PARROCCHIE DEI TOLENTINI E DI SAN PANTALON IL DIARIO

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PARROCCHIE DEI TOLENTINI E DI SAN PANTALON IL DIARIO
PARROCCHIE DEI TOLENTINI E DI SAN PANTALON
don Marco 392 2448591 - don Mario 329 1561027 - don Piero 339 4922532
Chiesa del SS. Nome di Gesù Chiesa di S. Nicola da Tolentino
Chiesa di S. Pantalon
(Santa Chiara)
S. Messa festiva: ore 9
S. Messa della vigilia
S. Messa della vigilia
Divina
Liturgia
in
rito delle domeniche e feste: ore 19.00
delle domeniche e feste: 18.00
bizantino in lingua ucraina: S. Messe festive: ore 11 e ore 18,30
S. Messa festiva: 10.00
domenica: ore 13.00
S. Messa feriale: ore 18.30
e-mail:
S. Messa feriale: ore 8.00
e-mail: [email protected]
[email protected]
IL DIARIO
Anno V - n. 216 - Domenica 6 marzo 2011
La bocca di Giuda
Anche Iacopo da Varazze, il grande agiografo del
XII secolo, si è interessato alla vicenda di Giuda.
Appellandosi alla discutibile autorità di un apocrifo,
il buon vescovo - nella Legenda aurea - dubita se il
padre dell’apostolo traditore si chiamasse Ruben o
Symon. Ciborea invece era il nome della madre, alla
quale viene rivelata in sogno la natura malvagia del
nascituro. Incapaci di sopprimere il figlio, i genitori
lo affidano alle onde del mare, deponendolo in una
cesta che finisce per incagliarsi sulle sponde
dell’isola di Scarioth (da qui l’epiteto Giuda
“iscariota”). Entra in scena la regina di quel luogo,
una donna sterile che adotta il bambino, lo cresce
con amore, ma è tutto inutile, perché Giuda si porta
il male dentro e lo manifesta uccidendo il figlio che,
nel frattempo, la regina era riuscita a partorire. Ed
ecco che Giuda si trova bandito per la seconda volta,
fugge a Gerusalemme, entra in combutta con Pilato
e, per compiacerlo, ruba frutta dal giardino di Ruben.
Scoperto, Giuda ammazza anche il padre, di cui
ignora l’identità. Pilato obbliga la vedova Ciborea a
sposare l’assassino, che però non tarda a scoprire di
essere parricida ed incestuoso. A questo punto
Giuda, inorridito, si unisce ai discepoli di Gesù,
sperando di ottenere il perdono. Dopo di che succede
quello che conosciamo.
Nel riferire peripezie tanto intricate, la Legenda
aurea sembra dirci: la storia sarebbe questa, ora sta a
voi decidere se crederci o meno.
Ma è ancora Iacopo da Varazze a riferire un
dettaglio contemporaneamente raccapricciante e
pietoso. Del corpo di Giuda impiccato e devastato,
solamente la bocca sarebbe rimasta intatta. Annota
l’autore che il cappio punì la gola dalla quale
uscirono le parole del tradimento; le viscere che
avevano covato il delitto furono sparse al suolo; il
cadavere rimase appeso nell’aria, che è la sede dei
demoni, perché sia l’umanità della terra sia la
divinità del cielo si rifiutarono di accoglierlo. La
bocca, però, “aveva toccato il viso glorioso di
Cristo” - annota Iacopo - e per questo doveva essere
preservata dalla rovina.
Su Giuda, personaggio problematico ma che suscita
sempre interesse, è uscito ultimamente un libro
intitolato Vangelo secondo Giuda (M. Chappaz,
Tararà, pp. 162, € 14). Il traditore è raccontato in
modo originale e sorprendente. L’autore scrive che
tra il Messia e Giuda corre un legame fatale: i due
si sarebbero sfiorati ancora bambini durante la
strage degli innocenti e continuano a frequentarsi.
Giuda, secondo Chappaz, è uno che si è fermato, ha
aperto bottega e adesso bada agli affari. Infatti è
diventato proprietario di un bar da qualche parte, su
nelle Alpi, e Gesù capita spesso da lui per bere il tè.
“E’ uno di quei contadini - annota l’autore in un
passaggio folgorante - abbastanza religioso da farsi
benedire la pallottola con cui potrebbe uccidersi”.
Però è pur sempre quello che il destino ha legato
più di ogni altro al Signore: Giuda rimane un punto
di contatto tra visibile ed invisibile. (Da un articolo
di AVVENIRE del 3/04/2010).
Giuda, come diceva don Primo Mazzolari durante
una celebre omelia del giovedì santo, è pur sempre
“il nostro povero fratello Giuda”. (A cura di D.M.)
Briciole
♦ Ricordiamo che il mercoledì delle ceneri è giorno
di digiuno e - assieme a tutti i venerdì di Quaresima
- anche di astinenza dalle carni.
♦ Le messe feriali del tempo quaresimale ai
Tolentini (dal lunedì al venerdì) inizieranno con la
recita dei vespri e prevedono una breve riflessione
sui testi biblici.
♦ Offerte raccolte ai Tolentini domenica 20/02 per la
carità del Papa e come contributo per il suo
pellegrinaggio ad Aquileia ed a Venezia: € 312,94.
♦ Fondo di solidarietà. In settimana sono entrati €
65,87 (da offerte raccolte in chiesa) e usciti € 180.Appuntamenti
■ Mercoledì 9 marzo Ceneri (digiuno e astinenza):
- ore 17.00 S. Messa a San Pantalon
- ore 18,30 S. Messa ai Tolentini
- ore 21 ai Tolentini celebrazione delle Ceneri per
gli universitari
■ Mercoledì 9 marzo ore 17.00 presso la “Scuola
Grande di San Teodoro”: per il ciclo di conferenze
sulle Congregazioni e Ordini Cattolici a Venezia tra
Ottocento e Novecento verrà presentato la
Congregazione dei Salesiani. Relatori don Riccardo
Michielan e don Renzo Barduca.
■ Giovedì 10 marzo ore 18 presso il Centro Pattaro:
incontro con Paolo Ricca sul tema “Abramo partì
senza sapere dove andava”. Corso ecumenico di tre
incontri promosso dagli Uffici “Pellegrinaggi” ed
“Ecumenismo” in vista del pellegrinaggio diocesano
di novembre in Terrasanta.
■ Venerdì 11 marzo (astinenza dalle carni) ai
Tolentini:
- ore 17.45 Via Crucis
- ore 18,30 S. Messa
- ore 19.30 a S. Giacomo dall’Orio: celebrazione
penitenziale interparrocchiale e confessioni.
■ Sabato 12 marzo ore 9,30 in Sala S. Apollonia-S.
Marco: Convegno sul contributo di Giovanni Paolo
II al Concilio Vaticano II: Una pietra miliare nella
storia bimillenaria della Chiesa. Relatori vari, tra i
quali il Patriarca Angelo.
■ Domenica 13 marzo: per iniziare insieme la
Quaresima a S. Pantalon
- ore 16.00 celebrazione del Vespro e riposizione
delle reliquie di S. Pantalon nella nicchia
dell’altare a lui dedicato.
- ore 17 Concerto del coro ortodosso
“Trasfigurazione” di Kiev. Canti spirituali: inni e
salmi introdotti e commentati.
■ Domenica 13 marzo dalle ore 15 a Motta di
Livenza: Cerimonia conclusiva dell’Anno Mariano.
Intenzioni messe della settimana
Sabato 5
ore 18 (S. Pantalon)
ore 19 (Tolentini)
Domenica 6 IX Dom. del Tempo ordinario
ore 10 (S. Pantalon)
ore 11 (Tolentini) + Clementina e Gaetano
ore 18,30 (Tolentini) + Valentina, Francesca,
Antonella, Alessandro, Lucio, Tommaso, Elena,
Giovanna, Francesco, Piergiorgio, Lorenzo.
Lunedì 7
+ Gianna
Martedì 8
Ceneri
Mercoledì 9
ore 17 (S. Pantalon) partecipano le classi del catechismo
ore 18,30 (Tolentini)
Giovedì 10
Venerdì 11
Sabato 12
ore 18 (S. Pantalon)
ore 19 (Tolentini) + Francesca e def. fam. Bardelle
Domenica 13 I Domenica di Quaresima
ore 10 (S. Pantalon)
ore 11 (Tolentini)
+ Gianni, Dante, Maria
ore 18,30 (Tolentini) + int. offerente
Le maschere
Antichissimo era in Venezia il costume delle
maschere, anche se la mariegola (libro contenente
gli statuti di una associazione e, spesso, il registro
degli iscritti) dei mascherieri è datata solo dal secolo
XV. Le maschere si permettevano: dal giorno di S.
Stefano a tutto il carnevale, escluse le feste della
Circoncisione (1 gennaio) e della Purificazione (2
febbraio); nella quindicina dell’Ascensione e, più
tardi, dal giorno dell’Ascensione fino al 10 giugno;
all’epoca dell’incoronazione dei Dogi e delle feste
straordinarie (Banchetti Pubblici), nonché dal 5
ottobre al 16 dicembre. Tra tutte, primeggiava la
maschera del tabarro e baùta, che consisteva in un
ferraiolo (ampio mantello con bavaro) di seta nero
con rocchetto (sorta di camicia con maniche strette e
lunghe) della medesima stoffa il quale, partendo dal
capo, sopra il quale si posava un cappello ora
bipuntato, ora trapuntato, scendeva sulle spalle
coprendo la metà della persona. Sul viso si portava
una mezza larva di velluto o di seta bianca o nera.
Le donne, alle volte, tralasciavano la baùta,
accontentandosi del solo tabarro, usando però, come
gli uomini, il cappello con alto pennacchio. Tra le
maschere si contavano i Pantaloni, gli Arlecchini, i
Truffaldini, i Brighetta, i Pagliacci, le Ganghe (?), i
Tati, e la Tate, i Corieri, i Diavoli, i Capitani Covieli
(?) e i Caporali Spaventa. Le maschere mal vestite e
più delle altre triviali, si denominavano mascare
barone. Tra queste maschere, entrava il Bernardon,
rappresentato da un uomo coperto di stracci, dai
quali trasparivano piaghe e bubboni. Portava intorno
al capo un panno sanguinoso, aveva una gamba di
legno e, mal reggendosi sulle stampelle andava in
giro cantando una canzonaccia. Con questa
maschera si voleva richiamare il popolo a
comportamenti morali, però non si confaceva
all’allegrezza del momento. (Da Aneddoti storici
veneziani, di G. Tassini).
Buonumore
- “Cara, il bimbo non vuol dormire: devo cantargli
qualcosa?”. “No, prova ancora con le buone!”.
- “Mamma, mamma, posso giocare con papà”,
chiede con insistenza il bambino. “Si, va bene,
sbuffa la mamma; ma poi ricordati di rimetterlo a
posto!”.
- Da un tema: “La mia famiglia non è né ricca, né
povera. Appartiene all’aceto medio”.