Prodi vuole unità sulla

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Prodi vuole unità sulla
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STAMPA
BALCANI
I compensi
dei consiglieri
del ministro?
Sono online
Oggi nasceva
Carosello.
Morirà troppo
presto
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Kosovo, una soluzione che non risolve.
Le proposte presentate dall’inviato speciale
Onu deludono sia Belgrado sia Pristina
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2007
O la maggioranza
tiene, oppure
andrà trovata
STEFANO
MENICHINI
Oggi su www.europaquotidiano.it
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N F O R M A Z I O N
1
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N A L I S I
POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN ABB. POST. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27.02.2004, N.46)
ART.1, COMMA 1, DCB ROMA
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N N O
V • N°25 •
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1,00
Per Rutelli al senato è suonato «l’ultimo campanello d’allarme». E tutti si spaventano
Prodi vuole unità sulla
politica estera. Atlantica
Arcore spa,
un’azienda
normale?
opo la sconfitta al senato di
giovedì nel centrosinistra sale ancora la polemica fra Ulivo e
sinistra radicale. Di particolare durezza le parole di Francesco Rutelli: «La misura è stata superata».
Mentre Giordano, Pecoraro, Diliberto replicano rispedendo le accuse al mittente e chiedendo un
chiarimento politico. Che è già
previsto: martedì o mercoledì si
riunirà un vertice sulla politica
estera, presenti i segretari, il premier, i ministri degli esteri e della difesa. Nel frattempo i rappresentanti dell’opposizione, in primis
Silvio Berlusconi, reclamano le di-
D
missioni del governo, ma Romano Prodi replica che non ci sono
motivi per passare la mano: «C’è
stato soltanto un voto che è espressione del fatto che il gioco di squadra non ha funzionato come
avrebbe dovuto. Ma da qui a parlare di crisi del governo ce ne corre». Il presidente del consiglio ha
anche ribadito, nel consiglio dei
ministri, che il governo ha finora
applicato una linea di politica estera concordata e sottoscritta nel
programma.
Su questa base Prodi ritiene di
andare al vertice della settimana
prossima senza dover accettare
compromessi o mediazioni sulla
politica estera. Ieri il premier ha
sentito telefonicamente D’Alema,
Rutelli e Bertinotti e con i primi
due ha concordato la posizione da
tenere con gli alleati. Sembra sfumata definitivamente l’ipotesi di
un dibattito parlamentare sulla
politica estera, e quindi il «chiarimento» avverrà solo nella sede del
vertice di maggioranza. Una verifica tanto più necessaria in quanto si avvicina il voto sull’Afghanistan, alla camera nella terza settimana di febbraio, al senato a marzo. È troppo presto per capire se
verrà posta la fiducia. A PAGINA 3
La strategia
del premier
M. LAVIA
Il Prc si inventa
un complotto
F. LO SARDO
Un week end tra
primarie e congressi
R. F. CALVO
ALLE PAGINE 3 E 4
Un’Italia
UNIFIL ■ IL GENERALE GRAZIANO ASSUME IL COMANDO. NON SARÀ FACILE
In Libano è il momento dell’Italia
IMMA VITELLI
NAQOURA
on avrà vita facile, il generale
Claudio Graziano. E non solo
per il momento, delicato, in cui ha
avuto la ventura di prendere il comando della forza di pace dell’Unifil. Ieri, sotto un cielo variabile, nel
piazzale della base di Naqoura, alla
cerimonia del passaggio di consegne, dopo aver ascoltato il commosso discorso di commiato del
N
R O B I N
suo predecessore, il francese Alain
Pellegrini, ha augurato, a lui che va
e a se stesso che arriva, buona fortuna.
Ne avrà bisogno. Non gli mancheranno, le sfide. Alcune erano in
vista, oltre il filo spinato che recinta la base: bandiere gialle dell’Hezbollah sventolavano su un palazzo
diroccato; a destra, a meno di un chilometro, si ergevano le colline e le
antenne dei servizi israeliani. Da
Beirut, arrivava il consueto tam tam
di queste settimane, il lento disin-
tegrarsi delle istituzioni, presidente della repubblica e opposizione
da un parte, premier e governo dall’altra, in mezzo l’esercito libanese,
che per il momento non si schiera,
perché sa che se lo facesse si spaccherebbe, come è già successo due
volte, nel ’76 e nel ’84.
Non avrà vita facile, il generale
degli alpini Claudio Graziano, ma
parte con un buon capitale. Da quando sono arrivati, alla fine di agosto,
i militari italiani in Libano si sono
fatti apprezzare. SEGUE A PAGINA 6
all’inglese
FRANCO
MOSCONI
ncora negli anni ’80 l’Italia non aveva una legge antitrust o meglio disponeva di un unico provvedimento ad
hoc del 1981 per il controllo della concentrazione nel mercato della stampa
quotidiana. Solo nel 1990 il nostro paese si doterà di una legge organica sulla
concorrenza, a un secolo di distanza
dallo “Sherman Act”. SEGUE A PAGINA 4
A
DOMANI LA FINALE A MIAMI
Superbowl
festa nazionale?
Studentesse
Ieri Berlusconi era atteso a Napo-
l SuperBowl – la finale del campionato
di football quest’anno si gioca a Miami tra Indianapolis Colts e Chicago
Bears – è considerato in America l’unica festa nazionale non segnata in rosso
sul calendario. Non ancora, almeno. Il
sito SuperBowlMonday.com ha lanciato
una petizione per convincere il Congresso a dichiarare national holidayil lunedì successivo al match. Perché il lunedì? Troppo alcol e cibo spazzatura la
sera prima. Servono almeno 24ore per
recuperare la forma (Ap). A PAGINA 6
I
li per dei festeggiamenti. Ha dato
buca, nella costernazione generale. Tra le più deluse le studentesse
teenager del gruppo “Silviocimanchi”, che gli avevano preparato
una calda accoglienza. Benedette
figliole, non hanno capito niente.
ia amore o no, sia finito o meno,
il carteggio Veronica-Silvio ha
confermato una volta di più che Mediaset è ancora un’azienda a gestione familiare, uno strapaesano esempio della strapaesana abitudine al
capitalismo sottocasa. Se Marina e
Piersilvio Berlusconi oggi non occupassero ruoli di primo piano nei
gioielli di famiglia, nessuno potrebbe sospettare che una vicenda privata
sia utilizzata per una resa dei conti
pubblica, societaria e dinastica. Conosciamo le obiezioni: tre delle quattro M della galassia berlusconiana
(Mediaset, Mondadori, Mediolanum, Medusa) sono aziende quotate in Borsa. Del gruppo televisivo la
holding del Cavaliere possiede solo
il 35 per cento, il resto è sul mercato. Eppure nessuno dubita che molto o quasi tutto passi ancora da Arcore. Ruoli,
decisioni,
strategie.
Il gruppo
Mediaset
è quotato
non è un’ain Borsa. Ma zienda normolte decisioni male. Forse
non lo è mai
passano ancora stata e potrebbe non
da casa
esserlo mai.
Anche la
sua storia è sempre passata molto di
più dai palazzi romani e dalle ville
della Brianza che dalle stanze di
Piazza affari. Inevitabile il rischio che
oggi la preoccupazione per il futuro
dei figli condizioni i destini del gruppo, che le ragioni di letto pesino più
del curriculum.
Può suonare iettatorio ricordare
i guasti recenti del capitalismo familiare, dalla Parmalat dei Tanzi alla Fiat degli Agnelli, che ha ripreso
a correre proprio quando si è affidata a un management forte e autonomo. Al Biscione, invece, il bastone
del comando è ancora nelle mani di
uno come Fedele Confalonieri, Fidèl
appunto, il conte zio, l’amico di una
vita incaricato di traghettare i figli più
fortunati tra i marosi della politica
più che tra le incertezze del mercato.
Si dirà, la storia televisiva italiana è una storia politica. È vero, ma
forse è ora per tutti di diventare adulti. O solo normali.
(gio.co.)
S
Boutade della Cdl sulle dimissioni. I radical riaprono la questione afgana
opo la figuraccia unionista (e ulivista) di palazzo
Madama, Prodi si muove su due piani. Da una
parte respinge le deboli richieste di dimissioni della destra, con l’argomento che le votazioni del senato non configurano alcuna crisi di governo. In
questo senso, deve minimizzare l’accaduto.
Dall’altra parte, però, il presidente del consiglio
ha capito (come tutti) che per durare non sono sufficienti la sua determinazione, le rassicurazioni di
Bertinotti e neanche la tenuta del gruppone dell’Ulivo, peraltro a rischio di cedimento.
La Giordano’s versiondella giornata al senato non
sta in piedi. Con banale automatismo, Rifondazione e i suoi satelliti/competitori reagiscono a ogni
evento riproponendo l’accusa del complotto neocentrista contro Prodi. Per aggiustare questa tesi al
piccolo particolare che i voti in libertà di giovedì erano prodiani, Liberazione
deve inventarsi che addiProdi, l’Ulivo rittura, a questo punto, chi
cambiare la geoe Rifondazione vorrebbe
metria della maggioranza
hanno lo stesso sarebbe Prodi medesimo.
Ridicolo. A meno che
problema.
Rifondazione non stia coDevono trovare minciando a mettere le
mani avanti in vista di un
la soluzione
replay del ’98. Dovremmo
ribaltare così la loro accusa a Rutelli di lavorare per un diverso quadro politico? Siamo seri, recuperiamo lucidità.
Nel dibattito al senato si sono ascoltati discorsi
d’altri tempi. Questo perché, ben al di là di Vicenza, l’antiamericanismo rimane vivo nel cuore della
sinistra antagonista. Non è uno scandalo, è una realtà
dalle radici antiche, diremmo perfino più forte fuori del Prc, che dentro. Ed è un problema di tutti.
Se Bertinotti e i suoi non avessero intrapreso,
anni fa, una revisione ampia di posizioni politiche
e background culturale, noi oggi non parleremmo
di un governo Prodi. Non va dimenticato. Come non
si può nascondere che questi comunisti al governo
in un paese capitalista hanno accettato il risanamento finanziario, le liberalizzazioni, la privatizzazione di un gigante pubblico come Alitalia. Se con
loro non si fosse potuto discutere e trattare, l’Unione non sarebbe neanche nata. Fuori da un accordo
rinnovato, non esiste governo del centrosinistra.
Quindi i termini del compromesso ci sono tutti.
Riformisti e radical condividono però due problemi, e devono cercare di condividerne la soluzione.
Il primo riguarda la politica estera. Fin qui il governo ha quasi rovesciato l’impostazione della destra, attirandosi casomai critiche per questo, anche
nell’alleanza. La linea è sostenibile solo se non sfiora mai lo strappo con Washington: lo capiscono anche i sassi. Certo non può essere messa a repentaglio per l’allargamento di una base, che non è come bombardare i villaggi. Ai senatori che giovedì
straparlavano dell’Italia avamposto della guerra preventiva di Bush, queste cose vanno spiegate con pazienza, ma anche con durezza. L’antiamericanismo
infantile va curato intanto con la pedagogia.
Qui è il secondo problema, che si fa scottante
in vista del voto sul decreto Afghanistan. C’è qualcuno che vorrebbe riaprire anche questa partita, che
pareva chiusa con l’impegno governativo per un
maggiore impiego di civili e per la conferenza internazionale. Ebbene, non ci sono alternative, in vista del ritorno a palazzo Madama. O questo qualcuno accetta il compromesso raggiunto e lo sostiene. Oppure il decreto passerà con la maggioranza
che troverà. Senza drammi per il voto determinante
dell’opposizione: dall’Albania alla ratifica della Costituzione europea, i precedenti non mancano.
Ecco cosa significa «sostituire i pezzi che mancano», come scriveva ieri Europa. È pericoloso, perché si aprono scenari imprevedibili? Perché la destra ne approfitterà? Perché qualcuno potrebbe essere tentato di cambiare la geometria politica in modo più duraturo? È pericoloso, sì. Ma è un dato della realtà, con la quale i comunisti dovrebbero saper
fare i conti. È un problema anche loro, non solo di
Prodi e dell’Ulivo: o condivideranno la via d’uscita,
o la subiranno, oppure non ci sarà via d’uscita.
D
www.europaquotidiano.it
Chiuso in redazione alle 20,30
Le esequie religiose di Pierfranco Nally in un giorno del 2058
La pagina
della cultura
IMPERIALISMO
E DEMOCRAZIA
2500 anni fa
Pericle si misurò
con un problema
di oggi. Un saggio
di Claude Mossé tra
storia e politologia
FEDERICO ORLANDO
A PAGINA 8
Attenti
a Bayrou
Lettera dal futuro della Chiesa
alla sofferenza da una malattia implacabile, non era più degna di essere vissuta. Le solenni esequie
(in questi casi la Chiesa prevede
molto bello che questa gior- che in onore del defunto la cerinata per la vita dell’anno 2058 monia sia particolarmente intensi svolga proprio nel giorno in cui sa e partecipata) saranno celebrasi celebrano nella basilica di San te dal cardinale vicario in persona,
Giovanni i solenni funerali di Pier- che ricorderà ai presenti quanto
franco Nally, l’uomo che ha chie- Pierfranco fosse legato alla vita e
sto e ottenuto, in base a quanto quanto la sua decisione di farsi
staccare il rescritto nel suo
spiratore sia natestamento biota proprio dal
logico, di non
suo amore per
dover continuala vita. Alla cerire a condurre
monia saranno
una vita che per
Bruno Vespa
presenti anche
lui, costretto alA PAGINA 9
i medici che
l’immobilità e
ALDO MARIA
VALLI
È
Perché Rizzo Nervo
ce l’ha con me?
hanno assistito il malato fino all’ultimo e hanno messo in pratica
la sua volontà.
I famigliari hanno ricordato in
questi giorni quanta forza e quanto amore abbia comunicato Pierfranco durante i lunghi mesi della terribile malattia, vissuta sempre
con grande dignità. Non siamo
stati noi ad assistere lui, hanno detto, ma è stato lui a regalarci amore. Quando poi è stata presa la decisione di rendere operativa la scelta, sottoscritta nel testamento biologico, di non proseguire con il
trattamento, parenti e amici si sono stretti attorno a Pierfranco con
un affetto che è difficile rendere a
parole.
SEGUE A PAGINA 2
GUIDO
BODRATO
l modello semipresidenziale che
la Francia ha ereditato da Charles De Gaulle, torna periodicamente
al centro del dibattito sulla revisione della Costituzione e della legge
elettorale, soprattutto per impulso
della sinistra che sogna il “doppio
turno” sperimentato per l’elezione
dei sindaci delle grandi città, e vorrebbe un sistema analogo per la
scelta del capo del governo e dei parlamentari.
SEGUE A PAGINA 2
I
Cocaina, nel 2006 sequestrate in Italia 4,6 tonnellate @ Istruzione, risoluzione Ue sulla discriminazione di donne e ragazzi @ Tv di qualità, forum di Articolo 21 sulla proposta di Veltroni