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1. L’Occidente cristiano sotto attacco e l’urgenza di difendere il territorio
Tolosa
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EMIRATO DI CORDOVA
Ungari,
cheUngari
erano tribù
Roma
Cordova
Pisa
FRANCIA
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Bordeaux
¢ Nuovi nemici ¢ Tra la fine del IX e il X secolo, mentre ¢ Ungari e Normanni ¢ Gli
Tolosa
Arles una serie impressionante
l’impero di Carlo Magno si frantumava, l’Europa cristiana do­ insediate in Pannonia,Nîmes
compirono
I
Frassineto
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vette affrontare l’assalto di nuovi nemici che le milizie carolin­ di scorrerie
assalti nel cuore
dell’Europa occidentale,
EMIRATO DIeCORDOVA
BAL spin­
Roma mossi dal bisogno di
Cordova
ge non seppero fermare. Musulmani, Vichinghi, Ungari riu­ gendosi sino
in Campania e in Puglia,
Bari
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Tarantoqualche
ERO
AR in schiavitù. Dopo
scirono a infrangere i confini di moltissimi territori, seminando bottini e uomini da ridurre
tempo,
E
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terrore e compiendo razzie. Si mossero ovunque: la fascia tuttavia, le popolazioni dell’Europa occidentale riuscirono a TINO
meridionale dell’Europa fu attaccata dai Saraceni musulmani organizzare la difesa eSaraceni
la controffensiva, migliorando tecni­
MAR
MEDITERRANEO
che s’insediarono in Sicilia e Spagna [torna a p. 269]; l’area che e strategie militari. A quel punto gli Ungari
desistettero
centrale e quella più settentrionale, invece, furono oggetto e si stabilirono definitivamente LE
in INVASIONI
Pannonia che divenne la
NELL’EUROPA DEL IX E X SECOLO
delle incursioni di Ungari e Vichinghi, aggressive e bellicose
Confini dell’Occidente cristiano
all’inizio delle invasioni
popolazioni germaniche [guarda la carta].
LE INVASIONI
NELL’EUROPA DEL IX E X SECOLO
Le invasioni del IX-X sec.
Lechfeld 955
ISLANDA
Confini dell’Occidente cristiano
all’inizio delle invasioni
Attacchi saraceni
Direzioni della grande
invasione ungara del 937
Rotte dei Vichinghi
Battaglie
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Attacchi saraceni
Direzioni della grande
invasione ungara del 937
Rotte dei Vichinghi
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P6 Nuovi imperi nel Mediterraneo
LE INVASIONI
300
NELL’EUROPA DEL IX E X SECOLO
Confini dell’Occidente cristiano
Bari
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BIZA
Otranto
NTIN
MAR
MEDITERRANEO
O
La nave di Oseberg
[Universitets Oldsaksamling,
Oslo, Norvegia]
La nave scoperta nel tumulo
di Oseberg è un esempio di
nave vichinga, veloce e
potente. Le sue dimensioni
ridotte (circa 21 metri) la
fanno ritenere un’imbarcazione
per brevi spostamenti. Le
dimensioni delle navi da guerra
sfioravano infatti i trenta metri.
E
MAR N
loro terra e fu detta Ungheria. Inoltre, si convertirono al cri­
stianesimo e cercarono di stabilire rapporti positivi con i so­
vrani occidentali: nel 1001, infatti, il loro capo, Stefano, rice­
vette la consacrazione come primo re dell’Ungheria da papa
Silvestro II, secondo la consuetudine carolingia. I Vichinghi,
o Normanni, cioè gli ‘uomini del Nord’, come venivano chia­
mati in Europa, migrarono, invece, lungo diverse direttrici
motivati dalla ricerca di nuovi territori in cui insediarsi. Nel­
l’VIII secolo avevano raggiunto le coste orientali controlla­
te da Bisanzio, ma in questo periodo si mossero lungo le
coste atlantiche dell’Europa, spingendosi a sud, fin oltre lo
stretto di Gibilterra, nel Mediterraneo e, a nord, addirittura
in Islanda. Questi eccezionali navigatori, dediti alle scorrerie
e ai commerci per mare [fig. 1], riuscirono anche a cingere
d’assedio la città franca di Parigi liberandola solo dopo aver
riscosso un pesante tributo; pochi decenni dopo, infine, co­
strinsero i Franchi ad accettare che si stabilissero in una
regione a nord della Francia, da allora detta Normandia.
2
¢ L’autodifesa ¢ Come dimostra il caso franco, l’autori­
tà imperiale si era rivelata debole e incapace di assicurare
alla popolazione la protezione necessaria da queste ultime
invasioni; così i grandi signori pensarono a forme di autodi­
fesa dei territori di cui erano beneficiari e innalzarono ovun­
que castelli, fortezze o villaggi fortificati con mura e fossati
[fig. 2]. Intorno all’anno Mille, tuttavia, quando le invasioni
cessarono, i castelli non furono abbandonati e al contrario
si diffusero in Europa, caratterizzando a fondo il paesaggio
[vai a pp. 316-317]. La popolazione, prima dispersa nelle
campagne, si trasferì all’ombra dei castelli mentre i signori
assunsero il controllo amministrativo ed economico sui loro
contadini e anche sui residenti nell’area del castello. I so­
vrani, che capirono subito la progressiva trasformazione del
potere dei loro vassalli, si opposero all’incastellamento, cioè
la costruzione dei castelli e delle fortezze in Europa. Ma il
fenomeno era ormai inarrestabile e scatenò ben presto una
forte tensione tra il potere centrale e i poteri locali.
Evoluzione dell’abitato di Montarrenti da villaggio altomedievale a castello signorile
[disegno ricostruttivo di D. Spedaliere]
Quella che si osserva nel disegno è l’evoluzione del villaggio
di contadini di Montarrenti, vicino a Siena, che durante
l’epoca delle invasioni diventa un castello dotato di mura.
Alla fine della trasformazione il signore abita la cima della
collina in edifici in muratura e da lì controlla e protegge i
sudditi che vivono lungo i fianchi della collina.
Probabilmente questo villaggio nasce tra il VII e l’VIII secolo
quando i contadini, che fino ad allora vivevano sparsi nelle
campagne vicine, decidono di trasferirsi insieme sui fianchi
e sulla cima della collina.
In questa fase non ci sono molte differenze sociali,
le case infatti sono più o meno uguali con un solo
vano interno.
Ben presto però i contadini decidono
di dotare il villaggio di palizzate lignee.
Quella realizzata ai piedi della collina
chiude l’accesso del villaggio.
Successivamente un personaggio più
ricco e potente degli altri abitanti del
villaggio costruisce un grosso edificio in
muratura, che poi si doterà di una torre
alta e robusta e di una cinta muraria.
Al posto della palizzata in legno che
proteggeva l’ingresso al villaggio, viene
edificata una cinta muraria più resistente.
Le case dei contadini vengono
ricostruite in muratura.
C18 L’Europa dei signori e dei contadini 301
2. La signoria territoriale e il sistema curtense
¢ La signoria territoriale ¢ Man mano che il potere
territoriale e l’autonomia dei feudatari s’ingrandivano con
la diffusione dei castelli, si diffondeva anche la tendenza a
considerare la carica o il feudo come parte del patrimonio
familiare da trasmettere in eredità, piuttosto che un benefi­
cio revocabile qual era stato in origine. Questa propensione
si trasformò presto in una prassi, accrescendo le difficol­
tà di gestione e controllo del potere centrale, al punto che
nell’877 Carlo il Calvo compì un primo passo verso la rego­
lamentazione dell’ereditarietà dei feudi con il capitolare di
Quierzy. Si trattava di una legge che concedeva formalmen­
te l’ereditarietà dei cosiddetti “feudi maggiori”, quelli cioè
concessi come beneficio dal sovrano in persona. Qualche
decennio dopo, tuttavia, l’ereditarietà dei feudi divenne una
prassi generalizzata e, insieme alla diffusione dei castelli,
permise ai feudatari di trasformarsi in signori territoriali
che esercitavano nei loro feudi poteri di natura pubblica.
¢ Il potere dei signori ¢ I signori avevano però dei
concorrenti: i vescovi, gli abati che guidavano i monasteri
e i signori per così dire abusivi. I vescovi e gli abati control­
lavano territori immuni, cioè non sottoposti ad accertamenti
civili o militari da parte dei funzionari imperiali [torna a p.
290], e riuscirono a estendere l’immunità anche ai territori
acquisiti successivamente alla prima concessione. Vi erano
poi quei signori locali che non avevano ricevuto cariche né
feudi, eppure esercitavano gli stessi poteri dei feudatari. I
signori controllavano a tutti gli effetti centri di potere autonomi. Prelevavano i contributi per l’uso di strade e ponti, i
pedaggi [fig. 1], e imponevano agli abitanti diversi tipi di tasse, utili a garantire la sopravvivenza di tutto il sistema feuda­
1
La riscossione del pedaggio
[Hofund Staatsarchiv,Vienna]
La miniatura raffigura il
pagamento del pedaggio. I
signori lo riscuotevano da
chiunque attraversasse il loro
territorio, anche presso i ponti
o gli snodi viari.
302 P6 Nuovi imperi nel Mediterraneo
le; inoltre, provvedevano alla difesa dei territori e all’ammi­
nistrazione della giustizia, che gestivano insieme ai vescovi.
I signori detenevano, dunque, i poteri che un tempo erano
stati esclusivi del sovrano e che vennero chiamati poteri
di banno, in ricordo dell’antico potere supremo di ciascun
capo tribù, detto appunto ban.
¢ La curtis ¢ La signoria territoriale era organizzata se­
condo il sistema della curtis o villa, la grande proprietà
fondiaria nelle mani di re, nobili ed ecclesiastici. Il sistema si
diffuse però solo in parte dell’Europa: Francia del Nord, In­
ghilterra, Italia settentrionale e nella regione del fiume Reno.
Ogni curtis era suddivisa in due parti separate ma integrate
[fig. 2]. La prima, la pars domìnica (dal latino dominus, ‘signo­
re’) o “riserva”, era un insieme di terre coltivabili, boschi e
pascoli. Il signore la gestiva direttamente attraverso il lavoro
di servi, detti prebendari (‘che ricevono sostentamento’), i
quali alloggiavano in questa parte padronale. La seconda,
la pars massaricia (massaricio), era divisa in piccoli poderi,
chiamati mansi, e affidata al lavoro di coltivatori dipendenti,
i coloni liberi [fig. 3]. Per poter vivere e lavorare su questi
fondi, i coloni dovevano versare un canone, cioè un tributo
periodico in denaro o in natura e prestare un certo numero
di giornate lavorative nella riserva, dette corvées. Pur mi­
rando all’autosufficienza e impegnandosi a produrre tutto
quello che serviva alla comunità, dagli alimenti ai manufatti
artigianali, la curtis aveva bisogno di scambi commercia­
li che si svolgevano soprattutto nei mercati cittadini. Nei
centri urbani le attività si erano fortemente ridimensionate
a causa delle invasioni e dell’affermarsi delle signorie terri­
toriali, eppure non erano scomparse.
ile, gli uffici
llaggio con i
ze dei soldati
del signore
lmente –
alle terre
liberi
ste al dominio
2
Schema di una signoria territoriale
Terre di altri proprietari sottoposte
al dominio del signore del castello.
Il fiume.
La pars massaricia, composta dalle terre
del signore affittate a contadini liberi.
Strade e sentieri.
La pars domìnica, cioè le terre
del signore lavorate dai servi e –
occasionalmente – dai contadini liberi.
Il castello, con la dimora signorile,
gli uffici amministrativi, i magazzini; il
villaggio con i laboratori artigianali,
le residenze dei soldati e la chiesa.
La foresta che insieme alla pars
domìnica costituiva la riserva.
I villaggi contadini.
3
Lo spaccato di un manso
[disegno ricostruttivo di D. Spedaliere]
Il tetto di paglia era a due spioventi. La sommità
era ricoperta da un colmo di argilla per
rafforzare la giuntura degli spioventi.
La stalla era interna
alla casa e comunicava
con gli altri ambienti
domestici. Il calore
prodotto dagli animali
contribuiva a riscaldare
l’abitazione.
Il focolare era in pietra
su un pavimento in
terra battuta. Serviva per
cucinare e scaldarsi. Gli
alimenti erano cotti in
pentole di terracotta.
Un foro nel tetto permetteva la
fuoriuscita del fumo in mancanza
del camino. Il foro però non risolveva
il problema perché il fumo restava in
abbondanza fra le mura domestiche.
Il giaciglio su cui risposava la
famiglia era realizzato perlopiù con
fogliame secco. Gli interni della
casa erano spogli e arredati con
l’essenziale.
I locali vicini alla casa erano
adibiti alle piccole attività
artigianali come la realizzazione
di abiti o utensili. Nel disegno
vedi un locale che ospita un telaio
per tessere la lana ma soprattutto
il lino.
C18 L’Europa dei signori e dei contadini 303
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Tra il V e il X secolo, con la fine
dell’impero romano, le guerre e
il conseguente calo della popo­
lazione, in Europa molte campagne
furono abbandonate e gli spazi incol­
ti vennero occupati dalle foreste. Di­
stese verdeggianti di boschi, pinete
e selve disegnavano il paesaggio, so­
prattutto nelle regioni settentrionali
come la Germania e l’Inghilterra, ma
anche in quelle meridionali come la
Spagna e il Nord Italia. Radure e palu­
di punteggiavano qua e là le distese
boschive, e solo raramente si scorge­
vano terreni agricoli e centri abitati.
In questo panorama i campi coltivati
erano l’eccezione più che la regola
304 P6 Nuovi imperi nel Mediterraneo
1
Contadini intenti nella caccia,
XI sec.
[Biblioteca Marciana,Venezia]
La caccia era un’attività spesso
pericolosa e l’assalto di un
cinghiale, come vedi in basso
a sinistra nella miniatura, poteva
avere drammatiche conseguenze.
2
Scena di allevamento e
pascolo dei maiali, XII sec.
[Bibliothèque Nationale, Parigi]
I maiali di oltre mille anni fa
assomigliavano ai cinghiali e
avevano dimensioni ridotte
rispetto a quelli attuali.
e l’agricoltura non bastava da sola
a sostentare la popolazione. Perciò
divenne fondamentale l’economia
della foresta.
Le persone vivevano a stretto con­
tatto con le zone incolte e selvatiche
che circondavano i villaggi. Questa
vicinanza, che pure incuteva timore
per via degli animali feroci e dei bri­
ganti che potevano nascondersi nei
boschi, era di certo un’ottima occa­
sione per procurarsi cibo e risorse
preziose. L’attività più importante che
si svolgeva nelle foreste era l’allevamento brado (cioè libero e all’aperto)
di maiali e ovini, questi ultimi diffusi
soprattutto al Sud [fig. 2]. I prati che
si estendevano lungo i confini delle fo­
reste e le ghiande che cadevano dagli
alberi di quercia offrivano un ottimo
nutrimento agli animali allevati.
Il bosco ospitava anche un gran nume­
ro di animali selvatici – cervi, daini, cin­
ghiali, caprioli –, abbondante selvaggi­
na a disposizione dei cacciatori [fig.
1]. I numerosi corsi d’acqua, gli stagni,
i laghi garantivano una soddisfacente
attività di pesca. I contadini, che erano
Distribuzione attuale
delle foreste in Europa
[per gentile concessione
© European Forest Institute,
www.efi.int]
Tra i secoli XI e XIV
la ripresa economica e
demografica ridusse del
50% le foreste europee e da
allora il disboscamento è
stato continuo. Negli ultimi
decenni, grazie a politiche
ambientali europee più sensibili,
c’è stata un’inversione di
tendenza e il manto boschivo
è tornato a crescere, anche se
è lontanissimo dai livelli che
raggiunse nell’alto Medioevo.
La mappa illustra l’attuale
distribuzione delle foreste in
Europa e, come vedi, i paesi
scandinavi sono quelli più
verdi, con il 65% del territorio
ricoperto da boschi. L’intero
patrimonio forestale europeo
si estende oggi su circa 140
milioni di ettari di terreno,
in gran parte di proprietà
privata. La produzione di
legname vale circa 356 miliardi
di euro all’anno. La forza lavoro
impiegata nella filiera del
legno, che va dal taglio alla
produzione di mobili, alla legna da ardere
3
La raccolta del miele, XI sec.
[Biblioteca Marciana,Venezia]
Il miele era l’unico dolcificante
conosciuto in età antica e
medievale (lo zucchero non era
ancora diffuso in Occidente). Era
anche utilizzato come medicinale.
e alla carta, sfiora i 3 milioni e mezzo
di persone. L’Europa risulta così uno
dei maggiori produttori e consumatori di
prodotti forestali al mondo.
in realtà anche pastori e cacciatori, po­
tevano accedere liberamente, o quasi,
agli spazi incolti. Così fu almeno fino al
X secolo, quando i boschi iniziarono a
diventare “riserve” private dei signori e
ai contadini fu proibita la caccia di al­
cuni animali e vennero limitati l’uso dei
pascoli e lo sfruttamento delle risorse
della foresta.
La maggiore risorsa fornita dal bosco
era il legno: dagli alberi si ricavava
innanzitutto la legna per riscaldarsi
(allora quasi l’unico rimedio contro il
freddo); ma anche la materia prima per
fabbricare attrezzi agricoli e utensili,
per realizzare travi con cui costruire
case, chiese, castelli e navi, per alimen­
tare le officine artigianali. L’albero più
diffuso era la quercia, che forniva otti­
mo materiale da costruzione e ghiande
per i maiali. Ma fondamentali in molte
regioni erano anche il castagno e l’u­
livo, che oltre al legno pregiato offri­
vano frutti essenziali nella dieta della
popolazione.
Le foreste erano ricche di prodotti: c’e­
rano bacche e frutti selvatici (corbez­
zoli, more, noci, castagne, nocciole),
erbe medicinali e piante commestibili,
funghi; nascosti negli alberi cavi, gli
alveari delle api selvatiche offrivano
miele, pappa reale di prima qualità
e cera da utilizzare per l’illuminazione
e la confezione di candele, profumi e
medicine [fig. 3].
L’integrazione tra agricoltura e incolto
consentì alle popolazioni rurali di ga­
rantirsi la sussistenza e affrontare le
annate di cattivo raccolto nei campi.
Essa fu così importante che anche la
produttività degli incolti era valutata
con la stessa cura di quella dei campi.
Negli inventari, per esempio, l’ampiez­
za dei boschi si misurava non in termini
di estensione, ma in base a quanti
maiali poteva nutrire.
C18 L’Europa dei signori e dei contadini 305
3. La società tripartita
¢ Una società tripartita ¢ La nascita del nuovo sistema
feudale si accompagnò all’elaborazione di una particolare
teoria secondo la quale la società era divisa in tre ordini:
quelli che pregano, quelli che combattono, quelli che lavo­
rano [fig. 1]. Alla base di questa teoria vi era la convinzione
che la società degli uomini avesse un fondamento sacrale e
fosse divisa in tre proprio come la Trinità divina (Padre, Fi­
glio, Spirito Santo). La più importante delle tre categorie era
quella degli “specialisti della preghiera”, gli oratores (dal
latino oro ‘parlo, prego’), che venivano considerati un trami­
te tra gli uomini e la divinità. Erano rappresentanti di Dio e
portatori del suo messaggio anche i bellatores, gli uomini di
guerra (dal latino bello, ‘combatto’), che diffondevano e di­
fendevano il Vangelo con le armi, battendosi contro i nemici
della Cristianità. Il compito di sostentare i primi due ordini
era affidato invece a quelli che lavoravano, i laboratores, gli
individui più umili che vivevano in una condizione di subor­
dinazione sociale e a cui si riservava il lavoro manuale [fig.
2]. Che fossero liberi o servi, i laboratores erano sottoposti
dai potenti a duri vincoli di sottomissione e vessati da una
pesante tassazione.
1
Miniatura dei tre “ordini”: chierico, cavaliere,
contadino, XIII sec.
[ms. 2435 Sloane, f. 85; British Library, Londra]
¢ I signori della guerra ¢ I bellatores personificavano
perfettamente i valori su cui si reggeva il mondo feudale:
il coraggio, il valore militare, la fede cristiana per la qua­
le ci si batteva e si era disposti a morire. La guerra, però,
non era solamente l’occasione entusiasmante per mostrare
la propria virtù, ma anche un espediente per sopravvivere.
Grazie al bottino essa assicurava infatti ai cavalieri le risor­
se necessarie a mantenere intatto uno stile di vita sontuo­
so. Questi conflitti non erano certo paragonabili ai nostri:
erano quasi sempre lotte tra signori oppure spedizioni per
reprimere rivolte locali. Anche gli eserciti erano diversi dalle
armate moderne: erano abbastanza ridotti, contavano infatti
poche centinaia o migliaia di uomini, ed erano composti da
cavalieri, dotati di possenti armature, e da un seguito di fan­
ti, equipaggiati alla leggera [fig. 3]. Il passaggio dei soldati
comportava quasi sempre la devastazione delle campagne
e la distruzione dei centri abitati, peggiorando la situazione
economica che in molti casi era già difficile.
¢ I lavoratori della terra ¢ L’insicurezza che regnava
nelle campagne e la mancanza di qualunque forma di tu­
tela da parte dell’autorità centrale spingevano i contadini
a cercare la protezione di un signore, che, però, come ab­
biamo visto, esercitava una pressione talvolta insostenibile
e non risparmiava prepotenze e abusi. Ciò causò spesso
forme di rivolta, soffocate quasi sempre nel sangue. La
più frequente manifestazione della resistenza dei contadini
era la fuga. I contadini fuggivano per sottrarsi alle prepo­
tenze dei signori, alle eccessive richieste di corvées, alle
ingiustizie. Molti di questi individui si trasferivano altrove,
presso un altro signore. Ma una parte di essi si poneva al
di fuori dell’ordine sociale e si dava alla macchia, andando
ad alimentare il fenomeno del banditismo. Inoltrarsi in una
foresta, percorrere un sentiero isolato, attraversare la gola
di una montagna erano tutte esperienze molto inquietanti,
perché esponevano i viandanti al rischio di essere rapinati
e uccisi. La brutalità delle pene previste dalla legge contro
i banditi conferma la gravità del fenomeno: orecchie e nasi
tagliati, pupille e lingue strappate, mani e piedi troncati, e
naturalmente il supplizio capitale.
¢ Ciascuno al suo posto ¢ L’organizzazione sociale
feudale in teoria riproduceva sulla Terra l’ordine celeste e
per questo a nessuno era consentito il passaggio da un ordi­
ne all’altro. Ciascuno era obbligato a rimanere al suo posto e
ad accettare la sua condizione. L’ordine della società, infatti,
faceva in modo che rimanessero saldi i vincoli di solidarietà e di dipendenza tra oratores, bellatores, laboratores.
Naturalmente la società medievale era molto più complessa
e questa visione era tipica dei ceti dominanti, contrari a qua­
lunque tipo di mutamento.
306 P6 Nuovi imperi nel Mediterraneo
2
Le quattro stagioni, 1030
[dal De Universo di Rabano Mauro;
Abbazia benedettina, Montecassino]
Il contadino miete ad agosto.
La miniatura descrive
probabilmente l’avvicendarsi
dei lavori agricoli nei mesi
estivi [vai a pp. 312-313].
3
Raccoglie i grappoli d’uva e
li ripone nel cesto durante la
vendemmia di settembre.
Ara il terreno
in autunno, prima della semina
invernale.
Arazzo di Bayeux, particolare di una battaglia tra cavalieri e fanti,
XI sec.
[Museo dell’Arazzo di Bayeux, Bayeux, Francia]
C18 L’Europa dei signori e dei contadini 307
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In un sistema dominato dall’eco­
nomia naturale, l’uomo medieva­
le era profondamente integrato
nella natura. Gli strumenti del contadi­
no, semplici e rudimentali, non consen­
tivano di trasformare l’ambiente natu­
rale, ma soltanto di utilizzarlo; essi non
sostituivano l’uomo, come fanno per
esempio oggi un trattore o una trebbia­
trice meccanica, ma integravano la sua
forza muscolare. Si spiegano così alcu­
ne raffigurazioni diffuse nell’arte, nella
letteratura e nel folclore del tempo: il
corpo umano era rappresentato come
se fosse stato tutt’uno con l’ambiente,
connesso alla Terra; si immaginavano
infatti uomini-pianta, alberi con testa
umana, monti umanizzati, braccia a for­
ma di ramo, piedi con radici [fig. 1]. An­
che per questo il mondo naturale non
veniva misurato sulla base di criteri fissi
e astratti, come per esempio il nostro
sistema metrico-decimale, ma in riferi­
mento al corpo umano o in rapporto a
circostanze concrete: per misurare un
bosco, si valutava il numero di maiali
che esso poteva nutrire; per misurare
un campo si usavano parti del corpo
– braccia, palmi, pollici, piedi – come
unità di misura oppure si considerava
il tempo che occorreva per ararlo o la
308 P6 Nuovi imperi nel Mediterraneo
1
La mandragora, una pianta a forma umana, VII sec.
2
I lupi, i signori
della foresta
[dal Dioscurides Neapolitanus; Biblioteca Nazionale, Napoli]
[foto di Peter J. McLeod]
La paura dei lupi,
temutissimi soprattutto in
periodi di carestia perché
decimavano le greggi, si
trasformò nel Medioevo
in fobia e odio. L’animale
divenne il pericoloso
nemico da combattere,
malvagio e – come si disse
– diabolico ed eretico.
La sua figura si trasformò
allora in quella del “lupo
cattivo” protagonista di
tante fiabe medievali.
quantità di semenza necessaria a semi­
narlo.
Non esisteva un confine netto tra uomo
e natura e neanche tra naturale e so­
prannaturale: i fenomeni atmosferici
erano ricondotti a Dio e il mondo era
immaginato come uno spazio affollato
di animali fantastici – grifoni, liocorni,
draghi – e creature mostruose. Ma il luo­
go che più di ogni altro rappresentava
questa mescolanza di realtà e fantasia,
a tratti inquietante, era il bosco, la real­
tà con cui quotidianamente ci si con­
frontava [torna a pp. 304-305]: abitato
da bestie feroci come orsi, linci e lupi
[fig. 2], frequentato da eroi, cacciatori e
banditi, popolato da elfi, streghe, gnomi
e diavoli, il bosco rimaneva per gli uo­
mini dell’alto Medioevo il simbolo della
natura per eccellenza.
3
Acqua: il disastro ambientale
nel Golfo del Messico, 2010
Nel 2010 si è verificato uno dei più
terribili disastri ambientali mai avvenuti
nella storia. Per 106 giorni consecutivi
dalla piattaforma petrolifera marina
Deepwater Horizon si sono riversati nelle
acque del Messico circa 700 milioni
di litri di petrolio greggio: la parte più
leggera dell’olio ha iniziato a galleggiare
in superficie mentre quella più pesante
si è depositata per chilometri sul fondale
marino. Le conseguenze per l’ambiente
e per l’economia sono state devastanti.
Questo rapporto così stretto tra uomo
e ambiente è cambiato solo in epoca
moderna quando si è passati da un’e­
conomia di tipo naturale, agricola e
forestale, a un’economia di tipo indu­
striale. In seguito a questo passaggio
l’ambiente non è stato più considerato
in continuità con l’essere umano, l’altra
faccia di una stessa medaglia, ma un
elemento da assoggettare e utilizzare,
senza troppi scrupoli.
Tuttavia, verso gli inizi degli anni ’70 del
Novecento, a causa di una gravissima
crisi petrolifera, gli uomini si sono ac­
corti per la prima volta che le risorse
naturali utilizzate come fonti energe­
tiche (petrolio, carbone, gas naturale)
non sono infinite e che il loro indiscriminato sfruttamento determina gravi
conseguenze a livello mondiale: l’estra­
zione, la raffinazione e il trasporto del
petrolio, detto anche “oro nero” per le
sue enormi implicazioni finanziarie sul
mercato globale, causano spesso ter­
ribili disastri ambientali [fig. 3], men­
tre la deforestazione selvaggia per
4
Terra: la deforestazione dell’Amazzonia (Brasile),
il polmone del pianeta
5
Aria: la raffineria più grande del mondo a Baton Rouge, Usa
lo sfruttamento del legname, di nuovi
spazi da coltivare e delle miniere del
sottosuolo distrugge le risorse di os­
sigeno del pianeta e modifica progres­
sivamente l’equilibrio climatico [fig. 4].
A questi danni si aggiungono quelli
causati dall’inquinamento industriale
che, con le emissioni di tonnellate di
scorie tossiche, avvelena la terra, l’ac­
qua e l’aria [fig. 5].
Per arginare l’urgente minaccia che
grava sulla sopravvivenza dell’intero
pianeta, i governi di molti Stati hanno
iniziato a stipulare vari trattati interna­
zionali, come il Protocollo di Kyoto, fir­
mato nel 1997 da quasi 170 paesi che
si sono impegnati a limitare le emissio­
ni nocive delle loro industrie. Ma questi
accordi non sono stati sottoscritti dai
paesi più industrializzati e inquinanti, in
particolare Cina e Stati Uniti. La strada
verso uno sviluppo sostenibile, verso
cioè l’integrazione tra le esigenze dello
sviluppo economico e la tutela dell’am­
biente, è dunque ancora lunga. Una
nuova coscienza ecologica va diffon­
dendosi tuttavia nell’opinione pubblica,
grazie anche all’azione di movimenti
ambientalisti, come Greenpeace e il
Wwf (World Wildlife Fund, ‘Fondo mon­
diale per la natura’), impegnati nella
salvaguardia dell’inestimabile e fragile
patrimonio naturalistico del nostro
pianeta.
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Il villaggio medievale
L’insediamento contadino
Due elementi più di altri
caratterizzavano il paesaggio delle
campagne medievali: il castello (che
approfondirai alla fine dell’Atlante) e il
villaggio. Il castello esercitò una forte
attrazione sul territorio circostante e
provocò la nascita di molti villaggi:
aggregati di famiglie contadine che
1
Ricostruzione
di un villaggio
in epoca medievale
[disegno di A. Baldanzi]
dipendevano da un unico potere –
un signore o un monastero – e si
riconoscevano nel culto di un santo
patrono. Ma se dei castelli ci sono
rimaste molte testimonianze, dei villaggi,
malgrado fossero numerosi, non è
rimasto quasi nulla. Questo perché
per lunghissimo tempo le case e gran
parte degli altri edifici contadini furono
costruiti in legno o in altri materiali
deperibili come la paglia e il fango.
I soli edifici in muratura, almeno fino
al XII secolo, erano la chiesa, attorno a
cui si sviluppava il villaggio, e il castello
del signore che dall’alto controllava e
dominava il territorio e i suoi abitanti.
Tra il X e l’XI secolo i mulini si diffusero in tutta Europa dando un enorme
contributo allo sviluppo dell’agricoltura e delle attività economiche.
Gli orti e i campi coltivati
erano a ridosso delle case.
Il castello si trovava in posizione rialzata.
Fra i campi e i boschi si
trovavano i prati per il
pascolo del bestiame.
I boschi si estendevano
tutt’intorno al villaggio.
Le stalle erano
strutture quadrate in legno.
Al centro del villaggio
si trovava la chiesa.
Su uno stesso cortile
si affacciavano diverse
abitazioni.
310 P6 Nuovi imperi nel Mediterraneo
2
Il villaggio di Conques in Francia
Un famoso villaggio
Conques, nella Francia meridionale, mantiene intatta la
propria struttura medievale con le case a graticcio, costruite
cioè con un’intelaiatura di travi di legno lasciata a vista, e i
tetti spioventi fatti di tegole di ardesia, una roccia grigia,
tenera e sfaldabile. Come altri villaggi che sorgevano attorno
a una chiesa o a un castello o lungo una importante via di
comunicazione tra le foreste, anche Conques andò crescendo
nel corso del X secolo attorno a un’abbazia benedettina
fondata all’inizio del secolo precedente. A Conques, nella
Chiesa di Santa Fede, fiancheggiata dai due alti campanili
gemelli che vedi nella foto, era custodito un famoso tesoro
con importanti reliquie sacre, composte perlopiù dalle spoglie
(i resti) di martiri e santi [vai a p. 315, fig. 13]. Il villaggio
divenne così un frequentatissimo luogo di culto per fedeli e
pellegrini.
3
Ricostruzione di una casa contadina
di epoca medievale
L’arredo era modesto: qualche sgabello,
una tavola, delle pentole, una cassapanca.
Nelle case contadine c’era un
solaio dove riporre il grano.
Le case più ricche erano dotate
anche di una stalla e di una
rimessa per gli attrezzi.
I camini iniziarono a diffondersi nelle
case più ricche tra il XII e il XIII secolo,
ma anche allora la soluzione più comune
per far uscire il fumo del focolare restò
un semplice buco nel tetto.
La casa contadina
Le case dei contadini erano spesso poco
più che semplici capanne. Del resto, la
vita quotidiana si svolgeva soprattutto
all’esterno, dove c’era sempre qualcosa
da fare: coltivare i campi, portare le
bestie al pascolo, effettuare qualche
riparazione, andare a raccogliere la legna
e i frutti nel bosco. Le case non erano
accoglienti e l’interno era composto
di solito da uno o due ambienti dove
si dormiva, si cucinava e si mangiava.
Le finestre erano rare e le pareti
spoglie, i pavimenti in terra battuta e
spesso ricoperti di paglia o tavole per
contrastare l’umidità. I tetti erano fatti
di materiale vegetale, paglia o frasche,
ma anche di terra o letame: a volte
potevano essere realizzati con tegole di
ardesia, di argilla o di corteccia d’albero.
Le travi di legno di quercia
o faggio formavano
l’intelaiatura di queste
case a graticcio.
Le pareti erano telai
grossolani fatti di legno
flessibile intrecciato e
intonacato con terra,
argilla, pietruzze e paglia.
Polli e uova erano i
doni più frequenti che
i contadini facevano al
castellano in cambio della
concessione dell’uso di
boschi, prati e zone incolte.
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Le stagioni del lavoro
Calendari dei mesi e dei lavori
L’inizio dell’anno non coincideva con una
data valida per tutti: ogni città stabiliva il proprio
capodanno in base a diverse ricorrenze religiose,
come la nascita o l’incarnazione di Gesù, e così
alcuni festeggiavano il 25 dicembre e altri, anche
vicini, il 25 marzo. Tuttavia, lo scorrere del tempo
era segnato per tutti dall’alternarsi regolare delle
stagioni, che scandivano i mesi e ritmavano le
attività agricole, perché in una società come quella
medievale, fondata sull’economia rurale, il tempo era
per gli uomini soprattutto un tempo agricolo. Per
questo i dodici mesi dell’anno, raffigurati ovunque
– nelle chiese, nelle sculture, nelle miniature –,
erano identificati con i lavori che periodicamente
impegnavano i contadini. I calendari dei mesi e dei
lavori variavano a seconda della latitudine: nelle
fredde regioni settentrionali, per esempio, la potatura
degli alberi avveniva ad aprile, come vedi nella
miniatura, e non a febbraio come nei paesi più caldi;
e la raccolta del fieno avveniva a luglio anziché a
maggio.
4
Il Calendario dei mesi, 830
5
A febbraio si sistema la vigna, X sec.
[Österreichische Nationalbibliothek,Vienna]
[miniatura dal Salterio di Stoccarda; Württembergische
Landesbibliothek, Stoccarda, Germania]
in inverno
Gennaio era il mese più freddo dell’anno e spesso era
rappresentato come un uomo seduto davanti a un focolare (lo
vedi in alto a sinistra nella figura 4). A febbraio però i lavori
nei campi riprendevano, almeno nei paesi a clima più mite
come l’Italia, e si iniziava a potare gli alberi, a concimare i
campi con il letame e a sistemare la vigna. Le coltivazioni
di uva e grano erano fondamentali per i contadini, per
questo erano rappresentate sempre sui calendari; ma erano
importanti anche nelle raffigurazioni artistiche per via del
valore simbolico del vino e del pane nella liturgia cristiana
[torna a figg. 3-4, p. 41]. Infatti, se guardi bene la scena qui
rappresentata, noterai che il lavoro dei due contadini nella
vigna è benedetto dall’alto dalla mano di Dio.
312 P6 Nuovi imperi nel Mediterraneo
In primavera
L’inverno non era ancora finito ma già i
campi erano stati dissodati con zappe e
vanghe, spesso di legno come quella nelle
mani della contadina in questa miniatura.
Tutto era pronto per l’arrivo della primavera
quando finalmente si potevano seminare
i cereali (avena e orzo) o i legumi
(lenticchie, piselli, fave, ceci). La semina
avveniva a mano spargendo la semente
con ampi movimenti del braccio, come
fa la seconda figura femminile. Le stesse
operazioni si ripetevano in autunno per la
semina invernale (osserva il contadino che
semina a settembre in fig. 4).
7
A giugno e a luglio si miete
il grano con il falcetto, XIII sec.
[Biblioteca Nazionale, Firenze]
In estate
A maggio era pronto il fieno per gli
animali, e i contadini iniziavano la
raccolta: era il segnale che si avvicinava
la stagione più impegnativa dell’anno,
l’estate. Tra giugno e luglio infatti il
grano nei campi maturava e si doveva
procedere alla mietitura con il falcetto
[fig. 7] e alla trebbiatura delle spighe,
un’operazione che serviva a staccare il
6
A marzo
si vanga
e si semina,
fine XIII sec.
[dallo Speculum
Virginum;
Rheinisches
Landesmuseum,
Bonn, Germania]
8
Ad agosto si preparano
le botti, XII sec.
9
[mosaico nella cripta della Basilica
di San Colombano, Bobbio, Piacenza]
A settembre si vendemmia,
XII sec.
[affresco della Collegiata di Sant’Isidoro,
León, Spagna]
chicco dall’involucro esterno. Nelle vigne
intanto l’uva cresceva ed era tempo di
preparare le botti per il vino nuovo.
Agosto era perciò identificato con un
bottaio, come quello che vedi alla figura
8 impegnato a rifinire un barile; la donna
raffigurata in basso a destra rappresenta
invece il segno zodiacale della Vergine,
associato al mese di agosto, e suggerisce il
tempo che passa.
In autunno
Come mostra la scena ritratta in alto nell’affresco, settembre era il mese della
vendemmia e l’uva veniva raccolta e pestata nei tini. A ottobre il vino era già a
fermentare nelle botti costruite ad agosto. Nel frattempo tutt’intorno fervevano
di nuovo i lavori di aratura e semina dei cereali invernali: frumento, segale, farro,
miglio. L’anno agricolo stava per concludersi – ufficialmente finiva l’11 novembre,
nel giorno di san Martino –, alcune attività però continuavano per un po’: si facevano
ingrassare per bene i maiali (nell’affresco, in basso) per ucciderli a dicembre [fig. 4],
secondo un rito diffusissimo che simboleggiava la ricchezza dell’inverno.
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Miti e religioni. Le reliquie e il culto dei santi: miracolo!
La protezione dei santi
Durante il Medioevo ebbe grande diffusione il culto dei santi, un fenomeno destinato
a diventare una delle caratteristiche fondamentali della storia del cristianesimo. I fedeli
credevano nei santi come preziosi e insostituibili mediatori tra la Terra e il Cielo,
pregavano per ottenere la loro protezione dalle malattie, dai pericoli, dalla morte e
dal demonio: san Michele, per esempio, era l’angelo guerriero che sconfiggeva le
forze diaboliche [fig. 10]. Poco alla volta a ogni santo fu attribuita una particolare
specializzazione: proteggere una città o coloro che facevano un certo mestiere, guarire
una determinata malattia, scansare una precisa calamità, ecc. Santa Rita divenne la
protettrice delle cause disperate, san Giuseppe il protettore dei falegnami e san Nicola
il protettore di naviganti, mercanti, bambini e scolari [fig. 11]. Le loro imprese furono
raccontate in una miriade di Vite, biografie ad uso dei fedeli, e i santi divennero gli eroi
più popolari della società medievale.
10
San Michele sconfigge
il demonio, 1109
[dalla Bibbia di Cîteaux;
Biblioteca pubblica,
Digione, Francia]
11
San Nicola di Bari,
X sec.
[Museo Lazaro Galdiano,
Madrid]
12
Il reliquiario di santo
Stefano, IX sec.
[Kunsthistorisches Museum,
Vienna]
314 P6 Nuovi imperi nel Mediterraneo
Le sacre reliquie
Tra i fedeli era diffusissima la convinzione che, per
assicurarsi una protezione speciale, bisognasse trovarsi
vicino alla tomba del santo, a un frammento del suo
corpo o a un oggetto con cui il santo era stato in
contatto. Perciò si radicò il culto delle reliquie, dal
latino reliquiae ‘resti’: si adoravano spoglie o oggetti
del santo, divenuti sacri. Si riteneva inoltre che i
santi compissero con maggiore frequenza miracoli
in prossimità delle loro reliquie e dunque bisognava
avvicinarsi ad esse spostandosi, viaggiando o compiendo
un pellegrinaggio. Ma non tutti potevano farlo e così
le reliquie si diffusero copiosamente nel mondo
cristiano: frammenti di ossa o di tessuto organico
furono prelevati dalle salme dei santi e trasferiti ovunque.
E poiché la richiesta era enorme, da questi frammenti
se ne ricavarono altri, anche piccolissimi, che vennero
custoditi come gioielli in cofanetti preziosi: quello in
figura è un bell’esempio di cofanetto in oro e pietre
preziose che ricorda nella forma la borsa del pellegrino.
Una risorsa spirituale e materiale
Possedere una reliquia importante dava prestigio, attirava masse di
pellegrini, favoriva le elemosine e i lasciti (le donazioni tramite testamento).
Nessuna città occidentale era ricca di reliquie come Roma perché la
città del papa ospitava tombe di martiri e santi davvero numerose. Anche i
santuari europei che custodivano reliquie, però, erano numerosi. Il villaggio
di Conques, per esempio, di cui hai letto [torna a p. 311, fig. 2], divenne
straordinariamente famoso nel X secolo proprio perché custodiva nella sua
chiesa le reliquie (qui raffigurate) di santa Fede, una martire di dodici
anni che si diceva fosse stata bruciata su una graticola nel III secolo. La
fortuna del culto di santa Fede contribuì molto all’incremento dei vastissimi
territori controllati dall’abbazia di Conques in Europa.
13
Il reliquiario-statua in oro
e gemme preziose di santa Fede, XI sec.
[Abbazia di Saint-Foy, Conques, Francia]
14
Il trasporto e la consegna del corpo
di san Marco a Venezia, 1102
[formella della Pala d’Oro; Basilica di San
Marco,Venezia]
Caccia alle reliquie
Le reliquie divennero un affare perché possederle
assicurava l’arrivo dei pellegrini e l’incremento
delle attività economiche legate a pellegrinaggi.
Per procurarsele non ci si fermava neanche
davanti al furto: le spoglie di santa Fede giunsero
a Conques in seguito al furto di un monaco che
le rubò da un paese vicino; e lo stesso accadde al
corpo di san Marco, trafugato da due mercanti ad
Alessandria d’Egitto e trasportato fino a Venezia,
per assicurare fortuna e prosperità alla città. Questi
eventi erano spesso immortalati, come puoi capire
dalla scena qui raffigurata. Anche le scoperte
si moltiplicarono: vescovi, colpiti da improvvisa
illuminazione, rinvennero qua e là corpi di martiri
andati dispersi e li deposero solennemente nelle
loro chiese. A Roma era un continuo via vai
di vescovi e abati francesi e tedeschi in cerca di
reliquie da trafugare o comprare, vere o false. A
Roma operava anche il più grande trafficante di
reliquie della storia medievale, il diacono Deodato,
vissuto nel IX secolo e titolare di una vera e
propria impresa commerciale.
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Il monumento. Il castello
Il castello è il simbolo più suggestivo e caratteristico del Medioevo, una traccia
importante lasciata dalla civiltà feudale nei paesaggi europei. Centro di potere e di
conquista, capoluogo amministrativo e dimora del signore, il castello era anche una
struttura difensiva, costruita per proteggere il castellano, la sua famiglia e gli abitanti
dei villaggi vicini.
Fortezze dominanti
I primi castelli medievali erano delle semplici fortezze di
legno costruite su collinette spesso artificiali e circondate da
palizzate. A partire dal X secolo però il loro aspetto si fece
più monumentale e il legno fu gradualmente sostituito da
pietre e mattoni. Spesso i castelli erano molto diversi uno
dall’altro. Le dimensioni, le forme e i materiali potevano
variare a seconda delle regioni e dei periodi, ma tutti avevano
in comune alcuni elementi, in particolare, la posizione,
che doveva essere strategica e dominante: in altura per
controllare meglio il territorio; nei pressi di un fiume per
potenziare le qualità difensive o, come nel caso del castello di
Puilaurens in figura, sul ciglio di un dirupo per essere meno
attaccabili.
15
16
Il castello di Puilaurens
in Francia, X sec.
Il castello di Gand
in Belgio, XII sec.
Tanta solidità, poca comodità
Già alla fine dell’XI secolo i castelli avevano assunto una forma
imponente e massiccia, simile a quella descritta nei romanzi
d’avventura o che vediamo nei film su Robin Hood e re Artù. Chi
si avvicinava a un castello si trovava di fronte un possente muro
di cinta, alto tra i 6 e i 10 metri, dotato di torri e circondato da
un fossato profondo più di 10 metri, a volte riempito d’acqua.
Una struttura così imponente all’esterno lascerebbe immaginare
un interno accogliente e lussuoso, e invece no: le scale e i corridoi
erano stretti; le stanze erano semplici e con pochi mobili; le
finestre piccole e senza vetri; i pavimenti grezzi; e non c’era acqua
corrente. I castelli non erano ancora così accoglienti e confortevoli
come sarebbero stati nei secoli successivi.
316 P6 Nuovi imperi nel Mediterraneo
Dentro il castello
Il cuore del castello era il torrione,
chiamato anche “maschio” o “mastio”. Il
torrione ospitava la residenza del signore
che vedi illustrata al centro del disegno.
Il mastio era diviso in vari piani: al piano
terra c’erano le cucine, la dispensa, la
cantina e altri locali di servizio. Al primo
piano si trovava la grande sala dove il
signore dava udienza, amministrava la
17
giustizia, invitava gli ospiti a banchetto.
Il secondo piano era riservato
all’appartamento privato del signore
e di sua moglie, qui si trovava un grande
letto matrimoniale e uno spazio per il
focolare, che veniva acceso soprattutto
in presenza di neonati o quando si
ammalava qualche membro della famiglia.
Nel solaio invece dormivano i figli
Ricostruzione
di un castello medievale
[disegno di A. Baldanzi]
adulti della coppia, maschi e femmine,
e le guardie che sorvegliavano la casa.
Tutt’intorno al mastio, all’interno delle
mura si trovavano i magazzini, le stalle, le
abitazioni per gli inservienti, il pozzo, la
cappella dedicata al santo protettore del
castello, officine e laboratori.
La camera da letto.
La sala delle udienze.
Il torrione.
La cappella.
Le abitazioni
delle guardie e
degli inservienti.
La dispensa.
Le scuderie.
La chiesa.
Il muro di cinta.
Il ponte levatoio.
Il pozzo.
Il portone d’ingresso sorvegliato da due alte torri.
Il fossato.
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Storia geologica
Da un punto di vista geologico, la formazione dell’Europa si sviluppa durante una pluralità di fasi. Dapprima si è
cominciato a formare il Bassopiano
Sarmatico, detto Archeo-Europa, intorno al quale si sono aggiunti successivamente territori via via più recenti: i
rilievi scandinavi e britannici (PaleoEuropa), la regione franco-germanica
(Meso-Europa) e la regione dei rilievi
meridionali (Neo-Europa).
La forma attuale dell’Europa è dunque
il frutto di una lunga storia durata centinaia di milioni di anni.
Alla vigilia dell’era paleozoica (da 590
a 250 milioni di anni fa circa) vi furono
enormi sommovimenti che divisero la
terra in zolle (chiamate anche placche)
che formarono le aree più antiche, cioè
il Bassopiano Sarmatico, costituito dallo Scudo Baltico e dalla Piattaforma
Russa.
Durante il Paleozoico, la spinta delle
zolle Americana e Asiatica formò le
montagne più antiche d’Europa, il Corrugamento Caledoniano (monti di Irlanda e di Scozia) e poi quello Ercinico
(monti dell’Europa centrale e Urali).
In seguito le zolle si ricompattarono,
formando la Pangea, una grande massa circondata da un unico grande oceano che si incuneava fra le terre.
Durante il Cenozoico (a partire da 65
Pangea
Dal greco pàn, ‘tutto’, e ghè, ‘terra’,
significa ‘tutte le terre’.
78
Geografia
L’Europa, uno spazio composito
P
milioni fino a 2 milioni di anni fa) la Pangea si divise nuovamente e si formarono gli attuali continenti. Sotto la spinta
della zolla Africana e di quella Europea
si formò il corrugamento alpino: Alpi,
Pirenei, Carpazi, Balcani e Caucaso.
Nel Quaternario o Neozoico (da 2 milioni di anni fa circa, fino ai giorni nostri), infine, l’Europa venne a più riprese
invasa dai ghiacci, che corrosero i rilievi montuosi e modellarono le ampie
pianure settentrionali.
Elementi
di geografia fisica
L’Europa è ubicata nell’emisfero settentrionale del globo terrestre. I suoi
punti estremi sono a nord Capo Nord
in Norvegia (71° latitudine nord), a sud
Capo Tarifa in Spagna (36° latitudine
nord), a ovest Capo Roca in Portogallo (9° longitudine ovest), a est gli Urali
settentrionali (68° latitudine est). La
massima estensione nord-sud dell’Europa è di circa 4000 km, pari a 35° di
latitudine; la massima estensione estovest è di circa 5000 km, pari a 67° di
longitudine.
Il suo confine naturale è costituito per
un lungo tratto dal mare: è delimitata
a nord dal Mar Glaciale Artico, a ovest
dall’Oceano Atlantico, a sud dal Mar
Mediterraneo, a sud-est dal Mar Nero
e dal Caucaso, a est dal Mar Caspio,
dalla catena montuosa degli Urali e dal
fiume Ural.
La superficie dell’Europa (10.180.000
km²) non è molto estesa – è di poco
superiore all’Oceania, il continente più
piccolo della Terra –, con una popolazione di circa 832 milioni di abitanti,
o
che la portano a essere il terzo continente più popolato (dopo l’Asia e l’Africa).
L’Europa è talvolta descritta come
“penisola delle penisole”: essa stessa
è una penisola dell’immenso “supercontinente” Eurasia. Le sue principali
penisole sono quella iberica, quella
italiana e quella balcanica a sud, quella
scandinava e lo Jutland a nord. Inoltre
si compone di alcune importanti isole,
non tutte appartenenti alla sua piattaforma continentale, quali l’Islanda, Madeira, le Azzorre, le Canarie e alcune
isole artiche.
Le componenti
geomorfologiche
del paesaggio
Il territorio
Il territorio dell’Europa è costituito
per due terzi da aree pianeggianti e ha
un’altitudine media di 350 m sul livello
del mare.
L’Europa può essere suddivisa in quattro grandi regioni fisiche, che vanno
da nord a sud: Uplands Occidentali,
Pianura Nordeuropea, Uplands Centrali
e Montagne Alpine.
Le Uplands Occidentali sono una macroregione montuosa occidentale, conosciuta anche come Northern Highlands, curva sul bordo occidentale
dell’Europa a definire il paesaggio fisico della Scandinavia (Norvegia, Svezia
e Danimarca), della Finlandia, dell’Islanda, della Scozia, dell’Irlanda, della
regione della Bretagna, della Francia,
della Spagna e del Portogallo. È un antico territorio roccioso plasmato dalle
glaciazioni.
La Pianura Nordeuropea è quella
macroregione del Nord Europa costituita dalla pianura che si estende dal
Sud-Est del Regno Unito verso la Russia. Comprende parti della Francia, il
Belgio, i Paesi Bassi, la Germania, la
Danimarca, la Polonia, gli Stati baltici
(Estonia, Lettonia e Lituania) e la Bielorussia. La maggior parte della Pianura
Nordeuropea ha un’altitudine media di
152 m sul livello del mare e ospita numerosi fiumi navigabili, in particolare il
Reno, il Weser, l’Elba, l’Oder e la Vistola.
Le Uplands Centrali si estendono lungo una linea est-ovest attraverso l’Europa centrale e occidentale: comprendono la Francia e il Belgio, la Germania
meridionale, la Repubblica Ceca e parti
settentrionali della Svizzera e dell’Austria. Le Uplands Centrali sono meno
elevate rispetto alla regione alpina e
sono ampiamente boscose. Rilievi importanti in questa regione sono il Mas-
Uno scorcio
della costa irlandese
siccio Centrale e quello dei Vosgi in
Francia, le Ardenne in Belgio, la Foresta
Nera e il Taunus in Germania, i Sudeti
nella Repubblica Ceca. Questa regione
è scarsamente popolata a eccezione
delle zone limitrofe al Reno, al Rodano,
all’Elba e al Danubio.
Le Montagne Alpine sono una regione
che interessa l’Italia, la Penisola Balcanica, il Nord della Spagna e il Sud della
Francia e ospita le catene montuose
delle Alpi, dei Pirenei, degli Appennini,
dei Balcani e dei Carpazi. La vetta più
alta d’Europa, il Monte Elbrus (5642 m),
si trova nelle montagne del Caucaso
russo.
I mari, le isole e le coste
L’Europa è circondata da acque che
appartengono a tre aree principali.
Quella del Mar Glaciale Artico lambisce le coste settentrionali e quelle
russe. Quella dell’Oceano Atlantico
si articola in diversi “mari aperti” (ovvero parzialmente circondati da terre) – come il Mar di Norvegia e il Mare
del Nord, entrambi attraversati dalla
Corrente del Golfo che mitiga le loro
temperature in inverno – e il Mar Baltico, circondato dalla terraferma. Questi
sono mari tra i più affollati del mondo
per traffico merci e per la presenza
delle piattaforme offshore dedicate
all’estrazione di petrolio e gas naturale. Infine, quella del Mediterraneo, un
“mare chiuso” che comunica con l’Oceano Atlantico attraverso lo Stretto di
Gibilterra, con il Mar Rosso e l’Oceano
Indiano attraverso il Canale di Suez,
con il Mar Nero attraverso lo Stretto dei
Dardanelli; tra i suoi mari interni ricordiamo l’Egeo e il Mar di Marmara.
Le isole sono numerose e varie. Nell’Atlantico le più grandi e importanti sono
quelle dell’Arcipelago Britannico, che
comprende le grandi isole d’Inghilterra
e d’Irlanda e gli arcipelaghi delle Shetland, delle Ebridi, delle Orcadi, delle
Fær Øer, delle Frisone, delle Lofoten.
Anche le isole del Mediterraneo sono
numerose – tra le più grandi la Sicilia,
la Sardegna, Creta, Cipro –; a queste si
aggiungono parecchi arcipelaghi.
La lunghezza delle coste è di 38.000
km dalla Penisola di Kola, all’estremo
Nord del continente, fino alla Penisola
Balcanica, nel Mediterraneo. Ai margini delle montagne prevalgono le coste rocciose e frastagliate (norvegesi,
greche e bretoni); in corrispondenza
di bacini sedimentari o delle pianure si
trovano coste basse e sabbiose (romagnola, olandese e danese). Le conformazioni costiere hanno variamente
condizionato l’attività umana, risultando a volte un fattore naturale favorevole allo sviluppo economico, a volte
un ostacolo che ha richiesto notevoli
modificazioni.
I fiumi e i laghi
I fiumi europei si possono dividere in
tre versanti idrografici, secondo i
mari nei quali sfociano.
I più importanti fiumi tributari nell’Oceano Atlantico sono: l’Elba, la SenGeografia
L’Europa, uno spazio composito
79
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impedisce l’accumulo di
sedimenti del fiume.
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navigazione commerciale e agli insediamenti umani e industriali: lungo gli
estuari dei fiumi sorgono i più importanti porti europei.
I fiumi scandinavi hanno invece percorsi brevi e ripidi, tali da renderli inadatti
alla navigazione, e vengono sfruttati
per la produzione di energia idroelettrica.
I principali fiumi del versante mediterraneo (esclusi i tributari del Mar Nero
e del Mar Caspio) hanno generalmente
regimi stagionali irregolari, corsi brevi
e foci a delta, di solito non sono navigabili e utilizzabili come aree portuali.
Tra di essi: il Po, l’Arno, il Tevere, l’Ebro,
il Rodano.
Sul versante del Mar Nero e Mar Caspio si trovano i fiumi più lunghi d’Europa e con una maggiore portata. Il
Danubio scorre in direzione ovest-est
e, a causa di una certa irregolarità del
regime, delle gelate invernali e di contrasti politici tra i dieci Stati europei
che attraversa, funge solo in parte da
grande arteria europea di navigazione. Anche il Don, il Dnepr e il Dnestr,
che scorrono in direzione nord-sud,
hanno una portata irregolare, con gelate invernali e violente piene in primavera. Nel Mar Caspio sfocia il Volga,
il fiume più lungo d’Europa, con i suoi
3531 km.
I laghi europei non sono di grandezza paragonabile ai più grandi laghi del
mondo, ma sono numerosi. I distretti
lacustri principali sono due: quello alpino – con il Lago Maggiore, il Lago di
Garda, il Lago di Costanza e il Lago di
Ginevra – e quello baltico – con il Lago
di Làdoga, il Lago di Onega e il Lago di
Vànern.
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di Rovaniemi,
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della Lapponia,
Finlandia
[foto di Oronzo Scelzi;
per gentile
concessione]
permafrost
Detto anche ‘permagelo’,
è un terreno dove il suolo
è perennemente ghiacciato
(non necessariamente con
presenza di masse di acqua
congelata).
prateria
Grande distesa di specie
erbacee con cespugli e rari
alberi.
Il clima
e l’ambiente
Sebbene l’Europa si trovi a latitudini piuttosto elevate, i mari relativamente caldi
che la bagnano e la calda Corrente del
Golfo proveniente dall’Atlantico fanno sì
che gran parte dell’area centrale e occidentale goda di un clima temperato, nel
quale risultano mitigati gli eccessi della
continentalità. Nonostante ciò le masse
d’aria artiche e siberiane fanno sentire spesso i loro influssi, abbassando le
temperature, specie a nord delle Alpi. I
venti occidentali prevalenti, riscaldati in
parte al passaggio sopra l’Atlantico settentrionale, portano la pioggia per gran
parte dell’anno.
Possono distinguersi cinque tipologie
di ambienti climatici e naturali: subartico, di alta montagna, continentale, atlantico, mediterraneo.
Il clima subartico
Il clima subartico interessa la parte più
settentrionale del continente, dall’I-
82
Geografia
L’Europa, uno spazio composito
slanda fino ai Monti Urali in Russia. È
caratterizzato da scarse precipitazioni
che si verificano soprattutto in estate.
Gli inverni sono molto lunghi e rigidi, con temperature medie intorno ai
-15°C, con punte minime che possono
arrivare a -50°C. Le estati sono brevi e
fresche. Le nevi perenni si abbassano
notevolmente e i ghiacciai giungono
fino al mare. Durante le brevi estati il
ghiaccio superficiale si scioglie, ma il
terreno sottostante resta ghiacciato;
così non può assorbire l’acqua e si formano acquitrini, determinando il fenomeno del permafrost.
In queste regioni la vegetazione è quasi
inesistente: prevale la tundra, un ambiente privo di alberi a causa del terreno
gelato in profondità, che non consente
alle radici di attecchire. Si estendono
vaste praterie di muschi e licheni.
Il clima di alta montagna
Il clima di alta montagna è tipico dei
maggiori gruppi montuosi europei,
con variazioni importanti a seconda
dell’altitudine, della latitudine e dell’e-
sposizione dei versanti. Gli inverni sono
lunghi e freddi, le estati fresche. Le precipitazioni, sia nevose sia piovose, sono
abbondanti in tutto l’arco dell’anno.
La vegetazione si distribuisce per fasce altimetriche: alle quote più basse
vi sono boschi di latifoglie; più in alto
foreste di conifere, poi praterie di montagna, muschi e licheni; oltre si trovano
solo rocce e ghiaccio.
Il clima continentale
Il clima continentale è tipico delle zone
lontane dai mari o dalle correnti calde ed è prevalente in Europa. Diminuiscono le precipitazioni e aumenta
sensibilmente l’escursione termica,
sia diurna sia annuale. Le estati sono
calde e afose, gli inverni lunghi, freddi
e nebbiosi. Questo clima si suddivide
in continentale freddo e continentale
caldo. Il clima continentale freddo
interessa la parte settentrionale della
Federazione Russa e quella orientale
della Scandinavia. È caratterizzato da
una stagione nevosa e fredda che dura
da settembre a marzo, per poi lasciare
Una campagna
presso il Mare del Nord
costiere, ma anche nelle regioni più interne, non protette da catene montuose ostacolanti il cammino delle nuvole.
La vegetazione della regione atlantica
varia con il variare della latitudine: dalla brughiera della Penisola Scandinava
alle foreste di latifoglie, nei territori più
meridionali, la cui estensione è stata
notevolmente ridotta dagli insediamenti umani.
Il clima mediterraneo
spazio in primavera a un clima caldo
e afoso (da maggio ad agosto) che
favorisce lo sviluppo vegetativo e le
attività agricole. Il clima continentale
caldo interessa la parte meridionale
della Federazione Russa, il centro della Spagna, la Pianura Padana, il Nord
della Penisola Baltica e alcune regioni
come l’Austria, la Svizzera, la Francia, il
Liechtenstein, il Lussemburgo, i Paesi
Bassi e il Belgio.
La vegetazione originaria si estende
ancora oggi nelle regioni meno ospitali
per le attività dell’uomo: nella parte più
settentrionale dell’Europa si estende la
taiga, mentre alle latitudini inferiori si
sviluppano la steppa e le praterie.
Il clima mediterraneo interessa tutte le
regioni costiere dell’Europa meridionale, comprese le coste atlantiche della
Penisola Iberica. È decisamente più
mite rispetto al resto del continente con
l’eccezione dell’alto Adriatico, dove l’influenza marittima è più attenuata. Nelle
regioni del bacino del Mediterraneo le
estati sono lunghe e per lo più prive
di precipitazioni; gli inverni sono, in
genere, abbastanza brevi e piovosi.
In tempi remoti le coste del Mediterraneo erano ricoperte di fitte foreste
sempreverdi con lecci, olivi, querce da
sughero e pini marittimi. Con l’opera di
diboscamento dell’uomo, volta a creare spazi per le sue attività, alla foresta
si è sostituita la macchia mediterranea.
La lavorazione
del merluzzo nelle Isole
Lofoten, Norvegia
Il clima atlantico
taiga
Foresta di conifere (pini, abeti, larici) e
betulle. Il suolo è spesso acquitrinoso.
steppa
Ambiente privo di alberi, con bassi
cespugli e piante erbacee presenti nei
pressi di fiumi e di laghi.
brughiera
Ambiente caratterizzato dalla presenza
di suoli poco fertili e da vegetazione a
crescita bassa.
Il clima atlantico è tipico delle regioni
europee che si affacciano sull’Oceano
Atlantico e risentono dell’influenza benefica della Corrente del Golfo, una corrente calda che ha origine nel Golfo del
Messico, attraversa tutto l’oceano, giunge lungo le coste europee e si disperde
nei mari dell’Artide. Essa provoca un innalzamento della temperatura, soprattutto d’inverno, e un grande apporto di
umidità che si trasforma in abbondanti
precipitazioni. Gli effetti di questa corrente sono sentiti non solo sulle zone
Geografia
L’Europa, uno spazio composito
83
La fauna
L’Europa politica
La trasformazione dell’ambiente ope­
rata dall’uomo ha determinato la scomparsa di molte specie animali. Oggi è
possibile trovare allo stato selvatico il
cervo, l’alce, il lupo e l’orso, in numeri consistenti, solamente nella Scandinavia settentrionale, in Russia e nella
Penisola Balcanica; altrove essi vivono soprattutto nelle riserve. La renna
viene allevata dai lapponi dell’estremo
Nord. Il camoscio e lo stambecco vivono ancora sulle più alte cime dei Pirenei e delle Alpi. Diffusi sono numerosi
animali di piccole dimensioni, quali la
donnola, il furetto, la lepre, il riccio, il
lemming, la volpe e lo scoiattolo. Fra
il grande numero di uccelli autoctoni
europei si annoverano rapaci, come
l’aquila e il falco, passeriformi in gran
quantità, come il fringuello, l’usignolo e
il passero, rapaci notturni come il gufo.
Il cigno, l’oca e l’anatra popolano fiumi
e laghi. Il salmone è diffuso in Gran Bretagna, in Irlanda e in Germania.
Nelle acque marine litoranee si trova
un’ampia varietà di pesci fra i quali, importanti sotto il profilo economico, il
merluzzo, lo sgombro, l’aringa e il tonno.
Lo storione, dal quale si ricava il caviale,
popola le acque del Mar Nero e del Mar
Caspio.
Reykjavik
ISLANDA
Berg
Glasgow
Belfast
IRLANDA
Cork
Geografia
L’Europa, uno spazio composito
Dublino
Liverpool
Leeds
Manchester
REGNO
UNITO
Birmingham
Bristol
OCEANO
ATLANTICO
Ipswich
Londra
FRANCIA
Limoges
La Coruña
Santiago
de Compostela
Porto
Lione
Bordeaux
Oviedo
Santander
Salamanca
Valladolid
Madrid
Friburgo
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Grenoble
Bilbao
San Sebastián
León
Burgos
Pamplona
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Norwich
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Brighton
Brugge
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Portsmouth
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Bruxelles
Maastricht
Cherbourg
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Brest
Reims
Caen Rouen
Rennes
LUSSEMBU
Parigi
Orléans
Nancy
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Bourges
Basilea
Digione
Poiters
Cardiff
Il settore primario
84
D
Galvay
Il quadro
socio-economico
In Europa da sempre esistono condizioni naturali favorevoli alle attività
agricole, quali l’abbondanza di pianure, il clima generalmente mite, i suoli
fertili e produttivi. A queste si è aggiunto l’intervento dell’uomo: arature
in profondità, bonifiche del terreno,
opere di irrigazione e canalizzazione.
Le attività agricole praticate in Europa
sono nel complesso altamente meccanizzate e produttive. Questo è vero
soprattutto per i paesi dell’Europa occidentale, mentre nell’Europa orientale
a un maggior impiego di manodopera
MARE
DEL
NORD
Edimburgo
Tolosa
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Saragozza
Lisbona
Avignone
M
Torino
Gen
Marsiglia
Barcellona
Tarragona
Toledo
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Córdoba
Siviglia
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Valencia
Caglia
Granada
Málaga
Tangeri
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MAR MEDITERRANEO
Bis
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MAR GLACIALE ARTICO
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Murmansk
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NORVEGIA
Severodvinsk
Luleå
Tâmaby
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Oulu
Umeå
Kotlas
Trondheim
Petrozavodsk
Vaasa
NORVEGIA
Tampere
Vyborg
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Oslo
Turku
SVEZIA
Uppsala
Stoccolma
Norrköping
Jönköping
Göteborg
O
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Novgorod
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LITUANIA
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Smolensk
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Kalmar
Malmö
Čerepovec
Kostroma
Narva
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Vologda
San Pietroburgo
Helsinki
Tallinn
Örebro
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Glazov
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Ivanovo
Nižnij
Novgorod
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Čeboksary
Dimitrovgrad
Vladimir
Tver'
Saransk
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Tula
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Mičurinsk
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Syzran'
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Simbirsk
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Tambov
Engels
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Voronež
Brjansk
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Amburgo
Kursk
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RUSSIA
BIELORUSSIA
Toruń
Francoforte
Hannover
Černihiv
Volžskij
Belgorod
sull’Oder Poznań
Brėst Pinsk
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Varsavia
Berlino
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Kalisz Łódź
Volgograd
Radom
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Kiev
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Dresda
Žytomyr
BreslaviaPOLONIA
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Rzeszów Leopoli
Rostov
Karlovy Vary
Doneck
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Dnipropetrovsk
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Ternopil'
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Cracovia
Norimberga
Ostrava
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Ivano-Frankivs'k
Kirovohrad
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Taganrog
Kamianets-Podilskyi
Stoccarda Ratisbona
Mariupol’
Brno
Kryvyi Rih
SLOVACCHIA
Augusta
Černivci
MAR
urgo
Linz
Stavropol'
Miskolc
Monaco
MOLDAVIA
Mykolaiv
MAR
Bratislava
CASPIO
a Costanza
Salisburgo
Debrecen
Vienna
Botoşani
Kišinev
Armavir
Zurigo Innsbruck
D’AZOV
Budapest
Nal'čik
Bender
Bacău
Cluj-Napoca
Krasnodar
AUSTRIA
erna
Odessa
Graz UNGHERIA Oradea
Lienz
ZERA Bolzano
Simferopol
Soči
Seghedino
ROMANIA
Arad
Pécs
Trento SLOVENIA
Sukhumi
Timişoara
Subotica
Milano
Buzău
Sibiu
Sebastopoli
Zagabria
GEORGIA Tblisi
Trieste Lubiana
Brăila Tulcea
AZERBAIGIAN
Piteşti
Osijek
Fiume
VeronaVenezia
Reşiţa
Baku
Belgrado
Bucarest
CROAZIA
MAR NERO
Piacenza
Costanza
Batumi
Craiova
BOSNIARuse
Dobrič
nova
M
Bologna
ARMENIA
ERZEGOVINA SERBIA
Sumen
Trabzon
A
Erevan
Ancona
Varna
R Spalato Sarajevo Kragujevac
Samsun
Firenze
Erzurum
BULGARIA
A
Leskovac
Ordu
D
Burgas
ITALIA
Sliven
Zonguldak
Sofia
R I MONTENEGRO
Erzincan
Pescara
Çorum
Amasya
Priština
Edirne Lüleburgaz
ATPodgorica
Plovdiv
Düzce
Istanbul
I
Roma
Skopje
CO
Sivas
Bolu
Tekirdağ
İzmit
Tirana MACEDONIA
Bari
Ankara
Kırşehir
Elâzığ
Napoli
Bandırma
Malatya
İnegöl
Diyarbakır
ALBANIA Salonicco
MAR
Kayseri
Vlorë
Balıkesir
TURCHIA
TIRRENO
Gaziantep
ari
GRECIA
Uşak
Konya
MAR İzmir Turgutlu
Mersin
EGEO
Karaman
Catanzaro MAR
Denizli
Palermo
Aleppo
Aydın
Atene
Patrasso
IONIO
Antalya
SIRIA
Latakia
serta
TUNISIA
Lubecca
Homs
Siracusa
Nicosia
La Valletta
MALTA
MAR MEDITERRANEO
Heraklion
CIPRO
Damasco
Geografia
L’Europa, uno spazio composito
85
corrisponde una resa produttiva inferiore. In Europa l’agricoltura interessa
circa il 40% della superficie e l’8% dei
lavoratori, e contribuisce per una percentuale ancora minore alla ricchezza
complessiva. Nonostante questi dati
appaiano negativi, il nostro continente
è il secondo esportatore mondiale di
prodotti agricoli.
L’Europa possiede circa 215 milioni di
ettari tra foreste e terreni boschivi, che complessivamente occupano
quasi il 30% della superficie del continente; di questi poco meno della metà
sono sfruttati per la silvicoltura, cioè
per la produzione di legno e prodotti
derivati. Lo sfruttamento razionale dei
boschi è praticato soprattutto nella taiga del Nord Europa. In questa porzione
del territorio europeo, che risente del
clima atlantico, prevalgono i pascoli
e gli allevamenti per la produzione
di carne, latte e derivati. Nell’ampia
porzione dell’Europa centrale, caratterizzata dal clima continentale, sono
diffusi la produzione di cereali (orzo,
frumento, mais, segale) e della patata e l’allevamento per la produzione
delle carni. Importanti sono anche le
coltivazioni dei prodotti per l’industria
Raffineria e industria chimica
a Irkutsk, Siberia
di trasformazione, quali il luppolo, i
semi di girasole e la barbabietola da
zucchero.
L’Europa, con i Paesi Scandinavi e la
Spagna, è il terzo produttore mondiale
di pesce dopo la Cina e il Giappone. Il
contributo maggiore viene dalla pesca
Il carbone estratto nella Ruhr
(Germania) e convogliato
nel porto di Rotterdam
(Paesi Bassi)
d’altura praticata in particolare nelle
acque del Mare del Nord e dell’Oceano
Atlantico. Aumentano sempre più gli allevamenti di pesce d’acqua dolce (trote e salmoni) e salata (orate, branzini)
ma anche di crostacei e molluschi.
Un tempo l’Europa era ricca di materie prime presenti nel sottosuolo, che
ne hanno favorito l’iniziale sviluppo
industriale. Lo sfruttamento intensivo
dei giacimenti, praticato fra XIX e XX
secolo, ha ridotto sensibilmente le potenzialità estrattive, rendendo, in alcuni casi, più conveniente l’importazione
dall’estero. I giacimenti più abbondanti sono quelli di ferro (Russia, Ucraina,
Svezia, Germania), bauxite (Russia,
Grecia, Ungheria) e rame (Russia, Polonia, Bulgaria).
Il settore secondario
In Europa l’industria è concentrata in
alcune regioni dove sono localizzati
stabilimenti di vario genere. L’asse industriale occidentale ha il suo fulcro
86
Geografia
L’Europa, uno spazio composito
nelle aree che un tempo ospitavano i
grandi giacimenti carboniferi, la materia prima della produzione industriale: Gran Bretagna, Belgio e soprattutto
la regione della Ruhr, in Germania. Molto industrializzati sono anche la vasta
regione intorno al delta del Reno, l’agglomerato di Parigi, la Lorena francese,
l’Italia centro-settentrionale. È la parte
d’Europa dove si concentrano, infatti,
i fiumi, i porti, le grandi città, le più
importanti vie di comunicazione. Un
terzo asse industriale, a est, comprende i poli di San Pietroburgo e Mosca
(in Russia) e il bacino carbonifero del
Donbass in Ucraina.
La struttura industriale europea è caratterizzata da un tessuto dinamico
di piccole e medie imprese, accanto
ad altre di grandi dimensioni, e da un
basso livello d’internazionalizzazione. Posta a confronto con i suoi diretti concorrenti – Stati Uniti, Giappone
e i paesi di nuova industrializzazione
(Brasile, India, Cina) –, l’Europa è ancora competitiva nei settori a basso
e medio contenuto tecnologico. Al
primo posto vi è l’industria metallurgica, alimentare, tessile, dell’abbigliamento, della lavorazione del cuoio e
delle calzature; al secondo l’industria
chimica, meccanica, automobilistica
e degli elettrodomestici. In tutte queste produzioni l’industria europea ha
una tradizione affermata e compete
sul mercato mondiale. Nei settori ad
alta tecnologia (informatica, elettronica, biogenetica, aeronautica) l’Europa
accusa un certo ritardo dovuto agli insufficienti investimenti compiuti nella
ricerca e nello sviluppo.
Le imprese di grandi dimensioni costituiscono solo lo 0,2% del totale, occu-
imprese
Secondo l’Unione Europea, si
definiscono grandi imprese quelle
con unità effettive lavorative all’anno
superiori a 250; medie quelle con
unità inferiori a 250; piccole quelle
con unità inferiori a 50; micro quelle
con unità inferiori a 10.
Il reddito pro capite in Europa
(dati in migliaia di euro)
Ungheria
Ucraina
Turchia
Svizzera
Svezia
Spagna
Slovenia
Slovacchia
Serbia
San Marino
Russia
Romania
Rep. Ceca
Regno Unito
Portogallo
Polonia
Paesi Bassi
Norvegia
Montenegro
Principato di Monaco
Moldavia
Malta
Macedonia
Lussemburgo
Lituania
Liechtenstein
Lettonia
Kosovo
Italia
Islanda
Irlanda
Grecia
Germania
Georgia
Francia
Finlandia
Estonia
Danimarca
Croazia
Cipro
Bulgaria
Bosnia ed Erzegovina
Bielorussia
Belgio
Azerbaigian
Austria
Armenia
Principato di Andorra
Albania
0
20.000
40.000
60.000
80.000
100.000
120.000
140.000
160.000
180.000
Geografia
L’Europa, uno spazio composito
87
pano migliaia di addetti e sono di tipo
multinazionale. Le più importanti sono
tedesche, inglesi, francesi e italiane. Le
aziende di medie e piccole dimensioni
costituiscono il 99,8% delle industrie
europee e sono diffuse soprattutto
nei paesi dell’area mediterranea (Italia,
Grecia, Spagna).
Il settore terziario
Il settore terziario è il principale settore economico dell’Europa ed è quello
che ormai produce più reddito e più occupati. Esso comprende i servizi destinati alla collettività o ai singoli cittadini,
oppure quelli indirizzati alle industrie e
alle loro attività produttive. La sua importanza non deriva unicamente dal
numero di occupati (solo nel settore
pubblico sono impiegati 40 milioni di
persone) ma anche dal fatto che l’amministrazione della giustizia, la scuola,
la sanità, i servizi sociali sono tutti settori fondamentali per la qualità della
vita dei cittadini.
Il grande sviluppo del settore non è
solo frutto della necessità di servizi
connessi alla produzione e allo scambio
di beni, ma anche dell’elevato livello di
vita e di consumo dei cittadini europei
che richiedono risposte adeguate.
Il processo di terziarizzazione dell’economia europea non si è manifesta-
to ovunque nella stessa maniera. Nei
paesi dell’Europa occidentale esso è
iniziato in quelli di vecchia industrializzazione, dove il livello di sviluppo ha
favorito il livello di crescita dei servizi.
Il tasso degli addetti ai servizi in questi
paesi è compreso tra il 58% e il 66%.
Nei paesi del Mediterraneo, dove il
processo industriale è iniziato con ritardo e quello di terziarizzazione è un
fenomeno recente, la percentuale di
addetti è compresa tra il 67% e l’85%.
Nell’Europa dell’Est la percentuale degli addetti è di circa il 60%.
Il commercio (al dettaglio e all’ingrosso) e il turismo rappresentano infine i
comparti più importanti del terziario.
Il Parlamento europeo a Strasburgo
[© Photo European Parliament/Architecture Studio Europe]
Il Parlamento europeo ha la sua sede principale a Strasburgo, in Francia, in una struttura inaugurata
nel 1999 [vai a pp. 288-289].
A Strasburgo i 626 parlamentari si riuniscono in sessione plenaria per una settimana al mese, mentre
le sedute dei comitati parlamentari si tengono a Bruxelles. Gli uffici della Segreteria del Parlamento
hanno invece sede nella città di Lussemburgo.
88
Geografia
L’Europa, uno spazio composito
Gli Stati dell’Europa
Stato
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
41
42
43
44
45
46
47
48
49
50
Totale
Albania
Principato di Andorra
Armenia
Austria
Azerbaigian
Belgio
Bielorussia
Bosnia ed Erzegovina
Bulgaria
Cipro
Città del Vaticano
Croazia
Danimarca
Estonia
Finlandia
Francia
Georgia
Germania
Grecia
Irlanda
Islanda
Italia
Kosovo
Lettonia
Liechtenstein
Lituania
Lussemburgo
Macedonia
Malta
Moldavia
Principato di Monaco
Montenegro
Norvegia
Paesi Bassi
Polonia
Portogallo
Regno Unito
Rep. Ceca
Romania
Russia (parte europea)
San Marino
Serbia
Slovacchia
Slovenia
Spagna
Svezia
Svizzera
Turchia
Ucraina
Ungheria
Capitale
Tirana
Andorra la Vella
Erevan
Vienna
Baku
Bruxelles
Minsk
Sarajevo
Sofia
Nicosia
Città del Vaticano
Zagabria
Copenaghen
Tallinn
Helsinki
Parigi
Tbilisi
Berlino
Atene
Dublino
Reykjavík
Roma
Pristina
Riga
Vaduz
Vilnius
Lussemburgo
Skopje
La Valletta
Kišinev
Monaco
Podgorica
Oslo
Amsterdam
Varsavia
Lisbona
Londra
Praga
Bucarest
Mosca
San Marino
Belgrado
Bratislava
Lubiana
Madrid
Stoccolma
Berna
Ankara
Kiev
Budapest
Superficie
(km²)
28.748
468
29.800
83.858
86.600
30.510
207.600
51.129
110.910
9.251
0,44
56.542
43.094
45.226
336.593
547.030
69.700
357.021
131.940
70.280
103.000
301.230
10.887
64.589
160
65.200
2.586
25.333
316
33.843
1,95
13.812
324.220
41.526
312.685
91.568
244.820
78.866
238.391
4.238.500
61
88.361
48.845
20.273
504.851
449.964
41.290
783.562
603.628
93.030
11.121.699
Popolazione
3.002.859
85.082
3.215.800
8.219.743
7.830.000
10.438.353
9.542.883
4.622.292
7.037.935
1.138.071
994
4.480.043
5.543.453
1.274.709
5.262.930
65.630.692
4.570.934
81.305.856
10.767.827
4.722.028
313.183
61.261.254
1.804.838
2.191.580
36.713
3.525.761
509.074
2.082.370
409.836
3.656.843
30.510
657.394
4.707.270
16.730.632
38.415.284
10.781.459
63.047.162
10.177.300
21.848.504
110.167.670
32.140
7.276.604
5.483.088
1.996.617
47.042.984
9.103.788
7.655.628
79.749.461
44.854.065
9.958.453
804.199.949
Densità
ab./km²
104,5
181,8
107,9
98,0
90,4
342,1
45,9
90,4
63,5
123,0
1.890,91
79,2
128,6
28,2
15,6
120,0
65,6
227,7
81,6
67,2
3,0
203,4
175,2
33,9
229,5
54,1
196,9
82,2
1.297,0
108,1
15.646,2
47,6
14,5
402,9
122,9
117,7
257,5
129,1
91,7
27,5
526,9
82,4
112,3
98,5
93,2
20,2
185,4
101,8
74,3
107,1
72,30
Reddito pro capite
(espresso in dollari)
7.453
49.398
3.900
41.822
3.400
37.736
12.313
7.623
14.321
29.853
*
18.575
37.303
17.695
32.088
34.205
4.869
40.039
27.624
39.638
40.471
29.392
6.631
17.105
141.667
18.976
80.729
9.163
24.792
3.373
154.286
11.110
54.600
42.183
13.079
21.407
36.357
25.118
12.600
15.654
36.200
10.810
22.096
29.574
29.655
40.946
46.477
12.736
6.804
18.840
1.472.650
* La Città del Vaticano non fornisce dati ufficiali sulla ricchezza prodotta, né esistono dati ufficiali sul Pil dello Stato.
Geografia
L’Europa, uno spazio composito
89
m repra
te Pud
aerovi
d em
ate
pro rem reprate
er t pr
o rem u
imus pr remmr
mebis inro eniaemnia
us p pro
s
Inim
mu
ini
bis
Attività
b. ………………………. è la foce di un fiume a forma di imbuto.
c. ………………………. è il volume d’acqua che passa in una sezione
del fiume in un minuto-secondo.
Osservando i dati della tabella a p. 89, indica quali sono

i tre Stati con la densità abitativa più bassa e prova a
rispondere alle seguenti domande:
a. Il rapporto ab./km2 viene influenzato dalle componenti fisiche
del territorio? Perché?
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Osservando le seguenti immagini, elenca, per ciascuna, le

caratteristiche principali del territorio. Sapresti indicare a
quali regioni d’Europa esse sono riferite?
b. Qual è il reddito nazionale dei suddetti Stati?
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . c. C’è una causalità diretta tra reddito pro capite e densità della
popolazione? Perché?
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Indica quali tra le seguenti affermazioni ritieni vere:

a. L’Europa è ubicata nell’emisfero meridionale.
o V
o V
b. Prevalentemente il suo confine naturale è il mare.
o V
c. È il continente più popolato del mondo.
o V
d. Ustica è l’isola più a sud dell’Italia.
o V
e. L’Islanda non appartiene all’Europa.
f. Il territorio europeo è prevalentemente pianeggiante. o V
o V
g. L’Europa si divide in quattro regioni fisiche.
h. L’Italia rientra nella regione delle Uplands Occidentali. o V
i. I bacini acquiferi che circondano l’Europa sono cinque.o V
o V
j. La lunghezza delle coste è di circa 38.000 km.
k. La conformazione costiera europea non ha influenzato
o V
il suo sviluppo economico.
o V
l. I versanti idrografici sono tre.
m. Elba, Senna e Tamigi sono fiumi tributari dell’Oceano
o V
Atlantico.
n. I fiumi più lunghi d’Europa si trovano sui versanti
o V
del Mar Nero e del Mar Caspio.
o V
o. Permafrost e prateria sono sinonimi.
o V
p. La taiga è una foresta a conifere.
q. L’attività agricola è stata favorita dalle condizioni
o V
naturali.
o V
r. L’Europa è il terzo produttore mondiale di pesce.
s. In Europa centrale si concentra l’attività industriale. o V
t. In Europa il settore terziario prevale sugli altri settori
o V
produttivi.
oF
oF
oF
oF
oF
oF
oF
oF
oF
oF
oF
oF
oF
oF
oF
oF
[foto di Antonella Ivona; per gentile concessione]
................................................................
................................................................
................................................................
................................................................
................................................................
................................................................
................................................................
................................................................
................................................................
................................................................
oF
oF
oF
oF
Associa la regione fisica specifica alle seguenti

caratteristiche:
a. Altitudine media intorno ai 150 m sul livello del mare:
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . b. Territorio roccioso di origine glaciale:
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . c. Territorio prevalentemente occupato da catene montuose:
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . d. Area scarsamente popolata tranne piccoli territori:
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Completa le seguenti affermazioni inserendo i termini

corretti.
a. .…………………….. è l’insieme delle variazioni della portata di un
fiume durante un periodo annuale.
90
Geografia
L’Europa, uno spazio composito
[foto di Oronzo Scelzi; per gentile concessione]
................................................................
................................................................
................................................................
................................................................
................................................................
................................................................
................................................................
................................................................
................................................................
................................................................
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
[foto di Oronzo Scelzi; per gentile concessione]
Sulla carta del continente indica: a. i principali confini naturali; b. i punti estremi; c. il nome di almeno tre isole principali; d. le

quattro grandi regioni fisiche che lo compongono.
Geografia
L’Europa, uno spazio composito
91