Sergio Frantini

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Sergio Frantini
Professione
Sergio Frantini
Non occorre vivere
in una grande città
per affermarsi nella
fotografia di moda e
Sergio Frantini
ne è la conferma.
I suoi segreti:
inventiva,
determinazione e una
grande attenzione
all’innovazione
tecnica.
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Immagini tratte da una campagna Wella per arredare i saloni da parrucchiere.
Incontro Sergio Frantini nello studio, al
pianterreno della sua nuova abitazione,
in compagnia dei collaboratori e della
sua Harley-Davidson. È evidente che
qui Sergio si sente veramente a casa,
in tutti i sensi, e il clima si fa subito
cordiale.
Come sei arrivato alla fotografia professionale, per caso o per scelta?
Assolutamente per scelta. Prima facevo il musicista, suonavo la batteria
in diversi gruppi, poi la passione per
l’immagine ha preso il sopravvento e ho
deciso che volevo fare il fotografo. Mi
ricordo quando uscì il film Blow-up di
Antonioni… fu veramente una grande
emozione. Oggi il mio studio si chiama Blow-Up Creative Bureau proprio
in onore al film e alle suggestioni che
mi ha regalato. I primi anni ho lavorato
molto in Spagna e a Milano, dove probabilmente mi sarei dovuto trasferire,
ma avevo due figli piccoli e quindi ho
scelto di rimanere a Ravenna.
Infatti, mi chiedevo come possa un
fotografo del tuo settore sopravvivere
in una città di provincia.
Con una buona dose di caparbietà e capacità creativa nell’inventarsi il lavoro.
A trentuno anni ho aperto il primo studio
tra mille sacrifici. Inizialmente volevo
fare le foto di moda e così ho cominciato con degli speciali su Vogue Italia.
Poi ideai una manifestazione nella mia
città che chiamai “ViviRavennaViva”,
una sfilata di moda che ha avuto quattordici edizioni in dieci anni. Un grande
successo… in queste occasioni portai
a Ravenna personaggi dello spettacolo
famosi e top model di tutto il mondo. È
stata sicuramente una grande scuola che
mi ha costretto a fare non solo il fotografo, ma il coreografo, lo scenografo,
tutto, sviluppando una grande capacità
organizzativa.
Francesca Lancini è diventata nota
per Sanremo 2006 con Panariello.
Questa foto fa parte di una serie
realizzata all’Hotel Carducci di
Cattolica.
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Oggi però le cose sono un po’ cambiate
Lo studio Blow-up Creative Bureau
rappresenta la risposta aggiornata al
mio percorso lavorativo, una sinergia
tra professionisti del mondo della comunicazione che si occupano anche
di consulenza pubblicitaria e creativa.
Siamo in grado di seguire il cliente accompagnandolo dalla proposta creativa
sino alla presentazione del prodotto
finale, garantendo sempre soluzioni
personalizzate.
Nelle attrezzature ho sempre voluto
essere all’avanguardia; per questo mi
avvalgo di apparecchiature fotografiche
di ultima generazione dotate di ottiche e
dorsi ad altissima definizione e potenti
computer per la gestione dell’immagine e la progettazione grafica. Insomma,
ho realizzato uno studio professionale
e competitivo grazie ad una gestione
veloce ed ottimizzata.
La foto di moda è stato l’inizio. È
ancora il tuo grande amore?
Direi di no, mi interessano tutti i settori.
Il mondo della moda, sai, è veramente
vasto; ci sono le grandi griffe e aziende più modeste, le top model e quelle
meno conosciute. Altrettanto possono
variare le richieste: realizzare un catalogo divulgativo o una campagna nazionale, un book per delle modelle, una
foto di glamour o un ritratto. In questo
ampio panorama, due sono le costanti
imprescindibili, l’intesa che si deve instaurare tra il fotografo e il soggetto e la
capacità di catturare le emozioni.
Grazie all’esperienza acquisita in questi anni, oggi realizzo servizi fotografici con la padronanza dei colori, delle
forme e dei tessuti, senza tralasciare,
l’aspetto emozionale. Cerco sempre,
infatti, di rappresentare e fermare i momenti più intensi anche nella realizzazione di un catalogo, o quelli più intimi
di un ritratto; cerco di fermare con un
click, ora la sensualità, ora la spensieratezza, la profondità o la leggerezza, a
secondo dell’input che ricevo.
Oltre alla moda, oggi i miei principali
clienti sono aziende medie e grandi che
spaziano nei settori della nautica e dell’architettura.
Come nasce la fotografia della nautica?
Per quanto mi riguarda, la fotografia
nautica nasce dalla passione che ho
per il mare. È stato proprio il desiderio
di raccontare la magia delle onde, del
vento e del sogno di libertà che ogni
imbarcazione rappresenta, a far sì che
mi dedicassi a questo settore. Affronto
ogni barca con la massima serietà e
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Modella Vibe Sorensen. Nel catalogo si dovevano vedere i costumi e questo
non potevo dimenticarlo. Qui si nota meglio l’ambientazione allestita in studio con pochi elementi come canne e stuoie, opportunamente disposte per
dare l’idea dell’ambiente esotico, suggerita anche dalla luce calda.
sempre rappresentandola all’apice del
suo splendore, valorizzandone peculiarità e caratteristiche. Dalle foto degli
esterni, eseguite da elicotteri, che mostrano la barca durante la navigazione e
ne catturano l’emozione della velocità,
alle foto degli interni, che invece svelano la parte più intima e accogliente.
Nelle riprese in mare le cose fondamentali sono una luce piacevole (di solito
scelgo il pomeriggio inoltrato) e una
composizione armoniosa, cogliendo
l’onda prodotta dal motoscafo al momento giusto. Con luce troppo forte si
ha un contrasto eccessivo e i bianchi si
“bucano” facilmente, mentre a volte una
leggera foschia crea un effetto di grande
bank e vengono foto stupende.
Per gli interni, prima di fotografare le
barche, curo anche gli aspetti di art-
buyer e quindi le “vesto” perché acquisiscano la giusta atmosfera. In genere
cerco punti di vista che valorizzino gli
interni mentre per mantenere un’atmosfera accogliente non correggo del
tutto la dominante calda data dalla luce
artificiale. Poi in studio faccio le dovute
correzioni, compreso spesso il panorama dai finestrini.
E la fotografia d’architettura?
La fotografia d’architettura è un settore
Foto per catalogo
con Martina Colombari.
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Questo è un esempio di “arrangiamento digitale”,
inteso come arte di arrangiarsi consentita dalla
tecnologia digitale: la porta di Marrakesh è stata
fotografata durante una vacanza, mentre la modella
Janet è ritratta in studio con una posa e una luce che
si prestano all’abbinamento.
molto complesso e sicuramente emozionante. Pensa all’infinità dei fattori che
interagiscono in un’opera architettonica:
gli elementi costruttivi, la disposizione
nell’ambiente dei volumi e il disegno.
Tutto questo determina sicuramente la
percezione che abbiamo dell’edificio,
ma altrettanto determinante è la maniera
in cui il soggetto viene rappresentato
mediante un’immagine fotografica.
È, infatti, con la scelta del taglio, della
luce e della porzione che vado a fotografare, che comunicherò determinate
emozioni e sensazioni. Mi piace mettere
in evidenza l’essenzialità in un edificio
minimalista, rappresentare l’imponenza
dei grattacieli o l’equilibrio degli edifici rinascimentali, e nello stesso tempo
raccontare l’atmosfera del luogo, individuando quell’ordine che rende armoniche situazioni apparentemente caotiche.
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Sempre per un catalogo di costumi, un anno abbiamo
deciso di giocare con questi specchi e ottenere immagini multiple con sfondo bianco.
In quale settore ci vuole una particolare esperienza?
In tutti, ma di sicuro lo still-life è una
grande scuola per un fotografo, ed è
anche il momento in cui, maggiormente,
entra in gioco la perfetta coesione tra immagine e comunicazione. Rappresentare
un prodotto e fotografarlo in modo da
esaltarne sia la sua caratteristica che il
messaggio, è frutto di una sapiente conoscenza della luce, del taglio fotografico e
del gusto della composizione. Di certo, i
tanti anni di esperienza mi permettono
oggi di avere la padronanza e la professionalità necessaria a risolvere le infinite
tipologie che il mondo della pubblicità
presenta, tra oggetti e prodotti.
C’è un fotografo che ti ha ispirato o
che ammiri particolarmente?
Come inventiva sono sempre stato
colpito dai grandi classici, ad esempio
Irving Penn e David Bailey, ma la mia
massima ammirazione è per Richard
Avedon. Ogni volta che mi capita di
rivedere i suoi lavori sento di respirare
davvero la grande fotografia.
Che attrezzature usi?
Parto sempre dal concetto di ricercare
la massima qualità. Sul piccolo formato
ho sempre lavorato con Nikon, anche
se da un certo tempo sto guardando
con interesse alle reflex digitali Canon.
All’inizio avevo affiancato al 35mm il
medio formato Mamiya, poi Hasselblad.
Gli still-life li facevo col banco ottico
Sinar.
Oggi il sistema che uso di più è il dorso
digitale Hasselblad anche su un banco
ottico Linhof. Il banco ottico continua
a darmi grandi soddisfazioni anche in
Appena trasferito nel nuovo studio, ho lanciato una mia collezione d’abbigliamento con il marchio JI-KÖ, in collaborazione col maglificio Pinard.
digitale: è una fotografia ragionata, fin
nei minimi dettagli. L’unica accortezza
riguarda il sensore, che esposto si sporca
facilmente.
Come obiettivi, nella nautica faccio
tutto con due zoom: il grandangolare
per le riprese ravvicinate e gli interni
delle barche e il tele per le foto dall’elicottero. Fortunatamente oggi ci
sono zoom anche grandangolari spinti
che consentono di ottenere una elevata
qualità tecnica.
Come computer uso Mac, attualmente
un G5, e due monitor Eizo che per me
sono il massimo anche per la calibrazione del colore.
Con quali luci vai più d’accordo?
Fin dal ‘77 ho usato i flash elettronici da
studio per fermare il momento ed ottenere un’immagine più dinamica, anziché
posata e statica. Così ho preso i primi
monotorcia da studio Lumedyne. Più
tardi, nel dubbio tra Balcar e Elinchrom,
ho acquistato entrambi i sistemi, ciascuno per le sue peculiarità. Poi mi sono
dotato di luci continue, compreso un set
di lampade a scarica HMI.
Cosa è cambiato col digitale?
Per me è cambiato in meglio. Adesso
finalmente mi sento padrone del lavoro.
Prima con l’analogico c’erano infiniti
passaggi, lo sviluppo, la scansione, la
stampa, e in ognuna di queste fasi la
foto subiva, inevitabilmente, delle modifiche. Così la foto scattata con attenzione perché ogni dettaglio mantenesse
le caratteristiche desiderate, alla fine
del percorso diventava un’altra cosa …
e per me era una vera sofferenza. Oggi
finalmente posso controllare la mia foto
in tutti i passaggi ed essere sicuro che
quando consegno un lavoro, questo è
come lo desidero.
Sicuramente l’avvento del digitale
ha richiesto un adeguamento della
propria professionalità; infatti ho dovuto studiare diversi programmi per
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In questo annuncio pubblicitario la foto della barca è stata montata su una ripresa aerea per tradurre
in immagine il concetto espresso dall’head-line.
la gestione dell’immagine. Ma questo
tempo, studio ed applicazione a nuove
realtà, per me che amo le sfide e le
novità, sono stati degli stimoli che
hanno ravvivato il mio lavoro e creato
nuove emozioni.
Hai collaboratori per lavorare le immagini o fornitori abituali?
Ho un grafico interno e altri esterni che
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rendono esecutivo il lavoro impostato
da me. Io passo a questi collaboratori i
progetti già ben definiti dal punto di vista visuale e loro si occupano di rifinirli
nei dettagli perché tutto sia perfetto per
la stampa.
Nell’ambito dei computer ho un fornitore di fiducia che sa che non mi deve
proporre cose ancora da sperimentare e
dal risultato incerto, ma prodotti sicuri
e soluzioni che possano dare miglioramenti concreti per il mio lavoro. Anche
come tipografia, dopo averne provate
tante, ho trovato quella di fiducia che
mi garantisce ottimi risultati. In ogni
caso voglio sempre vedere il risultato di
persona e sono presente ad ogni avvio
di stampa.
Dario Bonazza