SAN RICCARDO PAMPURI
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SAN RICCARDO PAMPURI
SAN RICCARDO PAMPURI RELIGIOSO DEI FATEBENEFRATELLI MEDICO SANTO DELLA QUOTIDIANITA’ Erminio Filippo Pampuri, nasce il 2 Agosto 1897 a Trivolzio (PV), decimo di undici figli, da Innocente e Angela Campari, famiglia molto religiosa. Perde la madre per tisi all’età di tre anni. Nella Chiesa parrocchiale del suo paese viene battezzato e riceve il Sacramento della Cresima e la prima Comunione. Fa parte dell’Azione Cattolica sin da ragazzo. Per difficoltà economiche, era stato affidato dal padre agli zii materni, Maria e Carlo Campari (medico e uomo di Dio), che vivevano a Torrino, non lontano da Trivolzio, con i genitori , non essendosi mai sposati. In questo periodo frequenta la scuola elementare : perde il padre a dieci anni per un incidente stradale. Inizia il ginnasio a Milano, trovandosi in difficoltà per l’ambiente a lui non congeniale, così gli zii decisero di trasferirlo a Pavia ove fu alunno interno nel Collegio Vescovile di Sant’Agostino. Si iscrisse alla facoltà di Medicina nell’Università di Pavia, nell’anno accademico 1915-1916. In tale periodo partecipò al Circolo Cattolico Severino Boezio, coinvolgendo nel suo apostolato numerosi giovani studenti. Il suo assistente ecclesiastico, Mons. Ballerini, dirà : “Al Circolo portò più soci lui con il suo esempio e la sua vita intemerata che non tutte le conferenze e i mezzi di propaganda”. Un giorno, durante una protesta studentesca vennero uccisi due universitari : Erminio fu il solo ad avvicinarsi ai loro cadaveri per pregare, in questo rispettato dai soldati, toccati dal suo coraggio e dalla sua fede. Nel 1917 dovette interrompere gli studi, perché chiamato alle armi, svolgendo il servizio nel Corpo di Sanità col grado di Caporale. Durante la ritirata di Caporetto, Erminio rastrellò le attrezzature mediche più utili per la cura dei feriti e, caricatole su di un carro, trainato da buoi, le trasportò da solo, per 24 ore, sotto l’infuriare sia del maltempo che del fuoco nemico, sino a riunirsi coi suoi commilitoni. Gli derivò la promozione a Sergente, una medaglia di bronzo ed una brutta pleurite da cui non si riprese mai completamente. Nel 1918 riprende gli studi . Nel marzo 1921 è Terziario Francescano : nel luglio dello stesso anno si laurea col massimo dei voti. Due anni dopo diviene Medico Condotto di Morimondo (Milano) , 1800 anime sparse in vari cascinali di campagna. E’ qui che scopre la sua vocazione religiosa, soprattutto nell’aiuto ai poveri ed ai sofferenti. Sempre disponibile a qualunque ora, anche della notte, non solo visitava spesso senza nulla accettare come onorario, ma forniva egli stesso le medicine, se era il caso, anche il denaro per comprarle, e anche alimenti, coperte e indumenti, essendo i suoi malati per lo più poveri. Fonda il Circolo dell’Azione Cattolica, collaborando col parroco del luogo, fonda anche una Banda musicale per i giovani ed organizza esercizi spirituali, sostenendone spesso anche le spese. Giornalmente si nutre delle Sacre Specie di Nostro Signore, e trova respiro e forza in adorazione dinanzi al Suo Tabernacolo. Con il suo ascendente, attira i giovani e li raduna attorno a Gesù, li istruisce nella fede, li guida a vivere il Vangelo, più col suo esempio che con la parola : molti maturano la vocazione sacerdotale e religiosa, per averlo incontrato. La vita del paesino cambia : il parroco trova la Chiesa piena, alla Messa festiva e all’Adorazione Eucaristica, molti impegnati nell’Azione Cattolica e nelle missioni. Medico dei poveri, innamorato dell’Eucaristia, figlio devoto della Vergine Maria, nel giugno del 1927 chiede di entrare a farsi religioso, nonostante la contrarietà degli zii, tra i Fatebenefratelli e il 21 Ottobre entra come novizio nella casa religiosa di Brescia assumendo il nome di fra Riccardo, in onore di Riccardo Beretta, sacerdote, sua guida spirituale. Grande il rimpianto della popolazione di Morimondo per aver perduto “il dottorino santo” , con eco financo sulla stampa quotidiana. Il 24 Ottobre 1928 emette la Professione Religiosa e scrive : “Voglio servirti mio Dio, per l’avvenire, con perseveranza e amore sommo : nei miei superiori, nei confratelli, nei malati tuoi prediletti ; dammi la forza di servirli come servissi Te”. I suoi superiori gli affidano l’ambulatorio dentistico, annesso all’Ospedale, frequentato per lo più dai poveri, impegno faticoso che lo costringe a stare in piedi per molte ore. La sua bravura di medico, sotto il saio di semplice religioso, si diffonde in tutta Brescia, e sempre più numerosi accorrono i bisognosi di cure. Ha poco più di 30 anni e gode fama di santità. Lo vedono sempre correre, con il sorriso sulle labbra e cantando sottovoce inni alla Madonna, a San Giovanni di Dio e agli Angeli, con le mani sotto lo scapolare, tenendo sempre la corona fra le dita : “Questa è la mia arma prediletta, con la corona il demonio fugge”, dice. Presto però, le sue condizioni di salute, già precarie (nel 1929 i suoi problemi respiratori, residuo della guerra, si erano riacutizzati, trasformandosi in tisi e dal gennaio del “30 non riesce più a svolgere il suo servizio), peggiorano talmente da spingere i superiori a farlo ricoverare il 27 Aprile al “S. Giuseppe” di Milano dove si spegne il 1 Maggio 1930. Fu don Riccardo Beretta, di cui aveva scelto il nome, a celebrare le esequie il 4 Maggio. Seppellito a Trivolzio, riposa nella Chiesa parrocchiale dei Santi Cornelio e Cipriano martiri, in un’urna di cristallo, ed è meta di pellegrinaggio. Di lui si disse : “Era necessario che l’eroico diventasse quotidiano e il quotidiano diventasse eroico”. Venne beatificato da Giovanni Paolo II il 4 Ottobre 1981, e, il 1 Novembre 1989 proclamato santo, dallo stesso Papa, come il suo collega di Napoli, il medico San Giuseppe Moscati. Gianni Mangano
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