona che esercita, anche di fatto, la gestione ed il controllo dello stesso,
il Legislatore ha previsto una presunzione di colpa per l’Ente, in considerazione
del fatto che tali soggetti esprimono, rappresentano e concretizzano la politica
gestionale dello stesso.
Nel secondo caso, quando l’autore del reato è un soggetto sottoposto all’altrui
direzione o vigilanza, si avrà la responsabilità dell’Ente soltanto qualora la
commissione del reato sia stata resa possibile dall’inosservanza degli obblighi
di direzione e vigilanza.
L’Ente non va esente da responsabilità quando l’autore del reato non è stato
identificato o non è imputabile e anche nel caso in cui il reato si estingua per
una causa diversa dall’amnistia.
Per l’elenco dettagliato dei reati dai quali discende la responsabilità
amministrativa dell’Ente si rinvia all’Allegato A.
Ne consegue che, qualora venga commesso, nell’interesse o a vantaggio della
società, uno dei reati specificamente indicati, alla responsabilità penale della
persona fisica che ha materialmente commesso il reato si aggiunge – se ed in
quanto siano integrati tutti gli altri presupposti di cui al D.Lgs. n. 231/2001 –
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anche la responsabilità “amministrativa” dell’Ente.
Il Modello deve essere essenzialmente fondato su un sistema di presidi
preventivi e attuato anche mediante l’adozione di protocolli interni diretti a
programmare la formazione e l’applicazione delle decisioni, nell’ambito degli
specifici processi includenti fattori di rischio tipici.
L’efficacia del Modello deve essere garantita attraverso:
•
la verifica della sua corretta applicazione;
•
l’adozione di un adeguato sistema sanzionatorio.
A tale fine, l’Ente deve creare al proprio interno un Organismo di Vigilanza,
dotato di poteri autonomi di iniziativa e di controllo, che verifichi il
funzionamento, l’attuazione e l’attualità del Modello.
Il sistema sanzionatorio previsto dal Modello deve introdurre sanzioni
specifiche verso i destinatari del Modello, graduate in relazione alla qualifica
dei destinatari, alla gravità della violazione, alla reiterazione dei
comportamenti nel tempo, al pericolo al quale l’Ente è stato esposto e
comunque in relazione al contratto di lavoro vigente o al mandato ricevuto.
1.2. Esenzione dalla responsabilità
Il D.Lgs. 231/2001 statuisce che la società non risponde dei reati sopraindicati
sia nel caso in cui i soggetti in posizione apicale e i soggetti subordinati abbiano
agito nell'esclusivo interesse proprio o di terzi, sia nel caso in cui la società
provi di aver adottato ed efficacemente attuato “modelli di organizzazione,
gestione e controllo” idonei a prevenire la realizzazione degli illeciti penali
considerati (art. 6, D.Lgs. 231/2001).
Il Modello di organizzazione e gestione deve, quindi, rispondere alle esigenze
indicate nella seguente Tabella:
In caso di reato commesso da soggetti In caso di reato commesso da
in posizione apicale
soggetti subordinati
Prima della commissione del fatto In ogni caso la responsabilità è
l’Organo dirigente deve aver adottato esclusa se la società prima della
ed attuato “Modelli di organizzazione e commissione del fatto ha adottato
attuato
“Modelli
di
di gestione idonei a prevenire reati ed
della specie di quello verificatosi” (art. organizzazione e di gestione idonei
6, comma 1, lett. a) del D.Lgs. a prevenire reati della specie di
quello verificatosi” (art. 7, comma
231/2001).
1, D.Lgs. 231/2001).
Alla commissione del reato non ha
contribuito (“non è stata resa
possibile”) l’inosservanza degli
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obblighi di direzione e vigilanza.
Il
compito
di
vigilare
sul
funzionamento e l’osservanza del
Modello viene affidato, ai sensi dell’art.
6, comma 1, lett. d) del D. Lgs.
231/2001 ad un organismo dell’Ente
dotato di autonomi poteri di iniziativa e
di controllo (c.d.: Organismo di
Vigilanza).
Il compito di vigilare sul
funzionamento e l’osservanza del
Modello viene affidato, ai sensi
dell’art. 6, comma 1, lett. d) del D.
Lgs. 231/2001 ad un organismo
dell’Ente dotato di autonomi poteri
di iniziativa e di controllo (c.d.:
Organismo di Vigilanza).
L’Ente non risponde se prova che (…)
le persone hanno commesso i reati
eludendo fraudolentemente i Modelli di
organizzazione e gestione (art. 6,
comma 1, lett. c) del D. Lgs.
231/2001).
L’adozione di un “Modello di organizzazione, gestione e controllo”
specificamente calibrato sui rischi-reato cui è esposta concretamente la società,
volto ad impedire, attraverso la fissazione di regole di condotta, la commissione
di determinati illeciti, adempie, pertanto, ad una funzione preventiva e
costituisce il primo presidio del sistema volto al controllo dei rischi.
L’Ente non sarà, dunque, assoggettato alla sanzione tutte le volte in cui dimostri
di aver adottato misure organizzative dirette ad evitare la realizzazione del reato
e, tali comunque, da risultare:
idonee, vale a dire atte a garantire lo svolgimento delle attività nel rispetto
della legge, nonché ad individuare ed eliminare situazioni di rischio;
efficaci, cioè proporzionate rispetto all’esigenza di assicurare il rispetto della
legge e quindi oggetto di revisione periodica allo scopo di operare le
eventuali modifiche che si rendano necessarie nel caso di significative
violazioni delle prescrizioni, ovvero in caso di mutamenti
nell’organizzazione o nell’attività. Deve pertanto essere previsto un sistema
disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure
organizzative.
L’adozione di un tale strumento non costituisce tuttavia un obbligo per l’Ente,
bensì una mera facoltà, che permette però di beneficiare dell’esenzione da
responsabilità e di altri benefici in termini di riduzione delle sanzioni.
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Capitolo 2
Adozione del Modello da parte della Fondazione Arena
2.1. Il ruolo e le attività della Fondazione Arena di Verona
La Fondazione Arena di Verona è retta ed opera sulla base dello Statuto
adottato dal Consiglio di Amministrazione nella seduta dell’11 ottobre
2007 approvato con decreto in data 10 dicembre 2007 del Ministero per i
Beni e le Attività Culturali con le modifiche apportate nella seduta del 22
dicembre 2008 e approvate con decreto in data 23 dicembre 2008 del
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Secondo la definizione dello Statuto la Fondazione “è l’Ente dotato di
personalità giuridica di diritto privato che persegue finalità di diffusione,
promozione e sviluppo dell’arte e dello spettacolo musicale, di
educazione musicale e di formazione professionale dei quadri artistici e
tecnici”.
I fini e le attività sono previsti dall’articolo 2 “La Fondazione - che non
ha scopo di lucro - persegue la diffusione dell’arte musicale realizzando
in Italia e all’estero spettacoli lirici, di balletto e concerti o comunque
musicali; la formazione di quadri artistici e tecnici e l’educazione
musicale della collettività; promuove la ricerca, anche in funzione di
promozione sociale e culturale; provvede direttamente alla gestione dei
teatri ad essa affidati, ne conserva e valorizza il patrimonio storicoculturale, con particolare riferimento al territorio nel quale opera; ne
salvaguarda il patrimonio produttivo, musicale, artistico, tecnico e
professionale.
Nell’ambito ed in conformità allo scopo istituzionale la Fondazione può
svolgere ogni attività consentita dalla legge, ivi comprese attività
commerciali ed accessorie.
La Fondazione potrà svolgere ogni operazione ritenuta necessaria, utile
o comunque opportuna per il raggiungimento delle finalità di cui al
comma 1 e quindi ogni attività economica, finanziaria, patrimoniale,
immobiliare o mobiliare, commerciale e accessoria, ivi compresa,
nell’ambito delle stesse finalità, la partecipazione in società di capitali,
ovvero la partecipazione ad enti diversi dalle società”.
L’amministrazione della Fondazione si articola su tre organi:
il Presidente:
il Consiglio di Amministrazione;
il Sovrintendente.
Il Presidente della Fondazione è il Sindaco del Comune di Verona che ha
la legale rappresentanza della Fondazione, convoca e presiede il
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Consiglio di Amministrazione, cura che abbiano esecuzione gli atti da
esso deliberati ed esercita i poteri che il Consiglio gli delega in via
generale o di volta in volta.
In caso di assoluta ed improrogabile necessità il Presidente può adottare i
provvedimenti di competenza del Consiglio di Amministrazione, salva la
ratifica da parte di quest’ultimo nella sua prima riunione, che deve essere
convocata dal Presidente entro trenta giorni dalla data dell’avvenuta
adozione dei provvedimenti di cui sopra.
Il Presidente ha la facoltà di rilasciare procure speciali e di nominare
avvocati e procuratori alle liti.
In caso di assenza o impedimento del Presidente le sue funzioni sono
esercitate dal Vice Presidente nominato dal Consiglio di Amministrazione
tra i suoi componenti.
Il Consiglio di Amministrazione, composto da sette membri, ha, tra
l’altro, i seguenti compiti primari:
- stabilisce gli indirizzi di gestione economica e finanziaria della
Fondazione con l’approvazione di un piano economico-finanziario
triennale;
- approva il bilancio preventivo dell’esercizio successivo;
- approva il bilancio consuntivo dell’esercizio trascorso;
- nomina il Sovrintendente, il cui incarico comunque non può
eccedere la durata del Consiglio che lo ha nominato e fissa il suo
compenso in base alle disposizione della legge 450/87 art. 3;
- può revocare il Sovrintendente solo per gravi motivi, con
deliberazione presa a maggioranza assoluta dei suoi componenti;
- delibera le modifiche statutarie proposte dal Presidente, o da almeno
un terzo dei membri del Consiglio stesso la cui approvazione è
demandata all’Autorità di Governo competente in materia di
spettacolo, entro il termine di novanta giorni dalla loro ricezione;
- approva, su proposta del Sovrintendente, con particolare attenzione
ei vincoli del bilancio, i programmi di attività artistica;
- nomina il Vice Presidente;
- autorizza il personale dipendente a svolgere attività di lavoro
autonomo e autorizza la costituzione in forma di organismo
autonomo dei corpi artistici;
- ha compiti di promozione per l’acquisizione delle risorse finanziarie
provenienti dall’esterno;
- delibera l’accettazione dei contributi, delle donazioni, dei lasciti;
- delibera l’attribuzione di specifici compiti ad uno o più dei suoi
membri conferendo, nell’ambito degli incarichi attribuiti, i poteri di
firma;
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- ha ogni potere concernente l’amministrazione ordinaria o
straordinaria che non sia attribuito dalla legge o dallo statuto ad
altro organo.
Il Sovrintendente, secondo la definizione dell’articolo 11 dello Statuto:
- dirige e coordina in autonomia, nel rispetto dei programmi
approvati e delle condizioni di equilibrio economico e finanziario
della gestione, l’attività di produzione artistica della Fondazione e le
attività connesse e strumentali;
- predispone, di concerto con il direttore artistico, i programmi di
attività artistica, redige il piano economico-finanziaro triennale, il
progetto di bilancio preventivo e consuntivo di esercizio, da
sottoporre all’approvazione del Consiglio di Amministrazione;
- nomina e revoca, sentito il Collegio di Amministrazione, il direttore
artistico individuandolo tra le personalità del teatro musicale più
rinomate e di comprovata esperienza. Il direttore artistico cessa dal
suo incarico insieme al Sovrintendente e può essere riconfermato;
può nominare collaboratori, tra cui il direttore musicale, ferme
restando le competenze del direttore artistico, della cui attività
risponde direttamente;
- tiene i libri e le scritture contabili della Fondazione;
- esercita tutti i poteri eventualmente conferitogli dal Consiglio di
Amministrazione.
Il sistema dei controlli sulla gestione e sui bilanci è affidato (articolo 12
dello Statuto) al Collegio dei Revisori che esercita il controllo
sull’amministrazione della Fondazione riferendone almeno ogni
trimestre, con apposita relazione, all’Autorità di Governo competente in
materia di spettacolo e al Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Il controllo contabile sulla Fondazione, nei termini di cui all’art. 2409 ter
del codice civile, è esercitato da una società di revisione iscritta nel
registro istituito presso il Ministero della Giustizia.
2.2. Funzione e scopo del Modello
La Fondazione Arena è sensibile alle aspettative dei propri soci in quanto è
consapevole del valore che agli stessi può derivare da un sistema di controllo
interno idoneo a prevenire la commissione di reati da parte dei propri Organi
Sociali, Dipendenti, Collaboratori, Fornitori.
Pertanto l’adozione e l’efficace attuazione del Modello non solo consente alla
Fondazione di beneficiare dell’esimente prevista dal D. Lgs. 231/2001 ma
migliora la sua Corporate Governance, limitando il rischio di commissione dei
reati.
I principi contenuti nel presente Modello sono volti, da un lato, a determinare
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una piena consapevolezza nel potenziale autore del reato di commettere un
illecito (la cui commissione è fortemente condannata dalla Fondazione perché
contraria alle norme deontologiche cui essa si ispira e ai suoi interessi, anche
quando apparentemente la Fondazione potrebbe trarne un vantaggio), dall’altro,
grazie ad un monitoraggio costante dell’attività, a consentire alla Fondazione di
reagire tempestivamente nel prevenire od impedire la commissione del reato
stesso.
Scopo del Modello è pertanto la predisposizione di un sistema strutturato ed
organico di prevenzione, dissuasione e controllo finalizzato a sviluppare nei
membri degli Organi Sociali, nei Dipendenti, nei Collaboratori, nei Fornitori
che operano nell’ambito delle Attività Sensibili, la consapevolezza di poter
determinare – in caso di comportamenti non conformi alle prescrizioni del
Modello e alle altre norme e procedure aziendali (oltre che alla legge) – illeciti
passibili di conseguenze penalmente rilevanti non solo per se stessi, ma anche
per la Fondazione.
Si intende, inoltre, censurare fattivamente ogni comportamento illecito
attraverso la costante attività dell’Organismo di Vigilanza sull’operato delle
persone rispetto alle Attività Sensibili e la comminazione di sanzioni
disciplinari o contrattuali.
2.3. La costruzione del Modello e la sua struttura
La predisposizione del presente Modello è stata preceduta da una serie di
attività preparatorie suddivise in differenti fasi e dirette tutte alla costruzione di
un sistema di prevenzione e gestione dei rischi, in linea con le disposizioni del
D.Lgs. 231/2001 ed ispirate, oltre che alle norme in esso contenute anche alle
Linee Guida di Confindustria.
Si descrivono qui di seguito brevemente le fasi in cui si è articolato il lavoro di
individuazione delle aree a rischio, sulle cui basi si è poi dato luogo alla
predisposizione del presente Modello.
a) Identificazione dei Processi Sensibili (“as-is analysis”) e creazione della
“gap analysis”
Obiettivo di questa fase è stata l’analisi del contesto aziendale, al fine di
identificare quali fossero i settori di attività in cui possano più facilmente
manifestarsi i Reati previsti dal D.Lgs.231/2001 e le modalità con cui questi
possono realizzarsi.
La società Ernst & Young incaricata dalla Fondazione ha proceduto ad
identificare i processi sensibili e a creare la gap analysis; gli elaborati prodotti
da Ernst & Young vengono allegati al presente modello di organizzazione,
gestione e controllo e ne fanno integralmente parte (vds Gap Analysis allegato
B). Nel dettaglio la predetta società ha proceduto a:
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Modello organizzativo 231
esaminare della documentazione aziendale (organigrammi, attività svolte,
processi principali, verbali consigli di amministrazione, procure,
disposizioni organizzative, documento di valutazione dei rischi, ecc.);
intervistare i soggetti chiave nell’ambito della struttura aziendale mirate
all’approfondimento dei Processi Sensibili e del controllo sugli stessi
(procedure esistenti, verificabilità, documentabilità, congruenza e
coerenza delle operazioni, separazione delle funzioni, documentabilità
dei controlli, ecc.).
Se ne è ricavata una rappresentazione dei processi sensibili, dei controlli già
esistenti e delle relative criticità, individuando le azioni di miglioramento
dell’attuale sistema di controllo interno (processi e procedure) e dei requisiti
organizzativi essenziali per la definizione di un modello “specifico” di
organizzazione, gestione e monitoraggio ai sensi del D.Lgs.231/2001.
b) Predisposizione del Modello
Il presente Modello è strutturato in sezioni contenenti principi e regole generali
di comportamento, predisposte, sulla base della gap analysis e dei processi
sensibili, per prevenire la commissione dei Reati contemplati nel D.Lgs.
231/2001 e riportati nell’allegato A.
c) Aggiornamento del Modello
Il modello di organizzazione, gestione e controllo potrà essere aggiornato,
implementato e modificato in base a nuovi interventi normativi ovvero per la
necessità di adeguare il sistema di controllo interno per superare eventuali
criticità che fossero rilevate, anche su indicazione dell’Organismo di Vigilanza.
d) Struttura del Modello di organizzazione e gestione
Il presente Modello è costituito da una “Parte Generale” e più “Parti Speciali”
predisposte per le diverse categorie di reato contemplate nel D. Lgs. 231/2001
.La Parte Generale contiene le regole ed i principi generali del Modello.
La Parte Speciale – 1 – denominata dei “Reati commessi nei rapporti con la
Pubblica Amministrazione” trova applicazione per le tipologie specifiche di
reati previste, ai sensi degli artt. 24 e 25 del D.Lgs. 231/2001.
La Parte Speciale – 2 – denominata dei “Reati Societari” si applica per le
tipologie specifiche di reati previste ai sensi dell’art. 25 ter del D. Lgs.
231/2001.
La Parte Speciale – 3 – denominata “Reati di ricettazione, riciclaggio e
impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita” si applica per le le
tipologie di reato previste dall’art. 25 octies del D. Lgs. 231/2001.
La Parte Speciale – 4 – denominata “Reati transazionali, delitti di criminalità
organizzata e delitti con finalità di terrorismo” si applica per le tipologie di
Parte Generale
14
Modello organizzativo 231
reati di cui alla L. 146/2006 e agli artt. 24 ter e 25 quater del D. Lgs.
231/2001.
La Parte Speciale – 5 – denominata “Violazione delle norme
antinfortunistiche e tutela dell’igiene e della salute nei luoghi di lavoro” si
applica per le tipologie specifiche di reati previsti dall’art. 25 septies del D.
Lgs. 231/2001.
La Parte Speciale – 6 – denominata “Delitti contro la personalità individuale”
si applica per le tipologie specifiche di reati previsti dall’art. 25 quinquies del
D. Lgs. 231/2001.
La Parte Speciale – 7 – denominata “Reati informatici e di trattamento illecito
dei dati” si applica per le tipologie specifiche di reati previsti dall’art. 24 bis
del D. Lgs. 231/2001.
La Parte Speciale – 8 – denominata “Contraffazione e delitti contro l’industria
e il commercio” si applica per le tipologie specifiche di reati previsti dall’art.
25 bis e 25 bis 1 del D. Lgs. 231/2001.
La Parte Speciale – 9 – denominata “Delitti in violazione del diritto d’autore”
si applica per le tipologie specifiche di reati previsti dall’art. 25 nonies del D.
Lgs. 231/2001.
La Parte Speciale – 10 – denominata “Reati ambientali” si applica per le
tipologie specifiche di reati previsti dall’art. 25 undecies del D. Lgs.
231/2001.
La Parte Speciale – 11 – denominata “Impiego di lavoratori stranieri” si
applica per le tipologie specifiche di reati previsti dall’art. 25 duodecies del D.
Lgs. 231/2001.
2.4. Definizione dei Protocolli: individuazione ed analisi dei processi
strumentali
Nell’ambito dello sviluppo delle attività di definizione dei protocolli necessari a
prevenire le fattispecie di rischio reato rilevate nell’attività di mappatura, la
Fondazione ha individuato alcuni processi strumentali nel cui ambito, in linea di
principio, potrebbero configurarsi le condizioni, le occasioni o i mezzi per la
commissione dei reati richiamati dal D.Lgs.231/01 (vds Gap analysis Ernst &
Young ).
Con riferimento a tali processi sono state pertanto rilevate le prassi di gestione e
di controllo in essere e sono state definite, ove ritenuto opportuno, le eventuali
implementazioni necessarie, con riferimento al rispetto dei seguenti principi:
segregazione funzionale delle attività operative e di controllo;
documentabilità delle operazioni a rischio e dei controlli posti in essere per
impedire la commissione di reati;
ripartizione ed attribuzione dei poteri autorizzativi e decisionali, delle
Parte Generale
15
Modello organizzativo 231
competenze e responsabilità, basate su principi di trasparenza, chiarezza e
verificabilità e coerenti con l’attività in concreto svolta;
sicurezza degli accessi e dei flussi finanziari.
2.5. I principi ispiratori del Modello
Quali specifici strumenti già esistenti e diretti a programmare la formazione e
l’attuazione delle decisioni della Società anche in relazione ai reati da
prevenire, la Fondazione ha individuato:
i principi di cui allo Statuto adottato dal Consiglio di Amministrazione
nella seduta dell’11 ottobre 2007 approvato in data 10 dicembre 2007 con
decreto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali con le modifiche
apportate nella seduta del 22 dicembre 2008 e approvate con decreto in
data 23 dicembre 2008 del Ministero per i Beni e le Attività Culturali;
il Codice Etico approvato dal Consiglio di Amministrazione del
20.12.2011;
in generale la normativa italiana e straniera applicabile.
2.6. Definizione dei principi etici
La Fondazione ha definito i principi etici a cui intende uniformare la propria
attività anche in relazione ai comportamenti che possono integrare le fattispecie
di reato previste dal D:Lgs. 231/2001 ed ha adottato il Codice Etico che viene
allegato al presente Modello.
Tali principi evidenziano e sottolineano la necessità di:
rispettare le leggi e le normative vigenti;
improntare su principi di correttezza e di trasparenza i rapporti con la
Pubblica Amministrazione;
mantenere, nei rapporti con i clienti e le controparti, un comportamento
caratterizzato da correttezza, lealtà e volto ad evitare conflitti di interesse.
I principi di riferimento del presente Modello si integrano, quindi, con quelli del
Codice Etico adottato, anche se, il Modello, dando attuazione alle disposizioni
di cui al Decreto 231/2001, ha portata e finalità diverse rispetto al Codice Etico.
Sotto tale profilo infatti si rende opportuno precisare che:
- il Codice Etico ha una portata generale, in quanto contiene una serie di
principi di “deontologia aziendale” che la Fondazione riconosce come propri
e sui quali intende richiamare l’osservanza di tutti coloro (organi aziendali,
dipendenti e collaboratori) che cooperano al perseguimento dei fini aziendali;
- il presente Modello risponde e soddisfa, invece, conformemente a quanto
previsto nel Decreto 231/2001, l’esigenza di predisporre un sistema di regole
interne dirette a prevenire la commissione di particolari tipologie di reati (per
fatti che, commessi nell’interesse o a vantaggio della Fondazione possano
comportare una responsabilità amministrativa in base alle disposizioni del
Parte Generale
16
Modello organizzativo 231
Decreto medesimo).
2.7. La procedura di adozione del Modello
Sebbene l’adozione del Modello sia prevista dalla legge come facoltativa e non
obbligatoria, il Consiglio di Amministrazione della Fondazione, in conformità
alle politiche aziendali, ha ritenuto di procedere all’adozione del Modello.
Parallelamente il Consiglio di Amministrazione ha deliberato in merito
all’approvazione del Codice Etico della Fondazione e all’istituzione
dell’Organismo di Vigilanza, ai sensi dell’art. 6, comma 1, lett. b) del D. Lgs.
231/2001.
Essendo il Modello un “atto di emanazione dell’organo dirigente” (in
conformità alle prescrizioni dell’art. 6, comma 1, lett. a) del D. Lgs. 231/2001)
le successive modifiche e integrazioni sostanziali del Modello sono rimesse alla
competenza del Consiglio di Amministrazione della Fondazione il quale si
avvarrà delle indicazioni fornite dall’Organismo di Vigilanza.
2.8. Estensione e applicazione del Modello organizzativo alle Società
controllate soggette a direzione e coordinamento
Il presente Modello rappresenta una raccolta di principi e costituisce, sotto
questo profilo, il punto di riferimento estendibile alle società controllate
soggette a direzione e coordinamento per la definizione dei singoli modelli che,
dovranno tenere conto delle specificità insite nelle rispettive strutture
organizzative e nelle proprie attività di business.
Pertanto in coerenza con l’impostazione sopra descritta:
• i principi informatori del Modello devono essere comunicati dalla
controllante alle controllate, soggette a direzione e coordinamento, che si
dovranno impegnare a rispettarli;
• ciascuna società verificherà l’opportunità di provvedere ad adottare con
delibera dell’organo amministrativo il proprio Modello di
organizzazione, gestione e controllo, uniformandosi ai sopra menzionati
principi e nominando il relativo Odv;
• il Modello eventualmente adottato da ciascuna società controllata
soggetta a direzione e coordinamento deve essere comunicato alla
controllante Fondazione Arena di Verona.
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
Capitolo 3
Le attività maggiormente esposte alla commissione dei reati
indicati nel D. Lgs. 231/2001
3.1 Le Attività Sensibili della Fondazione Arena
A seguito di una dettagliata analisi dei processi e delle operatività aziendali, la
Fondazione e’ giunta all’individuazione delle aree a rischio rilevanti ai fini del
D. Lgs. 231/2001 (si rimanda alla gap analysis Ernst & Young che fa parte
integrante del presente modello).
In tal senso si è proceduto ad una rilevazione e mappatura dei rischi riscontrati
con specifico riferimento alle attività effettivamente svolte ed alle funzioni di
fatto esercitate dagli operatori.
Si riportano le principali attività sensibili individuate nell’analisi condotta
presso la Fondazione Arena di Verona (vds anche gap analysis Ernst & Young
in allegato ):
selezione, negoziazione, stipula ed esecuzione di contratti con fornitori
terzi di beni, servizi o consulenze ai quali si perviene mediante trattative
private e/o mediante procedure aperte o ristrette e rispetto ai quali la
fondazione sia stazione appaltante;
creazione / messa in scena di opere teatrali o musicali e gestione dei
relativi acquisti di diritti di terzi e connessi ex legge 633/41 predisposizione dei testi musicologici e del programma di sala;
creazione e messa in scena di opere teatrali o musicali - sottoscrizione di
contratti con l'artista / acquisizione della liberatoria;
creazione / messa in scena di opere teatrali o musicali e gestione dei
relativi acquisti di diritti di terzi e connessi ex legge 633/41 – stipula di
contratti di acquisto/ noleggio di materiale vocale, corale e strumentale;
creazione / messa in scena di opere teatrali o musicali e gestione dei
relativi acquisti di diritti di terzi e connessi ex legge 633/41 –
realizzazione allestimenti per la messa in scena di opere teatrali;
approvvigionamento di servizi che prevedono l'utilizzo di manodopera
indiretta;
cessione a terzi dell’esercizio commerciale dei diritti d’autore ex legge
633/41;
creazione, realizzazione e commercializzazione, tramite terzi di prodotti
concernenti marchi della fondazione;
predisposizione ed implementazione di strumenti promozionali;
gestione dei rapporti con le agenzie terze per la vendita di spettacolo;
gestione delle transazioni finanziarie;
gestione degli adempimenti obbligatori previsti dalla legge Parte Generale
18
Modello organizzativo 231
predisposizione della dichiarazione dei redditi o dei sostituti di imposta e
degli adempimenti in materia previdenziale/assicurativa;
gestione degli adempimenti obbligatori previsti dalla legge a fronte di
assunzione di personale appartenente a categorie protette o la cui
assunzione è agevolata;
gestione degli adempimenti Siae;
gestione dei rapporti con il Comune di Verona in regime di convenzione
e con gli enti pubblici per l’utilizzo dello spazio areniano;
gestione dei rapporti con funzionari pubblici nell’ambito delle attività di
verifica ispettiva e di controllo effettuate dalla pubblica amministrazione
o da incaricati di pubblico servizio – ispezioni da parte degli uffici del
lavoro, istituti previdenziali, assistenziali, assicurativi ed antinfortunistici;
gestione dei rapporti con funzionari pubblici nell’ambito delle attività di
verifica ispettiva e di controllo effettuate dalla pubblica amministrazione
o da incaricati di pubblico servizio – ispezioni da parte del Ministero dei
beni culturali e della Corte dei conti;
gestione delle ispezioni da parte della Siae;
gestione delle attività di acquisizione e/o gestione di contributi,
sovvenzioni, finanziamenti, assicurazioni o garanzie concesse da soggetti
pubblici;
assunzione del personale;
gestione contenziosi giudiziali e / o stragiudiziali;
ottenimento di fondi/ merce da terzi a rischio controparte attraverso
attività di sponsorizzazione e/o di co-marketing;
predisposizione di bilanci, relazioni e comunicazioni sociali in genere;
gestione dei rapporti con la società di revisione ed il collegio dei revisori;
gestione degli adempimenti relativi al funzionamento degli organi sociali;
gestione dei software aziendali;
accordi di co-produzione con altre fondazioni lirico – sinfoniche o altri
teatri;
realizzazione di tournées in Italia e all'estero e monitoraggio circa il
corretto utilizzo e gestione del ribaltamento costi (es. vitto, alloggio e
trasferte);
gestione degli adempimenti in materia di rispetto della disciplina
antinfortunistica e di tutela dell’igiene e della salute nei luoghi di lavoro
(D.lgs. 81/2008 e ulteriore disciplina di dettaglio);
gestione degli adempimenti in materia di rispetto della disciplina volta a
prevenire i reati informatici e di trattamento illecito dei dati;
gestione degli adempimenti in materia di rispetto della disciplina volta a
prevenire i reati ambientali;
gestione degli adempimenti volti all’assunzione di cittadini
Parte Generale
19
Modello organizzativo 231
extracomunitari.
3.2 Principi generali di comportamento
I protocolli di controllo in relazione a dette attività sensibili sono oggetto di
dettagliata analisi nelle relative Parti Speciali.
L’Organismo di Vigilanza, nell’esecuzione delle proprie funzioni, potrà
segnalare al Consiglio di Amministrazione della Fondazione eventuali ulteriori
attività a rischio delle quali – in relazione all’evoluzione legislativa o
dell’attività dell’Ente – sarà valutata l’inclusione nel novero delle attività
sensibili.
In relazione alle attività sensibili tutti i destinatari del presente modello
dovranno adottare regole di condotta conformi a quanto prescritto, al fine di
impedire il verificarsi dei reati previsti dal Decreto.
Nelle parti speciali vengono descritti i comportamenti dettagliati da osservare in
ordine alle attività sensibili della Fondazione per la prevenzione dei reati
richiamati dalla decreto 231/2001.
In via generale è fatto espresso divieto ai Destinatari di:
• porre in essere (o tentare) azioni o comportamenti finalizzati alla
commissione dei reati sopra considerati, quali, tra gli altri a titolo
esemplificativo:
reati contro la Pubblica Amministrazione (art. 24 del Decreto):
- destinare a finalità diverse dalla realizzazione delle opere o dallo
svolgimento delle attività di pubblico interesse per le quali la Società ha
ottenuto dallo Stato o da un altro ente pubblico o dalla Comunità
europea contributi, sovvenzioni o finanziamenti (malversazione a danno
dello Stato, art. 316-bis cp);
- far ottenere indebitamente alla Società, mediante l’utilizzo o la
presentazione di dichiarazioni o di documenti falsi o attestanti cose non
vere, ovvero mediante l’omissione di informazioni dovute, contributi,
finanziamenti, mutui agevolati o altre erogazioni dello stesso tipo
concessi o erogati dallo Stato o da altri enti pubblici o dalla Comunità
europea (indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, art.
316-ter cp);
- indurre in errore, usando artifizi o raggiri, lo Stato o un altro ente
pubblico, al fine di ottenere un ingiusto profitto o erogazioni pubbliche
(truffa in danno dello Stato, artt. 640 e 640-bis cp);
- alterare, in danno dello Stato o di un ente pubblico, il funzionamento di
un sistema informatico o telematico o intervenendo senza diritto con
Parte Generale
20
Modello organizzativo 231
qualsiasi modalità su dati, informazioni o programmi contenuti in un
sistema informatico o telematico pubblico o ad esso pertinenti (frode
informatica ai danni dello Stato o di un ente pubblico, art. 640-ter cp).
delitti informatici e trattamento illecito di dati:
- formare o alterare documenti informatici (definiti quali
“rappresentazione informatica di atti, fatti o dati giuridicamente
rilevanti”) pubblici o privati aventi efficacia probatoria (falsità in
documenti informatici, art. 491-bis cp);
- introdursi abusivamente in un sistema informatico o telematico protetto
da misure di sicurezza ovvero mantenervisi contro la volontà espressa o
tacita di chi ha il diritto di escluderlo (accesso abusivo ad un sistema
informatico, art. 615-ter cp);
- procurarsi, riprodurre, diffondere, comunicare o consegnare
abusivamente codici, parole chiave o altri mezzi idonei all'accesso ad un
sistema informatico o telematico, protetto da misure di sicurezza, o
fornire indicazioni o istruzioni idonee al predetto scopo (detenzione e
diffusione abusiva di codici di accesso a sistemi informatici o telematici,
art. 615-quater cp);
- intercettare fraudolentemente comunicazioni relative ad un sistema
informatico o telematico o intercorrenti tra più sistemi, ovvero impedirle
o interromperle (intercettazione, impedimento o interruzione illecita di
comunicazioni informatiche o telematiche, art. 617-quater cp);
- distruggere, deteriorare, cancellare, alterare o sopprimere informazioni,
dati o programmi informatici altrui (danneggiamento di informazioni,
dati e programmi informatici, art. 635-bis cp);
- distruggere, deteriorare, cancellare, alterare o sopprimere informazioni,
dati o programmi informatici utilizzati dallo Stato o da altro ente
pubblico o ad essi pertinenti, o comunque di pubblica utilità
(danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici
utilizzati dallo Stato o da altro ente pubblico o comunque di pubblica
utilità, art. 635-ter cp).
concussione e corruzione:
- offrire o promettere ad un pubblico ufficiale, ad un incaricato di
pubblico ufficio o a soggetti a questi correlati, denaro od altre utilità al
fine di compiere, omettere o ritardare un atto del suo ufficio (corruzione
e/o concussione).
reati societari:
- produrre false comunicazioni sociali,
- impedire controlli da parte degli organi deputati;
Parte Generale
21
Modello organizzativo 231
- elaborare documenti finalizzati alla formazione fittizia del capitale,
- restituire indebitamente conferimenti di capitale.
reati in materia di violazione del diritto d’autore:
- utilizzare per campagne promozionali o pubblicitarie materiale protetto
dal diritto d’autore senza aver ottenuto preventive autorizzazioni;
- immettere sul sito internet aziendale materiale protetto dal diritto
d’autore senza aver ottenuto preventive autorizzazioni;
- scaricare e condividere film o musica attraverso sistemi di condivisione
peer to peer utilizzando i PC della Società;
- installare pacchetti applicativi e software in genere che non siano stati
regolarmente acquistati o comunque che siano sprovvisti delle
opportune licenze d’uso;
- “caricare” (upload) sulla rete internet e sui PC aziendali materiale
protetto dal diritto d’autore non provvisto delle autorizzazioni previste
dalla legge e rilasciate delle autorità competenti;
- “scaricare” programmi prelevati da internet, nemmeno qualora trattasi di
software gratuiti (freeware) o shareware se non espressamente
autorizzati dalla Società.
reati ambientali:
- immettere in atmosfera vapori o gas che possano cagionare o contribuire
a cagionare il pericolo concreto di una compromissione durevole o
rilevante dell’aria per la vita o l’incolumità delle persone e/o della fauna
selvatica;
- smaltire o stoccare ingenti quantitativi di rifiuti senza le necessarie
autorizzazioni o tramite soggetti che non sono in grado di dimostrare le
proprie autorizzazioni e le località e modalità di smaltimento o
stoccaggio;
- falsificare in tutto o in parte, materialmente o nel contenuto, la
documentazione prescritta ovvero fare uso di documentazione falsa;
- falsificare le informazioni ai fini del sistema informatico di controllo
della tracciabilità dei rifiuti (SISTRI);
- svolgere attività di traffico illecito di rifiuti;
- violare gli obblighi di comunicazione, di tenuta dei registri obbligatori e
dei formulari;
- negare o impedire o intralciare l’attività di controllo del proprio
insediamento o di parte di esso, predisponendo ostacoli o modificando
artificiosamente lo stato dei luoghi.
Parte Generale
22
Modello organizzativo 231
reati di impiego di cittadini di paesi terzi senza permesso di soggiorno:
- assumere, direttamente o indirettamente, personale di paesi terzi senza
aver preventivamente svolto le opportune verifiche in materia di
immigrazione;
• operare nell’ambito delle attività aziendali, o autorizzare operazioni, senza
la dovuta diligenza e prudenza, o comunque senza la necessaria perizia,
propria o dei soggetti ai quali le attività sono delegate, tali da poter
escludere che la colpa di eventi dannosi possa risalire alla Fondazione o ad
alcuno dei destinatari del decreto;
• porre in essere azioni o comportamenti che, sebbene risultino tali da non
costituire di per sé fattispecie di reato rientranti tra quelle previste dal
decreto, possano potenzialmente diventarlo;
• porre in essere situazione particolari di conflitto di interessi nei confronti
della Pubblica Amministrazione o di incaricati di un pubblico servizio, in
relazione a quanto previsto dalle suddette ipotesi di reato.
In particolare, nell’ambito dei suddetti comportamenti (sanciti anche dal Codice
Etico adottato dalla Fondazione) è fatto divieto generale di:
• effettuare elargizioni in denaro a pubblici ufficiali o a incaricati di pubblico
servizio o, in genere, a rappresentanti della Pubblica Amministrazione
(“Funzionari pubblici”);
• accordare altri vantaggi particolari e rilevanti di qualsiasi natura in favore di
“funzionari pubblici” (o loro familiari);
• effettuare prestazioni in favore di Partner, che non trovino adeguata
giustificazione nel contesto del rapporto associativo o di collaborazione,
costituito nei confronti dei Partner stessi;
• presentare dichiarazioni non veritiere a organismi pubblici nazionali o
comunitari al fine di conseguire erogazioni pubbliche, contributi o
finanziamenti agevolati;
• destinare somme ricevute da organismi pubblici nazionali o comunitari a
titolo di erogazioni, contributi o finanziamenti a scopi diversi da quelli cui
erano destinati;
• impedire lo svolgimento di controlli o verifiche da parte degli organi
societari o da terzi, su incarico degli stessi organi;
• alterare i dati contenuti negli archivi informatici aziendali o nelle banche dati
ai quali la Società ha accesso;
• produrre documenti di qualunque genere o dichiarazioni non conformi alle
risultanze del sistema informativo aziendale, dei dati contabili, delle
deliberazioni degli organi societari;
Parte Generale
23
Modello organizzativo 231
• detenere materiale e dati inerenti lo sfruttamento della persona, soprattutto se
minori, o accedere ai siti internet che presentano tali dati ed immagini;
• effettuare elargizioni ad enti o associazioni dei quali non è chiaramente
conosciuta l’attività o la successiva destinazione dei fondi;
• esporre nei bilanci, nelle relazioni o nelle altre comunicazioni sociali fatti
non veri, al fine di conseguire un ingiusto profitto;
• omettere informazioni la cui comunicazione è imposta dalla legge, sulla
situazione economica, patrimoniale o finanziaria della Società, in modo da
indurre in errore i destinatari sulla predetta situazione;
• diffondere notizie false o porre in essere operazioni simulate o altri artifici,
concretamente idonei a cagionare una sensibile alterazione del prezzo di
strumenti finanziari della Società;
• acquistare, vendere o compiere altre operazioni, direttamente o
indirettamente, per conto proprio o per conto di terzi, su strumenti finanziari
utilizzando informazioni privilegiate;
• comunicare informazioni privilegiate ad altri, al di fuori del normale
esercizio del lavoro, della professione, della funzione o dell’ufficio;
• raccomandare o indurre altri, sulla base di informazioni privilegiate, ad
acquistare, vendere o compiere altre operazioni su strumenti finanziari;
• avviare e intrattenere rapporti commerciali con Aziende ed Enti nei
confronti dei quali è noto il coinvolgimento in attività con finalità di
terrorismo o di eversione dell’ordine democratico o contro la personalità
individuale;
• acquistare beni produttivi dei quali è nota, o facilmente ricostruibile, la
provenienza illecita;
• sostituire, trasferire o, comunque, utilizzare capitali di provenienza illecita;
• impiegare nell’attività aziendale denaro, beni o altre utilità di provenienza
illecita;
• non diffondere materiale, in qualsiasi forma, se protetto dal diritto d’autore
senza averne preventivamente ottenuto le necessarie autorizzazioni.
Parte Generale
24
Modello organizzativo 231
Capitolo 4
L’Organismo di Vigilanza della Fondazione Arena di Verona
4.1. Individuazione dell’Organismo di Vigilanza
L’Organismo di Vigilanza (OdV) definisce e svolge le attività di competenza
secondo la regola della collegialità ed è dotato, ai sensi dell’art. 6, co. 1, lett. b)
del D. Lgs. 231/2001, di “autonomi poteri di iniziativa e di controllo”.
Si tratta di un organismo della Fondazione caratterizzato da requisiti di
autonomia, indipendenza, professionalità, efficienza operativa e continuità di
azione.
Il requisito di autonomia e indipendenza presuppone che l’Organismo di
Vigilanza riferisca della propria attività al Consiglio di Amministrazione
mantenendo contatti periodici con il Collegio dei Revisori.
L’Organismo di Vigilanza inoltre è titolare di poteri specifici di iniziativa e di
controllo, che può esercitare nei confronti di tutti i settori della Fondazione,
compreso l’organo decisionale e i suoi componenti, nonché nei confronti degli
stessi collaboratori esterni e dei consulenti della stessa.
Si tratta del potere di effettuare eventuali verifiche, di richiedere informazioni,
di svolgere indagini, di effettuare ispezioni, di accedere a locali, dati, archivi,
documentazioni coordinandosi con la struttura aziendale, della cui
collaborazione può, se del caso, avvalersi.
L’Organismo, al fine di rafforzare la propria professionalità e competenza,
autonomia e indipendenza e al fine di svolgere con obiettività la propria
funzione, può avvalersi, previa comunicazione e motivazione al Presidente
ovvero al Sovrintendente, di società e/o consulenti esterni con personale
professionale specializzato in ambito D.Lgs. 231/2001.
Per una piena aderenza ai dettami del Decreto 231/2001 si considera rilevante
l’istituzione di un canale di comunicazione fra l’Organismo di Vigilanza e i
vertici aziendali della Fondazione; in definitiva tutti i rapporti, nei quali
l’organismo è parte non possono comportare influenza nei suoi confronti, ma
solo disponibilità e collaborazione in favore dell’organismo stesso.
Le regole di funzionamento dell’Organismo di Vigilanza sono disciplinate in
apposito regolamento, a cura dell’Organismo stesso.
4.2. Nomina
L’Organismo di Vigilanza è istituito e nominato con delibera del Consiglio di
Amministrazione. Il Consiglio di Amministrazione nomina l’Organismo, con
provvedimento motivato rispetto a ciascun componente, scelto sulla base dei
requisiti di professionalità e competenza, onorabilità, autonomia e
Parte Generale
25
Modello organizzativo 231
indipendenza.
L’Organismo nomina al proprio interno un Presidente al quale può delegare
specifiche funzioni. In caso di parità di voti nelle deliberazioni dell’Organismo
di Vigilanza, il Presidente avrà voto doppio.
L’incarico, quando formalmente accettato dal soggetto nominato, è comunicato
a tutti i livelli aziendali mediante apposita comunicazione organizzativa.
La durata dell’incarico dei membri dell’Organismo di Vigilanza è pari a tre anni
ed è rinnovabile.
All’atto della nomina i membri dell’Organismo di Vigilanza della Fondazione
devono attestare l’assenza delle seguenti cause di incompatibilità e/o di
decadenza:
non devono essere membri esecutivi degli organi di gestione e
amministrazione della Società;
non devono essere legati da rapporti di coniugio, parentela e/o affinità con
soci della Società e/o con membri esecutivi degli organi di gestione e
amministrazione;
non si devono trovare in conflitto di interesse, anche potenziale, con la
Società, per esempio, non devono aver prestato fideiussione, garanzie in
favore di uno degli amministratori esecutivi (o del coniuge); ovvero abbiano
con quest’ultimi rapporti – estranei all’incarico conferito – di credito o
debito;
non devono essere interdetti, inabilitati, falliti;
non devono essere condannati, con sentenza passata in giudicato, per aver
commesso uno dei reati previsti dal D.Lgs. 231/2001 e successive
modifiche, salvi gli effetti della riabilitazione o il caso di estinzione del reato
o della pena;
non devono essere condannati, con sentenza passata in giudicato, a pena che
comporti l’interdizione, anche temporanea, dai pubblici uffici ovvero
l’interdizione temporanea dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e
delle imprese, salvi gli effetti della riabilitazione o il caso di estinzione del
reato o della pena.
In casi di particolare gravità, anche prima del giudicato, il Consiglio di
Amministrazione potrà disporre, sentito il parere del Collegio Sindacale, la
sospensione dei poteri dell’Organismo e/o di un suo componente e la nomina
di un interim.
La revoca dall’incarico può avvenire solo attraverso delibera del Consiglio di
Amministrazione.
I casi di revoca dell’incarico sono i seguenti:
• il venir meno dei sopracitati requisiti di eleggibilità;
• il grave inadempimento dell’incarico affidato;
Parte Generale
26
Modello organizzativo 231
• la mancata collaborazione con gli altri membri dell’Organismo di
Vigilanza;
• la mancata risposta al Consiglio di Amministrazione in ordine alle
eventuali richieste specifiche afferenti lo svolgimento dell’attività di
vigilanza e controllo.
Ciascun componente dell’Organismo potrà recedere in ogni momento
dall’incarico mediante preavviso di almeno tre mesi, con comunicazione al
Consiglio di Amministrazione, che includa altresì la descrizione delle
specifiche motivazioni.
4.3. Funzioni e poteri dell’ Organismo di Vigilanza
All’Organismo di Vigilanza della Fondazione è affidato sul piano generale il
compito di vigilare:
sull’osservanza del presente Modello da parte dei destinatari: Organi Sociali,
Dipendenti e, nei limiti ivi previsti, collaboratori e fornitori della
Fondazione;
sull’efficacia e adeguatezza del Modello in relazione alla struttura aziendale
ed alla capacità di prevenire la commissione dei reati di cui al Decreto
231/2001;
sull’opportunità di aggiornamento del Modello, laddove si riscontrino
esigenze di adeguamento dello stesso in relazione a mutate condizioni
aziendali e/o normative, sollecitando a tal fine gli organi competenti.
Su di un piano più operativo, all’Organismo di Vigilanza della Fondazione è
affidato il compito di:
suggerire le valutazioni sull’implementazione del sistema di controllo fermo
restando che la responsabilità primaria sul controllo delle attività di gestione,
anche quelle riconducibili ad aree di attività individuate come sensibili, con
riferimento alle prescrizioni di cui al D.Lgs. 231/01, resta comunque
demandata al management operativo e forma parte integrante dei processi
aziendali;
condurre ricognizioni sull’attività aziendale ai fini di un aggiornamento della
mappatura delle Attività Sensibili, tenendo conto del contesto aziendale con
riferimento alle informazioni acquisite dai soggetti responsabili delle
principali alle aree della Fondazione;
effettuare periodicamente verifiche mirate su determinate operazioni o
specifici atti posti in essere dalla Fondazione, soprattutto nell’ambito delle
Attività Sensibili, i cui risultati devono essere riassunti in un apposita
relazione da esporsi in sede di reporting agli organi societari deputati;
promuovere iniziative finalizzate alla diffusione della conoscenza e della
comprensione dei principi di cui al presente Modello, predisponendo, a tal
uopo, idonea documentazione organizzativa interna - necessaria ai fini del
Parte Generale
27
Modello organizzativo 231
funzionamento del Modello stesso – che illustri in maniera compiuta le
istruzioni nonché eventuali chiarimenti o aggiornamenti;
raccogliere, elaborare e conservare le informazioni rilevanti in ordine al
rispetto del Modello, nonché aggiornare la lista di informazioni che devono
essergli trasmesse o tenute a sua disposizione;
coordinarsi con le Funzioni aziendali (anche attraverso apposite riunioni) per
il miglior monitoraggio delle attività nelle aree sensibili. A tal fine,
l’Organismo di Vigilanza viene tenuto costantemente informato
sull’evoluzione delle attività nelle suddette aree a rischio ed ha libero
accesso a tutta la documentazione aziendale rilevante. All’Organismo di
Vigilanza devono essere inoltre segnalate da parte del management eventuali
situazioni dell’attività aziendale che possano esporre l’azienda al rischio di
reato;
condurre eventuali indagini interne per l’accertamento di presunte violazioni
delle prescrizioni di cui al presente Modello;
coordinarsi con i Responsabili delle Funzioni aziendali per i diversi aspetti
attinenti all’attuazione del presente Modello (definizione delle clausole
standard, formazione del personale, provvedimenti disciplinari);
indicare al Consiglio di Amministrazione il budget per lo svolgimento delle
attività di competenza dell’Organismo di Vigilanza;
valutare le esigenze di aggiornamento del Modello, anche attraverso
apposite riunioni con le varie funzioni aziendali interessate.
Ovviamente l’esercizio dei citati poteri deve avvenire nel limite strettamente
funzionale alla missione dell’Organismo di Vigilanza nel rispetto di una serie di
normative di protezione, come, ad esempio, quelle sulla tutela dei dati
personali, quelle sul segreto professionale o sul segreto aziendale e industriale,
quelle sulla tutela dei lavoratori ecc.. Permangono inoltre i limiti posti dalla
normativa per lo svolgimento delle investigazioni.
L’Organismo svolge le sue funzioni, curando e favorendo una razionale ed
efficiente cooperazione con gli altri organi di controllo esistenti nella
Fondazione.
All’Organismo non competono, né possono essere attribuiti, neppure in via
sostitutiva, poteri di intervento gestionale, decisionale od organizzativo, relativi
allo svolgimento delle attività della Fondazione.
4.4. Reporting dell’Organismo di Vigilanza verso il Vertice Aziendale
L’Organismo riferisce direttamente al Consiglio di Amministrazione almeno su
base annuale e nei casi d’urgenza può riferire direttamente al Sovrintendente
ovvero al Presidente. Inoltre, su base annuale, l’Organismo prepara un rapporto
scritto sulla propria attività per il Consiglio di Amministrazione e per il
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
Collegio dei Revisori. Unitamente al rapporto scritto annuale viene predisposto
e messo a disposizione un rendiconto motivato delle spese sostenute.
Il reporting ha ad oggetto:
l’attività svolta dall’OdV;
le eventuali criticità emerse sia in termini di comportamenti o eventi
interni alla Fondazione, sia in termini di efficacia del Modello;
le eventuali proposte di miglioramento.
L’OdV potrà essere convocato in qualsiasi momento con congruo preavviso dal
Consiglio di Amministrazione e potrà a sua volta presentare richiesta in tal
senso, per riferire in merito al funzionamento del Modello od a situazioni
specifiche.
Qualora si rilevino fatti attinenti ai consiglieri, la segnalazione degli stessi è da
destinarsi con tempestività agli altri componenti del Consiglio di
Amministrazione e/o al Collegio dei Revisori.
Tutti gli incontri dell’Organismo sono verbalizzati e copie dei verbali sono
custodite in un apposito archivio al quale possono accedere solo i membri
dell’Organismo.
Il Consiglio di Amministrazione può acquisire copia di tutti i verbali delle
riunioni dell’Organismo. Gli Amministratori e i Revisori, anche singolarmente,
nonchè la Società di Revisione hanno la facoltà di incontrare l’Organismo.
4.5. Flussi informativi verso l’OdV: informazioni di carattere generale ed
informazioni specifiche obbligatorie
L’OdV verrà informato in merito ad eventi che potrebbero ingenerare
responsabilità della Fondazione ai sensi del D.Lgs. 231/2001 mediante apposite
segnalazioni.
In particolare l’Organismo di Vigilanza:
- riceve informazioni circa l’esistenza di attività risultate e/o percepite come
prive del tutto o in parte di adeguata regolamentazione;
- riceve da parte di Amministratori, Dirigenti, dipendenti e collaboratori le
segnalazioni di violazioni sospettate o conclamate;
- garantisce la riservatezza circa l’identità di chi trasmette informazioni e
garantisce la confidenzialità delle informazioni trattate;
- può svolgere verifiche sul rispetto delle procedure e indagini in caso di
violazioni sospettate o conclamate.
- mantiene nota delle segnalazioni e produce su base annuale una relazione
sulla propria attività, da presentare al Consiglio di Amministrazione e in
copia al Collegio dei Revisori.
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
Le segnalazioni all’Organismo di Vigilanza devono essere effettuate in forma
scritta tramite l’invio di lettera indirizzata all’OdV presso la sede
amministrativa della Fondazione.
Oltre alle segnalazioni, anche ufficiose, di cui al punto precedente devono
essere obbligatoriamente trasmesse all’OdV a cura della funzione aziendale
interessata le informative concernenti:
• i provvedimenti e/o notizie provenienti da organi di polizia giudiziaria, o da
qualsiasi altra autorità, dai quali si evinca lo svolgimento di indagini, anche
nei confronti di ignoti, per i reati di cui al Decreto;
• le richieste di assistenza legale inoltrate dai dirigenti e/o dai dipendenti in
caso di avvio di procedimento giudiziario per i reati previsti dal Decreto;
• i rapporti preparati dai Responsabili di altre Funzioni aziendali nell'ambito
della loro attività di controllo e dai quali possano emergere fatti, atti, eventi
od omissioni con profili di criticità rispetto all'osservanza delle norme del
Decreto;
• le notizie relative all'effettiva attuazione, a tutti i livelli aziendali, del
Modello con evidenza dei procedimenti disciplinari svolti e delle eventuali
sanzioni irrogate (ivi compresi i provvedimenti verso i Dipendenti) ovvero
dei provvedimenti di archiviazione di tali procedimenti con le relative
motivazioni.
Periodicamente l’OdV propone, se del caso, al Consiglio di Amministrazione
eventuali modifiche/integrazioni da apportare all’elenco sopra indicato.
Ogni informazione, segnalazione, report previsti nel presente Modello sono
conservati dall’OdV.
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
Capitolo 5
Disposizioni Disciplinari e Sanzionatorie
5.1. Principi Generali
Ai sensi degli artt. 6, comma 2, lettera e) e 7, comma 4, lett. b) del Decreto 231
è prevista la predisposizione di un adeguato sistema sanzionatorio in caso di
violazione delle disposizioni del Modello.
Tali violazioni ledono, infatti, il rapporto improntato in termini di trasparenza,
correttezza, lealtà, integrità e credibilità tra l’Ente ed i “portatori di interessi” e
possono determinare quale conseguenza, azioni disciplinari a carico dei soggetti
interessati, a prescindere dall’eventuale instaurazione di un giudizio penale nel
caso in cui il comportamento determini o meno una fattispecie di reato. Tale
valutazione potrebbe, infatti, non coincidere con l’eventuale giudizio espresso
in sede penale.
Le regole di condotta imposte dal presente Modello sono assunte dalla
Fondazione in piena autonomia e indipendentemente dalla tipologia di illecito
che le violazioni del Modello medesimo possono determinare.
5.2. Criteri generali di irrogazione delle sanzioni
Le tipologie e l’entità delle sanzioni applicate in ciascun caso di violazione
rilevato saranno proporzionate alla gravità delle mancanze e, comunque,
definite in base ai seguenti criteri generali:
valutazione soggettiva della condotta a seconda del dolo, colpa, negligenza
ed imperizia;
rilevanza degli obblighi violati;
livello di responsabilità gerarchica e/o tecnica del soggetto coinvolto;
eventuale condivisione della responsabilità con altri soggetti che abbiano
concorso nel determinare il reato;
presenza di circostanze aggravanti o attenuanti con particolare riguardo alla
professionalità, alle precedenti prestazioni lavorative, ai precedenti
disciplinari, alle circostanze in cui è stato commesso il fatto.
L’eventuale irrogazione della sanzione disciplinare, prescindendo
dall’instaurazione del procedimento e/o dall’esito del giudizio penale, dovrà
essere per quanto possibile, ispirata ai principi di tempestività, immediatezza e
di equità. Le sanzioni saranno applicate nel rispetto di quanto previsto dalla
legge, dalla contrattazione collettiva e dal regolamento disciplinare vigente
nella Fondazione.
5.3.Ambito di applicazione
Ai sensi del combinato disposto degli artt. 5, lett. b) e 7 del D. lgs. 231/2001, le
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
sanzioni previste nei successivi paragrafi potranno essere applicate, a seconda
della gravità, nei confronti del personale della Fondazione, che ponga in essere
illeciti disciplinari derivanti da:
mancato rispetto delle disposizioni previste dal Modello;
mancata o non veritiera evidenza dell’attività svolta relativamente alle
modalità di documentazione, di conservazione e controllo degli atti previsti
dalle procedure e normative aziendali e dai Protocolli in modo da impedire
la trasparenza e la verificabilità della stessa;
omessa vigilanza dei superiori gerarchici sul comportamento dei propri
sottoposti al fine di verificare la corretta ed effettiva applicazione delle
disposizioni delle procedure aziendali;
violazione e/o elusione del sistema di controllo, posto in essere mediante la
sottrazione, la distruzione o l’alterazione della documentazione prevista
dalle procedure ovvero impedendo il controllo o l’accesso alle informazioni
e alla documentazione ai soggetti preposti, ivi incluso l’Organismo di
Vigilanza.
5.4. Sanzioni per tutti i lavoratori dipendenti
La violazione delle disposizioni del Modello di organizzazione potrà costituire
inadempimento delle obbligazioni contrattuali, con ogni conseguenza di legge,
anche in ordine all’eventuale risarcimento del danno, nel rispetto, in particolare,
degli artt. 2104, 2106 e 2118 del Codice Civile, dell’art. 7 della legge n.
300/1970 (“Statuto dei Lavoratori”), della legge n. 604/1966 e successive
modifiche ed integrazioni sui licenziamenti individuali, nonché dei contratti
collettivi di lavoro sino all’applicabilità dell’art. 2119 del codice civile che
dispone la possibilità di licenziamento per giusta causa e del regolamento
disciplinare vigente nella Fondazione.
I provvedimenti disciplinari e sanzionatori sono assunti dal consiglio di
amministrazione o da altra funzione delegata, nel rispetto delle procedure
previste dall’art. 7 della Legge n. 300 del 1970, da eventuali normative speciali
applicabili e dalla contrattazione collettiva applicabile.
Ciò posto, le sanzioni individuate sono le seguenti:
a) Rimprovero verbale
Riguarda la violazione di lieve entità delle procedure interne previste dal
Modello o l’adozione, nell’espletamento di attività nelle aree a rischio, di un
comportamento non conforme alle prescrizioni del Modello medesimo,
dovendosi ravvisare in tali comportamenti una non osservanza delle
disposizioni portate a conoscenza del personale con ordini di servizio, circolari,
istruzioni o altro mezzo idoneo in uso presso la Fondazione.
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
b) Rimprovero scritto
Riguarda la reiterata violazione di lieve entità delle procedure interne previste
dal Modello o l’adozione, nell’espletamento di attività nelle aree a rischio, di un
comportamento più volte non conforme alle prescrizioni del Modello
medesimo, prima ancora che dette mancanze siano state singolarmente accertate
e contestate.
c) Sospensione dal Servizio e dal Trattamento Economico
Riguarda la violazione di grave entità delle procedure interne previste dal
Modello o l’adozione, nell’espletamento di attività nelle aree a rischio, di un
comportamento non conforme alle prescrizioni del Modello medesimo, nonché
il compimento di atti contrari all’interesse della FONDAZIONE, comporta la
sospensione dal servizio e dal trattamento economico per un periodo,
comunque, non superiore ai limiti stabiliti dalle norme in vigore e dalla
contrattazione collettiva applicabile e vigente al momento del fatto.
d) Licenziamento senza preavviso per una mancanza così grave da non
consentire la prosecuzione anche provvisoria del rapporto (giusta causa)
Concerne l’adozione nell’espletamento delle attività nelle aree a rischio di un
comportamento palesemente in violazione alle prescrizioni del presente
Modello e tale da determinare la concreta applicazione a carico dell’Ente di
misure previste dal Decreto 231, dovendosi ravvisare in tale comportamento il
compimento di “atti tali da far venire meno radicalmente la fiducia dell’azienda
nei suoi confronti e da non consentire comunque la prosecuzione nemmeno
provvisoria del rapporto di lavoro”, ovvero il verificarsi delle mancanze
richiamate ai punti precedenti con la determinazione di un grave pregiudizio per
la società.
Più specificamente, il tipo e l’entità di ciascuna delle sanzioni sopra richiamate,
saranno applicate secondo le norme in vigore e ai sensi della contrattazione
collettiva applicabile e vigente al momento del fatto.
5.5. Misure nei confronti dei Vertici Aziendali e del Collegio dei Revisori
Ai fini del Decreto 231, nell’attuale organizzazione dell’Ente sono considerati
Vertici Aziendali i membri del Consiglio di Amministrazione, i membri del
Collegio dei Revisori e le figure dirigenziali direttamente dipendenti dal
Sovrintendente.
In caso di violazione delle disposizioni da parte dei Vertici Aziendali, l’OdV
informa il Collegio dei Revisori e l’intero Consiglio di Amministrazione, i quali
provvederanno ad assumere le opportune iniziative previste dalla vigente
Parte Generale
33
Modello organizzativo 231
normativa e nei casi più gravi potranno procedere anche alla revoca della carica
e/o dell’incarico attribuito al soggetto apicale nonché, per i dirigenti,
all’applicazione delle sanzioni più idonee conformemente a quanto previsto per
legge e dalla contrattazione collettiva applicabile, sino alla misura del
licenziamento, nel caso in cui venga meno il rapporto di fiducia.
5.6. Misure nei confronti di Collaboratori esterni e Fornitori
Nei confronti di tutti coloro che operano in qualità di collaboratori esterni e
Fornitori della Fondazione valgono le seguenti disposizioni: ogni
comportamento posto in essere dai Collaboratori esterni e dai Fornitori in
contrasto con le linee di condotta indicate dal presente Modello e tale da
comportare il rischio di commissione di un reato sanzionato dal D. Lgs.
231/2001, potrà determinare, secondo quanto previsto dalle specifiche clausole
contrattuali inserite nelle lettere di incarico o negli accordi contrattuali, la
risoluzione del rapporto contrattuale (rispettando le clausole inserite ad hoc nei
relativi contratti), fatta salva l'eventuale richiesta di risarcimento qualora da tale
comportamento derivino danni concreti alla società, come nel caso di
applicazione da parte del giudice delle misure previste dal citato decreto.
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
Capitolo 6
Formazione e diffusione del Modello
6.1. Formazione ed informazione dei Dipendenti
Ai fini dell’efficace attuazione del presente Modello, la formazione e
l’informativa verso il personale, secondo le modalità ed i tempi definiti d’intesa
con l’Organismo di Vigilanza, sono gestite dalla competente funzione aziendale
in stretto coordinamento con l’Organismo di Vigilanza stesso.
La diffusione del presente Modello di organizzazione e gestione e
l’informazione del personale in merito al contenuto del Decreto 231/2001 ed ai
suoi obblighi relativamente all’attuazione dello stesso sono costantemente
realizzate attraverso i vari strumenti a disposizione della Fondazione.
L’attività di formazione e di informazione riguarda tutto il personale, compreso
il personale direttivo e prevede, oltre ad una specifica informativa all’atto
dell’assunzione, lo svolgimento di ulteriori attività ritenute necessarie al fine di
garantire la corretta applicazione delle disposizioni previste nel Decreto
231/2001.
6.2. La comunicazione iniziale
L’adozione del presente Modello è comunicata a tutti i Dipendenti e agli Organi
Sociali.
Ai nuovi assunti successivamente all’adozione del Modello, sarà consegnato un
set informativo, che dovrà contenere oltre ai documenti di regola consegnati al
neo – assunto, il Codice Etico, un vademecum sul Modello di organizzazione,
gestione e controllo, in modo da assicurare agli stessi le conoscenze considerate
di primaria rilevanza per la Fondazione.
6.3. La formazione
L’attività di formazione finalizzata a diffondere la conoscenza della normativa
di cui al D.lgs. 231/2001 è differenziata, nei contenuti e nelle modalità di
erogazione, in funzione della qualifica dei destinatari, del livello di rischio
dell’area in cui operano, dell’avere o meno i destinatari funzioni di
rappresentanza della Fondazione.
Potranno essere tenuti corsi di formazione ed informazione rivolti ai
responsabili di direzione/funzione, ciascuno dei quali sarà responsabile della
successiva diffusione del presente Modello nell’ambito della struttura
organizzativa di riferimento, nonché dell’attuazione, per gli aspetti di sua
competenza, delle regole alla base degli stessi.
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
Il sistema di informazione e formazione è supervisionato ed integrato
dall’attività realizzata in questo campo dall’Organismo di Vigilanza
avvalendosi della collaborazione del Responsabile della gestione del personale.
6.4. Informativa a Collaboratori, Professionisti esterni e Fornitori
Sono fornite a Collaboratori, Professionisti e Fornitori, da parte dei responsabili
delle funzioni aventi contatti istituzionali con gli stessi apposite informative
sulle politiche e le procedure adottate dalla Fondazione, sulla base del presente
Modello di organizzazione, gestione e controllo, sul Codice Etico nonché sulle
conseguenze che comportamenti contrari ai documenti citati o alla normativa
vigente possono avere con riguardo ai rapporti contrattuali. Al fine di garantire
la conoscenza e l’informazione dei suddetti principi la Fondazione inserisce nei
contratti di collaborazione apposita clausola.
6.5. Informazione alle Società controllate/collegate soggette a direzione e
coordinamento
Ogni società controllata e collegata, soggetta a direzione e coordinamento della
Fondazione, dovrà essere informata in ordine all’adozione ed al contenuto del
presente Modello, impegnandosi al rispetto dei contenuti ivi indicati, ciò al fine
di garantire che il comportamento di predette Società sia conforme ai principi e
alle direttive di cui al D. Lgs. 231/2001.
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
ALLEGATO A
LE FATTISPECIE DI REATO DEL D.LGS. 231/2001
Art. 24 d.lgs. 231/2001
Indebita percezione di erogazioni, truffa in danno dello Stato o di un ente pubblico o per il
conseguimento di erogazioni pubbliche e frode informatica in danno dello Stato o di un ente
pubblico.
1. In relazione alla commissione dei delitti di cui agli articoli 316-bis, 316-ter, 640, comma
2, n. 1, 640-bis e 640-ter se commesso in danno dello Stato o di altro ente pubblico, del
codice penale, si applica all'ente la sanzione pecuniaria fino a cinquecento quote.
2. Se, in seguito alla commissione dei delitti di cui al comma 1, l'ente ha conseguito un
profitto di rilevante entità o è derivato un danno di particolare gravità; si applica la sanzione
pecuniaria da duecento a seicento quote.
3. Nei casi previsti dai commi precedenti, si applicano le sanzioni interdittive previste
dall'articolo 9, comma 2, lettere c), d) ed e).
Art. 316 bis c.p.
Malversazione a danno dello Stato
Chiunque, estraneo alla pubblica amministrazione, avendo ottenuto dallo Stato o da altro
ente pubblico o dalle Comunità europee contributi, sovvenzioni o finanziamenti destinati a
favorire iniziative dirette alla realizzazione di opere od allo svolgimento di attività di
pubblico interesse, non li destina alle predette finalità, è punito con la reclusione da sei mesi
a quattro anni.
Art. 316 ter c.p.
Indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato
Salvo che il fatto costituisca il reato previsto dall'articolo 640-bis, chiunque mediante
l'utilizzo o la presentazione di dichiarazioni o di documenti falsi o attestanti cose non vere,
ovvero mediante l'omissione di informazioni dovute, consegue indebitamente, per sé o per
altri, contributi, finanziamenti, mutui agevolati o altre erogazioni dello stesso tipo,
comunque denominate, concessi o erogati dallo Stato, da altri enti pubblici o dalle Comunità
europee è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni.
Quando la somma indebitamente percepita è pari o inferiore a 3.999,96 euro si applica
soltanto la sanzione amministrativa del pagamento di una somma di denaro da 5.164 euro a
25.822 euro. Tale sanzione non può comunque superare il triplo del beneficio conseguito.
Art. 640 c. 2 n. 1 c.p.
Truffa
Chiunque, con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un
ingiusto profitto con altrui danno, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la
multa da 51 euro a 1.032 euro.
La pena è della reclusione da uno a cinque anni e della multa da 309 euro a 1.549 euro:
1) se il fatto è commesso a danno dello Stato o di un altro ente pubblico o col pretesto di far
esonerare taluno dal servizio militare;
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
2) se il fatto è commesso ingenerando nella persona offesa il timore di un pericolo
immaginario o l'erroneo convincimento di dovere eseguire un ordine dell'Autorità.
2-bis) se il fatto è commesso in presenza della circostanza di cui all'articolo 61, numero 5).
Il delitto è punibile a querela della persona offesa, salvo che ricorra taluna delle circostanze
previste dal capoverso precedente o un'altra circostanza aggravante
Art. 640 bis c.p.
Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche
La pena è della reclusione da uno a sei anni e si procede d'ufficio se il fatto di cui all'articolo
640 riguarda contributi, finanziamenti, mutui agevolati ovvero altre erogazioni dello stesso
tipo, comunque denominate, concessi o erogati da parte dello Stato, di altri enti pubblici o
delle Comunità europee.
Art. 640 ter c.p.
Frode informatica
Chiunque, alterando in qualsiasi modo il funzionamento di un sistema informatico o
telematico o intervenendo senza diritto con qualsiasi modalità su dati, informazioni o
programmi contenuti in un sistema informatico o telematico o ad esso pertinenti, procura a
sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, è punito con la reclusione da sei mesi a tre
anni e con la multa da 51 euro a 1.032 euro.
La pena è della reclusione da uno a cinque anni e della multa da 309 euro a 1.549 euro se
ricorre una delle circostanze previste dal numero 1) del secondo comma dell'articolo 640,
ovvero se il fatto è commesso con abuso della qualità di operatore del sistema.
Il delitto è punibile a querela della persona offesa, salvo che ricorra taluna delle circostanze
di cui al secondo comma o un'altra circostanza aggravante.
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
Art. 24 bis
Delitti informatici e trattamento illecito di dati
1. In relazione alla commissione dei delitti di cui agli articoli 615-ter, 617-quater, 617quinquies, 635-bis, 635-ter, 635-quater e 635-quinquies del codice penale, si applica all’ente
la sanzione pecuniaria da cento a cinquecento quote.
2. In relazione alla commissione dei delitti di cui agli articoli 615-quater e 615-quinquies del
codice penale, si applica all’ente la sanzione pecuniaria sino a trecento quote.
3. In relazione alla commissione dei delitti di cui agli articoli 491-bis e 640-quinquies del
codice penale, salvo quanto previsto dall’articolo 24 del presente decreto per i casi di frode
informatica in danno dello Stato o di altro ente pubblico, si applica all’ente la sanzione
pecuniaria sino a quattrocento quote.
4. Nei casi di condanna per uno dei delitti indicati nel comma 1 si applicano le sanzioni
interdittive previste dall’articolo 9, comma 2, lettere a), b) ed e). Nei casi di condanna per
uno dei delitti indicati nel comma 2 si applicano le sanzioni interdittive previste dall’articolo
9, comma 2, lettere b) ed e). Nei casi di condanna per uno dei delitti indicati nel comma 3 si
applicano le sanzioni interdittive previste dall’articolo 9, comma 2, lettere c), d) ed e).
491 bis c.p.
Documenti informatici
Se alcuna delle falsità previste dal presente capo [476 c.p. – 493 c.p.] riguarda un documento
informatico pubblico o privato avente efficacia probatoria, si applicano le disposizioni del
capo stesso concernenti rispettivamente gli atti pubblici e le scritture private.
615 ter c.p.
Accesso abusivo ad un sistema informativo o telematico
Chiunque abusivamente si introduce in un sistema informatico o telematico protetto da
misure di sicurezza ovvero vi si mantiene contro la volontà espressa o tacita di chi ha il
diritto di escluderlo, è punito con la reclusione fino a tre anni.
La pena è della reclusione da uno a cinque anni:
1) se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale o da un incaricato di un pubblico servizio,
con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti alla funzione o al servizio, o da chi
esercita anche abusivamente la professione di investigatore privato, o con abuso della qualità
di operatore del sistema;
2) se il colpevole per commettere il fatto usa violenza sulle cose o alle persone, ovvero se è
palesemente armato;
3) se dal fatto deriva la distruzione o il danneggiamento del sistema o l'interruzione totale o
parziale del suo funzionamento ovvero la distruzione o il danneggiamento dei dati, delle
informazioni o dei programmi in esso contenuti.
Qualora i fatti di cui ai commi primo e secondo riguardino sistemi informatici o telematici di
interesse militare o relativi all'ordine pubblico o alla sicurezza pubblica o alla sanità o alla
protezione civile o comunque di interesse pubblico, la pena è, rispettivamente, della
reclusione da uno a cinque anni e da tre a otto anni.
Nel caso previsto dal primo comma il delitto è punibile a querela della persona offesa; negli
altri casi si procede d'ufficio.
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615 quater c.p.
Detenzione e diffusione abusiva di codici di accesso a sistemi informatici o telematici
Chiunque, al fine di procurare a sé o ad altri un profitto o di arrecare ad altri un danno,
abusivamente si procura, riproduce, diffonde, comunica o consegna codici, parole chiave o
altri mezzi idonei all'accesso ad un sistema informatico o telematico, protetto da misure di
sicurezza, o comunque fornisce indicazioni o istruzioni idonee al predetto scopo, è punito
con la reclusione sino ad un anno e con la multa sino a 5.164 euro.
La pena è della reclusione da uno a due anni e della multa da 5.164 euro a 10.329 euro se
ricorre taluna delle circostanze di cui ai numeri 1) e 2) del quarto comma dell'articolo 617quater.
615 quinquies c.p.
Diffusione di apparecchiature, dispositivi o programmi informatici diretti a danneggiare o
interrompere un sistema informatico o telematico
Chiunque, allo scopo di danneggiare illecitamente un sistema informatico o telematico, le
informazioni, i dati o i programmi in esso contenuti o ad esso pertinenti ovvero di favorire
l'interruzione, totale o parziale, o l'alterazione del suo funzionamento, si procura, produce,
riproduce, importa, diffonde, comunica, consegna o, comunque, mette a disposizione di altri
apparecchiature, dispositivi o programmi informatici, è punito con la reclusione fino a due
anni e con la multa sino a euro 10.329.
617 quater c.p.
Intercettazione, impedimento o interruzione illecita di comunicazioni informatiche o
telematiche
Chiunque fraudolentemente intercetta comunicazioni relative ad un sistema informatico o
telematico o intercorrenti tra più sistemi, ovvero le impedisce o le interrompe, è punito con
la reclusione da sei mesi a quattro anni.
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, la stessa pena si applica a chiunque rivela,
mediante qualsiasi mezzo di informazione al pubblico, in tutto o in parte, il contenuto delle
comunicazioni di cui al primo comma.
I delitti di cui ai commi primo e secondo sono punibili a querela della persona offesa.
Tuttavia si procede d'ufficio e la pena è della reclusione da uno a cinque anni se il fatto è
commesso:
1) in danno di un sistema informatico o telematico utilizzato dallo Stato o da altro ente
pubblico o da impresa esercente servizi pubblici o di pubblica necessità;
2) da un pubblico ufficiale o da un incaricato di un pubblico servizio, con abuso dei poteri o
con violazione dei doveri inerenti alla funzione o al servizio, ovvero con abuso della qualità
di operatore del sistema;
3) da chi esercita anche abusivamente la professione di investigatore privato.
617 quinquies c.p.
Installazione di apparecchiature atte ad intercettare, impedire o interrompere
comunicazioni informatiche o telematiche
Chiunque, fuori dai casi consentiti dalla legge, installa apparecchiature atte ad intercettare,
impedire o interrompere comunicazioni relative ad un sistema informatico o telematico
ovvero intercorrenti tra più sistemi, è punito con la reclusione da uno a quattro anni.
La pena è della reclusione da uno a cinque anni nei casi previsti dal quarto comma
dell'articolo 617-quater
Parte Generale
40
Modello organizzativo 231
635 bis c.p.
Danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque distrugge, deteriora, cancella, altera o
sopprime informazioni, dati o programmi informatici altrui è punito, a querela della persona
offesa, con la reclusione da sei mesi a tre anni.
Se ricorre la circostanza di cui al numero 1) del secondo comma dell'articolo 635 ovvero se
il fatto è commesso con abuso della qualità di operatore del sistema, la pena è della
reclusione da uno a quattro anni e si procede d'ufficio.
635 ter c.p.
Danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici utilizzati dallo Stato o da
altro ente pubblico o comunque di pubblica utilità
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque commette un fatto diretto a
distruggere, deteriorare, cancellare, alterare o sopprimere informazioni, dati o programmi
informatici utilizzati dallo Stato o da altro ente pubblico o ad essi pertinenti, o comunque di
pubblica utilità, è punito con la reclusione da uno a quattro anni.
Se dal fatto deriva la distruzione, il deterioramento, la cancellazione, l'alterazione o la
soppressione delle informazioni, dei dati o dei programmi informatici, la pena è della
reclusione da tre a otto anni.
Se ricorre la circostanza di cui al numero 1) del secondo comma dell'articolo 635 ovvero se
il fatto è commesso con abuso della qualità di operatore del sistema, la pena è aumentata.
635 quater c.p.
Danneggiamento di sistemi informatici o telematici
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, mediante le condotte di cui
all'articolo 635-bis, ovvero attraverso l'introduzione o la trasmissione di dati, informazioni o
programmi, distrugge, danneggia, rende, in tutto o in parte, inservibili sistemi informatici o
telematici altrui o ne ostacola gravemente il funzionamento è punito con la reclusione da uno
a cinque anni.
Se ricorre la circostanza di cui al numero 1) del secondo comma dell'articolo 635 ovvero se
il fatto è commesso con abuso della qualità di operatore del sistema, la pena è aumentata.
635 quinquies c.p.
Danneggiamento di sistemi informatici o telematici di pubblica utilità
Se il fatto di cui all'articolo 635-quater è diretto a distruggere, danneggiare, rendere, in tutto
o in parte, inservibili sistemi informatici o telematici di pubblica utilità o ad ostacolarne
gravemente il funzionamento, la pena è della reclusione da uno a quattro anni.
Se dal fatto deriva la distruzione o il danneggiamento del sistema informatico o telematico di
pubblica utilità ovvero se questo è reso, in tutto o in parte, inservibile, la pena è della
reclusione da tre a otto anni.
Se ricorre la circostanza di cui al numero 1) del secondo comma dell'articolo 635 ovvero se
il fatto è commesso con abuso della qualità di operatore del sistema, la pena è aumentata.
635 quinquies c.p.
Danneggiamento di sistemi informatici o telematici di pubblica utilità
Parte Generale
41
Modello organizzativo 231
Se il fatto di cui all'articolo 635-quater è diretto a distruggere, danneggiare, rendere, in tutto
o in parte, inservibili sistemi informatici o telematici di pubblica utilità o ad ostacolarne
gravemente il funzionamento, la pena è della reclusione da uno a quattro anni.
Se dal fatto deriva la distruzione o il danneggiamento del sistema informatico o telematico di
pubblica utilità ovvero se questo è reso, in tutto o in parte, inservibile, la pena è della
reclusione da tre a otto anni.
Se ricorre la circostanza di cui al numero 1) del secondo comma dell'articolo 635 ovvero se
il fatto è commesso con abuso della qualità di operatore del sistema, la pena è aumentata.
640 quinquies c.p.
Frode informatica del soggetto che presta servizi di certificazione di firma elettronica
Il soggetto che presta servizi di certificazione di firma elettronica, il quale, al fine di
procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto ovvero di arrecare ad altri danno, viola gli
obblighi previsti dalla legge per il rilascio di un certificato qualificato, è punito con la
reclusione fino a tre anni e con la multa da 51 a 1.032 euro.
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
Art. 24 ter d.lgs. 231/2001
Delitti di criminalità organizzata
1. In relazione alla commissione di taluno dei delitti di cui agli articoli 416, sesto comma,
416-bis, 416-ter e 630 del codice penale, ai delitti commessi avvalendosi delle condizioni
previste dal predetto articolo 416-bis ovvero al fine di agevolare l'attività delle associazioni
previste dallo stesso articolo, nonchè ai delitti previsti dall'articolo 74 del testo unico di cui
al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, si applica la sanzione
pecuniaria da quattrocento a mille quote.
2. In relazione alla commissione di taluno dei delitti di cui all'articolo 416 del codice penale,
ad esclusione del sesto comma, ovvero di cui all'articolo 407, comma 2, lettera a), numero
5), del codice di procedura penale, si applica la sanzione pecuniaria da trecento a ottocento
quote.
3. Nei casi di condanna per uno dei delitti indicati nei commi 1 e 2, si applicano le sanzioni
interdittive previste dall'articolo 9, comma 2, per una durata non inferiore ad un anno.
4. Se l'ente o una sua unità organizzativa viene stabilmente utilizzato allo scopo unico o
prevalente di consentire o agevolare la commissione dei reati indicati nei commi 1 e 2, si
applica la sanzione dell'interdizione definitiva dall'esercizio dell'attività ai sensi dell'articolo
16, comma 3.
Art. 407 c. 2 lett. a) n. 5 c.p.p.
Termini di durata massima delle indagini preliminari
1. Salvo quanto previsto dall'articolo 393, comma 4 la durata delle indagini preliminari non
può comunque superare diciotto mesi
2. La durata massima è tuttavia di due anni se le indagini preliminari riguardano:
a) i delitti appresso indicati:
1) delitti di cui agli articoli 285, 286, 416-bis e 422 del codice penale, 291-ter, limitatamente
alle ipotesi aggravate previste dalle lettere a), d) ed e) del comma 2, e 291-quater, comma 4,
del testo unico approvato con decreto del Presidente della Repubblica 23 gennaio 1973, n.
43;
2) delitti consumati o tentati di cui agli articoli 575, 628, terzo comma, 629, secondo comma,
e 630 dello stesso codice penale;
3) delitti commessi avvalendosi delle condizioni previste dall'articolo 416-bis del codice
penale ovvero al fine di agevolare l'attività delle associazioni previste dallo stesso articolo;
4) delitti commessi per finalità di terrorismo o di eversione dell'ordinamento costituzionale
per i quali la legge stabilisce la pena della reclusione non inferiore nel minimo a cinque anni
o nel massimo a dieci anni, nonché delitti di cui agli articoli 270, terzo comma, e 306,
secondo comma, del codice penale;
5) delitti di illegale fabbricazione, introduzione nello Stato, messa in vendita, cessione,
detenzione e porto in luogo pubblico o aperto al pubblico di armi da guerra o tipo guerra o
parti di esse, di esplosivi, di armi clandestine nonché di più armi comuni da sparo, escluse
quelle previste dall'articolo 2, terzo comma, della legge 18 aprile 1975, n. 110;
6) delitti di cui agli articoli 73, limitatamente alle ipotesi aggravate ai sensi dell'articolo 80,
comma 2, e 74 del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e
sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza
Parte Generale
43
Modello organizzativo 231
approvato con decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e successive
modificazioni;
7) delitto di cui all'articolo 416 del codice penale nei casi in cui è obbligatorio l'arresto in
flagranza;
7-bis) dei delitti previsti dagli articoli 600, 600-bis, primo comma, 600-ter, primo e secondo
comma, 601, 602, 609-bis nelle ipotesi aggravate previste dall'articolo 609-ter, 609-quater,
609-octies del codice penale, nonché dei delitti previsti dall'articolo 12, comma 3, del testo
unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni;
b) notizie di reato che rendono particolarmente complesse le investigazioni per la
molteplicità di fatti tra loro collegati ovvero per l'elevato numero di persone sottoposte alle
indagini o di persone offese;
c) indagini che richiedono il compimento di atti all'estero;
d) procedimenti in cui è indispensabile mantenere il collegamento tra più uffici del pubblico
ministero a norma dell'articolo 371.
3. Salvo quanto previsto dall'articolo 415-bis, qualora il pubblico ministero non abbia
esercitato l'azione penale [405] o richiesto l'archiviazione nel termine stabilito dalla legge o
prorogato dal giudice, gli atti di indagine compiuti dopo la scadenza del termine non
possono essere utilizzati
Art. 416 c.p.
Associazione per delinquere.
Quando tre o più persone si associano allo scopo di commettere più delitti, coloro che
promuovono o costituiscono od organizzano l'associazione sono puniti, per ciò solo, con la
reclusione da tre a sette anni.
Per il solo fatto di partecipare all'associazione, la pena è della reclusione da uno a cinque
anni.
I capi soggiacciono alla stessa pena stabilita per i promotori.
Se gli associati scorrono in armi le campagne o le pubbliche vie, si applica la reclusione da
cinque a quindici anni.
La pena è aumentata se il numero degli associati è di dieci o più.
Se l'associazione è diretta a commettere taluno dei delitti di cui agli articoli 600, 601 e 602,
nonché all'articolo 12, comma 3-bis, del testo unico delle disposizioni concernenti la
disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto
legislativo 25 luglio 1998, n. 286 si applica la reclusione da cinque a quindici anni nei casi
previsti dal primo comma e da quattro a nove anni nei casi previsti dal secondo comma.
Se l'associazione è diretta a commettere taluno dei delitti previsti dagli articoli 600-bis, 600ter, 600-quater, 600-quater.1, 600-quinquies, 609-bis, quando il fatto è commesso in danno
di un minore di anni diciotto, 609-quater, 609-quinquies, 609-octies, quando il fatto è
commesso in danno di un minore di anni diciotto, e 609-undecies, si applica la reclusione da
quattro a otto anni nei casi previsti dal primo comma e la reclusione da due a sei anni nei
casi previsti dal secondo comma
Art. 416 bis c.p.
Associazioni di tipo mafioso anche straniere.
Chiunque fa parte di un'associazione di tipo mafioso formata da tre o più persone, è punito
con la reclusione da sette a dodici anni.
Coloro che promuovono, dirigono o organizzano l'associazione sono puniti, per ciò solo, con
la reclusione da nove a quattordici anni.
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
L'associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza
di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà
che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o
comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e
servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri ovvero al fine di
impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in
occasione di consultazioni elettorali.
Se l'associazione è armata si applica la pena della reclusione da nove a quindici anni nei casi
previsti dal primo comma e da dodici a ventiquattro anni nei casi previsti dal secondo
comma.
L'associazione si considera armata quando i partecipanti hanno la disponibilità, per il
conseguimento della finalità dell'associazione, di armi o materie esplodenti anche se
occultate o tenute in luogo di deposito.
Se le attività economiche di cui gli associati intendono assumere o mantenere il controllo
sono finanziate in tutto o in parte con il prezzo, il prodotto, o il profitto di delitti, le pene
stabilite nei commi precedenti sono aumentate da un terzo alla metà.
Nei confronti del condannato è sempre obbligatoria la confisca delle cose che servirono o
furono destinate a commettere il reato e delle cose che ne sono il prezzo, il prodotto, il
profitto o che ne costituiscono l'impiego.
Le disposizioni del presente articolo si applicano anche alla camorra, alla 'ndrangheta e alle
altre associazioni, comunque localmente denominate, anche straniere, che valendosi della
forza intimidatrice del vincolo associativo perseguono scopi corrispondenti a quelli delle
associazioni di tipo mafioso.
Art. 416 ter c.p.
Scambio elettorale politicomafioso
La pena stabilita dal primo comma dell'articolo 416-bis si applica anche a chi ottiene la
promessa di voti prevista dal terzo comma del medesimo articolo 416-bis in cambio della
erogazione di denaro.
Art. 630 c.p.
Sequestro di persona a scopo di estorsione.
Chiunque sequestra una persona allo scopo di conseguire, per sé o per altri, un ingiusto
profitto come prezzo della liberazione, è punito con la reclusione da venticinque a trenta
anni.
Se dal sequestro deriva comunque la morte, quale conseguenza non voluta dal reo, della
persona sequestrata, il colpevole è punito con la reclusione di anni trenta.
Se il colpevole cagiona la morte del sequestrato si applica la pena dell'ergastolo.
Al concorrente che, dissociandosi dagli altri, si adopera in modo che il soggetto passivo
riacquisti la libertà, senza che tale risultato sia conseguenza del prezzo della liberazione, si
applicano le pene previste dall'articolo 605. Se tuttavia il soggetto passivo muore, in
conseguenza del sequestro, dopo la liberazione, la pena è della reclusione da sei a quindici
anni.
Nei confronti del concorrente che, dissociandosi dagli altri, si adopera, al di fuori del caso
previsto dal comma precedente, per evitare che l'attività delittuosa sia portata a conseguenze
ulteriori ovvero aiuta concretamente l'autorità di polizia o l'autorità giudiziaria nella raccolta
di prove decisive per l'individuazione o la cattura dei concorrenti, la pena dell'ergastolo è
sostituita da quella della
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
Quando ricorre una circostanza attenuante, alla pena prevista dal secondo comma è sostituita
la reclusione da venti a ventiquattro anni; alla pena prevista dal terzo comma è sostituita la
reclusione da ventiquattro a trenta anni. Se concorrono più circostanze attenuanti, la pena da
applicare per effetto delle diminuzioni non può essere inferiore a dieci anni, nell'ipotesi
prevista dal secondo comma, ed a quindici anni, nell'ipotesi prevista dal terzo comma.
I limiti di pena preveduti nel comma precedente possono essere superati allorché ricorrono le
circostanze attenuanti di cui al quinto comma del presente articolo.
Art. 74 d.P.R. 309/1990
Associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope.
1. Quando tre o più persone si associano allo scopo di commettere più delitti tra quelli
previsti dall'articolo 70, commi 4, 6 e 10, escluse le operazioni relative alle sostanze di cui
alla categoria III dell'allegato I al regolamento (CE) n. 273/2004 e dell'allegato al
regolamento (CE) n. 111/2005, ovvero dall'articolo 73, chi promuove, costituisce, dirige,
organizza o finanzia l'associazione è punito per ciò solo con la reclusione non inferiore a
venti anni.
2. Chi partecipa all'associazione è punito con la reclusione non inferiore a dieci anni.
3. La pena è aumentata se il numero degli associati è di dieci o più o se tra i partecipanti vi
sono persone dedite all'uso di sostanze stupefacenti o psicotrope.
4. Se l'associazione è armata la pena, nei casi indicati dai commi 1 e 3, non può essere
inferiore a ventiquattro anni di reclusione e, nel caso previsto dal comma 2, a dodici anni di
reclusione. L'associazione si considera armata quando i partecipanti hanno la disponibilità di
armi o materie esplodenti, anche se occultate o tenute in luogo di deposito.
5. La pena è aumentata se ricorre la circostanza di cui alla lettera e) del comma 1
dell'articolo 80.
6. Se l'associazione è costituita per commettere i fatti descritti dal comma 5 dell'articolo 73,
si applicano il primo e il secondo comma dell'articolo 416 del codice penale.
7. Le pene previste dai commi da 1 a 6 sono diminuite dalla metà a due terzi per chi si sia
efficacemente adoperato per assicurare le prove del reato o per sottrarre all'associazione
risorse decisive per la commissione dei delitti.
8. Quando in leggi e decreti è richiamato il reato previsto dall'articolo 75 della legge 22
dicembre 1975, n. 685, abrogato dall'articolo 38, comma 1, della legge 26 giugno 1990, n.
162, il richiamo si intende riferito al presente articolo.
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
Art. 25 d.lgs. 231/2001
Concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità e corruzione
1. In relazione alla commissione dei delitti di cui agli articoli 318, 321 e 322, commi 1 e 3,
del codice penale, si applica la sanzione pecuniaria fino a duecento quote.
2. In relazione alla commissione dei delitti di cui agli articoli 319, 319-ter, comma 1, 321,
322, commi 2 e 4, del codice penale, si applica all'ente la sanzione pecuniaria da duecento a
seicento quote.
3. In relazione alla commissione dei delitti di cui agli articoli 317, 319, aggravato ai sensi
dell'articolo 319-bis quando dal fatto l'ente ha conseguito un profitto di rilevante entità, 319ter, comma 2, 319-quater e 321 del codice penale, si applica all'ente la sanzione pecuniaria
da trecento a ottocento quote (2).
4. Le sanzioni pecuniarie previste per i delitti di cui ai commi da 1 a 3, si applicano all'ente
anche quando tali delitti sono stati commessi dalle persone indicate negli articoli 320 e 322bis.
5. Nei casi di condanna per uno dei delitti indicati nei commi 2 e 3, si applicano le sanzioni
interdittive previste dall'articolo 9, comma 2, per una durata non inferiore ad un anno.
Art. 317 c.p.
Concussione
Il pubblico ufficiale che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, costringe taluno a dare
o a promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità è punito con la
reclusione da sei a dodici anni.
Art. 318 c.p.
Corruzione per l'esercizio della funzione
Il pubblico ufficiale che, per l'esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, indebitamente
riceve, per sé o per un terzo, denaro o altra utilità o ne accetta la promessa è punito con la
reclusione da uno a cinque anni.
Art. 319 c.p.
Corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio
Il pubblico ufficiale che, per omettere o ritardare o per aver omesso o ritardato un atto del
suo ufficio, ovvero per compiere o per aver compiuto un atto contrario ai doveri di ufficio,
riceve, per sé o per un terzo, denaro od altra utilità, o ne accetta la promessa, è punito con la
reclusione da quattro a otto anni.
Art. 319 bis c.p.
Circostanze aggravanti
La pena è aumentata se il fatto di cui all'articolo 319 ha per oggetto il conferimento di
pubblici impieghi o stipendi o pensioni o la stipulazione di contratti nei quali sia interessata
l'amministrazione alla quale il pubblico ufficiale appartiene nonché il pagamento o il
rimborso di tributi.
Art. 319 ter c.p.
Corruzione in atti giudiziari
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
Se i fatti indicati negli articoli 318 e 319 sono commessi per favorire o danneggiare una
parte in un processo civile, penale o amministrativo, si applica la pena della reclusione da
quattro a dieci anni.
Se dal fatto deriva l'ingiusta condanna di taluno alla reclusione non superiore a cinque anni,
la pena è della reclusione da cinque a dodici anni; se deriva l'ingiusta condanna alla
reclusione superiore a cinque anni o all'ergastolo, la pena è della reclusione da sei a venti
anni.
Art. 319 quater c.p.
Induzione indebita a dare o promettere utilità
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico
servizio che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, induce taluno a dare o a promettere
indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità è punito con la reclusione da tre a otto
anni.
Nei casi previsti dal primo comma, chi da' o promette denaro o altra utilità è punito con la
reclusione fino a tre anni.
Art. 320 c.p.
Corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio
Le disposizioni degli articoli 318 e 319 si applicano anche all'incaricato di un pubblico
servizio.
In ogni caso, le pene sono ridotte in misura non superiore ad un terzo.
Art. 321 c.p.
Pene per il corruttore
Le pene stabilite nel comma 1 dell'articolo 318, nell'articolo 319, nell'articolo 319-bis,
nell'articolo 319-ter e nell'articolo 320 in relazione alle suddette ipotesi degli articoli 318 e
319, si applicano anche a chi dà o promette al pubblico ufficiale o all'incaricato di un
pubblico servizio il denaro od altra utilità.
Art. 322 commi 1, 2, 3 e 4 c.p.
Istigazione alla corruzione
Chiunque offre o promette denaro od altra utilità non dovuti ad un pubblico ufficiale o ad un
incaricato di un pubblico servizio, per l'esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri,
soggiace, qualora l'offerta o la promessa non sia accettata, alla pena stabilita nel comma 1
dell'articolo 318, ridotta di un terzo.
Se l'offerta o la promessa è fatta per indurre un pubblico ufficiale o un incaricato di un
pubblico servizio ad omettere o a ritardare un atto del suo ufficio, ovvero a fare un atto
contrario ai suoi doveri, il colpevole soggiace, qualora l'offerta o la promessa non sia
accettata, alla pena stabilita nell'articolo 319, ridotta di un terzo.
La pena di cui al primo comma si applica al pubblico ufficiale o all'incaricato di un pubblico
servizio che sollecita una promessa o dazione di denaro o altra utilità per l'esercizio delle sue
funzioni o dei suoi poteri.
La pena di cui al comma secondo si applica al pubblico ufficiale o all'incaricato di un
pubblico servizio che sollecita una promessa o dazione di denaro od altra utilità da parte di
un privato per le finalità indicate dall'articolo 319.
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
Art. 322 bis c.p.
Peculato, concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità, corruzione e
istigazione alla corruzione di membri della Corte penale internazionale o degli organi delle
Comunità europee e di funzionari delle Comunità europee e di Stati esteri
Le disposizioni degli articoli 314, 316, da 317 a 320 e 322, terzo e quarto comma, si
applicano anche:
1) ai membri della Commissione delle Comunità europee, del Parlamento europeo, della
Corte di Giustizia e della Corte dei conti delle Comunità europee;
2) ai funzionari e agli agenti assunti per contratto a norma dello statuto dei funzionari delle
Comunità europee o del regime applicabile agli agenti delle Comunità europee;
3) alle persone comandate dagli Stati membri o da qualsiasi ente pubblico o privato presso le
Comunità europee, che esercitino funzioni corrispondenti a quelle dei funzionari o agenti
delle Comunità europee;
4) ai membri e agli addetti a enti costituiti sulla base dei Trattati che istituiscono le Comunità
europee;
5) a coloro che, nell'ambito di altri Stati membri dell'Unione europea, svolgono funzioni o
attività corrispondenti a quelle dei pubblici ufficiali e degli incaricati di un pubblico servizio.
5-bis) ai giudici, al procuratore, ai procuratori aggiunti, ai funzionari e agli agenti della Corte
penale internazionale, alle persone comandate dagli Stati parte del Trattato istitutivo della
Corte penale internazionale le quali esercitino funzioni corrispondenti a quelle dei funzionari
o agenti della Corte stessa, ai membri ed agli addetti a enti costituiti sulla base del Trattato
istitutivo della Corte penale internazionale.
Le disposizioni degli articoli 319-quater, secondo comma, 321 e 322, primo e secondo
comma, si applicano anche se il denaro o altra utilità è dato, offerto o promesso:
1) alle persone indicate nel primo comma del presente articolo;
2) a persone che esercitano funzioni o attività corrispondenti a quelle dei pubblici ufficiali e
degli incaricati di un pubblico servizio nell'ambito di altri Stati esteri o organizzazioni
pubbliche internazionali, qualora il fatto sia commesso per procurare a sé o ad altri un
indebito vantaggio in operazioni economiche internazionali ovvero al fine di ottenere o di
mantenere un'attività economica o finanziaria.
Le persone indicate nel primo comma sono assimilate ai pubblici ufficiali, qualora esercitino
funzioni corrispondenti, e agli incaricati di un pubblico servizio negli altri casi.
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
Art. 25 bis d.lgs. 231/2001
Falsità in monete, in carte di pubblico credito, in valori di bollo e in strumenti o segni di
riconoscimento
1. In relazione alla commissione dei delitti previsti dal codice penale in materia di falsità in
monete, in carte di pubblico credito, in valori di bollo e in strumenti o segni di
riconoscimento, si applicano all'ente le seguenti sanzioni pecuniarie:
a) per il delitto di cui all'articolo 453 la sanzione pecuniaria da trecento a ottocento quote;
b) per i delitti di cui agli articoli 454, 460 e 461 la sanzione pecuniaria fino a cinquecento
quote;
c) per il delitto di cui all'articolo 455 le sanzioni pecuniarie stabilite dalla lettera a), in
relazione all'articolo 453, e dalla lettera b), in relazione all'articolo 454, ridotte da un terzo
alla metà;
d) per i delitti di cui agli articoli 457 e 464, secondo comma, le sanzioni pecuniarie fino a
duecento quote;
e) per il delitto di cui all'articolo 459 le sanzioni pecuniarie previste dalle lettere a), c) e d)
ridotte di un terzo;
f) per il delitto di cui all'articolo 464, primo comma, la sanzione pecuniaria fino a trecento
quote.
f-bis) per i delitti di cui agli articoli 473 e 474, la sanzione pecuniaria fino a cinquecento
quote (4).
2. Nei casi di condanna per uno dei delitti di cui agli articoli 453, 454, 455, 459, 460 , 461,
473 e 474 del codice penale, si applicano all'ente le sanzioni interdittive previste dall'articolo
9, comma 2, per una durata non superiore ad un anno
Art. 453 c.p.
Falsificazione di monete, spendita e introduzione nello Stato, previo concerto, di monete
falsificate.
È punito con la reclusione da tre a dodici anni e con la multa da 516 euro a 3.098 euro:
1) chiunque contraffà monete nazionali o straniere, aventi corso legale nello Stato o fuori;
2) chiunque altera in qualsiasi modo monete genuine, col dare ad esse l'apparenza di un
valore superiore;
3) chiunque, non essendo concorso nella contraffazione o nell'alterazione, ma di concerto
con chi l'ha eseguita ovvero con un intermediario, introduce nel territorio dello Stato o
detiene o spende o mette altrimenti in circolazione monete contraffatte o alterate;
4) chiunque, al fine di metterle in circolazione, acquista o comunque riceve, da chi le ha
falsificate, ovvero da un intermediario, monete contraffatte o alterate.
Art. 454 c.p.
Alterazione di monete.
Chiunque altera monete della qualità indicata nell'articolo precedente, scemandone in
qualsiasi modo il valore, ovvero, rispetto alle monete in tal modo alterate, commette alcuno
dei fatti indicati nei numeri 3 e 4 del detto articolo, è punito con la reclusione da uno a
cinque anni e con la multa da 103 euro a 516 euro.
Parte Generale
50
Modello organizzativo 231
Art. 455 c.p.
Spendita e introduzione nello Stato, senza concerto, di monete falsificate.
Chiunque, fuori dei casi preveduti dai due articoli precedenti, introduce nel territorio dello
Stato, acquista o detiene monete contraffatte o alterate, al fine di metterle in circolazione,
ovvero le spende o le mette altrimenti in circolazione, soggiace alle pene stabilite nei detti
articoli, ridotte da un terzo alla metà.
Art. 457 c.p.
Spendita di monete falsificate ricevute in buona fede.
Chiunque spende, o mette altrimenti in circolazione monete contraffatte o alterate, da lui
ricevute in buona fede, è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino a 1.032
euro
Art. 459 c.p.
Falsificazione dei valori di bollo, introduzione nello Stato, acquisto, detenzione o messa in
circolazione di valori di bollo falsificati.
Le disposizioni degli articoli 453, 455 e 457 si applicano anche alla contraffazione o
alterazione di valori di bollo e alla introduzione nel territorio dello Stato, o all'acquisto,
detenzione e messa in circolazione di valori di bollo contraffatti; ma le pene sono ridotte di
un terzo.
Agli effetti della legge penale, s'intendono per valori di bollo la carta bollata, le marche da
bollo, i francobolli e gli altri valori equiparati a questi da leggi speciali
Art. 460 c.p.
Contraffazione di carta filigranata in uso per la fabbricazione di carte di pubblico credito o
di valori di bollo.
Chiunque contraffà la carta filigranata che si adopera per la fabbricazione delle carte di
pubblico credito o dei valori di bollo ovvero acquista, detiene o aliena tale carta contraffatta,
è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con la reclusione da due a sei anni e
con la multa da 309 euro a 1.032 euro
Art. 461 c.p.
Fabbricazione o detenzione di filigrane o di strumenti destinati alla falsificazione di monete,
di valori di bollo o di carta filigranata.
Chiunque fabbrica, acquista, detiene o aliena filigrane, programmi informatici o strumenti
destinati esclusivamente alla contraffazione o alterazione di monete, di valori di bollo [o di
carta filigranata è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con la reclusione da
uno a cinque anni e con la multa da 103 euro a 516 euro.
La stessa pena si applica se le condotte previste dal primo comma hanno ad oggetto
ologrammi o altri componenti della moneta destinati ad assicurarne la protezione contro la
contraffazione o l'alterazione
Art. 464 c.p.
Uso di valori di bollo contraffatti o alterati.
Chiunque, non essendo concorso nella contraffazione o nell'alterazione, fa uso di valori di
bollo contraffatti o alterati è punito con la reclusione fino a tre anni e con la multa fino a 516
euro.
Parte Generale
51
Modello organizzativo 231
Se i valori sono stati ricevuti in buona fede, si applica la pena stabilita nell'articolo 457,
ridotta di un terzo.
Art. 473 c.p.
Contraffazione, alterazione o uso di marchi o segni distintivi ovvero di brevetti, modelli e
disegni
Chiunque, potendo conoscere dell'esistenza del titolo di proprietà industriale, contraffà o
altera marchi o segni distintivi, nazionali o esteri, di prodotti industriali, ovvero chiunque,
senza essere concorso nella contraffazione o alterazione, fa uso di tali marchi o segni
contraffatti o alterati, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro
2.500 a euro 25.000.
Soggiace alla pena della reclusione da uno a quattro anni e della multa da euro 3.500 a euro
35.000 chiunque contraffà o altera brevetti, disegni o modelli industriali, nazionali o esteri,
ovvero, senza essere concorso nella contraffazione o alterazione, fa uso di tali brevetti,
disegni o modelli contraffatti o alterati.
I delitti previsti dai commi primo e secondo sono punibili a condizione che siano state
osservate le norme delle leggi interne, dei regolamenti comunitari e delle convenzioni
internazionali sulla tutela della proprietà intellettuale o industriale.
Art. 474 c.p.
Introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi
Fuori dei casi di concorso nei reati previsti dall'articolo 473, chiunque introduce nel
territorio dello Stato, al fine di trarne profitto, prodotti industriali con marchi o altri segni
distintivi, nazionali o esteri, contraffatti o alterati è punito con la reclusione da uno a quattro
anni e con la multa da euro 3.500 a euro 35.000.
Fuori dei casi di concorso nella contraffazione, alterazione, introduzione nel territorio dello
Stato, chiunque detiene per la vendita, pone in vendita o mette altrimenti in circolazione, al
fine di trarne profitto, i prodotti di cui al primo comma è punito con la reclusione fino a due
anni e con la multa fino a euro 20.000.
I delitti previsti dai commi primo e secondo sono punibili a condizione che siano state
osservate le norme delle leggi interne, dei regolamenti comunitari e delle convenzioni
internazionali sulla tutela della proprietà intellettuale o industriale
Parte Generale
52
Modello organizzativo 231
Art. 25 bis.1 d.lgs. 231/2001
Delitti contro l’industria e il commercio
1. In relazione alla commissione dei delitti contro l’industria e il commercio previsti dal
codice penale, si applicano all’ente le seguenti sanzioni pecuniarie:
a) per i delitti di cui agli articoli 513, 515, 516, 517, 517-ter e 517-quater la sanzione
pecuniaria fino a cinquecento quote;
b) per i delitti di cui agli articoli 513-bis e 514 la sanzione pecuniaria fino a ottocento quote.
2. Nel caso di condanna per i delitti di cui alla lettera b) del comma 1 si applicano all’ente le
sanzioni interdittive previste dall’articolo 9, comma 2.
Art. 513 c.p.
Turbata libertà dell'industria o del commercio.
Chiunque adopera violenza sulle cose ovvero mezzi fraudolenti per impedire o turbare
l'esercizio di un'industria o di un commercio è punito, a querela della persona offesa se il
fatto non costituisce un più grave reato, con la reclusione fino a due anni e con la multa da
103 euro a 1.032 euro
Art. 513 bis c.p.
Illecita concorrenza con minaccia o violenza
Chiunque nell'esercizio di un'attività commerciale, industriale o comunque produttiva,
compie atti di concorrenza con violenza o minaccia è punito con la reclusione da due a sei
anni.
La pena è aumentata se gli atti di concorrenza riguardano un'attività finanziata in tutto o in
parte ed in qualsiasi modo dallo Stato o da altri enti pubblici
Art. 514 c.p.
Frodi contro le industrie nazionali.
Chiunque, ponendo in vendita o mettendo altrimenti in circolazione, sui mercati nazionali o
esteri, prodotti industriali, con nomi, marchi o segni distintivi contraffatti o alterati cagiona
un nocumento all'industria nazionale, è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con
la multa non inferiore a 516 euro.
Se per i marchi o segni distintivi sono state osservate le norme delle leggi interne o delle
convenzioni internazionali sulla tutela della proprietà industriale, la pena è aumentata e non
si applicano le disposizioni degli articoli 473 e 474
Art. 515 c.p.
Frode nell'esercizio del commercio.
Chiunque, nell'esercizio di una attività commerciale, ovvero in uno spaccio aperto al
pubblico, consegna all'acquirente una cosa mobile per un'altra, ovvero una cosa mobile, per
origine, provenienza, qualità o quantità, diversa da quella dichiarata o pattuita, è punito,
qualora il fatto non costituisca un più grave delitto con la reclusione fino a due anni o con la
multa fino a 2.065 euro.
Se si tratta di oggetti preziosi, la pena è della reclusione fino a tre anni o della multa non
inferiore a 103 euro
Parte Generale
53
Modello organizzativo 231
Art. 516 c.p.
Vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine.
Chiunque pone in vendita o mette altrimenti in commercio come genuine sostanze alimentari
non genuine è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino a 1.032 euro
Art. 517 c.p.
Vendita di prodotti industriali con segni mendaci.
Chiunque pone in vendita o mette altrimenti in circolazione opere dell'ingegno o prodotti
industriali, con nomi, marchi o segni distintivi nazionali o esteri, atti a indurre in inganno il
compratore sull'origine, provenienza o qualità dell'opera o del prodotto, è punito, se il fatto
non è preveduto come reato da altra disposizione di legge, con la reclusione fino a due anni e
con la multa fino a ventimila euro
Art. 517 ter c.p.
Fabbricazione e commercio di beni realizzati usurpando titoli di proprietà industriale
Salva l'applicazione degli articoli 473 e 474 chiunque, potendo conoscere dell'esistenza del
titolo di proprietà industriale, fabbrica o adopera industrialmente oggetti o altri beni
realizzati usurpando un titolo di proprietà industriale o in violazione dello stesso è punito, a
querela della persona offesa, con la reclusione fino a due anni e con la multa fino a euro
20.000.
Alla stessa pena soggiace chi, al fine di trarne profitto, introduce nel territorio dello Stato,
detiene per la vendita, pone in vendita con offerta diretta ai consumatori o mette comunque
in circolazione i beni di cui al primo comma.
Si applicano le disposizioni di cui agli articoli 474-bis, 474-ter, secondo comma, e 517-bis,
secondo comma.
I delitti previsti dai commi primo e secondo sono punibili sempre che siano state osservate le
norme delle leggi interne, dei regolamenti comunitari e delle convenzioni internazionali sulla
tutela della proprietà intellettuale o industriale.
Art. 517 quater c.p.
Contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti
agroalimentari
Chiunque contraffà o comunque altera indicazioni geografiche o denominazioni di origine di
prodotti agroalimentari è punito con la reclusione fino a due anni e con la multa fino a euro
20.000.
Alla stessa pena soggiace chi, al fine di trarne profitto, introduce nel territorio dello Stato,
detiene per la vendita, pone in vendita con offerta diretta ai consumatori o mette comunque
in circolazione i medesimi prodotti con le indicazioni o denominazioni contraffatte.
Si applicano le disposizioni di cui agli articoli 474-bis, 474-ter, secondo comma, e 517-bis,
secondo comma.
I delitti previsti dai commi primo e secondo sono punibili a condizione che siano state
osservate le norme delle leggi interne, dei regolamenti comunitari e delle convenzioni
internazionali in materia di tutela delle indicazioni geografiche e delle denominazioni di
origine dei prodotti agroalimentari.
Parte Generale
54
Modello organizzativo 231
Art. 25 ter d.lgs. 231/2001
Reati societari
1. In relazione ai reati in materia societaria previsti dal codice civile, se commessi
nell'interesse della società, da amministratori, direttori generali o liquidatori o da persone
sottoposte alla loro vigilanza, qualora il fatto non si fosse realizzato se essi avessero vigilato
in conformità degli obblighi inerenti alla loro carica, si applicano le seguenti sanzioni
pecuniarie:
a) per la contravvenzione di false comunicazioni sociali, prevista dall'articolo 2621 del
codice civile, la sanzione pecuniaria da cento a centocinquanta quote;
b) per il delitto di false comunicazioni sociali in danno dei soci o dei creditori, previsto
dall'articolo 2622, primo comma, del codice civile, la sanzione pecuniaria da centocinquanta
a trecentotrenta quote;
c) per il delitto di false comunicazioni sociali in danno dei soci o dei creditori, previsto
dall'articolo 2622, terzo comma, del codice civile, la sanzione pecuniaria da duecento a
quattrocento quote;
d) per la contravvenzione di falso in prospetto, prevista dall'articolo 2623, primo comma, del
codice civile, la sanzione pecuniaria da cento a centotrenta quote;
e) per il delitto di falso in prospetto, previsto dall'articolo 2623, secondo comma, del codice
civile, la sanzione pecuniaria da duecento a trecentotrenta quote;
f) per la contravvenzione di falsità nelle relazioni o nelle comunicazioni delle società di
revisione, prevista dall'articolo 2624, primo comma, del codice civile, la sanzione pecuniaria
da cento a centotrenta quote;
g) per il delitto di falsità nelle relazioni o nelle comunicazioni delle società di revisione,
previsto dall'articolo 2624, secondo comma, del codice civile, la sanzione pecuniaria da
duecento a quattrocento quote;
h) per il delitto di impedito controllo, previsto dall'articolo 2625, secondo comma, del codice
civile, la sanzione pecuniaria da cento a centottanta quote;
i) per il delitto di formazione fittizia del capitale, previsto dall'articolo 2632 del codice
civile, la sanzione pecuniaria da cento a centottanta quote;
l) per il delitto di indebita restituzione dei conferimenti, previsto dall'articolo 2626 del
codice civile, la sanzione pecuniaria da cento a centottanta quote;
m) per la contravvenzione di illegale ripartizione degli utili e delle riserve, prevista
dall'articolo 2627 del codice civile, la sanzione pecuniaria da cento a centotrenta quote;
n) per il delitto di illecite operazioni sulle azioni o quote sociali o della società controllante,
previsto dall'articolo 2628 del codice civile, la sanzione pecuniaria da cento a centottanta
quote;
o) per il delitto di operazioni in pregiudizio dei creditori, previsto dall'articolo 2629 del
codice civile, la sanzione pecuniaria da centocinquanta a trecentotrenta quote;
p) per il delitto di indebita ripartizione dei beni sociali da parte dei liquidatori, previsto
dall'articolo 2633 del codice civile, la sanzione pecuniaria da centocinquanta a trecentotrenta
quote;
q) per il delitto di illecita influenza sull'assemblea, previsto dall'articolo 2636 del codice
civile, la sanzione pecuniaria da centocinquanta a trecentotrenta quote;
r) per il delitto di aggiotaggio, previsto dall'articolo 2637 del codice civile e per il delitto di
omessa comunicazione del conflitto d'interessi previsto dall'articolo 2629-bis del codice
civile, la sanzione pecuniaria da duecento a cinquecento quote;
Parte Generale
55
Modello organizzativo 231
s) per i delitti di ostacolo all'esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza,
previsti dall'articolo 2638, primo e secondo comma, del codice civile, la sanzione pecuniaria
da duecento a quattrocento quote;
s-bis) per il delitto di corruzione tra privati, nei casi previsti dal terzo comma dell'articolo
2635 del codice civile, la sanzione pecuniaria da duecento a quattrocento quote.
3. Se, in seguito alla commissione dei reati di cui al comma 1, l'ente ha conseguito un
profitto di rilevante entità, la sanzione pecuniaria è aumentata di un terzo.
Art. 2621 c.c.
False comunicazioni sociali
Salvo quanto previsto dall'articolo 2622, gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti
preposti alla redazione dei documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori, i quali, con
l'intenzione di ingannare i soci o il pubblico e al fine di conseguire per sé o per altri un
ingiusto profitto, nei bilanci, nelle relazioni o nelle altre comunicazioni sociali previste dalla
legge, dirette ai soci o al pubblico, espongono fatti materiali non rispondenti al vero
ancorché oggetto di valutazioni ovvero omettono informazioni la cui comunicazione è
imposta dalla legge sulla situazione economica, patrimoniale o finanziaria della società o del
gruppo al quale essa appartiene, in modo idoneo ad indurre in errore i destinatari sulla
predetta situazione, sono puniti con l'arresto fino a due anni.
La punibilità è estesa anche al caso in cui le informazioni riguardino beni posseduti o
amministrati dalla società per conto di terzi.
La punibilità è esclusa se le falsità o le omissioni non alterano in modo sensibile la
rappresentazione della situazione economica, patrimoniale o finanziaria della società o del
gruppo al quale essa appartiene. La punibilità è comunque esclusa se le falsità o le omissioni
determinano una variazione del risultato economico di esercizio, al lordo delle imposte, non
superiore al 5 per cento o una variazione del patrimonio netto non superiore all'1 per cento.
In ogni caso il fatto non è punibile se conseguenza di valutazioni estimative che,
singolarmente considerate, differiscono in misura non superiore al 10 per cento da quella
corretta.
Nei casi previsti dai commi terzo e quarto, ai soggetti di cui al primo comma sono irrogate la
sanzione amministrativa da dieci a cento quote e l'interdizione dagli uffici direttivi delle
persone giuridiche e delle imprese da sei mesi a tre anni, dall'esercizio dell'ufficio di
amministratore, sindaco, liquidatore, direttore generale e dirigente preposto alla redazione
dei documenti contabili societari, nonché da ogni altro ufficio con potere di rappresentanza
della persona giuridica o dell'impresa.
Art. 2622 c. 1 e 3 c.c.
False comunicazioni sociali in danno della società, dei soci o dei creditori
Gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti
contabili societari, i sindaci e i liquidatori, i quali, con l'intenzione di ingannare i soci o il
pubblico e al fine di conseguire per sé o per altri un ingiusto profitto, nei bilanci, nelle
relazioni o nelle altre comunicazioni sociali previste dalla legge, dirette ai soci o al pubblico,
esponendo fatti materiali non rispondenti al vero ancorché oggetto di valutazioni, ovvero
omettendo informazioni la cui comunicazione è imposta dalla legge sulla situazione
economica, patrimoniale o finanziaria della società o del gruppo al quale essa appartiene, in
modo idoneo ad indurre in errore i destinatari sulla predetta situazione, cagionano un danno
Parte Generale
56
Modello organizzativo 231
patrimoniale alla società, ai soci o ai creditori, sono puniti, a querela della persona offesa,
con la reclusione da sei mesi a tre anni.
Si procede a querela anche se il fatto integra altro delitto, ancorché aggravato, a danno del
patrimonio di soggetti diversi dai soci e dai creditori, salvo che sia commesso in danno dello
Stato, di altri enti pubblici o delle Comunità europee.
Nel caso di società soggette alle disposizioni della parte IV, titolo III, capo II, del testo unico
di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e successive modificazioni, la pena per i
fatti previsti al primo comma è da uno a quattro anni e il delitto è procedibile d'ufficio.
La pena è da due a sei anni se, nelle ipotesi di cui al terzo comma, il fatto cagiona un grave
nocumento ai risparmiatori.
Il nocumento si considera grave quando abbia riguardato un numero di risparmiatori
superiore allo 0,1 per mille della popolazione risultante dall'ultimo censimento ISTAT
ovvero se sia consistito nella distruzione o riduzione del valore di titoli di entità complessiva
superiore allo 0,1 per mille del prodotto interno lordo.
La punibilità per i fatti previsti dal primo e terzo comma è estesa anche al caso in cui le
informazioni riguardino beni posseduti o amministrati dalla società per conto di terzi.
La punibilità per i fatti previsti dal primo e terzo comma è esclusa se le falsità o le omissioni
non alterano in modo sensibile la rappresentazione della situazione economica, patrimoniale
o finanziaria della società o del gruppo al quale essa appartiene. La punibilità è comunque
esclusa se le falsità o le omissioni determinano una variazione del risultato economico di
esercizio, al lordo delle imposte, non superiore al 5 per cento o una variazione del
patrimonio netto non superiore all'1 per cento.
In ogni caso il fatto non è punibile se conseguenza di valutazioni estimative che,
singolarmente considerate, differiscono in misura non superiore al 10 per cento da quella
corretta.
Nei casi previsti dai commi settimo e ottavo, ai soggetti di cui al primo comma sono irrogate
la sanzione amministrativa da dieci a cento quote e l'interdizione dagli uffici direttivi delle
persone giuridiche e delle imprese da sei mesi a tre anni, dall'esercizio dell'ufficio di
amministratore, sindaco, liquidatore, direttore generale e dirigente preposto alla redazione
dei documenti contabili societari, nonché da ogni altro ufficio con potere di rappresentanza
della persona giuridica o dell'impresa.
Art. 2625 c. 2 c.c.
Impedito controllo.
Gli amministratori che, occultando documenti o con altri idonei artifici, impediscono o
comunque ostacolano lo svolgimento delle attività di controllo legalmente attribuite ai soci,
o ad altri organi sociali, sono puniti con la sanzione amministrativa pecuniaria fino a 10.329
euro.
Se la condotta ha cagionato un danno ai soci, si applica la reclusione fino ad un anno e si
procede a querela della persona offesa.
La pena è raddoppiata se si tratta di società con titoli quotati in mercati regolamentati italiani
o di altri Stati dell'Unione europea o diffusi tra il pubblico in misura rilevante ai sensi
dell'articolo 116 del testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58.
Parte Generale
57
Modello organizzativo 231
Art. 2626 c.c.
Indebita restituzione dei conferimenti.
Gli amministratori che, fuori dei casi di legittima riduzione del capitale sociale,
restituiscono, anche simulatamente, i conferimenti ai soci o li liberano dall'obbligo di
eseguirli, sono puniti con la reclusione fino ad un anno.
Art. 2627 c.c.
Illegale ripartizione degli utili e delle riserve.
Salvo che il fatto non costituisca più grave reato, gli amministratori che ripartiscono utili o
acconti su utili non effettivamente conseguiti o destinati per legge a riserva, ovvero che
ripartiscono riserve, anche non costituite con utili, che non possono per legge essere
distribuite, sono puniti con l'arresto fino ad un anno.
La restituzione degli utili o la ricostituzione delle riserve prima del termine previsto per
l'approvazione del bilancio estingue il reato.
Art. 2628 c.c.
Illecite operazioni sulle azioni o quote sociali o della società controllante.
Gli amministratori che, fuori dei casi consentiti dalla legge, acquistano o sottoscrivono
azioni o quote sociali, cagionando una lesione all'integrità del capitale sociale o delle riserve
non distribuibili per legge, sono puniti con la reclusione fino ad un anno.
La stessa pena si applica agli amministratori che, fuori dei casi consentiti dalla legge,
acquistano o sottoscrivono azioni o quote emesse dalla società controllante, cagionando una
lesione del capitale sociale o delle riserve non distribuibili per legge.
Se il capitale sociale o le riserve sono ricostituiti prima del termine previsto per
l'approvazione del bilancio relativo all'esercizio in relazione al quale è stata posta in essere la
condotta, il reato è estinto.
Art. 2629 c.c.
Operazioni in pregiudizio dei creditori.
Gli amministratori che, in violazione delle disposizioni di legge a tutela dei creditori,
effettuano riduzioni del capitale sociale o fusioni con altra società o scissioni, cagionando
danno ai creditori, sono puniti, a querela della persona offesa, con la reclusione da sei mesi a
tre anni.
Il risarcimento del danno ai creditori prima del giudizio estingue il reato.
Art. 2629 bis c.c.
Omessa comunicazione del conflitto d'interessi
L'amministratore o il componente del consiglio di gestione di una società con titoli quotati in
mercati regolamentati italiani o di altro Stato dell'Unione europea o diffusi tra il pubblico in
misura rilevante ai sensi dell'articolo 116 del testo unico di cui al decreto legislativo 24
febbraio 1998, n. 58, e successive modificazioni, ovvero di un soggetto sottoposto a
vigilanza ai sensi del testo unico di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, del
citato testo unico di cui al decreto legislativo n. 58 del 1998, del decreto legislativo 7
settembre 2005, n. 209 (2), o del decreto legislativo 21 aprile 1993, n. 124, che vìola gli
obblighi previsti dall'articolo 2391, primo comma, è punito con la reclusione da uno a tre
anni, se dalla violazione siano derivati danni alla società o a terzi.
Parte Generale
58
Modello organizzativo 231
Art. 2632 c.c.
Formazione fittizia del capitale
Gli amministratori e i soci conferenti che, anche in parte, formano od aumentano
fittiziamente il capitale sociale mediante attribuzioni di azioni o quote in misura
complessivamente superiore all'ammontare del capitale sociale, sottoscrizione reciproca di
azioni o quote, sopravvalutazione rilevante dei conferimenti di beni in natura o di crediti
ovvero del patrimonio della società nel caso di trasformazione, sono puniti con la reclusione
fino ad un anno.
Art. 2633 c.c.
Indebita ripartizione dei beni sociali da parte dei liquidatori
I liquidatori che, ripartendo i beni sociali tra i soci prima del pagamento dei creditori sociali
o dell'accantonamento delle somme necessario a soddisfarli, cagionano danno ai creditori,
sono puniti, a querela della persona offesa, con la reclusione da sei mesi a tre anni.
Il risarcimento del danno ai creditori prima del giudizio estingue il reato.
Art. 2635 c. 3 c.c.
Corruzione tra privati
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, gli amministratori, i direttori generali, i
dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori,
che, a seguito della dazione o della promessa di denaro o altra utilità, per sé o per altri,
compiono od omettono atti, in violazione degli obblighi inerenti al loro ufficio o degli
obblighi di fedeltà, cagionando nocumento alla società, sono puniti con la reclusione da uno
a tre anni.
Si applica la pena della reclusione fino a un anno e sei mesi se il fatto è commesso da chi è
sottoposto alla direzione o alla vigilanza di uno dei soggetti indicati al primo comma.
Chi dà o promette denaro o altra utilità alle persone indicate nel primo e nel secondo comma
è punito con le pene ivi previste.
Le pene stabilite nei commi precedenti sono raddoppiate se si tratta di società con titoli
quotati in mercati regolamentati italiani o di altri Stati dell'Unione europea o diffusi tra il
pubblico in misura rilevante ai sensi dell'articolo 116 del testo unico delle disposizioni in
materia di intermediazione finanziaria, di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e
successive modificazioni.
Si procede a querela della persona offesa, salvo che dal fatto derivi una distorsione della
concorrenza nella acquisizione di beni o servizi
Art. 2636 c.c.
Illecita influenza sull'assemblea
Chiunque, con atti simulati o fraudolenti, determina la maggioranza in assemblea, allo scopo
di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, è punito con la reclusione da sei mesi a tre
anni.
Art. 2637 c.c.
Aggiotaggio
Chiunque diffonde notizie false, ovvero pone in essere operazioni simulate o altri artifici
concretamente idonei a provocare una sensibile alterazione del prezzo di strumenti finanziari
non quotati o per i quali non è stata presentata una richiesta di ammissione alle negoziazioni
in un mercato regolamentato, ovvero ad incidere in modo significativo sull'affidamento che
Parte Generale
59
Modello organizzativo 231
il pubblico ripone nella stabilità patrimoniale di banche o di gruppi bancari, è punito con la
pena della reclusione da uno a cinque anni.
Art. 2638 c. 1 e 2 c.c.
Ostacolo all'esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza
Gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti
contabili societari, i sindaci e i liquidatori di società o enti e gli altri soggetti sottoposti per
legge alle autorità pubbliche di vigilanza, o tenuti ad obblighi nei loro confronti, i quali nelle
comunicazioni alle predette autorità previste in base alla legge, al fine di ostacolare
l'esercizio delle funzioni di vigilanza, espongono fatti materiali non rispondenti al vero,
ancorché oggetto di valutazioni, sulla situazione economica, patrimoniale o finanziaria dei
sottoposti alla vigilanza ovvero, allo stesso fine, occultano con altri mezzi fraudolenti, in
tutto o in parte fatti che avrebbero dovuto comunicare, concernenti la situazione medesima,
sono puniti con la reclusione da uno a quattro anni. La punibilità è estesa anche al caso in cui
le informazioni riguardino beni posseduti o amministrati dalla società per conto di terzi.
Sono puniti con la stessa pena gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla
redazione dei documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori di società, o enti e gli
altri soggetti sottoposti per legge alle autorità pubbliche di vigilanza o tenuti ad obblighi nei
loro confronti, i quali, in qualsiasi forma, anche omettendo le comunicazioni dovute alle
predette autorità, consapevolmente ne ostacolano le funzioni.
La pena è raddoppiata se si tratta di società con titoli quotati in mercati regolamentati italiani
o di altri Stati dell'Unione europea o diffusi tra il pubblico in misura rilevante ai sensi
dell'articolo 116 del testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58.
Art. 2623 c.c.
Falso in prospetto
L’articolo 2623 c.c., che disciplinava il falso in prospetto, è stato abrogato dall’art. 34,
Legge 28 dicembre 2005, n. 262 (Legge di riforma del Risparmio). La corrispondente
fattispecie delittuosa è stata trasferita nel TUF (art. 173-bis), ma non è richiamata dall’art.
25-ter, d.lgs. 231/2001.
Art. 2624 c. 1 e 2 c.c.
Falsità nelle relazioni o nelle comunicazioni delle società di revisione
L’articolo 2624 c.c., che disciplinava le falsità nelle relazioni o nelle comunicazioni della
società di revisione, è stato abrogato dall’art. 37, co. 34, d. lgs.27 gennaio 2010, n. 39 (Testo
unico della revisione legale dei conti). La corrispondente fattispecie di reato è stata trasferita
nell’art. 27 del citato decreto, ma non è richiamata dall’art. 25- ter, d.lgs. 231/2001.
Parte Generale
60
Modello organizzativo 231
Art. 25 quater d.lgs. 231/2001
Delitti con finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico
1. In relazione alla commissione dei delitti aventi finalità di terrorismo o di eversione
dell'ordine democratico, previsti dal codice penale e dalle leggi speciali, si applicano all'ente
le seguenti sanzioni pecuniarie:
a) se il delitto è punito con la pena della reclusione inferiore a dieci anni, la sanzione
pecuniaria da duecento a settecento quote;
b) se il delitto è punito con la pena della reclusione non inferiore a dieci anni o con
l'ergastolo, la sanzione pecuniaria da quattrocento a mille quote.
2. Nei casi di condanna per uno dei delitti indicati nel comma 1, si applicano le sanzioni
interdittive previste dall' articolo 9 , comma 2, per una durata non inferiore ad un anno.
3. Se l'ente o una sua unità organizzativa viene stabilmente utilizzato allo scopo unico o
prevalente di consentire o agevolare la commissione dei reati indicati nel comma 1, si
applica la sanzione dell'interdizione definitiva dall'esercizio dell'attività ai sensi dell' articolo
16 , comma 3.
4. Le disposizioni dei commi 1, 2 e 3 si applicano altresì in relazione alla commissione di
delitti, diversi da quelli indicati nel comma 1, che siano comunque stati posti in essere in
violazione di quanto previsto dall'articolo 2 della Convenzione internazionale per la
repressione del finanziamento del terrorismo fatta a New York il 9 dicembre 1999.
Art. 270 bis c.p.
Associazioni con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell'ordine
democratico
Chiunque promuove, costituisce, organizza, dirige o finanzia associazioni che si propongono
il compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine
democratico è punito con la reclusione da sette a quindici anni.
Chiunque partecipa a tali associazioni è punito con la reclusione da cinque a dieci anni.
Ai fini della legge penale, la finalità di terrorismo ricorre anche quando gli atti di violenza
sono rivolti contro uno Stato estero, un'istituzione o un organismo internazionale.
Nei confronti del condannato è sempre obbligatoria la confisca delle cose che servirono o
furono destinate a commettere il reato e delle cose che ne sono il prezzo, il prodotto, il
profitto o che ne costituiscono l'impiego.
Art. 270 ter c.p.
Assistenza agli associati
Chiunque, fuori dei casi di concorso nel reato o di favoreggiamento, dà rifugio o fornisce
vitto, ospitalità, mezzi di trasporto, strumenti di comunicazione a taluna delle persone che
partecipano alle associazioni indicate negli articoli 270 e 270-bis è punito con la reclusione
fino a quattro anni.
La pena è aumentata se l'assistenza è prestata continuativamente.
Non è punibile chi commette il fatto in favore di un prossimo congiunto.
Art. 270 quater c.p.
Arruolamento con finalità di terrorismo anche internazionale
Chiunque, al di fuori dei casi di cui all'articolo 270-bis, arruola una o più persone per il
compimento di atti di violenza ovvero di sabotaggio di servizi pubblici essenziali, con
Parte Generale
61
Modello organizzativo 231
finalità di terrorismo, anche se rivolti contro uno Stato estero, un'istituzione o un organismo
internazionale, è punito con la reclusione da sette a quindici anni.
Art. 270 quinquies c.p.
Addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale
Chiunque, al di fuori dei casi di cui all'articolo 270-bis, addestra o comunque fornisce
istruzioni sulla preparazione o sull'uso di materiali esplosivi, di armi da fuoco o di altre armi,
di sostanze chimiche o batteriologiche nocive o pericolose, nonché di ogni altra tecnica o
metodo per il compimento di atti di violenza ovvero di sabotaggio di servizi pubblici
essenziali, con finalità di terrorismo, anche se rivolti contro uno Stato estero, un'istituzione o
un organismo internazionale, è punito con la reclusione da cinque a dieci anni. La stessa
pena si applica nei confronti della persona addestrata.
Art. 270 sexies c.p.
Condotte con finalità di terrorismo
Sono considerate con finalità di terrorismo le condotte che, per la loro natura o contesto,
possono arrecare grave danno ad un Paese o ad un'organizzazione internazionale e sono
compiute allo scopo di intimidire la popolazione o costringere i poteri pubblici o
un'organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto o
destabilizzare o distruggere le strutture politiche fondamentali, costituzionali, economiche e
sociali di un Paese o di un'organizzazione internazionale, nonché le altre condotte definite
terroristiche o commesse con finalità di terrorismo da convenzioni o altre norme di diritto
internazionale vincolanti per l'Italia.
Art. 280 c.p.
Attentato per finalità terroristiche o di eversione
Chiunque, per finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico, attenta alla vita
od alla incolumità di una persona, è punito, nel primo caso, con la reclusione non inferiore
ad anni venti e, nel secondo caso, con la reclusione non inferiore ad anni sei.
Se dall'attentato alla incolumità di una persona deriva una lesione gravissima, si applica la
pena della reclusione non inferiore ad anni diciotto; se ne deriva una lesione grace, si applica
la pena della reclusione non inferiore ad anni dodici.
Se i fatti previsti nei commi precedenti sono rivolti contro persone che esercitano funzioni
giudiziarie o penitenziarie ovvero di sicurezza pubblica nell'esercizio o a causa delle loro
funzioni, le pene sono aumentate di un terzo.
Se dai fatti di cui ai commi precedenti deriva la morte della persona si applicano, nel caso di
attentato alla vita, l'ergastolo e, nel caso di attentato alla incolumità, la reclusione di anni
trenta.
Le circostanze attenuanti, diverse da quelle previste dagli articoli 98 e 114, concorrenti con
le aggravanti di cui al secondo e al quarto comma, non possono essere ritenute equivalenti o
prevalenti rispetto a queste e le diminuzioni di pena si operano sulla quantità di pena
risultante dall'aumento conseguente alle predette aggravanti
Parte Generale
62
Modello organizzativo 231
Art. 280 bis c.p.
Atto di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque per finalità di terrorismo compie
qualsiasi atto diretto a danneggiare cose mobili o immobili altrui, mediante l'uso di
dispositivi esplosivi o comunque micidiali, è punito con la reclusione da due a cinque anni.
Ai fini del presente articolo, per dispositivi esplosivi o comunque micidiali si intendono le
armi e le materie ad esse assimilate indicate nell'articolo 585 e idonee a causare importanti
danni materiali.
Se il fatto è diretto contro la sede della Presidenza della Repubblica, delle Assemblee
legislative, della Corte costituzionale, di organi del Governo o comunque di organi previsti
dalla Costituzione o da leggi costituzionali, la pena è aumentata fino alla metà.
Se dal fatto deriva pericolo per l'incolumità pubblica ovvero un grave danno per l'economia
nazionale, si applica la reclusione da cinque a dieci anni.
Le circostanze attenuanti, diverse da quelle previste dagli articoli 98 e 114, concorrenti con
le aggravanti di cui al terzo e al quarto comma, non possono essere ritenute equivalenti o
prevalenti rispetto a queste e le diminuzioni di pena si operano sulla quantità di pena
risultante dall'aumento conseguente alle predette aggravanti.
Art. 289 bis c.p.
Sequestro di persona a scopo di terrorismo o di eversione
Chiunque, per finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico, sequestra una
persona è punito con la reclusione da venticinque a trenta anni.
Se dal sequestro deriva comunque la morte, quale conseguenza non voluta dal reo, della
persona sequestrata, il colpevole è punito con la reclusione di anni trenta.
Se il colpevole cagiona la morte del sequestrato si applica la pena dell'ergastolo.
Il concorrente che, dissociandosi dagli altri, si adopera in modo che il soggetto passivo
riacquisti la libertà è punito con la reclusione da due a otto anni; se il soggetto passivo
muore, in conseguenza del sequestro, dopo la liberazione, la pena è della reclusione da otto a
diciotto anni.
Quando ricorre una circostanza attenuante, alla pena prevista dal secondo comma è sostituita
la reclusione da venti a ventiquattro anni; alla pena prevista dal terzo comma è sostituita la
reclusione da ventiquattro a trenta anni. Se concorrono più circostanze attenuanti, la pena da
applicare per effetto delle diminuzioni non può essere inferiore a dieci anni, nell'ipotesi
prevista dal secondo comma, ed a quindici anni, nell'ipotesi prevista dal terzo comma
Art. 302 c.p.
Istigazione a commettere alcuno dei delitti preveduti dai capi primo e secondo.
Chiunque istiga taluno a commettere uno dei delitti, non colposi, preveduti dai capi primo e
secondo di questo titolo, per i quali la legge stabilisce [la pena di morte o] l'ergastolo o la
reclusione, è punito, se l'istigazione non è accolta, ovvero se l'istigazione è accolta ma il
delitto non è commesso, con la reclusione da uno a otto anni.
Tuttavia, la pena da applicare è sempre inferiore alla metà della pena stabilita per il delitto al
quale si riferisce la istigazione.
V. anche articolo 2 della Convenzione internazionale di New York per la repressione del
finanziamento del terrorismo del 9 dicembre 1999.
Parte Generale
63
Modello organizzativo 231
Art. 25-quater.1 d.lgs. 231/2001
Pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili
1. In relazione alla commissione dei delitti di cui all'articolo 583-bis del codice penale si
applicano all'ente, nella cui struttura è commesso il delitto, la sanzione pecuniaria da 300 a
700 quote e le sanzioni interdittive previste dall'articolo 9, comma 2, per una durata non
inferiore ad un anno. Nel caso in cui si tratti di un ente privato accreditato è altresì revocato
l'accreditamento.
2. Se l'ente o una sua unità organizzativa viene stabilmente utilizzato allo scopo unico o
prevalente di consentire o agevolare la commissione dei delitti indicati al comma 1, si
applica la sanzione dell'interdizione definitiva dall'esercizio dell'attività ai sensi dell'articolo
16, comma 3.
Art. 583 bis c.p.
Pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili
Chiunque, in assenza di esigenze terapeutiche, cagiona una mutilazione degli organi genitali
femminili è punito con la reclusione da quattro a dodici anni. Ai fini del presente articolo, si
intendono come pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili la clitoridectomia,
l'escissione e l'infibulazione e qualsiasi altra pratica che cagioni effetti dello stesso tipo.
Chiunque, in assenza di esigenze terapeutiche, provoca, al fine di menomare le funzioni
sessuali, lesioni agli organi genitali femminili diverse da quelle indicate al primo comma, da
cui derivi una malattia nel corpo o nella mente, è punito con la reclusione da tre a sette anni.
La pena è diminuita fino a due terzi se la lesione è di lieve entità.
La pena è aumentata di un terzo quando le pratiche di cui al primo e al secondo comma sono
commesse a danno di un minore ovvero se il fatto è commesso per fini di lucro.
La condanna ovvero l'applicazione della pena su richiesta delle parti a norma dell'articolo
444 del codice di procedura penale per il reato di cui al presente articolo comporta, qualora il
fatto sia commesso dal genitore o dal tutore, rispettivamente:
1) la decadenza dall'esercizio della potestà del genitore;
2) l'interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente alla tutela, alla curatela e
all'amministrazione di sostegno.
Le disposizioni del presente articolo si applicano altresì quando il fatto è commesso
all'estero da cittadino italiano o da straniero residente in Italia, ovvero in danno di cittadino
italiano o di straniero residente in Italia. In tal caso, il colpevole è punito a richiesta del
Ministro della giustizia.
Parte Generale
64
Modello organizzativo 231
Art. 25 quinquies d.lgs. 231/2001
Delitti contro la personalità individuale
1. In relazione alla commissione dei delitti previsti dalla sezione I del capo III del titolo XII
del libro II del codice penale si applicano all'ente le seguenti sanzioni pecuniarie:
a) per i delitti di cui agli articoli 600 , 601 e 602 , la sanzione pecuniaria da quattrocento a
mille quote;
b) per i delitti di cui agli articoli 600-bis , primo comma, 600-ter , primo e secondo comma,
anche se relativi al materiale pornografico di cui all'articolo 600-quater.1, e 600-quinquies,
la sanzione pecuniaria da trecento a ottocento quote;
c) per i delitti di cui agli articoli 600-bis , secondo comma, 600-ter , terzo e quarto comma, e
600-quater, anche se relativi al materiale pornografico di cui all'articolo 600-quater.1, la
sanzione pecuniaria da duecento a settecento quote.
2. Nei casi di condanna per uno dei delitti indicati nel comma 1, lettere a) e b), si applicano
le sanzioni interdittive previste dall' articolo 9 , comma 2, per una durata non inferiore ad un
anno.
3. Se l'ente o una sua unità organizzativa viene stabilmente utilizzato allo scopo unico o
prevalente di consentire o agevolare la commissione dei reati indicati nel comma 1, si
applica la sanzione dell'interdizione definitiva dall'esercizio dell'attività ai sensi dell' articolo
16 , comma 3.
Art. 600 c.p.
Riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù.
Chiunque esercita su una persona poteri corrispondenti a quelli del diritto di proprietà
ovvero chiunque riduce o mantiene una persona in uno stato di soggezione continuativa,
costringendola a prestazioni lavorative o sessuali ovvero all'accattonaggio o comunque a
prestazioni che ne comportino lo sfruttamento, è punito con la reclusione da otto a venti
anni.
La riduzione o il mantenimento nello stato di soggezione ha luogo quando la condotta è
attuata mediante violenza, minaccia, inganno, abuso di autorità o approfittamento di una
situazione di inferiorità fisica o psichica o di una situazione di necessità, o mediante la
promessa o la dazione di somme di denaro o di altri vantaggi a chi ha autorità sulla persona.
Art. 601 c.p.
Tratta di persone
Chiunque commette tratta di persona che si trova nelle condizioni di cui all'articolo 600
ovvero, al fine di commettere i delitti di cui al primo comma del medesimo articolo, la
induce mediante inganno o la costringe mediante violenza, minaccia, abuso di autorità o
approfittamento di una situazione di inferiorità fisica o psichica o di una situazione di
necessità, o mediante promessa o dazione di somme di denaro o di altri vantaggi alla persona
che su di essa ha autorità, a fare ingresso o a soggiornare o a uscire dal territorio dello Stato
o a trasferirsi al suo interno, è punito con la reclusione da otto a venti anni.
Parte Generale
65
Modello organizzativo 231
Art. 602 c.p.
Acquisto e alienazione di schiavi
Chiunque, fuori dei casi indicati nell'articolo 601, acquista o aliena o cede una persona che si
trova in una delle condizioni di cui all'articolo 600 è punito con la reclusione da otto a venti
anni
Art. 600 bis c.p.
Prostituzione minorile
È punito con la reclusione da sei a dodici anni e con la multa da euro 15.000 a euro 150.000
chiunque:
1) recluta o induce alla prostituzione una persona di età inferiore agli anni diciotto;
2) favorisce, sfrutta, gestisce, organizza o controlla la prostituzione di una persona di età
inferiore agli anni diciotto, ovvero altrimenti ne trae profitto.
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque compie atti sessuali con un minore di
età compresa tra i quattordici e i diciotto anni, in cambio di un corrispettivo in denaro o altra
utilità, anche solo promessi, è punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da
euro 1.500 a euro 6.000.
Art. 600 ter c. 1 e 2, 3 4 c.p.
Pornografia minorile
È punito con la reclusione da sei a dodici anni e con la multa da euro 24.000 a euro 240.000
chiunque:
1) utilizzando minori di anni diciotto, realizza esibizioni o spettacoli pornografici ovvero
produce materiale pornografico;
2) recluta o induce minori di anni diciotto a partecipare a esibizioni o spettacoli pornografici
ovvero dai suddetti spettacoli trae altrimenti profitto.
Alla stessa pena soggiace chi fa commercio del materiale pornografico di cui al primo
comma.
Chiunque, al di fuori delle ipotesi di cui al primo e al secondo comma, con qualsiasi mezzo,
anche per via telematica, distribuisce, divulga, diffonde o pubblicizza il materiale
pornografico di cui al primo comma, ovvero distribuisce o divulga notizie o informazioni
finalizzate all'adescamento o allo sfruttamento sessuale di minori degli anni di-ciotto, è
punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa da 2.582 euro a 51.645 euro.
Chiunque al di fuori delle ipotesi di cui ai commi primo, secondo e terzo, offre o cede ad
altri, anche a titolo gratuito, il materiale pornografico di cui al primo comma, è punito con la
reclusione fino a tre anni e con la multa da euro 1.549 a euro 5.164.
Nei casi previsti dal terzo e dal quarto comma la pena è aumentata in misura non eccedente i
due terzi ove il materiale sia di ingente quantità.
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque assiste a esibizioni o spettacoli
pornografici in cui siano coinvolti minori di anni diciotto è punito con la reclusione fino a tre
anni e con la multa da euro 1.500 a euro 6.000.
Ai fini di cui al presente articolo per pornografia minorile si intende ogni rappresentazione,
con qualunque mezzo, di un minore degli anni diciotto coinvolto in attività sessuali esplicite,
reali o simulate, o qualunque rappresentazione degli organi sessuali di un minore di anni
diciotto per scopi sessuali.
Art. 600 quater c.p.
Parte Generale
66
Modello organizzativo 231
Detenzione di materiale pornografico
Chiunque, al di fuori delle ipotesi previste dall'articolo 600-ter, consapevolmente si procura
o detiene materiale pornografico realizzato utilizzando minori degli anni diciotto, è punito
con la reclusione fino a tre anni e con la multa non inferiore a euro 1.549.
La pena è aumentata in misura non eccedente i due terzi ove il materiale detenuto sia di
ingente quantità.
Art. 600 quinquies c.p.
Iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile
Chiunque organizza o propaganda viaggi finalizzati alla fruizione di attività di prostituzione
a danno di minori o comunque comprendenti tale attività è punito con la reclusione da sei a
dodici anni e con la multa da 15.493 euro a 154.937 euro .
Parte Generale
67
Modello organizzativo 231
Art. 25 sexies d.lgs. 231/2001
Abusi di mercato
1. In relazione ai reati di abuso di informazioni privilegiate e di manipolazione del mercato
previsti dalla parte V, titolo I-bis, capo II, del testo unico di cui al decreto legislativo 24
febbraio 1998, n. 58, si applica all'ente la sanzione pecuniaria da quattrocento a mille quote.
2. Se, in seguito alla commissione dei reati di cui al comma 1, il prodotto o il profitto
conseguito dall'ente è di rilevante entità, la sanzione è aumentata fino a dieci volte tale
prodotto o profitto.
Art. 184 d.lgs. 58/1998
Abuso di informazioni privilegiate
1. E' punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro ventimila a euro tre
milioni chiunque, essendo in possesso di informazioni privilegiate in ragione della sua
qualità di membro di organi di amministrazione, direzione o controllo dell'emittente, della
partecipazione al capitale dell'emittente, ovvero dell'esercizio di un'attività lavorativa, di una
professione o di una funzione, anche pubblica, o di un ufficio:
a) acquista, vende o compie altre operazioni, direttamente o indirettamente, per conto
proprio o per conto di terzi, su strumenti finanziari utilizzando le informazioni medesime;
b) comunica tali informazioni ad altri, al di fuori del normale esercizio del lavoro, della
professione, della funzione o dell'ufficio;
c) raccomanda o induce altri, sulla base di esse, al compimento di taluna delle operazioni
indicate nella lettera a).
2. La stessa pena di cui al comma 1 si applica a chiunque essendo in possesso di
informazioni privilegiate a motivo della preparazione o esecuzione di attività delittuose
compie taluna delle azioni di cui al medesimo comma 1.
3. Il giudice può aumentare la multa fino al triplo o fino al maggiore importo di dieci volte il
prodotto o il profitto conseguito dal reato quando, per la rilevante offensività del fatto, per le
qualità personali del colpevole o per l'entità del prodotto o del profitto conseguito dal reato,
essa appare inadeguata anche se applicata nel massimo.
3-bis. Nel caso di operazioni relative agli strumenti finanziari di cui all'articolo 180, comma
1, lettera a), numero 2), la sanzione penale è quella dell'ammenda fino a euro centotremila e
duecentonovantuno e dell'arresto fino a tre anni.
4. Ai fini del presente articolo per strumenti finanziari si intendono anche gli strumenti
finanziari di cui all'articolo 1, comma 2, il cui valore dipende da uno strumento finanziario di
cui all'articolo 180, comma 1, lettera a).
Art. 185 d.lgs. 58/1998
Manipolazione del mercato
1. Chiunque diffonde notizie false o pone in essere operazioni simulate o altri artifizi
concretamente idonei a provocare una sensibile alterazione del prezzo di strumenti
finanziari, è punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro ventimila a
euro cinque milioni.
2. Il giudice può aumentare la multa fino al triplo o fino al maggiore importo di dieci volte il
prodotto o il profitto conseguito dal reato quando, per la rilevante offensività del fatto, per le
qualità personali del colpevole o per l'entità del prodotto o del profitto conseguito dal reato,
essa appare inadeguata anche se applicata nel massimo.
Parte Generale
68
Modello organizzativo 231
2-bis. Nel caso di operazioni relative agli strumenti finanziari di cui all'articolo 180, comma
1, lettera a), numero 2), la sanzione penale è quella dell'ammenda fino a euro centotremila e
duecentonovantuno e dell'arresto fino a tre anni.
Parte Generale
69
Modello organizzativo 231
Art. 25 septies d.lgs. 231/2001
Omicidio colposo o lesioni gravi o gravissime commesse con violazione delle norme sulla
tutela della salute e sicurezza sul lavoro
1. In relazione al delitto di cui all'articolo 589 del codice penale, commesso con violazione
dell'articolo 55, comma 2, del decreto legislativo attuativo della delega di cui alla legge 3
agosto 2007, n. 123, in materia di salute e sicurezza sul lavoro, si applica una sanzione
pecuniaria in misura pari a 1.000 quote. Nel caso di condanna per il delitto di cui al
precedente periodo si applicano le sanzioni interdittive di cui all'articolo 9, comma 2, per
una durata non inferiore a tre mesi e non superiore ad un anno.
2. Salvo quanto previsto dal comma 1, in relazione al delitto di cui all'articolo 589 del codice
penale, commesso con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro,
si applica una sanzione pecuniaria in misura non inferiore a 250 quote e non superiore a 500
quote. Nel caso di condanna per il delitto di cui al precedente periodo si applicano le
sanzioni interdittive di cui all'articolo 9, comma 2, per una durata non inferiore a tre mesi e
non superiore ad un anno.
3. In relazione al delitto di cui all'articolo 590, terzo comma, del codice penale, commesso
con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro, si applica una
sanzione pecuniaria in misura non superiore a 250 quote. Nel caso di condanna per il delitto
di cui al precedente periodo si applicano le sanzioni interdittive di cui all'articolo 9, comma
2, per una durata non superiore a sei mesi.
Art. 589 c.p.
Omicidio colposo
Chiunque cagiona per colpa la morte di una persona è punito con la reclusione da sei mesi a
cinque anni.
Se il fatto è commesso con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale
o di quelle per la prevenzione degli infortuni sul lavoro la pena è della reclusione da due a
sette anni.
Si applica la pena della reclusione da tre a dieci anni se il fatto è commesso con violazione
delle norme sulla disciplina della circolazione stradale da:
1) soggetto in stato di ebbrezza alcolica ai sensi dell'articolo 186, comma 2, lettera c), del
decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e successive modificazioni;
2) soggetto sotto l'effetto di sostanze stupefacenti o psicotrope.
Nel caso di morte di più persone, ovvero di morte di una o più persone e di lesioni di una o
più persone, si applica la pena che dovrebbe infliggersi per la più grave delle violazioni
commesse aumentata fino al triplo, ma la pena non può superare gli anni quindici
Art. 590 c. 3 c.p.
Lesioni personali colpose
Chiunque cagiona ad altri per colpa una lesione personale è punito con la reclusione fino a
tre mesi o con la multa fino a 309 euro.
Se la lesione è grave, la pena è della reclusione da uno a sei mesi o della multa da 123 euro a
619 euro; se è gravissima, della reclusione da tre mesi a due anni o della multa da 309 euro a
1.239 euro.
Se i fatti di cui al secondo comma sono commessi con violazione delle norme sulla
disciplina della circolazione stradale o di quelle per la prevenzione degli infortuni sul lavoro
Parte Generale
70
Modello organizzativo 231
la pena per le lesioni gravi è della reclusione da tre mesi a un anno o della multa da euro 500
a euro 2.000 e la pena per le lesioni gravissime è della reclusione da uno a tre anni. Nei casi
di violazione delle norme sulla circolazione stradale, se il fatto è commesso da soggetto in
stato di ebbrezza alcolica ai sensi dell'articolo 186, comma 2, lettera c), del decreto
legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e successive modificazioni, ovvero da soggetto sotto
l'effetto di sostanze stupefacenti o psicotrope, la pena per le lesioni gravi è della reclusione
da sei mesi a due anni e la pena per le lesioni gravissime è della reclusione da un anno e sei
mesi a quattro anni.
Nel caso di lesioni di più persone si applica la pena che dovrebbe infliggersi per la più grave
delle violazioni commesse, aumentata fino al triplo; ma la pena della reclusione non può
superare gli anni cinque.
Il delitto è punibile a querela della persona offesa, salvo nei casi previsti nel primo e secondo
capoverso, limitatamente ai fatti commessi con violazione delle norme per la prevenzione
degli infortuni sul lavoro o relative all'igiene del lavoro o che abbiano determinato una
malattia professionale.
Parte Generale
71
Modello organizzativo 231
Art. 25 octies d.lgs. 231/2001
Ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita
1. In relazione ai reati di cui agli articoli 648, 648-bis e 648-ter del codice penale, si applica
all'ente la sanzione pecuniaria da 200 a 800 quote. Nel caso in cui il denaro, i beni o le altre
utilità provengono da delitto per il quale è stabilita la pena della reclusione superiore nel
massimo a cinque anni si applica la sanzione pecuniaria da 400 a 1000 quote.
2. Nei casi di condanna per uno dei delitti di cui al comma 1 si applicano all'ente le sanzioni
interdittive previste dall'articolo 9, comma 2, per una durata non superiore a due anni.
3. In relazione agli illeciti di cui ai commi 1 e 2, il Ministero della giustizia, sentito il parere
dell'UIF, formula le osservazioni di cui all'articolo 6 del decreto legislativo 8 giugno 2001, n.
231
Art. 648 c.p.
Ricettazione
Fuori dei casi di concorso nel reato, chi, al fine di procurare a sé o ad altri un profitto,
acquista, riceve od occulta denaro o cose provenienti da un qualsiasi delitto, o comunque si
intromette nel farle acquistare, ricevere od occultare, è punito con la reclusione da due ad
otto anni e con la multa da 516 euro a 10.329 euro.
La pena è della reclusione sino a sei anni e della multa sino a 516 euro, se il fatto è di
particolare tenuità.
Le disposizioni di questo articolo si applicano anche quando l'autore del delitto, da cui il
denaro o le cose provengono, non è imputabile o non è punibile ovvero quando manchi una
condizione di procedibilità riferita a tale delitto
Art. 648 bis c.p.
Riciclaggio
Fuori dei casi di concorso nel reato, chiunque sostituisce o trasferisce denaro, beni o altre
utilità provenienti da delitto non colposo, ovvero compie in relazione ad essi altre
operazioni, in modo da ostacolare l'identificazione della loro provenienza delittuosa, è punito
con la reclusione da quattro a dodici anni e con la multa da 1.032 euro a 15.493 euro.
La pena è aumentata quando il fatto è commesso nell'esercizio di un'attività professionale.
La pena è diminuita se il denaro, i beni o le altre utilità provengono da delitto per il quale è
stabilita la pena della reclusione inferiore nel massimo a cinque anni.
Si applica l'ultimo comma dell'articolo 648.
Art. 648 ter c.p.
Impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita
Chiunque, fuori dei casi di concorso nel reato e dei casi previsti dagli articoli 648 e 648-bis,
impiega in attività economiche o finanziarie denaro, beni o altre utilità provenienti da delitto,
è punito con la reclusione da quattro a dodici anni e con la multa da 1.032 euro a 15.493
euro.
La pena è aumentata quando il fatto è commesso nell'esercizio di un'attività professionale.
La pena è diminuita nell'ipotesi di cui al secondo comma dell'articolo 648.
Si applica l'ultimo comma dell'articolo 648.
Parte Generale
72
Modello organizzativo 231
Art.25 nonies d.lgs. 231/2001
(Delitti in materia di violazione del diritto d’autore)
1. In relazione alla commissione dei delitti previsti dagli articoli 171, primo comma, lettera a
bis), e terzo comma, 171-bis, 171-ter, 171- septies e 171-octies della legge 22 aprile 1941, n.
633, si applica all’ente la sanzione pecuniaria fino a cinquecento quote.
2. Nel caso di condanna per i delitti di cui al comma 1 si applicano all’ente le sanzioni
interdittive previste dall’articolo 9, comma 2, per una durata non superiore ad un anno. Resta
fermo quanto previsto dall’articolo 174- quinquies della citata legge n. 633 del 1941.
Art. 171 l. n. 633/1941
Reato di messa a disposizione del pubblico in un sistema di reti telematiche, mediante
connessioni di qualsiasi genere e senza averne diritto, di un'opera o di parte di un’opera
dell'ingegno protetta, commesso su un’opera altrui non destinata alla pubblicità, ovvero con
usurpazione della paternità dell’opera, ovvero con deformazione, mutilazione o altra
modificazione dell’opera stessa, qualora ne risulti offeso l’onore o la reputazione
dell’autore
Salvo quanto previsto dall'art. 171-bis e dall'articolo 171-ter, è punito con la multa da lire
100.000 a lire 4.000.000 chiunque, senza averne diritto, a qualsiasi scopo e in qualsiasi
forma:
a) riproduce, trascrive, recita in pubblico, diffonde, vende o mette in vendita o pone
altrimenti in commercio un'opera altrui o ne rivela il contenuto prima che sia reso pubblico,
o introduce e mette in circolazione nel territorio dello Stato esemplari prodotti all'estero
contrariamente alla legge italiana;
a-bis) mette a disposizione del pubblico, immettendola in un sistema di reti telematiche,
mediante connessioni di qualsiasi genere, un'opera dell'ingegno protetta, o parte di essa;
b) rappresenta, esegue o recita in pubblico o diffonde con o senza variazioni od aggiunte,
una opera altrui adatta a pubblico spettacolo od una composizione musicale. La
rappresentazione o esecuzione comprende la proiezione pubblica dell'opera cinematografica,
l'esecuzione in pubblico delle composizioni musicali inserite nelle opere cinematografiche e
la radiodiffusione mediante altoparlante azionato in pubblico;
c) compie i fatti indicati nelle precedenti lettere mediante una delle forme di elaborazione
previste da questa legge;
d) riproduce un numero di esemplari o esegue o rappresenta un numero di esecuzioni o di
rappresentazioni maggiore di quello che aveva il diritto rispettivamente di produrre o di
rappresentare;
e) (Omissis);
f) in violazione dell'art. 79 ritrasmette su filo o per radio o registra in dischi fonografici o
altri apparecchi analoghi le trasmissioni o ritrasmissioni radiofoniche o smercia i dischi
fonografici o altri apparecchi indebitamente registrati.
Chiunque commette la violazione di cui al primo comma, lettera a-bis), e' ammesso a pagare,
prima dell'apertura del dibattimento, ovvero prima dell'emissione del decreto penale di
condanna, una somma corrispondente alla metà del massimo della pena stabilita dal primo
comma per il reato commesso, oltre le spese del procedimento. Il pagamento estingue il
reato .
La pena è della reclusione fino ad un anno o della multa non inferiore a lire 1.000.000 se i
reati di cui sopra sono commessi sopra un'opera altrui non destinata alla pubblicazione,
Parte Generale
73
Modello organizzativo 231
ovvero con usurpazione della paternità dell'opera, ovvero con deformazione, mutilazione o
altra modificazione dell'opera medesima, qualora ne risulti offesa all'onore od alla
reputazione dell'autore.
La violazione delle disposizioni di cui al terzo ed al quarto comma dell'articolo 68 comporta
la sospensione della attività di fotocopia, xerocopia o analogo sistema di riproduzione da sei
mesi ad un anno nonché la sanzione amministrativa pecuniaria da due a dieci milioni di lire.
Art. 171 bis l.n. 633/1941
Riproduzione su supporti non contrassegnati SIAE, trasferimento su altro supporto,
distribuzione, comunicazione, presentazione o dimostrazione in pubblico, del contenuto di
una banca dati al fine di trarne profitto; estrazione o reimpiego della banca dati in
violazione delle disposizioni sui diritti del costitutore e dell’utente di una banca dati;
distribuzione, vendita o concessione in locazione di banche di dati
1 . Chiunque abusivamente duplica, per trarne profitto, programmi per elaboratore o ai
medesimi fini importa, distribuisce, vende, detiene a scopo commerciale o imprenditoriale o
concede in locazione programmi contenuti in supporti non contrassegnati dalla Società
italiana degli autori ed editori (SIAE), è soggetto alla pena della reclusione da sei mesi a tre
anni e della multa da lire cinque milioni a lire trenta milioni. La stessa pena si applica se il
fatto concerne qualsiasi mezzo inteso unicamente a consentire o facilitare la rimozione
arbitraria o l'elusione funzionale di dispositivi applicati a protezione di un programma per
elaboratori. La pena non è inferiore nel minimo a due anni di reclusione e la multa a lire
trenta milioni se il fatto è di rilevante gravità.
2 . Chiunque, al fine di trarne profitto, su supporti non contrassegnati SIAE riproduce,
trasferisce su altro supporto, distribuisce, comunica, presenta o dimostra in pubblico il
contenuto di una banca di dati in violazione delle disposizioni di cui agli articoli articoli 64quinquies e 64-sexies, ovvero esegue l'estrazione o il reimpiego della banca di dati in
violazione delle disposizioni di cui agli articoli articoli 102-bis e 102-ter, ovvero
distribuisce, vende o concede in locazione una banca di dati, è soggetto alla pena della
reclusione da sei mesi a tre anni e della multa da lire cinque milioni a lire trenta milioni. La
pena non è inferiore nel minimo a due anni di reclusione e la multa a lire trenta milioni se il
fatto è di rilevante gravità.
Art. 171 ter l. n. 633/1941
Reati caratterizzati da una delle seguenti condotte:
- riproduzione, duplicazione, trasmissione o diffusione abusiva, vendita o commercio,
cessione a qualsiasi titolo o importazione abusiva di oltre 50 copie o esemplari di opere
tutelate dal diritto d'autore e da diritti connessi (lett. a);
- realizzazione delle condotte previste dall’art. 171-ter, co. 1, L. 633/1941, da parte di
chiunque eserciti in forma imprenditoriale attività di riproduzione, distribuzione, vendita o
commercializzazione, ovvero importazione di opere tutelate dal diritto d'autore e da diritti
connessi (lett. b);
- promozione od organizzazione delle attività illecite di cui all’art. 171-ter, co. 1, L.
633/1941 (lett. c)
1. E' punito, se il fatto e' commesso per uso non personale, con la reclusione da sei mesi a tre
anni e con la multa da cinque a trenta milioni di lire chiunque a fini di lucro:
a) abusivamente duplica, riproduce, trasmette o diffonde in pubblico con qualsiasi
procedimento, in tutto o in parte, un'opera dell'ingegno destinata al circuito televisivo,
cinematografico, della vendita o del noleggio, dischi, nastri o supporti analoghi ovvero ogni
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
altro supporto contenente fonogrammi o videogrammi di opere musicali, cinematografiche o
audiovisive assimilate o sequenze di immagini in movimento;
b) abusivamente riproduce, trasmette o diffonde in pubblico, con qualsiasi procedimento,
opere o parti di opere letterarie, drammatiche, scientifiche o didattiche, musicali o
drammatico-musicali, ovvero multimediali, anche se inserite in opere collettive o composite
o banche dati;
c) pur non avendo concorso alla duplicazione o riproduzione, introduce nel territorio dello
Stato, detiene per la vendita o la distribuzione, distribuisce, pone in commercio, concede in
noleggio o comunque cede a qualsiasi titolo, proietta in pubblico, trasmette a mezzo della
televisione con qualsiasi procedimento, trasmette a mezzo della radio, fa ascoltare in
pubblico le duplicazioni o riproduzioni abusive di cui alle lettere a) e b);
d) detiene per la vendita o la distribuzione, pone in commercio, vende, noleggia, cede a
qualsiasi titolo, proietta in pubblico, trasmette a mezzo della radio o della televisione con
qualsiasi procedimento, videocassette, musicassette, qualsiasi supporto contenente
fonogrammi o videogrammi di opere musicali, cinematografiche o audiovisive o sequenze di
immagini in movimento, od altro supporto per il quale e' prescritta, ai sensi della presente
legge, l'apposizione di contrassegno da parte della Società italiana degli autori ed editori
(S.I.A.E.), privi del contrassegno medesimo o dotati di contrassegno contraffatto o alterato;
e) in assenza di accordo con il legittimo distributore, ritrasmette o diffonde con qualsiasi
mezzo un servizio criptato ricevuto per mezzo di apparati o parti di apparati atti alla
decodificazione di trasmissioni ad accesso condizionato;
f) introduce nel territorio dello Stato, detiene per la vendita o la distribuzione, distribuisce,
vende, concede in noleggio, cede a qualsiasi titolo, promuove commercialmente, installa
dispositivi o elementi di decodificazione speciale che consentono l'accesso ad un servizio
criptato senza il pagamento del canone dovuto;
f-bis) fabbrica, importa, distribuisce, vende, noleggia, cede a qualsiasi titolo, pubblicizza per
la vendita o il noleggio, o detiene per scopi commerciali, attrezzature, prodotti o componenti
ovvero presta servizi che abbiano la prevalente finalità o l'uso commerciale di eludere
efficaci misure tecnologiche di cui all'art. 102-quater ovvero siano principalmente progettati,
prodotti, adattati o realizzati con la finalità di rendere possibile o facilitare l'elusione di
predette misure. Fra le misure tecnologiche sono comprese quelle applicate, o che residuano,
a seguito della rimozione delle misure medesime conseguentemente a iniziativa volontaria
dei titolari dei diritti o ad accordi tra questi ultimi e i beneficiari di eccezioni, ovvero a
seguito di esecuzione di provvedimenti dell'autorità amministrativa o giurisdizionale.
h) abusivamente rimuove o altera le informazioni elettroniche di cui all'articolo 102quinquies, ovvero distribuisce, importa a fini di distribuzione, diffonde per radio o per
televisione, comunica o mette a disposizione del pubblico opere o altri materiali protetti dai
quali siano state rimosse o alterate le informazioni elettroniche stesse.
2. E' punito con la reclusione da uno a quattro anni e con la multa da cinque a trenta milioni
di lire chiunque:
a) riproduce, duplica, trasmette o diffonde abusivamente, vende o pone altrimenti in
commercio, cede a qualsiasi titolo o importa abusivamente oltre cinquanta copie o esemplari
di opere tutelate dal diritto d'autore e da diritti connessi;
a-bis) in violazione dell'articolo 16, a fini di lucro, comunica al pubblico immettendola in un
sistema di reti telematiche, mediante concessioni di qualsiasi genere, un'opera dell'ingegno
protetta dal diritto d'autore, o parte di essa (5);
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
b) esercitando in forma imprenditoriale attività di riproduzione, distribuzione, vendita o
commercializzazione, importazione di opere tutelate dal diritto d'autore e da diritti connessi,
si rende colpevole dei fatti previsti dal comma l;
c) promuove o organizza le attività illecite di cui al comma 1.
3. La pena e' diminuita se il fatto e' di particolare tenuità.
4. La condanna per uno dei reati previsti nel comma 1 comporta:
a) l'applicazione delle pene accessorie di cui agli articoli 30 e 32-bis del codice penale;
b) la pubblicazione della sentenza ai sensi dell'articolo 36 del codice penale;
e) la sospensione per un periodo di un anno della concessione o autorizzazione di diffusione
radiotelevisiva per l'esercizio dell'attività produttiva o commerciale.
5. Gli importi derivanti dall'applicazione delle sanzioni pecuniarie previste dai precedenti
commi sono versati all'Ente nazionale di previdenza ed assistenza per i pittori e scultori,
musicisti, scrittori ed autori drammatici
Art. 171 septies l. n. 633/1941
Mancata comunicazione alla SIAE dei dati di identificazione dei supporti non soggetti al
contrassegno, da parte di produttori o importatori di tali supporti, ovvero falsa
dichiarazione circa l’assolvimento degli obblighi sul contrassegno
1. La pena di cui all'articolo 171-ter, comma 1, si applica anche:
a) ai produttori o importatori dei supporti non soggetti al contrassegno di cui all'articolo 181bis, i quali non comunicano alla SIAE entro trenta giorni dalla data di immissione in
commercio sul territorio nazionale o di importazione i dati necessari alla univoca
identificazione dei supporti medesimi;
b) salvo che il fatto non costituisca più grave reato, a chiunque dichiari falsamente
l'avvenuto assolvimento degli obblighi di cui all'articolo 181-bis, comma 2, della presente
legge.
Art. 171 octies l.n. 633/1941
Fraudolenta produzione, vendita, importazione, promozione, installazione, modifica, utilizzo
per uso pubblico e privato di apparati o parti di apparati atti alla decodificazione di
trasmissioni audiovisive ad accesso condizionato effettuate via etere, via satellite, via cavo,
in forma sia analogica sia digitale
1. Qualora il fatto non costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da sei mesi a tre
anni e con la multa da lire cinque milioni a lire cinquanta milioni chiunque a fini fraudolenti
produce, pone in vendita, importa, promuove, installa, modifica, utilizza per uso pubblico e
privato apparati o parti di apparati atti alla decodificazione di trasmissioni audiovisive ad
accesso condizionato effettuate via etere, via satellite, via cavo, in forma sia analogica sia
digitale. Si intendono ad accesso condizionato tutti i segnali audiovisivi trasmessi da
emittenti italiane o estere in forma tale da rendere gli stessi visibili esclusivamente a gruppi
chiusi di utenti selezionati dal soggetto che effettua l'emissione del segnale,
indipendentemente dalla imposizione di un canone per la fruizione di tale servizio.
2. La pena non è inferiore a due anni di reclusione e la multa a lire trenta milioni se il fatto è
di rilevante gravità.
Art. 174 quinquies l.n. 633/1941
Disposizioni amministrative e sanzioni interdittive
1. Quando esercita l'azione penale per tal uno dei reati non colposi previsti dalla presente
sezione commessi nell'ambito di un esercizio commerciale o di un'attività soggetta ad
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
autorizzazione, il pubblico ministero ne dà comunicazione al questore, indicando gli
elementi utili per l' adozione del provvedimento di cui al comma 2.
2. Valutati gli elementi indicati nella comunicazione di cui al comma 1, il questore, sentiti gi
interessati, può disporre, con provvedimento motivato, la sospensione dell'esercizio o
dell'attività per un periodo non inferiore a quindici giorni e non superiore a tre mesi, senza
pregiudizio del sequestro penale eventualmente adottato.
3. In caso di condanna per taluno dei reati di cui al comma 1, è sempre disposta,a titolo di
sanzione amministrativa accessoria, la cessazione temporanea dell' esercizio o dell'attività
per un periodo da tre mesi ad un anno, computata la durata della sospensione disposta a
norma del comma 2. Si applica l' articolo 24 della legge 24 novembre 1981, n. 689 . In caso
di recidiva specifica è disposta la revoca della licenza di esercizio o dell' autorizzazione allo
svolgimento dell' attività.
4. Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano anche nei confronti degli
stabilimenti di sviluppo e di stampa, di sincronizzazione e postproduzione, nonché di
masterizzazione, tipografia e che comunque esercitino attività di produzione industriale
connesse alla realizzazione dei supporti contraffatti e nei confronti dei centri di emissione o
ricezione di programmi televisivi. Le agevolazioni di cui all' art. 45 della legge 4 novembre
1965, n. 1213 , e successive modificazioni, sono sospese in caso di esercizio dell'azione
penale; se vi è condanna, sono revocate e non possono essere nuovamente concesse per
almeno un biennio.
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
Art. 25 decies d.lgs. 231/2001
Induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all'autorità
giudiziaria
1. In relazione alla commissione del delitto di cui all'articolo 377-bis del codice penale, si
applica all'ente la sanzione pecuniaria fino a cinquecento quote.
Articolo 377 bis
Induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all'autorità
giudiziaria).
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, con violenza o minaccia, o con
offerta o promessa di denaro o di altra utilità, induce a non rendere dichiarazioni o a rendere
dichiarazioni mendaci la persona chiamata a rendere davanti alla autorità giudiziaria
dichiarazioni utilizzabili in un procedimento penale, quando questa ha la facoltà di non
rispondere, è punito con la reclusione da due a sei anni.
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
Art. 25 undecies d.lgs. 231/2001
Reati ambientali
1. In relazione alla commissione dei reati previsti dal codice penale, si applicano all'ente le
seguenti sanzioni pecuniarie:
a) per la violazione dell'articolo 727-bis la sanzione pecuniaria fino a duecentocinquanta
quote;
b) per la violazione dell'articolo 733-bis la sanzione pecuniaria da centocinquanta a
duecentocinquanta quote.
2. In relazione alla commissione dei reati previsti dal decreto legislativo 3 aprile 2006, n.
152, si applicano all'ente le seguenti sanzioni pecuniarie:
a) per i reati di cui all'articolo 137:
1) per la violazione dei commi 3, 5, primo periodo, e 13, la sanzione pecuniaria da
centocinquanta a duecentocinquanta quote;
2) per la violazione dei commi 2, 5, secondo periodo, e 11, la sanzione pecuniaria da
duecento a trecento quote.
b) per i reati di cui all'articolo 256:
1) per la violazione dei commi 1, lettera a), e 6, primo periodo, la sanzione pecuniaria fino a
duecentocinquanta quote;
2) per la violazione dei commi 1, lettera b), 3, primo periodo, e 5, la sanzione pecuniaria da
centocinquanta a duecentocinquanta quote;
3) per la violazione del comma 3, secondo periodo, la sanzione pecuniaria da duecento a
trecento quote;
c) per i reati di cui all'articolo 257:
1) per la violazione del comma 1, la sanzione pecuniaria fino a duecentocinquanta quote;
2) per la violazione del comma 2, la sanzione pecuniaria da centocinquanta a
duecentocinquanta quote;
d) per la violazione dell'articolo 258, comma 4, secondo periodo, la sanzione pecuniaria da
centocinquanta a duecentocinquanta quote;
e) per la violazione dell'articolo 259, comma 1, la sanzione pecuniaria da centocinquanta a
duecentocinquanta quote;
f) per il delitto di cui all'articolo 260, la sanzione pecuniaria da trecento a cinquecento quote,
nel caso previsto dal comma 1 e da quattrocento a ottocento quote nel caso previsto dal
comma 2;
g) per la violazione dell'articolo 260-bis, la sanzione pecuniaria da centocinquanta a
duecentocinquanta quote nel caso previsto dai commi 6, 7, secondo e terzo periodo, e 8,
primo periodo, e la sanzione pecuniaria da duecento a trecento quote nel caso previsto dal
comma 8, secondo periodo;
h) per la violazione dell'articolo 279, comma 5, la sanzione pecuniaria fino a
duecentocinquanta quote.
3. In relazione alla commissione dei reati previsti dalla legge 7 febbraio 1992, n. 150, si
applicano all'ente le seguenti sanzioni pecuniarie:
a) per la violazione degli articoli 1, comma 1, 2, commi 1 e 2, e 6, comma 4, la sanzione
pecuniaria fino a duecentocinquanta quote;
b) per la violazione dell'articolo 1, comma 2, la sanzione pecuniaria da centocinquanta a
duecentocinquanta quote;
c) per i reati del codice penale richiamati dall'articolo 3-bis, comma 1, della medesima legge
n. 150 del 1992, rispettivamente:
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
1) la sanzione pecuniaria fino a duecentocinquanta quote, in caso di commissione di reati per
cui e' prevista la pena non superiore nel massimo ad un anno di reclusione;
2) la sanzione pecuniaria da centocinquanta a duecentocinquanta quote, in caso di
commissione di reati per cui e' prevista la pena non superiore nel massimo a due anni di
reclusione;
3) la sanzione pecuniaria da duecento a trecento quote, in caso di commissione di reati per
cui e' prevista la pena non superiore nel massimo a tre anni di reclusione;
4) la sanzione pecuniaria da trecento a cinquecento quote, in caso di commissione di reati
per cui e' prevista la pena superiore nel massimo a tre anni di reclusione.
4. In relazione alla commissione dei reati previsti dall'articolo 3, comma 6, della legge 28
dicembre 1993, n. 549, si applica all'ente la sanzione pecuniaria da centocinquanta a
duecentocinquanta quote.
5. In relazione alla commissione dei reati previsti dal decreto legislativo 6 novembre 2007,
n. 202, si applicano all'ente le seguenti sanzioni pecuniarie:
a) per il reato di cui all'articolo 9, comma 1, la sanzione pecuniaria fino a duecentocinquanta
quote;
b) per i reati di cui agli articoli 8, comma 1, e 9, comma 2, la sanzione pecuniaria da
centocinquanta a duecentocinquanta quote;
c) per il reato di cui all'articolo 8, comma 2, la sanzione pecuniaria da duecento a trecento
quote.
6. Le sanzioni previste dal comma 2, lettera b), sono ridotte della metà nel caso di
commissione del reato previsto dall'articolo 256, comma 4, del decreto legislativo 3 aprile
2006, n. 152.
7. Nei casi di condanna per i delitti indicati al comma 2, lettere a), n. 2), b), n. 3), e f), e al
comma 5, lettere b) e c), si applicano le sanzioni interdittive previste dall'articolo 9, comma
2, del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, per una durata non superiore a sei mesi.
8. Se l'ente o una sua unità organizzativa vengono stabilmente utilizzati allo scopo unico o
prevalente di consentire o agevolare la commissione dei reati di cui all'articolo 260 del
decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e all'articolo 8 del decreto legislativo 6 novembre
2007, n. 202, si applica la sanzione dell'interdizione definitiva dall'esercizio dell'attività ai
sensi dell'art. 16, comma 3, del decreto legislativo 8 giugno 2001 n. 231.
Art. 727 bis c.p.
Uccisione, distruzione, cattura, prelievo, detenzione di esemplari di specie animali o
vegetali selvatiche protette
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, fuori dai casi consentiti, uccide,
cattura o detiene esemplari appartenenti ad una specie animale selvatica protetta è punito con
l'arresto da uno a sei mesi o con l'ammenda fino a 4. 000 euro, salvo i casi in cui l'azione
riguardi una quantità trascurabile di tali esemplari e abbia un impatto trascurabile sullo stato
di conservazione della specie.
Chiunque, fuori dai casi consentiti, distrugge, preleva o detiene esemplari appartenenti ad
una specie vegetale selvatica protetta è punito con l'ammenda fino a 4. 000 euro, salvo i casi
in cui l'azione riguardi una quantità trascurabile di tali esemplari e abbia un impatto
trascurabile sullo stato di conservazione della specie.
Parte Generale
80
Modello organizzativo 231
Art. 733 bis c.p.
Distruzione o deterioramento di habitat all'interno di un sito protetto
Chiunque, fuori dai casi consentiti, distrugge un habitat all'interno di un sito protetto o
comunque lo deteriora compromettendone lo stato di conservazione, è punito con l'arresto
fino a diciotto mesi e con l'ammenda non inferiore a 3. 000 euro.
Art. 137 d.lgs. 152/2006
Scarico in mare da parte di navi o aeromobili di sostanze o materiali di cui è vietato lo
sversamento, salvo in quantità minime e autorizzato da autorità competente
1. Chiunque apra o comunque effettui nuovi scarichi di acque reflue industriali, senza
autorizzazione, oppure continui ad effettuare o mantenere detti scarichi dopo che
l'autorizzazione sia stata sospesa o revocata, è punito con l'arresto da due mesi a due anni o
con l'ammenda da millecinquecento euro a diecimila euro.
2. Quando le condotte descritte al comma 1 riguardano gli scarichi di acque reflue industriali
contenenti le sostanze pericolose comprese nelle famiglie e nei gruppi di sostanze indicate
nelle tabelle 5 e 3/A dell'Allegato 5 alla parte terza del presente decreto, la pena è dell'arresto
da tre mesi a tre anni.
3. Chiunque, al di fuori delle ipotesi di cui al comma 5, effettui uno scarico di acque reflue
industriali contenenti le sostanze pericolose comprese nelle famiglie e nei gruppi di sostanze
indicate nelle tabelle 5 e 3/A dell'Allegato 5 alla parte terza del presente decreto senza
osservare le prescrizioni dell'autorizzazione, o le altre prescrizioni dell'autorità competente a
norma degli articolo 107, comma 1, e 108, comma 4, è punito con l'arresto fino a due anni.
4. Chiunque violi le prescrizioni concernenti l'installazione e la gestione dei controlli in
automatico o l'obbligo di conservazione dei risultati degli stessi di cui all'articolo 131 è
punito con la pena di cui al comma 3.
5. Chiunque, in relazione alle sostanze indicate nella tabella 5 dell'Allegato 5 alla parte terza
del presente decreto, nell'effettuazione di uno scarico di acque reflue industriali, superi i
valori limite fissati nella tabella 3 o, nel caso di scarico sul suolo, nella tabella 4
dell'Allegato 5 alla parte terza del presente decreto, oppure i limiti più restrittivi fissati dalle
regioni o dalle province autonome o dall'Autorità competente a norma dell'articolo 107,
comma 1, e' punito con l'arresto fino a due anni e con l'ammenda da tremila euro a trentamila
euro. Se sono superati anche i valori limite fissati per le sostanze contenute nella tabella 3/A
del medesimo Allegato 5, si applica l'arresto da sei mesi a tre anni e l'ammenda da seimila
euro a centoventimila euro.
6. Le sanzioni di cui al comma 5 si applicano altresì al gestore di impianti di trattamento
delle acque reflue urbane che nell'effettuazione dello scarico supera i valori-limite previsti
dallo stesso comma.
7. Al gestore del servizio idrico integrato che non ottempera all'obbligo di comunicazione di
cui all'articolo 110, comma 3, o non osserva le prescrizioni o i divieti di cui all'articolo 110,
comma 5, si applica la pena dell'arresto da tre mesi ad un anno o con l'ammenda da tremila
euro a trentamila euro se si tratta di rifiuti non pericolosi e con la pena dell'arresto da sei
mesi a due anni e con l'ammenda da tremila euro a trentamila euro se si tratta di rifiuti
pericolosi.
8. Il titolare di uno scarico che non consente l'accesso agli insediamenti da parte del soggetto
incaricato del controllo ai fini di cui all'articolo 101, commi 3 e 4, salvo che il fatto non
costituisca più grave reato, è punito con la pena dell'arresto fino a due anni. Restano fermi i
poteri-doveri di interventi dei soggetti incaricati del controllo anche ai sensi dell'articolo 13
della legge n. 689 del 1981 e degli articoli 55 e 354 del codice di procedura penale.
Parte Generale
81
Modello organizzativo 231
9. Chiunque non ottempera alla disciplina dettata dalle regioni ai sensi dell'articolo 113,
comma 3, è punito con le sanzioni di cui all'articolo 137, comma 1.
10. Chiunque non ottempera al provvedimento adottato dall'autorità competente ai sensi
dell'articolo 84, comma 4, ovvero dell'articolo 85, comma 2, è punito con l'ammenda da
millecinquecento euro a quindicimila euro.
11. Chiunque non osservi i divieti di scarico previsti dagli articoli 103e articolo 104 è punito
con l'arresto sino a tre anni.
12. Chiunque non osservi le prescrizioni regionali assunte a norma dell'articolo 88, commi 1
e 2, dirette ad assicurare il raggiungimento o il ripristino degli obiettivi di qualità delle acque
designate ai sensi dell'articolo 87, oppure non ottemperi ai provvedimenti adottati
dall'autorità competente ai sensi dell'articolo 87, comma 3, è punito con l'arresto sino a due
anni o con l'ammenda da quattromila euro a quarantamila euro.
13. Si applica sempre la pena dell'arresto da due mesi a due anni se lo scarico nelle acque del
mare da parte di navi od aeromobili contiene sostanze o materiali per i quali è imposto il
divieto assoluto di sversamento ai sensi delle disposizioni contenute nelle convenzioni
internazionali vigenti in materia e ratificate dall'Italia, salvo che siano in quantità tali da
essere resi rapidamente innocui dai processi fisici, chimici e biologici, che si verificano
naturalmente in mare e purché in presenza di preventiva autorizzazione da parte dell'autorità
competente.
14. Chiunque effettui l'utilizzazione agronomica di effluenti di allevamento, di acque di
vegetazione dei frantoi oleari, nonché di acque reflue provenienti da aziende agricole e
piccole aziende agroalimentari di cui all'articolo 112, al di fuori dei casi e delle procedure ivi
previste, oppure non ottemperi al divieto o all'ordine di sospensione dell'attività impartito a
norma di detto articolo, è punito con l'ammenda da euro millecinquecento a euro diecimila o
con l'arresto fino ad un anno. La stessa pena si applica a chiunque effettui l'utilizzazione
agronomica al di fuori dei casi e delle procedure di cui alla normativa vigente.
Art. 256 d.lgs. 152/2006, c. 1 lett. a) e b), c. 3, c. 4, c. 5, c. 6 primo periodo
Attività di gestione di rifiuti non autorizzata
1. Chiunque effettua una attività di raccolta, trasporto, recupero, smaltimento, commercio ed
intermediazione di rifiuti in mancanza della prescritta autorizzazione, iscrizione o
comunicazione di cui agli articoli 208, 209, 210, 211, 212, 214, 215 e 216 è punito:
a) con la pena dell'arresto da tre mesi a un anno o con l'ammenda da duemilaseicento euro a
ventiseimila euro se si tratta di rifiuti non pericolosi;
b) con la pena dell'arresto da sei mesi a due anni e con l’ammenda da duemilaseicento euro a
ventiseimila euro se si tratta di rifiuti pericolosi.
2. Le pene di cui al comma 1 si applicano ai titolari di imprese ed ai responsabili di enti che
abbandonano o depositano in modo incontrollato i rifiuti ovvero li immettono nelle acque
superficiali o sotterranee in violazione del divieto di cui all'articolo 192, commi 1 e 2.
3. Chiunque realizza o gestisce una discarica non autorizzata è punito con la pena dell'arresto
da sei mesi a due anni e con l’ammenda da duemilaseicento euro a ventiseimila euro. Si
applica la pena dell'arresto da uno a tre anni e dell'ammenda da euro cinquemiladuecento a
euro cinquantaduemila se la discarica è destinata, anche in parte, allo smaltimento di rifiuti
pericolosi. Alla sentenza di condanna o alla sentenza emessa ai sensi dell'articolo 444 del
codice di procedura penale, consegue la confisca dell'area sulla quale è realizzata la discarica
abusiva se di proprietà dell'autore o del compartecipe al reato, fatti salvi gli obblighi di
bonifica o di ripristino dello stato dei luoghi.
Parte Generale
82
Modello organizzativo 231
4. Le pene di cui ai commi 1, 2 e 3 sono ridotte della metà nelle ipotesi di inosservanza delle
prescrizioni contenute o richiamate nelle autorizzazioni, nonché nelle ipotesi di carenza dei
requisiti e delle condizioni richiesti per le iscrizioni o comunicazioni.
5. Chiunque, in violazione del divieto di cui all'articolo 187, effettua attività non consentite
di miscelazione di rifiuti, è punito con la pena di cui al comma 1, lettera b).
6. Chiunque effettua il deposito temporaneo presso il luogo di produzione di rifiuti sanitari
pericolosi, con violazione delle disposizioni di cui all'articolo 227, comma 1, lettera b), è
punito con la pena dell'arresto da tre mesi ad un anno o con la pena dell'ammenda da
duemilaseicento euro a ventiseimila euro. Si applica la sanzione amministrativa pecuniaria
da duemilaseicento euro a quindicimilacinquecento euro per i quantitativi non superiori a
duecento litri o quantità equivalenti.
7. Chiunque viola gli obblighi di cui agli articoli 231, commi 7, 8 e 9, 233, commi 12 e 13, e
234, comma 14, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da duecentosessanta
euro a millecinquecentocinquanta euro.
8. I soggetti di cui agli articoli 233, 234, 235 e 236 che non adempiono agli obblighi di
partecipazione ivi previsti sono puniti con una sanzione amministrativa pecuniaria da
ottomila euro a quarantacinquemila euro, fatto comunque salvo l'obbligo di corrispondere i
contributi pregressi. Sino all'adozione del decreto di cui all'articolo 234, comma 2, le
sanzioni di cui al presente comma non sono applicabili ai soggetti di cui al medesimo
articolo 234.
9. Le sanzioni di cui al comma 8 sono ridotte della metà nel caso di adesione effettuata entro
il sessantesimo giorno dalla scadenza del termine per adempiere agli obblighi di
partecipazione previsti dagli articoli 233, 234, 235 e 236.
Art. 257 d.lgs. n. 152/2006, c. 1 e c. 2
Bonifica dei siti
1. Chiunque cagiona l'inquinamento del suolo, del sottosuolo, delle acque superficiali o delle
acque sotterranee con il superamento delle concentrazioni soglia di rischio è punito con la
pena dell'arresto da sei mesi a un anno o con l'ammenda da duemilaseicento euro a
ventiseimila euro, se non provvede alla bonifica in conformità al progetto approvato
dall'autorità competente nell'ambito del procedimento di cui agli articoli 242 e seguenti. In
caso di mancata effettuazione della comunicazione di cui all'articolo 242, il trasgressore è
punito con la pena dell'arresto da tre mesi a un anno o con l’ammenda da mille euro a
ventiseimila euro.
2. Si applica la pena dell'arresto da un anno a due anni e la pena dell'ammenda da
cinquemiladuecento euro a cinquantaduemila euro se l'inquinamento è provocato da sostanze
pericolose.
3. Nella sentenza di condanna per la contravvenzione di cui ai commi 1 e 2, o nella sentenza
emessa ai sensi dell'articolo 444 del codice di procedura penale, il beneficio della
sospensione condizionale della pena può essere subordinato alla esecuzione degli interventi
di emergenza, bonifica e ripristino ambientale.
4. L'osservanza dei progetti approvati ai sensi degli articoli 242 e seguenti costituisce
condizione di non punibilità per i reati ambientali contemplati da altre leggi per il medesimo
evento e per la stessa condotta di inquinamento di cui al comma 1.
Parte Generale
83
Modello organizzativo 231
Art. 258, d.lgs. n. 152/20061, c. 4, secondo periodo
Violazione degli obblighi di comunicazione, di tenuta dei registri obbligatori e dei formulari
1
L’art. 4 c. 2 d.lgs. 121/2011 ha previsto che, sino all’entrata in vigore del SISTRI, sono applicabili le sanzioni previste
dall’art. 258 d.lgs. 152/2006 nella sua versione precedente alle modifiche introdotte dal d.lgs. 205/2010 (cfr. art. 4 c. 2
d.lgs. 121/2012: “2. All'articolo 39 del decreto legislativo 3 dicembre 2010, n. 205, sono apportate le seguenti
modificazioni: [..] b) dopo il comma 2, sono inseriti i seguenti: «2-bis. Anche in attuazione di quanto disposto al comma 1,
i soggetti di cui all'articolo 188-ter, commi 1, 2, 4 e 5, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive
modificazioni, che fino alla decorrenza degli obblighi di operatività del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti
(SISTRI) di cui all'articolo 188-bis, comma 2, lettera a), del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive
modificazioni, non adempiono alle prescrizioni di cui all'articolo 28, comma 2, del decreto del Ministro dell'ambiente e
della tutela del territorio e del mare 18 febbraio 2011, n. 52, sono soggetti alle relative sanzioni previste dall'articolo 258
del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, nella formulazione precedente all'entrata in vigore del presente decreto. 2-ter.
Anche in attuazione di quanto disposto al comma 1, le sanzioni previste dall'articolo 258 del decreto legislativo 3 aprile
2006, n. 152, nella formulazione previgente a quella di cui al decreto legislativo 3 dicembre 2010, n. 205, per la
presentazione del modello unico di dichiarazione ambientale si applicano ai soggetti tenuti alla comunicazione di cui
all'articolo 28, comma 1, del citato decreto ministeriale 18 febbraio 2011, n. 52, e successive modificazioni, secondo i
termini e le modalità ivi indicati”).
Il comma 1, dell’art. 52 del d.l. 83/2012, convertito con l. n. 134/2012, ha ribadito che: “1. Allo scopo di procedere, ai sensi
degli articoli 21-bis, 21-ter, 21-quater, e 21-quinquies della legge 7 agosto 1990, n. 241 e successive modifiche ed
integrazioni, alle ulteriori verifiche amministrative e funzionali del Sistema di controllo della Tracciabilità dei Rifiuti
(SISTRI) di cui all'articolo 188-bis, comma 1, lettera a) del decreto legislativo n. 152 del 2006 resesi necessarie anche a
seguito delle attività poste in essere ai sensi dell'articolo 6, comma 2, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito
con modificazioni in legge 14 settembre, n. 148 e successive modifiche ed integrazioni, il termine di entrata in operatività
del Sistema SISTRI, già fissato dall'articolo 12, comma 2 del decreto ministeriale 17 dicembre 2009 e prorogato, da ultimo,
con l'articolo 6, comma 2, del già richiamato decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138 e con l'articolo 13, comma 3 e 3-bis del
decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, é sospeso fino al compimento delle anzidette verifiche e comunque non oltre il 30
giugno 2013, unitamente ad ogni adempimento informatico relativo al SISTRI da parte dei soggetti di cui all'articolo 188ter del decreto legislativo n. 152/2006, fermo restando, in ogni caso, che essi rimangono comunque tenuti agli
adempimenti di cui agli articoli 190 e 193 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 ed all'osservanza della relativa
disciplina, anche sanzionatoria, vigente antecedentemente all'entrata in vigore del decreto legislativo del 3 dicembre
2010, n. 205”.
Il testo dell’art. 258 d.lgs. 152/2006 nella sua versione precedente risulta essere il seguente:
“(Violazione degli obblighi di comunicazione, di tenuta dei registri obbligatori e dei formulari) - Art. 258
1. I soggetti di cui all'articolo 189, comma 3, che non effettuino la comunicazione ivi prescritta ovvero la effettuino in modo
incompleto o inesatto sono puniti con la sanzione amministrativa pecuniaria da duemilaseicento euro a
quindicimilacinquecento euro; se la comunicazione è effettuata entro il sessantesimo giorno dalla scadenza del termine
stabilito ai sensi della legge 25 gennaio 1994, n. 70, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da ventisei euro a
centosessanta euro.
2. Chiunque omette di tenere ovvero tiene in modo incompleto il registro di carico e scarico di cui all'articolo 190, comma
1, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da duemilaseicento euro a quindicimilacinquecento euro. Se il
registro è relativo a rifiuti pericolosi si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da quindicimilacinquecento euro a
novantatremila euro, nonché la sanzione amministrativa accessoria della sospensione da un mese a un anno dalla carica
rivestita dal soggetto responsabile dell'infrazione e dalla carica di amministratore.
3. Nel caso di imprese che occupino un numero di unità lavorative inferiore a 15 dipendenti, le misure minime e massime di
cui al comma 2 sono ridotte rispettivamente da millequaranta euro a seimiladuecento euro per i rifiuti non pericolosi e da
duemilasettanta euro a dodicimilaquattrocento euro per i rifiuti pericolosi. Il numero di unità lavorative è calcolato con
riferimento al numero di dipendenti occupati mediamente a tempo pieno durante un anno, mentre i lavoratori a tempo
parziale e quelli stagionali rappresentano frazioni di unità lavorative annue; ai predetti fini l'anno da prendere in
considerazione è quello dell'ultimo esercizio contabile approvato, precedente il momento di accertamento dell'infrazione.
4. Chiunque effettua il trasporto di rifiuti senza il formulario di cui all'articolo 193 ovvero indica nel formulario stesso dati
incompleti o inesatti è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da milleseicento euro a novemilatrecento euro. Si
applica la pena di cui all'articolo 483 del codice penale nel caso di trasporto di rifiuti pericolosi. Tale ultima pena si
applica anche a chi, nella predisposizione di un certificato di analisi di rifiuti, fornisce false indicazioni sulla natura, sulla
composizione e sulle caratteristiche chimico-fisiche dei rifiuti e a chi fa uso di un certificato falso durante il trasporto.
5. Se le indicazioni di cui ai commi 1 e 2 sono formalmente incomplete o inesatte ma i dati riportati nella comunicazione al
catasto, nei registri di carico e scarico, nei formulari di identificazione dei rifiuti trasportati e nelle altre scritture contabili
tenute per legge consentono di ricostruire le informazioni dovute, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da
duecentosessanta euro a millecinquecentocinquanta euro. La stessa pena si applica se le indicazioni di cui al comma 4
sono formalmente incomplete o inesatte ma contengono tutti gli elementi per ricostruire le informazioni dovute per legge,
nonché nei casi di mancato invio alle autorità competenti e di mancata conservazione dei registri di cui all'articolo 190,
comma 1, o del formulario di cui all'articolo 193”.
Parte Generale
84
Modello organizzativo 231
1. I soggetti di cui all'articolo 190, comma 1, che non abbiano aderito al sistema di controllo
della tracciabilità dei rifiuti (SISTRI) di cui all´articolo 188-bis, comma 2, lett. a), e che
omettano di tenere ovvero tengano in modo incompleto il registro di carico e scarico di cui al
medesimo articolo, sono puniti con la sanzione amministrativa pecuniaria da
duemilaseicento euro a quindicimilacinquecento euro.
2. I produttori di rifiuti pericolosi che non sono inquadrati in un'organizzazione di ente o di
impresa che non adempiano all'obbligo della tenuta del registro di carico e scarico con le
modalità di cui all'articolo 1, comma 1, della legge 25 gennaio 2006, n. 29, e all'articolo 6,
comma 1 del decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in data
17 dicembre 2009, pubblicato nel S.O. alla Gazzetta Ufficiale n. 9 del 13 gennaio 2010, sono
puniti con la sanzione amministrativa pecuniaria da quindicimilacinquecento euro a
novantatremila euro.
3. Nel caso di imprese che occupino un numero di unità lavorative inferiore a 15 dipendenti,
le misure minime e massime di cui al comma 1 sono ridotte rispettivamente da millequaranta
euro a seimiladuecento euro [per i rifiuti non pericolosi e da duemilasettanta euro a
dodicimilaquattrocento euro per i rifiuti pericolosi]. Il numero di unità lavorative è calcolato
con riferimento al numero di dipendenti occupati mediamente a tempo pieno durante un
anno, mentre i lavoratori a tempo parziale e quelli stagionali rappresentano frazioni di unità
lavorative annue; ai predetti fini l'anno da prendere in considerazione è quello dell'ultimo
esercizio contabile approvato, precedente il momento di accertamento dell'infrazione.
4. Le imprese che raccolgono e trasportano i propri rifiuti non pericolosi di cui all'articolo
212, comma 8, che non aderiscono, su base volontaria, al sistema di controllo della
tracciabilità dei rifiuti (SISTRI) di cui all'articolo 188-bis, comma 2, lettera a), ed effettuano
il trasporto di rifiuti senza il formulario di cui all'articolo 193 ovvero indicano nel formulario
stesso dati incompleti o inesatti sono puniti con la sanzione amministrativa pecuniaria da
milleseicento euro a novemilatrecento euro. Si applica la pena di cui all'articolo 483 del
codice penale a chi, nella predisposizione di un certificato di analisi di rifiuti, fornisce false
indicazioni sulla natura, sulla composizione e sulle caratteristiche chimico-fisiche dei rifiuti
e a chi fa uso di un certificato falso durante il trasporto.
5. Se le indicazioni di cui ai commi 1 e 2 sono formalmente incomplete o inesatte ma i dati
riportati nella comunicazione al catasto, nei registri di carico e scarico, nei formulari di
identificazione dei rifiuti trasportati e nelle altre scritture contabili tenute per legge
consentono di ricostruire le informazioni dovute, si applica la sanzione amministrativa
pecuniaria da duecentosessanta euro a millecinquecentocinquanta euro. La stessa pena si
applica se le indicazioni di cui al comma 4 sono formalmente incomplete o inesatte ma
contengono tutti gli elementi per ricostruire le informazioni dovute per legge, nonché nei
casi di mancato invio alle autorità competenti e di mancata conservazione dei registri di cui
all'articolo 190, comma 1, o del formulario di cui all'articolo 193 da parte dei soggetti
obbligati (5).
5-bis. I soggetti di cui all'articolo 220, comma 2, che non effettuino la comunicazione ivi
prescritta ovvero la effettuino in modo incompleto o inesatto sono puniti con la sanzione
amministrativa pecuniaria da duemilaseicento euro a quindicimilacinquecento euro; se la
comunicazione e' effettuata entro il sessantesimo giorno dalla scadenza del termine stabilito
ai sensi della legge 25 gennaio 1994, n. 70, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria
da ventisei euro a centosessanta euro.
5-ter. Il sindaco del comune che non effettui la comunicazione di cui all'articolo 189, comma
3, ovvero la effettui in modo incompleto o inesatto, e' punito con la sanzione amministrativa
pecuniaria da duemilaseicento euro a quindicimilacinquecento euro; se la comunicazione e'
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
effettuata entro il sessantesimo giorno dalla scadenza del termine stabilito ai sensi della
legge 25 gennaio 1994, n. 70, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da ventisei
euro a centosessanta euro.
Art. 259 d.lgs. n. 152/2006, c. 1
Violazione degli obblighi di comunicazione, di tenuta dei registri obbligatori e dei formulari
1. Chiunque effettua una spedizione di rifiuti costituente traffico illecito ai sensi dell'articolo
26 del regolamento (CEE) 1° febbraio 1993, n. 259, o effettua una spedizione di rifiuti
elencati nell'Allegato II del citato regolamento in violazione dell'articolo 1, comma 3, lettere
a), b), c) e d), del regolamento stesso è punito con la pena dell'ammenda da
millecinquecentocinquanta euro a ventiseimila euro e con l'arresto fino a due anni. La pena è
aumentata in caso di spedizione di rifiuti pericolosi.
2. Alla sentenza di condanna, o a quella emessa ai sensi dell'articolo 444 del codice di
procedura penale, per i reati relativi al traffico illecito di cui al comma 1 o al trasporto
illecito di cui agli articoli 256 e 258, comma 4, consegue obbligatoriamente la confisca del
mezzo di trasporto.
Art. 260 d.lgs. n. 152/2006, c. 1 e c. 2
Attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti
1. Chiunque, al fine di conseguire un ingiusto profitto, con più operazioni e attraverso
l'allestimento di mezzi e attività continuative organizzate, cede, riceve, trasporta, esporta,
importa, o comunque gestisce abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti è punito con la
reclusione da uno a sei anni,
2. Se si tratta di rifiuti ad alta radioattività si applica la pena della reclusione da tre a otto
anni.
3. Alla condanna conseguono le pene accessorie di cui agli articoli 28, 30, 32-bis e 32-ter del
codice penale, con la limitazione di cui all'articolo 33 del medesimo codice.
4. Il giudice, con la sentenza di condanna o con quella emessa ai sensi dell'articolo 444 del
codice di procedura penale, ordina il ripristino dello stato dell'ambiente e può subordinare la
concessione della sospensione condizionale della pena all'eliminazione del danno o del
pericolo per l'ambiente.
Art. 260 bis d.lgs. n. 152/2006, c. 6, c. 7 e c. 8
Sistema informatico di controllo della tracciabilità dei rifiuti
1. I soggetti obbligati che omettono l'iscrizione al sistema di controllo della tracciabilità dei
rifiuti (SISTRI) di cui all'articolo 188-bis, comma 2, lett. a), nei termini previsti, sono puniti
con una sanzione amministrativa pecuniaria da duemilaseicento euro a
quindicimilacinquecento euro. In caso di rifiuti pericolosi, si applica una sanzione
amministrativa pecuniaria da quindicimilacinquecento euro a novantatremila euro.
2. I soggetti obbligati che omettono, nei termini previsti, il pagamento del contributo per
l'iscrizione al sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (SISTRI) di cui all'articolo
188-bis, comma 2, lett. a), sono puniti con una sanzione amministrativa pecuniaria da
duemilaseicento euro a quindicimilacinquecento euro. In caso di rifiuti pericolosi, si applica
una sanzione amministrativa pecuniaria da quindicimilacinquecento euro a novantatremila
euro. All'accertamento dell'omissione del pagamento consegue obbligatoriamente, la
sospensione immediata dal servizio fornito dal predetto sistema di controllo della
tracciabilità nei confronti del trasgressore. In sede di rideterminazione del contributo annuale
Parte Generale
86
Modello organizzativo 231
di iscrizione al predetto sistema di tracciabilità occorre tenere conto dei casi di mancato
pagamento disciplinati dal presente comma.
3. Chiunque omette di compilare il registro cronologico o la scheda SISTRI - AREA
MOVIMENTAZIONE, secondo i tempi, le procedure e le modalità stabilite dal sistema
informatico di controllo di cui al comma 1, ovvero fornisce al suddetto sistema informazioni
incomplete, o inesatte, altera fraudolentemente uno qualunque dei dispositivi tecnologici
accessori al predetto sistema informatico di controllo, o comunque ne impedisce in qualsiasi
modo il corretto funzionamento, e' punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da
duemilaseicento euro a quindicimilacinquecento euro. Nel caso di imprese che occupino un
numero di unità lavorative inferiore a quindici dipendenti,si applica la sanzione
amministrativa pecuniaria da millequaranta euro a seimiladuecento. Il numero di unità
lavorative e' calcolato con riferimento al numero di dipendenti occupati mediamente a tempo
pieno durante un anno, mentre i lavoratori a tempo parziale e quelli stagionali rappresentano
frazioni di unità lavorative annue; ai predetti fini l'anno da prendere in considerazione e'
quello dell'ultimo esercizio contabile approvato, precedente il momento di accertamento
dell'infrazione. Se le indicazioni riportate pur incomplete o inesatte non pregiudicano la
tracciabilità dei rifiuti, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da euro
duecentosessanta ad euro millecinquecentocinquanta.
4. Qualora le condotte di cui al comma 3 siano riferibili a rifiuti pericolosi si applica la
sanzione amministrativa pecuniaria da euro quindicimilacinquecento ad euro novantatremila,
nonché la sanzione amministrativa accessoria della sospensione da un mese a un anno dalla
carica rivestita dal soggetto cui l'infrazione e' imputabile ivi compresa la sospensione dalla
carica di amministratore. Nel caso di imprese che occupino un numero di unità lavorative
inferiore a quindici dipendenti, le misure minime e massime di cui al periodo precedente
sono ridotte rispettivamente da duemilasettanta euro a dodicimilaquattrocento euro per i
rifiuti pericolosi. Le modalità di calcolo dei numeri di dipendenti avviene nelle modalità di
cui al comma 3. Se le indicazioni riportate pur incomplete o inesatte non pregiudicano la
tracciabilità dei rifiuti, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da euro
cinquecentoventi ad euro tremilacento.
5. Al di fuori di quanto previsto nei commi da 1 a 4, i soggetti che si rendono inadempienti
agli ulteriori obblighi su di loro incombenti ai sensi del predetto sistema di controllo della
tracciabilità dei rifiuti (SISTRI) sono puniti, per ciascuna delle suddette violazioni, con la
sanzione
amministrativa
pecuniaria
da
euro
duemilaseicento
ad
euro
quindicimilacinquecento. In caso di rifiuti pericolosi si applica la sanzione amministrativa
pecuniaria da euro quindicimilacinquecento ad euro novantatremila.
6. Si applica la pena di cui all' articolo 483 c.p. a colui che, nella predisposizione di un
certificato di analisi di rifiuti, utilizzato nell'ambito del sistema di controllo della tracciabilità
dei rifiuti fornisce false indicazioni sulla natura, sulla composizione e sulle caratteristiche
chimico-fisiche dei rifiuti e a chi inserisce un certificato falso nei dati da fornire ai fini della
tracciabilità dei rifiuti.
7. Il trasportatore che omette di accompagnare il trasporto dei rifiuti con la copia cartacea
della scheda SISTRI - AREA MOVIMENTAZIONE e, ove necessario sulla base della
normativa vigente, con la copia del certificato analitico che identifica le caratteristiche dei
rifiuti e' punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 1.600 euro a 9.300 euro. Si
applica la pena di cui all' art. 483 del codice penale in caso di trasporto di rifiuti pericolosi.
Tale ultima pena si applica anche a colui che, durante il trasporto fa uso di un certificato di
analisi di rifiuti contenente false indicazioni sulla natura, sulla composizione e sulle
caratteristiche chimico-fisiche dei rifiuti trasportati.
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
8. Il trasportatore che accompagna il trasporto di rifiuti con una copia cartacea della scheda
SISTRI - AREA Movimentazione fraudolentemente alterata e' punito con la pena prevista
dal combinato disposto degli articoli 477 e 482 del codice penale. La pena e' aumentata fino
ad un terzo nel caso di rifiuti pericolosi.
9. Se le condotte di cui al comma 7 non pregiudicano la tracciabilità dei rifiuti, si applica la
sanzione
amministrativa
pecuniaria
da
euro
duecentosessanta
ad
euro
millecinquecentocinquanta.
9-bis. Chi con un'azione od omissione viola diverse disposizioni di cui al presente articolo
ovvero commette più violazioni della stessa disposizione soggiace alla sanzione
amministrativa prevista per la violazione più grave, aumentata sino al doppio. La stessa
sanzione si applica a chi con più azioni od omissioni, esecutive di un medesimo disegno,
commette anche in tempi diversi più violazioni della stessa o di diverse disposizioni di cui al
presente articolo.
9-ter. Non risponde delle violazioni amministrative di cui al presente articolo chi, entro
trenta giorni dalla commissione del fatto, adempie agli obblighi previsti dalla normativa
relativa al sistema informatico di controllo di cui al comma 1. Nel termine di sessanta giorni
dalla contestazione immediata o dalla notificazione della violazione, il trasgressore può
definire la controversia, previo adempimento degli obblighi di cui sopra, con il pagamento di
un quarto della sanzione prevista. La definizione agevolata impedisce l'irrogazione delle
sanzioni accessorie.
Art. 279 d.lgs. 152/2006, c. 5.
Sanzioni
1. Chi inizia a installare o esercisce uno stabilimento in assenza della prescritta
autorizzazione ovvero continua l'esercizio con l'autorizzazione scaduta, decaduta, sospesa o
revocata e' punito con la pena dell'arresto da due mesi a due anni o dell'ammenda da 258
euro a 1.032 euro. Con la stessa pena e' punito chi sottopone uno stabilimento ad una
modifica sostanziale senza l'autorizzazione prevista dall'articolo 269, comma 8. Chi
sottopone uno stabilimento ad una modifica non sostanziale senza effettuare la
comunicazione prevista dall'articolo 269, comma 8, e' assoggettato ad una sanzione
amministrativa pecuniaria pari a 1.000 euro, alla cui irrogazione provvede l'autorità
competente.
2. Chi, nell'esercizio di uno stabilimento, viola i valori limite di emissione o le prescrizioni
stabiliti dall'autorizzazione, dagli Allegati I, II, III o V alla parte quinta del presente decreto,
dai piani e dai programmi o dalla normativa di cui all'articolo 271 o le prescrizioni altrimenti
imposte dall'autorità competente ai sensi del presente titolo e' punito con l'arresto fino ad un
anno o con l'ammenda fino a 1.032 euro. Se i valori limite o le prescrizioni violati sono
contenuti nell'autorizzazione integrata ambientale si applicano le sanzioni previste dalla
normativa che disciplina tale autorizzazione.
3. Chi mette in esercizio un impianto o inizia ad esercitare un'attività senza averne dato la
preventiva comunicazione prescritta ai sensi dell'articolo 269, comma 6, o ai sensi
dell'articolo 272, comma 1, è punito con l'arresto fino ad un anno o con l'ammenda fino a
milletrentadue euro.
4. Chi non comunica all'autorità competente i dati relativi alle emissioni ai sensi dell'articolo
269, comma 6, é punito con l'arresto fino a sei mesi o con l'ammenda fino a milletrentadue
euro.
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
5. Nei casi previsti dal comma 2 si applica sempre la pena dell'arresto fino ad un anno se il
superamento dei valori limite di emissione determina anche il superamento dei valori limite
di qualità dell'aria previsti dalla vigente normativa.
6. Chi, nei casi previsti dall'articolo 281, comma 1, non adotta tutte le misure necessarie ad
evitare un aumento anche temporaneo delle emissioni è punito con la pena dell'arresto fino
ad un anno o dell'ammenda fino a milletrentadue euro.
7. Per la violazione delle prescrizioni dell'articolo 276, nel caso in cui la stessa non sia
soggetta alle sanzioni previste dai commi da 1 a 6, e per la violazione delle prescrizioni
dell'articolo 277 si applica una sanzione amministrativa pecuniaria da
quindicimilaquattrocentonovantatre euro a centocinquantaquattromilanovecentotrentasette
euro. All'irrogazione di tale sanzione provvede, ai sensi degli articoli 17 e seguenti della
legge 24 novembre 1981, n. 689, la regione o la diversa autorità indicata dalla legge
regionale. La sospensione delle autorizzazioni in essere è sempre disposta in caso di recidiva
Art. 1 l. n. 150/1992, c. 1 e c. 2
1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con l'arresto da tre mesi ad un anno
e con l'ammenda da lire quindici milioni a lire centocinquanta milioni chiunque, in
violazione di quanto previsto dal Regolamento (CE) n. 338/97 del Consiglio del 9 dicembre
1996, e successive attuazioni e modificazioni, per gli esemplari appartenenti alle specie
elencate nell'allegato A del Regolamento medesimo e successive modificazioni:
a) importa, esporta o riesporta esemplari, sotto qualsiasi regime doganale, senza il prescritto
certificato o licenza, ovvero con certificato o licenza non validi ai sensi dell'articolo 11,
comma 2a, del Regolamento (CE) n. 338/97 del Consiglio, del 9 dicembre 1996, e
successive attuazioni e modificazioni;
b) omette di osservare le prescrizioni finalizzate all'incolumità degli esemplari, specificate in
una licenza o in un certificato rilasciati in conformità al Regolamento (CE) n. 338/97 del
Consiglio, del 9 dicembre 1996, e successive attuazioni e modificazioni e del Regolamento
(CE) n. 939/97 della Commissione, del 26 maggio 1997, e successive modificazioni;
c) utilizza i predetti esemplari in modo difforme dalle prescrizioni contenute nei
provvedimenti autorizzativi o certificativi rilasciati unitamente alla licenza di importazione o
certificati successivamente;
d) trasporta o fa transitare, anche per conto terzi, esemplari senza la licenza o il certificato
prescritti, rilasciati in conformità del Regolamento (CE) n. 338/97 del Consiglio, del 9
dicembre 1996, e successive attuazioni e modificazioni e del Regolamento (CE) n. 939/97
della Commissione, del 26 maggio 1997, e successive modificazioni e, nel caso di
esportazione o riesportazione da un Paese terzo parte contraente della Convenzione di
Washington, rilasciati in conformità della stessa, ovvero senza una prova sufficiente della
loro esistenza;
e) commercia piante riprodotte artificialmente in contrasto con le prescrizioni stabilite in
base all'articolo 7, paragrafo 1, lettera b), del Regolamento (CE) n. 338/97 del Consiglio, del
9 dicembre 1996, e successive attuazioni e modificazioni e del Regolamento (CE) n. 939/97
della Commissione, del 26 maggio 1997 e successive modificazioni;
f) detiene, utilizza per scopi di lucro, acquista, vende, espone o detiene per la vendita o per
fini commerciali, offre in vendita o comunque cede esemplari senza la prescritta
documentazione.
2. In caso di recidiva, si applica la sanzione dell'arresto da tre mesi a due anni e
dell'ammenda da lire venti milioni a lire duecento milioni. Qualora il reato suddetto viene
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
commesso nell'esercizio di attività di impresa, alla condanna consegue la sospensione della
licenza da un minimo di sei mesi ad un massimo di diciotto mesi.
3. L'importazione, l'esportazione o la riesportazione di oggetti personali o domestici derivati
da esemplari di specie indicate nel comma 1, in violazione delle disposizioni del
Regolamento (CE) n. 939/97 della Commissione, del 26 maggio 1997, e successive
modificazioni, è punita con la sanzione amministrativa da lire tre milioni a lire diciotto
milioni. Gli oggetti introdotti illegalmente sono confiscati dal Corpo forestale dello Stato,
ove la confisca non sia disposta dall'Autorità giudiziaria.
Art. 2 l. n. 150/1992, c. 1 e c. 2
1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con l'ammenda da lire venti milioni
a lire duecento milioni o con l'arresto da tre mesi ad un anno, chiunque, in violazione di
quanto previsto dal Regolamento (CE) n. 338/97 del Consiglio, del 9 dicembre 1996, e
successive attuazioni e modificazioni, per gli esemplari appartenenti alle specie elencate
negli allegati B e C del Regolamento medesimo e successive modificazioni:
a) importa, esporta o riesporta esemplari, sotto qualsiasi regime doganale, senza il prescritto
certificato o licenza, ovvero con certificato o licenza non validi ai sensi dell'articolo 11,
comma 2a, del Regolamento (CE) n. 338/97 del Consiglio, del 9 dicembre 1996, e
successive attuazioni e modificazioni;
b) omette di osservare le prescrizioni finalizzate all'incolumità degli esemplari, specificate in
una licenza o in un certificato rilasciati in conformità al Regolamento (CE) n. 338/97 del
Consiglio, del 9 dicembre 1996, e successive attuazioni e modificazioni, e del Regolamento
(CE) n. 939/97 della Commissione, del 26 maggio 1997, e successive modificazioni;
c) utilizza i predetti esemplari in modo difforme dalle prescrizioni contenute nei
provvedimenti autorizzativi o certificativi rilasciati unitamente alla licenza di importazione o
certificati successivamente;
d) trasporta o fa transitare, anche per conto terzi, esemplari senza licenza o il certificato
prescritti, rilasciati in conformità del Regolamento (CE) n. 338/97 del Consiglio, del 9
dicembre 1996, e successive attuazioni e modificazioni, e del Regolamento (CE) n. 939/97
della Commissione, del 26 maggio 1997, e successive modificazioni e, nel caso di
esportazione o riesportazione da un Paese terzo parte contraente della Convenzione di
Washington, rilasciati in conformità della stessa, ovvero senza una prova sufficiente della
loro esistenza;
e) commercia piante riprodotte artificialmente in contrasto con le prescrizioni stabilite in
base all'articolo 7, paragrafo 1, lettera b), del Regolamento (CE) n. 338/97 del Consiglio, del
9 dicembre 1996, e successive attuazioni e modificazioni, e del Regolamento (CE) n. 939/97
della Commissione, del 26 maggio 1997, e successive modificazioni;
f) detiene, utilizza per scopi di lucro, acquista, vende, espone o detiene per la vendita o per
fini commerciali, offre in vendita o comunque cede esemplari senza la prescritta
documentazione, limitatamente alle specie di cui all'allegato B del Regolamento.
2. In caso di recidiva, si applica la sanzione dell'arresto da tre mesi a un anno e
dell'ammenda da lire venti milioni a lire duecento milioni. Qualora il reato suddetto viene
commesso nell'esercizio di attività di impresa, alla condanna consegue la sospensione della
licenza da un minimo di quattro mesi ad un massimo di dodici mesi.
3. L'introduzione nel territorio nazionale, l'esportazione o la riesportazione dallo stesso di
oggetti personali o domestici relativi a specie indicate nel comma 1, in violazione delle
disposizioni del Regolamento (CE) n. 939/97 della Commissione, del 26 maggio 1997, e
successive modificazioni, è punita con la sanzione amministrativa da lire due milioni a lire
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
dodici milioni. Gli oggetti introdotti illegalmente sono confiscati dal Corpo forestale dello
Stato, ove la confisca non sia disposta dall'Autorità giudiziaria.
4. Salvo che il fatto costituisca reato, chiunque omette di presentare la notifica di
importazione, di cui all'articolo 4, paragrafo 4, del Regolamento (CE) n. 338/97, del
Consiglio, del 9 dicembre 1996, e successive attuazioni e modificazioni, ovvero il
richiedente che omette di comunicare il rigetto di una domanda di licenza o di certificato in
conformità dell'articolo 6, paragrafo 3, del citato Regolamento, è punito con la sanzione
amministrativa da lire due milioni a lire dodici milioni.
5. L'autorità amministrativa che riceve il rapporto previsto dall'articolo 17, primo comma,
della legge 24 novembre 1981, n. 689, per le violazioni previste e punite dalla presente
legge, è il servizio CITES del Corpo forestale dello Stato.
Art. 3-bis l. n. 150/1992, c. 1
1. Alle fattispecie previste dall'articolo 16, paragrafo 1, lettere a), c), d), e), ed l), del
Regolamento (CE) n. 338/97 del Consiglio, del 9 dicembre 1996, e successive
modificazioni, in materia di falsificazione o alterazione di certificati, licenze, notifiche di
importazione, dichiarazioni, comunicazioni di informazioni al fine di acquisizione di una
licenza o di un certificato, di uso di certificati o licenze falsi o alterati si applicano le pene di
cui al libro II, titolo VII, capo III del codice penale.
2. In caso di violazione delle norme del decreto del Presidente della Repubblica 23 gennaio
1973, n. 43, le stesse concorrono con quelle di cui agli articoli 1, 2 e del presente articolo.
Art. 6 l. n. 150/1992, c. 4
1. Fatto salvo quanto previsto dalla legge 11 febbraio 1992, n. 157, è vietato a chiunque
detenere esemplari vivi di mammiferi e rettili di specie selvatica ed esemplari vivi di
mammiferi e rettili provenienti da riproduzioni in cattività che costituiscano pericolo per la
salute e per l'incolumità pubblica.
2. Il Ministro dell'ambiente, di concerto con il Ministro dell'interno, con il Ministro della
sanità e con il Ministro delle politiche agricole e forestali, stabilisce con proprio decreto i
criteri da applicare nell'individuazione delle specie di cui al comma 1 e predispone di
conseguenza l'elenco di tali esemplari, prevedendo altresì opportune forme di diffusione
dello stesso anche con l'ausilio di associazioni aventi il fine della protezione delle specie.
3. Fermo restando quanto previsto dal comma 1 dell'articolo 5, coloro che alla data di
pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto di cui al comma 2 detengono esemplari
vivi di mammiferi o rettili di specie selvatica ed esemplari vivi di mammiferi o rettili
provenienti da riproduzioni in cattività compresi nell'elenco stesso, sono tenuti a farne
denuncia alla prefettura territorialmente competente entro novanta giorni dalla data di entrata
in vigore del decreto di cui al comma 2. Il prefetto, d'intesa con le autorità sanitarie
competenti, può autorizzare la detenzione dei suddetti esemplari previa verifica della
idoneità delle relative strutture di custodia, in funzione della corretta sopravvivenza degli
stessi, della salute e dell'incolumità pubblica.
4. Chiunque contravviene alle disposizioni di cui al comma 1 è punito con l'arresto fino a tre
mesi o con l'ammenda da lire quindici milioni a lire duecento milioni.
5. Chiunque contravviene alle disposizioni di cui al comma 3 è punito con la sanzione
amministrativa da lire dieci milioni a lire sessanta milioni.
6. Le disposizioni dei commi 1, 3, 4 e 5 non si applicano: a) nei confronti dei giardini
zoologici, delle aree protette, dei parchi nazionali, degli acquari e delfinari, dichiarati idonei
dalla commissione scientifica di cui all'articolo 4, comma 2, sulla base dei criteri generali
Parte Generale
91
Modello organizzativo 231
fissati previamente dalla commissione stessa; b) nei confronti dei circhi e delle mostre
faunistiche permanenti o viaggianti, dichiarati idonei dalle autorità competenti in materia di
salute e incolumità pubblica, sulla base dei criteri generali fissati previamente dalla
commissione scientifica di cui all'articolo 4, comma 2. Le istituzioni scientifiche e di ricerca
iscritte nel registro istituito dall'articolo 5- bis , comma 8, non sono sottoposte alla previa
verifica di idoneità da parte della commissione.
Art. 3 l. n. 549/1993, c. 6
1. La produzione, il consumo, l'importazione, l'esportazione, la detenzione e la
commercializzazione delle sostanze lesive di cui alla tabella A allegata alla presente legge
sono regolati dalle disposizioni di cui al regolamento (CE) n. 3093/94.
2. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge è vietata l'autorizzazione di
impianti che prevedano l'utilizzazione delle sostanze di cui alla tabella A allegata alla
presente legge, fatto salvo quanto disposto dal regolamento (CE) n. 3093/94.
3. Con decreto del Ministro dell'ambiente, di concerto con il Ministro dell'industria, del
commercio e dell'artigianato, sono stabiliti, in conformità alle disposizioni ed ai tempi del
programma di eliminazione progressiva di cui al regolamento (CE) n. 3093/94, la data fino
alla quale è consentito l'utilizzo di sostanze di cui alla tabella A, allegata alla presente legge,
per la manutenzione e la ricarica di apparecchi e di impianti già venduti ed installati alla data
di entrata in vigore della presente legge, ed i tempi e le modalità per la cessazione
dell'utilizzazione delle sostanze di cui alla tabella B, allegata alla presente legge, e sono
altresì individuati gli usi essenziali delle sostanze di cui alla tabella B, relativamente ai quali
possono essere concesse deroghe a quanto previsto dal presente comma. La produzione,
l'utilizzazione, la commercializzazione, l'importazione e l'esportazione delle sostanze di cui
alle tabelle A e B allegate alla presente legge cessano il 31 dicembre 2008, fatte salve le
sostanze, le lavorazioni e le produzioni non comprese nel campo di applicazione del
regolamento (CE) n. 3093/94, secondo le definizioni ivi previste.
4. L'adozione di termini diversi da quelli di cui al comma 3, derivati dalla revisione in atto
del regolamento (CE) n. 3093/94, comporta la sostituzione dei termini indicati nella presente
legge ed il contestuale adeguamento ai nuovi termini.
5. Le imprese che intendono cessare la produzione e la utilizzazione delle sostanze di cui alla
tabella B allegata alla presente legge prima dei termini prescritti possono concludere appositi
accordi di programma con il Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato e
dell'ambiente, al fine di usufruire degli incentivi di cui all'art. 10, con priorità correlata
all'anticipo dei tempi di dismissione, secondo le modalità che saranno fissate con decreto del
Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, d'intesa con il Ministro
dell'ambiente.
6. Chiunque violi le disposizioni di cui al presente articolo, è punito con l'arresto fino a due
anni e con l'ammenda fino al triplo del valore delle sostanze utilizzate per fini produttivi,
importate o commercializzate. Nei casi più gravi, alla condanna consegue la revoca
dell'autorizzazione o della licenza in base alla quale viene svolta l'attività costituente illecito.
Art. 9, d.lgs. 202/2007, c. 1 e c. 2
Inquinamento colposo causato dallo scarico in mare da parte di navi
1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, il Comandante di una nave, battente qualsiasi
bandiera, nonché i membri dell'equipaggio, il proprietario e l'armatore della nave, nel caso in
cui la violazione sia avvenuta con la loro cooperazione, che violano per colpa le disposizioni
dell'art. 4, sono puniti con l'ammenda da euro 10.000 ad euro 30.000.
Parte Generale
92
Modello organizzativo 231
2. Se la violazione di cui al comma 1 causa danni permanenti o, comunque, di particolare
gravità, alla qualità delle acque, a specie animali o vegetali o a parti di queste, si applica
l'arresto da sei mesi a due anni e l'ammenda da euro 10.000 ad euro 30.000.
3. Il danno si considera di particolare gravità quando l'eliminazione delle sue conseguenze
risulta di particolare complessità sotto il profilo tecnico, ovvero particolarmente onerosa o
conseguibile solo con provvedimenti eccezionali.
Art. 8 d.lgs. 202/07, c. 1 e c. 2
Inquinamento doloso causato dallo scarico in mare da parte di navi
1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, il Comandante di una nave, battente qualsiasi
bandiera, nonché i membri dell'equipaggio, il proprietario e l'armatore della nave, nel caso in
cui la violazione sia avvenuta con il loro concorso, che dolosamente violano le disposizioni
dell'art. 4 sono puniti con l'arresto da sei mesi a due anni e con l'ammenda da euro 10.000 ad
euro 50.000.
2. Se la violazione di cui al comma 1 causa danni permanenti o, comunque, di particolare
gravità, alla qualità delle acque, a specie animali o vegetali o a parti di queste, si applica
l'arresto da uno a tre anni e l'ammenda da euro 10.000 ad euro 80.000.
3. Il danno si considera di particolare gravità quando l'eliminazione delle sue conseguenze
risulta di particolare complessità sotto il profilo tecnico, ovvero particolarmente onerosa o
conseguibile solo con provvedimenti eccezionali.
Art. 3 l.n. 549/1993, c. 6
1. La produzione, il consumo, l'importazione, l'esportazione, la detenzione e la
commercializzazione delle sostanze lesive di cui alla tabella A allegata alla presente legge
sono regolati dalle disposizioni di cui al regolamento (CE) n. 3093/94.
2. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge è vietata l'autorizzazione di
impianti che prevedano l'utilizzazione delle sostanze di cui alla tabella A allegata alla
presente legge, fatto salvo quanto disposto dal regolamento (CE) n. 3093/94.
3. Con decreto del Ministro dell'ambiente, di concerto con il Ministro dell'industria, del
commercio e dell'artigianato, sono stabiliti, in conformità alle disposizioni ed ai tempi del
programma di eliminazione progressiva di cui al regolamento (CE) n. 3093/94, la data fino
alla quale è consentito l'utilizzo di sostanze di cui alla tabella A, allegata alla presente legge,
per la manutenzione e la ricarica di apparecchi e di impianti già venduti ed installati alla data
di entrata in vigore della presente legge, ed i tempi e le modalità per la cessazione
dell'utilizzazione delle sostanze di cui alla tabella B, allegata alla presente legge, e sono
altresì individuati gli usi essenziali delle sostanze di cui alla tabella B, relativamente ai quali
possono essere concesse deroghe a quanto previsto dal presente comma. La produzione,
l'utilizzazione, la commercializzazione, l'importazione e l'esportazione delle sostanze di cui
alle tabelle A e B allegate alla presente legge cessano il 31 dicembre 2008, fatte salve le
sostanze, le lavorazioni e le produzioni non comprese nel campo di applicazione del
regolamento (CE) n. 3093/94, secondo le definizioni ivi previste.
4. L'adozione di termini diversi da quelli di cui al comma 3, derivati dalla revisione in atto
del regolamento (CE) n. 3093/94, comporta la sostituzione dei termini indicati nella presente
legge ed il contestuale adeguamento ai nuovi termini.
5. Le imprese che intendono cessare la produzione e la utilizzazione delle sostanze di cui alla
tabella B allegata alla presente legge prima dei termini prescritti possono concludere appositi
accordi di programma con il Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato e
dell'ambiente, al fine di usufruire degli incentivi di cui all'art. 10, con priorità correlata
Parte Generale
93
Modello organizzativo 231
all'anticipo dei tempi di dismissione, secondo le modalità che saranno fissate con decreto del
Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, d'intesa con il Ministro
dell'ambiente.
6. Chiunque violi le disposizioni di cui al presente articolo, è punito con l'arresto fino a due
anni e con l'ammenda fino al triplo del valore delle sostanze utilizzate per fini produttivi,
importate o commercializzate. Nei casi più gravi, alla condanna consegue la revoca
dell'autorizzazione o della licenza in base alla quale viene svolta l'attività costituente illecito.
Parte Generale
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Modello organizzativo 231
Art. 25-duodecies
Impiego di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare
1. In relazione alla commissione del delitto di cui all'articolo 22, comma 12-bis, del decreto
legislativo 25 luglio 1998, n. 286, si applica all'ente la sanzione pecuniaria da 100 a 200
quote, entro il limite di 150.000 euro.
Art. 22, c. 12 bis, d.lgs. 286/1998
Lavoro subordinato a tempo determinato e indeterminato
1. In ogni provincia è istituito presso la prefettura-ufficio territoriale del Governo uno
sportello unico per l'immigrazione, responsabile dell'intero procedimento relativo
all'assunzione di lavoratori subordinati stranieri a tempo determinato ed indeterminato.
2. Il datore di lavoro italiano o straniero regolarmente soggiornante in Italia che intende
instaurare in Italia un rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato o indeterminato
con uno straniero residente all'estero deve presentare allo sportello unico per l'immigrazione
della provincia di residenza ovvero di quella in cui ha sede legale l'impresa, ovvero di quella
ove avrà luogo la prestazione lavorativa:
a) richiesta nominativa di nulla osta al lavoro;
b) idonea documentazione relativa alle modalità di sistemazione alloggiativa per il
lavoratore straniero;
c) la proposta di contratto di soggiorno con specificazione delle relative condizioni,
comprensiva dell'impegno al pagamento da parte dello stesso datore di lavoro delle spese di
ritorno dello straniero nel Paese di provenienza;
d) dichiarazione di impegno a comunicare ogni variazione concernente il rapporto di lavoro.
3. Nei casi in cui non abbia una conoscenza diretta dello straniero, il datore di lavoro italiano
o straniero regolarmente soggiornante in Italia può richiedere, presentando la
documentazione di cui alle lettere b) e c) del comma 2, il nulla osta al lavoro di una o più
persone iscritte nelle liste di cui all'articolo 21, comma 5, selezionate secondo criteri definiti
nel regolamento di attuazione.
4. Lo sportello unico per l'immigrazione comunica le richieste di cui ai commi 2 e 3 al
centro per l'impiego di cui all'articolo 4 del decreto legislativo 23 dicembre 1997, n. 469,
competente in relazione alla provincia di residenza, domicilio o sede legale. Il centro per
l'impiego provvede a diffondere le offerte per via telematica agli altri centri ed a renderle
disponibili su sito INTERNET o con ogni altro mezzo possibile ed attiva gli eventuali
interventi previsti dall'articolo 2 del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181. Decorsi venti
giorni senza che sia stata presentata alcuna domanda da parte di lavoratore nazionale o
comunitario, anche per via telematica, il centro trasmette allo sportello unico richiedente una
certificazione negativa, ovvero le domande acquisite comunicandole altresì al datore di
lavoro. Ove tale termine sia decorso senza che il centro per l'impiego abbia fornito riscontro,
lo sportello unico procede ai sensi del comma 5.
5. Lo sportello unico per l'immigrazione, nel complessivo termine massimo di quaranta
giorni dalla presentazione della richiesta, a condizione che siano state rispettate le
prescrizioni di cui al comma 2 e le prescrizioni del contratto collettivo di lavoro applicabile
alla fattispecie, rilascia, in ogni caso, sentito il questore, il nulla osta nel rispetto dei limiti
numerici, quantitativi e qualitativi determinati a norma dell'articolo 3, comma 4, e
dell'articolo 21, e, a richiesta del datore di lavoro, trasmette la documentazione, ivi compreso
Parte Generale
95
Modello organizzativo 231
il codice fiscale, agli uffici consolari, ove possibile in via telematica. Il nulla osta al lavoro
subordinato ha validità per un periodo non superiore a sei mesi dalla data del rilascio.
5-bis. Il nulla osta al lavoro è rifiutato se il datore di lavoro risulti condannato negli ultimi
cinque anni, anche con sentenza non definitiva, compresa quella adottata a seguito di
applicazione della pena su richiesta ai sensi dell'articolo 444 del codice di procedura penale,
per:
a) favoreggiamento dell'immigrazione clandestina verso l'Italia e dell'emigrazione
clandestina dall'Italia verso altri Stati o per reati diretti al reclutamento di persone da
destinare alla prostituzione o allo sfruttamento della prostituzione o di minori da impiegare
in attività illecite;
b) intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro ai sensi dell'articolo 603-bis del codice
penale;
c) reato previsto dal comma 12.
5-ter. Il nulla osta al lavoro è, altresì, rifiutato ovvero, nel caso sia stato rilasciato, è revocato
se i documenti presentati sono stati ottenuti mediante frode o sono stati falsificati o
contraffatti ovvero qualora lo straniero non si rechi presso lo sportello unico per
l'immigrazione per la firma del contratto di soggiorno entro il termine di cui al comma 6,
salvo che il ritardo sia dipeso da cause di forza maggiore. La revoca del nulla osta è
comunicata al Ministero degli affari esteri tramite i collegamenti telematici.
6. Gli uffici consolari del Paese di residenza o di origine dello straniero provvedono, dopo
gli accertamenti di rito, a rilasciare il visto di ingresso con indicazione del codice fiscale,
comunicato dallo sportello unico per l'immigrazione. Entro otto giorni dall'ingresso, lo
straniero si reca presso lo sportello unico per l'immigrazione che ha rilasciato il nulla osta
per la firma del contratto di soggiorno che resta ivi conservato e, a cura di quest'ultimo,
trasmesso in copia all'autorità consolare competente ed al centro per l'impiego competente.
[7. Il datore di lavoro che omette di comunicare allo sportello unico per l'immigrazione
qualunque variazione del rapporto di lavoro intervenuto con lo straniero, è punito con la
sanzione amministrativa da 500 a 2.500 euro. Per l'accertamento e l'irrogazione della
sanzione è competente il prefetto. ]
8. Salvo quanto previsto dall'articolo 23, ai fini dell'ingresso in Italia per motivi di lavoro, il
lavoratore extracomunitario deve essere munito del visto rilasciato dal consolato italiano
presso lo Stato di origine o di stabile residenza del lavoratore.
9. Le questure forniscono all'INPS e all'INAIL, tramite collegamenti telematici, le
informazioni anagrafiche relative ai lavoratori extracomunitari ai quali è concesso il
permesso di soggiorno per motivi di lavoro, o comunque idoneo per l'accesso al lavoro, e
comunicano altresì il rilascio dei permessi concernenti i familiari ai sensi delle disposizioni
di cui al titolo IV; l'INPS, sulla base delle informazioni ricevute, costituisce un "Archivio
anagrafico dei lavoratori extracomunitari", da condividere con altre amministrazioni
pubbliche; lo scambio delle informazioni avviene in base a convenzione tra le
amministrazioni interessate. Le stesse informazioni sono trasmesse, in via telematica, a cura
delle questure, all'ufficio finanziario competente che provvede all'attribuzione del codice
fiscale.
10. Lo sportello unico per l'immigrazione fornisce al Ministero del lavoro e delle politiche
sociali il numero ed il tipo di nulla osta rilasciati secondo le classificazioni adottate nei
decreti di cui all'articolo 3, comma 4.
11. La perdita del posto di lavoro non costituisce motivo di revoca del permesso di
soggiorno al lavoratore extracomunitario ed ai suoi familiari legalmente soggiornanti. Il
lavoratore straniero in possesso del permesso di soggiorno per lavoro subordinato che perde
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il posto di lavoro, anche per dimissioni, può essere iscritto nelle liste di collocamento per il
periodo di residua validità del permesso di soggiorno, e comunque, salvo che si tratti di
permesso di soggiorno per lavoro stagionale, per un periodo non inferiore ad un anno ovvero
per tutto il periodo di durata della prestazione di sostegno al reddito percepita dal lavoratore
straniero, qualora superiore. Decorso il termine di cui al secondo periodo, trovano
applicazione i requisiti reddituali di cui all'articolo 29, comma 3, lettera b). Il regolamento di
attuazione stabilisce le modalità di comunicazione ai centri per l'impiego, anche ai fini
dell'iscrizione del lavoratore straniero nelle liste di collocamento con priorità rispetto a nuovi
lavoratori extracomunitari.
11-bis. Lo straniero che ha conseguito in Italia il dottorato o il master universitario di
secondo livello, alla scadenza del permesso di soggiorno per motivi di studio, può essere
iscritto nell’elenco anagrafico previsto dall’articolo 4 del regolamento di cui al decreto del
Presidente della Repubblica 7 luglio 2000, n. 442, per un periodo non superiore a dodici
mesi, ovvero, in presenza dei requisiti previsti dal presente testo unico, può chiedere la
conversione in permesso di soggiorno per motivi di lavoro.
12. Il datore di lavoro che occupa alle proprie dipendenze lavoratori stranieri privi del
permesso di soggiorno previsto dal presente articolo, ovvero il cui permesso sia scaduto e
del quale non sia stato chiesto, nei termini di legge, il rinnovo, revocato o annullato, è punito
con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa di 5.000 euro per ogni lavoratore
impiegato.
12-bis. Le pene per il fatto previsto dal comma 12 sono aumentate da un terzo alla metà:
a) se i lavoratori occupati sono in numero superiore a tre;
b) se i lavoratori occupati sono minori in età non lavorativa;
c) se i lavoratori occupati sono sottoposti alle altre condizioni lavorative di particolare
sfruttamento di cui al terzo comma dell'articolo 603-bis del codice penale.
12-ter. Con la sentenza di condanna il giudice applica la sanzione amministrativa accessoria
del pagamento del costo medio di rimpatrio del lavoratore straniero assunto illegalmente.
12-quater. Nelle ipotesi di particolare sfruttamento lavorativo di cui al comma 12-bis, è
rilasciato dal questore, su proposta o con il parere favorevole del procuratore della
Repubblica, allo straniero che abbia presentato denuncia e cooperi nel procedimento penale
instaurato nei confronti del datore di lavoro, un permesso di soggiorno ai sensi dell'articolo
5, comma 6.
12-quinquies. Il permesso di soggiorno di cui al comma 12-quater ha la durata di sei mesi e
può essere rinnovato per un anno o per il maggior periodo occorrente alla definizione del
procedimento penale. Il permesso di soggiorno è revocato in caso di condotta incompatibile
con le finalità dello stesso, segnalata dal procuratore della Repubblica o accertata dal
questore, ovvero qualora vengano meno le condizioni che ne hanno giustificato il rilascio.
13. Salvo quanto previsto per i lavoratori stagionali dall'articolo 25, comma 5, in caso di
rimpatrio il lavoratore extracomunitario conserva i diritti previdenziali e di sicurezza sociale
maturati e può goderne indipendentemente dalla vigenza di un accordo di reciprocità al
verificarsi della maturazione dei requisiti previsti dalla normativa vigente, al compimento
del sessantacinquesimo anno di età, anche in deroga al requisito contributivo minimo
previsto dall'articolo 1, comma 20, della legge 8 agosto 1995, n. 335.
14. Le attribuzioni degli istituti di patronato e di assistenza sociale, di cui alla legge 30
marzo 2001, n. 152, sono estese ai lavoratori extracomunitari che prestino regolare attività di
lavoro in Italia.
15. I lavoratori italiani ed extracomunitari possono chiedere il riconoscimento di titoli di
formazione professionale acquisiti all'estero; in assenza di accordi specifici, il Ministro del
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lavoro e delle politiche sociali, sentita la commissione centrale per l'impiego, dispone
condizioni e modalità di riconoscimento delle qualifiche per singoli casi. Il lavoratore
extracomunitario può inoltre partecipare, a norma del presente testo unico, a tutti i corsi di
formazione e di riqualificazione programmati nel territorio della Repubblica.
16. Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano alle regioni a statuto speciale e
alle province autonome di Trento e di Bolzano ai sensi degli statuti e delle relative norme di
attuazione.
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