Dove vanno a finire i nostri soldi?

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Dove vanno a finire i nostri soldi?
Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco
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Dove vanno a finire i nostri soldi?
Guida all'analisi del bilacio scolastico o Programma Annuale
Quante volte abbiamo provato a proporre dei progetti nei Consigli d'Istituto delle nostre scuole e il
Dirigente Scolastico, magari col sostegno dei professori, ci ha detto “non ci sono i soldi” e ci ha
riempito di norme, articoli e leggi per farci desistere?
Molto spesso non si trovano risposte perché non si conosce il bilancio della scuola o magari, pur
prendendone visione, non si è in gradi analizzarlo.
Di seguito alcune nozioni di base per provare a non farsi più ingannare.
L'autonomia scolastica
Con la legge n.59 del 15 marzo 1997, le scuole hanno assunto una propria autonomia didattica,
organizzativa e finanziaria. Alle scuole, dalle primarie alle secondarie di secondo grado, è stata
riconosciuta la personalità giuridica; in poche parole ogni scuola può autogestirsi in differenti
forme per realizzare gli obiettivi didattici legati maggiormente al territorio e destinare, con
maggiore libertà rispetto al passato, i finanziamenti statali assegnati.
Ciò che ci interessa è l'autonomia finanziaria. Con il D.M. 1° febbraio 2001, n. 44, avente per
oggetto: "Regolamento concernente le istruzioni generali sulla gestione amministrativa-contabile
delle istituzioni scolastiche" viene specificato come potranno essere utilizzate le risorse provenienti
dallo Stato.
Nell'articolo 1, comma 2, si specifica infatti:
“Le risorse assegnate dallo Stato, costituenti la dotazione finanziaria di istituto sono utilizzate, (…)
senza altro vincolo di destinazione che quello prioritario per lo svolgimento delle attività di
istruzione, di formazione e di orientamento proprie dell'istituzione interessata, come previste ed
organizzate nel piano dell'offerta formativa (P.O.F.), nel rispetto delle competenze attribuite o
delegate alle regioni e agli enti locali dalla normativa vigente. Le istituzioni scolastiche provvedono
altresì all'autonoma allocazione delle risorse finanziarie derivanti da entrate proprie o da altri
finanziamenti dello Stato, delle regioni, di enti locali o di altri enti, pubblici e privati, sempre che tali
finanziamenti non siano vincolati a specifiche destinazioni.”
Ciò significa che ogni scuola può decidere in buona parte come meglio indirizzare le risorse
pervenute.
Il programma annuale
Con l'art.2 del D.M. 1° febbraio 2001, n. 44, è stato introdotto il programma annuale che ha
sostituito il vecchio bilancio scolastico. Mediante questo tutte le scuole indicano entrate, spese e
programmazione dell'attività didattica e organizzativa che si intende portare a termine nel corso
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dell'esercizio finanziario (entro il 31 dicembre). Il programma annuale, o documento contabile
annuale, è in sostanza la traduzione in costi di tutti i progetti e attività che la scuola mette in
campo nel corso dell'anno.
Ogni anno viene redatto dal Dirigente Scolastico in collaborazione con il direttore s.g.a. (servizi
generali e amministrativi) tenendo conto delle previsioni del P.O.F., e dunque di tutte le attività
didattiche e organizzative previste. Sostanzialmente il programma annuale non nient'altro che un
bilancio di previsione.
Come analizzare un programma annuale?
L'esercizio finanziario a cui fa riferimento il programma annuale ha inizio il 1° gennaio e termina il
31 dicembre. Entro il 31 ottobre di ogni anno il Dirigente Scolastico e il direttore s.g.a. Devono
proporre al Consiglio d'istituto il programma annuale. La relativa delibera è adottata dal Consiglio
d'istituto entro il 15 dicembre ma tale scadenza non viene mai rispettata perché il Ministero non
è mai riuscito a comunicare l'entità delle risorse disponibili per il documento contabile. Difatti il
consiglio può approvare il Programma annuale entro 45 giorni dall’inizio dell’anno finanziario,
ossia entro il 14 febbraio. Dopo quella data il Dirigente Scolastico dovrebbe comunicare la
situazione all’USR che, a sua volta, dovrebbe designare un commissario ad acta. Nonostante ciò,
molto spesso gli istituti fanno scivolare l'approvazione del programma annuale sino a marzo o
oltre.
Perché non viene rispettata mai la scadenza del 15 dicembre? Nella maggior parte dei casi le
risorse disponibili per le scuole sono legate o a stanziamenti previsti nella legge finanziaria (ora
detta di stabilità) o ad altri atti previsti da norme di legge o contrattuale. Un esempio potrebbe
esser quello dei pochissimi fondi legati alla legge 440/97 sull'ampliamento dell’offerta formativa:
questi si conoscono esclusivamente nelle ultime settimane dell'anno mentre i fondi contrattuali
vengono definiti in accordo fra Ministero e sindacati.
Una volta approvato il Programma Annuale (che deve essere affisso all'albo dell'istituzione
scolastica entro quindici giorni dall'approvazione e inserito -dove esiste- nel sito web della scuola)
le variazioni al medesimo possono essere effettuate in qualsiasi momento dell’anno tranne che
nell'ultimo mese dell'esercizio finanziario (salvo casi eccezionali da motivare). Le variazioni del
programma conseguenti a entrate finalizzate (es: gite e viaggi d’istruzione) possono essere
disposte con decreto del dirigente, da trasmettere per conoscenza al Consiglio di Istituto.
Infine, entro il 15 marzo dell’anno successivo, il dirigente sottopone il conto consuntivo all'esame
del Collegio dei revisori dei conti, insieme a una dettagliata relazione che illustra l'andamento della
gestione dell'istituzione scolastica e i risultati conseguiti in relazione agli obiettivi programmati.
Entro il 30 aprile il consuntivo, corredato della relazione del collegio dei revisori dei conti, deve
essere sottoposto all'approvazione del Consiglio di istituto.
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Le entrate
Di seguito un modello di programma annuale semplificato al fine di essere presentato in Consiglio
d'Istituto.
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La prima parte di un Programma Annuale è costituita dalle entrate. Molte di queste sono
vincolate(stipendi, fondo dell'Istituzione scolastica, aggiornamento, ditta di pulizie, sicurezza,
inserimento alunni extra comunitari o acquisto arredi da parte dell'ente locale; assicurazione, gite,
progetti da parte dei genitori), e non vincolate che possono essere utilizzate liberamente dal
Consiglio d'Istituto per conseguire gli obiettivi del POF (funzionamento amministrativo e didattico,
diritto allo studio, contributo volontario dei genitori, interessi bancari e postali). Innanzitutto,
prima di analizzare un bilancio scolastico, bisogna tener conto di tre elementi: non troveremo gli
stipendi del personale, le imposte e i contributi/ritenute dello stesso; non ci saranno le spese di
manutenzione degli immobili, ordinaria e straordinaria, non delegata alle scuole ma alla provincia,
e i costi per l’energia elettrica, l’acqua e le spese di riscaldamento; non ci saranno le spese per
eventuali affitti dei locali scolastici agli Enti locali.
Il programma annuale in dettaglio
1. L'avanzo di amministrazione
Quando tutto il programma delle entrate e delle spese si realizza nel corso dell'anno si generano
dei residui: essi costituiscono l'avanzo di amministrazione. Esso si calcola in questo modo:
Fondo di cassa + entrate accertate ma non riscosse - Spese impegnate ma non pagate.
Se il Programma annuale è stato rispettato è vi è stata una buona gestione economica l'avanzo
dovrebbe tendere a zero. Invece, quando le scuole vantano dei crediti nei confronti dello Stato o di
altri enti (che vanno a costituire i residui attivi, mentre quelli passivi sono le spese impegnate e non
pagate) l'avanzo cresce.
La prima cosa da fare è verificare la consistenza dell'avanzo di amministrazione, per capire da
dove spostare i fondi per le attività che ci interessano maggiormente. Per fare ciò occorre
distinguere tra fondi vincolati e non vincolati. I primi devono essere ricollocati lì da dove
provengono (stipendi, spese pulizie), i secondi, sui quali dobbiamo puntare, possono essere usati
secondo le necessità.
2. Finanziamenti dello stato
Ogni anno si assottigliano sempre più ma rimangono la componente più importante del budget a
disposizione della scuola. Vengono ripartiti maggiormente tra spese relative al personale e per il
funzionamento amministrativo e didattico. Si dividono nello specifico in:
 Dotazione ordinaria, che comprende i finanziamenti del MIUR o degli USR o USP
 Dotazione perequativa, che va a coprire particolari esigenza della scuola
 Finanziamenti non vincolati provenienti dal MIUR
 Ulteriori finanziamenti vincolati indicati dal USR
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3. Finanziamenti delle Regioni
Un'esigua percentuale di finanziamenti arriva anche dalle Regioni. Quelle autonome investono
molto di più. Anche questi fondi si dividono in ordinari, perequativi, altri finanziamenti non
vincolati e vincolati.
4. Finanziamenti da Enti Locali o da altre Istituzioni
Una grande percentuale di finanziamenti arriva dagli Enti Locali. Le Province si occupano delle
spese di funzionamento e della manutenzione ordinaria degli edifici. L'Unione Europea
contribuisce lautamente utilizzando due modalità: i PON (Programmi Operativi Nazionali), costituiti
dai fondi del FSE (Fondo Sociale Europeo) e del FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale), che
mirano ad abbattere le differenze di sviluppo delle varie zone dell'UE.
Nello specifico questi finanziamenti si suddividono in:
 Provincia vincolati
 Provincia non vincolati
 Unione Europea
 Comune vincolati
 Comune non vincolati
 Altre istituzioni
5. Contributi da privati
In maggioranza costituiti dalla contribuzione “volontaria” delle famiglie, rappresentano una fonte
di sostentamento sempre più importante per le scuole. Questi contributi devono essere utilizzati
esclusivamente per l'ampliamento dell'offerta formativa e per coloro che erogano il contributo
sono previste delle agevolazioni fiscali. Tali contributi si suddividono in:
 Famiglie non vincolati
 Famiglie vincolati
 Privati non vincolati
 Privati vincolati.
Si deve fare attenzione affinché vengano usati esclusivamente per finanziare progetti o altre
attività studentesche.
Concludono le voci delle entrate i proventi dalle gestioni economiche (un esempio potrebbe essere
il convitto o una vigna nel caso di un istituto agrario), i mutui e altre entrate (beni, interessi).
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Le uscite
Nel Programma Annuale la parte delle spese o uscite è suddivisa in due aggregati: attività e progetti.
 Attività
Questa voce si suddivide in:
 Funzionamento Amministrativo generale: fondi statali per il funzionamento, pulizie, sicurezza e
fondi comunali delle spese di segreteria.
 Funzionamento didattico: finanziamenti statali per il funzionamento, per l'aggiornamento e la
mensa gratuita per i docenti, i fondi comunali per il diritto allo studio e i contributi dei genitori,
l'assicurazione e le attività didattiche.
 Spese di personale: fondi statali vincolati destinati a retribuzioni e compensi: stipendi supplenti,
fondo istituto, ore eccedenti in sostituzione dei colleghi assenti, funzioni strumentali e incarichi
specifici.
 Spese di investimento: materiale per laboratori, attrezzature sportive etc.
 Spese per la manutenzione edifici (non a carico di Comune o Provincia)
 Progetti
I progetti sono finalizzati all'ampliamento dell'offerta formativa. È su questa voce che noi
dobbiamo agire attraverso il Comitato Studentesco e la rappresentanza d'istituto. Uno strumento
fondamentale per concretizzare un reale protagonismo degli studenti all'interno delle scuole era il
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decreto del Presidente della Repubblica 567/96. Esso stanziava dei fondi in proporzione al numero
di studenti dell’istituto che potevano essere gestiti dal comitato studentesco in totale autonomia
per organizzare attività pomeridiane di qualsiasi tipo. Ora non è più così: purtroppo con il nuovo
regolamento sulla gestione amministrativo-contabile delle istituzioni scolastiche (Decr. Interm.
N.44/2001), del quale abbiamo già parlato all'inizio del documento, non esiste più un fondo
vincolato per le attività degli studenti. Ciò significa che dobbiamo lottare nei Consigli d'Istituto per
far assegnare delle risorse ai nostri progetti.
Come realizzare un buon progetto?
Ecco un po' di regole generali per la stesura di un progetto:
Partecipanti al progetto: definire le chi ha la possibilità di prendervene parte. E' importante che
siano aperti a tutti al fine di non rinchiuderli a singole classi o corsi.
Finalità: descrivere quali conoscenze mira a far acquisire il vostro progetto.
IMPORTANTE: Se vogliamo che il collegio dei docenti approvi il nostro progetto integrandolo nel
POF, potendo altresì acquisire crediti formativi, dobbiamo fare in modo che a conclusione di esso
sia prodotto qualcosa dai partecipanti a dimostrazione delle competenze acquisite.
Tempi e modalità: quante ora impegnerà, dove e in che giorni si svolgeranno i lavori, quali esperti,
prof
o
associazioni
parteciperanno,
data
d’inizio
e
fine
delle
attività.
Costi: bisogna presentare un preventivo dettagliato dei costi del progetto. Non dimentichiamo mai
la necessità di personale che servirà a tenere aperta la scuola (numero e per quante ore), meglio se
riusciamo a fare un accordo per svolgere le attività quando la scuola è già aperta per altri motivi. In
ogni caso è bene monitorate, prima di andare in consiglio d’istituto, la disponibilità del personale
ATA nei giorni che abbiamo in mente per la realizzazione del progetto.
Tutti i progetti sono automaticamente coperti da assicurazione per gli infortuni.
A quali fondi dobbiamo dare maggior attenzione per far finanziare i progetti?
La prima cosa da fare è assicurarsi che tutte le entrate provenienti dall'eventuale contribuzione
studentesca volontaria siano destinati all'ampliamento dell'offerta formativa. Questa somma può
dunque essere utilizzata per finanziare i progetti presentati dagli studenti. Altre entrate da
considerare particolarmente sono i finanziamenti comunali, gli interessi ma, soprattutto, l'avanzo
di amministrazione. Teniamo d'occhio le entrate non vincolate, poiché, come abbiamo già
evidenziato, possono essere utilizzate dal Consiglio d'Istituto per conseguire gli obiettivi del POF e
dunque anche per i progetti che riusciremo a far approvare.
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