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INTERVENTO DEL PRESIDENTE
MARCHE GIAN MARIO SPACCA
DELLA
REGIONE
1997 – 2007: DECENNALE DEL SISMA MARCHE E UMBRIA
Signor Presidente della Repubblica,
Autorità tutte,
Signore e Signori,
dieci anni fa, in piena notte, una violenta scossa di terremoto,
colpì queste terre. Alla prima scossa, ne seguirono centinaia di altre di
cui una particolarmente violenta, alle 11.40. I sismografi la collocarono
tra l’8° ed il 9° grado della scala Mercalli. Dodic i persone persero la
vita. Quattro di loro nelle Marche: Agnese Ceccacci, Nello Re, Maria
e Francesco Ricci, e voglio anche ricordare il marchigiano Angelo Api
perito nel crollo della Basilica di Assisi.
Era il 26 settembre del 1997.
Sono passati dieci anni da allora.
Gli strumenti localizzarono l'epicentro del sisma, proprio qui,
nell’area di Colfiorito.
Le immagini di quel terribile evento rimarranno impresse nella
nostra memoria per sempre.
Un sisma potente, anomalo, con una scia interminabile di scosse;
un’onda distruttiva, carica di straordinaria energia, colpiva la
popolazione di questa terra, accanendosi con particolare intensità
nelle aree appenniniche, da Fabriano a Camerino fino a Serravalle,
dalla Val Nerina, alle zone limitrofe dell’Umbria, fino ad Assisi ed oltre.
I danni per le Marche furono ingenti: 3.687 abitazioni evacuate;
22.000 edifici privati danneggiati, 2.385 edifici monumentali, 1.336
edifici pubblici, 341 infrastrutture tra cui scuole, ospedali, università,
strutture sociali, vie di comunicazione. Il sisma provocò 213 dissesti
idrogeologici: tale e tanta fu la violenza con cui colpì.
Complessivamente 4.374 milioni di euro furono i danni rilevati.
Una cifra che non fù più modificata, a testimoniare la serietà con cui
fin dall’inizio questa drammatica vicenda venne monitorata.
Ma questi sono solo numeri, gli effetti che si resero materialmente
visibili.
Quella notte “mi ha tremato anche il sogno” disse un bambino di
Serravalle: un evento di tale intensità infatti incide ancor più
profondamente sulle persone, sulle speranze di vita, sulle certezze
percepite come consolidate, perché conquistate lungo l’arco di una
intera esistenza.
E’ quasi superfluo ricordare cosa il terremoto abbia significato per
la gente di questi luoghi: oltre ai morti e ai feriti, migliaia di famiglie
senza tetto, centinaia di lavoratori impossibilitati a riprendere l’attività
quotidiana.
L’onda sismica, in poche ore, portò via la serenità e la speranza,
lasciando sul terreno distruzione e sradicamento e nelle coscienze il
senso di vuoto di chi vede il proprio sogno trasformarsi in un incubo.
Spesso questi eventi, diventano un abbraccio tragico tra gli
uomini ed una "terra opaca", che induce alla rassegnazione.
Qui fortunatamente non è accaduto così. Alla tragedia e al
dolore è seguito il desiderio di rimettersi in piedi, di camminare, di
ricostruire, di guardare al futuro, insieme al sentimento profondo di
appartenenza ad un comune destino.
Uno sforzo che ha saputo esaltare ogni persona e tutta la
comunità perché, proprio nella comunità, ogni persona ha vissuto
questo tragico evento allontanando da sé lo spettro della solitudine
che colpisce inevitabilmente chi affronta un tragico destino con
un’individualità indistinta e frustrata.
Ripercorrere le straordinarie e complesse vicende del terremoto
che ha colpito le Marche e l’Umbria, significa, dunque, ricordare la
tenacia, la volontà e la coesione di una comunità che ha saputo
respingere la disperazione e la rassegnazione, la paura e l’incertezza
dei primi momenti, reagendo con generosità, laboriosità e
determinazione.
Vuol dire rivivere i momenti immediatamente successivi al
terremoto. Lo spirito di solidarietà sorto in modo spontaneo ed
immediato nella comunità. La mobilitazione delle Istituzioni, che
interpretarono unitariamente, senza alcuna distinzione tra
maggioranza e minoranza ogni fase di questo dramma sia nei Consigli
regionali che in Parlamento. Il ruolo straordinario dei Comuni, specie
quelli più piccoli, protagonisti decisivi della fase dell’emergenza e
della ricostruzione. La presenza solerte dello Stato. Il coinvolgimento e
la competenza di tecnici e professionisti. La passione dei comitati dei
cittadini colpiti dal sisma. L’abnegazione delle associazioni di
volontariato. L’impegno delle forze sociali e delle categorie
economiche. La solidarietà attiva dei media che avviarono
sottoscrizioni. L’efficienza di un sistema di protezione civile che proprio
nell’occasione di quel terremoto sviluppò quelle capacità
organizzative che ora ne fanno un punto di riferimento a livello
nazionale.
Significa ricordare lo sforzo per ricominciare, affrontando i
problemi enormi della prima emergenza, progettando con fiducia la
ricostruzione ed il rilancio di ogni funzione vitale.
E’ stato proprio lo “stare insieme”, fin dai primi giorni successivi al
sisma, che ha consentito di vincere la sfida della ricostruzione e del
rilancio, puntando sulla riaffermazione dei legami sociali, perché solo
“insieme” si poteva fronteggiare quel dramma e progettare la ripresa.
Non sono mancati momenti di difficoltà, confronti anche aspri,
ma sempre hanno prevalso la volontà di condivisione delle scelte,
l’assunzione di responsabilità, l’impegno a mettere, ciascuno nei
rispettivi ruoli, il meglio di sé.
Venne superata così la fase immediata e più difficile
dell’emergenza: i primi soccorsi; l’intervento della protezione civile e
del volontariato; il coordinamento istituzionale; i rapporti sinergici ed
affettuosi tra le due Regioni; il rapporto con lo Stato; il riconoscimento
del terremoto come emergenza nazionale ed europea; i primi
complessi e articolati interventi legislativi e finanziari.
La priorità venne data alla soluzione immediata dei bisogni
abitativi delle famiglie e dei cittadini, senza rompere il rapporto con le
rispettive comunità di appartenenza.
Si organizzarono le prime sistemazioni alternative, nelle città e
nelle frazioni, con i nuclei di famiglie alloggiati nei containers; fu
sostenuta la ripresa delle attività scolastiche, dei servizi agli anziani, dei
centri di aggregazione sociale, animatori della vita di comunità,
soprattutto nelle piccole frazioni dell’entroterra.
Il primo duro inverno venne riscaldato anche da tante
manifestazioni civili e dalla solidarietà dell’intera comunità regionale,
come pure di quella nazionale: indimenticabile fu la visita di Karol
Wojtyla, Papa Giovanni Paolo II, che seppe portare parole di conforto
e speranza.
Si scelse subito la strada della concertazione concreta e
progettuale: con il Governo nazionale, per impostare specifiche
normative di intervento, snelle ma efficaci; con gli Enti locali, le forze
sociali e le categorie economiche, secondo un modello di sussidiarietà
e responsabilizzazione delle comunità locali che nel corso del tempo si
è dimostrato uno dei principali punti di forza della ricostruzione.
Si attivarono i benefici della sospensione degli oneri fiscali e
previdenziali. Si aiutarono con contributi specifici le famiglie che
ricorsero ad una autonoma sistemazione abitativa, diversa dagli
alloggi temporanei. Si sostenne l’azione dei Comuni, sia con benefici
per le minori entrate conseguenti alla inagibilità degli edifici, che con il
potenziamento del personale addetto alla gestione delle attività di
ricostruzione.
Si avviò la ricostruzione leggera e pesante degli edifici privati; lo
sviluppo dei programmi di recupero; la ricostruzione delle chiese, degli
altri beni culturali, degli edifici pubblici strategici, soprattutto municipi e
scuole; fu riconosciuto per la prima volta in Italia il “danno indiretto”
per le imprese legato alla riduzione del volume di attività; furono
concesse provvidenze per il ristoro dei danni subiti e la ripresa del
lavoro e degli impianti produttivi.
Grazie a tutto questo la ricostruzione è divenuta un modello
preso a riferimento per responsabilità, efficacia e qualità degli
interventi.
Oggi possiamo verificare che la ricostruzione è stata di qualità, e
si è sviluppata con rigore e responsabilità, secondo valori che
interpretano i tratti distintivi della nostra comunità.
Tutti i lavori che hanno riguardato a vario titolo le emergenze
sono stati completati nel rispetto dei piani di intervento.
E’ unanimemente riconosciuto - anche dalle autorità di controllo
in sede formale - un efficiente utilizzo delle risorse pubbliche, che ha
evitato quei fenomeni degenerativi che hanno colpito altre zone del
Paese in simili eventi. I numerosi cantieri di lavoro della ricostruzione si
sono dimostrati sicuri. Sono stati definiti principi innovativi ed avanzati
sul piano scientifico, per la ricostruzione di qualità, dei centri storici,
delle abitazioni, del tessuto urbanistico ed architettonico, per i
monumenti ed i beni culturali, per ripristinare la sicurezza territoriale
dopo i dissesti, per rilanciare le attività economiche. Sono state
attivate forme moderne di finanziamento, anche attraverso l’utilizzo
dei fondi europei e degli strumenti finanziari internazionali.
Sono state collegate competenze scientifiche, tecnologiche ed
amministrative in un processo che ha valorizzato il protagonismo delle
comunità locali, secondo procedure snelle e trasparenti, capaci di
mettere in sicurezza le popolazioni, i territori, i manufatti secondo gli
standards più avanzati di sicurezza.
Il sisma ci ha richiamato a costruire meglio, rispettando la natura
e mettendo nel conto i rischi sempre possibili delle calamità naturali.
La ricostruzione è stata di qualità, dunque, anche perché non ha
pensato solo all’oggi, ma anche al domani. E’ stata forte l’attenzione
della Regione e degli Enti locali anche per le iniziative di rilancio
durevole dello sviluppo delle aree colpite dal sisma.
Attraverso l’Intesa istituzionale Regione-Governo del 1998 furono
attivati progetti specifici per il rafforzamento delle economie esterne
dei distretti dell’entroterra del maceratese e dell’anconetano, i più
colpiti dal sisma.
Con tale Intesa, soprattutto, si definì per la prima volta e si avviò il
progetto di “Quadrilatero del terremoto”, basato sul completamento
di un sistema viario strategico per l’attraversamento degli Appennini e
la valorizzazione delle potenzialità delle Marche lungo la direttrice EstOvest: direttissima Civitanova-Foligno (SS. 77); direttissima AnconaPerugia (SS. 76); Pedemontana delle Marche.
Furono stanziati allora i primi finanziamenti nazionali e regionali
per queste opere, consolidando un progetto che poi si è sviluppato,
fino ad arrivare ai giorni d’oggi.
In tutte queste fasi, l’impegno del personale delle amministrazioni,
dei corpi dello Stato, dei tecnici e delle imprese, del volontariato, è
stato straordinario, in termini di lavoro e generosità, formazione e
acquisizione di nuove competenze. A tutte queste persone va un
caloroso ringraziamento. Oggi possiamo dire che la ricostruzione è
riuscita, il terremoto da catastrofe si è trasformato nel cantiere di una
ricostruzione innovativa ed efficiente, rapida e partecipata.
Le risorse assegnate fin qui sono state utilizzate nella loro totalità:
2.827,64 milioni di euro e i risultati sono a testimoniare la qualità degli
interventi realizzati: centri storici recuperati; l’86% degli interventi
ammessi a finanziamento per edifici privati sono terminati; come pure
l’85% delle opere pubbliche, l’83% degli edifici monumentali, il 95%
degli alloggi di edilizia residenziale pubblica progettati, l’87% dei
dissesti idro-geologici.
La quasi totalità dei cittadini è tornata nelle proprie case
recuperate e ricostruite. Sono stati avviati i progetti della grande
viabilità.
Per tali risultati è doveroso ringraziarvi tutti. Ringraziare tutte le
istituzioni che voi oggi rappresentate.
Ed è anche doveroso ricordare, l’impegno profuso dai Sindaci,
dai Presidenti di Provincia, dalle Assemblee elettive locali, e insieme
l’impegno della Regione, del Presidente Vito D’Ambrosio, del mai
dimenticato Assessore regionale ai lavori pubblici Bruno Di Edoardo, i
rapporti di collaborazione con i Presidenti della Regione Umbria Bruno
Bracalente e, poi, Maria Rita Lorenzetti; la presenza, nei primi giorni, i
più difficili, dei Ministri nazionali alcuni dei quali sono qui oggi, Giorgio
Napolitano, Ministro degli Interni, il Sottosegretario Enrico Micheli e
l’allora Ministro dei Beni Culturali Valter Veltroni; l’azione di
incoraggiamento dell’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi
Scalfaro; l’attività instancabile ed intelligente profusa inizialmente da
Franco Barberi e poi in questi ultimi anni da Guido Bertolaso.
La ricorrenza del decennale del terremoto deve essere
l’occasione per non dimenticare, per conservare le immagini degli
attimi della paura, della distruzione, ma anche della ripresa e del
ritorno alla normalità, testimoniare la straordinaria capacità di reazione
e rinascita della nostra comunità.
Ed è giusto anche mettere a disposizione del Paese l’esperienza
realizzata in termini di comportamenti sociali, di cultura amministrativa
e scientifica: è un patrimonio utile sul piano nazionale ed europeo.
Serve a rafforzare lo spirito di comunità, di fronte alle tante spinte della
frammentazione che avvertiamo intorno a noi, ad affrontare con
coraggio le emergenze naturali ed alimentare energia, sicurezza e
responsabilità.
Il Presidente Napolitano, all’epoca del terremoto Ministro
dell’Interno, ci fu molto vicino.
Oggi ci testimonia nuovamente la Sua attenzione e di questo lo
ringraziamo tantissimo. La Sua autorevolissima presenza conferma che
quell’evento che ebbe le prime pagine dei più importanti quotidiani
internazionali e delle emittenti globali, ad iniziare dalla CNN, fu
avvertito come una ferita dall’intera nazione che si preoccupò
moltissimo che ci fosse una risposta adeguata. Oggi la Sua presenza
testimonia che quella risposta è avvenuta con grande determinazione
e spirito di sacrificio da parte di questa comunità.
Conferma, altresì la necessità di realizzare un ultimo sforzo a
completamento della ricostruzione per chiudere definitivamente una
pagina dolorosa, portando rapidamente a conclusione il lavoro del
gruppo terremoto attivato a Palazzo Chigi dal Sottosegretario di Stato
alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Enrico Letta.
“Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che
verranno, ma ciò che faremo in tutti i giorni che verranno dipende da
quello che abbiamo fatto oggi”.
Oggi è il 26 settembre, celebriamo 10 anni della nostra vita spesi
bene.
Presidente Napolitano, credo che Lei possa essere davvero
orgoglioso di questa comunità; che possa essere orgoglioso di questa
comunità tenace e responsabile, che in questa vicenda ha fatto
onore all’Italia tutta.
Ed ora, Signor Presidente, quale espressione più alta dell’unità
della nostra comunità nazionale, accetti per cortesia, un segno di
gratitudine da parte di tutti i cittadini delle Marche, per la concreta
solidarietà che tutta l’Italia ci ha testimoniato in questa fase
drammatica della vita della nostra Regione.