estratto in PDF
Transcript
estratto in PDF
OCEANO ATLANTICO SHETLAND IRLANDA Dublino signo MARE DEL NORD Lincoln Londra Danesi IRLANDA Dublino Brema Colonia Amburgo Gand Arras Treviri Parigi Orléans Reims Lincoln Londra MARE DEL NORD Novgorod S No rv eg SC es AN i DI N Sv A ed VI A es i SHETLAND Danesi OCEANO ATLANTICO BRITANNIA No rv eg FAERÖER ri e FAERÖER BRITANNIA 18 L’ E u ro p a d ei ntadini o c i e d ISLANDA Brema A Colonia Gand Arras Treviri Parigi Orléans Reims RUSSIA FRANCIA Lechfeld Kiev DI KIEV Bordeaux 1. L’Occidente cristiano sotto attacco e l’urgenza di difendere il territorio Tolosa Pisa Arles Nîmes Frassineto EMIRATO DI CORDOVA Ungari, cheUngari erano tribù Roma Cordova Pisa FRANCIA Lechfeld 955 Bordeaux ¢ Nuovi nemici ¢ Tra la fine del IX e il X secolo, mentre ¢ Ungari e Normanni ¢ Gli Tolosa Arles una serie impressionante l’impero di Carlo Magno si frantumava, l’Europa cristiana do insediate in Pannonia,Nîmes compirono I Frassineto EAR vette affrontare l’assalto di nuovi nemici che le milizie carolin di scorrerie assalti nel cuore dell’Europa occidentale, EMIRATO DIeCORDOVA BAL spin Roma mossi dal bisogno di Cordova ge non seppero fermare. Musulmani, Vichinghi, Ungari riu gendosi sino in Campania e in Puglia, Bari IMP Saraceni I Tarantoqualche ERO AR in schiavitù. Dopo scirono a infrangere i confini di moltissimi territori, seminando bottini e uomini da ridurre tempo, E L BIZA Otranto BA N terrore e compiendo razzie. Si mossero ovunque: la fascia tuttavia, le popolazioni dell’Europa occidentale riuscirono a TINO meridionale dell’Europa fu attaccata dai Saraceni musulmani organizzare la difesa eSaraceni la controffensiva, migliorando tecni MAR MEDITERRANEO che s’insediarono in Sicilia e Spagna [torna a p. 269]; l’area che e strategie militari. A quel punto gli Ungari desistettero centrale e quella più settentrionale, invece, furono oggetto e si stabilirono definitivamente LE in INVASIONI Pannonia che divenne la NELL’EUROPA DEL IX E X SECOLO delle incursioni di Ungari e Vichinghi, aggressive e bellicose Confini dell’Occidente cristiano all’inizio delle invasioni popolazioni germaniche [guarda la carta]. LE INVASIONI NELL’EUROPA DEL IX E X SECOLO Le invasioni del IX-X sec. Lechfeld 955 ISLANDA Confini dell’Occidente cristiano all’inizio delle invasioni Attacchi saraceni Direzioni della grande invasione ungara del 937 Rotte dei Vichinghi Battaglie Lechfeld 955 Attacchi saraceni Direzioni della grande invasione ungara del 937 Rotte dei Vichinghi Battaglie FAERÖER A DI Lincoln Londra Brema Colonia Gand Arras Treviri Parigi Orléans Reims FRANCIA Novgorod i AN ed es SC MARE DEL NORD Sv IRLANDA Dublino Danesi BRITANNIA No rv eg es i SHETLAND NA VI OCEANO ATLANTICO Amburgo RUSSIA DI KIEV Kiev 1 Lechfeld 955 Bordeaux Tolosa Arles Nîmes Frassineto EMIRATO DI CORDOVA Ungari Pisa ERO MAR N Roma Cordova I EAR BAL Saraceni P6 Nuovi imperi nel Mediterraneo LE INVASIONI 300 NELL’EUROPA DEL IX E X SECOLO Confini dell’Occidente cristiano Bari Taranto IMP ERO BIZA Otranto NTIN MAR MEDITERRANEO O La nave di Oseberg [Universitets Oldsaksamling, Oslo, Norvegia] La nave scoperta nel tumulo di Oseberg è un esempio di nave vichinga, veloce e potente. Le sue dimensioni ridotte (circa 21 metri) la fanno ritenere un’imbarcazione per brevi spostamenti. Le dimensioni delle navi da guerra sfioravano infatti i trenta metri. E MAR N loro terra e fu detta Ungheria. Inoltre, si convertirono al cri stianesimo e cercarono di stabilire rapporti positivi con i so vrani occidentali: nel 1001, infatti, il loro capo, Stefano, rice vette la consacrazione come primo re dell’Ungheria da papa Silvestro II, secondo la consuetudine carolingia. I Vichinghi, o Normanni, cioè gli ‘uomini del Nord’, come venivano chia mati in Europa, migrarono, invece, lungo diverse direttrici motivati dalla ricerca di nuovi territori in cui insediarsi. Nel l’VIII secolo avevano raggiunto le coste orientali controlla te da Bisanzio, ma in questo periodo si mossero lungo le coste atlantiche dell’Europa, spingendosi a sud, fin oltre lo stretto di Gibilterra, nel Mediterraneo e, a nord, addirittura in Islanda. Questi eccezionali navigatori, dediti alle scorrerie e ai commerci per mare [fig. 1], riuscirono anche a cingere d’assedio la città franca di Parigi liberandola solo dopo aver riscosso un pesante tributo; pochi decenni dopo, infine, co strinsero i Franchi ad accettare che si stabilissero in una regione a nord della Francia, da allora detta Normandia. 2 ¢ L’autodifesa ¢ Come dimostra il caso franco, l’autori tà imperiale si era rivelata debole e incapace di assicurare alla popolazione la protezione necessaria da queste ultime invasioni; così i grandi signori pensarono a forme di autodi fesa dei territori di cui erano beneficiari e innalzarono ovun que castelli, fortezze o villaggi fortificati con mura e fossati [fig. 2]. Intorno all’anno Mille, tuttavia, quando le invasioni cessarono, i castelli non furono abbandonati e al contrario si diffusero in Europa, caratterizzando a fondo il paesaggio [vai a pp. 316-317]. La popolazione, prima dispersa nelle campagne, si trasferì all’ombra dei castelli mentre i signori assunsero il controllo amministrativo ed economico sui loro contadini e anche sui residenti nell’area del castello. I so vrani, che capirono subito la progressiva trasformazione del potere dei loro vassalli, si opposero all’incastellamento, cioè la costruzione dei castelli e delle fortezze in Europa. Ma il fenomeno era ormai inarrestabile e scatenò ben presto una forte tensione tra il potere centrale e i poteri locali. Evoluzione dell’abitato di Montarrenti da villaggio altomedievale a castello signorile [disegno ricostruttivo di D. Spedaliere] Quella che si osserva nel disegno è l’evoluzione del villaggio di contadini di Montarrenti, vicino a Siena, che durante l’epoca delle invasioni diventa un castello dotato di mura. Alla fine della trasformazione il signore abita la cima della collina in edifici in muratura e da lì controlla e protegge i sudditi che vivono lungo i fianchi della collina. Probabilmente questo villaggio nasce tra il VII e l’VIII secolo quando i contadini, che fino ad allora vivevano sparsi nelle campagne vicine, decidono di trasferirsi insieme sui fianchi e sulla cima della collina. In questa fase non ci sono molte differenze sociali, le case infatti sono più o meno uguali con un solo vano interno. Ben presto però i contadini decidono di dotare il villaggio di palizzate lignee. Quella realizzata ai piedi della collina chiude l’accesso del villaggio. Successivamente un personaggio più ricco e potente degli altri abitanti del villaggio costruisce un grosso edificio in muratura, che poi si doterà di una torre alta e robusta e di una cinta muraria. Al posto della palizzata in legno che proteggeva l’ingresso al villaggio, viene edificata una cinta muraria più resistente. Le case dei contadini vengono ricostruite in muratura. C18 L’Europa dei signori e dei contadini 301 2. La signoria territoriale e il sistema curtense ¢ La signoria territoriale ¢ Man mano che il potere territoriale e l’autonomia dei feudatari s’ingrandivano con la diffusione dei castelli, si diffondeva anche la tendenza a considerare la carica o il feudo come parte del patrimonio familiare da trasmettere in eredità, piuttosto che un benefi cio revocabile qual era stato in origine. Questa propensione si trasformò presto in una prassi, accrescendo le difficol tà di gestione e controllo del potere centrale, al punto che nell’877 Carlo il Calvo compì un primo passo verso la rego lamentazione dell’ereditarietà dei feudi con il capitolare di Quierzy. Si trattava di una legge che concedeva formalmen te l’ereditarietà dei cosiddetti “feudi maggiori”, quelli cioè concessi come beneficio dal sovrano in persona. Qualche decennio dopo, tuttavia, l’ereditarietà dei feudi divenne una prassi generalizzata e, insieme alla diffusione dei castelli, permise ai feudatari di trasformarsi in signori territoriali che esercitavano nei loro feudi poteri di natura pubblica. ¢ Il potere dei signori ¢ I signori avevano però dei concorrenti: i vescovi, gli abati che guidavano i monasteri e i signori per così dire abusivi. I vescovi e gli abati control lavano territori immuni, cioè non sottoposti ad accertamenti civili o militari da parte dei funzionari imperiali [torna a p. 290], e riuscirono a estendere l’immunità anche ai territori acquisiti successivamente alla prima concessione. Vi erano poi quei signori locali che non avevano ricevuto cariche né feudi, eppure esercitavano gli stessi poteri dei feudatari. I signori controllavano a tutti gli effetti centri di potere autonomi. Prelevavano i contributi per l’uso di strade e ponti, i pedaggi [fig. 1], e imponevano agli abitanti diversi tipi di tasse, utili a garantire la sopravvivenza di tutto il sistema feuda 1 La riscossione del pedaggio [Hofund Staatsarchiv,Vienna] La miniatura raffigura il pagamento del pedaggio. I signori lo riscuotevano da chiunque attraversasse il loro territorio, anche presso i ponti o gli snodi viari. 302 P6 Nuovi imperi nel Mediterraneo le; inoltre, provvedevano alla difesa dei territori e all’ammi nistrazione della giustizia, che gestivano insieme ai vescovi. I signori detenevano, dunque, i poteri che un tempo erano stati esclusivi del sovrano e che vennero chiamati poteri di banno, in ricordo dell’antico potere supremo di ciascun capo tribù, detto appunto ban. ¢ La curtis ¢ La signoria territoriale era organizzata se condo il sistema della curtis o villa, la grande proprietà fondiaria nelle mani di re, nobili ed ecclesiastici. Il sistema si diffuse però solo in parte dell’Europa: Francia del Nord, In ghilterra, Italia settentrionale e nella regione del fiume Reno. Ogni curtis era suddivisa in due parti separate ma integrate [fig. 2]. La prima, la pars domìnica (dal latino dominus, ‘signo re’) o “riserva”, era un insieme di terre coltivabili, boschi e pascoli. Il signore la gestiva direttamente attraverso il lavoro di servi, detti prebendari (‘che ricevono sostentamento’), i quali alloggiavano in questa parte padronale. La seconda, la pars massaricia (massaricio), era divisa in piccoli poderi, chiamati mansi, e affidata al lavoro di coltivatori dipendenti, i coloni liberi [fig. 3]. Per poter vivere e lavorare su questi fondi, i coloni dovevano versare un canone, cioè un tributo periodico in denaro o in natura e prestare un certo numero di giornate lavorative nella riserva, dette corvées. Pur mi rando all’autosufficienza e impegnandosi a produrre tutto quello che serviva alla comunità, dagli alimenti ai manufatti artigianali, la curtis aveva bisogno di scambi commercia li che si svolgevano soprattutto nei mercati cittadini. Nei centri urbani le attività si erano fortemente ridimensionate a causa delle invasioni e dell’affermarsi delle signorie terri toriali, eppure non erano scomparse. ile, gli uffici llaggio con i ze dei soldati del signore lmente – alle terre liberi ste al dominio 2 Schema di una signoria territoriale Terre di altri proprietari sottoposte al dominio del signore del castello. Il fiume. La pars massaricia, composta dalle terre del signore affittate a contadini liberi. Strade e sentieri. La pars domìnica, cioè le terre del signore lavorate dai servi e – occasionalmente – dai contadini liberi. Il castello, con la dimora signorile, gli uffici amministrativi, i magazzini; il villaggio con i laboratori artigianali, le residenze dei soldati e la chiesa. La foresta che insieme alla pars domìnica costituiva la riserva. I villaggi contadini. 3 Lo spaccato di un manso [disegno ricostruttivo di D. Spedaliere] Il tetto di paglia era a due spioventi. La sommità era ricoperta da un colmo di argilla per rafforzare la giuntura degli spioventi. La stalla era interna alla casa e comunicava con gli altri ambienti domestici. Il calore prodotto dagli animali contribuiva a riscaldare l’abitazione. Il focolare era in pietra su un pavimento in terra battuta. Serviva per cucinare e scaldarsi. Gli alimenti erano cotti in pentole di terracotta. Un foro nel tetto permetteva la fuoriuscita del fumo in mancanza del camino. Il foro però non risolveva il problema perché il fumo restava in abbondanza fra le mura domestiche. Il giaciglio su cui risposava la famiglia era realizzato perlopiù con fogliame secco. Gli interni della casa erano spogli e arredati con l’essenziale. I locali vicini alla casa erano adibiti alle piccole attività artigianali come la realizzazione di abiti o utensili. Nel disegno vedi un locale che ospita un telaio per tessere la lana ma soprattutto il lino. C18 L’Europa dei signori e dei contadini 303 a m i a d e ll a f st e r o A ONOMI SCI ENZA TECNICA L’ ec ono EC I dentisti » Tra il V e il X secolo, con la fine dell’impero romano, le guerre e il conseguente calo della popo lazione, in Europa molte campagne furono abbandonate e gli spazi incol ti vennero occupati dalle foreste. Di stese verdeggianti di boschi, pinete e selve disegnavano il paesaggio, so prattutto nelle regioni settentrionali come la Germania e l’Inghilterra, ma anche in quelle meridionali come la Spagna e il Nord Italia. Radure e palu di punteggiavano qua e là le distese boschive, e solo raramente si scorge vano terreni agricoli e centri abitati. In questo panorama i campi coltivati erano l’eccezione più che la regola 304 P6 Nuovi imperi nel Mediterraneo 1 Contadini intenti nella caccia, XI sec. [Biblioteca Marciana,Venezia] La caccia era un’attività spesso pericolosa e l’assalto di un cinghiale, come vedi in basso a sinistra nella miniatura, poteva avere drammatiche conseguenze. 2 Scena di allevamento e pascolo dei maiali, XII sec. [Bibliothèque Nationale, Parigi] I maiali di oltre mille anni fa assomigliavano ai cinghiali e avevano dimensioni ridotte rispetto a quelli attuali. e l’agricoltura non bastava da sola a sostentare la popolazione. Perciò divenne fondamentale l’economia della foresta. Le persone vivevano a stretto con tatto con le zone incolte e selvatiche che circondavano i villaggi. Questa vicinanza, che pure incuteva timore per via degli animali feroci e dei bri ganti che potevano nascondersi nei boschi, era di certo un’ottima occa sione per procurarsi cibo e risorse preziose. L’attività più importante che si svolgeva nelle foreste era l’allevamento brado (cioè libero e all’aperto) di maiali e ovini, questi ultimi diffusi soprattutto al Sud [fig. 2]. I prati che si estendevano lungo i confini delle fo reste e le ghiande che cadevano dagli alberi di quercia offrivano un ottimo nutrimento agli animali allevati. Il bosco ospitava anche un gran nume ro di animali selvatici – cervi, daini, cin ghiali, caprioli –, abbondante selvaggi na a disposizione dei cacciatori [fig. 1]. I numerosi corsi d’acqua, gli stagni, i laghi garantivano una soddisfacente attività di pesca. I contadini, che erano Distribuzione attuale delle foreste in Europa [per gentile concessione © European Forest Institute, www.efi.int] Tra i secoli XI e XIV la ripresa economica e demografica ridusse del 50% le foreste europee e da allora il disboscamento è stato continuo. Negli ultimi decenni, grazie a politiche ambientali europee più sensibili, c’è stata un’inversione di tendenza e il manto boschivo è tornato a crescere, anche se è lontanissimo dai livelli che raggiunse nell’alto Medioevo. La mappa illustra l’attuale distribuzione delle foreste in Europa e, come vedi, i paesi scandinavi sono quelli più verdi, con il 65% del territorio ricoperto da boschi. L’intero patrimonio forestale europeo si estende oggi su circa 140 milioni di ettari di terreno, in gran parte di proprietà privata. La produzione di legname vale circa 356 miliardi di euro all’anno. La forza lavoro impiegata nella filiera del legno, che va dal taglio alla produzione di mobili, alla legna da ardere 3 La raccolta del miele, XI sec. [Biblioteca Marciana,Venezia] Il miele era l’unico dolcificante conosciuto in età antica e medievale (lo zucchero non era ancora diffuso in Occidente). Era anche utilizzato come medicinale. e alla carta, sfiora i 3 milioni e mezzo di persone. L’Europa risulta così uno dei maggiori produttori e consumatori di prodotti forestali al mondo. in realtà anche pastori e cacciatori, po tevano accedere liberamente, o quasi, agli spazi incolti. Così fu almeno fino al X secolo, quando i boschi iniziarono a diventare “riserve” private dei signori e ai contadini fu proibita la caccia di al cuni animali e vennero limitati l’uso dei pascoli e lo sfruttamento delle risorse della foresta. La maggiore risorsa fornita dal bosco era il legno: dagli alberi si ricavava innanzitutto la legna per riscaldarsi (allora quasi l’unico rimedio contro il freddo); ma anche la materia prima per fabbricare attrezzi agricoli e utensili, per realizzare travi con cui costruire case, chiese, castelli e navi, per alimen tare le officine artigianali. L’albero più diffuso era la quercia, che forniva otti mo materiale da costruzione e ghiande per i maiali. Ma fondamentali in molte regioni erano anche il castagno e l’u livo, che oltre al legno pregiato offri vano frutti essenziali nella dieta della popolazione. Le foreste erano ricche di prodotti: c’e rano bacche e frutti selvatici (corbez zoli, more, noci, castagne, nocciole), erbe medicinali e piante commestibili, funghi; nascosti negli alberi cavi, gli alveari delle api selvatiche offrivano miele, pappa reale di prima qualità e cera da utilizzare per l’illuminazione e la confezione di candele, profumi e medicine [fig. 3]. L’integrazione tra agricoltura e incolto consentì alle popolazioni rurali di ga rantirsi la sussistenza e affrontare le annate di cattivo raccolto nei campi. Essa fu così importante che anche la produttività degli incolti era valutata con la stessa cura di quella dei campi. Negli inventari, per esempio, l’ampiez za dei boschi si misurava non in termini di estensione, ma in base a quanti maiali poteva nutrire. C18 L’Europa dei signori e dei contadini 305 3. La società tripartita ¢ Una società tripartita ¢ La nascita del nuovo sistema feudale si accompagnò all’elaborazione di una particolare teoria secondo la quale la società era divisa in tre ordini: quelli che pregano, quelli che combattono, quelli che lavo rano [fig. 1]. Alla base di questa teoria vi era la convinzione che la società degli uomini avesse un fondamento sacrale e fosse divisa in tre proprio come la Trinità divina (Padre, Fi glio, Spirito Santo). La più importante delle tre categorie era quella degli “specialisti della preghiera”, gli oratores (dal latino oro ‘parlo, prego’), che venivano considerati un trami te tra gli uomini e la divinità. Erano rappresentanti di Dio e portatori del suo messaggio anche i bellatores, gli uomini di guerra (dal latino bello, ‘combatto’), che diffondevano e di fendevano il Vangelo con le armi, battendosi contro i nemici della Cristianità. Il compito di sostentare i primi due ordini era affidato invece a quelli che lavoravano, i laboratores, gli individui più umili che vivevano in una condizione di subor dinazione sociale e a cui si riservava il lavoro manuale [fig. 2]. Che fossero liberi o servi, i laboratores erano sottoposti dai potenti a duri vincoli di sottomissione e vessati da una pesante tassazione. 1 Miniatura dei tre “ordini”: chierico, cavaliere, contadino, XIII sec. [ms. 2435 Sloane, f. 85; British Library, Londra] ¢ I signori della guerra ¢ I bellatores personificavano perfettamente i valori su cui si reggeva il mondo feudale: il coraggio, il valore militare, la fede cristiana per la qua le ci si batteva e si era disposti a morire. La guerra, però, non era solamente l’occasione entusiasmante per mostrare la propria virtù, ma anche un espediente per sopravvivere. Grazie al bottino essa assicurava infatti ai cavalieri le risor se necessarie a mantenere intatto uno stile di vita sontuo so. Questi conflitti non erano certo paragonabili ai nostri: erano quasi sempre lotte tra signori oppure spedizioni per reprimere rivolte locali. Anche gli eserciti erano diversi dalle armate moderne: erano abbastanza ridotti, contavano infatti poche centinaia o migliaia di uomini, ed erano composti da cavalieri, dotati di possenti armature, e da un seguito di fan ti, equipaggiati alla leggera [fig. 3]. Il passaggio dei soldati comportava quasi sempre la devastazione delle campagne e la distruzione dei centri abitati, peggiorando la situazione economica che in molti casi era già difficile. ¢ I lavoratori della terra ¢ L’insicurezza che regnava nelle campagne e la mancanza di qualunque forma di tu tela da parte dell’autorità centrale spingevano i contadini a cercare la protezione di un signore, che, però, come ab biamo visto, esercitava una pressione talvolta insostenibile e non risparmiava prepotenze e abusi. Ciò causò spesso forme di rivolta, soffocate quasi sempre nel sangue. La più frequente manifestazione della resistenza dei contadini era la fuga. I contadini fuggivano per sottrarsi alle prepo tenze dei signori, alle eccessive richieste di corvées, alle ingiustizie. Molti di questi individui si trasferivano altrove, presso un altro signore. Ma una parte di essi si poneva al di fuori dell’ordine sociale e si dava alla macchia, andando ad alimentare il fenomeno del banditismo. Inoltrarsi in una foresta, percorrere un sentiero isolato, attraversare la gola di una montagna erano tutte esperienze molto inquietanti, perché esponevano i viandanti al rischio di essere rapinati e uccisi. La brutalità delle pene previste dalla legge contro i banditi conferma la gravità del fenomeno: orecchie e nasi tagliati, pupille e lingue strappate, mani e piedi troncati, e naturalmente il supplizio capitale. ¢ Ciascuno al suo posto ¢ L’organizzazione sociale feudale in teoria riproduceva sulla Terra l’ordine celeste e per questo a nessuno era consentito il passaggio da un ordi ne all’altro. Ciascuno era obbligato a rimanere al suo posto e ad accettare la sua condizione. L’ordine della società, infatti, faceva in modo che rimanessero saldi i vincoli di solidarietà e di dipendenza tra oratores, bellatores, laboratores. Naturalmente la società medievale era molto più complessa e questa visione era tipica dei ceti dominanti, contrari a qua lunque tipo di mutamento. 306 P6 Nuovi imperi nel Mediterraneo 2 Le quattro stagioni, 1030 [dal De Universo di Rabano Mauro; Abbazia benedettina, Montecassino] Il contadino miete ad agosto. La miniatura descrive probabilmente l’avvicendarsi dei lavori agricoli nei mesi estivi [vai a pp. 312-313]. 3 Raccoglie i grappoli d’uva e li ripone nel cesto durante la vendemmia di settembre. Ara il terreno in autunno, prima della semina invernale. Arazzo di Bayeux, particolare di una battaglia tra cavalieri e fanti, XI sec. [Museo dell’Arazzo di Bayeux, Bayeux, Francia] C18 L’Europa dei signori e dei contadini 307 e nt mo e e i b l’ a m L’ u o STORIA GE A OGRAFI A CI Z TT ADINAN » In un sistema dominato dall’eco nomia naturale, l’uomo medieva le era profondamente integrato nella natura. Gli strumenti del contadi no, semplici e rudimentali, non consen tivano di trasformare l’ambiente natu rale, ma soltanto di utilizzarlo; essi non sostituivano l’uomo, come fanno per esempio oggi un trattore o una trebbia trice meccanica, ma integravano la sua forza muscolare. Si spiegano così alcu ne raffigurazioni diffuse nell’arte, nella letteratura e nel folclore del tempo: il corpo umano era rappresentato come se fosse stato tutt’uno con l’ambiente, connesso alla Terra; si immaginavano infatti uomini-pianta, alberi con testa umana, monti umanizzati, braccia a for ma di ramo, piedi con radici [fig. 1]. An che per questo il mondo naturale non veniva misurato sulla base di criteri fissi e astratti, come per esempio il nostro sistema metrico-decimale, ma in riferi mento al corpo umano o in rapporto a circostanze concrete: per misurare un bosco, si valutava il numero di maiali che esso poteva nutrire; per misurare un campo si usavano parti del corpo – braccia, palmi, pollici, piedi – come unità di misura oppure si considerava il tempo che occorreva per ararlo o la 308 P6 Nuovi imperi nel Mediterraneo 1 La mandragora, una pianta a forma umana, VII sec. 2 I lupi, i signori della foresta [dal Dioscurides Neapolitanus; Biblioteca Nazionale, Napoli] [foto di Peter J. McLeod] La paura dei lupi, temutissimi soprattutto in periodi di carestia perché decimavano le greggi, si trasformò nel Medioevo in fobia e odio. L’animale divenne il pericoloso nemico da combattere, malvagio e – come si disse – diabolico ed eretico. La sua figura si trasformò allora in quella del “lupo cattivo” protagonista di tante fiabe medievali. quantità di semenza necessaria a semi narlo. Non esisteva un confine netto tra uomo e natura e neanche tra naturale e so prannaturale: i fenomeni atmosferici erano ricondotti a Dio e il mondo era immaginato come uno spazio affollato di animali fantastici – grifoni, liocorni, draghi – e creature mostruose. Ma il luo go che più di ogni altro rappresentava questa mescolanza di realtà e fantasia, a tratti inquietante, era il bosco, la real tà con cui quotidianamente ci si con frontava [torna a pp. 304-305]: abitato da bestie feroci come orsi, linci e lupi [fig. 2], frequentato da eroi, cacciatori e banditi, popolato da elfi, streghe, gnomi e diavoli, il bosco rimaneva per gli uo mini dell’alto Medioevo il simbolo della natura per eccellenza. 3 Acqua: il disastro ambientale nel Golfo del Messico, 2010 Nel 2010 si è verificato uno dei più terribili disastri ambientali mai avvenuti nella storia. Per 106 giorni consecutivi dalla piattaforma petrolifera marina Deepwater Horizon si sono riversati nelle acque del Messico circa 700 milioni di litri di petrolio greggio: la parte più leggera dell’olio ha iniziato a galleggiare in superficie mentre quella più pesante si è depositata per chilometri sul fondale marino. Le conseguenze per l’ambiente e per l’economia sono state devastanti. Questo rapporto così stretto tra uomo e ambiente è cambiato solo in epoca moderna quando si è passati da un’e conomia di tipo naturale, agricola e forestale, a un’economia di tipo indu striale. In seguito a questo passaggio l’ambiente non è stato più considerato in continuità con l’essere umano, l’altra faccia di una stessa medaglia, ma un elemento da assoggettare e utilizzare, senza troppi scrupoli. Tuttavia, verso gli inizi degli anni ’70 del Novecento, a causa di una gravissima crisi petrolifera, gli uomini si sono ac corti per la prima volta che le risorse naturali utilizzate come fonti energe tiche (petrolio, carbone, gas naturale) non sono infinite e che il loro indiscriminato sfruttamento determina gravi conseguenze a livello mondiale: l’estra zione, la raffinazione e il trasporto del petrolio, detto anche “oro nero” per le sue enormi implicazioni finanziarie sul mercato globale, causano spesso ter ribili disastri ambientali [fig. 3], men tre la deforestazione selvaggia per 4 Terra: la deforestazione dell’Amazzonia (Brasile), il polmone del pianeta 5 Aria: la raffineria più grande del mondo a Baton Rouge, Usa lo sfruttamento del legname, di nuovi spazi da coltivare e delle miniere del sottosuolo distrugge le risorse di os sigeno del pianeta e modifica progres sivamente l’equilibrio climatico [fig. 4]. A questi danni si aggiungono quelli causati dall’inquinamento industriale che, con le emissioni di tonnellate di scorie tossiche, avvelena la terra, l’ac qua e l’aria [fig. 5]. Per arginare l’urgente minaccia che grava sulla sopravvivenza dell’intero pianeta, i governi di molti Stati hanno iniziato a stipulare vari trattati interna zionali, come il Protocollo di Kyoto, fir mato nel 1997 da quasi 170 paesi che si sono impegnati a limitare le emissio ni nocive delle loro industrie. Ma questi accordi non sono stati sottoscritti dai paesi più industrializzati e inquinanti, in particolare Cina e Stati Uniti. La strada verso uno sviluppo sostenibile, verso cioè l’integrazione tra le esigenze dello sviluppo economico e la tutela dell’am biente, è dunque ancora lunga. Una nuova coscienza ecologica va diffon dendosi tuttavia nell’opinione pubblica, grazie anche all’azione di movimenti ambientalisti, come Greenpeace e il Wwf (World Wildlife Fund, ‘Fondo mon diale per la natura’), impegnati nella salvaguardia dell’inestimabile e fragile patrimonio naturalistico del nostro pianeta. C18 L’Europa dei signori e dei contadini 309 DEI POPOLI E ER VIV DI EV ALE ATLANTE N E EL M L’E UROPA ALTO Il villaggio medievale L’insediamento contadino Due elementi più di altri caratterizzavano il paesaggio delle campagne medievali: il castello (che approfondirai alla fine dell’Atlante) e il villaggio. Il castello esercitò una forte attrazione sul territorio circostante e provocò la nascita di molti villaggi: aggregati di famiglie contadine che 1 Ricostruzione di un villaggio in epoca medievale [disegno di A. Baldanzi] dipendevano da un unico potere – un signore o un monastero – e si riconoscevano nel culto di un santo patrono. Ma se dei castelli ci sono rimaste molte testimonianze, dei villaggi, malgrado fossero numerosi, non è rimasto quasi nulla. Questo perché per lunghissimo tempo le case e gran parte degli altri edifici contadini furono costruiti in legno o in altri materiali deperibili come la paglia e il fango. I soli edifici in muratura, almeno fino al XII secolo, erano la chiesa, attorno a cui si sviluppava il villaggio, e il castello del signore che dall’alto controllava e dominava il territorio e i suoi abitanti. Tra il X e l’XI secolo i mulini si diffusero in tutta Europa dando un enorme contributo allo sviluppo dell’agricoltura e delle attività economiche. Gli orti e i campi coltivati erano a ridosso delle case. Il castello si trovava in posizione rialzata. Fra i campi e i boschi si trovavano i prati per il pascolo del bestiame. I boschi si estendevano tutt’intorno al villaggio. Le stalle erano strutture quadrate in legno. Al centro del villaggio si trovava la chiesa. Su uno stesso cortile si affacciavano diverse abitazioni. 310 P6 Nuovi imperi nel Mediterraneo 2 Il villaggio di Conques in Francia Un famoso villaggio Conques, nella Francia meridionale, mantiene intatta la propria struttura medievale con le case a graticcio, costruite cioè con un’intelaiatura di travi di legno lasciata a vista, e i tetti spioventi fatti di tegole di ardesia, una roccia grigia, tenera e sfaldabile. Come altri villaggi che sorgevano attorno a una chiesa o a un castello o lungo una importante via di comunicazione tra le foreste, anche Conques andò crescendo nel corso del X secolo attorno a un’abbazia benedettina fondata all’inizio del secolo precedente. A Conques, nella Chiesa di Santa Fede, fiancheggiata dai due alti campanili gemelli che vedi nella foto, era custodito un famoso tesoro con importanti reliquie sacre, composte perlopiù dalle spoglie (i resti) di martiri e santi [vai a p. 315, fig. 13]. Il villaggio divenne così un frequentatissimo luogo di culto per fedeli e pellegrini. 3 Ricostruzione di una casa contadina di epoca medievale L’arredo era modesto: qualche sgabello, una tavola, delle pentole, una cassapanca. Nelle case contadine c’era un solaio dove riporre il grano. Le case più ricche erano dotate anche di una stalla e di una rimessa per gli attrezzi. I camini iniziarono a diffondersi nelle case più ricche tra il XII e il XIII secolo, ma anche allora la soluzione più comune per far uscire il fumo del focolare restò un semplice buco nel tetto. La casa contadina Le case dei contadini erano spesso poco più che semplici capanne. Del resto, la vita quotidiana si svolgeva soprattutto all’esterno, dove c’era sempre qualcosa da fare: coltivare i campi, portare le bestie al pascolo, effettuare qualche riparazione, andare a raccogliere la legna e i frutti nel bosco. Le case non erano accoglienti e l’interno era composto di solito da uno o due ambienti dove si dormiva, si cucinava e si mangiava. Le finestre erano rare e le pareti spoglie, i pavimenti in terra battuta e spesso ricoperti di paglia o tavole per contrastare l’umidità. I tetti erano fatti di materiale vegetale, paglia o frasche, ma anche di terra o letame: a volte potevano essere realizzati con tegole di ardesia, di argilla o di corteccia d’albero. Le travi di legno di quercia o faggio formavano l’intelaiatura di queste case a graticcio. Le pareti erano telai grossolani fatti di legno flessibile intrecciato e intonacato con terra, argilla, pietruzze e paglia. Polli e uova erano i doni più frequenti che i contadini facevano al castellano in cambio della concessione dell’uso di boschi, prati e zone incolte. C18 L’Europa dei signori e dei contadini 311 DEI POPOLI E ER VIV DI EV ALE ATLANTE N E EL M L’E UROPA ALTO Le stagioni del lavoro Calendari dei mesi e dei lavori L’inizio dell’anno non coincideva con una data valida per tutti: ogni città stabiliva il proprio capodanno in base a diverse ricorrenze religiose, come la nascita o l’incarnazione di Gesù, e così alcuni festeggiavano il 25 dicembre e altri, anche vicini, il 25 marzo. Tuttavia, lo scorrere del tempo era segnato per tutti dall’alternarsi regolare delle stagioni, che scandivano i mesi e ritmavano le attività agricole, perché in una società come quella medievale, fondata sull’economia rurale, il tempo era per gli uomini soprattutto un tempo agricolo. Per questo i dodici mesi dell’anno, raffigurati ovunque – nelle chiese, nelle sculture, nelle miniature –, erano identificati con i lavori che periodicamente impegnavano i contadini. I calendari dei mesi e dei lavori variavano a seconda della latitudine: nelle fredde regioni settentrionali, per esempio, la potatura degli alberi avveniva ad aprile, come vedi nella miniatura, e non a febbraio come nei paesi più caldi; e la raccolta del fieno avveniva a luglio anziché a maggio. 4 Il Calendario dei mesi, 830 5 A febbraio si sistema la vigna, X sec. [Österreichische Nationalbibliothek,Vienna] [miniatura dal Salterio di Stoccarda; Württembergische Landesbibliothek, Stoccarda, Germania] in inverno Gennaio era il mese più freddo dell’anno e spesso era rappresentato come un uomo seduto davanti a un focolare (lo vedi in alto a sinistra nella figura 4). A febbraio però i lavori nei campi riprendevano, almeno nei paesi a clima più mite come l’Italia, e si iniziava a potare gli alberi, a concimare i campi con il letame e a sistemare la vigna. Le coltivazioni di uva e grano erano fondamentali per i contadini, per questo erano rappresentate sempre sui calendari; ma erano importanti anche nelle raffigurazioni artistiche per via del valore simbolico del vino e del pane nella liturgia cristiana [torna a figg. 3-4, p. 41]. Infatti, se guardi bene la scena qui rappresentata, noterai che il lavoro dei due contadini nella vigna è benedetto dall’alto dalla mano di Dio. 312 P6 Nuovi imperi nel Mediterraneo In primavera L’inverno non era ancora finito ma già i campi erano stati dissodati con zappe e vanghe, spesso di legno come quella nelle mani della contadina in questa miniatura. Tutto era pronto per l’arrivo della primavera quando finalmente si potevano seminare i cereali (avena e orzo) o i legumi (lenticchie, piselli, fave, ceci). La semina avveniva a mano spargendo la semente con ampi movimenti del braccio, come fa la seconda figura femminile. Le stesse operazioni si ripetevano in autunno per la semina invernale (osserva il contadino che semina a settembre in fig. 4). 7 A giugno e a luglio si miete il grano con il falcetto, XIII sec. [Biblioteca Nazionale, Firenze] In estate A maggio era pronto il fieno per gli animali, e i contadini iniziavano la raccolta: era il segnale che si avvicinava la stagione più impegnativa dell’anno, l’estate. Tra giugno e luglio infatti il grano nei campi maturava e si doveva procedere alla mietitura con il falcetto [fig. 7] e alla trebbiatura delle spighe, un’operazione che serviva a staccare il 6 A marzo si vanga e si semina, fine XIII sec. [dallo Speculum Virginum; Rheinisches Landesmuseum, Bonn, Germania] 8 Ad agosto si preparano le botti, XII sec. 9 [mosaico nella cripta della Basilica di San Colombano, Bobbio, Piacenza] A settembre si vendemmia, XII sec. [affresco della Collegiata di Sant’Isidoro, León, Spagna] chicco dall’involucro esterno. Nelle vigne intanto l’uva cresceva ed era tempo di preparare le botti per il vino nuovo. Agosto era perciò identificato con un bottaio, come quello che vedi alla figura 8 impegnato a rifinire un barile; la donna raffigurata in basso a destra rappresenta invece il segno zodiacale della Vergine, associato al mese di agosto, e suggerisce il tempo che passa. In autunno Come mostra la scena ritratta in alto nell’affresco, settembre era il mese della vendemmia e l’uva veniva raccolta e pestata nei tini. A ottobre il vino era già a fermentare nelle botti costruite ad agosto. Nel frattempo tutt’intorno fervevano di nuovo i lavori di aratura e semina dei cereali invernali: frumento, segale, farro, miglio. L’anno agricolo stava per concludersi – ufficialmente finiva l’11 novembre, nel giorno di san Martino –, alcune attività però continuavano per un po’: si facevano ingrassare per bene i maiali (nell’affresco, in basso) per ucciderli a dicembre [fig. 4], secondo un rito diffusissimo che simboleggiava la ricchezza dell’inverno. C18 L’Europa dei signori e dei contadini 313 DEI POPOLI E ER VIV DI EV ALE ATLANTE N E EL M L’E UROPA ALTO Miti e religioni. Le reliquie e il culto dei santi: miracolo! La protezione dei santi Durante il Medioevo ebbe grande diffusione il culto dei santi, un fenomeno destinato a diventare una delle caratteristiche fondamentali della storia del cristianesimo. I fedeli credevano nei santi come preziosi e insostituibili mediatori tra la Terra e il Cielo, pregavano per ottenere la loro protezione dalle malattie, dai pericoli, dalla morte e dal demonio: san Michele, per esempio, era l’angelo guerriero che sconfiggeva le forze diaboliche [fig. 10]. Poco alla volta a ogni santo fu attribuita una particolare specializzazione: proteggere una città o coloro che facevano un certo mestiere, guarire una determinata malattia, scansare una precisa calamità, ecc. Santa Rita divenne la protettrice delle cause disperate, san Giuseppe il protettore dei falegnami e san Nicola il protettore di naviganti, mercanti, bambini e scolari [fig. 11]. Le loro imprese furono raccontate in una miriade di Vite, biografie ad uso dei fedeli, e i santi divennero gli eroi più popolari della società medievale. 10 San Michele sconfigge il demonio, 1109 [dalla Bibbia di Cîteaux; Biblioteca pubblica, Digione, Francia] 11 San Nicola di Bari, X sec. [Museo Lazaro Galdiano, Madrid] 12 Il reliquiario di santo Stefano, IX sec. [Kunsthistorisches Museum, Vienna] 314 P6 Nuovi imperi nel Mediterraneo Le sacre reliquie Tra i fedeli era diffusissima la convinzione che, per assicurarsi una protezione speciale, bisognasse trovarsi vicino alla tomba del santo, a un frammento del suo corpo o a un oggetto con cui il santo era stato in contatto. Perciò si radicò il culto delle reliquie, dal latino reliquiae ‘resti’: si adoravano spoglie o oggetti del santo, divenuti sacri. Si riteneva inoltre che i santi compissero con maggiore frequenza miracoli in prossimità delle loro reliquie e dunque bisognava avvicinarsi ad esse spostandosi, viaggiando o compiendo un pellegrinaggio. Ma non tutti potevano farlo e così le reliquie si diffusero copiosamente nel mondo cristiano: frammenti di ossa o di tessuto organico furono prelevati dalle salme dei santi e trasferiti ovunque. E poiché la richiesta era enorme, da questi frammenti se ne ricavarono altri, anche piccolissimi, che vennero custoditi come gioielli in cofanetti preziosi: quello in figura è un bell’esempio di cofanetto in oro e pietre preziose che ricorda nella forma la borsa del pellegrino. Una risorsa spirituale e materiale Possedere una reliquia importante dava prestigio, attirava masse di pellegrini, favoriva le elemosine e i lasciti (le donazioni tramite testamento). Nessuna città occidentale era ricca di reliquie come Roma perché la città del papa ospitava tombe di martiri e santi davvero numerose. Anche i santuari europei che custodivano reliquie, però, erano numerosi. Il villaggio di Conques, per esempio, di cui hai letto [torna a p. 311, fig. 2], divenne straordinariamente famoso nel X secolo proprio perché custodiva nella sua chiesa le reliquie (qui raffigurate) di santa Fede, una martire di dodici anni che si diceva fosse stata bruciata su una graticola nel III secolo. La fortuna del culto di santa Fede contribuì molto all’incremento dei vastissimi territori controllati dall’abbazia di Conques in Europa. 13 Il reliquiario-statua in oro e gemme preziose di santa Fede, XI sec. [Abbazia di Saint-Foy, Conques, Francia] 14 Il trasporto e la consegna del corpo di san Marco a Venezia, 1102 [formella della Pala d’Oro; Basilica di San Marco,Venezia] Caccia alle reliquie Le reliquie divennero un affare perché possederle assicurava l’arrivo dei pellegrini e l’incremento delle attività economiche legate a pellegrinaggi. Per procurarsele non ci si fermava neanche davanti al furto: le spoglie di santa Fede giunsero a Conques in seguito al furto di un monaco che le rubò da un paese vicino; e lo stesso accadde al corpo di san Marco, trafugato da due mercanti ad Alessandria d’Egitto e trasportato fino a Venezia, per assicurare fortuna e prosperità alla città. Questi eventi erano spesso immortalati, come puoi capire dalla scena qui raffigurata. Anche le scoperte si moltiplicarono: vescovi, colpiti da improvvisa illuminazione, rinvennero qua e là corpi di martiri andati dispersi e li deposero solennemente nelle loro chiese. A Roma era un continuo via vai di vescovi e abati francesi e tedeschi in cerca di reliquie da trafugare o comprare, vere o false. A Roma operava anche il più grande trafficante di reliquie della storia medievale, il diacono Deodato, vissuto nel IX secolo e titolare di una vera e propria impresa commerciale. C18 L’Europa dei signori e dei contadini 315 DEI POPOLI E ER VIV DI EV ALE ATLANTE N E EL M L’E UROPA ALTO Il monumento. Il castello Il castello è il simbolo più suggestivo e caratteristico del Medioevo, una traccia importante lasciata dalla civiltà feudale nei paesaggi europei. Centro di potere e di conquista, capoluogo amministrativo e dimora del signore, il castello era anche una struttura difensiva, costruita per proteggere il castellano, la sua famiglia e gli abitanti dei villaggi vicini. Fortezze dominanti I primi castelli medievali erano delle semplici fortezze di legno costruite su collinette spesso artificiali e circondate da palizzate. A partire dal X secolo però il loro aspetto si fece più monumentale e il legno fu gradualmente sostituito da pietre e mattoni. Spesso i castelli erano molto diversi uno dall’altro. Le dimensioni, le forme e i materiali potevano variare a seconda delle regioni e dei periodi, ma tutti avevano in comune alcuni elementi, in particolare, la posizione, che doveva essere strategica e dominante: in altura per controllare meglio il territorio; nei pressi di un fiume per potenziare le qualità difensive o, come nel caso del castello di Puilaurens in figura, sul ciglio di un dirupo per essere meno attaccabili. 15 16 Il castello di Puilaurens in Francia, X sec. Il castello di Gand in Belgio, XII sec. Tanta solidità, poca comodità Già alla fine dell’XI secolo i castelli avevano assunto una forma imponente e massiccia, simile a quella descritta nei romanzi d’avventura o che vediamo nei film su Robin Hood e re Artù. Chi si avvicinava a un castello si trovava di fronte un possente muro di cinta, alto tra i 6 e i 10 metri, dotato di torri e circondato da un fossato profondo più di 10 metri, a volte riempito d’acqua. Una struttura così imponente all’esterno lascerebbe immaginare un interno accogliente e lussuoso, e invece no: le scale e i corridoi erano stretti; le stanze erano semplici e con pochi mobili; le finestre piccole e senza vetri; i pavimenti grezzi; e non c’era acqua corrente. I castelli non erano ancora così accoglienti e confortevoli come sarebbero stati nei secoli successivi. 316 P6 Nuovi imperi nel Mediterraneo Dentro il castello Il cuore del castello era il torrione, chiamato anche “maschio” o “mastio”. Il torrione ospitava la residenza del signore che vedi illustrata al centro del disegno. Il mastio era diviso in vari piani: al piano terra c’erano le cucine, la dispensa, la cantina e altri locali di servizio. Al primo piano si trovava la grande sala dove il signore dava udienza, amministrava la 17 giustizia, invitava gli ospiti a banchetto. Il secondo piano era riservato all’appartamento privato del signore e di sua moglie, qui si trovava un grande letto matrimoniale e uno spazio per il focolare, che veniva acceso soprattutto in presenza di neonati o quando si ammalava qualche membro della famiglia. Nel solaio invece dormivano i figli Ricostruzione di un castello medievale [disegno di A. Baldanzi] adulti della coppia, maschi e femmine, e le guardie che sorvegliavano la casa. Tutt’intorno al mastio, all’interno delle mura si trovavano i magazzini, le stalle, le abitazioni per gli inservienti, il pozzo, la cappella dedicata al santo protettore del castello, officine e laboratori. La camera da letto. La sala delle udienze. Il torrione. La cappella. Le abitazioni delle guardie e degli inservienti. La dispensa. Le scuderie. La chiesa. Il muro di cinta. Il ponte levatoio. Il pozzo. Il portone d’ingresso sorvegliato da due alte torri. Il fossato. C18 L’Europa dei signori e dei contadini 317 tposit eor ro L’Eu I A G EO GRAF pa m ,u o no c spazio Storia geologica Da un punto di vista geologico, la formazione dell’Europa si sviluppa durante una pluralità di fasi. Dapprima si è cominciato a formare il Bassopiano Sarmatico, detto Archeo-Europa, intorno al quale si sono aggiunti successivamente territori via via più recenti: i rilievi scandinavi e britannici (PaleoEuropa), la regione franco-germanica (Meso-Europa) e la regione dei rilievi meridionali (Neo-Europa). La forma attuale dell’Europa è dunque il frutto di una lunga storia durata centinaia di milioni di anni. Alla vigilia dell’era paleozoica (da 590 a 250 milioni di anni fa circa) vi furono enormi sommovimenti che divisero la terra in zolle (chiamate anche placche) che formarono le aree più antiche, cioè il Bassopiano Sarmatico, costituito dallo Scudo Baltico e dalla Piattaforma Russa. Durante il Paleozoico, la spinta delle zolle Americana e Asiatica formò le montagne più antiche d’Europa, il Corrugamento Caledoniano (monti di Irlanda e di Scozia) e poi quello Ercinico (monti dell’Europa centrale e Urali). In seguito le zolle si ricompattarono, formando la Pangea, una grande massa circondata da un unico grande oceano che si incuneava fra le terre. Durante il Cenozoico (a partire da 65 Pangea Dal greco pàn, ‘tutto’, e ghè, ‘terra’, significa ‘tutte le terre’. 78 Geografia L’Europa, uno spazio composito P milioni fino a 2 milioni di anni fa) la Pangea si divise nuovamente e si formarono gli attuali continenti. Sotto la spinta della zolla Africana e di quella Europea si formò il corrugamento alpino: Alpi, Pirenei, Carpazi, Balcani e Caucaso. Nel Quaternario o Neozoico (da 2 milioni di anni fa circa, fino ai giorni nostri), infine, l’Europa venne a più riprese invasa dai ghiacci, che corrosero i rilievi montuosi e modellarono le ampie pianure settentrionali. Elementi di geografia fisica L’Europa è ubicata nell’emisfero settentrionale del globo terrestre. I suoi punti estremi sono a nord Capo Nord in Norvegia (71° latitudine nord), a sud Capo Tarifa in Spagna (36° latitudine nord), a ovest Capo Roca in Portogallo (9° longitudine ovest), a est gli Urali settentrionali (68° latitudine est). La massima estensione nord-sud dell’Europa è di circa 4000 km, pari a 35° di latitudine; la massima estensione estovest è di circa 5000 km, pari a 67° di longitudine. Il suo confine naturale è costituito per un lungo tratto dal mare: è delimitata a nord dal Mar Glaciale Artico, a ovest dall’Oceano Atlantico, a sud dal Mar Mediterraneo, a sud-est dal Mar Nero e dal Caucaso, a est dal Mar Caspio, dalla catena montuosa degli Urali e dal fiume Ural. La superficie dell’Europa (10.180.000 km²) non è molto estesa – è di poco superiore all’Oceania, il continente più piccolo della Terra –, con una popolazione di circa 832 milioni di abitanti, o che la portano a essere il terzo continente più popolato (dopo l’Asia e l’Africa). L’Europa è talvolta descritta come “penisola delle penisole”: essa stessa è una penisola dell’immenso “supercontinente” Eurasia. Le sue principali penisole sono quella iberica, quella italiana e quella balcanica a sud, quella scandinava e lo Jutland a nord. Inoltre si compone di alcune importanti isole, non tutte appartenenti alla sua piattaforma continentale, quali l’Islanda, Madeira, le Azzorre, le Canarie e alcune isole artiche. Le componenti geomorfologiche del paesaggio Il territorio Il territorio dell’Europa è costituito per due terzi da aree pianeggianti e ha un’altitudine media di 350 m sul livello del mare. L’Europa può essere suddivisa in quattro grandi regioni fisiche, che vanno da nord a sud: Uplands Occidentali, Pianura Nordeuropea, Uplands Centrali e Montagne Alpine. Le Uplands Occidentali sono una macroregione montuosa occidentale, conosciuta anche come Northern Highlands, curva sul bordo occidentale dell’Europa a definire il paesaggio fisico della Scandinavia (Norvegia, Svezia e Danimarca), della Finlandia, dell’Islanda, della Scozia, dell’Irlanda, della regione della Bretagna, della Francia, della Spagna e del Portogallo. È un antico territorio roccioso plasmato dalle glaciazioni. La Pianura Nordeuropea è quella macroregione del Nord Europa costituita dalla pianura che si estende dal Sud-Est del Regno Unito verso la Russia. Comprende parti della Francia, il Belgio, i Paesi Bassi, la Germania, la Danimarca, la Polonia, gli Stati baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) e la Bielorussia. La maggior parte della Pianura Nordeuropea ha un’altitudine media di 152 m sul livello del mare e ospita numerosi fiumi navigabili, in particolare il Reno, il Weser, l’Elba, l’Oder e la Vistola. Le Uplands Centrali si estendono lungo una linea est-ovest attraverso l’Europa centrale e occidentale: comprendono la Francia e il Belgio, la Germania meridionale, la Repubblica Ceca e parti settentrionali della Svizzera e dell’Austria. Le Uplands Centrali sono meno elevate rispetto alla regione alpina e sono ampiamente boscose. Rilievi importanti in questa regione sono il Mas- Uno scorcio della costa irlandese siccio Centrale e quello dei Vosgi in Francia, le Ardenne in Belgio, la Foresta Nera e il Taunus in Germania, i Sudeti nella Repubblica Ceca. Questa regione è scarsamente popolata a eccezione delle zone limitrofe al Reno, al Rodano, all’Elba e al Danubio. Le Montagne Alpine sono una regione che interessa l’Italia, la Penisola Balcanica, il Nord della Spagna e il Sud della Francia e ospita le catene montuose delle Alpi, dei Pirenei, degli Appennini, dei Balcani e dei Carpazi. La vetta più alta d’Europa, il Monte Elbrus (5642 m), si trova nelle montagne del Caucaso russo. I mari, le isole e le coste L’Europa è circondata da acque che appartengono a tre aree principali. Quella del Mar Glaciale Artico lambisce le coste settentrionali e quelle russe. Quella dell’Oceano Atlantico si articola in diversi “mari aperti” (ovvero parzialmente circondati da terre) – come il Mar di Norvegia e il Mare del Nord, entrambi attraversati dalla Corrente del Golfo che mitiga le loro temperature in inverno – e il Mar Baltico, circondato dalla terraferma. Questi sono mari tra i più affollati del mondo per traffico merci e per la presenza delle piattaforme offshore dedicate all’estrazione di petrolio e gas naturale. Infine, quella del Mediterraneo, un “mare chiuso” che comunica con l’Oceano Atlantico attraverso lo Stretto di Gibilterra, con il Mar Rosso e l’Oceano Indiano attraverso il Canale di Suez, con il Mar Nero attraverso lo Stretto dei Dardanelli; tra i suoi mari interni ricordiamo l’Egeo e il Mar di Marmara. Le isole sono numerose e varie. Nell’Atlantico le più grandi e importanti sono quelle dell’Arcipelago Britannico, che comprende le grandi isole d’Inghilterra e d’Irlanda e gli arcipelaghi delle Shetland, delle Ebridi, delle Orcadi, delle Fær Øer, delle Frisone, delle Lofoten. Anche le isole del Mediterraneo sono numerose – tra le più grandi la Sicilia, la Sardegna, Creta, Cipro –; a queste si aggiungono parecchi arcipelaghi. La lunghezza delle coste è di 38.000 km dalla Penisola di Kola, all’estremo Nord del continente, fino alla Penisola Balcanica, nel Mediterraneo. Ai margini delle montagne prevalgono le coste rocciose e frastagliate (norvegesi, greche e bretoni); in corrispondenza di bacini sedimentari o delle pianure si trovano coste basse e sabbiose (romagnola, olandese e danese). Le conformazioni costiere hanno variamente condizionato l’attività umana, risultando a volte un fattore naturale favorevole allo sviluppo economico, a volte un ostacolo che ha richiesto notevoli modificazioni. I fiumi e i laghi I fiumi europei si possono dividere in tre versanti idrografici, secondo i mari nei quali sfociano. I più importanti fiumi tributari nell’Oceano Atlantico sono: l’Elba, la SenGeografia L’Europa, uno spazio composito 79 Stretto di Kerc Elbrus C a u c a s o 5642 T r a n s c a u c a s i a RO L’Europa fisica L’Europa, uno spazio composito sá ISLANDA jór Th Vatnajökull 2119 Hekla 1491 100 200 300 km A N I. Orcadi i OC EA M. Scozia Grampiani Loch Cl Lomond yd e portata Volume d’acqua che passa in una sezione del fiume in un minuto-secondo. PENISOLA Duero a dian Centrale Madrid Meseta . Merid . Sierra Morena Eb ro Sistema Betico Sierra NevadMulhacén a 3478 Stretto di Gibilterra Er -R id Loira L. d Massiccio ogna Centrale ar icc A ar Puy de e Sancy nn 1886 eve C on no G iP Plat. de Langres Dord na Pir ene i M. Perdido Pico de 3552 Aneto 3404 Golfo di Lione Golfo di Valencia ri alea I. B Gualdaquivir Golfo di Cadice Bruxe oll Roda N O Picos de Europa M. C hoMes antab2648 n i eta . rici M Sett. a a nic Bacino di Parigi Bre c n a ese r tagn F Parigi a iano op Golfo di Biscaglia IBERICA M La C C. de la Hague Ba ss ICO NT A TL Tago Londra Wight P. di San Matteo Lisbona Am Tamigi I. del Canale estuario Foce di un fiume a forma di imbuto: si forma quando la forza del mare (onde e flussi di marea) impedisce l’accumulo di sedimenti del fiume. Midlands Cornovaglia Scilly Sistema nini ern Galles MAR CELTICO regime L’insieme delle variazioni della portata di un fiume durante un periodo annuale. MA DEL N M. Pen e urn Mo M. Dublino di M. klow c Sev Wi Capo Mizen A Capo Duncansby Loch Ness N O No IRLANDA Carrantuohill 1014 ds lan igh H est rthW Capo Malin Capo Erris I. Aran I. Shetland CO TI I. E br id L A T Fær Øer/ Føroyar na Geografia 0 Reykjavik Sen 80 4000 3000 2000 1000 500 200 0 depressioni Gua CIPRO Ghiacciai OC EA sia M AR DI GROENLAND IA Mo Ararat na, il Tamigi, la Loira, la Mosa. Hanno 5165 regolari in quanto attraversano Armenia L. di Van L. Urmia regioni pianeggianti e con piovosità regolare durante tutto l’anno; sono Ku dist facilmente navigabili. rInoltre, a n sfociano generalmente a estuario, con fondali molto profondi e unT forte ricambio ig ri con le acque del mare che, durante le maree, risalgono all’interno per diversi Euf rate rto s eQueste o e c chilometri. caratteristiche natuD ria Si rali li hanno resi da sempre adatti alla navigazione commerciale e agli insediamenti umani e industriali: lungo gli estuari dei fiumi sorgono i più importanti porti europei. I fiumi scandinavi hanno invece percorsi brevi e ripidi, tali da renderli inadatti alla navigazione, e vengono sfruttati per la produzione di energia idroelettrica. I principali fiumi del versante mediterraneo (esclusi i tributari del Mar Nero e del Mar Caspio) hanno generalmente regimi stagionali irregolari, corsi brevi e foci a delta, di solito non sono navigabili e utilizzabili come aree portuali. Tra di essi: il Po, l’Arno, il Tevere, l’Ebro, il Rodano. Sul versante del Mar Nero e Mar Caspio si trovano i fiumi più lunghi d’Europa e con una maggiore portata. Il Danubio scorre in direzione ovest-est e, a causa di una certa irregolarità del regime, delle gelate invernali e di contrasti politici tra i dieci Stati europei che attraversa, funge solo in parte da grande arteria europea di navigazione. Anche il Don, il Dnepr e il Dnestr, che scorrono in direzione nord-sud, hanno una portata irregolare, con gelate invernali e violente piene in primavera. Nel Mar Caspio sfocia il Volga, il fiume più lungo d’Europa, con i suoi 3531 km. I laghi europei non sono di grandezza paragonabile ai più grandi laghi del mondo, ma sono numerosi. I distretti lacustri principali sono due: quello alpino – con il Lago Maggiore, il Lago di Garda, il Lago di Costanza e il Lago di Ginevra – e quello baltico – con il Lago di Làdoga, il Lago di Onega e il Lago di Vànern. onto M o n t i d e l Pregimi Ibiza Minorca Maiorca Formentera MAR MEDITERR Chéliff if A t l a n t e Te l l i a n o Altopiano degli Chott Medio Atlante Atlante Sahariano M. dell’Au 2328 nd a ho na Ufa Su i ina Ur a MAR CASPIO a Do MAR D’AZOV Stretto di Kerc n ba Ku Kum r ep Dn t Pru retul Si z Dr al Volga Alture del Ho he tic al re B tu Al a Sura LT A B Vistola per u Pä rn I CO rn rav Desn e n a s i a a u c a C i s c Elbrus C a u c a s o 5642 T r a n s c a u c a s i a MAR NERO rije to Monti del Pon Armenia L. Urmia L. di Van ma Sak a rya u Str ar o Kur Ankara Altopiano dell’Anatolia dro an e Samo M i ad or Sp id er M Creta Ararat 5165 . Rodi dist an Ti g ri Ta u r o Nicosia to ser De riaco Si Euf rate CIPRO Geografia L’Europa, uno spazio composito 81 Tob ol a i Ke m a i v a n i d n a c S Vätt e lv Mo era Ka m v a i n d n c a S i l p A ta Go nd lla Jy no Re aN Vy ceg da Ten o e IA G E V R O N I D R MA gi Vo s Se nal Crimea nd Pi Capo Malia ess pr De Vo lg l Tobo a Kišinev i d re ica sp Ca al e ion Ur dio el ni e Malta eri ec n Do tu Al L. di Kahovka ad I.Io Capo Matapan Pantelleria Bacino di Cimljansk ec ten Ca Sicilia Etna 3323 Sakmara Alture del Don orgo Lud rd Va i I. Egadi a p Danubio rava Mo id. c c Ta O ra a rav Mo rid. Me n I. Eolie R u Do sso n Don Bucarest B a l c a n i Sofia Musala Marica AT Podgorica 2925 n Skopje i IC r D M. Rodopi O Tirana L. di Penisola Penisola Prespa Calcidica Salentina Olimpo Voiu Lemno ssa 1978 Ossa Sporadi Corfù 2917 Sett. MAR La Sila 1928 Parnaso EGEO Cefalonia 2457 MAR Atene Peloponneso IONIO Zante Ci cl a di he i ITALIANA Gennargentu MAR Vesuvio 1279 1834 Sardegna TIRRENO ic ar in iD n n e e ver p Te Gr. Sasso A D d’Italia RI 2912 Roma gM r Tibisco lp Sarajevo ale Tr a n s i l v a n i a A p R ntr L. di Kremencug Bu t Syr Bacino di Volgograd Kiev a ns A A o C e e n r g J e C En Belgrado va Zagabria alt Pripjat L. di Kiev šči Ob ali ion rid Me pr Neckar osa Corsica RANEO urès Istria M Ri a N feri M. dei Gicanti Ripiano Ardenne ola .M M M Podolico ist en Su 1602 o rd V d ia eti Ohre Dn Praga Beschidi estr Sel Gerlach va io b u Bo Dan 2655 em Tibi ia Isar n sco In Altopiano Bratislava e Vienna Svevo-Bavarese s Pietrosu ura Bassopiano 2305 Budapest Zugspitze Berna Gi Mur D Pannonico ra va Dr L. Balaton 2963 di Ginevra ava Bacino di Kujbysev nsk A k ins di M ure t l A an Minsk Varsavia Lubiana S a j Bela Vilnius em Bug a ole Sm e di ltur esin er Warta li Ura B Ber es W no Re Berlino cc. Nemunas c Noté Ode r Iset li AR Vo lg t i c o r m a a S a o n Mosca a Bacino di Mosca p i s o s a Oka li etal Arcip. Toscano tt. tka Vet Bacino luga di Nizni Novgorod Vo lg Munamagi 318 Dv ina Gaizinkalns 311 O Riga Bornholm Elba Arno Uv Se ali Valdaj Dne M Bassopiano Germanico Sett. PENISOLA Sett. a tr Gotland Copenaghen Lolland Bacino di Rybinsk L. dei Ciudi L. Saaremaa Võrts Öland Pianura Padana a Tura Vja Neva Tallinn Stoccolma Fyn Sjælland Po Tav d en L. Onega Helsinki Mälaren Canale del Gota nka Demia a Pečo ra C a n Vä no l p i RodaA Dvina ga e l k ä e n s o m S u Åland n er M. Bianco 4810 Ižm Pinega ne R i p i a n o d e i L a g h i i Mezen MAR BIANCO Ob Telposiz 1617 Saimaa y elles an Penisola di Kola O Oslo Ruhr im li Cir .T ra lare mm Glo s al ed st Glittertind o J 2465 msterdam L. Inari Ma Kebnekaise ans 2117 To elk ä rn e Sarektjakka o c i 2090 Art Po colo M U en e br one I. Fris Frisia Penisola di Kanin L a p p o n i a I. Lofoten ARE NORD A R TI C O t. et i S al Ur R MA Ko Capo Nord I ALE GL A C Un lago nei pressi di Rovaniemi, capoluogo della Lapponia, Finlandia [foto di Oronzo Scelzi; per gentile concessione] permafrost Detto anche ‘permagelo’, è un terreno dove il suolo è perennemente ghiacciato (non necessariamente con presenza di masse di acqua congelata). prateria Grande distesa di specie erbacee con cespugli e rari alberi. Il clima e l’ambiente Sebbene l’Europa si trovi a latitudini piuttosto elevate, i mari relativamente caldi che la bagnano e la calda Corrente del Golfo proveniente dall’Atlantico fanno sì che gran parte dell’area centrale e occidentale goda di un clima temperato, nel quale risultano mitigati gli eccessi della continentalità. Nonostante ciò le masse d’aria artiche e siberiane fanno sentire spesso i loro influssi, abbassando le temperature, specie a nord delle Alpi. I venti occidentali prevalenti, riscaldati in parte al passaggio sopra l’Atlantico settentrionale, portano la pioggia per gran parte dell’anno. Possono distinguersi cinque tipologie di ambienti climatici e naturali: subartico, di alta montagna, continentale, atlantico, mediterraneo. Il clima subartico Il clima subartico interessa la parte più settentrionale del continente, dall’I- 82 Geografia L’Europa, uno spazio composito slanda fino ai Monti Urali in Russia. È caratterizzato da scarse precipitazioni che si verificano soprattutto in estate. Gli inverni sono molto lunghi e rigidi, con temperature medie intorno ai -15°C, con punte minime che possono arrivare a -50°C. Le estati sono brevi e fresche. Le nevi perenni si abbassano notevolmente e i ghiacciai giungono fino al mare. Durante le brevi estati il ghiaccio superficiale si scioglie, ma il terreno sottostante resta ghiacciato; così non può assorbire l’acqua e si formano acquitrini, determinando il fenomeno del permafrost. In queste regioni la vegetazione è quasi inesistente: prevale la tundra, un ambiente privo di alberi a causa del terreno gelato in profondità, che non consente alle radici di attecchire. Si estendono vaste praterie di muschi e licheni. Il clima di alta montagna Il clima di alta montagna è tipico dei maggiori gruppi montuosi europei, con variazioni importanti a seconda dell’altitudine, della latitudine e dell’e- sposizione dei versanti. Gli inverni sono lunghi e freddi, le estati fresche. Le precipitazioni, sia nevose sia piovose, sono abbondanti in tutto l’arco dell’anno. La vegetazione si distribuisce per fasce altimetriche: alle quote più basse vi sono boschi di latifoglie; più in alto foreste di conifere, poi praterie di montagna, muschi e licheni; oltre si trovano solo rocce e ghiaccio. Il clima continentale Il clima continentale è tipico delle zone lontane dai mari o dalle correnti calde ed è prevalente in Europa. Diminuiscono le precipitazioni e aumenta sensibilmente l’escursione termica, sia diurna sia annuale. Le estati sono calde e afose, gli inverni lunghi, freddi e nebbiosi. Questo clima si suddivide in continentale freddo e continentale caldo. Il clima continentale freddo interessa la parte settentrionale della Federazione Russa e quella orientale della Scandinavia. È caratterizzato da una stagione nevosa e fredda che dura da settembre a marzo, per poi lasciare Una campagna presso il Mare del Nord costiere, ma anche nelle regioni più interne, non protette da catene montuose ostacolanti il cammino delle nuvole. La vegetazione della regione atlantica varia con il variare della latitudine: dalla brughiera della Penisola Scandinava alle foreste di latifoglie, nei territori più meridionali, la cui estensione è stata notevolmente ridotta dagli insediamenti umani. Il clima mediterraneo spazio in primavera a un clima caldo e afoso (da maggio ad agosto) che favorisce lo sviluppo vegetativo e le attività agricole. Il clima continentale caldo interessa la parte meridionale della Federazione Russa, il centro della Spagna, la Pianura Padana, il Nord della Penisola Baltica e alcune regioni come l’Austria, la Svizzera, la Francia, il Liechtenstein, il Lussemburgo, i Paesi Bassi e il Belgio. La vegetazione originaria si estende ancora oggi nelle regioni meno ospitali per le attività dell’uomo: nella parte più settentrionale dell’Europa si estende la taiga, mentre alle latitudini inferiori si sviluppano la steppa e le praterie. Il clima mediterraneo interessa tutte le regioni costiere dell’Europa meridionale, comprese le coste atlantiche della Penisola Iberica. È decisamente più mite rispetto al resto del continente con l’eccezione dell’alto Adriatico, dove l’influenza marittima è più attenuata. Nelle regioni del bacino del Mediterraneo le estati sono lunghe e per lo più prive di precipitazioni; gli inverni sono, in genere, abbastanza brevi e piovosi. In tempi remoti le coste del Mediterraneo erano ricoperte di fitte foreste sempreverdi con lecci, olivi, querce da sughero e pini marittimi. Con l’opera di diboscamento dell’uomo, volta a creare spazi per le sue attività, alla foresta si è sostituita la macchia mediterranea. La lavorazione del merluzzo nelle Isole Lofoten, Norvegia Il clima atlantico taiga Foresta di conifere (pini, abeti, larici) e betulle. Il suolo è spesso acquitrinoso. steppa Ambiente privo di alberi, con bassi cespugli e piante erbacee presenti nei pressi di fiumi e di laghi. brughiera Ambiente caratterizzato dalla presenza di suoli poco fertili e da vegetazione a crescita bassa. Il clima atlantico è tipico delle regioni europee che si affacciano sull’Oceano Atlantico e risentono dell’influenza benefica della Corrente del Golfo, una corrente calda che ha origine nel Golfo del Messico, attraversa tutto l’oceano, giunge lungo le coste europee e si disperde nei mari dell’Artide. Essa provoca un innalzamento della temperatura, soprattutto d’inverno, e un grande apporto di umidità che si trasforma in abbondanti precipitazioni. Gli effetti di questa corrente sono sentiti non solo sulle zone Geografia L’Europa, uno spazio composito 83 La fauna L’Europa politica La trasformazione dell’ambiente ope rata dall’uomo ha determinato la scomparsa di molte specie animali. Oggi è possibile trovare allo stato selvatico il cervo, l’alce, il lupo e l’orso, in numeri consistenti, solamente nella Scandinavia settentrionale, in Russia e nella Penisola Balcanica; altrove essi vivono soprattutto nelle riserve. La renna viene allevata dai lapponi dell’estremo Nord. Il camoscio e lo stambecco vivono ancora sulle più alte cime dei Pirenei e delle Alpi. Diffusi sono numerosi animali di piccole dimensioni, quali la donnola, il furetto, la lepre, il riccio, il lemming, la volpe e lo scoiattolo. Fra il grande numero di uccelli autoctoni europei si annoverano rapaci, come l’aquila e il falco, passeriformi in gran quantità, come il fringuello, l’usignolo e il passero, rapaci notturni come il gufo. Il cigno, l’oca e l’anatra popolano fiumi e laghi. Il salmone è diffuso in Gran Bretagna, in Irlanda e in Germania. Nelle acque marine litoranee si trova un’ampia varietà di pesci fra i quali, importanti sotto il profilo economico, il merluzzo, lo sgombro, l’aringa e il tonno. Lo storione, dal quale si ricava il caviale, popola le acque del Mar Nero e del Mar Caspio. Reykjavik ISLANDA Berg Glasgow Belfast IRLANDA Cork Geografia L’Europa, uno spazio composito Dublino Liverpool Leeds Manchester REGNO UNITO Birmingham Bristol OCEANO ATLANTICO Ipswich Londra FRANCIA Limoges La Coruña Santiago de Compostela Porto Lione Bordeaux Oviedo Santander Salamanca Valladolid Madrid Friburgo Be Losanna SVIZZ Ginevra Grenoble Bilbao San Sebastián León Burgos Pamplona PORTOGALLO PAESI BASSI Norwich Gronin Amsterdam L’Aia Rotterdam Plymouth Brighton Brugge Anversa Portsmouth Dü Calais Bruxelles Maastricht Cherbourg Lilla Le Havre Cambrai BELGIO Bonn Treviri Fra Brest Reims Caen Rouen Rennes LUSSEMBU Parigi Orléans Nancy Strasbu Nantes Tours Bourges Basilea Digione Poiters Cardiff Il settore primario 84 D Galvay Il quadro socio-economico In Europa da sempre esistono condizioni naturali favorevoli alle attività agricole, quali l’abbondanza di pianure, il clima generalmente mite, i suoli fertili e produttivi. A queste si è aggiunto l’intervento dell’uomo: arature in profondità, bonifiche del terreno, opere di irrigazione e canalizzazione. Le attività agricole praticate in Europa sono nel complesso altamente meccanizzate e produttive. Questo è vero soprattutto per i paesi dell’Europa occidentale, mentre nell’Europa orientale a un maggior impiego di manodopera MARE DEL NORD Edimburgo Tolosa ANDORRA Saragozza Lisbona Avignone M Torino Gen Marsiglia Barcellona Tarragona Toledo SPAGNA Córdoba Siviglia Cadice Valencia Caglia Granada Málaga Tangeri MAROCCO MAR MEDITERRANEO Bis ALGERIA Annaba T MAR GLACIALE ARTICO Pečora Murmansk Tromsø Uchta MAR BIANCOArcangelo MAR DI NORVEGIA Severodvinsk Luleå Tâmaby Syktyvkar Oulu Umeå Kotlas Trondheim Petrozavodsk Vaasa NORVEGIA Tampere Vyborg gen Oslo Turku SVEZIA Uppsala Stoccolma Norrköping Jönköping Göteborg O Velikij Novgorod Pskov Velikiye Luki Daugavpils LITUANIA Vitebsk Klaipėda Smolensk Kaunas B R Kaliningrad Barysaw MA Vilnius Danzica Mahilëŭ Grodno Olsztyn Minsk Koszalin Babrujsk Baranavičy Szczecin Białystok Bydgoszcz AL Copenaghen ESTONIA LETTONIA Kalmar Malmö Čerepovec Kostroma Narva Ventspils Riga T IC DANIMARCA Helsingborg Vologda San Pietroburgo Helsinki Tallinn Örebro Århus Glazov Vjatka FINLANDIA Ivanovo Nižnij Novgorod Kazan' Čeboksary Dimitrovgrad Vladimir Tver' Saransk Mosca Tula Orël Mičurinsk Togliatti Syzran' Penza Rjazan' Kaluga Simbirsk Saratov Tambov Engels Lipeck Voronež Brjansk Balašov Kamyšin Amburgo Kursk Brema nga RUSSIA BIELORUSSIA Toruń Francoforte Hannover Černihiv Volžskij Belgorod sull’Oder Poznań Brėst Pinsk Mazyr Varsavia Berlino Sumy Kalisz Łódź Volgograd Radom üsseldorf Gottinga Lipsia Kiev Sjeverodonec'k Charkiv Legnica Lutsk Dresda Žytomyr BreslaviaPOLONIA GERMANIA Čerkasy Volgodonsk Rovno n Freiberg Liberec Opole Poltava Bytom ancoforte sul Meno Rzeszów Leopoli Rostov Karlovy Vary Doneck Ėlista Dnipropetrovsk UCRAINA Ternopil' sul Don Praga Cracovia Norimberga Ostrava URGO Ivano-Frankivs'k Kirovohrad REP. CECA Taganrog Kamianets-Podilskyi Stoccarda Ratisbona Mariupol’ Brno Kryvyi Rih SLOVACCHIA Augusta Černivci MAR urgo Linz Stavropol' Miskolc Monaco MOLDAVIA Mykolaiv MAR Bratislava CASPIO a Costanza Salisburgo Debrecen Vienna Botoşani Kišinev Armavir Zurigo Innsbruck D’AZOV Budapest Nal'čik Bender Bacău Cluj-Napoca Krasnodar AUSTRIA erna Odessa Graz UNGHERIA Oradea Lienz ZERA Bolzano Simferopol Soči Seghedino ROMANIA Arad Pécs Trento SLOVENIA Sukhumi Timişoara Subotica Milano Buzău Sibiu Sebastopoli Zagabria GEORGIA Tblisi Trieste Lubiana Brăila Tulcea AZERBAIGIAN Piteşti Osijek Fiume VeronaVenezia Reşiţa Baku Belgrado Bucarest CROAZIA MAR NERO Piacenza Costanza Batumi Craiova BOSNIARuse Dobrič nova M Bologna ARMENIA ERZEGOVINA SERBIA Sumen Trabzon A Erevan Ancona Varna R Spalato Sarajevo Kragujevac Samsun Firenze Erzurum BULGARIA A Leskovac Ordu D Burgas ITALIA Sliven Zonguldak Sofia R I MONTENEGRO Erzincan Pescara Çorum Amasya Priština Edirne Lüleburgaz ATPodgorica Plovdiv Düzce Istanbul I Roma Skopje CO Sivas Bolu Tekirdağ İzmit Tirana MACEDONIA Bari Ankara Kırşehir Elâzığ Napoli Bandırma Malatya İnegöl Diyarbakır ALBANIA Salonicco MAR Kayseri Vlorë Balıkesir TURCHIA TIRRENO Gaziantep ari GRECIA Uşak Konya MAR İzmir Turgutlu Mersin EGEO Karaman Catanzaro MAR Denizli Palermo Aleppo Aydın Atene Patrasso IONIO Antalya SIRIA Latakia serta TUNISIA Lubecca Homs Siracusa Nicosia La Valletta MALTA MAR MEDITERRANEO Heraklion CIPRO Damasco Geografia L’Europa, uno spazio composito 85 corrisponde una resa produttiva inferiore. In Europa l’agricoltura interessa circa il 40% della superficie e l’8% dei lavoratori, e contribuisce per una percentuale ancora minore alla ricchezza complessiva. Nonostante questi dati appaiano negativi, il nostro continente è il secondo esportatore mondiale di prodotti agricoli. L’Europa possiede circa 215 milioni di ettari tra foreste e terreni boschivi, che complessivamente occupano quasi il 30% della superficie del continente; di questi poco meno della metà sono sfruttati per la silvicoltura, cioè per la produzione di legno e prodotti derivati. Lo sfruttamento razionale dei boschi è praticato soprattutto nella taiga del Nord Europa. In questa porzione del territorio europeo, che risente del clima atlantico, prevalgono i pascoli e gli allevamenti per la produzione di carne, latte e derivati. Nell’ampia porzione dell’Europa centrale, caratterizzata dal clima continentale, sono diffusi la produzione di cereali (orzo, frumento, mais, segale) e della patata e l’allevamento per la produzione delle carni. Importanti sono anche le coltivazioni dei prodotti per l’industria Raffineria e industria chimica a Irkutsk, Siberia di trasformazione, quali il luppolo, i semi di girasole e la barbabietola da zucchero. L’Europa, con i Paesi Scandinavi e la Spagna, è il terzo produttore mondiale di pesce dopo la Cina e il Giappone. Il contributo maggiore viene dalla pesca Il carbone estratto nella Ruhr (Germania) e convogliato nel porto di Rotterdam (Paesi Bassi) d’altura praticata in particolare nelle acque del Mare del Nord e dell’Oceano Atlantico. Aumentano sempre più gli allevamenti di pesce d’acqua dolce (trote e salmoni) e salata (orate, branzini) ma anche di crostacei e molluschi. Un tempo l’Europa era ricca di materie prime presenti nel sottosuolo, che ne hanno favorito l’iniziale sviluppo industriale. Lo sfruttamento intensivo dei giacimenti, praticato fra XIX e XX secolo, ha ridotto sensibilmente le potenzialità estrattive, rendendo, in alcuni casi, più conveniente l’importazione dall’estero. I giacimenti più abbondanti sono quelli di ferro (Russia, Ucraina, Svezia, Germania), bauxite (Russia, Grecia, Ungheria) e rame (Russia, Polonia, Bulgaria). Il settore secondario In Europa l’industria è concentrata in alcune regioni dove sono localizzati stabilimenti di vario genere. L’asse industriale occidentale ha il suo fulcro 86 Geografia L’Europa, uno spazio composito nelle aree che un tempo ospitavano i grandi giacimenti carboniferi, la materia prima della produzione industriale: Gran Bretagna, Belgio e soprattutto la regione della Ruhr, in Germania. Molto industrializzati sono anche la vasta regione intorno al delta del Reno, l’agglomerato di Parigi, la Lorena francese, l’Italia centro-settentrionale. È la parte d’Europa dove si concentrano, infatti, i fiumi, i porti, le grandi città, le più importanti vie di comunicazione. Un terzo asse industriale, a est, comprende i poli di San Pietroburgo e Mosca (in Russia) e il bacino carbonifero del Donbass in Ucraina. La struttura industriale europea è caratterizzata da un tessuto dinamico di piccole e medie imprese, accanto ad altre di grandi dimensioni, e da un basso livello d’internazionalizzazione. Posta a confronto con i suoi diretti concorrenti – Stati Uniti, Giappone e i paesi di nuova industrializzazione (Brasile, India, Cina) –, l’Europa è ancora competitiva nei settori a basso e medio contenuto tecnologico. Al primo posto vi è l’industria metallurgica, alimentare, tessile, dell’abbigliamento, della lavorazione del cuoio e delle calzature; al secondo l’industria chimica, meccanica, automobilistica e degli elettrodomestici. In tutte queste produzioni l’industria europea ha una tradizione affermata e compete sul mercato mondiale. Nei settori ad alta tecnologia (informatica, elettronica, biogenetica, aeronautica) l’Europa accusa un certo ritardo dovuto agli insufficienti investimenti compiuti nella ricerca e nello sviluppo. Le imprese di grandi dimensioni costituiscono solo lo 0,2% del totale, occu- imprese Secondo l’Unione Europea, si definiscono grandi imprese quelle con unità effettive lavorative all’anno superiori a 250; medie quelle con unità inferiori a 250; piccole quelle con unità inferiori a 50; micro quelle con unità inferiori a 10. Il reddito pro capite in Europa (dati in migliaia di euro) Ungheria Ucraina Turchia Svizzera Svezia Spagna Slovenia Slovacchia Serbia San Marino Russia Romania Rep. Ceca Regno Unito Portogallo Polonia Paesi Bassi Norvegia Montenegro Principato di Monaco Moldavia Malta Macedonia Lussemburgo Lituania Liechtenstein Lettonia Kosovo Italia Islanda Irlanda Grecia Germania Georgia Francia Finlandia Estonia Danimarca Croazia Cipro Bulgaria Bosnia ed Erzegovina Bielorussia Belgio Azerbaigian Austria Armenia Principato di Andorra Albania 0 20.000 40.000 60.000 80.000 100.000 120.000 140.000 160.000 180.000 Geografia L’Europa, uno spazio composito 87 pano migliaia di addetti e sono di tipo multinazionale. Le più importanti sono tedesche, inglesi, francesi e italiane. Le aziende di medie e piccole dimensioni costituiscono il 99,8% delle industrie europee e sono diffuse soprattutto nei paesi dell’area mediterranea (Italia, Grecia, Spagna). Il settore terziario Il settore terziario è il principale settore economico dell’Europa ed è quello che ormai produce più reddito e più occupati. Esso comprende i servizi destinati alla collettività o ai singoli cittadini, oppure quelli indirizzati alle industrie e alle loro attività produttive. La sua importanza non deriva unicamente dal numero di occupati (solo nel settore pubblico sono impiegati 40 milioni di persone) ma anche dal fatto che l’amministrazione della giustizia, la scuola, la sanità, i servizi sociali sono tutti settori fondamentali per la qualità della vita dei cittadini. Il grande sviluppo del settore non è solo frutto della necessità di servizi connessi alla produzione e allo scambio di beni, ma anche dell’elevato livello di vita e di consumo dei cittadini europei che richiedono risposte adeguate. Il processo di terziarizzazione dell’economia europea non si è manifesta- to ovunque nella stessa maniera. Nei paesi dell’Europa occidentale esso è iniziato in quelli di vecchia industrializzazione, dove il livello di sviluppo ha favorito il livello di crescita dei servizi. Il tasso degli addetti ai servizi in questi paesi è compreso tra il 58% e il 66%. Nei paesi del Mediterraneo, dove il processo industriale è iniziato con ritardo e quello di terziarizzazione è un fenomeno recente, la percentuale di addetti è compresa tra il 67% e l’85%. Nell’Europa dell’Est la percentuale degli addetti è di circa il 60%. Il commercio (al dettaglio e all’ingrosso) e il turismo rappresentano infine i comparti più importanti del terziario. Il Parlamento europeo a Strasburgo [© Photo European Parliament/Architecture Studio Europe] Il Parlamento europeo ha la sua sede principale a Strasburgo, in Francia, in una struttura inaugurata nel 1999 [vai a pp. 288-289]. A Strasburgo i 626 parlamentari si riuniscono in sessione plenaria per una settimana al mese, mentre le sedute dei comitati parlamentari si tengono a Bruxelles. Gli uffici della Segreteria del Parlamento hanno invece sede nella città di Lussemburgo. 88 Geografia L’Europa, uno spazio composito Gli Stati dell’Europa Stato 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 Totale Albania Principato di Andorra Armenia Austria Azerbaigian Belgio Bielorussia Bosnia ed Erzegovina Bulgaria Cipro Città del Vaticano Croazia Danimarca Estonia Finlandia Francia Georgia Germania Grecia Irlanda Islanda Italia Kosovo Lettonia Liechtenstein Lituania Lussemburgo Macedonia Malta Moldavia Principato di Monaco Montenegro Norvegia Paesi Bassi Polonia Portogallo Regno Unito Rep. Ceca Romania Russia (parte europea) San Marino Serbia Slovacchia Slovenia Spagna Svezia Svizzera Turchia Ucraina Ungheria Capitale Tirana Andorra la Vella Erevan Vienna Baku Bruxelles Minsk Sarajevo Sofia Nicosia Città del Vaticano Zagabria Copenaghen Tallinn Helsinki Parigi Tbilisi Berlino Atene Dublino Reykjavík Roma Pristina Riga Vaduz Vilnius Lussemburgo Skopje La Valletta Kišinev Monaco Podgorica Oslo Amsterdam Varsavia Lisbona Londra Praga Bucarest Mosca San Marino Belgrado Bratislava Lubiana Madrid Stoccolma Berna Ankara Kiev Budapest Superficie (km²) 28.748 468 29.800 83.858 86.600 30.510 207.600 51.129 110.910 9.251 0,44 56.542 43.094 45.226 336.593 547.030 69.700 357.021 131.940 70.280 103.000 301.230 10.887 64.589 160 65.200 2.586 25.333 316 33.843 1,95 13.812 324.220 41.526 312.685 91.568 244.820 78.866 238.391 4.238.500 61 88.361 48.845 20.273 504.851 449.964 41.290 783.562 603.628 93.030 11.121.699 Popolazione 3.002.859 85.082 3.215.800 8.219.743 7.830.000 10.438.353 9.542.883 4.622.292 7.037.935 1.138.071 994 4.480.043 5.543.453 1.274.709 5.262.930 65.630.692 4.570.934 81.305.856 10.767.827 4.722.028 313.183 61.261.254 1.804.838 2.191.580 36.713 3.525.761 509.074 2.082.370 409.836 3.656.843 30.510 657.394 4.707.270 16.730.632 38.415.284 10.781.459 63.047.162 10.177.300 21.848.504 110.167.670 32.140 7.276.604 5.483.088 1.996.617 47.042.984 9.103.788 7.655.628 79.749.461 44.854.065 9.958.453 804.199.949 Densità ab./km² 104,5 181,8 107,9 98,0 90,4 342,1 45,9 90,4 63,5 123,0 1.890,91 79,2 128,6 28,2 15,6 120,0 65,6 227,7 81,6 67,2 3,0 203,4 175,2 33,9 229,5 54,1 196,9 82,2 1.297,0 108,1 15.646,2 47,6 14,5 402,9 122,9 117,7 257,5 129,1 91,7 27,5 526,9 82,4 112,3 98,5 93,2 20,2 185,4 101,8 74,3 107,1 72,30 Reddito pro capite (espresso in dollari) 7.453 49.398 3.900 41.822 3.400 37.736 12.313 7.623 14.321 29.853 * 18.575 37.303 17.695 32.088 34.205 4.869 40.039 27.624 39.638 40.471 29.392 6.631 17.105 141.667 18.976 80.729 9.163 24.792 3.373 154.286 11.110 54.600 42.183 13.079 21.407 36.357 25.118 12.600 15.654 36.200 10.810 22.096 29.574 29.655 40.946 46.477 12.736 6.804 18.840 1.472.650 * La Città del Vaticano non fornisce dati ufficiali sulla ricchezza prodotta, né esistono dati ufficiali sul Pil dello Stato. Geografia L’Europa, uno spazio composito 89 m repra te Pud aerovi d em ate pro rem reprate er t pr o rem u imus pr remmr mebis inro eniaemnia us p pro s Inim mu ini bis Attività b. ………………………. è la foce di un fiume a forma di imbuto. c. ………………………. è il volume d’acqua che passa in una sezione del fiume in un minuto-secondo. Osservando i dati della tabella a p. 89, indica quali sono i tre Stati con la densità abitativa più bassa e prova a rispondere alle seguenti domande: a. Il rapporto ab./km2 viene influenzato dalle componenti fisiche del territorio? Perché? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Osservando le seguenti immagini, elenca, per ciascuna, le caratteristiche principali del territorio. Sapresti indicare a quali regioni d’Europa esse sono riferite? b. Qual è il reddito nazionale dei suddetti Stati? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . c. C’è una causalità diretta tra reddito pro capite e densità della popolazione? Perché? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Indica quali tra le seguenti affermazioni ritieni vere: a. L’Europa è ubicata nell’emisfero meridionale. o V o V b. Prevalentemente il suo confine naturale è il mare. o V c. È il continente più popolato del mondo. o V d. Ustica è l’isola più a sud dell’Italia. o V e. L’Islanda non appartiene all’Europa. f. Il territorio europeo è prevalentemente pianeggiante. o V o V g. L’Europa si divide in quattro regioni fisiche. h. L’Italia rientra nella regione delle Uplands Occidentali. o V i. I bacini acquiferi che circondano l’Europa sono cinque.o V o V j. La lunghezza delle coste è di circa 38.000 km. k. La conformazione costiera europea non ha influenzato o V il suo sviluppo economico. o V l. I versanti idrografici sono tre. m. Elba, Senna e Tamigi sono fiumi tributari dell’Oceano o V Atlantico. n. I fiumi più lunghi d’Europa si trovano sui versanti o V del Mar Nero e del Mar Caspio. o V o. Permafrost e prateria sono sinonimi. o V p. La taiga è una foresta a conifere. q. L’attività agricola è stata favorita dalle condizioni o V naturali. o V r. L’Europa è il terzo produttore mondiale di pesce. s. In Europa centrale si concentra l’attività industriale. o V t. In Europa il settore terziario prevale sugli altri settori o V produttivi. oF oF oF oF oF oF oF oF oF oF oF oF oF oF oF oF [foto di Antonella Ivona; per gentile concessione] ................................................................ ................................................................ ................................................................ ................................................................ ................................................................ ................................................................ ................................................................ ................................................................ ................................................................ ................................................................ oF oF oF oF Associa la regione fisica specifica alle seguenti caratteristiche: a. Altitudine media intorno ai 150 m sul livello del mare: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . b. Territorio roccioso di origine glaciale: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . c. Territorio prevalentemente occupato da catene montuose: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . d. Area scarsamente popolata tranne piccoli territori: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Completa le seguenti affermazioni inserendo i termini corretti. a. .…………………….. è l’insieme delle variazioni della portata di un fiume durante un periodo annuale. 90 Geografia L’Europa, uno spazio composito [foto di Oronzo Scelzi; per gentile concessione] ................................................................ ................................................................ ................................................................ ................................................................ ................................................................ ................................................................ ................................................................ ................................................................ ................................................................ ................................................................ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . [foto di Oronzo Scelzi; per gentile concessione] Sulla carta del continente indica: a. i principali confini naturali; b. i punti estremi; c. il nome di almeno tre isole principali; d. le quattro grandi regioni fisiche che lo compongono. Geografia L’Europa, uno spazio composito 91