L`agricoltura multifunzionale

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L`agricoltura multifunzionale
 L’agricoltura multifunzionale Vincenzo Girgenti DISAFA Università degli Studi di Torino 1 Nell'ultimo decennio il concetto di multifunzionalità dell'agricoltura (MFA) è emerso come nozione chiave nei dibattiti scientifici e politici sul futuro dell'agricoltura e dello sviluppo rurale. L’obiettivo generale del lavoro proposto è quello di ripercorrere le “tappe” che hanno definito il ruolo e quindi l’utilizzo del concetto di multifunzionalità definendo anche gli aspetti della sostenibilità che sono parte integrante per lo sviluppo di un sistema multifunzionale. I modelli di sviluppo agricolo attuali perché possano essere sostenibili anche in futuro non possono non considerare il ruolo e il concetto base di multifunzioanalità. In modo specifico sono stati considerati gli elementi del sistema agrario a definizione ed esempio di un sistema multifunzionale. 2 Introduzione A partire dal 1980 la nozione di agricoltura multifunzionale è stata utilizzata in vari contesti. Nel 1988 la Commissione della Comunità Europea ha riportato nella pubblicazione “Il futuro del mondo rurale” i molteplici contributi che l’attività agricola può apportare allo sviluppo del settore economico, alla gestione dell’ambiente e allo sviluppo della vita delle aree rurali. Una delle prime applicazioni del concetto di agricoltura multifunzionale risale al Summit sulla Terra di Rio de Janeiro nel 1992, dove l'articolo 14 di Agenda 21 ha dichiarato che le politiche agricole debbano tener conto della carattere 'multifunzionale' dell'agricoltura (Belletti et al., 2003). In particolare in tale occasione si dichiara “i governi... dovrebbero adottare una strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile... Tale strategia dovrebbe essere predisposta utilizzando ed armonizzando le politiche settoriali. L’obiettivo è quello di assicurare uno sviluppo economico responsabile verso la società, proteggendo nel frattempo le risorse fondamentali e l'ambiente per il beneficio delle future generazioni. Le strategie nazionali per lo sviluppo sostenibile dovrebbero essere sviluppate attraverso la più ampia partecipazione possibile e la più compiuta valutazione della situazione e delle iniziative in corso” (UN, 1993). Ufficialmente il termine “agricoltura multifunzionale” viene utilizzato per la prima volta nel 1993 dal Consiglio Europeo per il diritto agrario, nel tentativo di armonizzare la legislazione agricola in tutta l'Europa e fornire una base giuridica per l'agricoltura sostenibile. Durante la fase conclusiva dell’Uruguay Round (WTO, 1994), vengono riconosciuti i molteplici ruoli dell’agricoltura; tuttavia l’agricoltura non viene ancora etichettata con il termine multifunzionale in quanto si pensa che tale definizione possa favorire i sussidi ai produttori distorcendo di conseguenza il valore del commercio. L’approccio del WTO fondando la propria definizione sulla liberalizzazione degli scambi, si distingue dalle altre interpretazioni internazionali di multifunzionalità. L'utilizzo del concetto di multifunzionalità può essere ricondotto ad un’ ampia serie di processi di trasformazione di varia natura che hanno influenzato approcci scientifici e politici in modi diversi tra Paesi e discipline. La multifunzionalità infatti è stata considerata da pensieri di natura politica (Hollander, 2004; Potter e Tilzey, 2005) , economica (Durand e van Huylenbroek, 2003) e da considerazioni più di tipo “ olistico” che incorporano la forza del capitale sociale nei processi e nelle varie componenti dell’attività agricola (Clark, 2005). La tendenza degli ultimi anni è quella di ricercare e definire una “normativa di multifunzioanlità” che sia in grado non tanto di descrivere come l’agricoltura cambi ma che descriva esplicitamente cosa succede sul “campo” (Holmes, 2006). I percorsi di cambiamento e transizione agricola studiati nel tempo sono stati diversamente indicati e concepiti come spettro multifunzionale (Fig.1) basati sia su “azioni di tipo produttivo” che su “azioni di tipo non produttivo”. Wilson, 2008). Perché sia forte dal punto di vista multifunzionale un sistema in generale deve essere caratterizzato da una forte componente sociale, economica, culturale, etica ed ambientale e tutti questi fattori devono essere in grado di “comunicare” a vicenda ed intercorrelarsi. L’attributo “multifunzionale” va riferito a tutte le attività economiche in generale. Il fatto che si parli di multifunzionalità quasi esclusivamente in riferimento all’agricoltura, come 3 definito dall’OCSE (2001), dipende dalla natura stessa dell’attività, ovvero dallo stretto legame con l’uso della terra che implica la dispersione delle aziende agricole sul territorio, l’alto livello di sostegno pubblico che continua ad avere il settore e, non da meno, lo spiccato valore politico che ha assunto l’agricoltura negli ultimi anni. Nello specifico l’agricoltura multifunzionale (MFA) si riferisce al fatto che l'attività agricola al di là del suo ruolo di produrre cibo e fibre può anche avere diverse altre funzioni, quali la gestione delle risorse naturali rinnovabili, la conservazione del paesaggio e della sua biodiversità, e contribuire alla redditività socio-­‐economica delle aree rurali. Il concetto relativo alla MFA nei dibattiti scientifici è stato molto stimolato dal lavoro dell'Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo (OECD, 2001; 2003) che, in riferimento alle preoccupazioni sulla legittimità della politica di sostegno all'agricoltura e la liberalizzazione delle materie prime sui mercati, ha adottato un approccio economico neo-­‐
classico. La Food and Agriculture Organization (FAO) definisce la multifunzionalità in riferimento alla situazione dei Paesi in via di Sviluppo in cui è evidente il ruolo la natura variegata delle attività agricole e dei sui molteplici contributi alle strategie di sussistenza delle famiglie e lo sviluppo rurale. La FAO utilizza la nozione molteplice di “ruoli dell'agricoltura” definendo le esternalità positive legate all’agricoltura le sfide dello sviluppo come la sicurezza alimentare, la riduzione della povertà, il benessere sociale e il patrimonio culturale Un altro importante contributo alla definizione di MAF è associato alla riforma della Politica agricola comune (PAC) dell'Unione europea, che dal 1990 in poi ha adottato la multifunzionalità come una pietra miliare importante del suo modello europeo dell'Agricoltura. Con la PAC è stata introdotta la filosofia che un numero sufficiente di agricoltori dovrebbero essere tenuti sulla terra per sostenere il paesaggio e le strutture sociali delle zone rurali che sono valutate positivamente dalla società in generale (Abler, 2004; Potter, 2004). All'interno di questo approccio, almeno a livello teorico, l'agricoltura è vista come uno dei diversi settori economici in campagna che, in combinazione con altre attività come il turismo e dei servizi, dovrebbe garantire il sostentamento dei mezzi di sussistenza e la qualità della vita nelle zone rurali vitali ( O'Connor et al., 2006). Negli ultimi anni la definizione del concetto di MFA ha previsto un’ampliamento delle prospettive che andassero oltre i problemi legati al commercio e suggerissero il ruolo chiave nell’evoluzione del ruolo delle attività agricole e lo sviluppo rurale sostenibile. I numerosi contributi scientifici sulle definizioni e sullo studio della dell’MFA e del suo ruolo comportano ed implicano poi la ricerca di strumenti analitici come i modelli per le relazioni agronomiche e i modelli agro-­‐ecologici sia su piccola scala ( aziendale, regionale) che su larga scala(nazionale). 4 Il concetto di agricoltura multifunzionale (MFA) è strettamente legato al concetto di sviluppo sostenibile. Lo studio delle componenti della “sostenibilità” infatti permette di descrivere e valutare tutti gli obiettivi economici, sociali e ambientali che sono associati alla MFA. Oggi la FAO incentra la sua attenzione suoi ruoli dell’agricoltura sottolineando come la produzione debba rimanere la funzione primaria, ma vi sono altre funzioni secondarie che caratterizzano l’agricoltura come multifunzionale. Lo scopo delle funzioni è quello di perseguire un’agricoltura sostenibile e lo sviluppo rurale, promuovendo il benessere della società, attraverso la riduzione della povertà e il raggiungimento dello sviluppo socio-­‐
economico desiderato (FAO, 2001). Fig.1 Spettro della multifunzionalità (Holmes, 2006; Wilson, 2007). In generale gli approcci alla definizione di MFA divergono principalmente in funzione del grado di attenzione per il mercato di riferimento e in funzione della dimensione sociale di riferimento (nuclei familiari e aziendali piuttosto che sistemi regionali). Lo sviluppo sostenibile ll concetto di sviluppo è stato a lungo limitato all’equazione sviluppo = crescita economica che di conseguenza è stata poi associato al processo di crescita del prodotto interno lordo (PIL). Questa filosofia oggi non è ormai più accettabile. Oggi lo sviluppo di un sistema deve essere inteso nell’ottica di un processo di miglioramento delle condizioni di vita di una comunità in termini economici, educativi, sanitari, spirituali, culturali, infrastrutturali, dei suoi diritti umani fondamentali, senza che vengano compromesse le altre comunità, né al momento attuale né in futuro. Da questa definizione si evince la predilezione per le esigenze 5 della collettività e di conseguenza ne deriva una visione più ampia del concetto di sviluppo che va oltre i confini della sfera economica arrivando poi al concetto dello sviluppo sostenibile. Il presupposto per lo sviluppo sostenibile e il raggiungimento del benessere collettivo è quello di ristabilire l’armonia tra uomo e natura tralasciando l’impostazione consumistica e perciò economocentrica imposta dalla globalizzazione. Perché un sistema sia sostenibile è necessario che le sue 3 componenti principali di seguito definite siano soddisfatte. ü
sostenibilità ambientale: capacità di mantenere nel tempo qualità e riproducibilità del capitale naturale, di conservare la biodiversità, la bellezza dei paesaggi, la qualità dell’atmosfera, dell’acqua e dei suoli, per poter sostenere nel tempo l’ecosistema; ü
sostenibilità economica: capacità di generare in modo duraturo reddito e lavoro e di raggiungere un’eco-­‐efficienza intesa come uso razionale delle risorse disponibili e come riduzione dello sfruttamento delle risorse non rinnovabili; ü
sostenibilità sociale: capacità di garantire l’accesso a beni considerati fondamentali e condizioni di benessere, in modo equo all’interno delle comunità odierne e anche tra la generazione attuale e quelle future. Per ogni intervento di programmazione si deve tenere conto dell’interazione tra le 3 dimensioni e, nel caso in cui le scelte di pianificazione andassero a sostenere solo una o due dimensioni, non si può parlare di sviluppo sostenibile. Lo sviluppo sostenibile, quindi, è un PROCESSO CONTINUO che deve coniugare le 3 dimensioni fondamentali e inscindibili dello sviluppo, per garantire la cosiddetta regola dell’equilibrio delle tre “E”: ecologia, equità, economia (fig. 2). Fig. 2. Interconnessioni tra le dimensioni della sostenibilità dello sviluppo e la regola dell’equilibrio delle tre E. Il perseguimento dello sviluppo sostenibile dipende dalla capacità della governance di garantire un’interconnessione completa tra economia, società e ambiente. Perché questo accada è opportuno mettere in pratica i principi dello sviluppo sostenibile cercando di indirizzare le proprie decisioni verso un equilibrio che riesca a conciliare la protezione dell’ambiente, l’equità sociale e il benessere economico. 6 Oggi più che mai è importante che anche l’agricoltura sia sostenibile in quanto essa è strettamente correlata all’ambiente e alla sua mutazione nel tempo. È possibile parlare di sostenibilità quando all’interno di un sistema ciascun elemento componente è sostenibile e contribuisce, con la sua azione, alla sostenibilità del sistema globale. Diventa quindi indispensabile creare un insieme di indicatori capace di fornire tutte le informazioni necessarie sulla sostenibilità dell’intero sistema e delle sue componenti. Gli indicatori sono misure quantitative che forniscono informazioni sulle possibili direzioni che può assumere un fenomeno, inoltre sono in grado di comunicare in modo chiaro fenomeni complessi. Perché un indicatore possa assumere tale ruolo nella selezione e nella validazione si devono tenere in considerazione i tre grandi requisiti stabiliti dall’OCSE (2001): rilevanza, consistenza analitica e misura. Il concetto di sostenibilità deve essere inteso in senso “forte”; non si tratta semplicemente di promuovere un modello di sviluppo “conservativo”, dove il capitale locale dato dalle risorse naturali e culturali viene preservato (in questo senso la letteratura fa riferimento ad un concetto di sostenibilità debole) ma di un modello di re-­‐interpretazione, redistribuzione e riappropriazione dei valori d’uso ed intrinseci delle risorse presenti nel milieu locale a partire dalle interazioni di quest’ultimo con il contesto locale e globale e dialogo fra specificità endogene e stimoli provenienti dall’esterno. Oggi non è più possibile parlare in senso astratto di sostenibilità ma è necessario concretizzare le teorie fin qui sintetizzate in sistemi agrari realmente sostenibili che possano essere valutati nelle loro componenti principali per poter dare indicazioni utili a nuovi percorsi. I sistemi agrari come esempio di MFA I paesaggi agrari italiani pur nella diversità che li distingue, sono il risultato di una grande variabilità naturale e di una storia umana antica e complessa e mostrano nella diffusa presenza degli alberi da frutto il loro tratto maggiormente distintivo. La variabilità naturale è basata su una grande diversità biologica sia a livello genetico che di specie, popolazione ed ecosistema e si è trasmessa attraverso le azioni dell’uomo nel paesaggio colturale, nel mosaico ambientale e nella rete ecologica. Il significato storico –culturale non è l’unico che giustifica la preziosità dei paesaggi o delle pratiche agricole tradizionali che ne consentono il perpetuarsi. Strategico è infatti il ruolo che i sistemi agrari hanno nella conservazione di una multifunzionalità della pratica agricola ricercata nella costruzione dei paesaggi moderni coltivati. Questi paesaggi si configurano come luoghi di agricoltura multifunzionale perché hanno in se’ un valore intrinseco legato alla cultura e all’identità locale, ma anche ad un 7 valore derivato dalla possibilità di concorrere al mantenimento della qualità dell’ambiente e della vita delle popolazioni rurali (OCSE, 2001; Idda et al., 2005). Perché l’agricoltura (Tab.2) abbia una posizione competitiva nel settore produttivo e gli stessi beni prodotti abbiano valore aggiunto è necessario che ricoprano il ruolo della multifunzionalità. Tab.2 Funzioni più comunemente attribuite all’agricoltura ( Velazquez, 2001) La nuova agricoltura infatti non deve essere solo concepita come una mera attività di produzione dei beni alimentari, ma ad essa deve essere riconosciuto il ruolo di difesa dell’ambiente, salvaguardia delle risorse naturali, tutela del patrimonio culturale dei luoghi , generatrice dei servizi ( es. turistico-­‐ricreativi) e in generale miglioratrice della qualità della vita. Alcune di queste funzioni nuove riconosciute all’agricoltura trovano ragione d’essere in seguito all’espansione di nuovi spazi, da quelli peri-­‐urbani a quelli urbani, recente insediamento delle colture ortofrutticole. Una delle massime espressioni della multifunzionalità si può trovare nei paesaggi culturali che rappresentano aree agricole estremamente eterogenee dal punto di vista dell’utilizzo dei suoli il più delle volte ricoperti da erbacee, piante arbustive e architetture rurali artistiche . In questa complessità infatti si possono ritrovare alcuni elementi di quella multifunzionalità di cui si parla: ü regimazione delle acque; ü ottimizzazione del ciclo degli elementi per la fertilità del suolo; ü stabilizzazione dei pendi assicurata dalle sistemazioni con terazzamenti o ciglionamenti; ü continuità del paesaggio garantita dai numerosi residui di coperture naturali nelle forme di siepi e macchie. 8 Queste funzioni da sempre insite nella complessità costitutiva di questi spazi , sono state riattualizzate nel loro significato dato che uno degli obiettivi emergenti per la riqualificazione dell’agricoltura è l’attuazione di modelli produttivi volti anche alla salvaguardia dell’ambiente e delle sue risorse , inclusa la biodiversità e il paesaggio (Barbera, 2003). La funzione ambientale L’azione di salvaguardia del suolo, intesa come risorsa ambientale, oggi sottoposta all’azione di molteplici fattori di degrado particolarmente importanti nei casi di agricoltura intensiva è sicuramente una delle più importanti funzioni ambientali attribuibili all’organizzazione dei paesaggi tradizionali e/o alla loro funzione. Le pratiche agricole tradizionali possiedono un’elevata valenza ecologica (Abbona et al., 2007) , basandosi sulla gestione in loco dei residui colturali che consente il mantenimento della fertilità del suolo, l’impiego di fertilizzanti organici, una più uniforme copertura del terreno dovuta anche a colture intercalari , lavorazioni più contenute e, nelle aree di maggior pendenza , disposizioni meno predisponenti i fenomeni erosivi. I fenomeni di erosione del suolo si sono resi particolarmente evidenti proprio con l’abbandono o la scomparsa dell’agricoltura tradizionale soprattutto nelle zone di montagna (Cravelli, 2000). L’impatto ambientale conseguente l’abbandono delle pratiche agricole nelle aree di montagna in termini di degrado del suolo è stato ampiamente studiato (Duarte et al., 2008; Mac Donald et al., 2000). L’equilibrio dei versanti viene fortemente compromesso dallo sfalcio regolare dei preti o la coltivazione dei declivi; la produzione di biomassa sui pendii prima governati a prato-­‐pascolo predispone in inverno la formazione di valanghe , l’abbandono dei coltivi innesca fenomeni di erosione del suolo con forte impatto anche sugli habitat naturali ed espone al rischio di incendi nelle zone aride a causa della vegetazione colonizzante le aree abbandonate. Nell’ambiente mediterraneo l’abbandono dell’agricoltura tradizionale nel le aree a forte pendenza ha portato alla desertificazione , intesa come perdita irreversibile di biodiversità e capacità produttiva del suolo , oltre che alla compromissione della stabilità idrogeologica dei versanti come riscontrato nell’abbandono dei terrazzamenti di castagno in Toscana ( Agnoletti, 2009). Anche le pianure costiere sono state interessate da questo fenomeno; in alcuni fra i comprensori viticoli più connotativi delle produzioni enologiche della Sardegna, l’abbandono dei vigneti tradizionali ha portato alla desertificazione con una notevole capacità produttiva del suolo ( Biasi et al., 2010). La funzione di salvaguardia del suolo attribuibile ai paesaggi tradizionali è pertanto dovuta , oltre che alle pratiche agronomiche su cui sia basa la loro gestione, anche al presidio da essi attuato da spazi altrimenti molto vulnerabili. Le pratiche agricole tradizionali inoltre per la loro stessa natura mostrano un elevato grado di sostenibilità ambientale anche in termini di contributo alla riduzione dell’effetto serra. Nei sistemi tradizioanali di coltivazione, dove è basso è il grado di meccanizzazione e intensificazione colturale, si realizzano modelli a bassa emissione colturale di CO2 poiché infatti il ricorso ad input produttivi esterni è estremamente limitato. 9 Fig.3 Paesaggio agrario tradizionale Fig.4 Paesaggio agrario moderno Tab.1 Differenze tra paesaggi agrari tradizionali e moderni Sistemi produttivi tradizionali Complessità di forme e strutture Stabilità Connessione con la rete ecologica Carattere policolturale Tecnologie a basso input Agricoltura a bassa intensità Bassi livelli produttivi Multifunzionalità Sistemi produttivi moderni Semplificazione di forme e strutture Rapido rinnovamento Frammentazione degli ecosistemi Monocoltura Gestione ad alto impiego di input Impianti ad alta densità Elevate rese Semplificazione delle funzioni La conservazione della biodiversità I paesaggi agrari tradizionali svolgono un ruolo cruciale nel mantenimento di una complessità biologica che trova fondamento proprio nei caratteri costitutivi o nelle tecniche di gestione che stanno alla base della loro conservazione. La complessità di forme e strutture che li caratterizzano rappresenta la base della conservazione di una ricca diversità biocenotica riscontrabile e misurabile in diverse entità nella ricchezza di specie presenti, sia spontanee che coltivate, nella variabilità genetica dei coltivi, ovvero nella complessità di usi dei suoli che spesso coesistono nella coltura promiscua, nella diversità degli ecosistemi presenti (aree coltivate e naturali),nella complessità del mosaico ambientale (Cullotta e Barbera, 2011; Mc Donald 2000). Questi contesti agricoli si basano sulla coltivazione di un gran numero di specie e varietà locali, anche di importanza storica, preziose per la diversificazione delle produzioni, il mantenimento del loro legame con il territorio , il miglioramento della sostenibilità dei modelli produttivi. 10 La natura residuale di certi paesaggi agrari tradizionali ha messo a rischio il mantenimento di queste risorse genetiche tanto da averle incluse in elenchi di varietà vegetali minacciate da erosione . L’elevata presenza di variabilità coltivata ha anche un ruolo per il mantenimento di una ricca biodiversità animale fortemente disturbata nei sistemi di agricoltura intensiva. Inoltre va considerato che molte forme tradizionali di uso del suolo sono in vario modo legate alla pastorizia o all’allevamento e garantiscono pertanto ulteriore biodiversità. Sono le stesse pratiche agricole tradizionali, caratterizzate da bassi input, a promuovere la conservazione della biodiversità animale fortemente disturbata nei sistemi intensivi. Il mantenimento della complessità biologica concorre anche alla complessità strutturale rappresentata dai manufatti e architetture rurali tipiche come i muretti a secco, i ciglionamenti, gli steccati , i fontanili . La numerosità degli habitat naturali o semi naturali nei paesaggi culturali risulta correlata con la ricchezza di specie presenti la cui presenza pertanto è un’ indicatore di biodiversità (Billeter et al., 2008). Misurare la biodiversità a scala di ecosistemi, habitat e comunità è un approccio efficace per valutare l’impatto dell’agricoltura sulla complessità biologica , la numerosità dell’uso dei suoli e degli ecosistemi. Il monitoraggio dell’aumento di omogeneità paesaggistica come conseguenza della globalizzazione dei processi produttivi è un’importante approccio per valutare la perdita di diversità dei paesaggi , soprattutto nelle aree a maggiore pressione antropica come le aree costiere. A ciò si è aggiunto in tempi recenti il carattere di residenzialità delle aree di campagna, soprattutto in vicinanza dei grandi agglomerati urbani, e la richiesta di suolo a fine energetici per la realizzazione di impianti fotovoltaici a terra laddove prima si coltivavano fruttiferi. I paesaggi culturali sono sistemi in genere equilibrati e sono meno soggetti alle azioni di disturbo intrinseci od estrinseci del sistema stesso. Questo grazie ad una maggiore capacità di resistenza agli stress abiotici come il fuoco o gli allagamenti, grazie al regolare governo delle acque o la periodica rimozione delle biomasse e anche agli stress biotici dato che i genotipi che caratterizzano questi paesaggi coltivati hanno spesso una migliore capacità di resistere ad infestazioni e malattie da patogeni rispetto alle varietà migliorate. Il miglioramento e la salvaguardia del paesaggio riconosciuto come bene collettivo e patrimonio comune rappresenta una strategia per la competitività aziendale e la qualità delle produzioni. Un ruolo fondamentale nel contrastare la perdita di paesaggi tradizionali deve essere svolto dalla promozione della loro percezione. Considerando il terrritorio italiano ad esempio si può considerare come esso conservi paesaggi rurali tradizionali non sempre individuabili e soprattutto non sempre percepiti dalla popolazione e, pertanto poco o per nulla considerati. Una gestione sostenibile del paesaggio nella diversità delle sue forme e delle sue funzioni non può e non deve prescindere dal riconoscimento del ruolo di centralità di questi agro ecosistemi e una gestione sostenibile del territorio e delle sue attività incluso il turismo. Il ruolo della landscape ecology ha un ruolo culturale fondamentale nello studio dei paesaggi e nell’intercorrelazione tra scienze agronomiche e quelle ecologiche ai fini di una pianificazione territoriale per il raggiungimento di una sostenibilità economica ambientale e culturale che deve essere perseguita a livello di micro e macroscale (da quella aziendale a quella regionale e nazionale). Il carattere multidisciplinare dell’ecologia del paesaggio deve saper integrare dei saperi e delel conoscenze che si ritengono per tradizione lontani : quelli storici , etici ed estetici. 11 Il paesaggio del nostro Territorio può essere definito biunivocamente colturale e culturale e necessita di operatori che sappiano insieme governare le culture scientifiche e quelle umanistiche. Bibliografia Abbona E. A., Sarandón S. J., Marasas M. E., Astier M. 2007. Ecological sustainability evaluation of traditional management in different vineyard systems in Berisso, Argentina. Agriculture, Ecosystems and Environment. 119: 335-­‐345. Abler D., 2004. Multifunctionality, agricultural policy, and environmental policy. Agric. Res. Econ. Rev. 33: 8–17. Agnoletti M., 2009. Paesaggio e Sviluppo Rurale. Il ruolo del paesaggio all’interno dei Programmi di Sviluppo Rurale 2007-­‐2013”. Rete Rurale Nazionale, Ministero delle Politiche Agricole Alimentari Forestali. Barbera G. 2003. 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