l`italia digitale: banda larga, internet, e-commerce

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l`italia digitale: banda larga, internet, e-commerce
L’ITALIA DIGITALE: BANDA LARGA, INTERNET, E-COMMERCE
di Carlo Bergamasco
Coordinamento di Silvia Oliva e Stefano Micelli
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Sommario
1.
2.
3.
LA DOTAZIONE DI INFRASTRUTTURE DIGITALI IN ITALIA
1.1
Banda larga ad ampia diffusione, ma restano lacune nelle aree rurali
1.2
I ritardi maggiori nelle regioni a bassa concentrazione urbana
1.3
Gli obiettivi di crescita fissati dall’Europa per il 2020
L’ALFABETIZZAZIONE DIGITALE DELLA POPOLAZIONE ITALIANA
2.1
La diffusione delle connessioni in Italia: un potenziale non sfruttato
2.2
Internet: ancora troppi italiani sono estranei alla rete
L’E-COMMERCE, UN’OPPORTUNITÀ ANCORA INUTILIZZATA IN ITALIA
3.1 La scarsa diffusione tra gli italiani
3.2 Le imprese italiane agli ultimi posti in Europa
3.3 La vendita online delle imprese del Nord Est nella media italiana
4.
SCENARI DI SVILUPPO DELL’ECONOMIA DIGITALE: UN’OPPORTUNITÀ CONCRETA
5.
NON SOLO BANDA LARGA: VERSO UNA MAGGIORE CULTURA DIGITALE DI POPOLAZIONE
E IMPRESE
Bibliografia e sitografia
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1. LA DOTAZIONE DI INFRASTRUTTURE DIGITALI IN ITALIA
1.1 Banda larga ad ampia diffusione, ma restano lacune nelle aree rurali
Il punto di partenza per la creazione di uno spazio digitale compiuto in Europa e in Italia è una
adeguata dotazione infrastrutturale. L’obiettivo che nell’Unione Europea puntava alla copertura
totale del territorio europeo con reti a banda larga standard entro il 2013 appare come
pressoché acquisito, sia in Italia che nell’Unione Europea. Rispetto a questo tema, va detto di
come il concetto di banda larga sia in continua evoluzione, di pari passo con l'avanzamento
tecnologico delle reti di telecomunicazione. Vengono infatti etichettati in tal modo diversi tipi di
connessioni ad Internet a velocità di trasmissione anche molto diverse tra loro (2Mbit/s,
4Mbit/s, 8Mbit/s e così via), ciascuna definita come “a banda larga”. Va poi ricordato che i
provider dei servizi usano a volte definire a banda larga velocità di trasmissione anche inferiori
a 1Mbit/s.
In Italia, il processo di infrastrutturazione, destinato a rendere potenzialmente disponibile su
tutto il territorio nazionale la connettività a banda larga “standard” per rete fissa o mobile (con
velocità di trasmissione di almeno 2Mbit/s), è vicino ad essere completato e copre una porzione
del paese compresa tra 95 e 100%. Le zone ancora non coperte si trovano esclusivamente nelle
aree rurali, che considerate separatamente risultano dotate di infrastrutture per la banda larga
per l’87,5% del loro territorio1.
La copertura con le reti a banda larga standard risulta quindi tra le più estese in Europa.
Tuttavia, circa 2 milioni di residenti non riescono ancora a raggiungere una velocità di
download di 2Mbit/s. Per una parte di essi sono state messe a disposizione soluzioni tramite
sistema wireless, oppure tramite satellite (a dicembre 2013 erano 270 mila secondo
l’Agcom)2.
1
Point Topic (2013), Broadband coverage in Europe in 2012, European Union. Il rapporto assume come
residente in aree rurali il 12,7% della popolazione italiana.
2
Rapporto Caio (2014), cfr. http://www.slideshare.net/Palazzo_Chigi/achieving-the-objectives-of-thedigital-agenda-for-europe-dae-in-italy-prospects-and-challenges#
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Graf. 1 - Copertura della rete a banda larga standard (a partire da 2Mbit/s) e ultralarga di
nuova generazione (30-100Mbit/s) nel 2012 (totale nazionale e aree rurali, val. %)
120
100
98,4 95,5
87,5 83,2
80
53,7
60
40
14,0
20
12,4
0
0
banda larga totale Italia
NGA totale Italia
Italia
Banda larga in aree rurali
NGA in aree rurali
EU 27
Fonte: Point Topic, Commissione Europea, 2013
Il livello di copertura delle reti fisse di nuova generazione (NGA) capaci di velocità di
download che vanno da 30Mbit/s, per le tecnologia ADSL e VDSL con cavo di rame, a
100Mbit/s, raggiungibili grazie alla fibra ottica, risulta in Italia il più basso in Europa.
Graf. 2 - Residenti in aree servite da linee a banda ultralarga NGA (30-100 Mbit/s, val. %)
95-100
95-100
95-100
90-95
75-80
75-80
75-80
70-75
70-75
70-75
65-70
65-70
65-70
65-70
60-65
60-65
60-65
60-65
55-60
55-60
50-55
45-50
40-45
40-45
20-25
20-25
0-15
100
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0
Fonte: Ofcom, Point Topic/Commissione Europea, gennaio 2013
In base a quanto contenuto nel “Rapporto Caio”, redatto su incarico del Governo italiano per
condurre un’analisi dei piani di investimento dei gestori italiani di telecomunicazioni, con lo
scopo di verificare se i piani in essere consentono all’Italia di raggiungere gli obbiettivi di
copertura della rete in banda larga e ultralarga fissati per il 2020 dall’Ue, il gap potrà essere
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colmato grazie al contributo degli operatori, che dovrebbero implementare piani per
raggiungere l’obiettivo di copertura del 50% circa della popolazione con tecnologia
FTTCab/VDSL2 (30Mbit/s) entro il 2017 circa.
Il rapporto afferma inoltre che la rete italiana presenta alcune caratteristiche favorevoli dal
punto di vista fisico e infrastrutturale, tali per cui i piani prevedono di erogare una banda
superiore ai 30 Mbit/s, in linea con i target europei.
Quanto alle cause del consistente ritardo rispetto agli altri paesi europei, per quanto riguarda le
velocità di banda comprese tra 30Mbit/s e 100Mbit/s, il rapporto evidenzia come, a causa
dell’assenza di una rete per la tv via cavo, in Italia il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda
digitale dipenda fortemente e in misura maggiore che nella maggior parte degli altri paesi
europei dalla rete fissa di telecomunicazioni. I piani attuali arrivano al 2017, ma non chiariscono
gli interventi successivi per raggiungere il 100% di copertura del paese con la banda larga a
30Mbps.
L’obiettivo del 50% delle utenze a 100Mbit/s nel 2020 dipende anche da una progressiva crescita
della domanda di servizi in rete. Si può infatti ipotizzare che con l’aumento di contenuti
audiovisivi sulla rete la domanda per la connettività a banda larga aumenti. Inoltre, il piano Caio
raccomanda un forte impegno del Governo attraverso il monitoraggio dei piani degli operatori,
l’utilizzo dei fondi strutturali per allargare l’accesso alla banda larga della popolazione entro il
2020, misure per intervenire sul ritardo della domanda per i servizi a banda larga in Italia3.
In Italia, nel 2011, gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo nel settore dell’ICT sono stati
pari a 579,2 milioni di euro, cifra equivalente al 6,5% di tutti gli investimenti in R&D effettuati e
allo 0,57% del pil dello stesso anno (la media nell’Unione Europea è pari allo 0,6%). Per quanto
invece riguarda le spese in R&D effettuate in Italia nel settore privato, sempre in ICT, nel 2010
hanno raggiunto i 2.179 milioni di euro, in crescita dell’1,87% rispetto al 2009. Tale quota è stata
equivalente allo 0,7% del pil, livello al di sotto della media dell’Unione Europea che invece si
attesta sull’1,2%4.
1.2 I ritardi maggiori nelle regioni a bassa concentrazione urbana
Come spiegato trattando la dimensione nazionale, in Italia la copertura della rete fissa a banda
larga a 2Mbit/s presenta ancora alcune lacune ed è garantita solo sull’87,5% delle aree rurali
(nel 2012). Si tratta di aree collocate in una posizione geografica sfavorevole, in genere
scarsamente popolate, per essere raggiunte dalle reti a terra, come ad esempio le zone
montane. A questo “digital divide” è stato fatto fronte in alcune zone attraverso le reti wireless.
Rimane senza alcuna copertura, né di rete fissa, né wireless, una piccola parte di territorio di
3
Rapporto Caio (2014), cfr. http://www.slideshare.net/Palazzo_Chigi/achieving-the-objectives-of-thedigital-agenda-for-europe-dae-in-italy-prospects-and-challenges#
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Commissione Europea (2014), cfr. https://ec.europa.eu/digital-agenda/sites/digitalagenda/files/IT_FP7_0.pdf
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ogni regione, fatta eccezione per la copertura potenziale fornita dalle reti satellitari (cui è
possibile connettersi con appositi dispositivi).
Tab. 1 - Popolazione telefonica non coperta da banda larga (2Mbit/s), per regione (val. %)5
Digital Divide rete
Copertura solo rete
Digital Divide rete
Regione
fissa
wireless
fissa e wireless
Abruzzo
13,8
6,1
7,7
Basilicata
22,3
12,7
9,6
Calabria
17,9
7,0
10,9
Campania
7,6
4,2
3,4
Emilia Romagna
9,1
5,7
3,4
Friuli Venezia Giulia
17,6
8,5
9,1
Lazio
4,7
2,8
1,9
Liguria
8,1
5,0
3,1
Lombardia
2,7
1,7
1,0
Marche
10,7
5,9
4,8
Molise
31,4
12,7
18,7
Piemonte
15,2
8,2
7,0
Puglia
4,2
3,0
1,2
Sardegna
6,1
3,4
2,7
Sicilia
6,1
3,8
2,3
Toscana
10,6
5,5
5,1
Trentino Alto Adige
13,2
6,8
6,4
Umbria
15,6
8,4
7,2
Valle d’Aosta
15,0
6,4
8,6
Veneto
14,6
8,2
6,4
Totale
8,8
4,8
4,0
Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico, giugno 2013
Dalla ripartizione del territorio italiano per provincia si nota come l’infrastrutturazione con reti
di nuova generazione con capacità di velocità superiori ai 30Mbit/s, che si appoggiano su
tecnologie a fibra ottica, sono ancora scarsamente diffuse e disponibili significativamente solo
in alcune aree urbane. Tra queste, in particolare, le zone di Milano, Torino, Genova e Roma.
5
La copertura da rete fissa qui descritta è realizzata principalmente in tecnologia ADSL. Quella su rete
mobile è garantita solo da tecnologie wireless di terza o quarta generazione.
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Fig. 1 - Copertura della rete a banda ultra larga di nuova generazione (30-100 Mbit/s) nel
2012, per provincia
Fonte: Point Topic, 2013
1.3 Gli obiettivi di crescita del digitale fissati dall’Europa per il 2020
La Commissione europea ha proposto un’Agenda Digitale Europea, il cui obiettivo principale è
sviluppare un mercato unico digitale all’interno dell’Unione Europea. I target principali sono stati
fissati al 2020. L’Agenda rientra infatti nell’ambito della strategia “Europa 2020”, proposta dalla
stessa Commissione Europea nel marzo 2010, che punta al progresso economico all’interno
dell’Unione Europea
Rispetto al target della copertura di banda a 30Mbit/s in tutta l’Ue, che in base agli obiettivi
prefissati nell’Agenda Digitale dovrebbe essere raggiunto nel 2020, la copertura ottenuta nel
2013 era del 54% del territorio comunitario. Sostanzialmente ancora assenti le sottoscrizioni di
linee superveloci, che dovrebbero essere prerogativa di almeno metà delle utenze europee nel
2020.
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Graf. 3 - UE: il progresso rispetto agli obiettivi fissati nell’Agenda Digitale 2020
Fonte: Commissione Europea, 2013
Decisivo è poi il tema della “alfabetizzazione digitale” della popolazione europea, ovvero la
progressiva diffusione della conoscenza e del regolare uso di internet. In crescita e vicini ai target
fissati dalla Commissione sono gli obiettivi del 75% della popolazione che utilizza regolarmente
internet e la riduzione al solo 15% di chi non ha mai accesso ad internet, quote che nel 2013 si
attestavano rispettivamente al 70% e al 22%.
Ha un ruolo centrale nelle strategie di crescita fissate nell’Agenda Digitale Europea il commercio
elettronico, lo strumento attraverso cui le imprese possono vendere i propri prodotti su internet
e raggiungere un pubblico di dimensioni potenzialmente globali. Nel 2013 la Commissione
stimava che solo il 13% delle aziende dell’Unione Europea ne facesse uso, a fronte di un obiettivo
fissato nell’agenda per il 2020 del 33%. In aumento è peraltro la platea dei consumatori online,
che risultavano nel 2013 il 45% degli abitanti dei paesi dell’Unione, percentuale vicina a quella
auspicata dalla Commissione per il 2020 (50%). Di dimensioni analoghe è la diffusione dell’egoverment, ovvero l’utilizzo di internet da parte dei cittadini per interagire con la Pubblica
Amministrazione dei Paesi Membri dell’Ue (lo adotta il 44% della popolazione).
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2.
L’ALFABETIZZAZIONE DIGITALE DELLA POPOLAZIONE ITALIANA
2.1 La diffusione delle connessioni in Italia: un potenziale non sfruttato
Nonostante l’ampia diffusione in Italia delle reti a banda larga standard (2Mbit/s), le connessioni
a Internet risultano ancora scarsamente diffuse tra gli utenti italiani, soprattutto se si fa un
confronto con gli altri paesi dell’Unione Europea. L’Italia, infatti, si colloca agli ultimi posti tra i
membri dell’Unione Europea, con il 22% degli abitanti che possiede una connessione su linea
fissa a banda larga o ultralarga.
La media tra tutti i paesi dell’Unione Europea è superiore, collocandosi al 27%, mentre le quote
più elevate sono raggiunte dai paesi del Nord Europa come Danimarca ed Olanda (40%). Nazioni
di dimensioni simili all’Italia, come Germania e Francia, raggiungono livelli nettamente superiori
a quello italiano (34% la prima e 37% la seconda).
Gra. 4 - Connessioni fisse a banda larga (2Mbit/s o più) ogni 100 persone (val. %)6
45
40 40
40
35
30
26 26 26
25 25 25 25
22 23 23 23 24
25
20
17
27
29
31
33 34 34
33 33 33
37
19 19 19
15
10
5
0
Fonte: Cocom, Commissione Europea, gennaio 2013
6
I dati sono riferiti a tutte le modalità di linee fisse a banda larga, incluse le connessioni standard e
quelle superveloci
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Passando alle connessioni super veloci, che consentono una velocità di download fino a
100Mbit/s, l’Italia si trova in una posizione ancora più deficitaria. Insieme alla Grecia e a Cipro,
nel 2013 il nostro paese risultava, infatti, l’unico in cui la banda ultra larga era a diffusione zero.
Va comunque considerato che queste dotazioni sono disponibili in Europa per una platea ancora
molto ristretta: la media nell’Unione si attesta sul 6%, mentre gli stati da questo punto di vista
più avanzati raggiungono il 21% (Olanda) e 20% (Belgio), vale a dire quasi sul livello di diffusione
della banda larga a velocità standard in Italia.
Graf. 5 - Connessioni superveloci ogni 100 persone (val. %))7
25
20
20
14 15
15
10 10
9 9 9 10
10
5
0
21
2
3 3
6 6 6
5 5 5
7 7
11 11 11
7
0 0 0
Fonte: Cocom, Commissione Europea, 2013
Più in linea alla media europea è il numero di connessioni a banda larga su dispositivi mobili, che
in Italia risultano presenti sul 52% delle utenze. In questo ambito, va notato come l’Italia superi
la Germania (41%) e la Francia (44%) e si collochi solo due punti percentuali in meno del tasso
registrato per l’Ue a 27 stati, la cui media è elevata in ragione della quota consistente raggiunta
dai paesi nord europei.
7
Le connessioni superveloci includono tecnologie VDSL, FTTP e DOCSIS3.0, richieste per fornire una
velocità di download di 30Mbit/s o superiore
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Graf. 6 - Connessioni mobili a banda larga ogni 100 abitanti8
120
106 107
98
100
74 76 78
80
82 84
61
60
40
23
27
40 40 41 41
35 37
33 33 35
44 45 45 47
52 53 54 54
20
0
Fonte: Cocom, Commissione Europea, gennaio 2013
Va ricordato a questo proposito che il Governo Italiano, conformemente agli obiettivi fissati dalla
Commissione Europea nell’Agenda digitale europea e i contestuali obiettivi che il Governo
italiano si è dato, prevedono per il 2020 la disponibilità delle connessioni a 30Mbit/s per il 100%
della popolazione e di quelle a 100Mbit/s per il 50%.
2.2 Internet: ancora troppi italiani sono estranei alla rete
I ritardi tecnologici e a livello di dotazioni infrastrutturali spiegano solo in parte il divario che
separa l’Italia in materia digitale dagli altri paesi europei. Sembrano infatti esistere anche
elementi culturali, che comportano una scarsa propensione alla digitalizzazione da parte degli
utenti.
Nei 28 paesi dell’Unione Europea, il 77% della popolazione in età compresa tra 16 e 74 anni fa
uso di internet. L’Italia mostra un forte ritardo e si ferma al 61%, molto al di sotto della media e
tra le ultime posizioni: solo in Grecia, Bulgaria e Romania si trova un numero ancora inferiore di
internauti. Da notare come in Germania e in Francia si raggiunga una percentuale di popolazione
che accede alla rete stabilmente superiore all’80%, mentre nel Regno Unito si arrivi addirittura
oltre il 90%.
8
I dati combinano le sottoscrizioni ad internet acquistate nei 90 giorni precedenti su un’unica
sottoscrizione mobile, le sottoscrizioni per servizi dedicati acquistate separatamente rispetto ai servizi di
voce e le sottoscrizioni acquistate separatamente rispetto ai servizi di voce nella modalità di un add-on
che richiedeva una sottoscrizione separata. Le connessioni mobili a banda larga usano tecnologie 3G,
HSPA e LTE.
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Graf. 7 - Individui (16-74 anni) che hanno utilizzato internet negli ultimi 12 mesi in Europa
(val. %)
100
96 95 95 95 94
92 91
90
86 84
80
70
83 82 82 81 80
77 76 76 74
74 74 70
69 68 66
65 65 61 61
60
56 55
50
40
30
20
10
Romania
Bulgaria
Italia
Grecia
Polonia
Portogallo
Cipro
Croazia
Lituania
Malta
Spagna
Slovenia
Lettonia
Ungheria
Rep. Ceca
Irlanda
Eu 28 paesi
Slovacchia
Austria
Belgio
Estonia
Francia
Germania
Regno Unito
Olanda
Finlandia
Danimarca
Svezia
Lussemburgo
Norvegia
0
Fonte: Eurostat, 2013
Questi dati trovano efficace riscontro esaminando le quote di chi non ha mai effettuato un
accesso a internet nella propria vita. Si tratta di più di un italiano su tre, dimensione ben
superiore alla media dell’Unione Europea, che invece si ferma a un individuo su cinque.
Graf. 8 - Individui (16-74 anni) che non hanno mai utilizzato internet (val.%)
45
40
35
30
25
20
42 41
36
34 33
32 32
29 29 28
24 24 23
22
20
18 17
15
16 16 15 15
14 13
8 6
5 5 4
4
10
5
0
Fonte: Eurostat, 2013
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Un cenno alla ripartizione degli utenti di Internet per classe d’età lascia emergere come in Italia
una buona parte di chi non fa uso di Internet sia almeno verosimilmente condizionato da un gap
tecnologico e da fattori culturali. Nelle diverse fasce di età comprese tra 11 e 34 anni, infatti, gli
italiani che hanno usato la rete negli ultimi 12 mesi rientrano approssimativamente nella forbice
80-90%. La percentuale cala progressivamente all’aumentare dell’età: 61,2% tra 45 e 54 anni,
48,7% tra 55 e 59 anni, 36,4% tra 60 e 64 anni, 18,9% tra 65 e 74 anni, 3,5% oltre i 75 anni. Da
notare, poi, che, nelle fasce d’età più avanzata, sia soprattutto la parte femminile ad attestare
un limitato accesso ad Internet. Tornando ai numeri visti rispetto alla quota di popolazione che
fa uso di internet nei paesi dell’Unione Europea, si può ipotizzare come nei paesi scandinavi, nel
Regno Unito, ma anche in Francia, seppure in misura inferiore, gli individui in età avanzata usino
internet o, per lo meno, non ne siano del tutto estranei.
Tab. 2 - Persone che hanno usato internet negli ultimi 12 mesi, per sesso e classe d’età,
per 100 persone
Fonte: Istat, 2013
Anche per quanto riguarda l’uso della rete per relazionarsi con la Pubblica Amministrazione, l’egovernment, la popolazione italiana si posiziona (nel 2010) agli ultimi posti nella classifica dei
paesi Ue. A fronte di una media dei 28 paesi che vede quasi un europeo su tre (31%) interagire
tramite Internet con le pubbliche autorità, in Italia la quota si ferma al 17%.
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Graf. 9 - Individui (16-74 anni) che hanno usato servizi di e-government negli ultimi 3 mesi in
Europa (val. %)9
80
72
68
62
70
59 58
60
55
48
50
40 40 39
40
37 36 35
32 32 31 31
30
28 28 27
23 22
22 21
20
17 17 16
15 13
7
10
Grecia
Romania
Bulgaria
Italia
Croazia
Rep. Ceca
Cipro
Polonia
Lituania
Irlanda
Portogallo
Malta
Ungheria
Lettonia
Eu 28 paesi
Belgio
Spagna
Francia
Slovacchia
Germania
Austria
Slovenia
Estonia
Regno Unito
Lussemburgo
Finlandia
Svezia
Olanda
Norvegia
Danimarca
0
Fonte: Eurostat, 2013
Le ragioni che sono alla base del ridotto utilizzo dell’e-goverment, oltre a quelle già sottolineate
per ii ricorso al commercio elettronico, derivano spesso dalla scarsa conoscenza da parte dei
cittadini dell’effettiva esistenza di tali servizi. Inoltre, rappresentano un problema le difficoltà
tecniche che gli utenti incontrano e i timori sulla sicurezza della procedura. Rispetto, invece, al
giudizio delle imprese, i rapporti con la Pubblica Amministrazione sono resi problematici dalla
presenza di procedure elettroniche complicate che comportano sprechi di tempo e che talvolta
richiedono l’invio di documenti cartacei o anche la presenza fisica10.
9
I dati si riferiscono al 2010, ultimo anno disponibile su Eurostat per un confronto.
Unicredit Spa (2012), La digitalizzazione delle imprese italiane: efficienza, innovazione e conquista di
nuovi mercati. Rapporto Unicredit sulle piccole imprese e analisi comparata tra piccole, medie e grandi
imprese.
10
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3. L’E-COMMERCE, UN’OPPORTUNITÀ ANCORA INUTILIZZATA IN ITALIA
3.1 La scarsa diffusione tra gli italiani
Uno degli strumenti resi disponibili dalla rete internet che ha un impatto diretto sulla vita delle
persone e sull’economia di un paese è il commercio elettronico, ovvero la vendita e l’acquisto
di beni e servizi online. L’Italia si colloca tra gli ultimi paesi dell’Unione Europea quanto a quota
di individui che vi ricorre: gli italiani tra i 16 e i 74 anni che hanno ordinato prodotti via web nel
2013 sono solo il 20%, ben 27 punti percentuali al di sotto della media europea (47%). Ancora
una volta è nei paesi del Nord Europa che si raggiungono i livelli di diffusione più elevati di questa
pratica, con quote rilevanti della Germania (68%) e anche della Francia (59%).
Graf. 10 - Individui (16-74 anni) che hanno ordinato beni o servizi su internet per uso privato
in Europa (val. %)
90
80
70
60
50
40
77
73
70 68
65
59
54
47 46 46
44
36 36
32 32 32
30
20
28 26
26 25 25 25
23 20
12
10
8
0
Fonte: Eurostat, 2013
Guardando alla diffusione del commercio elettronico tra gli abitanti delle diverse regioni italiane,
si nota come nel Nord Italia tale abitudine sia più radicata che nel Sud. Va tuttavia precisato che
nemmeno le regioni dove nel 2013 l’acquisto di prodotti online era più comune sono vicine alla
media europea.
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Tra le ragioni che contribuiscono a spiegare la scarsa propensione delle famiglie italiane all’ecommerce si possono considerare la diffusione relativamente limitata di carte di pagamento e
di pos, nonché la percezione ancora frequente di minore sicurezza nei pagamenti effettuati via
web, l’inaffidabilità e la scomodità nelle consegne, la difficile gestione della fase post-vendita11.
Graf. 11 - Individui (16-74 anni) che hanno ordinato beni o servizi su internet per uso privato
In Italia (val. %)
35
30
25
30 29
28
27
26 26 25
24 24
23
21 21
20
20 20 19
16
15
15
12 12
10
10 10
8
5
0
Fonte: Eurostat, 2013
3.2 Le imprese italiane agli ultimi posti in Europa
Anche i dati relativi al commercio elettronico praticato dalla imprese europee mostrano una
situazione di notevole ritardo per l’Italia rispetto ai partner continentali. Le aziende italiane con
più di 10 addetti che nel 2013 hanno ricevuto ordini di beni o servizi su Internet risultano il 5%,
la quota più bassa tra tutti paesi europei secondo Eurostat. La media registrata per l’Unione
Europea è al 14%, mentre nei paesi dove la percentuale è maggiore si arriva a circa una impresa
su quattro.
11
Unicredit Spa (2012), La digitalizzazione delle imprese italiane: efficienza, innovazione e conquista di
nuovi mercati. Rapporto Unicredit sulle piccole imprese e analisi comparata tra piccole, medie e grandi
imprese.
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Graf. 12 - Imprese (10 addetti o più) che hanno ricevuto ordini di beni o servizi su internet in
Europa (almeno l’1% del valore di tutti i beni e servizi acquistati, val. %)
30
27 26 25
25
24 23
22 21
20 19
20
18 18
16 16
15
14 14
13 13 13
10
11 11 11
10 10 9 9
8 7
7
5 5
5
Italia
Bulgaria
Cipro
Lettonia
Grecia
Polonia
Romania
Estonia
Ungheria
Malta
Slovenia
Austria
Francia
Olanda
Spagna
Portogallo
Finlandia
Eu 28 paesi
Lussemburgo
Croazia
Slovacchia
Regno Unito
Belgio
Lituania
Irlanda
Germania
Svezia
Norvegia
Rep. Ceca
Danimarca
0
Fonte: Eurostat, 2013
Maggiore è invece la quota di aziende italiane con più di 10 addetti che nel 2010 (ultimo dato
disponibile per il confronto) hanno acquistato beni o servizi online (17%), comunque nettamente
al di sotto della media dell’Unione Europea (27%).
Graf. 13 - Imprese (10 addetti o più) che hanno acquistato beni o servizi su internet in Europa
(almeno l’1% del valore di tutti i beni e servizi acquistati, val. %)12
57 53
51
50
48
44 44
40 39
40
34 33
32
27
30
25 25
23 22
20
21 20 19
17 17 17 16
14 14
12
10
9 7
4
nd
Fonte: Eurostat, 2013
12
I dati si riferiscono al 2010, ultimo anno disponibile su Eurostat per un confronto.
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Bulgaria
Romania
Lettonia
Cipro
Polonia
Slovacchia
Slovenia
Italia
Ungheria
Francia
Estonia
Malta
Spagna
Portogallo
Croazia
Finlandia
Lituania
Eu 27 paesi
Olanda
Rep. Ceca
Lussemburgo
Austria
Germania
Irlanda
Regno Unito
Danimarca
Belgio
Svezia
Norvegia
0
Grecia
60
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Da una valutazione delle dotazioni di tecnologie dell’informazione e della comunicazione a
disposizione delle imprese italiane con 10 addetti o più, emerge una realtà in cui la quasi totalità
delle aziende utilizza sistemi informatici (98,2%) ed ha una connessione fissa a banda larga
(93,1%). Circa due terzi sono quelle che hanno attivato un proprio sito web e un quarto utilizza
almeno un social media. In circa una impresa su due vengono usati dispositivi mobili con
connessione a banda larga; ben l’85,5% delle aziende usa internet per relazionarsi con la
Pubblica Amministrazione.
Graf. 14 - Dotazioni ICT delle imprese italiane con 10 addetti o più
Imprese che utilizzano computer
98,2
Imprese con accesso ad internet
96,8
Imprese che utilizzano una connessione fissa a banda
larga
93,1
Imprese che utlizzano una connessione mobile a
banda larga
49,8
Addetti provvisti di dispositivi portatili forniti
dall'azienda
12,0
Imprese che hanno un proprio sito web
67,3
24,7
Imprese cche utilizzano almeno un social media
Imprese che utilizzano internet per relazionarsi con la
PA
85,5
0
20
40
60
80
100
Fonte: Istat, 2013
Si evidenzia, quindi, piuttosto nettamente, una distanza tra la presenza online delle aziende
(ampiamente diffusa) e l’effettiva capacità o disponibilità ad utilizzare il commercio elettronico,
che appare fortemente sottodimensionata rispetto al potenziale.
3.3 La vendita online delle imprese del Nord Est nella media nazionale
L’analisi delle dimensioni delle vendite su internet delle imprese italiane effettuata dall’Istat
conferma la marginalità complessiva di questa pratica in Italia. La ripartizione in macroregioni
non mostra peraltro significative differenze regionali e colloca le aziende del Nord Est in linea
con la media nazionale, mentre quelle del Nord Ovest poco al di sotto. Il Centro risulta l’area
dove la diffusione è maggiore.
In Italia le imprese che vendono via web risultano nel 2009 il 5,03% del totale. Il valore monetario
delle vendite online corrisponde al 5,37% del valore complessivo di tutte le vendite effettuate
dalle aziende nazionali.
Quaderni FNE
P a g i n a | 19
Nel Nord Est la quota di aziende attive nella vendita su internet è sullo stesso livello del totale
italiano (5,02%). Inferiore alla media nazionale è invece il valore del venduto online sul totale
(3,14%). Sotto la media nazionale è invece il Nord Ovest, dove vendono su internet solo il 4,45%
delle imprese, ma più consistente appare il valore delle vendite, corrispondente al 7,85% (il più
alto in Italia e più del doppio di quello registrato per il Nord Est).
Il Centro è la macroregione dove è maggiore il numero di aziende che vendono via web (6,78%),
attività che ha generato un volume di vendite del 5,01% sul totale. In coda il Sud e Isole, dove
vende su internet il 4,27% delle imprese.
Tab. 3 - Imprese con almeno 10 addetti che utilizzano internet e/o altre reti per effettuare
vendite (2009, val. %)
Aziende che vendono online
Italia
Nord Ovest
Nord Est13
Centro
Sud e Isole
13
5,03
4,45
5,02
6,78
4,27
Fonte: Istat, 2011
Nord Est comprensivo dell’Emilia Romagna
Quaderni FNE
Valore delle vendite online sul
totale del venduto
5,37
7,85
3,14
5,01
1,87
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4. SCENARI DI SVILUPPO DELL’ECONOMIA DIGITALE
Uno degli strumenti resi disponibili dalla rete internet che ha un impatto diretto sulla vita delle
persone e sull’economia di un paese è il commercio elettronico, ovvero la vendita e l’acquisto
di beni e servizi online. Secondo i calcoli forniti dall’indagine “Fattore Internet”, commissionata
da Google e Boston Consulting Group per stimare l’impatto di internet sull’economia del nostro
paese, l’Internet economy italiana valeva 31,6 miliardi di euro nel 2010 (ovvero il 2,0% del PIL),
in crescita del 10% rispetto ai 28,8 miliardi del 2009 (1,9% del PIL). Considerando tutte le attività
legate a internet come un unico settore, la loro crescita avrebbe contribuito all’8% dell’aumento
complessivo del PIL nazionale registrato nel 2010. In base ai calcoli, proseguendo su tale trend
di crescita, l’internet economy italiana dovrebbe rappresentare nel 2015 tra il 3,3% e il 4,3% del
PIL. Secondo uno scenario conservativo, che considera una crescita della penetrazione di
Internet e della propensione all’e-commerce in linea con il passato, l’Internet economy varrà 59
miliardi di euro nel 2015, dato più che raddoppiato rispetto al 200914.
Graf. 15 - L’Internet Economy italiana valeva 28,8 miliardi di euro nel 2009 e 31,6 nel 2010
Internet economy 2010 totale
32
Crescita 2010
+3
Internet economy 2009 totale
Importazioni
Esportazioni
Spesa istituzionale
Investimenti del settore privato
2,0% del PIL
29
1,9% del PIL
--5
+1
+7
+11
Consumo
+15
Fonte: Fattore Internet, 2011
Il potenziale di sviluppo economico appena descritto assume un valore ancora più rilevante
considerando il notevole margine di crescita dell’e-commerce in Italia, tra gli ultimi paesi
dell’Unione Europea quanto a quota di individui che vi ricorre.
14
Antonio Faraldi, Mauro Tardito, Marc Vos (2011), Fattore Internet, The Boston Consulting Group.
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Graf. 16 - Il valore dell’economia di internet (miliardi di euro)
2,0%
del
PIL
1,9%
del
PIL
32
29
+3
4,3%
del
PIL
3,3%
del
PIL
77
59
+24
+1
+1
0
+9
+7
+1
Fonte: Fattore Internet, 2011
I dati raccolti dall’indagine “Fattore Internet” spiegano anche il valore economico dell’ecommerce per le piccole e medie imprese (10-249 addetti) e la differenza in termini di
performance tra diversi gradi di intensità di utilizzo del web. Le pmi che effettuano attività di
vendita o di marketing in rete hanno registrato una crescita media dei ricavi negli ultimi tre anni
(dal 2007 al 2010) dell’1,2%, rispetto a un calo del 2,4% di quelle la cui presenza online si riduce
al solo sito internet aziendale e del 4,5% di quelle completamente “offline”. A ciò si aggiunge
che le pmi più attive in rete hanno registrato un’incidenza media delle vendite all’estero sul
totale del 14,7%, contro il 7,7% di quelle solamente con sito web e al 4,1% di quelle fuori dal
web15.
15
Antonio Faraldi, Mauro Tardito, Marc Vos (2011), Fattore Internet, The Boston Consulting Group.
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5.
NON SOLO BANDA LARGA: VERSO UNA MAGGIORE CULTURA DIGITALE DI
POPOLAZIONE E IMPRESE
Secondo l’analisi dell’americana Business Insider Intelligence, il settore del commercio al
dettaglio negli Stati Uniti sta vivendo negli ultimi anni un’evoluzione di proporzioni considerevoli
grazie al nuovo ruolo assunto dal commercio elettronico. Tra 2001 e 2013, il commercio al
dettaglio “offline” ha mostrato trend di crescita annuali non superiori al 10%, con un calo
compreso tra il 2 e l’8% registrato nel 2008, tra il 5 e il 10% nel 2009 e una ripresa successiva al
2010 che l’ha visto aumentare su livelli mai superiori all’8%. Nello stesso intervallo storico, l’ecommerce nordamericano è cresciuto su tassi superiori al 20% annuo dal 2001 al 2007, ha
segnato progressi, seppure ridotti, nel 2008 e nel 2009, è balzato su tassi maggiori del +15%
annuo dal 2010 in poi. Questi numeri dimostrano che il commercio elettronico, attualmente,
costituisce quasi tutta la crescita del commercio al dettaglio negli Stati Uniti.
L’e-commerce è dunque una realtà consolidata. Alla luce delle dimensioni che ha stabilmente
assunto negli Stati Uniti, la marginalità che questa pratica ha in Italia acquisisce la fisionomia di
una grande opportunità ancora mancata, sia dal lato delle imprese, che da quello dei
consumatori. Una situazione che in Italia si dimostra tanto più grave alla luce della dinamica
piatta dei consumi oramai consolidatasi e ancor più rispetto alle prospettive che questi
strumenti possono offrire alle imprese, anche di piccola e media dimensione, in termini di
vendita sui mercati esteri.
Le imprese italiane con più di 10 addetti che sono informatizzate risultano la quasi totalità,
mentre quelle che hanno un sito sul web, che cioè hanno una certa familiarità con la rete
internet, sono pressoché due terzi, circa un quarto è presente sui social network.
La mappatura della diffusione della banda larga in Italia dimostra che, pur esistendo ancora
alcune difficoltà di connessione nelle aree a minore densità urbana, la quota di popolazione che
è attualmente in grado di navigare alla velocità standard di 2Mbit al secondo è tale da non
giustificare un così scarso utilizzo della rete.
La ragione del ridotto uso di internet e del commercio elettronico nel nostro paese, dove quasi
un cittadino su tre non ha mai effettuato un accesso nella propria vita, ha di conseguenza una
evidente matrice culturale, aspetto reso evidente anche dall’analisi dei livelli di diffusione per
fasce d’età, che vede un crollo progressivo tra chi ha più di 54 anni di età.
In tale quadro non possono che giocare un ruolo chiave la formazione e la diffusione delle
competenze informatiche, soprattutto tra le generazioni estranee all’„alfabetizzazione digitale”,
nate prima della rivoluzione informatica oppure occupate in mansioni che non hanno richiesto
l’uso del computer.
Parallelamente le imprese devono essere supportate e accompagnate con specifiche iniziative
formative, di confronto con le tecnologie e le strategie dei grandi player internazionali del
commercio elettronico e di sviluppo di competenze interne per accedere a questi canali al fine
Quaderni FNE
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di consentire loro di accedere a nuove opportunità di sviluppo di internazionalizzazione e di
intercettare un trend di sviluppo del commercio che appare particolarmente interessante per i
prodotti del made in Italy16.
16
Politecnico di Milano (2013), Il mercato dell’ecommerceB2C in Italia, in Osservatorio eCommerce B2c;
Antonio Faraldi, Mauro Tardito, Marc Vos (2011), Fattore Internet. The Boston Consulting Group.
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Bibliografia e sitografia
Antonio Faraldi, Mauro Tardito, Marc Vos (2011), Fattore Internet, The Boston Consulting
Group.
Commissione Europea (2014), cfr. https://ec.europa.eu/digital-agenda/sites/digitalagenda/files/IT_FP7_0.pdf
http://ec.europa.eu/digital-agenda/sites/digitalagenda/files/DAE%20SCOREBOARD%202013%20-%20SWD%202013%20217%20FINAL.pdf
Eurostat (2013), cfr.
http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/information_society/data/main_tables
Istat (2014), cfr. http://www.istat.it/it/archivio/37007
Ministero dello Sviluppo economico (2014), cfr.
http://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php?option=com_content&view=article&viewTy
pe=0&id=2019463&idmenu=2517&idarea1=1699&idarea2=0&idarea3=0&idarea4=0&andor=A
ND&sectionid=0&andorcat=AND&partebassaType=0&idareaCalendario1=0&MvediT=1&show
Menu=1&showCat=1&showArchiveNewsBotton=0&directionidUser=0
Ofcom (2014), cfr. http://stakeholders.ofcom.org.uk/binaries/research/broadbandresearch/scorecard/European_Broadband_Scorecard_2014.pdf
Point Topic (2013), Broadband coverage in Europe in 2012, European Union.
Rapporto Caio (2014), cfr. http://www.slideshare.net/Palazzo_Chigi/achieving-the-objectivesof-the-digital-agenda-for-europe-dae-in-italy-prospects-and-challenges#
Unicredit Spa (2012), La digitalizzazione delle imprese italiane: efficienza, innovazione e
conquista di nuovi mercati. Rapporto Unicredit sulle piccole imprese e analisi comparata tra
piccole, medie e grandi imprese, Unicredit Spa, novembre 2012.
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