a beauty, shot! - Language
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2|2007 ITALIANO 13 Euro 16 Dollari US www.victorbyhasselblad.com 2|2007 EDIZIONE ITALIANA A BEAUTY, SHOT! 23455_VIC207_IT_01_Cover.indd Abs2:3 23.08.2007 15:09:05 Uhr 23455_BMW_E_S02.indd 3 21.08.2007 16:04:14 Uhr EDITORIALE VICTOR è pronto per il terzo round. Realizzare una rivista in questo formato per questo gruppo di utenti non segue un iter consuetudinario, ma è un’avventura affascinante che rimarrà tale. L’attuale articolo di prima pagina può dare una vera scossa di “Adrenaline”: il film di culto di Russ Meyer “Faster, Pussycat! Kill! Kill!” del 1965 ha ispirato Sinisha Nisevic a realizzare un remake con immagini dinamiche e drammatiche. Per questo shooting in bianco e nero il fotografo croato si è recato nel deserto californiano dove ha messo a dura prova le modelle e l’attrezzatura. Questo numero si incentra sul risultato di questa produzione fotografica promossa da VICTOR, un inno alla velocità e alla forza dirompente! VICTOR desidera fare tendenza ed essere fonte di ispirazione, direttamente sul campo fotografico. I voli creativi ad alta quota con il know-how professionale determinano i contenuti tecnici a livello concettuale. Un tema focale di questo numero è la Star Quality di Hasselblad. Il traguardo è quello di ottimizzare ciò che è già eccellente in un processo continuo di sviluppo innovativo. VICTOR sfrutta ogni centimetro quadrato se si tratta di rendere tutto ciò visibile. Risoluzione e nitidezza sono solo due criteri elementari. Chiarezza della riproduzione e soppressione del rumore termico non dovrebbero essere solo modi di dire. A livello di stampa VICTOR realizza questi elementi in modo ineccepibile. La controprova è inoltre quella chiarezza della riproduzione dei colori che si può raggiungere solo tramite una loro gestione perfettamente concertata. Questi sono i criteri universali di qualità della fotografia digitale secondo i quali tutti i sistemi di riproduzione d’immagine devono essere valutati. Il tutto dipende dall’interazione di tutte le componenti per poter raggiungere le massime prestazioni nel dettaglio più minuto. VICTOR è una piattaforma aperta a tutto tranne che ai compromessi non professionali. Il vostro Stephan Bittner, Editori SOMMARIO 04 ADRENALINE Con il suo racconto fotografico il fotografo e regista croato Sinisha Nisevic rende omaggio al grande regista Russ Meyer e al suo film “Faster, Pussycat! Kill! Kill!”. 20 HIGH 5 I creativi di cinque agenzie pubblicitarie famose a livello internazionale presentano i loro candidati per l’Olimpo dei migliori fotografi al mondo. 22 QUADRATO, PRATICO, DIGITALE Da 50 anni le fotocamere V di Hasselblad incantano il mondo della fotografia; il tradizionale formato 6x6 prende piede nell’era digitale grazie al dorso CFV. 30 4 Pollyanna Show nelle veci di Victoria in “Adrenaline” (sopra) e l’attuale fotocamera V 503 CWD di Hasselblad con il dorso digitale CFV (sotto) IL CARDINE DELLA QUALITÀ All’inizio dell’anno prossimo Hasselblad presenterà il successore della comprovata soluzione software FlexColor; un beta testing pubblico verrà avviato in autunno 2007. 34 STAR QUALITY Per mezzo della tattica “Star Quality” Hasselblad ha analizzato a fondo i cinque problemi più pressanti che riguardano la fotografia high-end digitale. 40 22 CONVOGLIARE LA LUCE AD HOC Esiste già la lente perfetta? I materiali nanotecnologici potrebbero presto arricchire la cassetta degli attrezzi dei progettisti di obiettivi e rivoluzionare la costruzione delle lenti. 42 OPERATION FOOD Per mezzo di divaricatori, seghe per le ossa e fotocamera il fotografo danese René Riis ha fatto la pelle al pesce e ai frutti di mare: la fotografia food da un altro punto di vista. 50 MASTERS RELOADED I creativi si candidano per la prima volta in dieci nuove categorie nel concorso per il titolo degli Hasselblad Masters 2008. 42 Frutti di mare in sala operatoria fotografati da René Riis (sopra) e lavori degli Hasselblad Masters Grob, Raya e Mathis (sinistra) Jean-Philippe Malaval: uno dei sette prescelti dalle agenzie fotografiche internazionali 52 52 HASSELBLAD MASTERS 2007 MARCO GROB: Ritratti penetranti, intensi, intimi. RAYA: Immagini che raccontano una storia. PETER MATHIS: Prestazioni massime fotografate con tatto. 64 SEVEN UP Le star di domani: VICTOR ha chiesto a sette rappresentanti di agenzie fotografiche internazionali di presentare i loro fotografi emergenti preferiti. 66 ULTIMA PAGINA DESIGN TREND: La nuova BMW Cross Country Bike. PHOTOGRAPHER’S CHOICE: Lusso puro nel Mediterraneo: In copertina: Sinisha Nisevic Modella: Pollyanna Show/ LA Models Horst Stasny consiglia “La Posta Vecchia” a Ladispoli. 64 L’OPINIONE: La creatività non tollera vizi tecnici. SIGLA EDITORIALE, ANTEPRIMA 2/2007 23455_VIC207_IT_03_Inhalt.indd 3 3 23.08.2007 19:05:27 Uhr 4 2/2007 23455_VIC207_IT_0419_P_Adrenalin4 4 21.08.2007 19:50:02 Uhr . E IM R C A L E E U VENDETTA, SANIOGLENZA IN MODO NISEVIC INSCENA LAEV L DESERTO CALIFORNIANO ARTISTICO. N O DI RUSS MEYER LT CU DI LM FI L A IO G AG M O DE SINISHA NISEVIC REN NCO E NERO. , UN INSEGU “FASTER, PUSSYCAT! KILL! KILL!” IMENTO A TUTTO GAS IN BIA E N I L A N E ADR FOTO: SINISHA NISEVIC 2/2007 23455_VIC207_IT_0419_P_Adrenalin5 5 5 21.08.2007 19:50:47 Uhr 6 2/2007 23455_VIC207_IT_0419_P_Adrenalin6 6 21.08.2007 19:51:17 Uhr Motel dell’orrore: Cole (Walter Peña) minaccia Nika (Hillary Coe) ma Spy-girl (Autumn Hruby) lo ha già nel mirino ed informa le sue complici Victoria (Pollyanna Show) e Hana (Nana Agyapong) 2/2007 23455_VIC207_IT_0419_P_Adrenalin7 7 7 21.08.2007 19:51:37 Uhr Victoria e Hana non conoscono mezzi termini: chi non parla se ne pente. Per scoprire dove Cole si nasconde con Nika picchiano Max (Clint Jones) in modo brutale 8 2/2007 23455_VIC207_IT_0419_P_Adrenalin8 8 21.08.2007 19:52:03 Uhr 2/2007 23455_VIC207_IT_0419_P_Adrenalin9 9 9 21.08.2007 19:52:28 Uhr Hana, Victoria e Spy-girl hanno circondato il motel, si avvicinano sempre di più al luogo del misfatto ma Cole le ha intercettate e taglia la corda 10 2/2007 23455_VIC207_IT_0419_P_Adrenalin10 10 21.08.2007 19:52:56 Uhr 23455_VIC207_IT_0419_P_Adrenalin11 11 21.08.2007 19:53:18 Uhr Troppo tardi, Nika è morta: Victoria salta sulla sua moto, si getta il fucile in spalla e va caccia di Cole. Inizia un inseguimento mozzafiato nel deserto 12 2/2007 23455_VIC207_IT_0419_P_Adrenalin12 12 21.08.2007 19:53:45 Uhr 2/2007 23455_VIC207_IT_0419_P_Adrenalin13 13 13 21.08.2007 19:54:08 Uhr Gli angeli della vendetta: Hana e Spy-girl saltano sulle loro motociclette, indossano il casco e partono a tutta birra, guidate da un odio irrefrenabile e da una rabbia fremente 14 2/2007 23455_VIC207_IT_0419_P_Adrenalin14 14 21.08.2007 19:54:33 Uhr 2/2007 23455_VIC207_IT_0419_P_Adrenalin15 15 15 21.08.2007 19:54:54 Uhr Shoot by Driving: una breve occhiata alle spalle, Cole capisce di essere inseguito, accellera e uccide Hana e Spy-girl. Solo Victoria sopravvive alla raffica di proiettili 16 2/2007 23455_VIC207_IT_0419_P_Adrenalin16 16 21.08.2007 19:55:18 Uhr 23455_VIC207_IT_0419_P_Adrenalin17 17 21.08.2007 19:55:39 Uhr 18 2/2007 23455_VIC207_IT_0419_P_Adrenalin18 18 21.08.2007 19:56:03 Uhr ADRENALINE SINISHA NISEVIC Sinisha Nisevic è nato a Zagabria, Croazia nel 1972. All’inizio degli anni novanta si trasferì in USA. Dal 1994 al 1997 frequentò l’università di teatro, cinema e televisione a Los Angeles. Visse poi a Parigi dove si dedicò soprattutto alla fotografia di moda. Dal 1998 Sinisha Nisevic lavora come fotografo libero professionista. I suoi lavori sono stati pubblicati su riviste internazionali tra cui “Jalouse”, “Vogue Homme International” e “Citizen K”. Nel 2006 ha fondato la sua agenzia SinFactory Media presso la quale funge da art director e creativo. Tra i suoi clienti annovera Adidas, Johnnie Walker e Sony Music. Inoltre lavora come regista cinematografico, sceneggiatore e produttore. Il film “Reflections” del 2002 è il risultato di questo lavoro. Produzione: Tony Papa/SinFactory Media; Direzione prod.: Creedance Kresch/SinFactory Media; Assist. digitale: Digital Fusion; Trucco: Sharon Gault/Photogenics Media for Smashbox Cosmetics, Niko/Nikomakeup.com; Acconciat.: Jason Murillo/Frank Reps, Daniel Eardman/TBD; Styling: Deborah Ferguson/DeborahFergusonStyle.com; Modelle/i: Walter Peña e Nana Agyapong/Dragon Talent, Pollyanna Show/LA Models, Hillary Coe/Photogenics Media, Autumn Hruby, Clint Jones, Nathan Kanne; Ritocco: Todd Reublin Un ringraziamento particolare a Anthony Nak, Carla Nistri, WESC, vintage, Coco De Mer, Bliss Lau, Diesel, Athletic Justice, Alison Burns, Wolford, CNC, Barking Iron, Idod LA www.sinfactorymedia.com energica, oltre al retroscena, un paesaggio privo di leggi, abbandonato e vasto. VICTOR: Si sente attratto dalla violenza? NISEVIC: Mi piace la violenza, non fine a sé stessa, ma quando viene intrecciata in una trama. Per evitare malintesi: non approvo la violenza ma può risultare meraviglioso catturarla per le immagini cinematografiche. In questo modo può nascere un’energia incredibilmente potente accompagnata da movimenti del corpo stupefacenti. Durante lo shooting di “Adrenaline” è stato per me fantastico lavorare con protagoniste femminili così forti. VICTOR: Le figure femminili radicali del film hanno cambiato il Suo modo di vedere le donne in generale? NISEVIC: No, la storia è troppo artificiosa per questo scopo. Inoltre sono sempre stato circondato da donne forti durante tutta la mia vita, a partire da mia madre. VICTOR: “Il migliore film della storia del cinema” affermò il regista John Waters riferendosi al film di Russ Meyer “Faster, Pussycat! Kill! Kill!”. Non è estremamente difficile fare un remake di un tale film di culto? SINISHA NISEVIC: “Adrenaline” è piuttosto un omaggio a “Faster, Pussycat! Kill! Kill!”. Non ho mai voluto sostituire o superare la grandezza del film di Russ Meyer con il mio progetto cinematografico e fotografico. Il suo film è stato solamente un concreto punto di riferimento per poi seguire la mia strada. VICTOR: Per il Suo film “Reflections” ha già lavorato come regista, produttore e sceneggiatore. Qual’è stato lo stimolo che L’ha mossa a realizzare uno shooting fotografico sulla base del film di Russ Meyer del 1965? NISEVIC: Amo le sfide. Realizzare uno shooting fotografico e delle riprese cinematografiche parallelamente è stata una vera e propria sfida. VICTOR: Non teme mai di perdere la Sua firma artistica personale? NISEVIC: No, mai. Questo modo di lavorare è un buon metodo di apprendimento, si può imparare molto da grandi registi come Russ Meyer. Una volta a Pablo Picasso fu posta una domanda, gli si chiese se non Victoria è ancora viva: Cole è riuscito a scappare questa volta, ma chi luogo e tempo aspetta, vede alfin la sua vendetta … facesse altro che riprodurre ed egli rispose: “Tutto ciò che vedo mi appartiene”. Indipendentemente da ciò avevo una gran voglia di fotografare in bianco e nero. VICTOR: Perchè? NISEVIC: La fotografia in bianco e nero è atemporale e tramite questa si può creare un’ottima atmosfera narrativa. Funziona un po’ come una colonna sonora visiva. VICTOR: Cosa L’ha colpita maggiormente del film di Russ Meyer “Faster, Pussycat! Kill! Kill!”? NISEVIC: Trovo molto poetica la violenza accompagnata da una trama VICTOR: Dal punto di vista tecnico come si fa a realizzare uno shooting fotografico e cinematografico contemporaneamente? NISEVIC: È stato un vero e proprio esperimento. Ho tastato il terreno in maniera molto matematica e ho lavorato in parallelo con due storyboard diversi, uno per lo shooting fotografico e l’altro per il film. Talvolta ero un po’ disorientato, ma il metodo di lavoro è stata un’esperienza che mi ha arricchito. Anche nella nostra agenzia … VICTOR: … la SinFactory Media, fondata nel 2006 … NISEVIC: … si lavora in una prospettiva multimediale. Siamo convinti che sia possibile creare un marchio raccontando una storia avvincente legata al marchio stesso. Al giorno d’oggi il consumatore può decidere autonomamente come e quando cogliere quali messaggi pubblicitari. Per questo motivo un film è ideale per far sì che il consumatore scelga il relativo prodotto. Nel momento in cui il consumatore si identifica con il marchio e fa pubblicità per questo si ha raggiunto il traguardo. VICTOR: Come si è trovato con la H3D-39? NISEVIC: La prima fotocamera che ho comprato da solo fu una vecchia Hasselblad e la seconda pure, una 503CW. Sono rimasto molto affascinato dal lavoro con la H3D-39. Lo shooting di “Adrenaline” rappresentava sicuramente una prova molto difficile per la fotocamera per via delle estreme condizioni di ripresa: per l’inseguimento abbiamo montato la H3D-39 sul tetto di un camioncino che è poi sfrecciato sul lago essiccato. VICTOR: Quali obiettivi ha utilizzato? NISEVIC: Il mio obiettivo preferito è stato a lungo il 50 mm, funziona come un occhio umano. Per i ritratti utilizzo il 120 mm, per i primi piani un macro e un 300 mm per una minore profondità di campo. VICTOR: Ha ritoccato in digitale le immagini? NISEVIC: Dal momento che la storia doveva risultare particolarmente cruda ed avere al tempo stesso un carattere cinematografico ho ritoccato con FlexColor la saturazione cromatica, la nitidezza e la luminosità. VICTOR: Quali progetti ha per il futuro? NISEVIC: Dedicherò molto tempo alla mia agenzia SinFactory Media. Qui posso dare sfogo alla mia passione, quella di raccontare delle storie. Inoltre si prevede un progetto con il leggendario produttore hollywoodiano Robert Evans. Si tratta di occhiali da sole di lusso; vogliamo dimostrare come si può creare un marchio con un grande indice di intrattenimento e nel contempo divertirsi alla grande. HMSDQUHRS @9 J@SQHM TKKL@MM Il making-of-video al link www.victorbyhasselblad.com 2/2007 23455_VIC207_IT_0419_P_Adrenalin19 19 19 21.08.2007 19:56:30 Uhr HIGH 5 I FOTOGRAFI AL TOP Sono riusciti a passare in testa – l’attuale élite dei fotografi! Per VICTOR i creativi delle agenzie pubblicitarie di fama internazionale presentano i loro 5 favoriti. STRAWBERRYFROG: SATOSHI MINAKAWA “Il suo buon occhio per i dettagli, la sua abilità tecnica, la sua tecnica d’illuminazione fuori dalle righe e la simmetria delle sue linee conferiscono al lavoro di Satoshi Mikanawa uno stile unico. Quando, per il progetto Onitsuka-Tiger, mi rivolsi a lui con una sfida creativa, lui riuscì a creare qualcosa di sorprendente.” Andrew Watson, art director, Strawberryfrog, Amsterdam Satoshi Minakawa: Nato nel 1971 a Tokyo/Giappone; 1994–1996 corsi accademici di fotografia; 1997–1998 assistente free-lance.; fotografo free-lance dal 1999, dal 2006 a Londra. Tra le sue campagne: Land Rover Freelander 2006 per RCKR/ Y&R UK, Youngs Bitter 2007 per Farm UK, Sony Ericsson 2007 per Hakahudo Japan. www.strawberryfrog.com, www.satoshiminakawa.com TBWA/CHIAT/DAY: ANDREAS SMETANA “Ad Andreas Smetana non mancano le idee per realizzare un soggetto nel miglior dei modi. Abbiamo collaborato con lui l’anno scorso per la campagna Pennzoil. Come condizioni di partenza era uno shooting complicato, ma Andreas e il suo fantastico team di produzione hanno realizzato il progetto in modo meraviglioso, in poco tempo e con un budget molto modesto.” Jigisha Bouverat, director of art buying, TBWA/CHIAT/DAY, Los Angeles Andreas Smetana: Nato nel 1968 a Salisburgo/Austria; 1984–1987 formazione in un laboratorio fot.; 1988 assistente free-lance; fotografo free-lance dal 1990, dal 1993 a Sydney. Tra le sue campagne: Olay Regenerist 2006 per Saatchi & Saatchi Guanghou, Xbox Australia 2007 per McCann Erickson, Sydney. www.tbwachiat.com, www.smetana.net KOLLE REBBE: HOLGER WILD “Adoro il linguaggio grafico dell’immagine e la chiara composizione convincente di Holger Wild che è molto professionale ed affidabile. Le sue immagini emanano energia e sono perfette per le campagne pubblicitarie automobilistiche. Non c’è da stupirsi che abbia già lavorato per McLaren-Mercedes, Audi, BMW e Lamborghini.” Alice Feja, art buying, Kolle Rebbe, Amburgo Holger Wild: Nato nel 1966 a Kiel/Germania; 1991–1996 ha studiato design e fotografia presso la Muthesius Hochschule a Kiel; fotografo free-lance dal 1996 ad Amburgo; tra le sue campagne: Audi S5 2007 per Philipp und Keuntje, McLaren Mercedes 2007 per Jung von Matt, VW Touran 2006 per DDB. www.kollerebbe.de, www.holgerwild.com WIEN NORD PILZ: UDO TITZ “Le foto eccezionali di Udo Titz si contraddistinguono per la loro sobrietà e puntualizzazione dell’essenziale. Udo Titz ha già lavorato come stylist, giornalista e copywriter e quindi riesce a dare alle campagne un’impronta molto personale.” Johanna Zierl, art buying, Wien Nord Pilz, Vienna Satoshi Minakawa: Campagna Onitsuka-Tiger, 2007, per Strawberryfrog Udo Titz: Nato nel 1960 ad Enns/Austria; dal 1993 fotografo free-lance. Tra le sue campagne: CA Immo 2006/07 per Wien Nord Pilz, occhiali Daniel Hechter 2006 per Uniopt. Tra i suoi premi: Pubblicità d’oro dell’anno, art directors club of europe 2004. www.wnp.at, www.udotitz.com GEORGE PATTERSON Y&R: MONTALBETTI&CAMPBELL “La campagna dei biscotti al cioccolato di Arnott “Tim Tam” voleva trasmettere l’idea di venir sedotti dal gusto. Le immagini dovevano sembrare rinascimentali, però fotografate dal punto di vista odierno. Ho cercato il giusto fotografo per settimane finché ho scovato i coniugi Montalbetti&Campbell. Denis è un genio a livello tecnico e d’illuminazione e sua moglie lavora come un’artista. È stato un vero piacere lavorare con dei professionisti che condividono una visione.” Jonathan Teo, head of art, George Patterson Y&R, Sydney Montalbetti&Campbell: Denis Montalbetti: nato nel 1957 a Nakusp/Canada; accademia di fotografia 1979–81. Gay Campbell: nata nel 1958 a Winnipeg/Canada; autodidatta. Liberi professionisti dal 1983 come team “Montalbetti&Campbell”; tra le loro campagne: Hans Kloks “The Beauty of Magic” 2007 per SpotCo. www.gpyr.com.au, www.montalbetticampbell.com Andreas Smetana: Campagna del WWF, 2006, per Leo Burnett/Sydney 20 2/2007 23455_VIC207_IT_2021_High5.indd 20 24.08.2007 18:35:36 Uhr Holger Wild: Campagna SLR Roadster McLaren-Mercedes, 2007, per Jung von Matt/Neckar Udo Titz: Campagna per gli stilisti Wendy & Jim, 2006 Montalbetti&Campbell: Campagna Tim-Tam di Arnott, 2005, per George Patterson Y&R 2/2007 23455_VIC207_IT_2021_High5.indd 21 21 21.08.2007 20:01:57 Uhr 22 2/2007 23455_VIC207_IT_2229_T_V.indd 22 21.08.2007 20:06:16 Uhr TECNICA IL SISTEMA V QUADRATO, PRATICO, DIGITALE DI HANNS W. FRIEDRICH FOTO: JÜRGEN MÜLLER Sembrava che la rivoluzione digitale avesse trascurato il sistema V, invece con il dorso CFV le fotocamere 6 x 6 che vantano di una lunga tradizione riescono a stare al passo con l’era digitale senza perdere la propria identità e il proprio fascino. con una qualità d’immagine impressionante. Il dorso CFV è adatto non solo per la 503CW ma praticamente per tutti i classici modelli 6 x 6 di Hasselblad e grazie al suo design tradizionale si inserisce armonicamente nella linea delle fotocamere. Il formato d’immagine quadrato continua a rappresentare una base di partenza ideale per l’utilizzo delle immagini e grazie alla sua particolare armonia è da decenni parte integrante del linguaggio figurativo fotografo che si sporge sul pozzetto è diventata oggi sempre più rara, ma nell’arco dei decenni è diventata l’emblema della posa professionale per eccellenza. Il sensore d’immagine del dorso CFV di Hasselblad misura 36 x 36 millimetri ed è quindi circa il doppio rispetto al formato 35 mm. Rispetto al formato pellicola da 56 x 56 millimetri si ha un fattore di crop ancora limitato di 1,5 che nella pratica non da così fastidio come potrebbe invece suggerire il valore numerico. Anche il dorso CFV offre la “Star Quality” tipica di Hasselblad, ad esempio sotto forma della Natural Color Solution che permette di ottenere colori naturali ed armonici con un unico profilo cromatico ad impiego universale. Anche se la risoluzio- Per la campagna del 1986 Faye Dunaway (a destra) ha fatto da modella per Terry O’Neill. Una classica fotocamera della serie V (in basso) Grazie al dorso CFV anche l’Hasselblad 503 CWD entra nell’era digitale. Il dorso digitale specificatamente creato per il sistema V garantisce l’impiego ottimale dei leggendari obiettivi Carl Zeiss Le fotocamere del sistema V di Hasselblad sono molto apprezzate da 50 anni e sono diventate quasi lo strumento standard nel settore professionale. Sono pochi i fotografi famosi che non hanno lavorato con una di queste fotocamere. Molte fotografie realizzate con il sistema V sono entrate nell’immaginario collettivo, ecco su questa pagina due esempi tratti dalla fotografia celebrity. Negli ultimi anni tuttavia ai possessori di una classica fotocamera Hasselblad era richiesta molta pazienza, l’attenzione era posta apparentemente sul moderno sistema H, introdotto pochi anni fa, mentre non si sentiva molto parlare del sistema V. 1 Invece la tradizionale fotocamera con il pratico e apprezzato formato 6 x 6 ha dimostrato ancora una volta di essere un osso duro. Il suo formato d’immagine quadrato ha conquistato Per la campagna Hasselblad del 1987 Greg Gorman ha immortalato la cantante Grace Jones, famosa per il suo stravagante abbigliamento (sopra) per decenni schiere di fan appassionati che tutt’oggi utilizzano le robuste fotocamere soprattutto in studio e per la fotografia people. Il dorso digitale CFV, appositamente adattato alle fotocamere V, presenta non solo l’ottica e la maneggevolezza della fotocamera stessa, ma anche il formato d’immagine quadrato così amato dai possessori di sistemi V. Grazie al dorso CFV l’oldtimer all’alogenuro d’argento si trasforma in un batter d’occhio in una fotocamera digitale efficiente fotografico. In caso di necessità le immagini possono essere facilmente trasformate in altri formati. Inoltre il formato quadrato permette l’impiego efficiente del mirino a pozzetto, molto amato dai fotografi professionisti. Chi lo utilizza non si barrica dietro la fotocamera ma mantiene il soggetto direttamente sott’occhio ed è in grado di catturare gli avvenimenti spesso da una prospettiva più profonda e più idonea senza dover fare i salti mortali. L’immagine del ne del dorso CFV (16 megapixel) è minore almeno rispetto ai modelli H3D, la qualità d’immagine che si può raggiungere è decisamente superiore rispetto a ciò che si può pretendere da una fotocamera reflex da 35 mm. Il sensore del dorso CFV offre molto spazio ai suoi pixel cosicché la tendenza alla granularità rimane molto bassa senza dover ritoccare le immagini. Il dorso CFV presenta una distanza tra i pixel insolitamente grossa di 9 micron, mentre nei modelli di spicco della fascia 35 mm solitamente è di 5 fino a 6 micron, la qual cosa non pregiudica affatto la chiarezza dell’immagine. Dal momento che il sensore non è dotato di microlenti, non si presenta la temuta vignettatura; l’esposizione delle immagini è omogenea fino agli angoli più esterni, le fotografie sono nitide ed offrono una purezza ed una chiarezza pressoché 2/2007 23455_VIC207_IT_2229_T_V.indd 23 23 28.08.2007 7:03:03 Uhr TECNICA IL SISTEMA V IL SISTEMA V IN BREVE 1 IL DORSO DIGITALE CFV Dal punto di vista ottico il dorso CFV è in perfetta armonia con il look delle fotocamere V ed offre la moderna tecnica digitale. Il sensore a 16 megapixel si confà al formato d'immagine quadrato delle fotocamere e realizza pregiate immagini digitali ricche di dettagli e colori 2 L’EDIZIONE ANNIVERSARIO L'edizione anniversario della 503 CWD, realizzata l'anno scorso per il centenario della nascita di Victor Hasselblad, è limitata a 500 esemplari. Forse si possono ancora trovare sul mercato la fotocamera con il dorso CFV e il Carl Zeiss Planar CFE 2,8/80 mm inimmaginabile per fotocamere più piccole. Gli esempi riportati nelle pagine successive sono stati realizzati con il dorso CFV e dimostrano in modo impressionante cosa è possibile realizzare con un dorso CFV anche per grosse stampe. Naturalmente anche i leggendari obiettivi Carl Zeiss della serie V si avvalgono di queste caratteristiche. Soprattutto i modelli più recenti offrono fantastiche prestazioni di rappresentazione in molti settori come la messa a fuoco, l’assenza di distorsione e le proprietà di contrasto. Per il funzionamento digitale si confanno tutti gli obiettivi; bisogna comunque dire che per forza di cose almeno gli obiettivi degli anni 50 e 60 non raggiungono le prestazioni di rappresentazione di oggi. Questo discorso vale sia per l’uso con pellicola sia in digitale poiché il sensore d’immagine digitale cattura il carattere speciale dell’obiettivo con i suoi pregi e difetti allo stesso modo della pellicola. Con un po’ di fortuna si può an- 2 cora trovare presso un rivenditore uno degli ultimi 500 esemplari dell’edizione limitata della 503CWD, creata nel 2006 in occasione del centenario della nascita di Victor Hasselblad e composta da una Hasselblad 503CW, un dorso CFV e un eccellente Zeiss Planar CFE 2,8/80 mm. Sul corpo macchina e sul dorso vi sono targhette sulle quali è incisa la firma di Victor Hasselblad. UN SISTEMA DI FOTOCAMERA COMPLETO 3 PIANETA V Il regno dei possessori di sistemi V si trova in Internet al link www.hasselblad.com/planet-v: Hasselblad ha messo a disposizione un proprio forum per gli utenti con interessanti informazioni tra cui curiosare e da scaricare 24 Anche se la linea di prodotti V si è ridotta negli ultimi anni, rappresenta ancora tutt’oggi un vero sistema di fotocamera con un’ampia gamma di obiettivi ed accessori. Il cavallo di battaglia è la Hasselblad 503CW, una fotocamera robusta con funzionamento prettamente meccanico, infaticabile per lavori in studio e all’aperto. È una base di partenza ideale per il sistema V poiché può essere attrezzata con winder, mirini a pentaprisma e diversi schermi di messa a fuoco. La gamma di obiettivi offre un’ampia selezione di obiettivi Carl Zeiss con focale da 40 a 180 millimetri. La 503CW offre un’immagine d’insieme anche in combinazione con il dorso CFV adattato in modo ottimale dal punto di vista ottico e tecnico. Consigliamo calma e sangue freddo a tutti coloro che temono che la risoluzione a 16 megapixel non basti: gli esempi riportati nelle seguenti pagine mostrano la fantastica qualità d’immagine raggiungibile. I megapixel non sono tutto, si vede piuttosto dai soggetti che la fotocamera, l’obiettivo e il dorso digitale costituiscono un’unità ottimale. È essenziale che il dorso CFV sfrutti al massimo la sua definizione, le immagini sono ricche di dettagli e non hanno quasi bisogno di essere ritoccate. Inoltre anche i possessori di una qualsiasi fotocamera V possono ovviamente ricorrere ai dorsi CF di Hasselblad. In questo modo si esce dal mondo “quadrato” e bisogna accettare un formato d’immagine con un rapporto dimensionale di 4 a 3, tuttavia se l’incarico lo permette si può raggiungere la massima definizione di 22 o addirittura 39 megapixel. Le versioni a scatto multiplo di questi dorsi offrono inoltre ai fotografi di still life un migliore riconoscimento dei dettagli e dei colori così come la completa assenza di effetto moiré. UN INVESTIMENTO SENZA RISCHI Queste potenzialità mostrano ciò che il sistema V ha ancora da offrire. Hasselblad aveva tutte le ragioni di voler affiancare all’assodato sistema V la serie H più moderna con le sue molteplici funzioni in automatico e le sue componenti attentamente armonizzate per ottimizzare ancora una volta la qualità dell’immagine. Tuttavia il sistema V ha da offrire alquante qualità: si è comprovato ed è maturato per decenni. La serie H potrà raggiungere l’eccellente qualità delle fotocamere e degli obiettivi ed il particolare fascino del formato d’immagine quadrato, ma per molti sostenitori del sistema V non potrà superarne le sue caratteristiche. L’enorme diffusione del sistema V non è un caso ma piuttosto la conferma dei suoi punti di forza. 3 Il continuo successo del sistema V parla da solo, le quote di vendita si sono stabilizzate dopo il crollo avvenuto al sorgere dell’era digitale. Già questo garantisce il fatto che il sistema V sopravviverà a lungo termine, inoltre Hasselblad non vuole comunque trascurare i suoi numerosi clienti. “Planet V”, uno spazio esclusivo per il sistema V sul sito aziendale (www.hasselblad.com/planet-v), è già un passo in questa direzione. Una Hasselblad ha sempre rappresentato un investimento a lungo termine con prospettive nel futuro e l’azienda ha lavorato sodo per continuare questa tradizione nell’ era digitale. Il sistema V è stato già testimone di alcune rivoluzioni fotografiche e non ha ragioni di temere quella digitale poiché vi partecipa attivamente. MONDI V DIGITALI La gamma della fotografia V digitale spazia dalle immagini di paesaggio alla moda e al beauty. I fotografi Jan Grahn e Thomas Knieps mostrano nelle seguenti pagine quali estremi si possono raggiungere oggi con questo sistema di fotocamera. Jan Grahn. Il biologo nato nel 1930 in Svezia è un appassionato fotografo di paesaggi: “Da 50 anni fotografo con macchine Hasselblad, da poco con un dorso digitale CFV. È un vantaggio essere in grado di vedere il soggetto e la ripresa direttamente in concomitanza; in questo modo ho la straordinaria possi bilità di trovare il giusto modo di scattare la fotografia ambita.” Thomas Knieps. Nato in Germania nel 1971, è un famoso fotografo di beauty e moda: “Apprezzo molto la combinazione tra i migliori obiettivi e un chip di pregio. I dati possono essere facilmente elaborati grazie alle loro dimensioni, un fattore molto importante soprattutto nelle produzioni di cataloghi per garantire un flusso di lavoro ideale. I dati non sono molto più grossi di quelli delle fotocamere SLR, la loro qualità è tuttavia decisamente maggiore.” Modelle: Svea/Megamodelagency, Nadine/Megamodelagency, Marie Chardin/ MD Management; Trucco: Diana Galante/Top Agence; Acconciature: Michael Geihe; Post produzione: Kickbull www.thomasknieps.de www.hasselblad.com/planet-v 2/2007 23455_VIC207_IT_2229_T_V.indd 24 21.08.2007 20:07:55 Uhr 2/2007 23455_VIC207_IT_2229_T_V.indd 25 25 21.08.2007 20:08:19 Uhr TECNICA IL SISTEMA V 26 2/2007 23455_VIC207_IT_2229_T_V.indd 26 28.08.2007 7:03:24 Uhr 2/2007 23455_VIC207_IT_2229_T_V.indd 27 27 21.08.2007 20:09:00 Uhr TECNICA IL SISTEMA V 28 2/2007 23455_VIC207_IT_2229_T_V.indd 28 21.08.2007 20:09:20 Uhr 2/2007 23455_VIC207_IT_2229_T_V.indd 29 29 21.08.2007 20:09:44 Uhr TECNOLOGIA SOFTWARE DI WORKFLOW IL CARDINE DELLA QUALITÀ La soluzione FlexColor di Hasselblad è un must se si desidera raggiungere la migliore qualità di immagine possibile con uno scatto. Questo software permette ai possessori di fotocamere di fascia alta di avvalersi appieno delle esperienze del produttore. Dopo l’introduzione di applicazioni basate sul formato DNG come Aperture e Lightroom, ci si chiede per quale motivo i produttori di fotocamere high-end offrano ancora software proprietari per l’elaborazione delle immagini. Perché gli altri produttori non sono ancora in grado di garantire la stessa qualità d’immagine senza compromessi? I sistemi proprietari si basano su esperienze raccolte nell’arco di decenni e su tecnologie ottimizzate incessantemente; solo il progettista ha il know-how necessario per fornire l’alta qualità di immagine auspicata. Un moderno sistema di fotocamera consiste di componenti quali il meccanismo dell’otturatore, l’elettronica, il sensore e gli obiettivi; per ottenere la massima qualità con un tale sistema è necessario disporre di nozioni dettagliate riguardo alla soppressione del rumore termico, alla tecnologia dei colori e alle opzioni di correzione della minima aberrazione ottica (v. pagine 34-39). Inoltre tutte le componenti devono interagire per ottimizzare i dati dei più grandi sensori da 39 megapixel impiegati per scopi professionali. L’impiego di un software di un altro produttore escluderebbe i fotografi da tecnologie cardinali che solo Hasselblad offre, come la NCS (Natural Color Solution) e la DAC (Digital Auto Correction). È pur vero che molte fotocamere digitali sono in grado di creare immagini senza software aggiuntivi; a grandi linee in una classica DSLR avvengono simili processi di elaborazione così come si è descritto per il flusso di lavoro RAW. Tuttavia è impossibile gestire tutto ciò in tempo reale nel caso di una fotocamera high-end con più di 30 megapixel. Se si considera il numero dei pixel e la complessità degli algoritmi senza i quali non si potrebbe raggiungere la qualità auspicata, è necessario compiere un ulteriore passo a livello di 30 elaborazione su un computer esterno. La fotocamera e il computer si dividono in questo caso i compiti: la prima salva tutti i dati e i metadati che possono risultare utili in un secondo momento in un file RAW mentre il computer si occupa di tutti i calcoli per realizzare una foto perfetta sulla base dei dati grezzi. I VANTAGGI DEL FLUSSO DI LAVORO DI HASSELBLAD Questo è il compito del software FlexColor di Hasselblad. All’interno del computer avvengono complessi processi di elaborazione: NCS per la corretta riproduzione dei colori in tutte le condizioni e DAC per la correzione dell’aberrazione croma- tica e ottica e della vignettatura. FlexColor è responsabile inoltre della soppressione del rumore termico, in particolare per fotografie con valori ISO alti e tempi di esposizione lunghi. Le recenti ottimizzazioni raddoppiano il valore ISO massimo e permettono di prolungare il tempo di esposizione fino a 64 secondi. Le fotocamere digitali ed il software Hasselblad catturano molti metadati tra cui i dati dell’architettura di “Instant Approval”, quelli necessari per la correzione automatica digitale, facoltativamente i dati GPS e lo spazio necessario per altri dati che potrebbero venire richiesti successivamente. Questi vengono salvati all’interno dei file RAW; così il fotografo ha la possibilità di usufruire in un secondo tempo delle ottimizzazioni del software. Tutte le fotografie realizzate con una H3D possono così avvalersi dei tre livelli di correzione automatica digitale, anche se questi non erano ancora disponibili nel momento in cui venne presentata la fotocamera. Siccome tutte le informazioni necessarie sono state salvate sin dall’inizio nei file RAW, adesso le si può utilizzare per immagini ancora più perfette. Solitamente al termine di una conversione RAW si ottiene un file TIFF che può essere elaborato con Photoshop ed altri programmi di elaborazione d’immagine. Invece di prendere la scorciatoia di Photoshop con il file RAW per ovviare a possibili difetti dell’immagine, è molto più efficace sfruttare direttamente le funzioni del convertitore RAW. Con un altro software risulterebbe infatti molto più difficile cercare di imitare le correzioni effettuate automaticamente da FlexColor. FLEXCOLOR: LE ALTERNATIVE Una domanda importante che si pongono i fotografi Hasselblad è se si possono elaborare i file H3D anche con altri convertitori RAW. Attualmente la risposta è no dal momento che i produttori esterni non dispongono né dell’architettura adatta all’utilizzo di ulteriori informazioni cromatiche né delle informazioni per la correzione automatica digitale. Esiste oggi la limitata alternativa di creare file DNG direttamente dalla finestra di import di FlexColor che può essere poi utilizzata anche in altro modo. Tuttavia alcuni settori della correzione automatica digitale, la Natural Color Solution e il nuovo strumento anti-effetto-moiré non vengono utilizzati e il fotografo perde una parte della possibile qualità d’immagine. FLEXCOLOR OGGI Il software FlexColor di Hasselblad che è stato continuamente ottimizzato e perfezionato negli ultimi sette anni, è considerato oggi tra i più efficienti nel mondo dell’elaborazione digitale d’immagine ed offre un’ampia gamma di possibilità per l’acquisizione e l’elaborazione dell’immagine. Oltre ai dati grezzi il software FlexColor utilizza e gestisce tutti i dati salvati nel file RAW come l’anteprima per l’export rapido, i metadati per la gestione dell’immagine e un protocollo che salva e traduce in modo coerente tutte le sequenze di lavoro e le impostazioni per ogni operazione di export dell’immagine. FlexColor è efficace anche durante il lavoro in studio dove la fotocamera è collegata via cavo al computer ed offre al fotografo strumenti di controllo come il densitometro e le pipette dei colori con le quali si può correggere l’esposizione. GLI SVILUPPI FUTURI Minimi dettagli al margine di risoluzione anche di un sensore da 39 megapixel possono determinare strutture moiré colorate difficili da eliminare Il nuovo strumento anti-effettomoiré di FlexColor identifica tali artefatti con i colori dell’arcobaleno e li elimina senza pregiudicare la risoluzione La conversione RAW è solo una parte del processo di lavoro fotografico. Da quando i produttori di software hanno riconosciuto che i fotografi sono clienti con particolari desideri e bisogni diversi da quelli di un grafico, hanno introdotto soluzioni software che coprono tutte le fasi di lavoro, dall’acquisizione, all’import e alla visualizzazione delle fotografie fino alla loro presentazione, all’archiviazione ed all’export. Nel settore software Hasselblad punta attualmente a garantire un’alta qualità senza compromessi per mezzo di processi di elaborazione ottimizzati, a partire dalla propria dimestichezza con tutti gli aspetti della progettazione delle fotocamere e degli obiettivi che si traduce in algoritmi intelligenti messi in atto da una CPU efficiente. Hasselblad può impiegare notevoli nozioni ed esperienze per sviluppare un software per il flusso di lavoro in grado di soddisfare le esigenze dei fotografi professionisti. Il 2/2007 23455_VIC207_IT_3033_T_Software.30 30 28.08.2007 7:06:56 Uhr 23455_VICTOR_S31_Anz_Epson.indd 31 21.08.2007 16:06:38 Uhr TECNOLOGIA SOFTWARE DI WORKFLOW Le immagini esportate in formato TIFF si possono aprire con Photoshop, se fosse poi necessario considerando le funzionalità già offerte dal software di Hasselblad Le immagini possono essere esportate anche in formato DNG attraverso il quale si può tentare una conversione RAW con altre applicazioni, perlopiù con risultati mediocri Il nuovo software di flusso di lavoro utilizza lo standard IPTC per attribuire i metadati alle immagini facilitando lo scambio con altri prodotti software (sopra) Si ha la possibilità di configurare l’interfaccia utente per mettere a confronto due immagini … successore di FlexColor di cui si parla è in fase di sviluppo ma dovrebbe essere introdotto all’inizio del 2008. UN’OCCHIATA NEL LABORATORIO HASSELBLAD Gli screenshot di queste pagine provengono da una versione precedente del programma. Verranno apportate ulteriori modifiche prima di arrivare al prodotto finale ma già ora si può vedere in che direzione ci si muove: l’interfaccia dell’utente può essere configurata in modo flessibile e il layout degli elementi funzionali può essere impostato su particolari compiti, come l’acquisizione, la visualizzazione, l’elaborazione e l’export. Gli elementi di controllo e di visione supportano in modo ottimale le rispettive fasi di lavoro. Oltre al piano di lavoro riordinato il successore di FlexColor disporrà anche di opzioni flessibili per l’organizzazione dei file adatte a gestire meglio i grossi archivi di immagini. Una delle nuove proprietà più importanti è un efficace strumento per l’eliminazione dell’effetto moiré in grado di ovviare alle fastidiose strutture cromatiche senza pregiudicare troppo la rappresentazione dei dettagli. La gestione della fotocame- NUOVI TRUCCHI PER L’H3D FlexColor è responsabile anche dell’attualizzazione del firmware della fotocamera. La nuova versione firmware 4.8 mette a disposizione numerose nuove funzionalità per i modelli H3D. Per prima cosa tutti i modelli vengono dotati di un ulteriore livello di sensibilità, l’H3D-31 arriva a 1600 ISO, mentre l’H3D-22 e -39 a 800 ISO. Il massimo tempo di esposizione è di 64 secondi. L’ultra focus 32 … oppure di nascondere tutti gli elementi che distolgono l’attenzione dall’immagine ra tramite computer più semplice e al tempo stesso più efficiente. Nella gestione dei metadati, come ad esempio i descrittori e le informazioni relative al copyright, Hasselblad si attiene al IPTC Core-Metadata-Concept che garantisce il salvataggio dei metadati a prescindere dal programma. Il nuovo software non intende diventare una soluzione isolata bensì inserirsi all’interno di processi di lavoro accreditati come punto di partenza nodale per tutti i compiti legati alla fotografia digitale. In autunno è previsto un beta testing pubblico del nuovo software che offre a tutti i clienti Hasselblad la possibilità di influire anticipatamente migliora il comando dell’autofocus; viene inoltre preso in considerazione l’influsso del vetrino di protezione del sensore d’immagine e viene corretta l’impostazione della distanza in base al diaframma per compensare uno spostamento del fuoco durante la chiusura del diaframma. Questi provvedimenti contribuiscono ad un’impostazione della messa a fuoco più precisa. Grazie alla nuova funzione Mirror Delay per l’H3D vengono represse anche le minime scosse che possono essere causate dal movimento dello specchio. sull’ulteriore sviluppo del programma per mezzo di apprezzamenti e critiche, comunicazioni e proposte di migliorie. I possessori di una fotocamera digitale Hasselblad potranno avvalersi di un programma per la conversione e la gestione delle loro fotografie più flessibile e più semplice da gestire che farà risparmiare del tempo da utilizzare preferibilmente per elaborazioni più sofisticate oppure per ciò che Hasselblad rappresenta: fotografia professionale con macchine fotografiche professionali. Per maggiori informazioni: www.hasselblad.com Un rallentamento regolabile di solitamente 50 millesimi di secondo tra il sollevamento dello specchio e l’apertura dell’otturatore permette di attenuare efficacemente le vibrazioni. Questo accorgimento si nota soprattutto quando la fotocamera viene montata su un treppiede o quando si utilizza un teleobiettivo. 2/2007 23455_VIC207_IT_3033_T_Software.32 32 28.08.2007 9:27:33 Uhr 23455_Wacom_S33.indd 33 21.08.2007 16:07:21 Uhr STAR QUALITY 34 2/2007 23455_VIC207_IT_3439_T_Star.indd34 34 21.08.2007 20:15:54 Uhr La giornata del fotografo è piena di sfide che la fotocamera deve affrontare: condizioni di luce indomabili, minuscoli dettagli anche in formati di immagini grandi e colori diversi, allo stesso modo difficili da riprodurre. La Star Quality di Hasselblad è in grado di tenere testa a queste sfide 23455_VIC207_IT_3439_T_Star.indd35 35 21.08.2007 20:16:26 Uhr TECNICA STAR QUALITY Il concetto di Star Quality di Hasselblad comprende alcuni ambiti chiave della progettazione delle fotocamere concatenati tra loro come pezzi di un puzzle che, se risolto, porta ad un’alta qualità dell’immagine senza paragoni. La qualità viene veramente a galla quando si lavora con la luce a disposizione invece che con quella in studio. DI MICHAEL J. HUSSMANN FOTO: JÜRGEN HOLZENLEUCHTER Styling: Heidi Plaetz ([email protected]) Acconciature & trucco: Henriette Höft/ m4motion; Assistenza fot.: Andreas Möricke Modelle: Maxi/Seeds, Irina, Sofia/Izaio, Sara e Dinah/Viva; Un ringraziamento particolare a Falke KG e WOLFORD Deutschland Un’alta qualità dell’immagine senza compromessi è ciò che si aspettano i clienti da un fotografo ed è ciò che si aspetta un fotografo dalla sua fotocamera. Per i fotografi qualità dell’ immagine significa non doversi giustificare nel momento in cui i risultati non corrispondono alle aspettative e agli accordi. In studio, dove si ha il controllo della luce e delle altre condizioni di ripresa, la fotocamera non può tradire il fotografo. Si dà per scontata un’alta qualità dell’immagine e si parte dal presupposto che non ci siano errori che distolgono l’attenzione dal soggetto. Ma con fotografia high-end si intende realizzare risultati unici al di là di condizioni ideali. La qualità dei risultati si dimostra nel momento in cui si deve lavorare in condizioni non influenzabili, in caso di cattiva luce dove sono richiesti valori ISO più alti rispetto a quelli utilizzati durante il lavoro in studio oppure quando la focale è limitata a causa di spazi stretti. LE DIMENSIONI DELLA QUALITÀ DELL’IMMAGINE (DON’T WORRY – BE HAPPY) La risoluzione non dovrebbe mai rappresentare un problema. Deve bastare sempre a prescindere dal modo in cui viene presentata una fotografia e dal dettaglio scelto. Il fotografo non è sempre in grado di influenzare la luce e non sempre si desidera modificare l’effetto luminoso naturale. Utilizzare il flash dovrebbe rimanere un’opzione e non una necessità; la fotografia “a luce disponibile” richiede valori ISO alti come 400, 800 o addirittura 1600 nel cui caso le inevitabili perdite a livello di intervallo dinamico e di rapporto segnale-rumore (SNR) dovrebbero rimanere minime. I colori devono essere riprodotti in modo esatto in tutte le condizioni di luce, in base all’incarico in modo soggettivo oppure corretto dal punto di vista colorimetrico. Bisogna fare attenzione ai colori critici come le tonalità della carnagione evitando di pregiudicare gli altri colori. Dato che gli obiettivi non sono mai perfetti si dovrebbero correggere gli 36 errori residui come la distorsione, la vignettatura e l’aberrazione cromatica attraverso le procedure digitali. STAR QUALITY Hasselblad ha individuato i settori determinanti che devono essere necessariamente eccellenti dal punto di vista tecnico per tenere testa alla fotografia high-end: • Resolution riguarda il sensore: non basta avere molti pixel, il loro numero è importante tanto quanto l’armonizzazione tra il sensore e l’obiettivo. • Optical Purity riguarda le aberrazioni ottiche degli obiettivi che vengono corrette tramite procedure ottiche e digitali. • Clarity rappresenta l’assenza di rumore termico di una fotografia la cui soppressione non deve andare a discapito della riproduzione dei dettagli. • Natural Color, vale a dire una riproduzione dei colori naturale, può essere realizzata solo prendendo in considerazione modelli matematici, fisiologici e psicologici della percezione umana dei colori. Ciò vale anche per le condizioni in cui è stata scattata una fotografia. • Detail deve essere mantenuto evitando effetti artefatti come moiré, rumore termico o aloni a causa di un’eccessiva messa a fuoco postuma. Si può prendere visione dei risultati raggiunti da Hasselblad riguardo a questi settori al link www.hasselblad. com/products/hasselblad-star-quality. aspx. Le fotografie a 39 megapixel mo- strano le dimensioni della qualità dell’immagine; i dettagli possono essere inoltre ingranditi fino al 100 %. LA GRANDEZZA DEL SENSORE È DETERMINANTE 1 A cavallo tra ottica ed elettronica si trova il CCD, un componente che trasforma i fotoni in elettroni. Sono auspicabili un’alta risoluzione e quindi molti elementi di sensore indipendenti e sensibili alla luce ma a differenza del trend della tecnica digitale il metodo utilizzato non è la miniaturizzazione. Mentre le CPU o i supporti di memoria sempre più integrati sono più potenti rispetto ai loro predecessori, un semplice aumento del numero dei pixel sacrificherebbe l’intervallo dinamico e causerebbe un maggiore rumore termico. A causa della diffrazione della luce (v. pagina 40) un numero maggiore di megapixel non garantirebbe nemmeno una maggiore risoluzione. Sul mercato di massa vale la pena puntare sui numeri grossi. La fotografia high-end richiede invece un approccio equilibrato che tenga presente le quattro mete, talvolta in contrasto tra loro, ovvero la risoluzione, l’intervallo dinamico, la sensibilità e il rapporto segnalerumore. Il CCD della H3D-39 (48x36 mm) offre sufficientemente spazio, 39 milioni di pixel quadrati ad una distanza di 6,8 micron. Anche se il sensore della H3D-31 è più piccolo, i suoi pixel hanno le stesse dimensioni essendo di meno. Entrambi i CCD sono caratterizzati dalla modalità di costruzione “full-frame-transfer” con la quale il fotodiodo che raccoglie i fotoni e crea le cariche elettriche occupa la maggior parte della superficie di un pixel. Sia gli interline-transfer-CCD delle fotocamere digitali compatte che i sensori CMOS hanno un basso “fill factor”, utilizzano cioè una porzione minore della superficie del pixel per raccogliere la luce. MICROLENTI 2 Il sensore della H3D-31 è dotato di uno strato di microlenti; si tratta di piccole lenti convesse che convogliano sul fotodiodo al di sotto del pixel quadrato tutta la luce che lo colpisce. In questo modo il rendimento del CCD (“quantum efficiency”) viene raddoppiato. Purtroppo il tutto dipende ancora di più dall’angolo d’incidenza dei raggi luminosi. Le microlenti sono particolarmente efficienti quando la luce cade perpendicolarmente mentre può accadere che i raggi orizzontali non raggiungano nemmeno il fotodiodo. Dato che l’angolo d’incidenza risulta più piatto ai bordi del sensore, le microlenti devono essere dislocate, e cioè esattamente sopra il fotodiodo vicino al centro del sensore ma sempre più dislocate rispetto a questo punto medio con l’avvicinarsi del pixel al bordo. ELETTRONI PER PIXEL Sia il rapporto segnale-rumore sia l’intervallo dinamico non dipendono tanto dal rendimento, bensì da quanti elettroni un pixel è in grado di 2/2007 23455_VIC207_IT_3439_T_Star.indd36 36 21.08.2007 20:16:54 Uhr A salvare durante l’esposizione. Anche la sua “full-well capacity”, così come la sua sensibilità, è dettata dalle dimensioni del pixel e anche qui più grande è meglio è. Fin tanto che l’otturatore è aperto ogni pixel trasforma i fotoni in elettroni finché le cariche raccolte non raggiungono la portata massima del pixel. Fino a questo punto il numero degli elettroni rispecchia esattamente la quantità di luce. Gli elettroni in eccesso possono addirittura debordare sui pixel adiacenti e causare il cosiddetto blooming; gli attuali CCD sono costruiti in maniera tale che gli elettroni in eccesso vengano deviati. I CCD dei modelli H3D sono in grado di parare ad una sovraesposizione fino a dieci aperture prima di arrivare all’effetto blooming. Per via del brusco passaggio dall’aumento lineare di cariche alla saturazione che avviene sovraesponendo un pixel, il comando di regolazione dell’esposizione dovrebbe optare per valori di diaframma e tempo di otturazione che evitino la saturazione dei pixel nelle luci. B INTERVALLO DINAMICO C E D A Per poter riprodurre sottili dettagli come capelli, ciglia e sopracciglia anche in ingrandimenti di particolari senza effetti a scaletta è necessaria l’alta risoluzione del CCD a 39 megapixel della H3D-39 B L’occhio è molto sensibile ai cambiamenti del colore della pelle, basta poco per farla apparire sciupata. Può tuttavia succedere che l’ottimizzazione dei toni della pelle comprometta la riproduzione degli altri colori C I profili cromatici speciali non si adattano ad ogni ripresa: in questo caso si ottimizzano i delicati toni della pelle o i colori del vestito? Hasselblad offre la soluzione con Natural Color Solution grazie ad un profilo universale D I dettagli nelle zone d’ombra sono spesso vittime del rumore termico, come viene dimostrato qui. I pixel di un sensore grosso raccolgono anche con poca luce abbastanza elettroni per stagliarsi dal rumore termico di fondo E Spesso i dettagli sottili sono opere molto colorate. Ogni pixel del sensore cattura un solo colore e la ricostruzione delle componenti cromatiche mancanti può essere fuorviante per i procedimenti troppo semplici La portata di un pixel definisce il limite massimo di elettroni che si possono contare in modo sensato, ma esiste anche un limite minimo che viene dettato dal rumore termico. Diversi fattori sono responsabili di questo rumore termico; tra questi si trovano anche le differenze individuali che determinano la sensibilità dei pixel oppure la corrente di oscurità che dipende dalla temperatura (elettroni che si muovono a caso attraverso il silicio e lasciano nei pixel piccole cariche di varie grandezze). Questo rumore termico manipola il numero di elettroni e per far sì che i dettagli nelle zone d’ombra rimangano visibili bisogna derivare dai fotoni elettroni a sufficienza per evitare il rumore termico di base. Il limite minimo e massimo del numero utilizzabile di elettroni determina l’intervallo dinamico del CCD: è questo infatti il rapporto tra il limite di riempimento di un pixel e il livello medio di rumore termico. DA ANALOGICO A DIGITALE Al termine dell’esposizione dopo che ogni carica raccolta in ogni pixel è stata catturata dal CCD ed è stata trasformata in tensione elettrica, ci si trova ancora nel mondo analogico. È vero che la carica elettrica è composta da elet- 2/2007 23455_VIC207_IT_3439_T_Star.indd37 37 37 21.08.2007 20:17:31 Uhr TECNICA STAR QUALITY STAR QUALITY IN BREVE 1 È LA GRANDEZZA CHE FA LA DIFFERENZA (E ANCHE LE MICROLENTI) I grandi pixel di sensore non solo raccolgono più luce, ma salvano anche più elettroni, in particolare rispetto allo stesso forte rumore termico di pixel più grossi e più piccoli. Le microlenti aumentano il rendimento e il valore iso ma non l’intervallo dinamico e il SNR Fotoni Fotodiodo Portata massima Elettroni Rumore ottico Pixel piccolo Pixel grande troni contabili e per questo non è una grandezza continua, tuttavia gli elettroni non sono ancora stati contati. Questo compito spetta ad un trasformatore analogico-digitale che confronta la tensione di ogni pixel con una scala di livelli di tensione ed emette il numero del livello che si avvicina al massimo alla tensione di entrata. A partire da qui tutti gli altri passi di elaborazione sono digitali. Pixel grande con microlente VALORI ISO ALTI E BASSI 2 DIPENDE DALL’ANGOLO Nonostante l’impiego di microlenti la sensibilità del sensore della H3D-31 dipende solo marginalmente dall’angolo di incidenza dei raggi luminosi. Partendo dal centro e andando verso il bordo le microlenti sono sempre più rivolte verso il centro e quindi sul punto in cui arriva la maggior parte della luce Angolo d’incidenza 1.1 1.0 0.9 Efficienza quantica 0.8 0.7 0.6 0.5 0.4 0.3 0.2 0.1 0.0 -30 3 -25 20 -15 -10 -5 0 5 10 15 20 25 30 VANTAGGIOSO PER LE LUCI, SCONVENIENTE PER IL RUMORE TERMICO La H3D opta per una leggera sottoesposizione per lasciare spazio alle luci (sinistra). L’elaborazione dell’immagine intensifica poi i toni medi per aumentarne il contrasto, l’illustrazione delle luci rimane intatta e il rumore termico è limitato alle zone d’ombra (destra) Valore tono Valore tono Luci intaccate Illustrazione delle luci salvata Una leggera sottoesposizione conserva l’illustrazione delle luci Incremento del contrasto dei toni medi Rumore termico Rumore termico Luce 4 Luce COLORI FALSIFICATI Un semplice contrasto bianconero (sinistra) così come viene visto da un ccd con filtri cromatici modello bayer (centro). L’interpolazione dei colori residui tramite i pixel adiacenti produce buoni risultati con superfici monocromatiche ma tra bianco e nero vengono creati dei colori che non dovrebbero comparire (destra) 5 IL MONDO ROSSO, VERDE E BLU DEL CCD In base alle curve di passaggio dei filtri rosso, verde e blu la luce di una particolare lunghezza d’onda viene registrata sotto forma di valori diversi di tono, saturazione e luminosità (il diagramma mostra la caratteristica del sensore della H3D-31). Solo in seguito ad una complessa trasformazione nasce un colore percepito come corretto 0.50 0.45 0.40 0.35 0.30 0.25 0.20 0.15 0.10 0.05 0.00 400 38 450 500 550 600 650 700 Lunghezza d’onda (nm) Può sorprendere il fatto che sia i sensori grossi sia quelli piccoli abbiano all’incirca la stessa sensibilità, solitamente tra 50 e 100 ISO. I sensori più grandi con pixel più grossi trasformano la luce in elettroni con un maggiore rendimento; il valore ISO tuttavia non dipende solo dall’indice con il quale vengono prodotti gli elettroni, bensì anche dalla portata massima. I pixel più grossi producono più elettroni ma sono necessari anche più elettroni per sfruttare al massimo la loro portata. Hanno perciò bisogno di più elettroni per un’esposizione ottimale che sfrutti al massimo l’intervallo dinamico. L’incremento a livello di rendimento e l’incremento di portata massima si neutralizzano a vicenda e così il valore ISO rimane lo stesso. Il fatto che l’H3D-31 sia dotata di una sensibilità doppia rispetto alla H3D-39 dipende dall’impiego di microlenti che migliorano il rendimento e non la portata massima. Ogni sensore ha una sensibilità di base che corrisponde solitamente, ma non sempre, al più basso valore ISO disponibile. Questa impostazione ISO porta ad un’esposizione ottimale che sfrutta completamente l’intervallo dinamico disponibile. Se si aumenta il valore ISO il sensore viene sottoesposto. A livello di fotografia all’alogenuro d’argento ciò assomiglia alla pratica di sottoesporre appositamente una pellicola con una sensibilità minore invece di utilizzare una pellicola molto sensibile per poi aumentarne la sensibilità attraverso un trattamento spinto. Ad ogni raddoppiamento del valore ISO si riduce l’intervallo dinamico di un’apertura poiché vengono utilizzate frazioni sempre più piccole della portata massima completa. Al tempo stesso il rumore termico rimane allo stesso livello mentre un segnale più debole rispetto al rumore termico ad intensità costante si traduce in un peggioramento del rumore di segnale. Per compensare la sottoesposizione voluta la fotocamera potrebbe amplificare la tensione proveniente dal sensore, ma così facendo si intensificherebbe anche il rumore termico. L’amplificatore potrebbe creare ancora più rumore. Se la risoluzione del convertitore analogico-digitale corrisponde all’intervallo dinamico del sensore è più facile amplificare il segnale digitale moltiplicandolo per 2, 4, 8, o 16 ed è proprio ciò che fanno le H3D. ESCLUSIONE DI SNR – FOTOCAMERA 3 Per poter godere di una buona qualità dell’ immagine anche con 800 o 1600 ISO, il sensore deve prima di tutto produrre poco rumore nella sua sensibilità di base e disporre di un grosso intervallo dinamico. In questo modo si crea la base per ottenere un buon comportamento a livello di SNR con alti valori ISO, ma il discorso non finisce qui. Il rumore termico non deve essere visto come un fattore irreversibile; se si conosce la sua caratteristica si hanno delle ottime probabilità di sopprimerlo efficacemente. La lotta contro il rumore termico è un’impresa strategica ed inizia prima che si apra l’otturatore. L’H3D opta per un valore d’esposizione conservativo che lascia un margine di tolleranza verso l’alto per la conservazione dell’illustrazione delle luci. Dopo l’esposizione vengono accentuate le tonalità medie per intensificare il contrasto; le zone in ombra, particolarmente soggette al rumore termico, rimangono intatte. Il rumore termico è per natura casuale ma anche questo sottostà ad alcune regole che si possono utilizzare per filtrare almeno una parte del rumore senza intaccare i dettagli dell’immagine. I pixel del sensore non sono tutti uguali, esistono piccole differenze di sensibilità che portano a discrepanze rispetto al valore nominale. A causa delle differenze di trasparenza dei filtri rosso, verde e blu i pixel che catturano il verde hanno un rendimento maggiore rispetto a quelli del rosso; i pixel che catturano il blu hanno il minor rendimento. In parte queste divergenze sono casuali, ciononostante sono sempre le stesse. Una calibratura del sensore prende in considerazione il modello costante del rumore termico; non appena si identifica il modello lo si può calcolare tramite i dati dell’immagine. Altri tipi di rumore non presentano un modello spaziale concreto, ma cambiano solo lentamente. Una 2/2007 23455_VIC207_IT_3439_T_Star.indd38 38 21.08.2007 20:17:54 Uhr “dark frame” ripresa con un otturatore chiuso rappresenta il rumore termico di un’immagine scattata poco prima che si può a sua volta sottrarre a quest’ultima per poterlo rimuovere. ESCLUSIONE DI SNR – FLEXCOLOR Il calcolo di altri filtri digitali di rumore ottico all’interno della fotocamera dura troppo ed è per questo che Hasselblad ha delegato questo compito al convertitore di RAW FlexColor. Per la conversione RAW viene applicata una serie di filtri ai dati del sensore che identificano tipi particolari di rumore termico, distinguibili per la loro frequenza spaziale e per la loro intensità; nel caso di fini dettagli con poco contrasto nelle zone d’ombra si tratta di un rumore termico che si può facilmente escludere. Dopo la demosaicizzazione che ricostruisce le componenti RGB complete per mezzo dei pixel che contengono ognuno un colore primario si possono distinguere due tipi di rumore termico: quello di luminosità e quello di colore. Il primo, che consiste in divergenze casuali dal valore del tono, rimane discreto, talvolta è difficile distinguerlo da una vera struttura superficiale. Il secondo tipo è più vistoso e fastidioso poiché l’occhio reagisce maggiormente alle differenze cromatiche rispetto a quelle luminose. Fortunatamente l’occhio umano dissipa peggio i contrasti cromatici rispetto a quelli di luminosità. Un rumore termico cromatico fine può essere eliminato attraverso una sfocatura senza pregiudicare visibilmente la risoluzione e la nitidezza. Ciò è possibile trasformando i dati RGB nello spazio di colore YCC all’interno del quale i dati di luminosità e colore sono divisi in canali diversi e possono essere elaborati separatamente. Utilizzando il convertitore RAW l’utente controlla i complessi procedimenti di soppressione del rumore termico e li può giostrare in maniera finalizzata. Il vero confine tra rumore termico e veri dettagli dell’immagine è molto sottile ed il risultato può essere migliorato selezionando manualmente i parametri. CORREZIONE DIGITALE Le lenti sferiche non hanno ancora raggiunto la perfezione e nonostante il fatto che Hasselblad si sia impegnata molto per correg- gere le diverse aberrazioni ottiche può succedere che la correzione di alcuni difetti rimanga incompleta. La fotografia digitale offre però la possibilità di continuare la correzione con soluzioni algoritmiche là dove i procedimenti ottici gettano la spugna. La Digital Auto Correction (DAC) di Hasselblad compensa le residue aberrazioni cromatiche, le distorsioni e le vignettature con le sue tre componenti. Il modello matematico per lo sviluppo e l’ottimizzazione degli obiettivi del sistema H viene utilizzato anche per prevedere aberrazioni cromatiche residue in tutte le condizioni possibili. Tutti i parametri essenziali di ripresa sono memorizzati nel file RAW; FlexColor li utilizza come indici in una tabella composta da fattori di correzione precalcolati. La correzione vera e propria può diventare molto complessa e richiede spesso spostamenti più consistenti di pixel di varie posizioni. La diversa distorsione nei tre canali RGB dovuta all’aberrazione cromatica (v. VICTOR 1/2006, pagine 28-31) viene descritta attraverso un polinomio di quinto grado; per la distorsione a barile o a puntaspilli così come per la vignettatura esistono modelli analogamente complessi. I COLORI GIUSTI IN PICCOLO 4 I dati grezzi del sensore disegnano un mosaico regolare composto da pixel rossi, verdi e blu. Analogamente alla vista dell’uomo, i filtri cromatici secondo il modello ideato da Bryce E. Bayer catturano il 50% dei pixel verdi, il 25% del rosso e il 25% del blu. Ad ogni pixel mancano quindi due terzi per completare un blocco di dati RGB; la ricostruzione dei colori residui tramite interpolazione dai pixel adiacenti viene definita demosaicizzazione. Dato che la maggior parte delle informazioni cromatiche deve essere indovinata la ricostruzione può differire molto dal risultato corretto. Una semplice interpolazione decorerebbe le strutture a forti contrasti con aloni multicolori e ciò andrebbe a discapito dei settori dell’immagine con dettagli sottili. L’immagine mostrerebbe artefatti moiré al posto dei veri dettagli nel caso in cui le strutture esigano troppo dalla risoluzione del sensore. Per evitare l’effetto moiré le soluzioni classiche sacrificano la risoluzione ottica o cromatica. Ad esempio si potrebbe rinunciare ad un’alta risoluzione ottica delle sfu- mature cromatiche calcolando la tonalità cromatica di ogni pixel da un quadrato di 2x2 pixel dai quali risulta un blocco completo di dati RGB. Oppure nel dubbio si potrebbe evitare completamente un particolare tono cromatico riducendo la saturazione cromatica del pixel in questione, se necessario fino a zero, partendo dal presupposto che è sempre meglio prediligere il grigio rispetto ad un tono cromatico sbagliato. Per ottenere risultati migliori bisogna rifarsi alle conoscenze riguardo ai tipici dettagli d’immagine ed analizzare un numero maggiore di pixel adiacenti. Una riga di pixel verdi e blu alternati potrebbe derivare ad esempio da una serie di piccoli punti verdi e blu e ciò corrisponderebbe al modello dei pixel di sensore che catturano questi colori, un evento piuttosto improbabile. Una linea bianca potrebbe essere la spiegazione dei dati del sensore e dal momento che questa interpretazione non esige altre spiegazioni è molto più probabile e quindi da prediligere. Nel modello Bayer il reticolo dei pixel che catturano il rosso è spostato di un pixel verso destra e verso il basso rispetto al blu. Si potrebbe perciò supporre che i cambiamenti a livello di luminosità nel canale del blu avvengano sempre di un pixel verso destra e verso il basso rispetto a quelli del rosso. Solitamente però i cambiamenti avvengono in maniera correlata nei tre canali cromatici poiché la maggior parte dei toni cromatici è una miscela di due o tre colori e quasi sempre un cambiamento a livello di luminosità coinvolge più di un canale. Per questo motivo i decorsi di luminosità nel canale rosso e blu devono essere calibrati nuovamente, preferibilmente in base a quelli del canale verde con la sua maggiore risoluzione. Gli algoritmi intelligenti di demosaicizzazione richiedono prestazioni più alte dalla CPU rispetto a quelle che il processore di una fotocamera, solitamente alimentata a batteria, è in grado di offrire. Come per la soppressione del rumore termico, questo compito può essere eseguito dal software FlexColor di Hasselblad. I COLORI GIUSTI IN GRANDE 5 La completa ricostruzione dei dati RGB è solo un primo passo verso colori che sono oggettivamente corretti o che vengono percepiti in modo tale. I valori RGB interpolati dai dati del CCD sono ancora dei punti in uno spazio di colore che dipende dall’apparecchio e assomigliano alla lontana ai veri colori. Quali valori RGB di luce di una particolare lunghezza d’onda vengono prodotti dipende dalle curve di passaggio dei tre tipi di filtri cromatici e a questo scopo il sensore deve venire calibrato. Dopo che le peculiarità dei filtri cromatici sono state neutralizzate i valori RGB continuano a dipendere dalla sorgente di luce: il colore della luce riflessa da un oggetto dipende sia dalla temperatura del colore della sorgente sia dal colore dell’oggetto. Appena la temperatura del colore viene regolata attraverso una compensazione automatica o manuale del bianco, nella fotocamera o nel convertitore RAW, si possono finalmente trasformare i dati RGB in uno spazio di colore svincolato dall’apparecchio. Si tratta dei colori che FlexColor genera nel “reproduction mode”. Questo riproduce i colori in modo esatto così come li si predilige per la riproduzione della pittura. Riprodurre i colori in modo che vengano percepiti armonicamente è un altro paio di maniche: l’osservatore medio ha una percezione personale del colore della carnagione e del fogliame. La soluzione tipica al problema di rappresentare i colori in modo soggettivamente “corretto” è quella di creare diversi profili per diversi tipi di soggetti, ad esempio un profilo per toni di carnagione ottimali, un altro per la migliore riproduzione di prodotti industriali e un terzo per la rappresentazione corretta delle piante. Purtroppo è difficile catalogare così precisamente questi compiti fotografici, cosa si fa quando in una fotografia compaiono persone e piante? Si potrebbe scegliere un profilo generico come alternativa ma i profili generici rappresentano sempre un compromesso, non fanno nulla di sbagliato ma nemmeno qualcosa di veramente giusto. Con “Natural Color Solution” (NSC) Hasselblad ha cercato un profilo universale che esonera il fotografo dal dover scegliere forzatamente un profilo ottimizzato per particolari soggetti ma che al tempo stesso evita i compromessi tipici dei profili generici. I profili trasformano uno spazio di colore in un altro ed ottimizzano in modo differente diversi colori. Le basi tecniche di queste ottimizzazioni sono molto complesse. Uno spazio di colore può essere paragonato ad una tavolozza di colori dipinti su una struttura di gomma. Per modificare la riproduzione di un solo colore si dovrebbe tirare il campo cromatico relativo nella direzione desiderata ma al contempo si altererebbero involontariamente anche i campi vicini. Se si ottimizzasse prima di tutto la riproduzione dei toni della carnagione per poi dedicarsi ai colori del fogliame delle piante si potrebbero cancellare le ottimizzazioni apportate ai toni della carnagione. Se poi si tirassero troppo i campi di colore in direzione opposta, la metaforica struttura in gomma si romperebbe prima o poi e ciò porterebbe ad una interruzione nel campo del colore; colori simili verrebbero riprodotti in modo completamente diverso e i tenui decorsi cromatici verrebbero rovinati. Il profilo universale di Hasselblad iniziò con una prima approssimazione che tenne presente le nozioni legate alla percezione umana dei colori. Hasselblad ha poi affinato questa prima versione integrando i risultati degli esperimenti di fotografi esperti che analizzarono la riproduzione dei toni della carnagione ed altre parti critiche dello spazio del colore. Il risultato è un profilo che garantisce una riproduzione dei colori uniformemente buona per diversi soggetti nelle più disparate condizioni di illuminazione. L’ultima mossa prevede l’impiego di una curva gamma per adattare il contrasto alla riproduzione del valore del tono della pellicola all’alogenuro d’argento. La complessa elaborazione dei colori che si basa sulla NCS presuppone l’accesso ai parametri realizzabile solo con il formato Hasselblad 3FR e il software FlexColor. Se si trasformano i dati grezzi nel formato Adobe DNG per elaborarli con un convertitore RAW di un’altra ditta, alcune ottimizzazioni della riproduzione dei colori e della correzione delle aberrazioni ottiche vengono respinte. Hasselblad collabora con Adobe ed Apple per creare una soluzione per le versioni future dei loro rispettivi programmi, Lightroom e Aperture. Per maggiori informazioni consultare www.hasselblad.com/products/ hasselblad-star-quality.aspx 2/2007 23455_VIC207_IT_3439_T_Star.indd39 39 39 21.08.2007 20:18:03 Uhr TECNICA METAMATERIALI CONVOGLIARE LA LUCE AD HOC Mentre la fotografia digitale inizia apparentemente a toccare i limiti di ciò che è fattibile fisicamente, un nuovo tipo di materiali nanotecnologici promette di avvicinarsi ad un traguardo a prima vista irraggiungibile per i progettisti di ottiche: la lente perfetta. DI MICHAEL J. HUSSMANN ILLUSTRAZIONE: CLAUS PETER DUDEK La semplice lente sferica è soggetta a molteplici errori di rappresentazione. Nel corso degli anni i progettisti di obiettivi hanno tuttavia imparato a gestire le sue imperfezioni. Elementi di forma e materiali diversi combinati in modo ingegnoso riducono al minimo la maggior parte delle aberrazioni, mentre soluzioni a livello di software come la DAC di Hasselblad contribuiscono fortemente alla correzione dei difetti rimanenti. Tuttavia anche la capacità di definizione del miglior obiettivo viene limitata da una caratteristica fondamentale della luce: la diffrazione. DIFFRAZIONE LIMITATA Le onde luminose hanno la sgra- 1 devole peculiarità di arrivare anche negli angoli dietro ad ogni ostacolo posto sul loro percorso; una parte viene sempre dispersa nelle zone d’ombra. Persino i migliori obiettivi non sono in grado di rimettere a fuoco la luce incidente che ha trapassato il diaframma della fotocamera ed è stata diffratta; appare come un disco sfocato a causa della diffrazione. Più piccolo è il diaframma e più grande è il cosiddetto disco di Airy. Queste limitazioni sono state considerate a lungo come un privilegio: un obbiettivo è a diffrazione limitata quando viene corretto talmente bene che la sua definizione è limitata solo dalla 40 diffrazione. Per lungo tempo si era convinti che un obiettivo a diffrazione limitata fosse in grado di raggiungere una qualità d’immagine talmente elevata come le leggi di natura permettono. Talvolta però anche i migliori obiettivi non bastano. Considerando l’aumento continuo dei valori dei megapixel delle fotocamere digitali compatte la diffrazione è diventata un vero e proprio problema. La capacità di definizione teorica di sensori grandi come un’unghia da 10 o 12 megapixel è sprecata se un obiettivo a diffrazione limitata produce dischi di Airy che persino a diaframma aperto occupano parecchi dei pixel sempre più piccoli. Molte fotocamere compatte a 10 megapixel non hanno una definizione effettiva maggiore rispetto ai loro modelli precedenti con 7 o 8 megapixel. Una sproporzione così estrema tra la definizione del sensore e l’obiettivo si riscontra solo sul mercato di massa delle fotocamere compatte, tuttavia anche i modelli professionali possono risentire della limitazione di definizione effettiva dovuta alla diffrazione. La definizione della Canon EOS-1 Ds Mark II, che vanta la massima definizione attualmente sul mercato con sensore in formato 35 mm, si può diaframmare fino a f11 prima che la definizione ne risenta. Chiudendo ancora di più il diaframma si aumenta la profondità di campo ma si diminuisce la definizione. Se si desidera che il maggiore numero di pixel porti ad una maggiore definizione si devono utilizzare sensori più grandi come il CCD da 48 x 36 mm della H3D-39. UN ALTRO TIPO DI RIFRAZIONE 2 Secondo le leggi dell’ottica a noi note la diffrazione limitata è un parametro assoluto, ma potrebbe esistere un modo per evitarla. Nella tecnica fotografica la rifrazione della luce è responsabile della creazione dell’immagine. Ogni mezzo trasparente, che si tratti di aria, acqua, vetro o vuoto, ha un indice di rifrazione specifico che è in rapporto diretto con la velocità della luce nel rispettivo mezzo: più grande è l’indice di rifrazione e più lentamente si propaga la luce. Nel momento in cui il fascio di luce passa da un mezzo all’altro ed accelera o rallenta, viene rifratto, a meno che non penetri perpendicolarmente nel secondo mezzo e prosegua la sua strada in direzione costante. La legge di Snell definisce l’angolo di rifrazione del fascio di luce: il fascio di luce forma un angolo specifico rispetto alla retta perpendicolare all’interfaccia, la linea divisoria tra i due mezzi, che varia a seconda che l’indice di rifrazione del secondo materiale sia maggiore o minore. La rifrazione della luce è la causa per cui noi possiamo convogliare come desideriamo la luce con una lente appositamente forgiata per concentrare fasci paralleli in un punto focale (o più precisamente in un disco di Airy) e per creare immagini che vengono poi catturate da una pellicola all’alogenuro d’argento e da un sensore. 3 Tutti i materiali presenti in natura e quelli prodotti sinteticamente presentano un indice di rifrazione positivo. Se questo fosse negativo vorrebbe dire che la luce non solo si diffonderebbe più lentamente in questo mezzo, ma anche che andrebbe all’indietro, apparentemente un paradosso. Senza lasciarsi intimorire da ciò il fisico russo Victor Veselago condusse già studi teorici sulla possibilità di realizzare i materiali che chiamò “sinistrorsi”. Egli pronosticò il comportamento di un tale materiale con indice rifrattivo negativo: se un raggio di luce entra in un mezzo sinistrorso, viene sempre rifratto, tuttavia con un angolo negativo. Se si immergesse un oggetto in una sostanza sinistrorsa questo verrebbe non solo apparentemente dislocato, così come nel caso del pesce nell’acqua che sembra trovarsi in un’altra posizione rispetto a quella effettiva a causa della diffrazione della luce, ma bisognerebbe cercarlo nella direzione opposta alla direzio- La nanotecnologia può creare metamateriali con elementi di metallo minuscoli che rifrangono i raggi luminosi in un modo ritenuto finora impossibile 2/2007 23455_VIC207_IT_4041_T_Meta.indd40 40 21.08.2007 20:20:48 Uhr METAMATERIALI IN BREVE ne dello sguardo. Victor Veselago risolse inoltre l’apparente controsenso della luce che viaggia all’indietro. La velocità della luce può essere definita in diversi modi, ad esempio come velocità di fase, vale a dire la velocità con la quale si propagano le creste delle onde luminose. Se si misura la propagazione della luce in questo modo, si nota che la luce in un materiale con indice rifrattivo negativo va effettivamente all’indietro. Tuttavia, fortunamente per ciò che riguarda i propositi della fotografia, è determinante il fatto che l’energia delle onde luminose continui a propagarsi in avanti; in caso contrario l’energia non raggiungerebbe mai il sensore della fotocamera. Per molto tempo le idee di Victor Veselago non vennero prese veramente sul serio, non da ultimo per via del fatto che non esistevano materiali sinistrorsi. L’interesse nei confronti della sua teoria aumentò quando attorno all’anno 2000 diversi scienziati, in particolare John B. Pendry dell’Imperial College di Londra, mostrarono come produrre effettivamente materiali sinistrorsi. A partire da queste scoperte ideò diversi modi per utilizzare in modo sensato tali materiali, come per la costruzione di una lente perfetta, una lente la cui definizione non fosse più soggetta alla diffrazione. METAMATERIA L’esperienza ci insegna che il vetro è una sostanza omogenea: un piccolo pezzo di un blocco di vetro è trasparente tanto quanto il blocco stesso. In realtà il vetro è composto da molecole come ogni materia e le molecole hanno particolari caratteristiche elettriche e magnetiche: se vengono trapassate da onde elettromagnetiche come la luce, le sue componenti elettriche e magnetiche interagiscono con le molecole. La trasparenza del vetro dipende da questa interazione, così come la velocità ridotta della luce e quindi anche la rifrazione della luce. Invece di confidare nella natura che metta a disposizione tali materiali le cui componenti presentino le caratteristiche elettriche e magnetiche desiderate, si potrebbe costruire un tale materiale che presenti sin dall’inizio le componenti confacenti. Un materiale che non è costituito da molecole preesistenti bensì da elementi più grandi, creati appositamente per il rispettivo scopo e che presentano particolari caratteristiche, viene chiamato metamateriale. L’idea di comandare la radiazione elettromagnetica con elementi di forma e dimensioni corrispettive non è nuova come dimostrano le tradizionali antenne per la ricezione di onde radio e televisive. I segnali delle stazioni radio e televisive hanno lunghezze d’onda nell’ordine dei centimetri e metri e le dimensioni degli elementi di queste antenne sono conformi a quest’ordine di grandezza. Le lunghezze d’onda della luce visibile vanno dai 0,4 ai 0,7 micron, vale a dire circa un milione di volte più corte, e le componenti dei metamateriali devono essere ancora più piccole. Creare strutture microscopiche di queste dimensioni sarebbe un capolavoro della nanotecnologia. Per questo motivo i primi studi di fattibilità del 2000 si sono concentrati sulle microonde che sono molto più lunghe. Gli esperimenti condotti alla Duke University a Durham nella Carolina del Nord hanno mostrato che i progetti proposti per i metamateriali, ad esempio strutture a griglia composte rispettivamente da due anelli concentrici troncati in lamina di rame, si comportano esattamente come teorizzato. Ciò ha fatto svanire ogni dubbio riguardo alla possibilità di realizzare materiali sinistrorsi. Da allora sono stati creati metamateriali con lunghezze d’onda sempre più corte; lo scorso gennaio è stato raggiunto il limite di confine tra rosso ed infrarosso. Forse ci vorranno solo pochi anni per dare il via alla produzione di massa di metamateriali con indice rifrattivo negativo per la luce visibile. LA LENTE PERFETTA 4 Nel mondo speculare dei metamateriali sinistrorsi le consuete forme delle lenti si comportano in maniera sorprendente. Una lente convessa fatta di un materiale con indice rifrattivo negativo si comporta come una lente divergente invece che convergente, mentre le lenti concave convergono la luce in un punto focale. Non si tratta però ancora della lente perfetta che si sta ricercando. Il progetto proposto da John B. Pendry non assomiglia per nulla ad una lente, è piuttosto un blocco dotato di superfici pianparallele e non presenta quei difetti di rappresentazione tipici della lente sferica per il semplice motivo che non è una lente sferica poiché non ha superfici curve. Ciononostante è una lente convergente: i fasci di luce che dipartono da un punto davanti alla lente si raggruppano in un primo punto focale nella lente e poi di nuovo in un secondo punto focale al di là di questa. Ciò che però rende questa lente perfetta è il fatto che ovvia al problema delle diffrazione proprio nel luogo in cui questo sorge. L’immagine realizzata con ottiche convenzionali prende in considerazione solamente una delle due componenti della radiazione elettromagnetica, ovvero la cosiddetta zona di Fraunhofer. Questa si espande illimitatamente e può essere convogliata per mezzo di una lente. Ha un raggio di azione illimitato ed è grazie a lei che siamo in grado di vedere la luce di stelle molto lontane da noi. Esiste tuttavia anche il campo vicino la cui potenza diminuisce in modo esponenziale e dal momento che trasporta una parte importante delle informazioni che compongono un’immagine perfetta, nelle ottiche tradizionali si assiste sempre ad una perdita di risoluzione. La lente di Pendry invece accentua il campo vicino, mette a fuoco entrambi le componenti delle onde luminose e cattura ogni dettaglio che andrebbe altrimenti perso per via della diffrazione, persino le strutture sottili di una frazione di lunghezza d’onda, un traguardo che fino ad ora era ritenuto irraggiungibile. Questa perfezione presenta tuttavia alcune caratteristiche poco pratiche: non ha una focale precisa, il punto focale cambia in base alla distanza dal soggetto, la macchina fotografica risulterebbe poco maneggevole se si volessero fotografare soggetti a distanze molto grandi. La lente non può mettere a fuoco su infinito e maggiore è la distanza a cui si trova il soggetto, maggiore deve essere lo spessore della lente. Inoltre è limitata ad una scala d’immagine di 1:1. Se la lente di Pendry potesse essere prodotta in una versione che si adatti alla luce visibile, verrebbe presumibilmente impiegata per la costruzione di scanner o lettori DVD. Per le applicazioni fotografiche non è così idonea a causa della sua limitazione al campo vicino e alla scala d’immagine fissa di 1:1. Il suo contributo per la fotografia non è ad immediata portata di mano ma la sua capacità di catturare i dettagli perduti a causa della diffrazione ha veramente sconvolto alcuni principi assodati riguardo alle limitazioni dei sistemi ottici ed ha aperto nuove porte per lo sviluppo dei sistemi fotografici del futuro. Appena i metamateriali con indice rifrattivo negativo entreranno a far parte del kit di strumenti del progettista di obiettivi, assisteremo a sviluppi rivoluzionari. 1 LIMITI DI DIFFRAZIONE Più piccola è l’apertura del diaframma, più grande è la diffrazione della luce (a sinistra). Invece di un punto compare un disco di airy circondato da anelli concentrici (sotto); anche il miglior obiettivo non può garantire una maggiore messa a fuoco 2 RIFRAZIONE DELLA LUCE: POSITIVA O NEGATIVA L’indice di rifrazione positivo del vetro, dell'acqua o delle plastiche trasparenti fa rallentare la luce e piega i raggi verso la verticale 3 EFFETTI LUMINOSI La rifrazione della luce sulla superficie dell’acqua fa sembrare che il pesce si trovi più lontano rispetto alla sua posizione reale, ovvero alla fine del fascio di luce continuo 4 Nei materiali con indice di rifrazione negativo la luce si sposta all’indietro e i fasci di luce vengono piegati nella direzione opposta Se il pesce nuotasse invece in un metamateriale con indice rifrattivo negativo sarebbe possibile vederlo anche se fosse ancora sotto la barca L’INDICE DI RIFRAZIONE NEGATIVO NELLE LENTI Il mondo capovolto delle lenti con indice rifrattivo negativo: le lenti concave concentrano la luce (sinistra), le lenti convesse la diffondono (destra) Nonostante le superfici pianparallele la lente perfetta ha due fuochi 2/2007 23455_VIC207_IT_4041_T_Meta.indd41 41 41 21.08.2007 20:21:02 Uhr OPERATION FOOD Una sala operatoria è un luogo sterile, è vietato entrarci con alimentari. A chi può venire in mente di organizzare un food-shooting proprio in questo ambiente? Al fotografo danese René Riis che di solito vuol presentare il cibo in modo estremamente appetitoso. Per VICTOR ha deciso di fare la pelle ai frutti di mare crudi con luce fredda e strumenti clinici, in maniera assolutamente sterile s’intende. FOTO: RENÉ RIIS Perfettamente pulito e preparato: il loligo vulgaris riceve un’iniezione (sopra) Gli strumenti chirurgici la stanano: l’ostrea edulis racchiude una perla verde di caviale (destra) 42 2/2007 23455_VIC207_IT_4249_P_Rene_Riis42 42 21.08.2007 20:22:10 Uhr 2/2007 23455_VIC207_IT_4249_P_Rene_Riis43 43 43 21.08.2007 20:22:46 Uhr Salsa Wasabi come agente di contrasto: trapianto di ripieno di caviale mallotus villosus nello zeus faber 44 2/2007 23455_VIC207_IT_4249_P_Rene_Riis44 44 21.08.2007 20:23:15 Uhr 2/2007 23455_VIC207_IT_4249_P_Rene_Riis45 45 45 21.08.2007 20:23:54 Uhr Infusione con aromatizzazione alla phaeophyta, phaeophyta sbollentata (sopra a destra) e ostrea edulis in un manto di massa molecolare di phaeophyta (sotto a destra) 23455_VIC207_IT_4249_P_Rene_Riis46 46 21.08.2007 20:24:21 Uhr 2/2007 23455_VIC207_IT_4249_P_Rene_Riis47 47 47 23.08.2007 19:08:14 Uhr OPERATION FOOD RENÉ RIIS Il fotografo danese René Riis è nato nel 1967 sull’isola Bornholm. Nell’estate del 1986, dopo la maturità, ha lavorato quattro mesi come capocuoco in un ristorante sull’isola Rømø per finanziarsi un giro del mondo. Dal 1988 al 1992, dopo esser tornato in Danimarca, René ha frequentato una scuola di fotografia e poi si è formato presso Kjeld Thomsen. Successivamente ha lavorato due anni in uno studio e dal 1994 al 1999 come assistente per Poul Ib Henriksen. Da allora lavora come libero professionista nei settori food e stilllife a Copenaghen. I suoi lavori sono già stati pubblicati tra l’altro in “Wallpaper”, “Gastro”, “Ud & Se”, “Elle Decoration”/Giappone, “Elle”/Corea, “Precious Magazine” e “EuroMan”. Ha realizzato campagne pubblicitarie per Bonaqua, SAS Royal Hotel, Lego, Ceres Brewery e Arla Food. 48 René Riis è stupito, si trova davanti ad un enorme tavolo di legno sul quale la stilista Kim Porr ha sistemato lucidatissimi strumenti chirurgici: divaricatori, siringhe, forbici, portacotone, seghe chirurgiche, di diverse misure, ma tutti in acciaio inossidabile lucido tirato a specchio. Inoltre ci sono le bottiglie della fleboclisi e le sacche di sangue riempite di coloranti per alimenti, il braccio di sostegno per fleboclisi si trova dietro il tavolo di legno nell’anticamera assolata dello studio “hundert39” ad Amburgo. Con i suoi occhi il fotografo danese René Riis cerca di scorgere tutti i dettagli, sembra un bambino in un negozio di giocattoli; tutto entusiasmato che una sala operatoria e una cucina hanno in comune: entrambe devono essere molto pulite, sterili appunto, alcuni strumenti si assomigliano, è necessario essere molto precisi e sia i chirurghi che i cuochi devono essere creativi. “Voglio essere estremo, ma in un modo molto estetico”, racconta René che dà un’occhiata agli utensili che Kim ha disposto a regola d’arte; Kim ha d’altronde lavorato per cinque anni come scenografa per una serie televisiva tedesca a sfondo medico. René alza lo sguardo quando arriva il food-stylist Jürgen Zimmerstädt che gli porge un grosso pesce San Pietro. “Che meraviglia! Non prende, con le sue mani lunghe e fini, un bisturi, poi un divaricatore, dopodichè tira fuori dall’astuccio una lente d’ ingrandimento. Il fotografo danese lavora da 15 anni nel campo food. Riis racconta che in questo settore si ha a che fare per lo più con clienti conservatori, nel 99% dei casi il cibo da fotografare deve avere un aspetto appetitoso. Per lo shooting di VICTOR ha cercato un approccio estremo e fuori dal comune e così gli è venuta l’idea di combinare il cibo con alcuni strumenti chirurgici. In un primo momento può sembrare fuorviante, ma Riis rimanda a ciò Al homarus gammarus è già stata amputata la prima succulenta chela (sopra); adesso non lo può più salvare nemmeno una siringa di tintura arancione di caviale (foto a destra) Produzione: Fred Baur; Food-stylist: Jürgen Zimmerstädt/Bigoudi; Styling: Kim Porr; Assistente digit.: Janek Grahmann; Assistente in studio: Iren Dymke www.reneriis.com, www.office36.com ho mai fotografato un esemplare di questo genere”, afferma René prendendo un divaricatore dal tavolo e gesticolando sopra il pesce. “Potremmo sezionarlo e tenere aperta la ferita con questo, come se volessimo estrarre qualcosa”, propone René e Jürgen continua: “In questa apertura potrebbe nascondersi qualcosa, una sorpresa”. Un anello d’oro? Una perla? Alla fine optano per il caviale di capelin colorato di verde. Per questo shooting René viene assistito da un food-stylist, ma anche lui è un esperto in cucina e soprattutto nel passato cucinava da solo per molti dei suoi progetti. Dopo la maturità partì con la sua ragazza per guadagnare qualcosa, si presentò come lavapiatti presso un locale per gitanti sull’isola Rømø e fu assunto come capocuoco. Lui e la sua ragazza erano soli in cucina, nel ristorante c’era posto per 100 persone, spesso René doveva preparare parallelamente 40 piatti. “Là ho imparato ad affrontare lo stress”, racconta. I quattro mesi passati a Rømø gli hanno inoltre permesso di terminare la sua formazione fotografica presso un fotografo di food. Già da bambino René si interessava di macchine fotografiche, poiché suo padre era un appassionato fotografo dilettante che trasformava spesso il bagno in una camera oscura. Anche adesso lo studio è completamente oscurato. René e Jürgen hanno appeso al braccio di sostegno per flebo una sacca in cui delle alghe galleggiano in un’infusione verde brillante. René posiziona la fotocamera e fa uno scatto di prova cliccando sul mouse. Corregge la posizione della sacca, rifà un altro scatto di prova e adesso è soddisfatto. Qui il mangiar sano riceve tutto un altro significato. Il team si sta riscaldando, adesso René vuole passare all’attacco contro il pesce San Pietro. Dopo averlo preparato con tampone, bisturi e ossigenazione Jürgen effettua prudentemente un taglio profondo ed apre il filetto con una pinza divaricatrice. Con cautela inizia a decorare l’interno del ventre del pesce con del caviale di capelin colorato con salsa wasabi. René osserva Jürgen e dichiara: “sento già dire il mio vecchio capo ‘Ma che diavolo stai facendo? Sei tutto pazzo’.” Ma proprio la combinazione insolita questa volta fa parte del concetto. Solitamente René realizza degli schizzi per ogni singolo soggetto prima dello shooting, questa volta però ha voluto dare più libertà al team. Le immagini degli strumenti chirurgici, che Kim gli aveva mandato per e-mail già prima, gli piacquero subito, in particolare la lente di ingrandimento. A una fiera nel 2006 René aveva visto delle immagini per le quali Jürgen aveva realizzato lo styling; gli piacquero talmente che gli propose subito una collaborazione. Jürgen ci stette allo shooting in stile sala operatoria e ben presto erano entrambi d’accordo che avrebbero messo i frutti di mare sul tavolo operatorio. E come aggiunta speciale una spolverata di cucina molecolare, poiché questo trend, tra l’altro propagato da Ferran Adrià, è la cosa più sperimentale che la haute cuisine abbia da offrire oggigiorno: le conoscenze relative ai processi biochimici, fisici e chimici vengono applicate per la preparazione dei piatti in modo che le componenti, ad esempio, cambino la loro struttura. Alcune di queste cucine sembrano dei laboratori; qui il passo verso una sala operatoria sembra già meno lungo. Jürgen estrae cautamente le ostriche dal loro guscio per poi avvolgerle in una massa molecolare. A questo scopo mescola un estratto di alghe con acqua e, successivamente, la massa si gelifica attorno alle ostriche in un bagno di calcio. Grazie al modo in cui René le mette in scena e le illumina sembra che le ostriche pulsino nel loro manto gelatinoso. Un trattamento diverso per la magnifica ostrica che Jürgen ha conservato per la scena con la lente d’ingrandimento. Prepara l’operazione, pinze e bisturi, poi la lente d’ingrandimento, una particolare sfida per l’impostazione della messa a fuoco. Come per gli altri scatti anche in questo caso René opta per l’obiettivo macro da 80 mm e si piega sulla macchina fotografica che ha fissato a testa in giù sul soggetto. Il grande schermo della H3D-39 lo aiuta a mettere a fuoco e per sicurezza fa degli scatti di prova e li osserva al computer collegato. Quando fa l’ultimo test, proprio al momento dello scatto, una mosca si posa proprio sul bisturi. René la vede sul monitor e commenta: “Ora è diventato un ospedale a Bombay”. RTR@MMD RBGLHSS Il making-of-video al link www.victorbyhasselblad.com 2/2007 23455_VIC207_IT_4249_P_Rene_Riis48 48 21.08.2007 20:27:59 Uhr 2/2007 23455_VIC207_IT_4249_P_Rene_Riis49 49 49 21.08.2007 20:28:42 Uhr MASTERS RELOADED I migliori fotografi al mondo possono ora competere in dieci categorie per l’anelato titolo di “Hasselblad Master”. Per la prima volta possono parteciparvi tutti i possessori di fotocamere di medio e grande formato. Il termine di iscrizione per l’Award 2008 è il 1º novembre 2007. L’Hasselblad Masters Award vive di fotografie straordinarie, scattate da fotografi eccezionali. Grazie a questo dogma ed a premiati fotografi fra i quali Anton Corbijn o Nigel Parry il concorso ha acquistato grande prestigio. Da sempre gli ambiziosi fotografi di spicco già da anni sul mercato vengono insigniti del titolo di Hasselblad Master. Fino ad ora si poteva partecipare al concorso solo con fotografie realizzate con fotocamere Hasselblad; da adesso si possono presentare tutte le immagini effettuate con fotocamere di medio o grande formato. “Il concorso Hasselblad Master è incentrato sulla fotografia, si propone di celebrare questa forma artistica e di rendere omaggio 50 agli eccellenti lavori dei fotografi. Dato che ora possono parteciparvi i possessori di tutte le fotocamere di medio e grande formato, qualsiasi fotografo serio può anelare a questo titolo”, afferma Andreas Brakonier, Corporate Brand Manager di Hasselblad. “Speriamo così di poter ammirare una gamma fotografica ancora più ampia e di venire a contatto con fotografi ancora più eterogenei”. DALL’ARTE AI PRODOTTI I lavori dei nuovi Hasselblad Master che verranno scelti copriranno sicuramente un’ampia gamma tematica dal momento che è stata apportata un’importante modifica allo stimato concorso di questo settore: da adesso un fotografo che si candida come Hasselblad Master può presentare i suoi lavori in una delle nove categorie contenutistiche che vanno dall’arte, alla natura/paesaggio, alla società/matrimonio, la moda, il ritratto, l’editorial e l’architettura fino ai prodotti e alle merci di qualsiasi tipo, dalle automobili al cibo. Chi dovesse presentare lavori che non rientrano esattamente in una di queste otto categorie può usufruire della categoria “Generale”. Ci si può candidare come fotografo con al massimo dieci fotografie anche per diverse categorie, tuttavia si può vincere solo in una. In futuro nove fotografi verranno insigniti del titolo di Hasselblad Master per le loro straordinarie fotografie in diverse discipline, mentre un fotografo newcomer particolarmente promettente riceverà il decimo titolo. Per questa categoria vengono accettate anche fotografie realizzate dai candidati con fotocamere digitali compatte. È PIÙ CHE UNA QUESTIONE D’ONORE A seguito di una preselezione interna i dieci Hasselblad Master verranno scelti da una giuria esterna indipendente d’eccellenza: editori di riviste di fotografia internazionali, direttori artistici ed artbuyer di famose agenzie pubblicitarie e personaggi di spicco del mondo dell’arte e della cultura. Ogni fotografo che riuscirà ad affermarsi in una categoria a fronte della forte concorrenza non solo riceverà il riconoscimento legato a questa celebre competizione, ma parteciperà ad un esclusivo progetto editoriale e riceverà un’attrezzatura sponsorizzata da Hasselblad. 2/2007 23455_VIC207_IT_5051_M_2008.indd50 50 21.08.2007 20:32:30 Uhr MASTERS 2008: LE CATEGORIE SOCIETÀ/MATRIMONIO Foto di scene quotidiane o di comportamento umano, inclusi i matrimoni. ARTE Immagini che mettono in atto le visioni creative di ogni fotografo. RITRATTO Rappresentazioni del corpo umano, dalla figura intera al primo piano. PRODOTTO Lavori su incarico che servono a mostrare un prodotto fisico. NATURA/PAESAGGIO Fotografie di flora, fauna ed altre forme che si trovano nella natura. ARCHITETTURA Immagini che mostrano la forma fisica degli edifici, da dentro e da fuori. MODA Immagini che mettono in risalto l’abbigliamento, il trucco o un profumo. EDITORIAL Fotografie che illustrano una storia in una rivista o un giornale. GENERALE Immagini che non rientrano in una delle otto categorie descritte sopra. NEWCOMER Immagini di giovani fotografi che anelano ad una promettente carriera professionale. L’anno prossimo ad ogni vincitore verrà messa a disposizione due volte per due mesi una fotocamera H3D. In uno di questi periodi potrà utilizzare la fotocamera digitale a suo piacimento, il secondo periodo sarà dedicato al libro in onore dei Master. I vincitori che sono già in possesso di una H3D riceveranno per quattro mesi un’altra attrezzatura fotografica corrispondente al valore della fotocamera digitale. Nel libro in onore dei Master i dieci vincitori avranno la possibilità di realizzare individualmente un tema in comune con il loro stile personale. Il risultato verrà pubblicato puntualmente alla prossima fiera Photokina a settembre 2008. “Il sogno di ogni fotografo è quello di realizzare un libro di pregio con i suoi lavori”, spiega Andreas Brakonier. “Dal momento che offriamo ai vincitori del Master Award la possibilità di sviluppare un tema con il proprio stile e le proprie idee e al contempo di utilizzare le migliori fotocamere al mondo, possiamo contribuire a stimolare ed a premiare questi fotografi eccezionali”. Inoltre tutti i vincitori verranno presentati sul sito Internet di Hasselblad e in VICTOR by Hasselblad. Chi desidera sottoporsi al giudizio della giuria e vuole mettere a confronto le proprie capacità fotografiche con altri fotografi, così come la propria vasta creatività, la propria forza compositiva e concettuale e la propria abilità tecnica può spedire a partire da adesso la propria candidatura. PRONTI, PARTENZA, VIA Tutti i candidati si devono registrare online su www.hasselblad.com/masters e possono caricare un massimo di dieci fotografie scelte. Indipendentemente dal fatto che le immagini siano state realizzate in modo analogico o digitale, queste devono essere presentate esclusivamente in formato digitale. È possibile candidarsi per gli Hasselblad Masters 2008 fino al 1º novembre 2007. Al link www.hasselblad.com/masters è possibile candidarsi per gli Hasselblad Masters 2008, velocemente e con facilità, seguendo le seguenti istruzioni: Prima di tutto bisogna creare un profilo personale inserendo i vostri dati ed indicando in quale categoria o in quali categorie desiderate candidarvi in qualità di Master. Dopodichè indicate l’attrezzatura con la quale lavorate. Adesso potete caricare un massimo di dieci fotografie in digitale. Dopo avere letto ed approvato le condizioni di partecipazione al concorso la vostra registrazione per l’Hasselblad Masters Award è completata. 2/2007 23455_VIC207_IT_5051_M_2008.indd51 51 51 21.08.2007 20:32:56 Uhr HASSELBLAD MASTERS 2007 MARCO GROB un giornalista. Vogliamo mostrare ciò che rende gli uomini guerrieri e ciò che rende i guerrieri uomini. È da già dieci anni che sogno di realizzare questo progetto. La filosofia. Mi piace sondare i confini. Do tutto e spero che basti – nella vita e per il lavoro. La Hasselblad. Lavoro con una Hasselblad H2 con un dorso Ixpress 132C, poiché per me contano l’affidabilità, l’eccellenza ottica e la velocità – in quest’ordine. Ho iniziato la mia carriera con fotocamere Hasselblad e queste non mi hanno tradito mai. Marco Grob è un Hasselblad Master perché i suoi ritratti dimostrano in maniera impressionante come sia in grado di creare e captare momenti di incredibile intensità e intimità con chi posa. Ma anche on location Grob riesce perfettamente a captare e mettere in scena il suo universo di immagini. Nato nel 1965 ad Olten/Svizzera | 1985 assistente di Chris Ann Miller a Los Angeles; di nuovo in Svizzera apre il suo primo studio; lavora come fotografo still-life fino al 2003; dopodichè passa alla fotografia di ritratto, di moda e di pubblicità | Tra le sue pubblicazioni: “Cosmopolitan”, “GQ”, “Elle”, “Marie Claire”, “Die Zeit”, “Style and the Family Tunes” | Tra i suoi clienti: Levi’s, Adidas, Nike, Zenith, Louis Vuitton La cantante Pink, 2006; Alberto fotografato per “GQ”, Città del Capo, Sud Africa, 2004 (in alto a destra) www.marcogrob.com www.shinegroup.com www.hasselblad.com 52 Gli inizi. Mia madre faceva la sarta ed io crebbi circondato da riviste di moda come “Harper’s Bazaar” e “Vogue”; ero affascinato dalle meravigliose fotografie. Probabilmente è stato questo il fattore determinante. L’esordio. Da ragazzo facevo imitazioni delle fotografie still-life, soprattutto di Irving Penn e Piero Gemelli, con la mia fotocamera compatta, un proiettore per diapositive come fonte luminosa, flaconi di profumo e gioielli. Realizzai anche ritratti di amici. Recentemente ho riguardato quelle foto, devo dire che non sono poi così malacce. Gli eroi. Le mie maggiori fonti di ispirazione sono state Richard Avedon, Irving Penn e Nigel Parry, poiché sono sempre stati in grado di ritrarre persone in modo equilibrato, assolutamente preciso e con un’eleganza fantastica, uno stile che non sono ancora riuscito a realizzare. Inoltre mi piace il fatto che i lavori di tutti e tre, in particolare di Irving Penn, abbiano contrassegnato la fotografia ritrattistica e che non si siano quasi mai mostrati in pubblico. Il batticuore. Mi trovavo di prima mattina nel loggiato della Città proibita dell’Imperatore in Piazza Tian ‘anmen a Pechino, che a quell’ora era ancora deserta – il mio cliente aveva ricevuto, come primo occidentale, il permesso di fotografare la Città proibita due ore prima dell’apertura al pubblico – e avevo la pelle d’oca. Il sogno. Sto lavorando al mio progetto a lungo termine “Enemies”. Si tratta di ritratti di persone che hanno combattuto durante la 2a guerra mondiale, in Vietnam, Corea, Afghanistan e Iraq. È la prima volta che lavoro insieme ad Amber per “Marie Claire”, Sun City, Sud Africa, 2006 (sopra); Lill & Jill, gemelle, 2002 (a sinistra); Gary “Mudbone” Cooper, cantante della band di Dave Stewart D:U:P, 2003 (a destra) 2/2007 23455_VIC207_IT_5255_M_Grob.indd52 52 24.08.2007 13:47:24 Uhr 2/2007 23455_VIC207_IT_5255_M_Grob.indd53 53 53 21.08.2007 20:36:09 Uhr La modella Ingun, 2003; Alvin Chea, cantante dei Take 6, 2004 (a destra) 54 2/2007 23455_VIC207_IT_5255_M_Grob.indd54 54 21.08.2007 20:36:43 Uhr 2/2007 23455_VIC207_IT_5255_M_Grob.indd55 55 55 21.08.2007 20:37:29 Uhr HASSELBLAD MASTERS 2007 RAYA Nata nel 1971 a Tel Aviv/Israele | Nel 1981 si trasferisce a Parigi | Dal 1998 fotografa libera professionista a tempo pieno, dall’autunno 2006 con sede a New York | Tra le sue pubblicazioni: “West East Magazine”, “Elle”, “Harper’s Bazaar”/Russia, “Dansk”, “Esquire”, “Gala”, “Cosmopolitan”, “Dandy” e “Icon” | Pubblicità tra l’altro per Daniel Hechter, Club Med e M. Frey | Tra i suoi premi: Migliore fotografia di moda a Cannes 2005 Gli inizi. Già da bambina collezionavo le cartoline “Harcourt”. Allora non pensavo ancora di volere diventare una fotografa, ma ero affascinata dalle immagini in bianco e nero, caratterizzate da un’eccellente esposizione e dotate di glamour, che ritraevano gli attori e le attrici più avvenenti di allora. Gli eroi. Ammiro le immagini di Vincent Peters poiché è in grado di ritrarre le donne in maniera sensuale ed affascinante. La passione. Amo osservare i dipinti, gli annunci pubblicitari dei grandi marchi nelle riviste e anche le pubblicità in televisione. Quando mi trovo addirittura da amici che hanno un “Vogue” sul comodino, non riesco a fare a meno di dare un’occhiata alla sezione moda. Il batticuore. A Miami effettuai uno shooting in un piccolo negozio da parrucchiere tutto rosa. Con molto ritardo arrivammo con tre modelle direttamente dalla spiaggia Campagna per Eva Christal (2006, prima foto in alto); per “Icon” (2006, foto in alto); per “Dansk” (2005, foto a destra) 56 dopo avere fatto delle riprese e ci restavano solo due ore per il trucco e la messa in piega, per trovare come comparsa qualche anziana signora che passava per strada, per vestire in rosa il cagnolino di una modella e per fotografare il tutto. È stato lo shooting più veloce di tutta la mia carriera. Il sogno. Adoro tutto ciò che è creativo e per questo il mio sogno è quello di realizzare affascinanti spot pubblicitari per profumi, scritti e realizzati con le mie mani. L’incubo. Detesto il fatto che i miei amici mi chiedano sempre di fotografare i loro bambini o di fare fotografie ai matrimoni. Ciò non ha nulla a che vedere con il mio lavoro, oltretutto non ho la necessaria pazienza per tutto ciò, quando vado in vacanza non porto nemmeno la mia macchina fotografica. La star. Mi piacerebbe molto fotografare la topmodel Stam, è meravigliosa e si adatta perfettamente alle mie storie, ha veramente un volto da bambola. La filosofia. Si raggiunge uno scopo solo se non si smette mai di provare, non bisogna mai perdere la fiducia in sé stessi, bisogna prefissarsi scopi sempre più grandi e voler migliorarsi continuamente. Il tesoro. Sono molto orgogliosa di una collana comparsa nell’edizione russa di “Harper’s Bazaar” su gioielli pregiati, che presentava i marchi più importanti come Dior e Chanel. Durante lo shooting c’erano continuamente almeno 10 guardie del corpo nello studio. La Hasselblad. Fotografo con una H2D che adoro, è facile da utilizzare, non è troppo pesante, è dotata di buoni obiettivi e sembra di lavorare con una 35 mm. Inoltre per me è importante che sia dotata di un’eccellente precisione nei dettagli e nella messa a fuoco dal momento che fotografo molto i gioielli. Raya è una Hasselblad Master perché nelle sue fotografie padroneggia perfettamente il duttile incontro tra glamour, romanticismo e mistero. Dal suo sagace gioco tra l’essere e l’apparire, tra luce ed ombra nascono storie che rimandano a dimensioni al di là di ciò che si vede nell’immagine. Lavoro libero (2006, prima foto in alto); per “Icon” (2006, foto in alto); nel 2005 Raya è stata premiata al festival internazionale di fotografia di moda per la foto con il gallo (a destra) www.rayaphotographe.com www.hasselblad.com 2/2007 23455_VIC207_IT_5659_M_Raya.indd56 56 21.08.2007 20:42:28 Uhr 23455_VIC207_IT_5659_M_Raya.indd57 57 21.08.2007 20:42:43 Uhr Fotografia tratta dalla serie “Phantom” per “C&G Magazine” (2006); per una serie di gioielli in “JFW Magazine” (2005, a destra) 58 2/2007 23455_VIC207_IT_5659_M_Raya.indd58 58 21.08.2007 20:43:07 Uhr 23455_VIC207_IT_5659_M_Raya.indd59 59 21.08.2007 20:43:32 Uhr HASSELBLAD MASTERS 2007 PETER MATHIS Nato nel 1961 a Hohenems/Austria | Dal 1986 fotografo libero professionista | Tra le sue pubblicazioni: “ADAC Magazin”, “Merian”, “Stern”, “Climbing”/USA, “Alpin Magazin”, “Snowstyle”/Giappone | Pubblicità tra l’altro per Black Diamond, Helly Hansen, Quicksilver, Sport Scheck, Red Bull, Völkl | Tra le sue mostre: “Bergfotografie einst und jetzt” nel museo d’arte di Gera/Germania | Tra i suoi premi: Crystal Award 2000, Banff Mountain Photography Competition 2005 Corsa ciclistica a Hohenems/ Austria, agosto 2006 (foto in alto a destra); Alex Luger nel parco alpino “Löwenzähne”/Austria (Black Diamond 2006, foto in alto) www.mathis-photographs.com www.hasselblad.com 60 Gli inizi. Quando andavo a fare le arrampicate e le scalate in montagna in posti meravigliosi, spesso ero testimone di atmosfere straordinarie. Una volta pensai di voler catturare questi attimi e all’età di 18 anni mi comprai la mia prima fotocamera a telemetro. Dopo poco tempo decisi di cambiarla e la sostituii con la mia prima fotocamera reflex. Gli eroi. La prima volta che vidi le fotografie in bianco e nero di Ansel Adams in formato grande rimasi ammaliato dalla immensa ricchezza di dettagli e dalle fantastiche atmosfere create nelle sue immagini attraverso la luce. La passione. La fotografia di paesaggio è sempre stata una mia passione e per questo più volte all’anno parto con la mia H2D22, il treppiede, il sacco a pelo, l’amaca e alcune provviste e bivacco all’aperto. Cerco una cima di montagna fotogenica e nel primo pomeriggio inizio la scalata. Nel tardo pomeriggio, quando raggiungo la cima, davanti ad un lauto pasto attendo gli ultimi raggi di sole della giornata. È una fantastica sensazione quella di assistere al calare della notte, da soli sulla cima abbandonata di una montagna, nella gioia dell’attesa che venga giorno, nel momento in cui le migliori condizioni luminose preannunciano l’alba. Il batticuore. Lo shooting più eccitante fu quello durante il quale mi trovavo in cima ad una barca a vela, a 25 metri di altezza, legato all’albero solo con una corda. Stavamo viaggiando a gonfie vele quando un motoscafo sfrecciò a pochi metri dalla nostra prua e cercai di catturare con la mia fotocamera il motoscafo e pezzi della nostra barca. La filosofia. Mi distanzio dalla frase attualmente in voga “… deve essere uno stile di ripresa completamente nuovo, uno stile mai visto …”. Ritengo che sia impossibile, come se si volesse inventare la ruota ancora una volta. Il tesoro. La pubblicazione più importante per me è “Freeride”, un libro che raccoglie le mie migliori fotografie di sci e snowboard degli ultimi anni. Lo abbiamo pubblicato attraverso la nostra casa editrice; in questo modo abbiamo potuto decidere autonomamente su tutto: carta, rilegatura, grafica. La Hasselblad. Utilizzo una H2 con un dorso digitale CFH (22 megapixel) in combinazione con obiettivi grandangolari, normali e teleobiettivi. Particolarmente quando si lavora con il flash, il veloce tempo di posa è un grande vantaggio. Inoltre mi continuano ad affascinare i precisi dettagli delle riprese. Peter Mathis è un Hasselblad Master perché nelle sue fotografie è in grado di catturare al 100% la sua infatuazione per lo sport, per il movimento e per il mondo all’aperto. Attraverso le sue fotografie si respira letteralmente il freddo, si suda nella calura e si percepisce l’altezza dalla quale sono state realizzate. Il momento decisivo delle massime prestazioni dell’uomo è sempre lì: nelle sue fotografie. Campagna per Black Diamond (2006, prima foto in alto); Turismo Vorarlberg (2007, foto in alto); abbigliamento sportivo Skinfit (2006, foto a sinistra); immagine ripresa per l’ente municipale di Hohenems (2007, foto a destra) 2/2007 23455_VIC207_IT_6063_M_Mathis.in60 60 21.08.2007 21:25:33 Uhr 23455_VIC207_IT_6063_M_Mathis.in61 61 21.08.2007 20:51:31 Uhr 23455_VIC207_IT_6063_M_Mathis.in62 62 28.08.2007 7:05:04 Uhr Peter Mathis ha ripreso questo panorama del Vorarlberger Rheintal da Gebhardsberg nell’agosto del 2006 per l’ente municipale di Hohenems 2/2007 23455_VIC207_IT_6063_M_Mathis.in63 63 63 28.08.2007 7:05:24 Uhr David Fischer Maki Kawakita 7 UP Quali sono i fotografi in forte ascesa? VICTOR ha chiesto a sette rappresentanze fotografiche internazionali di scegliere i loro top newcomer e di descrivere brevemente il loro modo di fotografare. Dirk Rees MAKI KAWAKITA stravaganza animata DAVID FISCHER narrazione distanziata DIRK REES passione creativa Kozue Yamada, Angle Management, Tokyo: “Maki ha un’eccezionale intuizione per styling eccentrici. Grazie al suo senso dell’umorismo e alla sua sottile ironia, si burla e celebra allo stesso tempo la cultura pop. Oltre alla loro originalità, le sue fotografie mostrano il suo background multiculturale: il fatto che viva a New York si rispecchia nelle sue immagini tanto quanto il fatto che sia cresciuta a Tokyo. Molte delle fotografie, composte in maniera accurata, le figure animate e i vivaci colori prendono ispirazione dal teatro Kabuki, dai manga o dalla moda stravagante dei quartieri di tendenza di Tokyo, Harajuku e Shibuya.” Jessica Valin, Family MGMT, Stoccolma: “Le fotografie di David raccontano storie meravigliose. Sono contemporanee, fresche e dotate di un forte dinamismo. Dal momento che le persone ritratte appaiono molto vulnerabili, lo spettatore si sente toccato sul vivo e stimolato. Con i suoi lavori David si muove tra moda e ritrattistica. Le sue più importanti fonti di ispirazione sono il milieu artistico e musicale alternativo e la cultura pop. Attraverso una miscela di questi mondi scrutina gli standard consolidati e plasma un nuovo universo.” John Cross, Peter Bailey Photographers Agents, Londra: “Dirk cattura energia, emozione e passione. Le sue immagini rispecchiano il suo amore e il suo entusiasmo per la fotografia. Affronta ogni shooting con una visione che riesce a realizzare per mezzo delle sue qualità di dirigere un team, delle sue abilità tecniche e della sua intuizione creativa. Alcuni dei suoi fantastici progetti personali sono già stati utilizzati per importanti campagne pubblicitarie poiché testimoniano il talento di Dirk in studio. Sono sicuro che diventerà uno dei migliori fotografi pubblicitari e che vincerà molti premi.” Maki Kawakita: Nata nel 1974 a Tokyo/ Giappone; 1994–1998 Tama Art University a Tokyo; 2000–2002 Master in fotografia a New York; dal 2000 fotografa libera professionista. Pubblicazioni: “Dazed & Confused”, “Time”, “Ryuko-tsushin”. Pubblicità per CoorsLight, Levi’s, Morinaga. www.makiphoto.com www.angle-management.com 64 David Fischer: Nato nel 1974 a Friburgo/Germania; 1995–1996 Università di storia dell’arte; 1996–1998 Università di fotografia a New York. 1996–1999 assistente fotografico tra l’altro per Steven Klein; dal 1999 fotografo libero professionista. Pubblicazioni: “Nylon”, “Tokion”, “Teen Vogue”. Mostre a New York e Berlino. www.davidfischer.org www.familymanagement.se Dirk Rees: Nato nel 1972 a Città del Capo/ Sudafrica; 1993–2001 collabora alla produzione di film e pubblicità; dal 2001 fotografo libero professionista. Pubblicazioni: “Elle”, “GQ”, “Tramp”. Pubblicità per LG, Monkey Shoulder Whisky, Legendary Diamonds. Premi: Communication Arts Award 2007. www.dirkrees.com www.peterbailey.co.uk 2/2007 23455_VIC207_IT_6465_7up.indd 64 21.08.2007 20:56:49 Uhr I TOP NEWCOMER Asger Carlsen Raul Docasar Jean-Philippe Malaval Sabine Scheer ASGER CARLSEN sorpresa istantanea JEAN-PHILIPPE MALAVAL bellezza illuminata RAUL DOCASAR cinematografia viva SABINE SCHEER ironia colorata Patrick Casey, Marge Casey + Associates, New York: “Sembra che Asger Carlsen sia coerentemente in grado di congelare momenti situazionali nelle sue immagini. Si ha l’impressione di essere capitati lì per caso. Al contempo la composizione delle sue fotografie è talmente perfetta che non è chiaro se si tratti di un’immagine inscenata con la parvenza di una situazione catturata per caso o meno. Una cosa è certa: Asger è un artista dei colori con un approccio molto giovane, fresco e moderno nei confronti di temi che appaiono quotidiani.” Catherine Traore, Cat Productions, Parigi: “Jean-Philippe Malaval è un tecnico della luce, un perfezionista che ama giocare con la luce. All’inizio della sua carriera ha realizzato soprattutto fotografie di moda, col tempo è passato sempre di più alla fotografia di beauty per riviste e campagne pubblicitarie. Le sue fonti di ispirazione sono tra l’altro mostre, libri e film. Jean-Philippe è giovane, ha molto talento e cresce continuamente con ogni incarico. Si mostra entusiasta per ogni suo shooting, si prepara in maniera molto scrupolosa ed ogni volta supera sé stesso.” Claudia Gottwalt, pinkorange photographers and illustrators, Barcellona: “Lo stile di Raul si distingue per il fatto che non si lascia influenzare dalle tendenze della moda, le sue fotografie si contraddistinguono per via della sua caratteristica firma cinematografica. Riesce ad estrapolare “l’anima” dell’immagine dal punto di vista fotografico, traendo vantaggio dal fatto che la sua formazione sia avvenuta nel campo cinematografico. Ciò si nota anche nell’allestimento delle luci per le fotografie che non sono solo belle, comunicano con l’osservatore ed è proprio questo ciò che le rende uniche.” Anke Peters, Rockenfeller & Göbels, Düsseldorf: “Una vivacità cromatica chiassosa è una delle peculiarità delle fotografie di Sabine Scheer, così come il suo stravagante linguaggio visivo e il suo stile individuale legato alla luce. Per le sue storie combina spesso i suoi campi di specializzazione still, food e animal, sceglie una svolta imprevista ed ironica e ci porta in un mondo affascinante di idee. In questo modo realizza immagini impressionanti, dense di dettagli, grazie alla sagace messa in scena, alla perfezione tecnica e ad un vero e proprio perfezionismo morboso.” Jean-Philippe Malaval: Nato nel 1970 a Parigi/Francia; 1989–1991 Università di fotografia; 1992–1996 assistente fotografico per André Carrara e Jacques Olivar; dal 1996 fotografo libero professionista. Pubblicazioni: “Icon”, “Elle”/Francia/Giappone, “Figaro”/ Giappone, “WestEastMagazine”. Pubblicità per Chattawak, Junko Shimada e Garnier. Raul Docasar: Nato nel 1977 a La Coruña/ Spagna; 1996–1997 Università di cinema e fotografia; 1998–2002 impieghi presso teatro e cinema, tra l’altro come cameraman; dal 2003 fotografo libero professionista; Pubblicazioni: “Men’s Health”, “Avui”, “ElDominical”. Pubblicità per Burberry, Etiem, Stradivarius. Sabine Scheer: Nata nel 1974 a Saarlouis/ Germania; 1994–1996 Formazione professionale come fotografa per pubblicità e fotografia; 1996–2002 Università di comunicazione visiva e fotodesign; 1999 assistente fotografica tra l’altro per Hans Neleman; dal 2003 fotografa libera professionista; Pubblicità per Kikkoman, Goldwell, Iveco. Premi: Limes 2002. Asger Carlsen: Nato nel 1973 a Frederiksberg/Danimarca; 1992–1997 fotografo libero professionista per “Helsingør Dagblad”. Pubblicazioni: “Tank Magazine”, “Euroman”, “Arena”. Pubblicità per Levi’s, Mitsubishi, Carlsberg. Premi: AGFAs international prize for young photojournalism 2003. www.asgercarlsen.com www.margecasey.com www.jpmalaval.com www.cat-prod.com www.pinkorange.es www.sabinescheer.de www.fotografenagentur.de 2/2007 23455_VIC207_IT_6465_7up.indd 65 65 21.08.2007 20:57:02 Uhr DESIGN TREND PHOTOGRAPHER’S CHOICE BE THE ENGINE L’OPINIONE Paradisiaco: la fantastica ubicazione, l’atmosfera storica e l’accurata ospitalità fanno della Posta Vecchia uno degli alberghi più eleganti al mondo Roman Jakobi, ufficialmente “Director of Photography”, è uno specialista in materia di dinamismo e accelerazione. DI KLAUS TIEDGE Non esistono pendii troppo ripidi, piste troppo difficili né percorsi monotoni: nella sua categoria di locomozione la nuova BMW Cross Country Bike è la macchina sportiva delle bikes. Roman Jakobi ha fotografato la nuova bicicletta ad alta tecnologia e ha catturato in modo entusiasmante il dinamismo in immagini vivaci. In questo intento è stato contagiato dalla passione per la mountain bike: “È fantastico vivere l’avventura offroad in questo modo”. Indipendentemente dal fatto che si tratti di un percorso in montagna, nei campi o nei prati, a bordo della BMWBike si ha un’esperienza diretta e intensa proprio come ce lo si aspetta da questa disciplina sportiva. Grazie alla tecnica all’avanguardia come la “Stable Plattform Valve” di Manitou e ad un carro posteriore a 4 giunti si possono padroneggiare anche le situazioni più estreme durante qualsiasi percorso. La forcella Manitou R 7 Super è inoltre dotata della funzione Lockout che si può disattivare anche in moto grazie ad una leva a distanza sul manubrio. Il cambio e la leva del cambio della serie X.0 della SRAM sono fenomenali. Tutte le altre componenti hanno la stessa qualità e garantiscono un’esperienza senza paragoni. Roman Jakobi afferma: “Bisogna proprio provare per credere”. SPOTLIGHT TOCCARE LE STELLE La vita nella sua forma migliore. L’artista fotografico Horst Stasny ha trovato il luogo in cui rilassarsi dopo le fatiche del lavoro e dove trova l’ispirazione per nuove fotografie. L’albergo si chiama La Posta Vecchia ed è molto particolare. Questo signorile rifugio, che si trova direttamente sul mare a Ladispoli in provincia di Roma, si è proprio meritato le sue cinque stelle. Horst Stasny è famoso per il suo linguaggio illustrativo piuttosto freddo e spesso cupo; gli intenditori delle sue opere si sarebbero piuttosto aspettati di trovarlo in un ambiente più sobrio e moderno. “È fantastico avere la possibilità di fare qualcosa per la propria anima. La Posta Vecchia garantisce rilassamento ed ispirazione grazie alla sua caratteristica atmosfera”. Jean-Paul Getty ha tirato a lucido questa dimora dei tempi dei Romani in modo perfetto dotandola di strutture wellness al passo con i tempi e l’ha poi venduta a valenti alberghieri. Qui nulla è decorazione, è tutto autentico; tuttavia nonostante i magnifici mobili, gli arazzi e le sculture non si ha l’impressione di trovarsi in un museo. “Ciò è dovuto anche al servizio discreto e premuroso; anche una chiaccheratina con lo chef è addirittura possibile nell’ambito di questa generosa ospitalità”, così commenta con entusiasmo Horst Stasny la sua esperienza nella struttura a cinque stelle. Un’atmosfera raffinata: Nella Posta Vecchia ci sono solo dodici suite nelle quali vivono prettamente personaggi molto famosi. Nella struttura a cinque stelle la discrezione è parola d’ordine www.lapostavecchia.com www.horststasny.com SIGLA EDITORIALE VICTOR by Hasselblad | 2/2007 www.victorbyhasselblad.com [email protected] ISSN: 1864-4252 La nuova BMW Cross Country Bike: Sportività e sicurezza in un design ottimale www.romanjakobi.com www.bmw.com Casa editrice/rubriche: Center of Service GmbH Hammerbrookstr. 93 20097 Amburgo, Germania Tel.: +49.40.25 40 48-69 (Fax: -40) E-Mail: [email protected] Corporate brand manager Hasselblad: Andreas Brakonier [email protected] Senior consultant: Klaus Tiedge Project assistant: Christine Heinrichs 66 VICTOR 3/2007 Realizzaz.: IDC Corporate Publishing GmbH Hammerbrookstr. 93, D-20097 Amburgo Caporedattore: Frank Lohstöter, Inas Fayed Art Director: Brigitte Schaller Editori: Stephan Bittner, Center of Service GmbH Le persone creative tendono a passare le loro giornate pensando intensamente al senso di ciò che fanno. Ciò è un bene fintanto che la soluzione di questi quesiti non intacchi un atteggiamento ottimistico nei confronti del futuro. L’Homo Photographicus si pone attualmente degli interrogativi paralizzanti riguardo a diversi temi: che senso ha tutto l’armamentario digitale? Perché abbiamo bisogno di 39 megapixel e dell’intera filosofia delle tecnologie high-end relative all’immagine? Non è pur vero che meno è meglio è? Effettivamente fotografiamo già ad un livello di risoluzione incredibilmente alto e presentiamo poi però i risultati in internet a 72 dpi. Non è paradossale? Chi ha bisogno di un bolide a quattro ruote se comunque si viaggia in autostrada a non più di 100 km all’ora? A ciò c’è una risposta che si chiama cultura di guida, nella fotografia invece si parla di cultura dell’immagine. La marea di fotografie in internet è un avvenimento fantastico, ma è veramente tutto qua? No! Il migliore schermo non è in grado di simulare la sensualità della carta stampata. La stampa di alto pregio unisce in modo unico gli stimoli sensibili e i valori emozionali, l’effetto ottico e quello tattile. È logico: la creazione di valori creativi nella sua perfezione ha bisogno di tecnica senza compromessi. Redazione: Susanne Schmitt (dir.), Hanns W. Friedrich, Michael J. Hußmann, Bernd Luxa, Katrin Ullmann, Katrin Biedermann (layout), Silke A. Schmidt (layout) Traduzione: Language Network Stampatore: Alphabeta Prepress GmbH Produzione: druckpartner GmbH, Essen Sevizio abbonamenti/lettori: Center of Service GmbH Hammerbrookstr. 93, D-20097 Amburgo Tel.: + 49.40.25 40 48-66 (Fax: -40) E-Mail: [email protected] www.victorbyhasselblad.com VICTOR viene pubblicato in tutto il mondo trimestralmente in francese, giapponese, inglese, italiano, spagnolo, tedesco. Abbonamento annuale: € 39 | $ 49 (più spese di spedizione) Tutti i diritti riservati. La rivista così come gli articoli e le immagini contenute in essa sono tutelati dal diritto d’autore. 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L’intervista a Christian Poulsen, CEO di Hasselblad, riguardo alla strategia e al futuro dell’azienda. 2/2007 23455_VIC207_IT_66_Impressum.ind66 66 23.08.2007 19:10:02 Uhr 23455_VICTOR_U3_Anz_Lucy.indd 67 21.08.2007 16:08:19 Uhr 23455_VICTOR_Anz_HP.indd 1 21.08.2007 16:09:01 Uhr