Giornalino progetto Ascoltare gli occhi

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Giornalino progetto Ascoltare gli occhi
ISTITUTO D’ISTRUZIONE SUPERIORE “PUBLIO VIRGILIO MARONE”
Mercato San Severino (SA)
SI RINGRAZIANO :
ALIBERTI FRANCESCA, AMBROSINO SARNO FRANCA, AMENDOLA BARBARA,
BASSO EMANUELE, BRUNO CAMILLA, CANTISANI SILVIA, CAPPELLI FRANCEFRANCESCA, CAVALIERE FRANCESCA, CIPOLLETTA MICHELE, CITRO CARMEN,
CLEMENTE MARTINA, D’AGOSTINO MARIANO, DE CARLUCCIO MADDALENA,
DE CARO GRAZIA, DE FILIPPIS ANTONIA, DE MAIO GERARDO, DELLA CORTE
RAFFAELE, DONADIO ERMELINDA, FALCO ASSUNTA, FERRENTINO MARIA, FIORE ERICA, GALDIERI CARMINE, GAUDIELLO ILENIA, GENTILUOMO FEDERICA,
GIARLETTA PAOLA, GIOIA CLEMENTINA, GUARINIELLO ANNA, IANNONE VINCENZA, LAUDATO ANNAMARIA, PALLADINO ALESSIA, PARRELLA ROBERTA,
PECORARO MORENA, PIERRI ANTONELLA (3B) PIERRI ANTONELLA (3C), PUGLIESE FRANCESCA, RAINONE AMELIA, RICCIARDI FRANCESCA, ROCCA ALESSIA, ROMANO BENEDETTA, RUSSO MARIA CARMEN, SELLITTO FRANCESCA,
SOMMA NATASHA, TUDISCO VIRGINIA, VITOLO ANNA LUCIA…
… E BILLY (il 4 zampe)
.. E I PROF. CELENTANO VIRGINIA, DE LUISE CARLO, TIRELLI MARGHERITA
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PARTECIPANTI AL PROGETTO :
“ASCOLTARE GLI OCCHI”
SOMMARIO
Tra filosofia e carne fumante - editoriale
La caccia, uno sport indegno
Palii : sport o violenza gratuita ? Il caso Mamuthones
JILL, l’angelo degli Orsi della Luna
Pelliccia : il pelo che ha cambiato bestia
Randagismo e inferno dei canili lager
Pet therapy : give me four
Menu vegetariano
Greyhounds e Galgos : uno sporco affare
Seduti alla tavola globale
I delfini non sono clown
L’uomo : il vero animale da circo
Laboratori di vivisezione : atrocità legalizzata
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Un approccio più efficace e più umano, quindi, esiste. Non è con i test su animali, inaffidabili e non scientifici, che potremo ottenere risposte sicure sulla
nostra salute. La vivisezione è un male curabile.
E Lo scrittore Ruesch ha, “per fortuna”, spalancato le porte chiuse dei laboratori per farci entrare in questo inferno; e ora che lui non c'è più, è nostro dovere morale proseguire sulla strada che ci ha indicato e sottrarre milioni di
vittime innocenti dai laboratori di vivisezione di tutto il mondo e dalle mani
dei loro carnefici.
TRA FILOSOFIA E CARNE FUMANTE
Tudisco Virginia—III V
Se, come diceva il mahatma Gandhi, la civiltà di un popolo si vede da come
tratta gli animali, probabilmente una coscienza, per così dire “pet-friendly”,
dovrebbe essere trasmessa proprio a quelle giovani generazioni che oggi sono
il motore della civiltà, di una civiltà – ahi noi – a tratti barbara e “primitiva”
nel relazionarsi con la natura. Esattamente questo si è proposto di fare un
gruppo di insegnanti tenaci, motivati (e motivanti) nell’ambito del progetto
“Ascoltare gli occhi: il valore della diversit{ animale”, che è nato con l’intento
precipuo di diffondere una conoscenza più profonda e consapevole del mondo
animale, a cui oggi ci si approccia in maniera semplicistica e forse anche banale. E così, ogni mercoledì (non a caso il Mercoledì Veg), una quarantina di studenti dai 14 ai 19 anni del liceo “P. Virgilio Marone” di M. S. Severino si è riunita sotto la guida attenta dei proff. Tirelli Margherita (ideatrice del corso), Celentano Virginia e De Luise Carlo (tutors) per animare dibattiti, visionare documentari, leggere articoli di giornale, opuscoli o pagine di libri, preparare
slogan, ricercare informazioni sulla rete e, perché no, concedersi un break
rigenerante per assaggiare dolci freschi e casalinghi, preparati con cura da
qualche mamma premurosa. Di certo non c’è stato da annoiarsi tant’era eterogeneo e vasto il repertorio di temi e problemi affrontati ed esauriti, di cui
molto spesso oggi si sente parlare, senza che su di essi, tuttavia, ci si soffermi
a pensare più di tanto: insomma, “c’è sempre qualcun altro che lo fa al posto
tuo”. E invece no, perché informarsi sullo sfruttamento crudele e atroce degli
animali nel mondo della moda, dello sport, della cosmesi, della caccia, della
pornografia, sul diffuso e purtroppo inarrestabile fenomeno dell’abbandono;
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apprendere notizie sul randagismo, sul business degli spettacoli circensi e dei
delfinari, sull’inaudita barbarie che viene perpetrata nei canili lager o negli
zoo; discutere di sperimentazione animale, pet therapy ed empatia, è un dovere etico imprescindibile, una necessità più che un hobby costruttivo, se almeno
si vuole imparare ad essere nel mondo e nella natura da “animali politici”, da
uomini degni di tal nome. L’obiettivo fondamentale del progetto, d’altronde, in
collaborazione con la LAV (Lega antivivisezione, ndr), è proprio quello di insegnare e divulgare un nuovo modo di porsi, non più repressivo e autoreferenziale nei confronti del diverso, dell’altro da sé, ma improntato all’armonia simbiotica con gli altri esseri viventi, con i quali condividiamo la vita sulla terra,
l’aria, l’acqua e il suolo, tenendo sempre a mente un concetto caro alla letteratura occidentale, da Lucrezio a Leopardi, che il mondo non è stato creato per
l’uomo.
Già Darwin, un secolo e mezzo fa, spiegava quanto assurda fosse la volontà
dell’uomo di porsi in un “regno” superiore agli animali , in quello stesso ambiente terrestre che appartiene a tutti indistintamente. Ed è lo stesso Darwin
che osserva: “La simpatia, oltre i confini umani, che vuol dire umanit{ verso le
bestie, sembra essere uno degli acquisti morali più tardivi”. Pare proprio che
quest’acuta constatazione sia valida ancora oggi, in un momento in cui bisogna
auspicarsi che finiscano speculazioni e soprusi sugli animali, e che
un’intelligente empatia si stabilisca tra gli uomini e i nostri “coinquilini” e compagni.
E al di là di opinioni, a volte dissonanti, e voci polifoniche che singoli studenti
hanno avuto modo di esprimere durante
gli incontri pomeridiani,
dall’apologia della fumante fetta di carne a profonde riflessioni filosofiche, credo che sia oramai tra tutti noi assodato che insegnare sensibilità e rispetto nei
confronti del mondo animale possa e debba fungere da deterrente, quasi come
una sorta di panacea, per le violenze dell’uomo sull’uomo, che hanno la medesima radice delle torture gratuite inflitte agli animali: “coloro, infatti, che uccidono gli animali e ne mangiano le carni, saranno i più inclini a massacrare i
propri simili” (Pitagora). D’altronde, una è la violenza, quella contro il “simile”
e il “diverso”; perciò a noi non resta che estirpare i semi di questa crudelt{,
ritrovare un rinnovato modo di essere nella e con la natura, e dunque, seguendo il consiglio di Kafka, sdraiarci per terra fra gli animali e sentirci salvi dal
potere angosciante dell’uomo.
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LABORATORI DI VIVISEZIONE : ATROCITÀ LEGALIZZATA
Se è vero che la maggioranza dei medici difende la vivisezione (o sperimentazione animale” in vivo”), è altrettanto vero che i più non sanno che cosa
difendono, perché non ne sospettano lontanamente l'inerente fallacia e crudeltà". Così scrisse Hans Ruesch in "Imperatrice Nuda", il libro-denuncia
che destò scalpore nel 1976 e fu boicottato dall'industria farmaceutica.
Lo scrittore svizzero affrontava la questione della vivisezione dal punto di
vista storico, scientifico, medico ed etico, indicando le prove a sostegno della tesi secondo cui non esiste alcun motivo, sotto nessun punto di vista, che
non sia quello del profitto personale, per portare avanti la pratica della vivisezione, e che anzi questa abitudine, riconosciuta anche dalla legge, ha apportato solo danni.
Gli animali, gatti, cani, scimmie, topi e conigli sono costretti a vivere in gabbie minuscole e fredde in cui contraggono gravi disturbi psicologici, che li
portano a sbattere ripetutamente la testa contro le sbarre, a correre avanti e
indietro e persino ad auto procurarsi lesioni. Sono notizie e pagine
che sconvolgono per la denuncia delle nefandezze che alcune persone
(medici) sono in grado di compiere sugli animali spesso senza anestesia.
Suscita indignazione il loro comportamento perché approfittano della propria forza per dominare esseri più deboli e indifesi come gli animali. Eppure
esistono metodi alternativi ai test sugli animali; ad esempio molti test che
prima utilizzavano gli animali, oggi vengono fatti "in vitro". Oppure esistono
le tecniche di colture cellulari e di bioinformatica, comprese le strutture tridimensionali "organo-tipiche", costruite cioè come organi e tessuti umani ;
un'altra branca che potrebbe essere esaminata e scoperta è quella delle nanotecnologie; oppure l'analisi dei prodotti chimici, cosiddetti "prioritari",
attraverso test rapidi e senza animali, al fine di restringere, eliminare o imporre una moratoria sulla produzione e sull'uso delle sostanze che sembrano essere tossiche. A dare un valido aiuto alla sperimentazione senza animali, verso la fine del 2003, si è costituita la Piattaforma Italiana per i metodi
Alternativi (IPAM) che si occupa di progetti di formazione e di informazione
sui metodi alternativi.
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L’UOMO: IL VERO ANIMALE DA CIRCO
Nell’era dei diritti e dell’ostentata civilt{, sembra strano che uno spettacolo cruento e diseducativo come il circo, con la presenza degli animali,
possa ancora esistere.
Sono palesi le sofferenze che gli animali sono costretti a sopportare:
chiusi in gabbia, frustati, puniti, costretti a resistere in spazi stretti e ad apprendere movimenti e comportamenti per loro del tutto innaturali. Ormai
quest’evidenza non può più essere negata.
Molti sono i Paesi, europei e non, che vietano l’utilizzo, anche solo parziale, di animali nel circo. In Italia passi avanti sono stati fatti da varie associazioni, come la LAV o “Animals’ Angels”, grazie anche al supporto di alcuni
psicologi che hanno sottolineato il risvolto antipedagogico del circo nei confronti dei bambini; ma il traguardo è ancora molto lontano.
Più di trecento specialisti hanno affermato che per i bambini vedere
un animale eseguire ordini per paura del proprio addestratore è un messaggio che li spinge ad usare la prepotenza (che in molti casi sfocia in violenza)
per sopraffare il più debole.
Nel nostro Paese sopravvive ancora questa barbara usanza; e, quando
si cerca di far ragionare qualche ostinato sostenitore del circo o di esprimere
la propria opinione contro il circo, tramite una protesta pacifica, si viene assaliti dai circensi che mettono subito in chiaro chi è il vero animale: l’uomo.
Emanuele Basso — IV V
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LA CACCIA, UNO SPORT INDEGNO
L’etologa di fama mondiale, Jane Goodall, afferma :” La caccia è la sconfitta
dell’uomo occidentale”. Essa provoca l’estinzione locale di alcune specie, la
diffusione di malattie, gravi sofferenze per gli animali feriti, incidenti e perdite
di vite umane. Uno dei difetti della nostra societ{ è però l’incoerenza. La maggior parte degli italiani è contrario alla caccia, ma allo stesso tempo a tavola
ama assaporare piatti a base di carne, gustosi e invitanti. D’altronde come si
potrebbe mai rinunciare ad un invito del genere? Purtroppo però le pratiche
venatorie ogni anno portano via più di 100 milioni di animali, più di 100 milioni di vite spezzate per il divertimento di umani insensibili ed egoisti.
Nell’antichit{ l’uomo ha praticato la caccia come mezzo di sostentamento, ma
oggi essa è considerata uno sport persino da preservare, perché mette in
‘’contatto’’ l’uomo con la natura, nonostante causi squilibri evidenti e reiterati
nel tempo. Come se non bastasse, i cacciatori hanno il vantaggio di essere poco
controllati dalla legge, che a volte anzi li sostiene! Perché si verifica questa incongruenza? Perché la loro crudele attività comporta vantaggi economici.
La legge N. 157 del 1992 permette la caccia di un buon numero di specie fra
uccelli e mammiferi; consente ai cacciatori di invadere, in molti casi, anche fondi privati; stabilisce la stagione venatoria per circa 5 mesi (ma i trasgressori
sparano tutto l'anno...);autorizza l'uccisione di animali prima allevati e poi liberati. Le sanzioni per le trasgressioni non sono così pesanti e sono un ottimo
invito al bracconaggio, una pratica illegale e vietata dalle nostre leggi, per l'uso
di lacci, archetti, tagliole, trappole a scatto. Non sempre gli animali intrappolati muoiono subito. Molti restano a terra o si trascinano feriti, morendo dopo
giorni di sofferenza e agonia. I piccoli, inoltre, restano senza genitori e muoiono
di fame. Ma la vigliaccheria dei cacciatori non finisce qui: essi infatti hanno
l’abitudine di “usare” i segugi, abbandonandoli poi quando questi ultimi sono
incapaci di cacciare o diventano troppo vecchi. La caccia è un massacro inaccettabile e ingiustificabile.
Depredare il nostro ambiente non è amare.
La natura è vita! Bisogna far sentire la propria voce e dire basta a questa pratica indegna. La caccia è un’offesa all’intelligenza
umana.
Gentiluomo Federica
Rocca Alessia —II C
Rispoli Pasquale —ex studente
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nella Baia e del loro vergognoso massacro. E ancora è eloquente il filmdocumentario "Blackfish", basato sulla storia vera dell'orca addestrata per
esibizioni, che uccide l'addestratrice. Il film ripercorre tutta la storia dell'orca, con flashbacks che vanno dalle fasi in cui la balena era libera nell'Oceano
alla sua cattura e prigionia in un parco acquatico, costretta ad esibizioni
stressanti e a violenze psicologiche.
PALII : SPORT O VIOLENZA GRATUITA? IL CASO MAMUTHONES
15 Settembre 2013, per le strade del borgo di Santa Maria Nuova si sta per
svolgere il Palio di Asti, ma poco prima del “via” accade un evento sconcertante
e, ancora oggi, poco chiaro che vede la morte di uno dei cavalli in gara, Mamuthones. Le ipotesi avanzate sulla dinamica dei fatti sono state svariate, ma un
fattore è evidente: quel giorno il suolo, a causa della pioggia, non era nelle condizioni adeguate per lo svolgimento di un evento sportivo equestre.
Inoltre alcune fonti attestano che il fantino, possessore del cavallo, avrebbe
utilizzato il nerbo (frusta) nel momento precedente la partenza, mossa non
molto saggia, che avrebbe scatenato una reazione impulsiva da parte
dell’animale. La vicenda di Mamuthones è solo uno dei tanti casi che si verificano nell' ambito dei palii. L’uso del nerbo è considerato una normalit{ in alcuni
sport equestri, come se fosse uno strumento del mestiere o un mezzo a scopo
didattico per il cavallo. In realtà è semplicemente una VIOLENZA GRATUITA.
Ogni creatura animale ha il diritto di essere rispettata e di vivere nel proprio
ambiente naturale. Nel caso dei cavalli, il contesto in cui si tengono i palii è
estremamente pericoloso: a volte la corsa si svolge nel centro storico di una
città, su una superficie di asfalto e sampietrini, oppure su un percorso disarticolato; molto spesso si assiste ad una vera e propria strage di cavalli per corse
clandestine,con sodalizi di stampo mafioso o camorristico. La corsa al patibolo
è un business di scommesse, stalle abusive, commercio di cavalli. Per questi
motivi, associazioni come la LAV e l’AIDAA (Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente) hanno deciso di sporgere denuncia contro tali manifestazioni, rivendicando fermamente il sostegno dell'opinione pubblica attraverso petizioni (vedi: NOPALIO) e materiale informativo. Noi tutti dovremmo dare il
nostro contributo impegnandoci a lottare affinché questi spettacoli anacronistici, incivili e violenti vengano aboliti per sempre.
De Caro Grazia—III B
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In Italia purtroppo esistono cinque delfinari a Roma, Rimini, Riccione, Fasano e Genova. A luglio del 2014 quattro delfini detenuti nel delfinario di Rimini sono stati sequestrati per maltrattamento e trasferiti a Genova. Molti paesi hanno vietato l’importazione e la reclusione dei delfini, l’ultima in ordine
di tempo, l’India, che li ha definiti persone non umane. In Italia invece il fenomeno persiste. Il nostro impegno allora deve essere, insieme con associazioni molto attive nella lotta contro i delfinari, come la LAV o “Sea Shepherds”,
quello di non visitarli e di invitare chi vorrebbe farlo ad astenersene, perché
si può ridere e sorridere nella vita in tanti altri modi!
Pecoraro Morena, Romano Benedetta—IV V
Donadio Ermelinda, Parrella Roberta—II C
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I DELFINI NON SONO CLOWN
JILL, L’ANGELO DEGLI ORSI DELLA LUNA
"Rinchiudere i fratelli del mare nei
delfinari è vera prigionia.
La Libertà è un dono anche per i delfini".
Così lo scrittore Erri De Luca ha dichiarato nell'ambito della campagna" SOS
Delfini", su iniziativa della LAV e di
Marevivo. Il suo libro "Storia di Irene",
del resto, trae proprio ispirazione
dall'esperienza del suo incontro con
un delfino nel mare greco.
I delfini, le orche, meravigliosi mammiferi acquatici che in natura hanno bisogno di ampi spazi aperti, vengono chiusi in una vasca che per legge misura
mq.400 per 5 esemplari (ciascuno da 4 metri e dal peso di 250 Kg., con velocità in acqua di 30 Km. orari) e ha 4,5 metri di profondità, per cetacei che si
immergono fino a centinaia di metri. La loro espressione sembra allegra, ma
lo è solo in apparenza. In realtà i delfini non hanno muscoli facciali complessi: sembra che sorridano anche quando viene loro ridotta o annullata la razione di cibo se non eseguono un esercizio. Hanno lo stesso sorriso anche quando vengono isolati, umiliati davanti a spettatori paganti. Spesso diventano
aggressivi perché nervosi e stressati. E per mantenerli tranquilli si somministrano loro dei tranquillanti. I cetacei che, in mare aperto comunicano grazie
ad un sonar naturale, nelle piscine non usano questi sistemi di eco localizzazione, perché non hanno nulla di nuovo da scoprire e perché nelle vasche le
onde sonore rimbalzano sulle pareti, causando loro un forte stress. Nelle piscine possono solo nuotare in circolo e spesso cadono in depressione. Molti
esemplari muoiono giovanissimi. E' raro che i delfini vivano più di 20 anni in
cattività; al contrario in natura possono raggiungere i 50 anni di età, le orche i
70-90 anni.
La cattura di questi cetacei poi è una vera mattanza: quelli che devono
"servire" per i parchi marini sono gli unici a sopravvivere. E' il caso del film
documentario dal titolo "The Cove" che ha letteralmente scioccato il pubblico
giapponese e non per la violenza delle immagini dell'adescamento dei delfini
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Gli Orsi della Luna sono sempre più torturati per l’estrazione della bile, ritenuta da
alcuni, in Asia, erroneamente miracolosa.
Le origini delle torture cui sono sottoposti risalgono agli anni ’80.
Il trattamento riservato agli Orsi della Luna, con un eufemismo, può essere definito
abominevole.
Già da cuccioli sono allevati in gabbie, talmente piccole da non permettere il loro
normale sviluppo. Agli animali vengono limati denti e unghie per impedire loro di
autoinfliggersi ferite, o addirittura amputati gli arti poiché, il più delle volte, col passare del tempo, sono colpiti da malattie invalidanti come artrite, peritonite e ulcere
perforanti. L’unico scopo di questi interventi è quello di mantenerli in vita per un
continuo e vantaggioso sfruttamento economico.
Una volta al giorno, la bile viene estratta dagli orsi tramite un rudimentale catetere di
metallo conficcato in profondit{ nell’addome fino alla cistifellea. Altre volte, la sostanza tanto ricercata viene prelevata attraverso tunnel semipermanenti scavati
nella carne.
Le operazioni avvengono in totale assenza di igiene, senza supporto di farmaci anestetici o veterinari. Ogni due impianti riusciti si contano due decessi a causa di varie
complicazioni.
Fortunatamente c’è chi, provando una forte empatia verso gli orsi della luna, si è
mobilitato per difenderli e aiutarli.
La storia del salvataggio degli orsi inizia nel 1993 quando Jill Robinson, l'angelo degli
orsi e fondatrice di “ANIMALS ASIA FOUNDATION”, visitò una fabbrica della bile.
Mentre il proprietario della fattoria mostrava la preziosa sostanza terapeutica, Jill si
accorse che gli animali erano rinchiusi in un seminterrato al buio in pessime condizioni: era una vera e propria camera di torture. Si sentì toccare dalla zampa di un'orsa tra le sbarre e nella penombra si accorse che la stava fissando. Anche Jill istintivamente la toccò e da allora si ripromise di fare di tutto per salvare quegli orsi. Da allora la coraggiosa donna inglese ha dedicato tutta se stessa alla causa, giungendo ad un
accordo con le autorità cinesi.
Il lavoro dell’ AAF (ANIMAL ASIA FOUNDATION) è incessante; l’associazione provvede a trasportare gli orsi in luoghi sicuri, in grandi oasi-rifugio, chiamati santuari.
Risolti i problemi fisici più urgenti, gli orsi recuperati vengono sottoposti a riabilitazioni fisiche per porre rimedio ai danni causati dall’immobilit{. Jill Robinson afferma:
<< Il miracolo più grande dell’equipe dell’ AAF è quello di ridare agli Orsi della Luna
la gioia di vivere e la fiducia nell’essere umano >>.
L' AAF lavora anche per il progetto Dr Dog, una campagna tenace e costante il cui
obiettivo è far riconoscere gli animali come amici e non come cibo o pelliccia.
Cipolletta Michele
Gioia Clementina
Ricciardi Francesca
Somma Natasha
IB
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I pascoli, le stalle, i granai sono stati sostituiti con i sistemi di confinamento
intensivo.
PELLICCIA : IL PELO CHE HA CAMBIATO BESTIA
Oggi, ben lontani dai tempi in cui le pellicce erano necessarie all’uomo per ripararsi e resistere al freddo, ci chiediamo come si possa ancora coprire il proprio corpo con un animale che è stato torturato e ucciso. Nonostante lo scorrere del tempo, le parole “evoluzione” e “civilizzazione” vengono ancora, ripetutamente, abusate, nella nostra società e il mercato delle pellicce è sempre florido. Battaglie contro le pellicce, condotte fin dagli anni ‘70 , avevano scoraggiato
molti acquirenti ad entrare in una pellicceria. Il mercato però ha trovato una
nuova strada per rilanciarle con la moda degli inserti, dei manicotti, dei colli
delle giacche etc, con prezzi a volte davvero economici soprattutto se applicati
su giacche d’importazione. Fino a qualche tempo fa la maggior parte delle pellicce di animali proveniva dalle trappole, che venivano posizionate in foreste,
boschi e praterie. Ogni anno erano catturati circa 100 milioni di animali, dei
quali però solo poco meno di 1/3 era “utile” per la produzione delle pellicce; gli
animali “inutili” rimanevano anch’essi intrappolati nelle tagliole e per liberarsi
si automutilavano, andando incontro alla morte, nella maggior parte dei casi.
Al giorno d’oggi, invece, molte pellicce provengono dagli allevamenti: gli animali “da pelliccia” sono sottoposti a condizioni, inutile dirlo, veramente orribili. Detenzione e tortura sono le uniche realtà che conoscono, da quando sono
cuccioli a quando vengono scuoiati vivi. La vita di questi animali ha come teatro una gabbia minuscola, sporca e senza alcun tipo di protezione nella parte
inferiore (provate a stare in piedi tutta la vita su un reticolo o sbarre di ferro),
né spazio per il movimento. Capita spesso che la pazzia e lo stress, provocati
dalla reclusione forzata, spingano gli animali ad azzuffarsi violentemente fra di
loro. Le gabbie, com’è stato gi{ evidenziato, hanno il fondo in rete metallica,
per consentire alle feci degli animali di cadere al suolo attraverso le maglie,
eliminando così costose operazioni di pulizia delle gabbie stesse. Le zampe
degli animali sono ferite e lacerate dai fili metallici rotti, ma questo non viene
assolutamente tenuto in considerazione, dato che non pregiudica la bellezza
del manto. Non viene prestata attenzione al benessere dell’animale: è possibile
vederne molti con arti sanguinanti fino a mostrare l’osso e che faticano a tenersi in piedi; osservare animali che hanno ferite profonde al muso, altri ammalati
con le gengive che, cresciute oltremisura, impediscono loro di chiudere la bocca e di masticare senza ferirsi, altri senza occhi , senza orecchie o senza coda.
Sulle gabbie vi sono delle tettoie, che proteggono gli animali dal sole e dalla
pioggia, perché questi ultimi potrebbero rendere il pelo meno lucido. In genere
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Gli animali sono il frutto di tecniche di manipolazione genetica: volatili che non
riescono più a volare, maiali che non sanno più vivere all'aperto, vitelli o tacchini incapaci di riprodursi naturalmente.
Jacques Derrida, filosofo contemporaneo, dà una risposta al significato di questi
cambiamenti: "(....) oggi nessuno può negare le proporzioni senza precedenti
dell'assoggettamento dell'animale. Tale assoggettamento (...) lo possiamo chiamare violenza, foss'anche nel senso moralmente più neutro del termine (...).
Nessuno può più continuare seriamente a negare che gli uomini fanno tutto ciò
che possono per nascondere o per nascondersi questa crudeltà, per organizzare su scala mondiale l'oblio o il disconoscimento di tale violenza".
Della Corte Raffaele , Ferrentino Maria - IV V
Cavaliere Francesca, Clemente Martina—II C
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le gabbie si trovano all’aperto, ben esposte al vento e al gelo, fattori che stimolano la crescita del pelo. Gli animali vengono nutriti con un pastone studiato in previsione del prodotto: la pelliccia. All’acqua, d’inverno, si aggiunge
dell’anticongelante. Dopo avere passato il loro tempo nelle condizioni descritte precedentemente, per gli animali “da pelliccia” arriva un momento, se possibile, ancora più terribile: quello dell’uccisione. Essa può avvenire mediante
la rottura delle ossa cervicali dell’animale facendone ruotare la testa, attraverso l’asfissia, la corrente elettrica, con un colpo alla nuca o al muso, con
iniezioni letali di sostanze velenose, con l’uso di strumenti a funzionamento
meccanico che penetrano nel cervello, a volte chiodi che fracassano la scatola
cranica, mediante l’ avvelenamento e infine con bastonate e scuoiamento
quando l’animale è ancora vivo. Questa tecnica è più diffusa di quanto si pensi, perché non rovina il mantello con fori o ferite e i controlli sugli aguzzini
sono tutt’altro che frequenti e accurati. Nel frattempo, signore ricche e agiate
o solo innamorate dell’agognata pelliccia, simbolo di uno status quo finalmente raggiunto, sfoggiano i loro visoni e i loro cincillà, ignare o forse solo dimentiche di questo scempio, perché per loro l’importante” è proteggersi dal freddo” proprio come facevano i primitivi, solo che questi ultimi non possedevano
né conoscevano altri mezzi per contrastare il freddo: “corsi e ricorsi storici”,
avrebbe sentenziato Vico.
SEDUTI ALLA TAVOLA GLOBALE
"Che io sieda alla tavola globale, con la mia famiglia o con la mia coscienza,
l'allevamento industriale, per quanto mi riguarda, non appare solo irragionevole. Accettarlo mi sembrerebbe inumano. Accettarlo - nutrire la mia famiglia con il cibo che produce, sostenerlo con i miei soldi - mi renderebbe
meno me stesso, meno il nipote di mia nonna, meno il figlio di mio padre.
Questo voleva dire mia nonna quando disse:" Se niente importa, non c'è
niente da salvare". (Jonathan Safran Foer, dal libro "Se niente importa").
L'allevamento intensivo è l'allevamento industriale che utilizza la massima
quantità di prodotto al minimo costo nel minimo spazio, con l'uso di macchinari e farmaci veterinari. Abilissime campagne pubblicitarie colpiscono
l'immaginario collettivo, mostrandoci, per esempio, per il sistema produttivo del latte, scene di prati alpini o stalle a conduzione familiare. Ci sono
mucche ormai nostre care amiche come la Lola, la Nina, che sono contentissime di farsi mungere e di darci il loro latte. Purtroppo non possono parlare: ci direbbero che in Italia non possono accedere ai prati. Vivono in enormi capannoni, super alimentate per produrre fino a 40 litri di latte al giorno. E alla fine del loro ciclo produttivo sono trasportate, senza i necessari
accorgimenti, al macello.
Ambrosino Sarno Franca, Citro Carmen, D’Agostino Mariano, De Filippis
Antonia, Galdieri Carmine, Giarletta Paola, Pierri Antonella — III B
E questo non solo per la produzione del latte ma anche per la gran quantità
di carne, dei prodotti caseari, delle uova e di quant'altro. In base alle previsioni della FAO ( Food and Agriculture Organization) il numero di animali
negli allevamenti intensivi, passerà dai 60 miliardi del 2006 ai 120 mld. nel
2050. Questa crescita, oltre che per l'aspetto etico dell'allevamento, per il
benessere e per l'uccisione inutile di un numero eccessivo di animali, viene
vista come una minaccia per la salute del nostro Pianeta e per noi stessi.
Cambiamento climatico, effetto serra, inquinamento, sfruttamento incontrollato di risorse naturali come terreni e acqua, eccessivo uso e consumo di
energie sono tutti fenomeni legati agli allevamenti industriali, così come la
deforestazione.
E' tempo di aprire gli occhi e di considerare l'allevamento intensivo come
un evento negativo piuttosto che come un'innovazione.
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RANDAGISMO E INFERNO DEI CANILI LAGER.
Greyhounds e Galgos : uno sporco affare
Migliaia di cani in Italia, tra i 600 e i 700 mila secondo il Ministero della Salute, non hanno una casa. Si stima che ogni anno in Italia sia abbandonata una media di 80.000 gatti e
50.000 cani, di cui l'80% rischia di morire in incidenti, per stenti oppure a causa di maltrattamenti.
Spesso, disorientati e impauriti, vagano in strada con grave rischio per sé stessi e per gli
umani. Altre volte vengono rinchiusi in canili lager in cui trascorrono una vita degradante, destinati ad una morte in solitudine. Altri invece passano la propria vita per le strade
dove, se son fortunati, riescono a "rubare" da buste della spazzatura, ammalandosi a causa delle mancate vaccinazioni e rischiando la vita tutti i giorni.
Iniziano così a diventare feroci o sempre più deboli.
Prima del 1991,con la legge per la prevenzione del randagismo, cani e gatti accalappiati,
venivano uccisi dopo tre giorni di detenzione nei canili. Dopo il '91 è stato riconosciuto il
loro diritto alla vita.
L'abbandono, infatti, è un reato e oggi, per legge, colui che lo commette è punito con l'arresto fino ad un anno o con un'ammenda fino a 10.000 euro.
Il levriero è un leggiadro velocista a quattro zampe che, prima o poi, quando
non serve più, viene scartato come un sacco della spazzatura per una fine
orrenda. La spasmodica ricerca del campione di turno porta a nascite forzate di migliaia di cuccioli, destinati anch'essi a far parte dello "scarto". E' questo il destino crudele dei Greyhounds e dei Galgos spagnoli. Come campioni,
guerrieri, mere macchine da divertimento sono costretti a percorsi di fatica
nei cinodromi: vengono dopati, stressati, maltrattati, posti sotto sforzo e
sfruttati fino allo stremo. Se fortunati, quando non sono più utili, vengono
eutanizzati, ma il più delle volte sono abbandonati con le zampe volutamente spezzate, gettati vivi nei pozzi, impiccati, legati alle traversine dei treni,
trascinati dalle auto, venduti per le sperimentazioni o portati nei "canili dei
sette giorni", venduti per pochi euro ai coreani che, dopo le corse, li mangiano. Sono cani fatti nascere appositamente per finire in una enorme mattanza. Tutto questo avviene in civili nazioni europee come la Spagna, l'Irlanda e
la Gran Bretagna. E non solo. Come può passare sotto silenzio tale atrocità?
Per fortuna piccole Associazioni come la GACI o “Pet Levrieri Onlus”, basate
sul lavoro dei volontari, salvano e recuperano questi dolcissimi levrieri,
portandoli in Italia e dando loro una nuova vita in famiglie vere dove, grazie
all'amore e alle attenzioni dei nuovi padroni, riacquistano la loro dignità.
Molte norme sono state emanate per limitare il
randagismo, ma la loro scarsa applicazione
non ha fatto che aumentare il numero di cani
abbandonati presenti nel Paese.
A ciò si aggiungono la carenza di canili, il business dei pochi canili esistenti, meglio conosciuti come lager, in cui gli animali sono costretti a
sopravvivere ammassati in spazi angusti e
fatiscenti, la mancanza di programmi di prevenzione delle nascite tramite sterilizzazione.
Un'alternativa alla vita in canile è il cane di
quartiere, libero, accudito, sterilizzato, microchippato dalla collettività.
I levrieri sono nati "liberi di cuore", con una vena sempre malinconica negli
occhi; sono sinonimo di purezza di forme, perfezione di linee, pulizia ed
eleganza.
Per le colonie feline già esiste la figura delle
"gattare", riconosciuta dalla stessa legge.
Ciò garantisce una vita dignitosa agli animali e un risparmio economico per la collettività,
evitando sparizioni improvvise degli animali, vittime innocenti di laboratori di vivisezione, di combattimenti clandestini, di macellazioni e pratiche sessuali perverse.
Cosa fare dunque per strapparli al loro crudele destino?
Prima del 1991, con la legge per la prevenzione del randagismo, cani e gatti accalappiati
venivano uccisi dopo tre giorni di detenzione nei canili.
Dopo il '91 ai cani è riconosciuto il diritto alla vita.
Bisogna far leva sul nostro buon senso, sulla nostra sensibilità e sul coraggio per denunciare gli abbandoni, nonché sul nostro senso di civiltà per assicurare ai nostri beniamini
una giusta adozione e una necessaria sterilizzazione e per frenare ulteriormente il fenomeno del randagismo.
Sono sensibili, amici di anziani e bambini, miti, devoti, silenziosi, intelligenti, quasi "dimenticati" dagli umani; eppure ci studiano, ci spogliano per capire se possono fidarsi di noi. La missione di queste Associazioni consiste nel
far conoscere il magico e silente
mondo dei levrieri a tutti noi!
Aliberti Francesca
Cantisani Silvia
Gaudiello Ilenia
Sellitto Francesca
III V
Pugliese Francesca — IV V
Russo Maria Carmen — II C
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Lumache di frittata e spinaci
PET THERAPY : GIVE ME FOUR
Ingredienti:
1 carota, fagioli cannellini in scatola , 2 cucchiai di
latte, 3 cucchiai di olio extravergine, 4 uova,4 cubetti di spinaci surgelati, sale q.b.
Preparazione:
Mettete gli spinaci in una padella con un cucchiaio
di olio, cuoceteli per 8-10 minuti e salate. Lessate
la carota e tagliatela a bastoncini sottili. Poi sbattete le uova con il latte e un pizzico di
sale. Versate metà composto in una padella con l'olio rimasto e cuocete per 5-6 minuti,
girate la frittata aiutandovi con un piatto e proseguite la cottura per altri 5-6 minuti. Ripetete l'operazione anche con l'altra metà del composto. Stendete uno strato di spinaci su
ogni frittata, appoggiate su un lato un bastoncino di carota e arrotolate ogni composto in
un cilindro con al centro la carota. Tagliate a fette di un cm di spessore e disponete i rotolini in verticale su un piatto da portata. Utilizzate i fagioli cannellini e i bastoncini di
carote rimasti per simulare le lumache
Brioches di sfoglia
“L’amore per un cane dona grande forza all’uomo” Seneca
Ingredienti (per 4 persone):
1 pasta sfoglia vegan rotonda, 2 mele Golden oppure renette, 3 cucchiai di uvetta sultanina, 1 cucchiaio di zucchero, 1 cucchiaio di olio di mais, buccia grattugiata di mezzo limone, cannella, rhum, zucchero a velo.
Preparazione:
Sbucciare le mele e tagliarle a pezzettini come per
preparare uno strudel; mettere a bagno intanto l'uvetta in acqua calda. In una padella antiaderente versare
l'olio e introdurre la mela a pezzetti, fare rosolare
bene qualche minuto e aggiungere lo zucchero, girare ancora qualche minuto. Aggiungere l'uvetta e
sfumare con il rhum, mettere la buccia di limone
grattugiata e un pizzico di cannella, quindi lasciare
intiepidire.
Accendere il forno a 180 gradi e, quando è caldo, prendere la sfoglia rotonda, tagliarla in
4 spicchi, lasciandola sulla carta da forno sulla quale si trova. Adagiare al centro di ogni
triangolo di pasta sfoglia un quarto di composto di mela, quindi formare un fagottino ben
chiuso. Raccomandiamo di prepararne uno alla volta, se il ripieno è ancora tiepido. Trasferire delicatamente il foglio di carta coi fagottini su una placca da forno e infornare per
20 minuti (verificare la doratura). Al termine della cottura lasciare raffreddare, quindi
cospargere di zucchero a velo e disporre su un piatto.
Amendola Barbara—De Carluccio Maddalena—Falco Assunta—Guariniello Anna—
Iannone Vincenza—Palladino Alessia—Pierri Antonella—Vitolo Annalucia
III C
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Ebbene sì, a volte bastano gli occhioni rassicuranti dei nostri amici a quattro zampe a riempirci il
cuore di felicità e ad alleviare ogni
forma di malessere e sofferenza
che ci impedisce di guardare il
mondo come un meraviglioso film
a colori.
Anziani, disabili, malati terminali, detenuti, persone affette da fobie, ex drogati
spesso attraversano momenti di difficoltà nella loro vita o sprofondano in un
baratro di depressione, chiudendosi sempre di più in se stessi, allontanandosi
dal mondo diventato, ormai, triste e cupo ai loro occhi.
E’ proprio di queste persone che si occupa la PET THERAPY, dal verbo to pet,
coccolare : si tratta di un insieme di attività e terapie svolte da medici professionisti con l’ausilio di un animale domestico (cani, gatti, conigli, cavalli, asini
ecc.), di uno psicologo e di un veterinario, che hanno come obiettivo quello di
migliorare lo stato fisico, sociale ed emotivo dei pazienti, ottimizzando la qualità della loro vita. Tale terapia, riconosciuta in Italia come cura ufficiale dal
decreto del Consiglio dei ministri del febbraio 2003 all’interno del Servizio
sanitario locale, sortisce effetti benefici sulla pressione bassa, sul battito cardiaco, sul respiro, che viene regolarizzato, sulla tensione muscolare che si allenta, sullo stress, l’insicurezza e l’equilibrio psicofisico.
L’affetto e l’amore dei nostri piccoli medici a quattro zampe, infatti, riesce ad
avere una ricaduta positiva sullo stato emotivo dei pazienti, spesso impermeabili a qualsiasi tipo di medicinale. La pet therapy, essendo libera da regole e
dalla comunicazione verbale, risulta, a volte, più efficace di altre cure, perché
la persona coinvolta è in grado di esprimersi senza inibizioni e tensioni di varia natura, sempre però nel rispetto dell’animale che deve essere selezionato
prima di un iter di pet therapy, preparato e non stressato durante la terapia
stessa. E allora non ci rimane che farci coccolare dai nostri medici a quattro
zampe con i loro camici di pelliccia e le loro fusa e il loro sguardo dolce e il loro
affetto autentico.
Rainone Amelia— III V
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MENU VEGETARIANO
ALIMENTARSI IN MODO SALUTARE NEL RISPETTO DI NOI
STESSI E DEGLI ALTRI
Pomodorini ciliegia in salsa di cannellini e basilico
Negli ultimi anni l’interesse nei confronti della dieta vegetariana va aumentando
sempre di più. Infatti molte persone aderiscono a questo modello o per motivazioni ideologiche, etiche, oppure perché lo ritengono un modo più sano di alimentarsi; altre per motivi religiosi o economici . Nell’immaginario comune però
questa dieta viene fraintesa e confusa con altre basate su diversi regimi alimentari, come quella vegana che rinuncia a tutti i prodotti di origine animale compresi i
derivati, o con quella crudista basata sul solo consumo di frutta e verdure crude.
Facciamo quindi un po’ di chiarezza: “Cosa prevede la dieta vegetariana?”
Vieta il consumo di carne e pesce, crostacei e molluschi compresi e permette
l’assunzione di alimenti derivati dagli animali, quali latte, uova, formaggi e miele. Associata ad uno stile di vita salubre, tale dieta riduce il rischio di malattie
quali l’obesità, il diabete, l’ipertensione e l’iperlipemia, ma può provocare problemi che riguardano la presunta carenza di ferro, di vitamina B12, di vitamina d
e delle proteine.
Ingredienti (per 2 persone):
220g – peso sgocciolato – di fagioli cannellini già cotti, 1 mazzetto di basilico,
20-25 pomodorini ciliegia, 1 cucchiaio di olio di germe di mais, sale.
Procedimento:
Lavate i pomodorini e tagliateli a pezzetti. Frullate i fagioli cannellini con il
basilico (lasciate qualche foglia da parte), l’olio, un pizzico di sale. Aggiungete
poco per volta dell’acqua fino a raggiungere la consistenza che preferite. Mettete
in un piatto i pomodorini e ricopriteli con la salsa e con qualche foglia di basilico. Servite con del pane integrale o di sesamo (vanno bene anche dei cracker
all’occasione).
Pasta con zucchine e zafferano
Di seguito, è riportato un esempio di menu vegetariano, gustoso in ogni sua pietanza, facile da mettere in atto per chiunque volesse affacciarsi a questo mondo
anche solo per un giorno. BUON APPETITO!
MENU
Ingredienti (per 2 persone):
180 g pasta, 1 zucchina, ½ busta di zafferano, Olio e sale q. b.
ANTIPASTO:
Pomodorini ciliegia in salsa di cannellini e basilico
PRIMO PIATTO:
Pasta con zucchine e zafferano
SECONDO PIATTO: Lumache di frittata e spinaci
DOLCI:
Brioches di sfoglia
Procedimento:
Mettere a bollire l’acqua per la pasta. In una padella antiaderente, cuocere le
zucchine, con un filo d’olio e un pizzico di sale. Quando saranno quasi cotte,
aggiungere un goccino di acqua di cottura della pasta e sciogliere lo zafferano
insieme alle zucchine. Poi spegnere il fuoco. Cuocere la pasta e scolarla al dente;
riaccendere il fuoco sotto le zucchine e amalgamare la pasta con le zucchine e lo
zafferano.
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