Bahrein - Aiuto alla Chiesa che Soffre

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Bahrein - Aiuto alla Chiesa che Soffre
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Appartenenza religiosa
Musulmani: 85,5%
Cristiani: 7,47%
Induisti: 6,47%
Altre religioni: 0,56%
SUPERFICIE
717 km2
POPOLAZIONE
1,4 milioni
Situazione
Il Bahrein è un regno situato nel Golfo Persico e governato dalla dinastia sunnita al Khalifa. Secondo le stime, più dei due terzi degli abitanti sono musulmani sciiti. Il resto della
comunità islamica - tra il 30 ed il 35 percento - è composto da sunniti. Vi è un numero
ridotto di cittadini cristiani, ebrei, baha’i e induisti. Il Paese è dunque uno dei pochi Stati
del Golfo in cui hanno la cittadinanza anche non musulmani. I cristiani con cittadinanza
del Bahrein sono circa un migliaio, la maggioranza dei quali è immigrata nel Paese tra il
1930 ed il 1950. Nella maggior parte dei casi si tratta di cristiani arabi mediorientali, ma
vi è anche una presenza di cristiani indiani. Circa il 50 percento degli abitanti del Bahrein
è composto da lavoratori stranieri, provenienti perlopiù da Paesi dell’Asia del Sud. La
metà di loro non è musulmana (approssimativamente tra i 250mila ed i 300mila). I cristiani rappresentano il 9 percento della popolazione, ed il numero di cattolici nel Paese
si attesta intorno agli 80mila1. Nel 2014 il re Hamad bin Isa Al Khalifa ha concesso alla
Chiesa cattolica il permesso di costruire la prima cattedrale, nonostante la costruzione
abbia subito dei ritardi.
Quadro giuridico relativo alla libertà religiosa ed effettiva applicazione
In base all’articolo 2 della Costituzione del Regno del 2002, «l’Islam è la religione di Stato
e la sharia islamica è fonte principale di diritto». L’articolo 6 afferma che «lo Stato salvaguardia le eredità araba e islamica». Tuttavia l’articolo 18 stabilisce che «non debba esserci alcuna discriminazione in base al sesso, alla provenienza, alla lingua, alla religione
o al credo». L’articolo 22 garantisce che «la libertà di coscienza è assoluta. Lo Stato tutela
l’inviolabilità del culto e la libertà di celebrare riti religiosi e di organizzare manifestazioni e riunioni religiose in accordo con i costumi nazionali»2.
Le conversioni dall’Islam ad altra religione non sono espressamente proibite dalla legge,
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2
http://www.avona.org/vicariate/vicariate_about.htm#.VvY4hJ0weM8
http://www.servat.unibe.ch/icl/ba00000_.html
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ma secondo fonti locali possono causare gravi conseguenze sia a livello sociale che legale. Un convertito dall’Islam perderebbe ogni diritto ad ereditare e sarebbe allontanato
dalla famiglia.
I missionari non musulmani non possono operare all’interno della comunità islamica,
pena importanti ripercussioni a livello personale.
Il codice penale del Bahrein afferma che «una pena detentiva non superiore ad un anno
ed una multa non superiore a 100 dinari del Bahrein (circa 233 euro) deve essere comminata a: ogni persona che causa deliberatamente disturbo ad una funzione religiosa di
una setta riconosciuta o ad una cerimonia religiosa o ad una riunione, ostacolando tale
evento o impedendone la realizzazione attraverso l’uso della forza o di minacce; ogni
persona che distrugge, danneggia o profana un luogo di culto di una setta riconosciuta,
oppure un simbolo o qualsiasi altra cosa avente un’inviolabilità religiosa»3.
È stato discusso anche un disegno di legge che criminalizza il disprezzo della religione,
contemplando episodi quali l’insulto alle divinità, la diffamazione dei profeti o dei testi
sacri, ogni discorso settario o d’incitamento all’odio che possa mettere a rischio l’unità
nazionale, e le discriminazioni sulla base del credo o dell’appartenenza ad una setta4.
Per poter operare nel Paese, i gruppi religiosi non musulmani devono registrarsi presso
il Ministero dello Sviluppo sociale. In totale sono 19 i gruppi registrati, che includono
alcune Chiese cristiane e un tempio induista5.
Incidenti e recenti sviluppi
Il Re Hamad bin Isa Al Khalifa ha sostenuto di voler aiutare 200 famiglie cristiane provenienti da Mosul in Iraq, donando loro un santuario in Bahrein. In un’intervista, il vicario apostolico dell’Arabia settentrionale, monsignor Camillo Ballin, ha commentato
le dichiarazioni del re affermando che «questo è un esempio della sua generosità nei
confronti dei cristiani»6.
Nell’ottobre 2014 un chierico sciita ha criticato la rimozione di alcuni striscioni affissi
per il rito dell’ashura, che commemora l’anniversario della morte del nipote del Profeta
Maometto, sostenendo che tale gesto rappresentava la violazione di una tradizione secolare. La denuncia pone in evidenza le preoccupazioni7 di gran parte della comunità
sciita del Bahrein in merito alla libertà religiosa nel Golfo Persico, nel quale si tenta ancora di superare le tensioni scaturite dalle rivolte di inizio 2011. Nei mesi seguenti, almeno
30 siti sciiti sono stati distrutti, dozzine di persone uccise e migliaia di protestanti - in
3
http://alwefaq.net/media/2015/01/Ashura_2014_EN.pdf
http://www.bna.bh/portal/en/news/684059
5
Dipartimento di Stato statunitense, Rapporto 2014 sulla libertà religiosa internazionale
6
http://www.lastampa.it/2014/08/30/vaticaninsider/eng/world-news/bahrain-is-willing-to-welcomechristian-families-from-mosul-vJDvv1J6XEIVSC5wB9xgFO/pagina.html
7
http://alwefaq.net/media/2015/01/Ashura_2014_EN.pdf; http://shiapost.com/2015/12/06/violations-ofreligious-freedom-increasing-in-bahrain/
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Il 29 gennaio 2014, l’Alta Corte Amministrativa ha emesso un verdetto che ordinava lo
scioglimento del Consiglio Islamico degli Ulema, la principale assemblea di chierici sciiti
del Paese, e la liquidazione di tutte le relative risorse economiche, sostenendo che il
Consiglio fosse privo di licenza e che «usasse la religione come una copertura» per attività politiche. La corte si è dunque espressa in favore del governo che aveva presentato
la causa nel 2013. Nel giugno del 2014 il Ministero della giustizia e degli Affari islamici
ha annunciato che avrebbe provveduto a sciogliere il Consiglio degli Ulema così come
stabilito dalla corte. Il 17 novembre del 2014, la Corte di Cassazione, il più alto grado di
giudizio, si è espressa contro la richiesta di sospensione della condanna presentata dal
Consiglio degli Ulema, sulla base del fatto che il verdetto fosse già stato emesso10.
Nel dicembre del 2014, il chierico sciita e leader dell’opposizione Ali Salman è stato arrestato e accusato di diversi crimini legati alla sicurezza, e rischia una pena detentiva
compresa fra tre anni e l’ergastolo. Attivisti dei diritti umani sostengono che le accuse
siano infondate ed esperti delle Nazioni Unite hanno definito la condanna una violazione delle libertà di espressione, associazione e religione11. Al termine del periodo preso
in esame da questo rapporto Salman si trovava ancora in carcere12.
Nel marzo del 2015, il pubblico ministero del Bahrein ha accusato uno studente del liceo
e due insegnanti di aver insultato l’Islam a causa di un video che mostrava lo studente
recitare alcuni versetti del Corano con un accompagnamento musicale. L’accusa è stata
riportata dall’agenzia di stampa statale Bahrain News Agency (BNA). La BNA ha riferito
che il video è stato postato sui social network e che mostrava lo studente recitare il
Corano mentre un insegnante lo accompagnava con uno strumento. Il Ministero dell’E8
http://www.reuters.com/article/us-religion-ashura-bahrain-idUSKCN0SG1TP20151022
https://globalvoices.org/2015/10/20/bahrain-government-renews-crackdown-on-religious-rituals/
10
Dipartimento di Stato statunitense, Rapporto 2014 sulla libertà religiosa internazionale
11
http://www.ohchr.org/en/NewsEvents/Pages/DisplayNews.aspx?NewsID=15541&LangID=E
12
http://www.bbc.com/news/world-middle-east-33147198;
http://english.almanar.com.lb/adetails.php?fromval=2&cid=27&frid=23&seccatid=27&eid=249665
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maggioranza sciiti - sono stati imprigionati oppure hanno perso il proprio lavoro come
pubblici ufficiali. È stato poi richiesto l’intervento di truppe dall’Arabia Saudita che hanno rapidamente soppresso la rivolta. Le dimostrazioni sciite contro la monarchia sunnita
sono continuate, seppur sporadicamente, negli ultimi cinque anni. I manifestanti hanno
chiesto maggiori diritti e la fine delle discriminazioni ai danni della maggioranza sciita
da parte della famiglia reale sunnita. Le autorità del Bahrein hanno negato le accuse
sciite relative alla discriminazione nell’assegnazione di impieghi pubblici. In merito alle
affermazioni del chierico sugli striscioni per l’ashura, il capo della sicurezza nazionale,
Tariq al-Hassan, ha asserito che le forze di sicurezza avevano rimosso gli striscioni nel
tentativo di proteggere la cerimonia, assicurandosi però che questi fossero ricollocati in
aree designate. Al-Hassan ha inoltre affermato che «la polizia ha messo in atto azioni del
tutto legali contro un certo numero di violazioni avvenute nei governatorati del Nord»
e risposto ad alcuni gruppi che avevano lanciato bombe incendiarie contro gli agenti8.
Durante l’ashura dell’ottobre 2015, sono state riportate nuove rimozioni di striscioni9.
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ducazione ha analizzato il video e scoperto che la scuola partecipava ad una competizione sulla recita del Corano, cui avevano aderito ragazzi musulmani di tutto il mondo.
Secondo l’agenzia di stampa, dopo aver interrogato l’alunno ed i due professori «il pubblico ministero li ha incriminati per aver violato la religione islamica ed averne insultato i
rituali». «Il pubblico ministero ha inoltre chiesto la loro detenzione protettiva»13.
Nel febbraio del 2016, l’Alta Corte Penale del Bahrein ha confermato una sentenza di
espulsione ai danni dello sceicco Mohammad Khojasteh, un chierico sciita e membro
del Consiglio Islamico degli Ulema, la cui nazionalità è stata revocata. Khojasteh era uno
dei 72 cittadini privati della propria cittadinanza all’inizio del 201514. Alcuni emendamenti alla legge sulla cittadinanza entrati in vigore nel 2014, permettono infatti al governo di revocare la cittadinanza a qualsiasi cittadino che «causi danni agli interessi del
Regno», non ottemperi al suo dovere di «lealtà», o «aiuti uno Stato ostile». Chi è privato
della cittadinanza è costretto a restituire il passaporto e la carta di identità e a fare richiesta di un permesso di soggiorno, o in alternativa a lasciare il Paese. Dall’inizio di febbraio
quattro persone sono state deportate15.
Prospettive per la libertà religiosa
Recentemente Monsignor Bernardito Auza, Osservatore permanente della Santa Sede
presso le Nazioni Unite, ha definito il «Regno del Bahrein, con la sua protezione costituzionale alla libertà di coscienza, l’inviolabilità dei luoghi di culto, la libertà di celebrare
funzioni religiose, un faro per il pluralismo religioso e la tolleranza in una regione in cui
tale apertura non è onnipresente»16.
La Commissione statunitense sulla Libertà religiosa ha concluso che il governo del Bahrein
ha fatto considerevoli progressi nella ricostruzione delle moschee e delle strutture religiose che ha distrutto durante le rivolte del 2011. Ciononostante molto resta da fare per
adempiere alle raccomandazioni della Commissione Indipendente di inchiesta sul Bahrein,
relative al risarcimento per gli abusi commessi in passato ai danni della comunità sciita e
per migliorare le condizioni relative alla libertà religiosa. Inoltre, gli sciiti hanno continuato
ad essere arbitrariamente arrestati e detenuti nel corso del periodo in esame17.
Rimangono numerose le lamentele da parte della comunità sciita. Dal momento che
religione e appartenenza politica sono spesso strettamente legate tra loro, è difficile categorizzare alcuni incidenti come unicamente basati sull’identità religiosa. Considerato
che le tensioni regionali tra sunniti e sciiti sono guidate da Arabia Saudita e Iran, non
sarà semplice risolverle.
13
http://www.reuters.com/article/us-bahrain-koran-idUSKBN0M71UL20150311
http://en.abna24.com/service/bahrain/archive/2016/02/21/736039/story.html
15
http://ohchr.org/EN/NewsEvents/Pages/DisplayNews.aspx?NewsID=17252&LangID=E
16
http://www.holyseemission.org/contents%5C/statements/statements-56d8ae4351d563.55378827.php
17
http://www.uscirf.gov/sites/default/files/Bahrain%202015.pdf
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